La storia seduta in quel caffé. Un secolo e mezzo di Gambrinus.

9 views
Skip to first unread message

Roberto Piantedosi

unread,
Mar 6, 2010, 1:42:43 PM3/6/10
to InfoNapoli...@googlegroups.com
Da Il Mattino del 23/2/10

La sua storia coincide con la storia del costume della Belle Epoque napoletana. Destinato a diventare uno dei centri d'incontro più famosi d'Italia, destinato anche a ospitare i capi di Stato di passaggio nella città, il Gambrinus venne inaugurato, con il nome originario di Gran caffè, poco dopo il 1860. Un anniversario che quest’anno sarà celebrato con una serie di manifestazioni. Il luogo è di quelli che già allora potevano definirsi centralissimi: piazza Plebiscito, l'angolo di via Chiaia e l'angolo di San Ferdinando con la reggia e il teatro San Carlo in prospettiva. Il Gambrinus, dunque, quando nacque era già importante, e lo diventò ancora di più quando riuscì a battere la concorrenza del dirimpettaio «Caffè d'Europa». Si rivelò vincente l'idea del gestore Vincenzo Apuzzo il quale prese l'iniziativa di organizzare, ogni anno, delle favolose feste di Carnevale: la sera di martedì grasso decine di «carri» con a bordo cantanti e musicisti, partivano dallo spazio antistante il caffè e percorrevano le strade principali della città. Dall'alto dei carri, alcuni ragazzini in abiti multicolori lanciavano sulla folla, che si scarmigliava per raccoglierle, centinaia di artistiche bomboniere colme di cioccolatini. Quando, a partire dal 1890, la gestione del Gambrinus (i cui locali sono di proprietà dell'amministrazione provinciale) fu assunta dall'allora famoso Mariano Vacca, si verificò, nell'universo imprenditoriale napoletano, una vera e propria rivoluzione. In quell'anno, proprio in quell'anno, era sorto nella Galleria il Salone Margherita, primo café chantant d'Italia e Mariano Vacca volle collocarsi in pari con i tempi. Si mise all'opera subito, dunque, e si rivolse, per prima cosa, all'architetto Antonio Curri, uno dei più attivi dell'epoca, discepolo del celebre Enrico Alvino. E Curri radunò, a sua volta, un gran numero di scultori e pittori, almeno una quarantina I lavori durarono sei mesi. Marmi, specchi, stucchi, legni, bassorilievi, dipinti, dorature, furono gli elementi di cui l'architetto si servì per articolare la sua opera. E fu sua l'idea di aggiungere alla dicitura di «Gran Caffè» la parola «Gambrinus»: «Gran Caffè Gambrinus» in onore del leggendario re germanico cui una incontrollata tradizione attribuisce l'invenzione della birra Il locale divenne popolare nel giro di settimane. I cocchieri addirittura, praticavano una speciale tariffa per la corsa delle carrozzelle dalla stazione ferroviaria al Gambrinus. Andare al Gambrinus divenne una moda, anche per il richiamo esercitato da un'orchestra, detta delle «dame viennesi» e composta di tutte donne, che eseguiva romantici valzer. Ben presto il rinnovato locale assurse anche a luogo di convegno dei principali uomini di cultura della città. I nomi di poeti come Gabriele D'Annunzio e come Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, di giornalisti come Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, di musicisti come Francesco Paolo Tosti e Mariano Costa, di commediografi come Roberto Bracco e Achille Torelli, di pittori come Vincenzo Migliaro e Eduardo Dalbono, di scultori come Filippo Cifariello, di clinici come Antonio Cardarelli, di avvocati come Giovanni Porzio e Carlo Fiorante sono soltanto alcuni di coloro che, a sera, andavano a intrattenersi al Gambrinus Naturalmente fu della presenza, nelle sue sale, di Gabriele D'Annunzio, che il Gambrinus maggiormente si giovò. Circola anzi un curioso aneddoto basato sulla canzone napoletana «Vucchella» scritta appunto da D'Annunzio e che, musicata da Tosti, fu rilanciata dall'editore Ricordi nel 1904. Un vecchio cameriere del Gambrinus sosteneva infatti di possedere il marmo del tavolino sul quale D'Annunzio, in mancanza di un foglio di carta, aveva scritto, improvvisandoli, quei versi. In realtà il poeta aveva scritto quei versi nella redazione del «Mattino». Ma l'aneddoto è bello lo stesso.


http://www.caffegambrinus.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Caff%C3%A8_Gambrinus

pian...@gmail.com

unread,
Mar 6, 2010, 1:51:48 PM3/6/10
to InfoNapoli Newsletter
Concerti e galà per un anno nel segno di Di Giacomo al Gambrinus.
Napoli, dal 26 febbraio 2010

Da Il Mattino del 23/2/2010

Si dice che Salvatore Di Giacomo alle trattorie di lusso preferisse le
osterie nascoste di Chiaia, dove abitava. Ma era al Gambrinus che
incontrava amici, letterati e artisti, e restò fedele al suo tavolino
anche quando iniziò il declino dello storico caffè di piazza Trieste e
Trento. È anche per questo, oltre alla coincidenza di date – l’uno
nato il 12 marzo, l’altro aperto il 12 maggio 1860 - che il Gran Caffè
festeggia i suoi centocinquant’anni di vita dedicando una parte delle
celebrazioni al grande poeta napoletano. «Di Giacomo è l’artista
napoletano più completo e rappresentativo della Napoli di fine
Ottocento – spiega Giovanni Serritelli, direttore artistico del
Gambrinus – per la sua sensibilità nei confronti della vita cittadina
e per essere riuscito ad esaltare la napoletaneità con un approccio
culturale alto. È uno dei personaggi in cui il Gambrinus si riconosce
di più insieme a D’Annunzio e Viviani». Così il Gambrinus nel suo
salone storico il 13 marzo 2010 (alle 18.30) lo ricorda con l’incontro
«Entusiasmo e melanconia nella Napoli fin de siècle», in cui il
profilo critico di Salvatore Di Giacomo sarà affidato al docente di
Letteratura italiana all’università di Cassino Toni Iermano, esperto
della lingua e della scrittura dell’autore tardo-ottocentesco, mentre
farà da cornice nei locali del Gambrinus una mostra fotografica e
documentaria sul poeta e il Celeste Mascolo Quintet interpreterà
alcune canzoni e poesie digiacomiane ispirandosi alle esecuzioni che
all’epoca eseguiva la musa di Di Giacomo, Elvira Donnarumma.
L’incontro fa parte di un ciclo di conferenze che il Gambrinus
organizza con il patrocinio del Comune e della Provincia di Napoli,
dell’Ente provinciale per il turismo e della Regione Campania e in
collaborazione con l’università Federico II e l’Istituto per gli Studi
Filosofici, dove il 13 maggio si terrà il convegno «Il Gambrinus nella
cultura italiana» con la partecipazione dello storico Giuseppe
Galasso. Ma gli anni di Salvatore Di Giacomo erano anche quelli della
Belle Époque, in cui il Gambrinus fece da culla culturale e artistica
della città: qui si riunivano pittori, scultori, poeti, musicisti e
letterati per comporre, scrivere, organizzare vernissage, ma anche
giornalisti, vignettisti, politici e volti noti della vita pubblica
napoletana. Si punterà anche alla rivalorizzazione in chiave
spettacolare del Caffè, con eventi per tutto l’anno. Si parte venerdì
26 febbraio, alle 21, con i Virtuosi di San Martino in «Napoli sopra e
sotto» (con replica il 19 marzo): una cena e uno spettacolo che
ripropone la «macchietta». Seguiranno, alla stessa ora serale, il 5
marzo il «Galà della Vedova Allegra»; l’11 marzo una serata musicale;
il 12 marzo «Il Circo delle Varietà». Ancora: mercoledì 17 marzo
«Lassamme fa a Ddio», spettacolo su Di Giacomo e altri intellettuali
con Tommaso Bianco e Franco Iavarone e il 26 marzo «Diner d’Époque»,
una cena con menu del 1880. Tutti gli aspetti culturali, artistici e
sociali del Caffè torneranno a vivere. Tra gli altri eventi in
calendario, un premio di pittura, una rievocazione storica in piazza
Plebiscito (il 12 maggio) e, a settembre (dal 4 al 10), una mostra dei
carri di Piedigrotta legati al Gambrinus. Le celebrazioni si
chiuderanno a dicembre con la musica: dai compositori alle «Damine
Viennesi».

Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages