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La guerra dei morti - 21 Capitolo

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Ladro d'Anime

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Dec 13, 2022, 5:02:49 PM12/13/22
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“Sono circondato da incapaci!” urlò incollerito Remigio di fronte
all’ennesimo fallimento dei suoi famigli. Egli avrebbe avuto una gran
voglia di sfogare la propria irritazione, ma a che sarebbe servito? Ora
il testimone passava a lui. Sarebbe stato all’altezza di quel compito?
Sarebbe riuscito dove tanti avevano già fallito? Ne dubitava...
Se anche avesse sconfitto quel mago, sarebbe stato, poi, in balia
dell’odio dei suoi servitori che avrebbero potuto approfittare della sua
momentanea debolezza per liberarsi dal loro giogo. Ne era una prova il
risentimento che traspariva negli occhi dei suoi spaventati accoliti. Ma
in fondo cosa poteva aspettarsi da loro. Non un imperituro affetto, dopo
il brusco risveglio dal loro sonno eterno e l’odiosa schiavitù a cui
erano sottoposti.
Proprio in quel momento fece la sua apparizione nella sala il druido.
Sorpreso e irritato per quella intrusione Remigio sbottò:
“Non ti ho convocato, vattene!”
“Ero proprio venuto a informarmi della sorte di quel sacrilego: ne
deduco che il tuo elaborato piano sia fallito.”
“Se sei venuto a offrirmi il tuo consiglio sono pronto ad ascoltarti,
altrimenti la tua presenza è superflua qui.”
Sottolineando quelle parole con una tumultuosa manifestazione di potere
che fece tremare l’intero rifugio.
Senza scomporsi il druido continuò:
“Non dovresti sprecare le tue energie in questo modo, padrone, presto ne
avrai bisogno.”
“Sembri dare per certa la mia sconfitta, non hai paura che possa
ricordarmi in seguito della tua insolenza?”
“Puoi far soffrire il mio corpo o per meglio dire, quello che ne rimane,
e puoi porre dei limiti al mio spirito, ma alla fine di tutto sarò
comunque libero. Libero di raggiungere le delizie dell’immortalità a cui
ho aspirato tutta la vita.”
Con un sorriso di disprezzo Remigio rispose:
“Il problema di voi anime pie è proprio questo: lasciate che la vita vi
scivoli tra le dita senza assaporarne il piacere. Mi fate davvero
compassione: dunque credi che la vita terrena sia solo un contrappasso?
Preferisci l’inerzia all’azione, l’atarassia alla passione, l’impotenza
alla forza? Come disse un antico saggio, i pesci non campano nell’acqua
limpida. Sono le alghe, infatti, a fornir loro un rifugio sicuro grazie
al quale crescere e maturare.”
“Mi piacerebbe discorrere con te di filosofia esistenziale, ma non mi
par il caso in questo momento.”
Manifestando un’ironia di cui non lo credeva capace.
“Per ora i tuoi suggerimenti non mi sono stati di grosso aiuto, credevo
che almeno potessi allietarmi con una dissertazione filosofica.” rispose
a tono Remigio.
“Mettiamo da parte la filosofia, allora: credi davvero di essere
all’altezza di quel mago?”
“Per ora i miei poteri si sono sempre dimostrati adeguati alla bisogna
ma...”
“Ma non hai mai affrontato un avversario tanto potente.” concluse il druido.
“Indubbiamente è come dici.” dovette ammettere con riluttanza Remigio.
“Tu, allo stato attuale,” continuò lui. “non potrai mai prevalere: sei
maestro in negromanzia e primeggi in demonologia, ma simili abilità, che
fanno ricorso a risorse non di questo mondo, sono inutili contro un
avversario che fa dell’ambiente che lo circonda l’origine della sua
forza, forse addirittura controproducenti.”
“Allora, cosa dovrei fare secondo te?” domandò spazientito il negromante.
“Io potrei insegnarti il principio che lui usa... bada bene, solo il
principio.”
“Non capisco!” esclamò Remigio, questa volta sinceramente perplesso.
“In realtà è piuttosto semplice: l’arte druidica, come forse saprai, fa
ricorso a quello che noi chiamiamo 'il riflesso della natura',
difficilmente potrei usare un termine più pregnante per definire questa
forza che si avvale , per essere chiari, della vitalità e del calore
delle creature viventi e degli oggetti inanimati. Utilizzando una simile
energia, però, noi non attentiamo all’integrità delle creature e degli
oggetti che ce la forniscono. Il principio che utilizza quel mago è, per
certi versi, un sistema più gretto e rozzo, ma gli garantisce risorse
dalla portata smisurata senza però riguardi di nessun tipo sui suoi
effetti collaterali.”
“Effetti collaterali... intendi dire che il mio corpo potrebbe risentirne?”
“Non posso giurarlo, in fondo questo Ladro d’Anime sembra essere in
buona salute, ma è certo che ne risentiranno gli oggetti e le creature
che ti staranno accanto.”
Quella notizia non lo preoccupò: non sarebbe certo giunto a questo punto
se avesse avuto riguardo della vita in generale. In fondo, rifletté con
un pizzico di umorismo, quello era il destino di chi si accingeva allo
studio della negromanzia.
“E per questa ragione, dunque, che tu e quelli del tuo ordine
disapprovano questo tipo di magia?”
“Sì, è così.” rispose il druido.
“E allora perchè sei disposto a insegnarmela?” domandò ancora perplesso
il negromante.
“Perché so bene che tu non vi farai più ricorso: in fondo che bisogno
avrai di farlo, sopratutto correndo i rischi che ti ho descritto, quando
ben pochi maghi al mondo sarebbero in grado di sopraffarti?”
Remigio rifletté per un attimo sulle parole del druido: c’era qualcosa
che non lo convinceva in quell’offerta, ma le alternative che
intravedeva erano tutte peggiori e, cosa ancor più grave, mortali per lui.
“Accetto” disse infine.
“Bene, cominciamo allora”.
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