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La guerra dei morti - 5 Capitolo

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Ladro d'Anime

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Nov 6, 2022, 2:53:56 PM11/6/22
to
L’indomani mattina il generale s’incontrò ancora con i suoi ufficiali
per comunicare loro la sua intenzione di partire.
“Colonnello Vrangel.” esordì Balar. “Le affido l’esercito in mia
assenza: curi la smobilitazione qui ad Alaysia e si attenga ai termini
del trattato.”
“Non sono convinto.” obbiettò il colonnello. “È prudente affidarsi a
questo mago?”
“Questi sono gli ordini del nostro re e io non intendo metterli in
discussione.” disse Balar con fermezza.
“Si può sapere come l’aiuto di questo… di questo stregone potrà
contribuire alla nostra vittoria?” intervenne un tenente, lo stesso che
aveva parlato in maniera sprezzante in presenza del Ladro d’Anime.
“La cosa potrà piacervi o meno: la guerra oggigiorno è diventata affare
dei maghi. Il nemico ha il suo, noi adesso abbiamo il nostro.”

Nonostante questa spiegazione, molti continuarono a nutrire diffidenza
nei confronti del mago, un po’ per una naturale idiosincrasia dei
soldati verso la stregoneria, un po’ per l’oscura fama che accompagnava
questo personaggio. Tra i militari, inoltre, tale nomea aveva acquisito
una particolare connotazione e molti di loro erano convinti che portasse
sfortuna avere a che fare con lui. Questo stato d’animo era
particolarmente diffuso, come testimonia l’accoglienza che gli venne
riservata in occasione della sua prima apparizione. In tutta onestà,
però, molti di loro volevano sopratutto partecipare in prima persona
alla difesa della capitale, ma il generale stesso si rendeva conto di
quanto l’idea fosse folle: la sconfitta di Galdor aveva dolorosamente
dimostrato che la crisi attuale non si sarebbe potuta risolvere con
mezzi consueti; senza contare, poi, che era praticamente impossibile
raggiungere celermente Milasia con l’esercito.

Poco prima di mezzogiorno, dunque, il mago fece la sua apparizione
nell’accampamento e si diresse verso la tenda di Balar
“È ora di partire, generale” lo chiamò.
Questi, che stava armeggiando con difficoltà con la chiusura dei suoi
calzari, rispose:
“Come vedi sono già pronto.” E terminata quella operazione, si diresse
all’esterno.
Il generale trasportava un bagaglio molto spartano e aveva sostituito la
pesante armatura da battaglia che usava i solito con una leggera cotta
di maglia.
“Molto bene, allora, possiamo andare.”
“Un attimo signori” urlò una voce alle loro spalle.
Era lo scrivano che, correndo affannosamente, aveva attraversato tutto
l’accampamento per raggiungerli.
Il giovane si fermò davanti a loro e, dopo aver ripreso fiato, si
rivolse al mago:
“Volevo porgerle i mie ringraziamenti. Ho imparato molto da lei.
Accetti, per cortesia, questo piccolo dono.” E gli diede uno stilo
d’argento di ottima fattura che aveva ricevuto in regalo dai suoi
genitori in occasione della sua ammissione alla scuola retorica.
Il Ladro d’Anime per la prima volta parve a disagio, ma alla fine rispose:
“Non posso accettarlo, ragazzo: questo oggetto ti è evidentemente molto
caro e , in verità, non saprei che farmene. Io sono un uomo d’azione,
non uno di quei topi da biblioteca amanti della polvere e delle
pergamene incrostate dal tempo.”
Di fronte all’espressione rattristata del giovane il mago continuò:
“Devi scusarmi, ho parlato a sproposito, non volevo sminuirti. Gli dei o
l’entità suprema che ha creato questo mondo ha affidato a ciascuno di
noi una missione. Tutti, dal misero mendicante, al più potente dei
sovrani ne hanno una che contribuisce, direttamente o indirettamente, al
destino collettivo di tutti noi. Forse la tua si limitava alla redazione
di quel trattato, ma è anche possibile che tu sia destinato a ben altro.
In quest’era difficile è importante che uomini come te riportino ai
posteri gli errori e gli orrori del presente, senza contare…” aggiunse
il mago con un ironico sorriso. "che non mi dispiacerebbe essere
finalmente dipinto come un essere umano e non come un demone.”

Rimasi colpito da queste parole: la mia vita era stata, prima di allora,
priva di alcuno scopo. Avevo intrapreso i mie studi retorici più per
pressione dei miei parenti che per una spontanea vocazione e con
risultati, devo dirlo, non proprio eccellenti. Ora mi si offriva una
possibilità straordinaria. In tutta onestà non so se il mago credesse
veramente in ciò che diceva: forse le sue parole erano dettate da
semplice compassione nei miei confronti; comunque, allora, le
interpretai diversamente. La cosa che soprattutto mi riempiva di
orgoglio era avere la possibilità di riabilitare la figura della persona
che allora come oggi consideravo il mio maestro. Capii, infatti, che
solo in questa maniera avrei potuto ripagare il debito di riconoscenza
che avevo nei suoi confronti.

Il Ladro d’Anime e Balar stavano già per allontanarsi quando li prevenni
dicendo:
“Un momento! Voglio venire anch’io con voi!”
“Lo escludo nel modo più categorico” intervenne il generale.
Ma rivolgendomi al mago dissi:
“Mi rendo conto che potrebbe essere rischioso partecipare alla vostra
spedizione, ma se devo esserne il cronista non crede sarebbe meglio che
io abbia la possibilità di assistere in prima persona agli avvenimenti?
La prego, non vi sarò di intralcio.”
“Per tutte le potenze superiori, questo me lo sono proprio meritato!”
osservò esasperato il mago.
“E va bene verrai con noi.”
Poi, notando l’occhiataccia che gli aveva rivolto il generale commentò:
“In fondo, la tua spada potrebbe rivelarsi utile come il suo stilo: ti
ricordo che non ci accingiamo ad affrontare avversari in carne e ossa,
anzi…” aggiunse con una breve risata. “oserei dire che hanno più ossa
che carne.”

Con questo episodio inizia ufficialmente la mia carriera di storico. I
miei lettori mi scuseranno se ho fatto inizialmente riferimento a me
stesso in terza persona come avrebbero fatto gli storici antichi, ma mi
è sembrato opportuno mettere in risalto l’incipit del mio ruolo. Per la
stessa ragione preferisco soffermarmi ora sulla metodologia che seguirò
nel mio racconto, anche se sono consapevole che ciò possa sembrare poco
ortodosso, soprattutto tenendo conto che la maggior parte dei miei
colleghi si occupa di questi temi all’inizio delle loro opere. Mi preme
innanzitutto dire che sono stato testimone della maggior parte degli
avvenimenti che narrerò; mentre, per quanto riguarda gli altri, mi sono
affidato a fonti attendibili sia scritte che orali a cui, di volta in
volto, farò riferimento per dar modo a chiunque di valutarne la veridicità .
Per quanto riguarda i dialoghi, ovviamente, è impossibile per me
riportarli parola per parola, ma, statene pur certi, che ho cercato per
quanto possibile di tramandarne l’essenza. Dal punto di vista formale ho
scelto, volutamente, uno stile sobrio che ritengo il più adatto a una
narrazione storica. Non troverete, dunque, nel testo, inutili orpelli
retorici, ma neppure eccessive divagazioni di carattere descrittivo. Il
lettore non dovrà temere, quindi, la presenza di “imperciocché” e di
altri termini ormai caduti in disuso e non crediate che per una persona
educata all’ampollosità sia stato un sacrificio da poco.
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