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La guerra dei morti - 14 Capitolo

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Ladro d'Anime

unread,
Nov 13, 2022, 12:40:20 PM11/13/22
to
Quando ci si trova in pericoli estremi certi sbalzi di umore sono
comprensibili e se avevamo sperimentato per un breve attimo l’ebbrezza
della vittoria dopo quella minaccia ricademmo tutti in uno stato di
terribile avvilimento. Chi all’apparenza ne fu immune fu il generale
Balar che si prodigò in ogni modo per rinnovare il morale della gente.
Egli, in realtà, non era certo insensibile alla paura, ma da buon
soldato riteneva inutile farsi vincere da essa e si immerse totalmente
nel suo lavoro fornendo, nel contempo, anche un esempio di dedizione per
gli altri. In quel triste periodo davvero ne compresi appieno la
grandezza: sapeva alternare, in base alla situazione, la severità più
assoluta allo scherzo, intrattenendosi spesso con i soldati e
condividendo con loro i rari momenti di gioia.

“Non lo devi baciare, per Aban!” esclamò Balar in direzione di un
cittadino che, brandendo goffamente una picca, cercava di infilzare una
grossa sagoma ricolma di paglia.
“Lo devi accoppare!” e strappando l’arma all’uomo dopo una breve
rincorsa conficco l’asta in profondità all’interno della sagoma.
“Bene, ora continua tu!” disse rivolto al goffo soldato improvvisato
lasciando cadere la picca sul terreno. Ma quando egli si piegò per
raccoglierla in un attimo fu alle sue spelle e gli inflisse un energico
calcio nel posteriore.
“Un’ultima cosa: non bisogna mai prostrarsi di fronte al nemico. Si
rischia di facilitargli il compito e prenderlo nel ... posteriore”
Soldati e civili in armi che osservavano l’evento risero a crepapelle e
la sfortunata recluta ottenne sul campo un nuovo soprannome, il cui
tenore è facilmente immaginabile.

Il Ladro d’Anime, d’altra parte, fece di tutto per rendersi odioso e
insopportabile con il suo comportamento stravagante: devo ammettere che
allora la mia stima verso di lui cadde, forse, al livello più basso.
Pareva quasi che cercasse di rifiutare il ruolo di protagonista positivo
che il destino gli aveva affidato, quasi ambisse a ricoprirne un altro,
magari opposto. Non tutte le sue iniziative furono, comunque, degne di
biasimo. Amava, infatti, scorazzare per la piazza del mercato incutendo
timore tra i ladroni che qualcuno definisce mercanti. Ricordo ad esempio
un episodio in cui...

“Un reale d’oro per ogni forma di pane!” urlava un grassoccio e
sudaticcio panettiere alla folla che si era assiepata al suo banchetto
per comprarlo.
“Ma è un furto!” protestò energicamente un uomo, che dalle vesti non
sembrava certo passarsela egregiamente.
“Questo è quanto, prendere o lasciare.”
“Dimmi un po’ tu, cosa giustifica un prezzo così esoso?” intervenne il
Ladro d’Anime
La boria del panettiere si stemperò un poco alla vista di quel
personaggio davvero poco raccomandabile.
“Deve capire signore, che in caso di assedio tutti i commercianti alzano
i loro prezzi. La farina mi costa di più e io stesso devo acquistare
verdura e carne per mantenere la mia famiglia.”
“Direi che ti mantieni bene.” osservò il mago guardano l’aspetto florido
dell’uomo che aveva di fronte. Poi, incurante delle proteste del
panettiere, spezzò una forma di pane assaggiandone il contenuto.
“Farina, crusca... molta crusca e segatura… Dimmi sono gli ingredienti
che usi di solito?”
“Io, beh …” rispose imbarazzato il panettiere.
“Domani tornerò a trovarti, e voglio vedere cibo decente nella tua
bottega, altrimenti, beh, potrei sperimentare io stesso nuovi additivi
al tuo pane.” dando un significativo buffetto al ventre grasso dell’uomo.
Altri episodi come questo si susseguirono nella piazza del mercato, al
punto che una delegazione si presentò al cospetto del generale Balar
l’indomani:
“Generale, vogliamo che quel mago se ne vada: ci sta ridicolizzando
davanti a tutta la cittadinanza rovinando i nostri affari.” affermò uno
di quei facoltosi personaggi.
“Maledetti imbroglioni, dovrei mettere ai ceppi voi e non il mago!
Speculate sulle disgrazie altrui per arricchirvi. Vergognatevi!”
“Ma veramente, noi…” osò continuare l’uomo.
“Fuori dai piedi! Non voglio sentire altre lagnanze: se il vostro
comportamento genererà tumulti vi punirò come meritate.”

L’aspetto forse più grottesco del comportamento del mago era
rappresentato dallo strano rapporto sorto tra il Ladro d’Anime e il
cane. Quest’ultimo aveva preso a seguirlo ovunque nelle sue scorribande
a volte vezzeggiato, ma più spesso da lui manifestatamente ignorato o
maltrattato. Forse si era istaurato nell’animale/uomo quello strano
complesso che lega la vittima al suo persecutore o forse credeva di
riuscire ad accattivarsi la sua simpatia e ottenere di nuovo la
condizione umana. Io stesso, considerando eccessiva quella punizione,
cercai più volte di convincere il mago a perdonarlo e fargli riottenere
il suo originario status ma quando non venni ignorato ricevetti soltanto
dinieghi. Una volta, però, la mia pazienza venne particolarmente messa
alla prova: vedere un uomo anziano scodinzolare e sbavare non è certo
uno spettacolo molto edificante e osai domandare, con più energia del
solito, quando dovesse ancora durare quella farsa. Lo sguardo che
ricevetti come risposta mi raggelò: era come se il mago mi volesse
ricordare la mia posizione di inferiorità nei suoi confronti, quasi
volesse minacciarmi di una sorte analoga se non peggiore ma poi ,
riacquistò il solito strano buonumore che affettava di solito,
fornendomi questa spiegazione:

“In fondo può ritenersi un privilegiato. Pochi hanno la possibilità di
manifestare in maniera così palese la loro vera natura.”
Forse riteneva l’anziano accademico particolarmente servile, non saprei
dire, visto che, lasciò quella frase in sospeso.
“Non credi che un tuo collega anziano meriterebbe maggior rispetto?”
osai ancora.
“In tutta onestà no, del resto io odio i miei colleghi.” e ridendo
sguaiatamente mi lasciò lì indeciso tra l’imbarazzo e l’indignazione.

Un giorno, infine, alla presenza mia e del generale, ci comunicò di
avere finalmente identificato con chiarezza la posizione di Remigio. La
sua aura, ci spiegò, era insolitamente forte, e ciò gli aveva fornito la
possibilità di scovarlo, ma, stranamente, mentre ci riferiva questa
notizia, non sembrava particolarmente soddisfatto. La cosa mi parve
assai strana e pensai quasi che temesse un confronto diretto con il
negromante, nonostante la forza dimostrata contro i suoi sottoposti.
Compresi in seguito che egli riteneva molto sospetto quell’improvvisa
manifestazione di energia che era stata, fino ad allora, così abilmente
dissimulata. Nel mio autoimposto ruolo di cronista, gli domandai di
seguirlo anche se , lo ammetto, in maniera tutt’altro che entusiastica
poiché sapevo bene di essere totalmente incapace di difendermi da nemici
naturali e soprannaturali. Egli, però, mi tolse dall’imbarazzo
rifiutando la mia offerta e scacciando con un calcio il cane che accennò
a a fare lo stesso. Lo vedemmo partire, dunque, speranzosi che il
conflitto potesse finalmente risolversi, ma anche notevolmente sollevati
dalla sua ingombrante presenza.
Quella notte io e il generale cenammo insieme. Mi meravigliai del suo
invito anche se già immaginavo quale sarebbe stato l’oggetto della
nostra conversazione.

“Ti fidi di quel mago?” mi domandò all’improvviso dopo aver mangiato in
silenzio per quasi mezz’ora.
“Io… credo…” risposi non trovando nulla di soddisfacente da dire.
“Capisco.” disse togliendomi dall’imbarazzo. “Anche tu nutri dei dubbi
sul suo conto.”
“Non penso che voglia tradirci. È scostante e spesso fa cose strane e
provocatorie, ma non credo si schiererebbe con Remigio, se è questo
quello che intende.” risposi cercando di dosare al massimo le parole
Il generale si limitò a guardarmi senza rispondere, quasi immaginasse
che dentro di me si nascondessero altri pensieri, altre considerazioni e
soprattutto altri dubbi.
“Non ci tradirebbe, ma forse potrebbe abbandonarci, se il gioco diverrà
noioso.” aggiunsi.
Balar alzò un sopracciglio.
“Credi, dunque, che per lui sia tutto un gioco.”
“Temo di sì.”
Il generale lasciò cadere quella frase e si chiuse nei suoi pensieri.
Terminata la cena, davvero un lugubre pasto perché consumata nel più
assoluto silenzio, Balar mi congedò.
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