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La guerra dei morti - 4 Capitolo

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Ladro d'Anime

unread,
Nov 6, 2022, 1:29:27 PM11/6/22
to
Alla luce delle preoccupanti notizie provenienti dalla capitale, una
prosecuzione della campagna contro Alaysia era impensabile. Una logica
soluzione sarebbe stata quella di accordarsi con gli Alaysiani per
ottenere quantomeno una tregua. Balar era, però, titubante, non avendo
ricevuto alcuna direttiva da parte della corte e temendo che una sua
iniziativa potesse essere strumentalizzata dai suoi nemici…

“Insomma generale!” disse irritato il Ladro d’Anime. “Hai davvero
intenzione di intavolare dei seri accordi di pace o vuoi venir meno
all’impegno che avevi con me?”
“Non è così facile come credi: innanzitutto non conosco le intenzioni
degli Alaysiani. Le nostre attuali difficoltà possono anche
incoraggiarli a resistere. Poi, cosa più importante, ti ricordo che è il
mio collo a essere in gioco.”
“Oh suvvia, non credo che il tuo re sia così stolto da farti decapitare
in questo momento.” obbiettò il mago. “A meno che non voglia guidare
direttamente le proprie truppe, cosa di cui dubito.”
“Ho smesso da molti anni di prevedere le azioni e i pensieri del mio
sovrano.” intervenne Balar, “Ci ha messo lo zampino il nostro primo
consigliere, quel porco…”
“La soluzione è facile.” obbiettò ancora il mago. “Puoi attribuire a me
la colpa. Non avevo, forse, licenza di chiedere ciò che volevo?”
“Non credo che sua maestà intendesse questo.”
“Generale, un buon comandante dovrebbe saper prendere decisioni sul
campo e non seguire in maniera supina ciò che gli viene ordinato.”
“Si ma…”
“Niente ma, è deciso.” disse con fermezza il mago.
“Va bene, va bene.” concluse Balar allargando le braccia. “Farò quel che
vuoi, ma adesso dobbiamo pensare ai termini di un eventuale accordo.”

Per redigere la bozza del trattato, il generale si affidò a un giovane
scrivano e aspirante retore di scuola asiana che era presente
nell’esercito come addetto al tabularium. Un ragazzo ancora imberbe che
conosceva ben poco del mondo, nel bene e nel male.
Dopo un’intera giornata di febbrile lavoro, egli presentò a Balar un
manoscritto di ben ventiquattro pagine redatto nella criptica ma
elegante scrittura cancelleresca milasiana, la meno adatta per essere
universalmente compresa essendo propria degli specialisti d’archivio. Il
giovane l’aveva addirittura resa più ostica con svolazzi e occhielli
assai decorativi, ma ben poco funzionali a una facile lettura del testo.
Quest’ultimo, poi, era anch’esso assai elaborato, pieno di declamazioni
dal sapore antico. Lo scrivano era molto orgoglioso del suo lavoro e fu
con immensa soddisfazione che lo presentò a Balar. Il generale stava,
appunto, revisionando quel testo quando nella sua tenda fece capolino il
mago.

“Buona giornata”. disse il Ladro d’Anime. “Sei già all’opera così presto?”
“Sì purtroppo: il testo del trattato non è ancora stato ultimato e ho
appuntamento con un inviato alaysiano al tramonto di oggi.”
“Ma generale.” protestò lo scrivano. “Il trattato è qui pronto davanti a
lei.”
“E secondo te io dovrei considerare accettabile questa roba? Se avessi
un nummo (moneta bronzea di scarso valore) per tutti gli “imperciocché”
che hai inserito qui sarei sicuramente più ricco di un senatore. Ti
avevo dato uno schema di massima da seguire. Che ne hai fatto?”
“Eccellenza!” rispose lui. “Lo scritto che mi ha fornito era del tutto
scevro dei necessari artifici retorici ed era, quindi, inadatto non
presentando una forma adeguata alla solennità dell’evento.”
“Si può sapere che stai farfugliando?” esclamò esasperato il generale.
“Ti sta dicendo, in parole povere, che quello che hai scritto faceva
schifo.” disse il mago.
Il giovane arrossì e iniziò a tremare temendo una reazione violenta da
parte di Balar. Egli, però, si limitò a dire:
“Io sono soltanto un soldato, non un burocrate o un retore: questo
testo, così com’è, non può andare, i termini dell’accordo non sono
chiari e sembra più un’esercitazione accademica che un trattato.
Oltretutto, che razza di scrittura è mai questa?”
“Affascinante!” intervenne il mago. “Veramente affascinante l’amore di
voi Milasiani per le futilità. Il vostro regno si sta avviando alla
rovina e voi vi preoccupate della forma di un testo.”
Poi rivolgendosi al giovane disse:
“Vediamo un po’ questo capolavoro.”
Il mago dette una scorsa veloce al documento, districandosi in maniera
agevole anche in quell’ostica grafia, poi commentò:
“Interessante… hai iniziato citando Gasav poi hai copiato parola per
parola l’inizio di una famosa declamazione di Goffredo. Qua e là noto
tracce degli storici Isicrate, Galliano e altri che , ora, purtroppo,
non ricordo.”
“È esatto, signore.” esclamò ammirato lo scrivano. “Ma come avete fatto?”
“Chiunque con un minimo di cultura e padronanza dei testi antichi ci
sarebbe riuscito. Ragazzo mio, a scuola non ti hanno insegnato che non è
bello copiare?”
“Il plagio è la più importante manifestazione dell’erudizione di uno
studioso.” recitò lui quasi fosse un comandamento.
“Il concetto non è del tutto sbagliato, ma oserei dire che molti degli
autori da te citati avrebbero avuto da eccepire sul modo in cui l’hai
fatto.”
Il mago, poi, stupì il giovane, ma anche il generale, fornendo alcuni
utili suggerimenti e proposte per la redazione di un nuovo testo. Di
fronte alla meraviglia dei due spiegò:
“In fondo l’ars retorica e la magia si fondano entrambe su un delicato
equilibrio tra forma e sostanza. Che utilità può avere un discorso
elegante se tratta temi inconsistenti? Per inverso chi presterebbe
attenzione a una declamazione scritta con un gergo da taverna? Nella
magia questo equilibrio è ancora più importante perché coinvolge la vita
stessa di chi l’esercita. Alcuni miei illustri colleghi danno
all’inflessione e alla pronuncia di un incantesimo un’importanza
eccessiva e si perdono tra di loro in interminabili dibattiti
filologici. In un laboratorio o in una biblioteca ciò è sicuramente
possibile, ma cosa accadrebbe se si fosse coinvolti in una battaglia o
semplicemente in una zuffa dove non sempre si ha il tempo o la
tranquillità necessaria per simili fronzoli? D’altra parte, quando si ha
a che fare con particolari entità soprannaturali un errore di pronuncia
può significare spesso la morte. Ciascun mago, dunque, a seconda delle
circostanze, deve saper adottare un giusto compromesso tra questi due
aspetti.”

Lavorando di buona lena a due mani, il Ladro d’Anime e lo scrivano
riscrissero la bozza del trattato in tempo utile perché il generale
potesse visionarla per l’approvazione finale. Balar ne rimase
favorevolmente impressionato e lo scrivano copiò lo striminzito testo
che ne era risultato in modo che potesse essere sottoposto all’inviato
di Alaysia per quella sera.
Asdovald, pleniotenziario di Alaysia si presentò puntuale
nell’accampamento...

“Se è qui per imporci una resa, la avverto che non sono autorizzato ad
accettare.” esordì l’inviato alaysiano dimenticando i convenevoli di rito.
“Sono qui per offrirle una pace dignitosa, sempre se ciò vi
interessa.” rispose Balar tutt’altro che sconvolto da
quell’atteggiamento spiccio.
“Dipende... i vincitori si sentono spesso in dovere di domandare
qualunque cosa. Quali sono le vostre condizioni?”
Il generale non rispose, si limitò a porgere un rotolo di pergamena ad
Asdovald. L’inviato la lesse con attenzione mostrando di essere più
sorpreso che contrariato dalle clausole inserite nel testo.
“In nome di tutti gli dei, i nostri e i vostri: che razza di
comportamento è questo? Prima ci attaccate senza motivo e ora, dopo aver
vinto la guerra, volete ristabilire la situazione precedente offrendovi
anche di pagare un indennizzo?”
Il generale rimase in silenzio e attese.
“Se le cose stanno davvero così, non ho ragioni per non rifiutare. Ma
siete comunque un branco di pazzi!” concluse Asdovald.
L’inviato fece ciò che aveva promesso siglando il testo del trattato che
venne controfirmato da Balar. Terminate quelle necessarie formalità
l’inviato uscì dalla tenda e dall’ombra emerse un altro personaggio, con
una teatralità familiare, ma per questo non meno inaspettata.
“Eri dalla parte sbagliata della tenda?” chiese infastidito il generale.
“Ho preso una strada alternativa: chissà perché, ma la mia presenza
inquieta i tuoi soldati. Come è andata?”
“Bene, ha accettato punto, per punto, ma rimango del parere che siamo
stati sin troppo generosi.”
“Avresti preferito continuare a combattere?” domandò il mago. “D’altra
parte mi sono limitato semplicemente a ristabilire la situazione com’era
prima della guerra.”
“E ora cosa facciamo?”
“Che domande: ci prepariamo a partire per la capitale.”
“Avrò bisogno di almeno un altro giorno per smobilitare l’esercito!”
protestò Balar. “Senza contare che da qui a Milasia sono almeno due
settimane di marcia a tappe forzate.”
“Non ti preoccupare di questo: andremo soltanto tu e io e ti assicuro
che impiegheremo molto meno.”
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