Notizia del 21 novembre 2020
Da:
https://ecampania.it/event/pompei-nella-villa-di-civita-giuliana-ritrovati-due-corpi-intatti/
Pompei, nella villa di Civita Giuliana ritrovati due corpi intatti
Per Osanna si tratta di “una scoperta eccezionale”. Nella stessa domus
realizzati i calchi di tre cavalli
Gli scavi di Pompei riportano alla luce una nuova eccezionale
scoperta. Sono stati ritrovati due corpi intatti di due uomini sepolti
dalla furia devastatrice del Vesuvio nel 79 d.C..
Location di questa nuova scoperta è ancora una volta la villa
suburbana di Civita Giuliana (700 metri a nord-ovest di Pompei) che
già nel 2017 – grazie all’operazione congiunta con i carabinieri e la
Procura di Torre Annunziata finalizzata ad arrestare il traffico
illecito dei tombaroli – aveva restituito i resti di tre cavalli di
razza, uno addirittura bardato con una raffinata sella in legno e
bronzo e scintillanti finimenti.
Così come nella prima campagna di scavo fu possibile realizzare i
calchi dei cavalli, oggi è stato possibile realizzare quelli delle due
vittime rinvenute nei pressi del criptoportico, nella parte nobile
della villa oggetto delle nuove indagini.
Due corpi, pressoché integri di due uomini, un quarantenne avvolto in
un caldo mantello di lana e il suo giovane schiavo già piegato dalle
fatiche della vita.
Una nuova emozionante scoperta frutto dei lavori andati avanti anche
in queste settimane, durante le quali il Parco Archeologico di Pompei
è chiuso causa pandemia da covid 19.
Lo spazio dove sono stati rinvenuti è largo 2,20 metri, ma di cui al
momento non conosciamo la lunghezza, presentava un solaio in legno
come indicato dalla presenza sui muri di sei fori per l’alloggio delle
travi che sostenevano un ballatoio.
L’ambiente è obliterato dai crolli delle parti più alte delle murature
sotto cui compare uno spesso livello riferibile alle successioni di
corrente piroclastica tipiche dell’eruzione del 79 d.C.. All’interno
dell’ambiente è stata rilevata dapprima la presenza di vuoti nello
strato di cenere indurita, al di sotto dei quali sono stati
intercettati gli scheletri.
Una volta analizzate le ossa – a cura dell’antropologa fisica del
Parco che ne ha rimosso la più parte – si è proceduto alla colatura di
gesso, secondo la famosa tecnica dei calchi di Giuseppe Fiorelli, che
per primo nel 1867 ne fu inventore e sperimentatore.
Entrambe erano state sorprese dalla morte durante la cosiddetta
seconda corrente piroclastica, che nelle prime ore del mattino del 25
ottobre investì Pompei e il territorio circostante portando alla morte
dei superstiti ancora presenti in città e nelle campagne. Questa
seconda corrente era stata preceduta da una fase di breve quiete,
forse di una mezz’ora, durante la quale i sopravvissuti sia a Pompei
che probabilmente a Civita, uscirono dalle abitazioni nel vano
tentativo di salvarsi.
PRIMA VITTIMA
La prima vittima, con il capo reclinato, denti e ossa del cranio
visibili, dai primi studi risulta essere un giovane, fra i 18 e i
23/25 anni, alto circa 156 cm. La presenza di una serie di
schiacciamenti vertebrali, inusuali per la giovane età dell’individuo,
fa ipotizzare anche lo svolgimento di lavori pesanti. Poteva dunque
trattarsi di uno schiavo. Indossava una tunica corta, di cui è ben
visibile l’impronta del panneggio sulla parte bassa del ventre, con
ricche e spesse pieghe, la cui consistenza assieme alle tracce di
tessuto pesante, fanno ipotizzare che si trattasse di fibre di lana.
Accanto al volto sono presenti alcuni frammenti di intonaco bianco e
lungo le gambe frammenti della preparazione parietale del vano.
SECONDA VITTIMA
La seconda vittima ha una posizione completamente differente rispetto
alla prima ma attestata in altri calchi a Pompei: il volto è riverso
nella cinerite, a un livello più basso del corpo, e il gesso ha
delineato con precisione il mento, le labbra e il naso, mentre si
conservano le ossa del cranio. Le braccia sono ripiegate con le mani
sul petto, secondo una posizione attestata in altri calchi, mentre le
gambe sono divaricate e con le ginocchia piegate. La robustezza della
vittima, soprattutto a livello del torace, suggerisce che anche in
questo caso sia un uomo, più anziano però rispetto all’altra vittima,
con un’età compresa tra i 30 e i 40 anni e alto circa 162 cm. Questa
vittima presenta un abbigliamento più articolato rispetto all’altra,
in quanto indossa una tunica e un mantello. Sotto il collo della
vittima e in prossimità dello sterno, dove la stoffa crea evidenti e
pesanti pieghe, si conservano infatti impronte di tessuto ben visibili
relative ad un mantello in lana che era fermato sulla spalla sinistra.
In corrispondenza della parte superiore del braccio sinistro si
rinviene anche l’impronta di un tessuto diverso pertinente ad una
tunica, che sembrerebbe essere lunga fino alla zona pelvica. Vicino al
volto della vittima vi sono frammenti di intonaco bianco,
probabilmente crollati dal piano superiore.
LA STOFFA
A 1 m circa ad est dalla prima vittima e a circa 80 cm a est della
seconda, nel corso dei lavori di scavo si sono rinvenuti altri fori;
anche in questo caso si è colato il gesso rivelando la presenza non di
vittime bensì di oggetti, forse persi durante la fuga. L’esplorazione
manuale di questi “vuoti”, poi la forma rivelata dal gesso hanno
mostrato che si tratta di cumuli di stoffa con grosse e pesanti
pieghe; in particolare il cumulo vicino alla vittima 1 sembra essere
interpretabile come un mantello in lana, evidentemente portato con se
nella fuga dal giovane “schiavo”.
LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO FRANCESCHINI
LE DICHIARAZIONI DI MASSIMO OSANNA
“Una scoperta davvero eccezionale – sottolinea il direttore Massimo
Osanna, da settembre 2020 alla guida anche della direzione generale
dei musei pubblici – perché per la prima volta dopo più di 150 anni
dal primo impiego della tecnica è stato possibile non solo realizzare
calchi perfettamente riusciti delle vittime, ma anche indagare e
documentare con nuove tecnologie le cose che avevano con sé
nell’attimo in cui sono stati investiti e uccisi dai vapori bollenti
dell’eruzione”.
Secondo quando ipotizza Osanna i cavalli erano stati preparati per “un
comandante militare o un alto magistrato”, forse un esponente dei
Mummii, blasonata famiglia romana dell’epoca imperiale, visto che
sempre nella stessa villa sono stati ritrovati i resti di un muro
affrescato con il nome graffito di una fanciulla, la piccola “Mummia”,
appunto.