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La guerra dei morti - 11 Capitolo

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Ladro d'Anime

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Nov 12, 2022, 3:24:33 PM11/12/22
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Mentre osservava il lento depositarsi di quella nuvola oscura, Remigio,
dal suo rifugio inaccessibile, rifletté per un attimo sugli ultimi
sviluppi degli avvenimenti. L’esito di quella battaglia, se la si poteva
definire tale visto che il Ladro d’Anime si era sbarazzato di una delle
sue armate in maniera così subitanea, l’aveva profondamente scosso: per
quanto avesse messo in conto un simile accadimento, si sarebbe comunque
aspettato uno scontro più sanguinoso, tale da mettere seriamente alla
frusta le capacità del suo antagonista, ma ciò, con sua somma delusione,
non era avvenuto, e il drappello sotto le mura, in origine una semplice
ambasceria e quasi un atto di misericordia di chi si sentiva più forte,
si era trasformato nell’unico e misero resto di un’armata invincibile.
Quella sconfitta non era, però, la causa dei suoi crucci: in quella
triste epoca il valore della vita era da tempo inflazionato. Ciò che non
riusciva a capire era che razza di stregoneria avesse usato quel mago
per annientare il suo esercito. La sua lunga esperienza gli aveva fatto
conoscere tutte le molteplici e diverse forme di magia e stregoneria, ma
un potere così terribile gli era assolutamente ignoto.
Riscuotendosi dalle sue riflessioni, pensò bene di rivolgersi ai propri
consiglieri. Egli, nella sua arroganza, aveva creato attorno a sé una
vera e propria corte composta di morti viventi a lui sottoposti, misera
imitazione delle istituzioni dei regni dei vivi come lo erano , del
resto, quei disgraziati nei confronti degli uomini, essendo vincolati a
quella esistenza dai poteri del negromante. Da loro, tuttavia, non
ricavò alcun aiuto: sembrava proprio che quella forma di magia fosse
qualcosa di inconsueto.
Infine si fece avanti una figura che fino a quel momento si era tenuta
in disparte, ma che lo stesso Remigio, del resto, non stimava
particolarmente. Da vivo era stato un importante druido delle selve,
amato e riverito dai suoi confratelli per la sua saggezza. Nel suo
volto, ora scavato dalla morte, non c’era più traccia della bonarietà
per cui era stato famoso un tempo, ma apparivano senza ritegno rabbia e
disgusto, sentimenti rivolti senza distinzione nei riguardi di Remigio,
degli astanti con i quali doveva condividere quella condizione, e al
terribile spettacolo al quale aveva dovuto, suo malgrado, assistere.
Tali sentimenti, d’altra parte, erano così forti che nemmeno la voce
innaturale di cui ora era dotato fu in grado di nascondere quando,
rivolgendosi al negromante, disse:
“Padrone, quello che ho visto poco fa è orribile. Una simile perversione
supera di molto tutto ciò che abbia mai persino concepito… o subito.”
In quest’ultima parola c’era un’accusa del druido per la sua situazione
attuale, ma incuriosito per una reazione tanto inusitata in un uomo
normalmente così mite volle interrogalo ancora:
“Dunque, mi par di capire che tu conosca la stregoneria evocata da quel
mago.”
“Sì” rispose.“Il suo potere non è altro che il frutto aberrante della
magia naturale di cui io e il mio ordine facciamo ricorso da secoli.”
“Ma che sciocchezze vai farneticando?” lo interruppe Remigio. “Ho visto
questo mago all’opera e il suo potere va ben oltre ogni cosa abbia mai
assistito in vita mia, compresa la vostra magia naturale!” aggiunse con
evidente disprezzo.
“Guardati attorno Remigio, o sei così avvezzo a circondarti di cose
morte da non accorgerti della vitalità e delle meraviglie che ti
circondano? Alberi, animali e, con un diverso grado di consapevolezza
anche gli oggetti inanimati partecipano alla bellezza della natura e
sono pervasi da una forza immensa. Ti sei mai chiesto cosa faccia
palpitare il cuore di un’uomo? Quale forza arcana permetta il rinnovarsi
della vegetazione in primavera? E sopratutto in che modo sia possibile
la coesione della materia? Ogni cosa che ci circonda è ordine e segue
leggi precise, ti stupisci che io disapprovi chi le manipola facendole
precipitare nel caos? Noi druidi rispettiamo la natura e non vogliamo
deturpare l’ambiente che ci circonda sottraendogli risorse eccessive,
per questa ragione facciamo un uso oculato della nostra magia facendovi
ricorso in particolari luoghi dove tale forza scaturisce con abbondanza.
Questo mago, invece, pare non abbia simili remore: mi chiedo perché non
subisca gli effetti dell’uso dissennato di questo potere.”
“Il Ladro d’Anime….”
Sussurrò Remigio interrogandosi sulla ragione di un simile appellativo.
Come se avesse avuto un misterioso suggeritore annuì sorridendo: forse
aveva scoperto la maniera di sbarazzarsi di lui.
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