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QUELLI DEI BARCONI
pubblicato in data 15 ago 2014 | Scarica in PDF | Stampa |
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puff
Alcuni giorni fa sono ritornato in Italia per partecipare come guest
speaker ad un convegno sulle opportunità di delocalizzazione allâ estero
e sugli incentivi fiscali che alcuni paesi in questo momento riconoscono
a chi Ú disposto ad intraprendere unâ attività imprenditoriale o
professionale al di fuori dei confini italiani. Terminata la tavola
rotonda, il giorno dopo sono prontamente rientrato a Malta, senza
soffermarmi ulteriormente in Italia, solo ascoltare per alcuni minuti il
tele giornale o leggere una prima pagina di un quotidiano italiano ormai
mi fa venire la depressione e un senso di autocommiserazione. Per cui
via dallâ Italia il prima possibile. Nel pomeriggio seguente decido di
prendere un treno regionale che mi avrebbe portato a Brescia dove avrei
trovato lo shuttle per Orio al Serio. Acquisto il biglietto alla
stazione e salgo sulla prima carrozza individuando subito il controllore
per chiedergli di timbrarmi il biglietto in quanto lâ obliteratrice
esterna era fuori servizio. Non vi erano molti occupanti, soprattutto
persone anziane e qualche studente. Il treno parte e con la mente inizio
a ripensare alle difficoltà dellâ economia italiana, ai casi di studio
affrontati il giorno prima, alla rabbia di chi fa impresa e si vede
abbandonato a se stesso, alle richieste di giovani laureati che
vorrebbero emigrare alla ricerca di un futuro più gratificante.
Dopo qualche fermata sale sulla mia carrozza un giovane diversamente
bianco, vestito come un damerino, anelli di varia fattezza sulle dita,
cappellino alla Puff Daddy e scarpe sportive da almeno 100 euro. Fa
entrare nella carrozza anche una bicicletta sportiva nuova fiammante,
stile city bike, che sembrava appena comperata e la posiziona senza
farsi tanti scrupoli al mio fianco lungo il corridoio. Il controllore lo
vede salire e gli si avvicina per chiedergli il biglietto. Risposta del
giovane diversamente bianco: â No bigliettoâ . Il controlore a quel punto
gli fa presente che deve fare il ticket sul treno con lâ aggravante della
sanzione. Risposta del diversamente bianco: â Capo no soldi, ma io beneâ .
Il controllore chiede a quel punto un documento di riconoscimento per
avvisare la stazione di polizia alla prossima fermata. Risposta: â Capo,
no documenti, io bene, io lavoraâ . A quel punto, dopo aver notato che
nella tasca destra aveva uno smartphone di qualche centinaia di euro, mi
sono alzato e sono intervenuto con una certa decisione. â Adesso basta,
ne ho fin sopra di queste scene: adesso o paghi il biglietto come tutti
gli altri o smonti dal trenoâ . Risposta del diversamente bianco: â Che
cazzo vuoi biondo stronzo di merdaâ .
Faccio notare che improvvisamente questa persona ha dato dimostrazione
di conoscere e parlare molto bene la ingua italiana, rispetto alla
pantomima che ci aveva offerto quando Ú salito. Inteviene con non poca
soggezione il controllore che mi invita cortesemente a sedermi e di
lasciar perdere, allo stesso tempo fa segno con la mano al giovane
diversamente bianco che deve smontare subito dal treno, il quale era
ancora fermo in attesa di una coincidenza. A quel punto inizia il
turpiloquio â Pezzo di merda che vuoi da me, vai a fare in culoâ . Il
controllore a quel punto con veemenza lo incita ad abbandonare la
carrozza. Risposta del diversamente bianco: â Italiani razzisti, siete
tutti figli di puttanaâ . Dopo altri â complimentiâ che evito di riportare
per decoro editoriale, finalmente il treno riparte dopo aver scaricato
il passeggero candestino il quale a treno in movimento ha voluto
salutare tutti i viaggiatori con il dito medio alzato e svariati sputi
sui finestrini della carrozza. Si avvicina il controllore il quale mi
ringrazia per il â supportoâ psicologico che gli ho dato, ma al tempo
stesso mi mette anche in guardia: â Faccia attenzione, eviti in futuro di
ripetere tale comportamento, se per caso ci fosse stato uno o più
conoscenti del diversamente bianco (lo ha indicato non con questo
termine) avremmo rischiato il linciaggio o un coltello sulla schiena.
Queste sono scene quotidiane sui treni italiani, sostanzialmente esiste
la discriminazione al contrario: gli italiani devono pagare il ticket,
mentre i diversamente bianchi hanno il privilege pass, persino sulle
tratte delle Frecce. Oltre a loro ci sono anche gli zingari ed i rom che
godono di una Exclusive Carta Viaggi che consente loro di poter salire
su un treno senza mai pagare. Grazie alla stampa radical chic e al
ridicolo buonismo di alcuni partiti politici questi diventano ulteriori
motivazioni per andarsene da un paese alla sbando privo di leadership e
soprattutto autorità . Magari in un altro articolo vedrò di raccontare
una vicenda analoga ma con esito tuttâ altro diverso che ho visto di
persona in Germania. I passeggeri della carrozza che hanno assistito
alla vicenda sono rimasti sgomenti, vedevo nei loro occhi un senso di
paura ed anche disagio. Quando siamo arrivati al capo linea ho avuto
tuttavia una piacevole ed inattesa sorpresa: mentre stavo scendendo
dalla carrozza con le valigie, una signora anziana, abbronzata e molto
elegante dallâ accento toscano, mi si Ú avvicinata furtivamente
dicendomi: â Ero seduta in fondo alla carrozza, ma ho assistito a tutta
la scena, ho sempre votato per il centro sinistra e sono sempre stata a
favore dellâ immigrazione, ma dopo quello che ho visto e sentito oggi con
i miei stessi occhi, alle prossime elezioni voterò per chi vuole mettere
un freno a queste vergognose situazioniâ .
--
I SUPPORT DARREN WILSON