Un record di chiese sconsacrate

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Mar 3, 2013, 3:07:23 AM3/3/13
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Un record di chiese sconsacrate



di Achille della Ragione

È da tempo che a Napoli si parla di restituire alla pubblica fruizione
le tante chiese del centro storico, che versano in completo stato di
abbandono e di degrado, sdegnate persino dai ladri che hanno asportato
spesso anche statue ed altari.
La Curia nel 2011 ha emesso un bando: “Chiese da riaprirsi” con
l’obiettivo di affidare ad associazioni il compito di restituire alla
città, alla cultura e all’artigianato luoghi da decenni non più
accessibili.

Ma fino ad ora solo poche sono state assegnate: tra queste la
basilica di San Giovanni Maggiore, affidata all’Ordine degli
Ingegneri, che organizza concerti, conferenze e convegni, lasciandola
libera la domenica per attività di culto.
Da allora quel tratto di via Mezzocannone ha riacquistato una vitalità
ed un fermento culturale incidendo positivamente anche sul contesto
sociale ed economico.

Il terremoto del 1980 inferse un colpo mortale al patrimonio artistico
napoletano.
Da allora molte, moltissime chiese, anche di primaria importanza, sono
negate alla fruizione del pubblico e dei turisti.

Le chiese di una città sono la testimonianza del suo glorioso
passato, ma soprattutto possono costituire un potente volano di
sviluppo perché in grado di attirare, come ai tempi eroici del Grand
Tour, un esercito di forestieri.

Il calendario realizzato con tanto amore dal fotografo Listri e
sponsorizzato dalla Sovrintendenza può determinare uno scatto
d’orgoglio e può far capire, anche al grande pubblico, la necessità di
provvedere all’incuria che si trascina con tracotanza ormai da troppo
tempo.

È un grido di dolore che si leva disperato affinché questi sacri
templi possano tornare alla stupefatta ammirazione dei visitatori.

Si tratta di edifici più o meno noti come Sant’Agostino alla Zecca o
Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, come la Sapienza o Santa Maria
del Popolo agli Incurabili, ma anche le altre, prima di essere
depredate ed abbandonate a vandali e ladri, hanno costituito un
tassello fondamentale nella storia della città: Sant’Aspreno ai
Crociferi, l’Immacolata a Pizzofalcone, San Giuseppe a Pontecorvo, la
Scorziata, la Disciplina della Croce, i Santi Severino e Sossio, i
Santi Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi, Santa Maria Vertecoeli.

Bisogna mobilitarsi per salvare e soprattutto bisogna fare presto.
Su queste chiese che dovranno ospitare attività sociali aleggiano
leggende e miti, con vergini e draghi che vogliamo rammentare assieme
a cenni su quando e da chi furono edificate.

Partiamo da quella già assegnata, San Giovanni Maggiore, che nel I
secolo fungeva da tempio pagano, fatto erigere dall’imperatore Adriano
in onore di Antinoo. Nel IV secolo poi l’imperatore Costantino
trasformò il tempio in chiesa che volle dedicare a San Giovanni
Battista per essere poi arricchita da quadri e suppellettili.

La chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli sorge su una piccola altura
dove vi era un boschetto utilizzato spesso per le sfide a duello e
dove molti pensavano che vi fosse la tomba della sirena Partenope,
fondatrice della città e conosciuta dal popolino come “’a capa ‘a
Napule”.

Un’altra leggenda ci parla di un’edicola votiva pendente da un
albero, davanti alla quale una donna sterile venne ad impetrare la
grazia di un figlio, che dopo poco nacque e venne battezzato col nome
di Agnello, in vernacolo Aniello, il quale da grande ascese alla
gloria degli altari. Questa chiesa verrà destinata a Centro per
informazioni turistiche.

Alla stessa destinazione verrà adibita anche la chiesa dei Santi
Cosma e Damiano ai Banchi Nuovi, entrambi medici.
Essa venne edificata nel 1616 dall’associazione dei barbieri e la cosa
non deve destare meraviglia, perché a quell’epoca e per lungo tempo
questi artigiani svolgevano anche attività sanitarie.

Trecento vergini di nome Immacolata frequentavano nel ‘500 una
chiesetta denominata del Rosario, sulla collinetta di Pizzofalcone,
frequentata dai soldati spagnoli lì acquartierati.
Nel 1850 il re Ferdinando II la fece completamente riedificare ed in
ricordo dell’antica frequentazione le impose il nome di Immacolata a
Pizzofalcone. Essa verrà adibita a centro polifunzionale per fornire
servizi ai Quartieri Spagnoli.

Orefici e gioiellieri, quasi tutti genovesi, fondarono nel 1857 in
via Medina una chiesa, San Giorgio dei Genovesi. Oltre a questi
artigiani molto ricchi vi era una vasta colonia di liguri, abilissimi
nell’attività di ristoratori. Infatti ai napoletani piaceva molto la
carne alla genovese.
Cuochi e camerieri si recavano a pregare nella cappella
dell’infermeria di Santa Maria la Nova prima dell’edificazione della
loro chiesa, la quale divenne famosa perché sull’altare maggiore
troneggiava un dipinto raffigurante San Giorgio mentre trafigge un
drago. A breve diverrà sede di una biblioteca pubblica.

In via Medina si trova anche la celebre chiesa della Pietà dei
Turchini, fondata nel 1592, a cui era annesso un orfanotrofio i cui
componenti erano avviati allo studio della musica indossando un abito
talare di colore turchino.
Tra gli allievi vi fu il grande Alessandro Scarlatti e nella chiesa fu
dato l’ultimo saluto ad Aurelio Fierro.

Nella sede del vecchio conservatorio è prevista la nascita di un
laboratorio musicale.
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