| C’è anche un’altra Napoli, che non è città del sole e del mare, eppure ha lo stesso fascino della Napoli «vera». È la città «di sotto», un milione di metri cubi di cunicoli e gallerie, decine di ritrovamenti archeologici che spuntano fuori ad ogni metro d’avanzamento della metropolitana. È la Napoli nascosta che, forse, è ancora più affascinante di quella che le galleggia sopra: la parte conosciuta di quelle grotte, è ancora poco nota a cittadini e turisti; la parte inesplorata conserva segreti antichi che gruppi di matti e appassionati, un po’ speleologi e un po’ archeologi, cercano con avidità. La Napoli Sotterranea che i turisti conoscono bene è quella alla quale si accede da piazza San Gaetano, o quella di Michele Quaranta che s’infila sotto Sant’Anna di Palazzo. Erano grotte ben conosciute durante la guerra: parte di quell’immenso patrimonio di 428 ricoveri antiaereo dove i napoletani si rifugiavano. E lasciavano testimonianze sotto forma di scritte e disegni. I circuiti turistici comprendono anche le catacombe di San Gennaro e la Napoli stratificata che si trova sotto la basilica di San Lorenzo Maggiore. Con un po’ di fortuna è anche possibile riuscire a visitare il teatro romano incastrato sotto le fondamenta di largo Santissimi Apostoli. Per infilarsi venticinque metri sotto piazza Cavour, invece, bisogna rivolgersi al Centro speleologico meridionale dove l’ingegnere Clemente Esposito, a dispetto degli anni che imbiancano la barba, continua ad essere un Indiana Jones metropolitano: guizza sotto la città con l’agilità di un ragazzino e va fiero del suo museo del sottosuolo. Ma c’è anche un’altra Napoli «di sotto», quella che i turisti conoscono poco e che, forse, riserva le emozioni più grandi. Sotto la Sanità, tra via Cristallini, via Santa Maria Antesaecula, vico Traetta, ci sono decine di ipogei di età greca: questa zona era considerata sacra e le famiglie aristocratiche costruirono qui la loro valle delle tombe. L’associazione «Celanapoli» di Carlo Leggieri ha aperto alle visite l’«ipogeo dei Togati» in via Santa Maria Antesaecula 126. Si scivola attraverso una lunga scalinata all’interno di un «basso», e si parte per un viaggio nel tempo che si conclude sotto le fondamenta del palazzo, dove cunicoli e grotte nascondono altorilievi di incredibile impatto. A Poggioreale, dietro a un enorme masso franato secoli fa, è stata trovata una grotta dentro la quale, disteso su un blocco di tufo, c’era lo scheletro di un cavatore greco. Era rimasto solo a scavare lì dentro, tra i muri pieni di incisioni e scritte dei compagni: quando l’apertura è stata bloccata dalla frana ha capito quale sarebbe stato il suo destino, s’è disteso e s’è addormentato, nella stessa posizione in cui è stato trovato dagli speleologi una decina d’anni fa. La Napoli «nascosta» s’è manifestata anche sotto le scuole. Dal basamento dell’elementare Bovio a San Giovanni a Carbonara si dirama una rete di cunicoli che passa sotto le antiche mura e arriva nel cuore della città: i bambini della scuola, durante il Maggio del monumenti, diventano ciceroni del sottosuolo. Anche i ragazzi dell’Artistico di via Settembrini hanno imparato a conoscere l’architettura sotterranea che parte dall’istituto e s’infila sotto la città. Al turismo sarà riaperto, tra pochissimo, il tunnel borbonico. Un gruppo di geologi, coordinati da Gianluca Minin, sta completando il lavoro per rendere visibile ai turisti il percorso sotterraneo studiato per le truppe che da Palazzo Reale arrivavano fino al mare, sbucando in via Morelli. Il tunnel negli anni ’50 divenne deposito di auto sequestrate. Poi l’urbanizzazione lo isolò, per cui, ancora oggi, conserva scheletri di «Topolino» e Lambrette d’epoca. Luca Cuttitta e Fulvio Salvi, animatori di «NapoliUnderground», sono tornati da poco in una cavità dell’Arenella, in salita Due Porte: muri affrescati con simboli egizi, colonne scolpite nella roccia e una porta a forma di scheletro, spiegano che laggiù c’era la sede dell’«Accademia dei segreti» di Giovan Battista della Porta. La Soprintendenza, allertata dalla polizia municipale, sta studiando i reperti per datarli correttamente. A coordinare la datazione e la catalogazione dei reperti trovati durante gli scavi della Metropolitana pensa invece Daniela Giampaola della soprintendenza. Sotto via Toledo sono venuti fuori resti di attività agrarie del quarto millennio avanti Cristo: solchi incrociati di aratro, conservati nel tempo da una eruzione vulcanica. In zona c’erano anche frammenti ceramici del neolitico. Le navi greche di piazza Municipio spiegano che lì c’era il porto; e gli ormeggi arrivavano fino all’attuale piazza Bovio. Il simbolo della stratificazione storica napoletana, però, è piazza Nicola Amore. Il cantiere della stazione «Duomo» racconta una storia che parte nel primo secolo dopo Cristo con colonne e fregi di un tempio, passa per il secondo secolo con la lista dei vincitori dei giochi isolimpici. Poi mostra i segni di abbandono perché la zona divenne palude. Fu recuperata solo nel dodicesimo secolo a nuove attività artigianali e, nel 13mo secolo diventò un giardino dove c’era una fontana sulla quale venne raffigurato un corteo di navi. È la magia della Napoli «di sotto», che sa raccontare storie belle e affascinanti: proprio come la Napoli di sopra. Solo che laggiù non ci sono traffico e caos, non ci sono tensione e violenza. Quella Napoli, bella e silenziosa, aspetta solo di essere valorizzata. | |