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https://www.agi.it/cronaca/news/2023-01-10/casa-vettii-torna-antico-splendore-sangiuliano-19562435/
Riapre Casa dei Vettii, la perla di Pompei
Di nuovo visibili a distanza di vent'anni gli splendidi affreschi e le
statue della casa forse più nota del sito archeologico. "Qui - ha
spiegato il ministro della Cultura Sangiuliano al taglio del nastro - si
percepisce il valore di quell’unicum che è la cultura italiana”
di Lucia Licciardi
POMPEI DOMUS VETTII
aggiornato alle 12:43
10 gennaio 2023
AGI - Quello della domus dei Vettii è probabilmente il più importante
tra i recenti restauri a Pompei. Non solo perché rende fruibile a
distanza di venti anni dalla sua ultima apertura totale la casa forse
più conosciuta del più conosciuto sito archeologico al mondo. Non solo
perché riporta a nuovo splendore un apparato decorativo tra i più belli
e coerenti degli scavi. Ma soprattutto perché riguarda il complesso
abitativo per intero, come non era mai accaduto prima.
“Pompei è il luogo in cui si percepisce il valore di quell’unicum che è
la cultura italiana”, ha detto il ministro della Cultura, Sangiuliano,
al taglio del nastro questa mattina.
Scavata tra il 1894 e il 1896, la Casa dei Vettii, che costeggia il
vicolo che da lei prende il nome, nella Regio VI, rappresenta uno dei
massimi esempi dell’arte romana del I secolo d.C., grazie soprattutto al
suo eccezionale corredo di affreschi, risalente all'ultima fase della
pittura parietale pompeiana. Oltre agli affreschi e le decorazioni, che
rappresentano miti greci e figure mitologiche greche, la casa è famosa
per le sculture marmoree e bronzee che adornavano il peristilio.
La domus apparteneva a Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus,
probabilmente due liberti, ovvero ex schiavi a cui era stata concessa la
manomissione, cioè l’affrancatura, divenuti poi ricchi con il commercio
del vino. A testimoniarlo, il ritrovamento di due loro anelli con
funzioni da sigillo. Probabilmente avevano acquistato una dimora di
origini più antiche, come testimoniano due capitelli a forma di dado
nell’impluvium in tufo, ma l’avevano ristrutturata e arricchita con
opere d’arte del IV stile, per poi affrontarne un secondo
rimaneggiamento dopo il terremoto del 62 d.C., concluso invece dal
seppellimento dell’intera struttura sotto una coltre di cenere e lapilli
nel 79 d.C. per l’eruzione del Vesuvio.
Chiusa nel 2002 per interventi urgenti di restauro e messa in sicurezza
delle coperture, la domus fu parzialmente riaperta nel 2016, per essere
di nuovo preclusa ai visitatori nel 2020 per una ultima fase dei lavori
che hanno previsto un rifacimento completo delle coperture, il restauro
degli affreschi, in molte parti divenuti quasi illeggibili a causa
dell'applicazione di cera in passato, e di pavimenti e colonnati. La
casa dei Vettii è stata dotata anche un sistema innovativo di
illuminazione a led, per un risparmio di energia e una maggiore qualità
visiva degli affreschi e delle cromie, evitando il danneggiamento delle
pitture. Ripristinato anche il giardino con specie antiche.
Superato il portone di accesso, la casa presenta un vestibolo e due
atri, uno di tipo tuscanico con impluvio e pavimentazione modesta ma
arricchito da due casseforti in bronzo e decorate, attorno al quale
insistevano diverse stanze; e un secondo, cui si accede da un corridoio
che aveva anche la scala di accesso al piano superiore, nel quale si
apriva il quartiere servile. Accanto allo stipite destro della porta,
verso il primo atrio, la vista di chi entra vien subito attratta da una
figura di Priapo che, con il suo membro gigantesco pesato su una
bilancia che nell’altro piatto ha una borsa piena di denaro, doveva
indicare la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa.
Il più noto complesso pittorico della casa si trova nell’oecus (salone)
che si apre sul portico settentrionale del peristilio. Nella zona
superiore delle pareti, riccamente decorate, poeti sono circondati da
Muse, Menadi e Satiri musicanti; nella zona mediana candelabri e tripodi
in oro scandiscono pannelli decorati con coppie di figure in volo. Sullo
zoccolo sono raffigurate sacerdotesse, Amazzoni, menadi e satiri al di
sopra dei quali si aprono quadretti con scene di sacrificio a Diana e
psychai che raccolgono fiori. Ma le scene più peculiari, che danno il
nome alla sala, sono quelle del fregio dipinto al di sopra dello
zoccolo. Una lunga teoria di Amorini intenti alle più diverse attività e
mestieri: fiorai e venditori di corone, fabbricanti e commercianti di
profumi, orefici e cesellatori, fulloni, panettieri e vendemmiatori,
dove quest’ultimi fanno da preludio al trionfo di Dioniso. Il clima è
giocoso e spesso gli Amorini sono rappresentati in divertenti competizioni.
Una zona appartata venne chiamata dall’archeologo Amedeo Maiuri il
gineceo, poiché la sua posizione rimandava a quegli spazi delle case di
età greca destinati agli appartamenti femminili; si tratta di due stanze
finemente decorate, che si affacciano su un giardino porticato e dotato
di vasca. In particolare, nel triclinio è rappresentata la scena in cui
Auge, sacerdotessa di Atena, intenta a lavare il sacro peplo della dea,
viene sorpresa e sedotta da Eracle ebbro. Da questa unione nascerà
Telefo. Particolarmente suggestivo è il peristilio a diciotto colonne
che circondava il giardino, arricchito da sculture adibite a fontane,
dotate di un sistema giochi d’acqua. Qui gli affreschi rimandano a
Dioniso e al suo seguito, secondo modelli iconografici di tradizione
ellenistica. Lungo il portico e tra le colonne s’incontrano il dio, un
Satiro con otre, due puttini in bronzo che sorreggono anatre, due eroti
con le mani legate, un bambino seduto a terra con coniglio, un Satiro
con anfora. Infine, una figura di Pan e una di Priapo che, caduti in
disuso perché danneggiati, furono relegati nella cucina.
A completare il ricco giardino, erano mense, tavolini, vasche in marmo a
cui si aggiungono due pilastrini con doppie erme: su di uno Dioniso e
Arianna, sull’altro un Sileno e una menade. Le sculture trovate sono
state rimosse e conservate all’Archeologico di Napoli, e ne sono state
effettuate copie, oggi collocate lungo i lati del portico. Altra stanza
molto conosciuta è quella denominata Erotica, adiacente all’ambiente del
larario che apre il quartiere servile. Per la sua decorazione con
quadretti ‘a luci rosse’, si è ipotizzato che servisse per la
prostituzione, ipotesi che sembra trovare riscontro nel rinvenimento,
sulla parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione in cui una donna
di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due
assi (Eutychis Graeca a(ssibus) II moribus bellis).
Per documentare il complesso intervento di restauro che ha interessato
questo edificio iconico di Pompei è stato realizzato il documentario
Eterna Pompeii. Il restauro della casa dei Vettii che sarà in esclusiva
gratuita su
itsart.tv a partire da oggi.
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