Ladro d'Anime
unread,Dec 10, 2022, 7:24:05 PM12/10/22You do not have permission to delete messages in this group
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to
Quando Arbil morì, venne anche reciso il contatto che lo legava al
Signore delle Illusioni, il quale ebbe così immediatamente conferma del
suo fallimento. La cosa non lo turbò in maniera eccessiva: avrebbe
potuto prendere la città in altro modo, se lo avesse voluto. Ciò che,
invece, lo preoccupava era la manifesta presenza, all’interno di
Milasia, dell’aura del Ladro d’Anime. Dunque il suo compagno aveva
fallito nella missione di eliminarlo e non dubitava che sarebbe stato
lui la prossima vittima del mago.
Non temeva la morte: in fondo era una condizione che conosceva già da
molto tempo. Egli, però, aveva scoperto nell’aldilà un mondo ben diverso
da quello che si era aspettato. Gli ignoranti e gli sciocchi credono
che, una volta morti, tutti i malvagi ottengano la giusta punizione per
i loro misfatti, ma questo errato convincimento parte dal presupposto
che tutte le divinità siano benevole, il che non è. Ma cosa sono, in
fondo, il bene e il male, se non due filosofie contrapposte, prive,
però, di dettami teorici o dogmi tali da rappresentarne un segno
distintivo?
Spesso la differenza tra i due concetti è talmente labile che un atto
malvagio per qualcuno può essere al contrario interpretato come nobile e
illuminato da altri. È lecito aspettarsi, dunque, che le varie divinità,
in base alle loro inclinazioni, premino o puniscano i loro accoliti.
Questo credeva il Signore delle Illusioni, ma constatò in prima persona
che una differenza c’era tra divinità buone e malvagie: le prime erano
più inclini delle seconde al rispetto dei patti…e il suo era stato
rispettato solo nella forma. Si trovò, infatti, a vagare in un limbo
oscuro ben diverso dal mondo di agi che gli era stato promesso.
Dove erano finite le vittime innocenti con cui, dopo morto, avrebbe
dovuto sollazzarsi? Le loro grida e la loro sofferenza, un passatempo in
vita gradito, gli era stato negato…
Essendo condannato a una eternità fatta di noia, preferiva piuttosto
calcare di nuovo quel piano dell’esistenza, anche se in quella
miserevole condizione di non morto.
Ciò lo rendeva meglio di altri un servitore prezioso per Remigio che
sapeva di poter contare sul suo appoggio senza costrizione alcuna. Il
problema che si apprestava ad affrontare era tuttavia di notevole
portata: il Ladro d'Anime aveva già eliminato due non disprezzabili
avversari, cosa avrebbe potuto opporre di fronte allo strapotere di quel
mago?
L’astuzia era sempre stata la sua arma migliore e non avrebbe esitato a
usarla, tanto più che chi si era servito della gretta forza contro di
lui era incorso in un rovinoso insuccesso. Anche il suo esercito,
corollario indispensabile per un’agevole conquista della città, sarebbe
risultato del tutto inutile. Quando il mago si materializzò fuori dalle
mura, fece segno agli esseri del suo seguito di farsi da parte, cosa che
fecero immediatamente, con tale rapidità che ebbe quasi il sospetto che
quel subitaneo atteggiamento fosse dettato più dalla paura che il mago
esercitava, che dal senso di fedeltà o dal timore che egli poteva
incutere su di loro.
Il Signore delle Illusioni, però, non si perse d’animo e aggredì
violentemente il mago con i suoi poteri, dando fondo a tutte le sue
risorse. Quell’attacco, abilmente mascherato da alcune manifestazioni
esteriori che facevano presagire ben altro, non era fisico, ma mentale e
il Ladro d’Anime, forse tratto in inganno da quel sotterfugio o forse
sottovalutandone la violenza, vi dovette sottostare impotente, perdendo
i sensi e accasciandosi inerte a terra. L’obbiettivo che il Signore
delle Illusioni si proponeva era sottomettere alla sua volontà la mente
del mago: sarebbe stato uno scherzo delizioso trasformare quello che era
ormai diventato il paladino di Milasia nella fonte della sua distruzione.
Tra le nebbie della memoria ripercorse, dunque, alcuni episodi della
vita del Ladro d’Anime: battaglie, guerre, morti… Nulla di davvero
pregnante: sapeva che doveva scavare ancor più nel profondo per potere
avere un controllo completo sulla sua psiche e vide… vide un'enorme
voragine oscura attorniata da decine di suoni e immagini in continuo
movimento: erano sprazzi di passato che emergevano dal baratro, ma per
poter conoscere quei ricordi nella loro interezza doveva entrare nel
vortice. Egli, dunque, si tuffò in quel maelstrom e intraprese un
viaggio pieno di incognite verso i più reconditi ricordi della mente del
mago, senza alcun punto di riferimento.
La luce, alla fine di quel baratro, sembrava rappresentare una svolta
nella vita del Ladro d’Anime, quasi volesse delimitare il bene dal male.
L’accolse l’aria vivida e frizzante di un bosco secolare e la luce, che
nell’oscurità appariva così accecante, si fece più rada dovendo farsi
largo tra le fronde degli alberi.
Vide anche una radura, poco distante da dove si trovava e due persone:
un vecchio abbigliato di una veste verdastra piena di rune dorate e un
giovane bardato con una semplice tunica.
“Sei un incapace, devi modulare la tua forza non scatenarla con violenza.”
“Ma maestro, mi hai chiesto di bruciare quell’albero morto, non ho
fatto, forse, quello che chiedevi?”
“Davvero non noti nulla attorno a te?”
Il ragazzo scosse il capo come se volesse scrollarsi di dosso qualcosa.
Poi posò lo sguardo verso il suolo e la sua espressione si incupì. Anche
il Signore delle Illusioni rivolse la sua attenzione a terra e vide
attorno al giovane accasciato un’ampia macchia di terreno dove la
vegetazione si era come ritratta, rinsecchita per merito di una forza
sconosciuta.
“Devi imparare a estrarre con delicatezza la forza naturale che ti
circonda, ma temo che le tue abilità limitate te lo impediranno.”
“Cosa vuoi dire, maestro?”
“Vattene, ragazzo, la magia non fa per te. Non ha senso continuare oltre.”
“Io veramente…” incominciò, ma un pianto dirotto intervallato da
singhiozzi ebbe il sopravvento non permettendogli di rispondere.
“Abbandona le tue vesti, saranno utili per un altro discepolo. Nudo sei
arrivato qui e nudo te ne andrai.”
La frase smosse qualcosa nell’animo del ragazzo come se avesse
risvegliato un demone represso della sua mente. Un’aura oscura si
diffuse dal suo corpo cancellando ogni cosa di quella visione: gli
alberi, il sole, il cielo e l’anziano druido. Solo una risata, una
risata demoniaca che non sembrava appartenere al ragazzo, rimase di
tutto questo. Quell’aspra manifestazione di scherno accompagnò il
Signore delle Illusioni allo stato di veglia.
Quel grido fece, però, da contraltare anche a un altro urlo che scaturì
dalle labbra del Ladro d’Anime, nel quale traspariva tutta la sua rabbia
per quella intrusione.
“Hai visto abbastanza” sbottò. “Ora è tempo di morire, questa volta
definitivamente.”
La stessa forza che aveva cancellato il primo spettrale esercito si
scagliò con non meno violenza contro la seconda armata, donando a tutti
quei defunti un eterno sonno senza sogni e cancellando, nel contempo,
chi li guidava e i ricordi che aveva carpito.