Villa Rosebery
Il Parco
Villa Rosebery, estesa su una superficie di mq. 66.056, si sviluppa in
declivio verso il mare, con un dislivello di circa quaranta metri.
Nella parte più bassa del parco si trovano i fabbricati denominati "Casina a
mare" e "Piccola foresteria", prospicienti il porticciolo.
In posizione più elevata la "Grande foresteria". Proseguendo, nella
zona nord, si incontra la costruzione più antica, la Palazzina
Borbonica, composta da numerose sale di rappresentanza.
Tutto il resto del territorio è sistemato a parco. Dai viali percorsi
da pini secolari e monumentali cipressi si osservano bordure e siepi,
costituite prevalentemente da essenze della macchia mediterranea quali
allori, bossi, mirti, lentischi e filliree. Palme di vario tipo,
washingtonie, phoenix e chamaerops, arricchiscono le aiuole insieme a
bellissimi esemplari di cycas revoluta. Numerose le specie di piante
succulente come le aloee e le agavi americane ed esemplari esotici
quali il philodendro selloum e la strelitzia nicolai dal particolare
fiore bianco.
Il percorso del lungomare che va dalla "Peschiera" fino al confine con
la proprietà Barraco è allietato da siepi di pittosporum tobira dai
profumatissimi fiori, spalliere di bouganvillea, oleandri, hibiscus ed
altre fioriture policromatiche, che ben si adattano al mite clima
partenopeo.
Il parco di Villa Rosebery ha subito nel corso dei decenni
modificazioni significative: ad una iniziale rigidità, dovuta anche
alla presenza di aree coltivate, è subentrata gradualmente una
maggiore libertà compositiva, con la creazione, già a partire
dall'epoca borbonica, di un giardino dal disegno elaborato.
Successivamente la moda inglese, che sopprimeva ogni riferimento
geometrico, ha ulteriormente condizionato l'architettura del parco,
soprattutto nella impostazione delle aiuole fiorite, con l'inserimento
di bordure miste di arbusti, erbacee perenni e piante annuali disposte
ai margini dei prati secondo una concezione più armoniosa e naturale.
Le aiuole intorno la Palazzina Borbonica si esprimono, infatti, in
forme morbide, arricchite da esemplari di camelie e corbezzoli su cui
svettano lecci secolari. Sullo sfondo il tempietto neoclassico
accentua l'aspetto romantico del parco.
La storia
La proprietà su Capo Posillipo che dal 1897 prende il nome di "Villa
Rosebery", ha origine nei primi anni dell'Ottocento. Si deve
all'ufficiale austriaco Giuseppe De Thurn, brigadiere di marina per la
flotta borbonica, la creazione della proprietà tramite l'acquisto e
l'accorpamento, a partire dal 1801, di alcuni fondi terrieri contigui.
Nella zona più alta e panoramica, che sarà poi detta del "Belvedere",
il conte Thurn fece edificare una piccola residenza con cappella
privata ed un giardino; tutto il resto della tenuta fu invece
destinato ad uso agricolo, con ampi vigneti e frutteti, e ceduto in
affitto a coloni. Nel decennio dal 1806 al 1816, con la momentanea
destituzione dei Borbone dal Regno di Napoli ad opera delle truppe
napoleoniche, la proprietà del conte Thurn venne confiscata
dall'amministrazione francese; fu in seguito acquisita dal restaurato
regime borbonico e quindi restituita nel 1817 al conte.
Dopo aver ottenuto un indennizzo per i danni economici causati dal
periodo della requisizione, nel 1820 Giuseppe Thurn decise di mettere
in vendita la Villa.
Il valore del fondo intanto era in crescita poiché in quegli anni si
andava realizzando lungo la collina di Posillipo una lunga strada di
collegamento tra Mergellina e Bagnoli: una nuova via progettata per
rendere agevolmente praticabile - anche in carrozza - una zona prima
impervia e raggiungibile soprattutto via mare.
La strada vi assecondava la tendenza a favorire lo sviluppo della
città di Napoli verso occidente secondo i progetti già elaborati da
Ferdinando IV di Borbone e attuati in buona parte da Gioacchino Murat.
Quando dunque nel marzo 1820 la principessa di Gerace e il figlio don
Agostino Serra di Terranova acquistarono la proprietà di Capo
Posillipo, la zona si prestava bene ad essere trasformata da fondo
prevalentemente agricolo a villa residenziale.
L'uso agricolo, che poteva fruttare rendite non trascurabili, in
realtà non fu completamente abrogato, ma alcuni locali prima
utilizzati esclusivamente dai coloni vennero ristrutturati per essere
convertiti ad uso di residenza e rappresentanza. I lavori di riassetto
della tenuta - che prese il nome di "Villa Serra marina" - furono
affidati ai gemelli architetti Stefano e Luigi Gasse che intervennero
anzitutto sul casino del Belvedere (oggi Palazzina Borbonica),
trasformandolo in elegante residenza dei nuovi proprietari, e sul
cosiddetto "Casino Gaudioso", una casetta rurale che si trovava
nell'estremità meridionale della proprietà che, adeguatamente ampliata
e ristrutturata, avrebbe assolto la funzione di grande foresteria.
Interventi di minore impegno furono effettuati anche sulle due casine
a mare, che restarono tuttavia destinate ai coloni. Sono dunque gli
interventi dei Serra a determinare in buona parte l'assetto della
villa così come la conosciamo oggi. Morti la principessa e il figlio
don Agostino, nel 1857 gli eredi vendettero la proprietà a Luigi di
Borbone, comandante della Marina napoletana; da questo momento la
villa fu detta "la Brasiliana" in onore della moglie di Luigi, sorella
dell'imperatore del Brasile.
Il nuovo proprietario volle far recintare completamente la tenuta,
spesso utilizzata per incontri galanti; ne cancellò quindi
definitivamente l'originario carattere agricolo sostituendo alle aree
coltivate un grande parco alberato, e la dotò di un porticciolo.
L'ambiguo comportamento tenuto da Luigi di Borbone nell'estate del
1860, nel momento della crisi del regno di Napoli di fronte
all'avanzata garibaldina, causò il suo esilio in Francia e di
conseguenza la vendita della "Brasiliana".
La acquistò un facoltosissimo uomo d'affari, Gustavo Delahante, che la
tenne fino al 1897 senza tuttavia effettuarvi lavori di particolare
rilievo. Il successivo passaggio di proprietà testimonia del sempre
maggiore interesse dei forestieri, gli inglesi in particolare, per le
residenze della zona di Posillipo.
Il compratore fu infatti, nel 1897, lord Rosebery, eminente uomo
politico britannico che nel 1894-95 era stato primo ministro nel suo
paese. L'acquisto della villa coincise con il suo temporaneo ritiro
dalla vita politica per dedicarsi a tempo pieno agli studi
storico-letterari. Villa Rosebery si trasformò quindi in un luogo
riservato e appartato, chiuso rispetto alla mondanità della alta
società napoletana e viceversa aperto a pochi studiosi e buoni amici
del lord inglese. Ma non potendo più contare sui frutti dell'attività
agricola ormai dismessa da tempo, la manutenzione della villa era
divenuta dispendiosa per lord Rosebery che la frequentava raramente,
pertanto l'inglese - che nel frattempo era tornato all'attività
politica - decise di disfarsene. Signorilmente si accordò con il
governo inglese per una donazione, che fu perfezionata nel 1909.
La villa fu però utilizzata solo sporadicamente come luogo di
villeggiatura degli ambasciatori inglesi in Italia, dopo alcuni anni
pertanto anche il governo britannico optò per una cessione a titolo
gratuito, questa volta allo Stato italiano.
L'atto di donazione che sancì il passaggio della proprietà al nostro
Stato fu firmato nel 1932 dall'ambasciatore del Regno Unito e da
Benito Mussolini. Diverse proposte di destinare la villa ad uso
pubblico non ebbero seguito, fu quindi messa a disposizione della
famiglia reale per i soggiorni estivi. Così nel 1934, alla nascita
della primogenita del principe ereditario Umberto, la residenza prese
il suo nome e divenne "Villa Maria Pia". Dal giugno 1944, nominato
Umberto luogotenente del Regno, Vittorio Emanuele III si trasferì
nella villa con la consorte Elena: vi rimarrà fino all'abdicazione e
alla partenza per l'esilio in Egitto, il 9 maggio 1946. Recuperata
dallo Stato italiano dopo un breve periodo di requisizione nel 1946 da
parte degli eserciti di occupazione alleati, la villa fu concessa fino
al 1949 all'Accademia Aeronautica. Rimase quindi vuota e in abbandono
per diversi anni finché una legge del 1957, includendola fra i beni
immobili in dotazione alla Presidenza della Repubblica, non ne
determinò la rinascita.
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Le visite a Villa Rosebery non sono consentite ai privati; è possibile
richiedere visite solo in casi particolari (es. delegazioni di giornalisti,
ecc.).
Per un'eventuale richiesta contattare
la Presidenza della Repubblica Italiana (Quirinale)
06/46991
e chiedere dell'Ufficio "Tenute e Giardini".
> dahttp://www.quirinale.it/residenze/villarosebery/villarosebery-a.htm
>
> Villa Rosebery
> [.....]
Altre informazioni sono disponibili ai seguenti link
http://www.inaples.it/ita/dettaglio.asp?idp=325&cod=4&om=1
http://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Rosebery