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Il Muro Finanziere: l’ultima grande cinta muraria della città di Napoli
Published: 25 Aprile 2021 12:35 Updated: 26 Aprile 2021 09:43 Author
Rino Mastropaolo
All’inizio del 1800 a Napoli fu costruita una grande cinta muraria, un muro
lungo oltre 20 chilometri, alto più di tre metri, che circondava e chiudeva
la città da Poggioreale a Posillipo con una serie di Porte di accesso dalle
quali si doveva passare per entrare e uscire dalla città.
Fu appena nel 1827, poco meno di 200 anni fa, che a Napoli fu costruita una
grande cinta muraria per circondare la città e permetterne l’accesso solo
attraverso delle porte controllate. La volle il Re Ferdinando I di Borbone
che il 7 Gennaio 1827 emise un decreto per la costruzione di grande muro
della città per combattere il contrabbando e per far pagare un dazio, una
tassa, per le merci portate in città.
Una vera dogana, per far pagare una tassa a chi portava le merci nella
Capitale del Regno: un lavoro grandioso di cui fu incaricato l’architetto
Stefano Gasse che aveva già realizzato l’Osservatorio Astronomico, e che nel
1825 progettò il Real edificio dei Ministeri di Stato, l’attuale Palazzo San
Giacomo esteso fino al Palazzo del Banco di Napoli, che raccoglieva tutti i
vari Ministeri del Regno sparsi fino ad allora per tutta la città.
Il Muro Finanziere: l’ultima cinta muraria della città di Napoli
Nei vari secoli della sua gloriosa storia la città di Napoli era sempre
stata dotata di possenti mura difensive e contava ben oltre 25 porte di
accesso. Oggi ne rimangono solo 4 ma la nuova e vastissima cinta muraria non
serviva per difendere la città ma bensì per far pagare le tasse sulle merci
a chi le voleva vendere in città e fu chiamato dal popolo il Muro
Finanziere.
Una possente muraglia, alta circa tre metri, larga alla cima circa mezzo
metro, tutta in tufo napoletano circondò in breve la città di Napoli. Ben 20
chilometri di muro racchiusero Napoli partendo dal ponte della Maddalena e
arrivando fino a Largo Sermoneta a Mergellina, passando per le colline di
Capodimonte, del Vomero e di Posillipo.
Il muro aveva tredici ingressi, vere barriere doganali che furono chiamate
Edifici Daziari e ben trentacinque postazioni di guardia. Uno degli Edifici
Daziari perfettamente conservato si trova all’emiciclo di Poggioreale e,
riprogettato dall’Architetto Mario Botta. sarà a breve la nuova stazione
della Metro Linea 1 di Poggioreale
La Grande Muraglia Napoletana da San Giovanni a Mergellina
Il “Muro Finanziere” disegnò la pianta della nuova città di Napoli che in
questi primi anni dell’ottocento iniziò a comprendere nuove zone, oggi
quartieri della città, come Capodimonte, i Ponti Rossi, lo Scudillo, il
Vomero, l’Arenella e Posillipo che erano considerate fino ad allora aree al
di fuori della città.
La grande cinta muraria di Napoli circondò tutta la città partendo dalla
zona dei Granili al ponte della Maddalena, dove c’era il primo edificio
Doganale, e attraversando le paludi a est dove oggi c’è il Centro
direzionale e via Galileo Ferraris, arrivava al cimitero di Poggioreale
risalendo per l’attuale largo Santa Maria del Pianto.
Passando da Secondigliano e Capodimonte
La grande struttura procedeva fino a Secondigliano, allora comune autonomo e
all’attuale piazza Di Vittorio a Capodichino, dove c’era un altro edificio
doganale sopravvissuto, oggi sede dei vigili urbani. Da li poi superava il
cavone di Miano e arrivava al vallone di San Rocco passando vicino al bosco
di Capodimonte.
Da San Rocco il Muro Finanziere saliva verso l’attuale zona dei Colli Aminei
fino allo Scudillo e poi arrivava nella zona detta della Cappella dei
Cangiani da dove riscendeva per l’attuale via Gabriele Jannelli ed arrivava
all’attuale via E.A Mario.
Dal Vomero al Posillipo un percorso nel verde
In queste due strade del Vomero esistono ancora grandi pezzi del muro che
arrivava poi fino a Antignano dove c’è il vecchio palazzetto della dogana e
la targa in marmo che avvisava “”Qui si paga per gli regj censali”.
Poi il muro proseguiva al Vomero per la zona delle Case Puntellate, passando
per piazzetta Santo Stefano e arrivava fino all’attuale via Manzoni
attraverso via Torre Cervati, scendendo poi per le zone di Posillipo fino a
terminare nei pressi di largo Sermoneta a Mergellina.
Un’opera grandiosa, una “Grande Muraglia Napoletana”, che però non risolse
del tutto il problema del contrabbando che continuò a essere praticato in
città anche via mare.
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