Google Groups no longer supports new Usenet posts or subscriptions. Historical content remains viewable.
Dismiss

[Giuseppe Marotta] Indici di "Marotta Ciak" 2 di 5 (regalo che non interessa a nessuno)

50 views
Skip to first unread message

un fake di Alberto

unread,
Apr 15, 2017, 1:41:37 PM4/15/17
to
Oggi avevo tempo e ne ho dedicato un poco a indicizzare anche i film di cui Giuseppe Marotta scriveva nel secondo dei cinque volumi delle sue recensioni per l'Europeo. Qui ci sono diversi articoli più generali, in cui non si parla di un film specifico (li ho segnalati con ***) ma ci sono anche diversi pezzi in cui si parla de "Il tetto", rispondendo a qualche piccata reazione di De Sica prima e poi di Massimo Mida, curatore del volume Cappelli dedicato al film e che stimolò Marotta a un trattatello decisamente critico sulla pubblicazione.

C'è anche una rispostona a Pier Paolo Pasolini, che a Marotta affibbia la definizione "parolibero" - che questi si prende volentieri, dichiarando che se ci fossero ancora i biglietti da visita gli piacerebbe farcela stampare sotto al suo nome.

Come sempre, buon pro faccia a chi fosse interessato. E se vi faccio venire la tentazione di recuperare su eBay qualcuno di questi preziosi volumi, beh, prego.

Indice

*** Nessun film e tutto il cinema (5)
Grande cielo, Il Piu fulvo e feroce il Kirk Douglas di cinque anni fa (9)
Notte di terrore Sulla strada la morte fa cenno col pollice (13)
*** Marilyn sposa Arthur per sapere quanto è bella (17)
Domani splenderà il sole Vecchia Londra, con una portatrice di seno (21)
Rapinatori del passo, I Trentacinquemila dollari in una bara di campagna (25)
Soglia dell'inferno, La Non toccava donna, il sergente Ivanhoe (29)
Rossa, La Affettuoso ultimatum a Fortunato Misiano (33)
*** Perché Miller doveva sposare Marilyn (37)
*** Purtroppo la salvezza è nella cronaca (41)
Carousel Vacanze a Napoli e nell'aldilà di Molnar (45)
Cadillac tutta d'oro, Una Una ragazza sgomina i lupi di Wall Street (49)
Agguato sul mare Il no della giuria di Venezia: tanta salute per Cannes (53)
Andrea Chénier Il no della giuria di Venezia: tanta salute per Cannes (53)
Mio figlio Nerone Il no della giuria di Venezia: tanta salute per Cannes (53)
Tetto, Il Date una moglie e una casa agli allievi muratori (57)
Picnic Fermati, vagabondo, sono Kim Novak (61)
Piangerò domani I pianti di Lilian e la piccola grandezza di Alessandro (64)
Alessandro il Grande I pianti di Lilian e la piccola grandezza di Alessandro (64)
Anche gli eroi piangono Orgoglio di vedova batte cinismo di colonnello (68)
Guerra e pace Un "Guerra e pace" con tutto il cinema e senza Tolstoi (72)
Fermata d'autobus Chiare, fresche e dolci inquadrature, dove le belle membra… (76)
Vento di terre lontane Chiare, fresche e dolci inquadrature, dove le belle membra… (76)
Tetto, Il Affettuosa replica a De Sica e riverenze a Joan Crawford (80)
Foglie d'autunno Affettuosa replica a De Sica e riverenze a Joan Crawford (80)
Pranzo di nozze Un bisturi di velluto nel film "Pranzo di nozze" (84)
Incantesimo Musicista condannato offre vedovanza a bella istitutrice (88)
Bulli e pupe Seicentocinquanta milioni per un soggetto cinematografico (92)
Riccardo III In credito di un fratricidio lo scellerato duca di Gloucester (96)
Giullare del re, Il Ho un debole per gli uomini dal berretto a sonagli (100)
Trapezio Non è di Gina la colpa di Gina (104)
Al centro dell'uragano Libertà, incubi e incendi in una piccola città americana (107)
Era di venerdì 17 Lazzaro, vieni fuori con un soggetto in mano (111)
Eliana e gli uomini Dov'è, chi è, quando si farà vivo il Pigmalione di Ingrid? (115)
Schiave di Cartagine Schiave bionde e brune dissipate in Bitinia (119)
Donna del giorno, La Questi Balzac del Rosati e del Doney, che malinconia (123)
Ritorno dall'eternità Ci vorrebbe un'altra arca di Noè (127)
Quella certa età Sillabario d'amore di Colette e di Autant-Lara (131)
Oklahoma! Il cinema grosso questi ami getta e questi pesci piglia (135)
Gervaise Il cinema grosso questi ami getta e questi pesci piglia (135)
Padri e figli I sogni di Marcella e le intemperanze di Alvaruccio (139)
Gigante, Il Povero James Dean ora sei proprio e tutto morto (143)
Guendalina Altre voci e altre stanze, finalmente, per Lattuada (147)
Mago della pioggia, Il Quaresima e Pasqua di una vergine rurale (151)
Momento più bello, Il Anche le gatte, nel momento più bello, si vanno in fretta a nascondere (155)
Tetto, Il L'arte è la vita come appare a chi sta lucidamente perdendola (159)
Bacio di Giuda, Il I suggestivi richiami di un luogo che forse non è un luogo ma un'età (164)
Souvenir d'Italie Nessuno s'inginocchia davanti a Ischia o a Taormina dicendo grazie (168)
Ragazzo sul delfino, Il Sofia Loren rinnova con ogni suo film il miracolo giudiziario di Frine (172)
Autostop Inauguriamo i veleni di maggio con un remoto e nuovissimo film (176)
Lassù qualcuno mi ama Viva la boxe, che ha una sola giustizia e una sola verità (180)
Calle Mayor No a Juan Antonio Bardem e ben tornato a Jules Dassin (184)
Città nuda, La No a Juan Antonio Bardem e ben tornato a Jules Dassin (184)
Ragazza della salina, La Alla suprema sbarra, lontano sia, tenterò questa difesa (188)
Finestra di fronte, La Le rancide fiabe estive della nonna cinematografica (192)
Colpevoli, I Le rancide fiabe estive della nonna cinematografica (192)
Violenti, I Le rancide fiabe estive della nonna cinematografica (192)
Straniero fra gli angeli, Uno Le rancide fiabe estive della nonna cinematografica (192)
Frenetici, I Opinabile ma sincero consenso al famigerato Rock and Roll (196)
Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente signora (200)
Miliardari, I I cinque eremiti della metropoli semivuota nel tardo giugno (205)
Sesso debole I cinque eremiti della metropoli semivuota nel tardo giugno (205)
Non scherzare con le donne I cinque eremiti della metropoli semivuota nel tardo giugno (205)
Due del Texas, I Una forte e dolce film che non vedremo, interpretato da Maner Lualdi (209)
Volpe di Londra, La L'impiegato Rocky modula uno sberleffo e vola su Londra (213)
Diavolerie di Till, Le Ventaglietto delle buffe notizie del mondo e dei cubitali errori di Gerard Philipe (217)
Quando una ragazza è bella L'aprile sei tu - La prima canzon d'amor - Che fa svanir - L'inverno dal cuor (221)
Isola di smeraldo, L' Tristezza di vivere qui, mentre i deserti e i barbari ci chiamano (225)
*** Malinconico e allegro biglietto di auguri a Giannini, a Vigorelli a Chiarini (229)
Coltello sotto la gola, Il Spossato addio del cinema dei 34 gradi all'ombra (233)
Nonna Sabella, La Il mondo mi riafferra, conducendomi a un picnic cinematografico (237)
Cappello pieno di pioggia, Un Un cappello pieno di pioggia e un cappello pieno di sole (241)
Sogni nel cassetto, I Ringraziamenti al Castellani dei cassetti pieni di nuvole (245)
Notti di Cabiria, Le Retori e scettici blu del cinema, lasciate che Fellini canti (250)
Quel treno per Yuma Voglio favole puerili mentre scoccano falsi pianeti (255)
Re a New York, Un Divina casualità di Charlot (259)
Dieci comandamenti, I Il cinema non pronunzi, con De Mille, il nome di Dio invano (263)
Principe e la ballerina, Il Principi e ballerine, dighe e tifoni lasciano il tempo che trovano (267)
Diga sul Pacifico, La Principi e ballerine, dighe e tifoni lasciano il tempo che trovano (267)
Marisa la civetta Cammina cammina l'obiettivo su Marisa la civetta (271)
Notti bianche Immerso fino al collo nei guai stilistici Luchino l'apostata (276)
*** Muoia il cinema con tutti i filistei (280)
Italia piccola Il Po di soldati e di Antonioni aspetta ancora il suo poeta cinematografico (285)
Grirdo, Il Il Po di soldati e di Antonioni aspetta ancora il suo poeta cinematografico (285)
Medico e lo stregone, Il C'era una volta, a Pianetta, un angolo di Papuasia (290)
Finestra sul Luna-Park, La Fantasie di Natale auguri al cinema, lodi a Comencini (294)
Orgoglio e passione Orgoglio e cannone, ovvero i catastrofici viaggi di Chiquito (298)
*** Il principale, irreparabile avvenimento cinematografico del 1957 (302)
Vittoria amara Mordi, scorpioncino bello... sii gentile, mordi il capitano Jimmy (306)
Volto nella folla, Un Solitario Rhodes, volto nella folla, non ha pietà di noi (310)
Ultima violenza, L' La sventurata figlia del bombardamento del 25 marzo 1941 (315)
Amore e chiacchiere Voleva essere il mondo 1958 la simbolica Matorno di Blasetti (320)
*** No, romanzieri e poeti non gioveranno ai film (325)
Sorrisi di una notte d'estate Uno svedese, Ingar (sic!) Bergman, salva il Barberini (329)

abc

unread,
Apr 15, 2017, 3:32:18 PM4/15/17
to
Il 15/04/2017 19.41, un fake di Alberto ha scritto:
> Oggi avevo tempo e ne ho dedicato un poco a indicizzare anche i film
> di cui Giuseppe Marotta scriveva nel secondo dei cinque volumi delle
> sue recensioni per l'Europeo.

> Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente
> signora (200)

Cosa scrive riguardo alla trasposizione cinematografica del suo libro?

un fake di Alberto

unread,
Apr 16, 2017, 4:11:28 AM4/16/17
to
Vi accennava brevemente ed elegantemente lnel volume precedente, quasi
solo per dire che non ne parlerà e che il bello che c'è appartiene a
Zavattini e De Sica e il brutto a lui... qui, beh, appena riesco te lo
scansiono e lo posto qui, è un articolo lunghetto in cui racconta i
compromessi da cui è nato il film.
--
http://www.albertofarina.tk

un fake di Alberto

unread,
Apr 17, 2017, 8:29:48 AM4/17/17
to
abc <x...@xx.it> wrote:

> > Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente
> > signora (200)
>
> Cosa scrive riguardo alla trasposizione cinematografica del suo libro?

DOLOROSE E TARDIVE SPIEGAZIONI AD UNA INTELLIGENTE SIGNORA

La Signora Hilda L. mi scrive: A suo tempo vidi il film "L'oro
di Napoli", ma il Suo libro, che forse contiene la risposta a una
domanda che Le farò, non lo avevo letto; e mi è tuttora ignoto. Non sono
meridionale; vivo da parecchio nel Sud, eppure molte cose non hanno
ancora finito di sorprendermi. L'episodio del film che m'interessò
maggiormente fu quello in cui appariva Silvana Mangano. Ed ecco il punto
che non mi riusci chiaro: quando Teresa, dopo essere fuggita nella
notte, si calma si rassegna e torna indietro un balcone s'illumina e il
portone si apre. Chi era cosi certo che la poveretta sarebbe tornata?
Non ho seguito l'atteggiamento della suocera e del marito, o invece era
naturale, fatale (secondo l'animo napoletano) che lei s'arrendesse e
accettasse quel martirio? La prego, soddisfi come può, nella sua rubrica
cinematografica, la curiosità di un'affezionata lettrice.
Signora mia, che tristezza. Quando il film tratto dal mio piu
fortunato volume di racconti napoletani fu presentato, io non volli,
s'intende, parlarne da critico. Dissi: fate conto, amici, che il peggio
del film sia colpa mia, e che il poco o molto che esso ha di buono, sia
merito di Zavattini e De Sica. Non potevo essere meno vanitoso, credo.
C'è chi si uccide col revolver, c'è chi si uccide con i barbiturici o
gettandosi dalla terrazza, ma c'è chi (io, io) si uccide con l'umiltà.
La Sua lettera, gentile signora Hilda, e magari anche l'odierna giornata
di libeccio, m'inducono a legare e a imbavagliare la modestia,
finalmente, e a dire pane al pane e vino al vino del libro e del film
chiamati "L'oro di Napoli". Ehi, barbiere, lascia stare guance e mento,
radimi la lingua. "L'oro di Napoli" fu stampato da Bompiani, dopo un
biennio di anticamera, nella primavera del 1947. Lo avevo offerto invano
a Mondadori e a Garzanti: novelle?, dissero, per carità. La media
critica lo sbirciò appena; i grossi nomi, tranne Bo e Carrieri e
Vigorelli e Quasimodo e Rusconi i quali mi assegnarono il Premio Paraggi
a mezzo con Landolfi, lo ignorarono. Che altro c'è sul medagliere
dell'"oro di Napoli"? Tre non richiesti e lusinghieri biglietti: di
Corrado Alvaro, di Alfredo Gargiulo, di Vincenzo Cardarelli. Finito?
Macché, il libro aveva soltanto cominciato a vivere nel momento stesso
in cui qualunque suo rinomato coetaneo riceveva dal pubblico di ogni
ceto l'olio santo e l'estrema unzione. Dieci anni sono trascorsi:
Bompiani, in questi giorni, cura la ventunesima edizione dell'"Oro di
Napoli", esauritosi per la ventesima volta. Un libro che non ha mai
smesso, dal '47 a oggi, di essere venduto un libro che ricorre e
ricorrerà puntualmente oso affermare, come le tasse. Perche? È' una
domanda che nessun pontefice letterario si rivolge. Ma il nostro è un
paese dove Panzacchi ebbe, dalla Cultura e dai Governi, piu lodi e
riverenze di Leopardi. Qui Giovanni Verga diceva a Ferdinando Martini:
<<Ossequi, Eccellenza>>. Forse gli baciava la mano.
Ho divagato, Signora Hilda, mi scusi. Veniamo al film. lo e
Zavattini, che fummo gli sceneggiatori commettemmo un grosso errore. Non
avremmo dovuto abbandonarci alla suggestione panoramica del titolo, che
ci obbligò ai capitoletti, al frammento. La penna è una cosa,
l'obiettivo cinematografico un'altra. Scorci e sintesi e inviti a
immaginare (che spesso formano il pregio di un libro) non sono
concepibili in un racconto visivo. Ma anche ridotta alla nuda sostanza,
ciascuna vicenda, originariamente stivata per miracolo in cinque o sei
paginette, esigeva un intero film. Non ebbe, invece, che dai trecento ai
seicento metri di pellicola, quanti ne usa una belva dei cortometraggi
(aiutata dalle iperboli di Giacomo De Benedetti) per informarci che la
neve alpina scintilla, o che il gregge pascola. Dunque complessi
antefatti enunziati in quattro parole, abbreviazioni, sigle di gente e
di sfondi, caratteri e luoghi intravisti e perduti, come le stelle
cadenti. Quando un personaggio accennava a delinearsi, zac, bisognava
congedarlo a mazzate Nel mio libro la figura del conte giocatore ha,
rispetto al film, questa piccola differenza: che io l'ho mostrato, ora
con pietà e ora con ferocia, dalla gioventù alla vecchiaia; ho detto
com'era giunto a quella sua mortificante e puerile abiezione. Idem il
pizzaiuolo becco, il vessato pazzariello e il saggio rionale, quel
filosofo da tre soldi che fu abbozzato magistralmente da Eduardo De
Filippo nel film. Abbozzato, ecco la parola. Fatti e persone del mio
volume ebbero sullo schermo qualche valido e anche geniale abbozzo (De
Sica è De Sica); niente di più. E, insisto, la colpa fu degli
sceneggiatori e del produttore. O io e Zavattini avremmo dovuto
scegliere e sviluppare un solo racconto ("Personaggi in busta chiusa" ad
esempio, che ha materia per due film), o il produttore avrebbe dovuto
concederci ("Oro di Napoli"? e "Oro di Napoli" sia) tre ore e mezzo di
spettacolo. Ma di Dino De Laurentiis (che noia fonica, Dino, tutte
queste "d" del tuo nome), parlerò in seguito. Veniamo a Teresa.
Nel mio libro, Teresa, come nel film, è una di quelle. Ma il
racconto è imperniato su Nicola Giraci. Io lo presento addirittura
bambino. Ha una rozza bilancia in corpo, l'animale. Presume di
legiferare. Non è il Vito Amante del "Voto" digiacomiano, l'infermo che
geme: <<Santi guaritemi, e sposerò una donnaccia>>. E' semplicemente un
fanatico, un derviscio della giustizia. Offre le nozze a Teresa perché
deve punirsi di aver indotto a morire una verginella. Teresa, quando
apprende la verità, grida: <<Sono il tuo carcere? Lascia fare a me>>. E
comincia puntgliosamente, accanitamente a ingannarlo. Giraci vacilla, ma
si processa di nuovo e il verdetto è che la moglie ha ragione. <<Sconta,
don Nicola, sconta>>, egli mormora; e lui e Teresa (che lo ama)
continueranno a fraintendersi e a patire, finché non saranno abbastanza
indeboliti, e costretti ad aggrapparsi l'uno all'altra per non cadere.
Ne film, essendoci la Mangano, puntammo su Teresa. L'epilogo a cui ci
affezionammo era questo. La donna, uscita di impeto, riconosceva nel
gelo e nel vuoto della città addormentata la sua malinconica, squallida
vita. La casa di Giraci era un porto limaccioso, nebbioso, ma un porto.
Un ancoraggio. Forza, Teresa: non è avvenuta la tua promozione a donna,
ma Giraci ti ha offerto almeno l'agiatezza, la quiete, l'acre piacere di
essere tua. Dunque Teresa, velata di lacrime, correva zoppicando (il
tacco smarrito) verso il portone. Bussava, bussava: e lentamente, su
quel battere del picchiotto, il quadro s'oscurava. Nel buio, per qualche
attimo, si protraevano i colpi. Avrebbero o non avrebbero aperto? Ciò,
per De Sica per Zavattini e per me, non era importante. Volevamo quella
resa incondizionata, e basta. Per noi tutto si concludeva, fra la
polvere e la cartaccia smosse dal vento, nell'angosciosa opzione di
Teresa: due croci e lei che piangendo sceglieva. Ma Dino De Laurentiis
venne e vide; le ghiacciate spesse lenti che blindano i suoi occhi
avevano un che di minerale. E addio.
Rieccoci a Napoli, a girare da capo il finale dell'epilogo, come
lo imponeva Dino. Si accende una luce: il portone si dischiude; entra,
Teresa, entra.
<<E poi?>>, mi chiede la Signora Hilda L., affacciata da una
balza, da un picco di ottime ragioni Ah cara e gentile Signora, ah. De
Laurentiis, al pari di Selznick o di Mayer o di qualunque altro scià
cinematografico, è De Laurentiis. L'arte, questi uomini, la concepiscono
e la frequentano come Nerone. L'empio Dino inflisse all'"Oro di Napoli"
tagli belluini, soppresse il brano del funeralino (che era bellissimo) e
giurò che il film non sarebbe piaciuto a anima viva. Che brutti ricordi.
Un paio di volte, mentre si girava, Dino mi ricevette e parlò con me.
Severo corrucciato, eccelso come Giove sulla nube. <<Canaglia, mi hai
derubato>>, pareva che mi dicesse. Avevo la gola ridotta a una delle
meno accessibili crune d'ago. Mamma mia. Dei temi della nostra apparente
conversazione, De Laurentiis era digiuno come il Conte Ugolino ma il
pezzente cinematografico sembravo io; per poco non m'inginocchiavo
singhiozzando: <<Perdonami>>. Niente, il cine ma è quello che è perché
gli autori dei film sono i produttori: uomini di cifre, abili
organizzatori, chiocce di miioni finti o veri, ma estranei tanto alla
penna quanto alla macchina da presa e che non hanno mai saputo
raccontare un filo d'erba a nessuno. I produttori vengono a sapere dopo
lunghi anni e dopo montagne di premi, che Fellini ha ingegno e che la
Masina è formidabile: cento lettere anonime avrebbero forse anticipato i
loro favorevoli giudizi attuali sulla coppia del giorno. Si dirà: ma gli
editori? Sono letterati gli editori? No (in generale), ma accolgono o
respingono un libro; non lo vivisezionano.




--
http://www.albertofarina.tk

abc

unread,
Apr 18, 2017, 3:36:14 AM4/18/17
to
Il 17/04/2017 14.29, un fake di Alberto ha scritto:
> abc <x...@xx.it> wrote:
>
>>> Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente
>>> signora (200)
>>
>> Cosa scrive riguardo alla trasposizione cinematografica del suo libro?
>
> DOLOROSE E TARDIVE SPIEGAZIONI AD UNA INTELLIGENTE SIGNORA

Grazie.

> La Signora Hilda L. mi scrive: A suo tempo vidi il film "L'oro
> di Napoli", ma il Suo libro, che forse contiene la risposta a una
> domanda che Le farò, non lo avevo letto; e mi è tuttora ignoto. Non sono
> meridionale; vivo da parecchio nel Sud, eppure molte cose non hanno
> ancora finito di sorprendermi. L'episodio del film che m'interessò
> maggiormente fu quello in cui appariva Silvana Mangano. Ed ecco il punto
> che non mi riusci chiaro: quando Teresa, dopo essere fuggita nella
> notte, si calma si rassegna e torna indietro un balcone s'illumina e il
> portone si apre. Chi era cosi certo che la poveretta sarebbe tornata?
> Non ho seguito l'atteggiamento della suocera e del marito, o invece era
> naturale, fatale (secondo l'animo napoletano) che lei s'arrendesse e
> accettasse quel martirio?

Eh, la signora non ricorda bene
https://www.youtube.com/watch?v=XSTHP_J4a00 La finestra è sempre rimasta
illuminata e il portone si apre solo dopo che la Mangano picchia col
battacchio.

L'epilogo a cui ci
> affezionammo era questo. La donna, uscita di impeto, riconosceva nel
> gelo e nel vuoto della città addormentata la sua malinconica, squallida
> vita. La casa di Giraci era un porto limaccioso, nebbioso, ma un porto.
> Un ancoraggio. Forza, Teresa: non è avvenuta la tua promozione a donna,
> ma Giraci ti ha offerto almeno l'agiatezza, la quiete, l'acre piacere di
> essere tua. Dunque Teresa, velata di lacrime, correva zoppicando (il
> tacco smarrito) verso il portone. Bussava, bussava: e lentamente, su
> quel battere del picchiotto, il quadro s'oscurava. Nel buio, per qualche
> attimo, si protraevano i colpi. Avrebbero o non avrebbero aperto? Ciò,
> per De Sica per Zavattini e per me, non era importante. Volevamo quella
> resa incondizionata, e basta. Per noi tutto si concludeva, fra la
> polvere e la cartaccia smosse dal vento, nell'angosciosa opzione di
> Teresa: due croci e lei che piangendo sceglieva. Ma Dino De Laurentiis
> venne e vide; le ghiacciate spesse lenti che blindano i suoi occhi
> avevano un che di minerale. E addio.
> Rieccoci a Napoli, a girare da capo il finale dell'epilogo, come
> lo imponeva Dino. Si accende una luce: il portone si dischiude; entra,
> Teresa, entra.

Anche Marotta si ricorda erroneamente l'accensione della luce: che
scherzi che fa la memoria! ma in fondo la "resa incondizionata" funziona
benissimo anche nel film, non mi pare che il finale voluto da De
Laurentiis abbia rovinato l'episodio.



> De Laurentiis, al pari di Selznick o di Mayer o di qualunque altro scià
> cinematografico, è De Laurentiis. L'arte, questi uomini, la concepiscono
> e la frequentano come Nerone. L'empio Dino inflisse all'"Oro di Napoli"
> tagli belluini, soppresse il brano del funeralino (che era bellissimo) e
> giurò che il film non sarebbe piaciuto a anima viva. Che brutti ricordi.

Questo particolare mi sorprende, visto che nel film l'episodio del
funeralino c'è (con una straordinaria interpretazione di Teresa de Vita
che incredibilmente non recitò più in un film, a parte una
insignificante apparizione in "Il giudizio universale"
http://www.cinemaitaliano.info/news/16207/morta-l-attrice-teresa-de-vita.html
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/spettacoli/2013/2-gennaio-2013/funerali-la-protagonista-funeralino--2113385407492.shtml
)
Tra l'altro nel libro di Marotta l'episodio (contenuto nel capitolo "La
morte a Napoli" occupa soltanto 12 righe, non può certo accusare De
Laurentiis di averlo tagliato. Dallo stesso capitolo del libro è tratto
l'episodio del vedovo che tenta goffamente di ammazzarsi, nel film
interpretato da Paolo Stoppa e trasferito all'interno dell'episodio
"Pizze a credito" con la Loren.
Loren che era inevitabilmente destinata a interpretare quel ruolo, visto
che la la descrizione nel libro della pizzaiola Sofia (sì, aveva anche
lo stesso nome!) ne era un fedele ritratto, pur essendo scritto nel
1947: "sulla vita succinta il generoso busto pareva reggersi in bilico,
mentre l'ampiezza dei fianchi covalidava l'impressione, rispetto
all'esigua cintura, che le grazie di donna Sofia fossero attaccate a un
filo"

Pierpaolo

unread,
Apr 18, 2017, 4:33:28 AM4/18/17
to
On Mon, 17 Apr 2017 14:29:47 +0200, un fake di Alberto wrote:

> abc <x...@xx.it> wrote:
>
>>> Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente
>>> signora (200)
>>
>> Cosa scrive riguardo alla trasposizione cinematografica del suo libro?
>
> DOLOROSE E TARDIVE SPIEGAZIONI AD UNA INTELLIGENTE SIGNORA
>
> La Signora Hilda L. mi scrive: A suo tempo vidi il film "L'oro

Wow, Grazie!
P.

Geos

unread,
Apr 18, 2017, 5:37:02 AM4/18/17
to


"abc" ha scritto nel messaggio news:od4flb$ist$1...@gioia.aioe.org...

Il 17/04/2017 14.29, un fake di Alberto ha scritto:
> abc <x...@xx.it> wrote:
>
>>> Oro di Napoli, L' Dolorose e tardive spiegazioni ad una intelligente
>>> signora (200)
>>
>> Cosa scrive riguardo alla trasposizione cinematografica del suo libro?
>

> Anche Marotta si ricorda erroneamente l'accensione della luce: che scherzi
> che fa la memoria! ma in fondo la "resa incondizionata" funziona benissimo
> anche nel film, non mi pare che il finale voluto da De Laurentiis abbia
> rovinato l'episodio.

Rovinato forse no ma senza dubbio il finale aperto che Marotta, De Sica e
Zavattini avrebbero voluto avrebbe dato un tono più alto all'episodio.



un fake di Alberto

unread,
Apr 18, 2017, 6:53:22 AM4/18/17
to
Il giorno martedì 18 aprile 2017 09:36:14 UTC+2, abc ha scritto:
>
> Questo particolare mi sorprende, visto che nel film l'episodio del
> funeralino c'è

Ho l'impressione di ricordare che sia stato reinserito molto dopo, non arrivo a dire per l'edizione in homevideo ma, in ogni caso, a buona distanza dalla uscita commerciale del film in sala.

abc

unread,
Apr 18, 2017, 2:27:46 PM4/18/17
to
Hai ragione. Cercando, ho trovato che l'episodio non è stato inserito
nel film "per motivi di spazio" in Italia (in Francia sì), e lo si è
rivisto nel film soltanto nell'aprile 1970, quando fu trasmesso in tv

Once Upon a Time...

unread,
Apr 20, 2017, 3:40:43 AM4/20/17
to
Ma, invece sono d'accordo anch'io con abc. A parte che la grandezza
di quel finale è quasi tutto nei due minuti di primo piano della Mangano
che passa dalla rabbia alla disperazione fino alla rassegnazione. Con
sullo sfondo il palazzo e il balcone illuminato (direi a questo punto
fondamentale, non capisco come la signora hilda si sia sbagliata).
Il portone che alla fine si apre è il segno della resa incondizionata,
un finale totalmente amaro, rassegnato. Aver chiuso l'episodio prima su
lei che bussava, sarebbe stato comunque un bel finale, ma forse con un
accento più disperato. Non so, io preferisco l'apertura del portone,
l'amarezza che prevale sulla disperazione.

Capolavoro, comunque.

Grazie Alberto di queste chicche che ci stai regalando, non ho mai
letto niente di Marotta, pur apprezzzando tantissimo Napoli e tante
storie e personaggi che ruotano attorno a quella terra, e adesso sto
gli occhiali su di lui;-)

Michele

Geos

unread,
Apr 20, 2017, 6:02:14 AM4/20/17
to


"Once Upon a Time..." ha scritto nel messaggio
news:282cb7a7-dd65-4fa2...@googlegroups.com...

Il giorno martedì 18 aprile 2017 11:37:02 UTC+2, Geos ha scritto:

> Ma, invece sono d'accordo anch'io con abc. A parte che la grandezza
> di quel finale è quasi tutto nei due minuti di primo piano della Mangano
>che passa dalla rabbia alla disperazione fino alla rassegnazione. Con
> llo sfondo il palazzo e il balcone illuminato (direi a questo punto
> fondamentale, non capisco come la signora hilda si sia sbagliata).
> Il portone che alla fine si apre è il segno della resa incondizionata,
> un finale totalmente amaro, rassegnato. Aver chiuso l'episodio prima su
> lei che bussava, sarebbe stato comunque un bel finale, ma forse con un
> accento più disperato. Non so, io preferisco l'apertura del portone,
> l'amarezza che prevale sulla disperazione.


Che così come ci è arrivato sia comunque un bel finale è fuor di dubbio ma
la mia era solo una preferenza.
Sarà perché come il mio concittadino Verga, credo che per i vinti la vita
non ha pietà e spesso è solo un gorgo di disperazione.



> Capolavoro, comunque.

quoto

> Grazie Alberto di queste chicche che ci stai regalando,

Mi associo

0 new messages