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[FuoriOrario] - Programmazione 9 / 15 Febbraio 2014

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Magus

未读,
2014年2月4日 09:11:322014/2/4
收件人

Locandine della settimana dal 9 al 15 febbraio 2014
Fuori Orario cose (mai) viste
di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Francia Fumarola Giorgini Melani
Turigliatto
presenta


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Domenica 9 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.00 alle 6.00 (300')
UNA/LA STORIA: IL SOGNO DI CAMBRONNE (1)
a cura di Roberto Turigliatto

con i film

MIO PADRE AVEVA RAGIONE prima visione TV
(Mon père avait raison, Francia, 1936, b/n, 95', v.o. sott. it.)
Regia: Sacha Guitry
Con: Sacha Guitry, Jacqueline Delubac, Serge Grave, Paul Bernard, Robert
Seller, Pauline Carton
Dalla pièce dell'autore, messa in scena a teatro nel 1918. Nel corso di
vent'anni
i rapporti tra l'architetto Charles Bellanger e il figlio Maurice. "E' la
storia di una dinastia borghese. E' una forma di egoismo che si trasmette di
padre in figlio e che fa dire a tutti: 'Mio padre aveva ragione'. E' un film
che , con una sola frase, si può riassumere così: 'Non è strano che i figli
somiglino al padre perché tutti gli uomini sono uguali" (Sacha Guitry).
"E' il quinto film di Guitry e il terzo realizzato nell'anno 1936, nel corso
del quale , dopo Le nouveau Testament e Le roman d'un tricheur, girerà
ancora Faisons un rêve. Che una delle più grandi pièces del teatro francese
del XX secolo abbia potuto essere filmata (alla perfezione) dal proprio
autore e ancor più che egli la interpreti per l'eternità davanti a noi,
costituisce una meraviglia che stupirà le generazioni future ancor più degli
spettatori di oggi. Nella produzione titanica, tanto sul piano quantitativo
che qualitativo, di Guity, Mon père avait raison appare senza dubbio come
l'opera
centrale, la più solida e brillante. La sua costruzione e la sua
drammaturgia, di un'abilità e di una semplicità geniali, racchiudono come in
una sottile gabbia di vetro tutta la filosofia e la saggezza dell'autore"
(Jacques Lourcelles)

FACCIAMO UN SOGNO
(Faisons un rêve, Francia, 1936, b/n, 75'50", v.o. sott. it.)
Regia: Sacha Guitry
Con: Sacha Guitry, Jacqueline Delubac, Raimu, Robert Seller, Louis Kerly,
Arletty, Marguerite Moréno, Michel Simon
Dalla pièce dell'autore, andata in scena a teatro nel 1916, da cui è stato
tolto l'ultimo atto e aggiunto il prologo mondano della festa (cui
partecipano alcuni dei più famosi attori dell'epoca). I personaggi vengono
nominati semplicemente "Lui", "Lei" e "il marito". Nel corso di una festa un
avvocato (Guitry) dà appuntamento a una coppia (Delubac e Raimu) per
l'indomani
alle 4 meno un quarto nel suo appartamento. Quando la coppia arriva
l'avvocato
non c'è. Raimu ha un altro appuntamento e lascia la moglie sola. Guitry esce
allora dal bagno in cui si era nascosto per dichiarare il suo amore alla
donna e chiederle di tornare più tardi. La sera è venuta, lui attende la
donna, lei ritarda. Inizia un lunghissimo monologo dell'uomo in cui prima
immagina quello che succederà, poi si spazientisce, la chiama al telefono,
la convince a venire, continua a parlare senza fine finché lei appare dietro
di lui mentre è ancora al telefono. L'indomani la donna è svegliata dai
rumori della casa, si accorge che sono le otto del mattino. Che cosa dirà al
marito della sua assenza notturna? Suonano alla porta. E' nient'altri che il
marito, anch'egli reduce da un'avventura notturna, che viene a chiedere
aiuto all'avvocato, che lo manda senza indugio a trovarsi un alibi da una
zia di provincia da cui resterà due giorni. In questi due giorni (qualcuno
ha detto che non esistono che piaceri di due minuti) "lui" e "lei" potranno
amarsi ancor meglio che per una vita intera. "Come i film di Lang, di
Mizoguchi o di Matarazzo, i film di Guitry emanano per così dire
dall'interno
del cinema. Non si adoperano nello sforzo derisorio di 'fare cinema'. Sono
fin dall'inizio nella sorgente da cui scaturisce la felicità
dell'espressione
cinematografica" (Jacques Lourcelles)

PAROLA DI CAMBRONNE
(Le mot de Cambronne, Francia, 1936, b/n, 33'05", v.o. sott. it.)
Regia: Sacha Guitry
Con: Sacha Guitry, Marguerite Moréno, Pauline Carton, Jacqueline Delubac
Il generale Cambronne, l'eroico perdente di Waterloo, non ha trovato di
meglio che sposare un'inglese! Da questo paradosso, tratto dalla realtà
storica, e di cui conferisce la paternità a Edmond Rostand, Guitry ha tratto
una commedia in versi e poi un film. La signora Cambronne non sopporta più
le battute sornione che nella sua cerchia accompagnano l'allusione a una
certa "parola", "quella" di suo marito. Questi si rifiuta di pronunciarla,
sarà la sua serva a farlo. Rassicurata dalla scoperta della "parola"la
signora Cambronne non si avvede della prova manifesta del tradimento del
marito.



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Lunedì 10 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.05 alle 3.00 (115')
UNA/LA STORIA: IL SOGNO DI CAMBRONNE (2)
a cura di Roberto Turigliatto

con il film

DÉSIRÉ prima visione TV
(id., Francia, 1937, b/n, 93'22", v.o. sott. it.)
Regia: Sacha Guitry
Con: Sacha Guitry, Jacqueline Delubac, Arletty, éauline Carton, Jacques
Baumer, Saturnin Fabre
Dalla pièce dello stesso autore, messa in scena a teatro nel 1927. Désiré è
un domestico il cui destino è di invaghirsi delle proprie padrone, il che
gli fa amare il suo mestiere per la volontà di obbedire che esso gli
procura, soprattutto "quando è la voce di una donna che vi dà degli ordini
in modo un po' duro"; e nello stesso tempo gli fa perdere ogni volta il
posto quando commette la follia, professionalmente parlando, di passare
dalla dichiarazione all'atto. Assunto da Odette Cléry, amante del ministro
Montignac, per due volte terrà delle lunghe e grandiose perorazioni di fonte
alla padrona, in cui si tratterà soprattutto di restare in possesso della
"parola" davanti a una donna che ha bisogno di convincere, sedurre,
rassicurare, soggiogare. Alla fine Désiré lascerà definitivamente il
servizio della padrona e deciderà di servire - d'ora in poi - soltanto
uomini soli. "Facciamo un sogno e Mio padre aveva ragione sono pièces in cui
la costruzione è di un rigore e di una semplicità assoluti. Désiré è invece
la pièce degli arabeschi, delle digressioni, delle parentesi, delle
osservazioni su tutto e su nulla, degli 'a parte'. Guitry descrive ancora
una volta i rapporti tra servi e padroni. Gli uni sono solidali agli altri
e in questa reciproca solidarietà la società trova il suo equilibrio"
(Jacques Lourcelles)



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Martedi 11 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.55-2.00 (5')
EVELINE


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Mercoledi 12 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.55-2.00 (5')
VENTI ANNI PRIMA



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Giovedi 13 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.55-2.00 (5')
FUORI ORARIO



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Venerdì 14 Febbraio 2014 - Rai 3 - dalle 1.50 alle 7.00 (290' )
LA TREGUA DEI SOGNI:
APPUNTI PER UN FILM SUL MONDO DA K A K
la tregua dei sogni: appunti per un film sul mondo da k a k

con

APPUNTI PER UN FILM SU KAFKA (Nella colonia penale)
primavisioneTv 83'14"
Regia Luigi Di Gianni
con Renato Scarpa Pietro Faiella Raffaele Braia Antonio Scalici Piergiuseppe
Francione
Elvezia Balducelli Gaetano Gesmundo
Nella colonia penale è un racconto di Franz Kafka scritto nel 1914, in cui
si narra il preludio di una condanna a morte. È la fredda descrizione
dell'imminente
esecuzione capitale di un soldato, reo di insubordinazione e oltraggio a un
superiore.
La sua colpa è di essersi addormentato durante il turno di guardia dinanzi
alla porta del capitano e di non aver quindi eseguito l'ordine del saluto
militare allo scoccare delle ore. All'esecuzione sono presenti un soldato,
il quale controlla il condannato con una pesante catena, l'ufficiale che
dovrà eseguire la condanna e un esploratore straniero. L'esecuzione vera e
propria sarà condotta con uno strano macchinario, "un apparecchio
singolare",
come lo chiama lo stesso ufficiale all'inizio del racconto. Questa macchina,
infatti, è programmata per uccidere lentamente incidendo più e più volte,
con tanti aghi di vetro, sulla pelle del condannato l'ordine non rispettato
(in questo caso "ONORA IL TUO SUPERIORE"!), passando e ripassando sulle
ferite con una sempre maggiore profondità.
Dalla visionaria opera di Kafka prende spunto la riflessione di Luigi Di
Gianni, in un viaggio onirico e letterario a cavallo tra fiction e
docufiction, tra le nebbie e gli inquietanti scenari del Delta del Po.

OMAGGIO A WILLIAM BLAKE
15'
(Italia, 1972, b/n , 15'01")
Regia: Franco Brocani
Produzione: Corona inematografica
Viaggio immaginario nel mondo di William Blake attraverso i suoi quadri e le
sue poesie con sovrapposizioni sulle immagini del film di Pierre Clementi
Visa de censure n° X riprese da schermo

CORNEILLE-BRECHT
28'
ou "Rome, l'unique objet de mon ressentiment!"
(Id.; Francia, col., 2009, versione originale francese e tedesco sott.it )
Regia: Jean-Marie Straub
Interpreti: Cornelia Geiser
Due brevi brani da Orazio e da Othon di Pierre Corneille e un lungo estratto
da Das Verhör des Lukullus (Il processo di Lucullo) di Bertold Brecht,
pièce radiofonica del 1939.
Straub regola i conti con Roma ritornando sulla tragedia Othon, che è
all'origine
dell'omonimo primo film "italiano" di Straub-Huillet, e con un confronto
diretto, e una riflessione, sul "metodo Brecht" e lo straniamento, portato
avanti con una grande attrice franco-tedesca, Cornelia Geiser.
Vedere insieme le tre diverse versioni del film montate da Jean-Marie Straub
lascia cogliere con precisione quanto il cinema non ritorni mai uguale a
niente, e men che mai uguale a sé stesso.

I GIORNI DI NIETZSCHE A TORINO
85'
(Dias de Nietzsche em Turin, Brasile, 2001, col., 85', v.o. sott. it.)
Regia: Julio Bressane
Con: Fernando Eiras, Paulo José, Mariana Ximenes, Leandra Leal, Tina Novelli
Il film inizia con l'arrivo di Nietzsche a Torino il 7 aprile 1888, città
che apprezzò particolarmente, e dove scriverà L'Anticristo, Il crepuscolo
degli idoli ed Ecce Homo (pubblicato postumo). Nel 1889 avvenne il famoso
crollo mentale: è datata 3 gennaio 1889 la prima crisi di follia in
pubblico. La città gli piacque molto, ne apprezzò gli ampi viali e la
severità degli stili architettonici. Appuntò i suoi pensieri e le immagini
in un taccuino che portava sempre con sé. Le sue annotazioni consistevano in
osservazioni, cronache, aforismi, idee, lettere. «Qui era in gioco un cosmo
intero, Nietzsche è un cosmo. Il problema era come operare una scelta.
Insieme a Rosa Dias abbiamo scelto tre concetti: il gioco delle prospettive,
la dissoluzione del soggetto e le due forze, l'apollineo e il dionisiaco.
Rispetto al gioco delle prospettive ho avuto l'idea di suggerire questo
concetto attraverso un gioco di montaggio. Mi sono servito della diversità
delle tessiture, della mutazione della tessitura del fotogramma, per creare
la suggestione cinematografica di un'idea, di un pensiero filosofico di
Nietzsche: il gioco delle prospettive. Nietzsche attinge a tutte le cose,
senza preoccuparsi del tempo. Il tempo, tutti i tempi, sono già in lui.
Tutto è vivo e vive in lui. Tutte le epoche della storia. Quindi il
Nietzsche brasiliano del mio film ha qualcosa di questa idea, è
l'appropriazione
di questo concetto» (J.Bressane).

DE CHIRICO METAFISICO
21'
(Italia, 1962, col.)
Regia: Raffaele Andreassi
Un ritratto del grande pittore al lavoro durante il suo periodo metafisico.

LE DONNE, I SONETTI, GLI AMORI DI RAFFAELLO 11'39"
(Italia,2009, colore)
Regia, soggetto e sceneggiatura Luciano Emmer e Tatiana Grauding; fotografia
Ugo Lo Pinto; musica Stelvio Cipriani,
Nell'ultima, intensa parte della sua vita artistica, Luciano Emmer ritorna,
da cineasta totalmente indipendente, sui grandi temi del cinema sull'arte,
già attraversati nei suoi esordi. Dopo Bella di notte e Con Aura Senz'Aura,
il suo film su Raffaello e i suoi amori è forse il suo lavoro più segreto,
pensato e girato con la moglie Tatiana, che lo ha completato dopo la
scomparsa di Luciano.

GOYA LA PAZ Y LA GUERRA
14'
(Italia 2009, b/n e colore. 14')
Regia., sogg. scenegg. Luciano Emmer; musiche eseguite da Andres Segovia;
Il breve film su Goya, è una rivisitazione del suo dittico del 1950 Goya. I
disastri della guerra/La festa di Sant'Isidoro, per i quali Andres Segovia,
amico di Emmer, fece dono dell'esecuzione di due lunghi brani di Albéniz e
Tarrega. Con questo aggiornamento Emmer ha voluto rendere giustizia al suo
lavoro originario, che era stato completamente stravolto dalla distribuzione
americana.



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Sabato 15 febbraio 2014 - RAI 3 - dalle 1.05 alle 7.00 (355')
LA LUNGA VITA DI OFELIA

KINETTA 94' v.o.
sott. it. prima visione TV
(Id., Grecia, col., 2005)
Regia: Yorgos Lanthimos
Con: Evangelia Randou, Aris Servelatis, Costas Xikominos, Youlika Skafida,
Hector Kaloudis
Esordio di del regista greco Yorgos Lanthimos. Un poliziotto, un fotografo,
una cameriera d'albergo, simulano in varie pose progressive la scena di un
delitto per tentare di risolverlo. Film che non crede più neppure al luogo
del delitto, che si affranca anche dal falso ritorno incarnato da qualunque
set, da qualunque ripresa, da qualunque visione. Il cinema diventa coazione
a ripetere di una detection doppiamente improvvisata, dagli attori e dal
film. Il set stesso è 'falsato', improvvisato come falso. L'efferatezza
della rimessa in scena, con la ragazza che più di una volta viene davvero
ferita, è l'ulteriore livello di rifalsificazione di una troupe
fantasticata. E nella fisica degli scontri ecco danzare selvaggia e insieme
ipnotica una camera a mano che non ha nessun dogma da seguire se non
l'istinto
mobile di un occhio continuamente stupito dagli eventi, come se fosse
all'oscuro
di tutto, vibrante e barbarico ma quasi inserito per caso nello spazio degli
eventi. L'azzurro e il rosa slavati aggiungono una tonalità perversa e
misteriosa a questo film silenzioso (pochissimi dialoghi) e assordante, che
si apre su un'azione già in corso e si chiude senza titoli di coda, nella
perfetta coscienza teorica del non essere mai stati lì (in questo ricorda
l'energia
rocciosa del grande Alexis Damianos). La macchina da presa sovente sembra
smarrirsi, perde gli attori, manca l'azione, precipita nel cono di luce del
suo stesso falso movimento. Nelle miriadi di direzioni intraprese si
staglia, forse, l'informe, tutto ciò che il cinema (non) è.

OPHELIA 99'
v.o. sott. it.
(Ophélia, Francia, 1962, b/n,)
Regia : Claude Chabrol
Con: André Jocelyn, Alida Valli, Juliette Mayniel, Claude Cerval, Robert
Burnier Jean-Louis Maury, Lászlo Szabó Sacha Briquet
Sconvolto dalla morte del padre e dalle nuove nozze della madre con lo zio,
Yvan Lesurf, ragazzo ipersensibile e psichicamente instabile, si identifica
con il principe Amleto e, dopo la proiezione nel suo paese dell'Amleto di
Olivier, organizza una messinscena per accusare la madre e lo zio,
colpevoli, secondo lui, dell'assassinio del padre. Ancora una variazione su
temi shakesperiani, come il precedente L'OEil du malin, dove Yvan è un
mitomane che teatralizza la realtà per modificarla a suo piacimento, ma non
riesce a controllarne gli effetti: la sua pantomima provoca il suicidio
dello zio che muore proclamando la propria innocenza e rivelando di essere
il vero padre del ragazzo.
«Il mio protagonista, Yvan, è un malato che rifiuta la realtà, e cerca di
modellare il mondo esterno a immagine della sua follia, di trascinare gli
altri nel suo gioco. [.] E poiché gli altri sono insoddisfatti della loro
esistenza reale, accettano, tranne la donna che egli ha battezzato con il
nome di Ophélia, che alla fine incarna la ragione trionfante». (C. Chabrol)

HOTEL BLU KAIEN 80' v.o. sott.
it.
(id., Giappone, 2012, col.,)
Regia: Koji Wakamatsu
Con: Arata, Hitomi Katayama, Go Jibiki.
Adattato da un romanzo di Yoichi Funado, il film segue il percorso di un
uomo che, appena uscito di prigione, abbandonerà i suoi desideri di vendetta
verso l'uomo che lo ha incastrato, in seguito all'incontro con una donna
misteriosa che esercita sui due uomini un magnetismo incontrollabile. Musica
di Jim O'Rourke. Inedito in italia.



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