Giulio Baffi, Teatri di Napoli. Origini, vicende, personaggi e curiosità dei
teatri di prosa, Roma, Newton Compoton, 1997, pp. 55 – 60.
Al San Ferdinando si giunge percorrendo tutta via Foria, lasciandosi alle
spalle il popolare quartiere della Sanità, quello in cui nacque Totò, quello
in cui Eduardo fece vivere tanti suoi personaggi, quello i cui suoni ed i
cui colori ispirarono la scrittura di questo grande autore ed attore. Si
prosegue avanti, verso le palme dell'Orto Botanico, fiancheggiando palazzi
malandati i cui cortili celano magnifici giardini segreti semiabbandonati.
Si passa oltre la mole severa della Caserma Garibaldi e […] la via Fridiano
Cavara […]. La traversa successiva è via Giuseppe Antonio Pasquale, in fondo
vi si vede la sagoma del Teatro. […]
Eduardo aveva aperto il suo teatro ricostruendone le macerie acquistate
subito dopo la guerra. Voleva saggiamente far rivivere la storia di un
teatro glorioso e popolarissimo, sorto nel cuore della sezione Vicaria alla
fine del millesettecento. La data dell'apertura dell'antico Teatro San
Ferdinando, chiaramente dedicato al Re Borbone, non trova concordi tutti gli
storici. Benedetto Croce la fissò al 1790 mentre Vittorio Viviani dice della
sua inaugurazione nella stagione invernale 1797-98.
A Promuovere la costruzione del nuovo teatro fu secondo Benedetto Croce il
notaio Gaetano Francone in società con Pasquale Pignata e Giuseppe Di
Giovanni, attori del San Carlino, Vittorio Viviani l'attribuisce invece al
principe Ripa Francesconi di Columbrano, mentre Giovanni Artieri sostiene
che fu costruito per volontà dei principi Ripa Franconi di Colobrano,
Fiorino, Santobuono e Torchiarolo.
Una leggenda popolare invece vuole che il teatro sia stato fatto costruire
per volontà dello stesso re Ferdinando IV, Re nasone , unitamente ad un
palazzo in cui alloggiare una sua figlia malata e bisognosa dell'aria
salubre di quei siti lontani dalla città, o addirittura per una sua amante.
Certo è che quando il 4 agosto del 1790 fu proposto chiamare futuro edificio
Teatro Ferdinando IV la Deputazione dei Teatri diede parere negativo
sentenziando che "non è stato costruito per il Real comando e a spese Regie"
e propose invece di imporre, come era abitudine in quegli anni, il nome di
un santo.
A realizzare il progetto fu chiamato l'architetto Camillo Lionti e la spesa
per realizzarlo fu di circa 39000 ducati. Il San Ferdinando aveva una vasta
platea ellittica, quattro ordini di palchi, cinque per ogni fila, arredati
con tredici poltrone, ed un palco reale. Un secondo palco era riservato alla
famiglia del sovrano che lo frequentò con assiduità.
Per inaugurare il teatro fu data un'opera di Domenico Cimarosa, e per lungo
tempo il teatro fu prestigiosa meta delle serate dei nobili napoletani.
Il San Ferdinando fu poi sede del teatro di Adamo Alberti che invano cercò
di legarlo a commedie di teatro in lingua; decadde rapidamente e nel '48
diventò un teatro per filodrammatici.
Fin quando vi si insediò, scritturato dagli impresari Bartolomeo e Golia,
"don Federico Stella" attore popolarissimo che vi debuttò con Tenebre e
amore , un dramma di Crescenzo Di Maio.
Federico Stella rimase incontrastato padrone di quel palcoscenico per quasi
quarant'anni, cedendo il passo soltanto per poche sere, durante il periodo
natalizio alla Cantata dei pastori, durante il periodo pasquale alle Sacre
Rappresentazioni della passione e morte di Cristo, e durante il carnevale
alla irresistibile comicità di Antonio Petito.
Durante quegli anni Federico Stella fu un vero maestro di teatro per più
generazioni di attori, la sua inventiva non conosceva limiti, la sua
capacità di improvvisare e risolvere le situazioni impreviste era
leggendaria, così come la sua gentilezza e la sua capacità di ridere degli
scherzi. Come in ogni compagnia che si rispetti infatti erano all'ordine del
giorno gli scherzi che gli attori si facevano durante le recite. Una volta
Crescenzo Di Majo gli fece saldare la spada al fodero ed attese che venisse
il momento della "scena madre" in cui lo Stella furibondo doveva sguainarla
per trafiggere il collega Giuseppe Pironi. Dopo aver tentato invano di
estrarre la sua spada Federico Stella con uno sguardo furibondo gli voltò le
spalle dicendogli "anche alla mia spada ripugna il tuo sangue".
Il Pironi d'altra parte fu un "cattivo" odiatissimo dal suo popolarissimo
pubblico che, durante gli spettacoli gli tiravano contro ogni sorta di
oggetti o lo apostrofavano con terribili insulti minacciandolo di aspettarlo
'a parte 'e fore per fargli jettà 'o sango. Qualche volta, dopo lo
spettacolo, dovette intervenire addirittura lo Stella per placare la folla
inferocita che assediava il San Ferdinando.
Stella, che riuscì come nessun altro ad eccitare e trascinare il suo
pubblico in una vertiginosa altalena di sentimenti, fu dunque il re di quel
teatro fino al 20 settembre del 1926, ultima sua rappresentazione in La
bella di Portacapuana . Aveva allora ottantaquattro anni, ed in quegli anni
il San Ferdinando fu, come scrive Giovanni Artieri, "arena di vicende e
passioni sceniche nelle quali la plebe di Napoli, attanagliata nella lotta
tra il bene e il male per sette o otto atti, veniva liberata dal vindice
intervento del "dito di Dio ".
Il San Ferdinando continuò a mantenere il suo carattere di teatro popolare,
dando spazio ad altri attori come Amedeo Girard o come Salvatore De Muto,
leggendario Pulcinella che fu vicino ad Eduardo De Filippo il giorno dell'
apertura del ricostruito San Ferdinando.
Intanto il teatro era passato dalla sceneggiata, dove primeggiava la
Compagnia Cafiero-Fumo, al cinematografo, perdendo il suo prestigio e il suo
nome. Diventò teatro Principe vide impoverire il suo pubblico. Fino
all'agosto del 1943 quando un bombardamento lo ridusse ad un cumulo di
macerie.
Quelle macerie cariche di storia e di passione le comprò Eduardo De Filippo,
il 25 febbraio del 1948, per la somma di tre milioni. I lavori di
abbattimento di quei ruderi e quelli di ricostruzione durarono fino al 22
gennaio del 1954, quando Eduardo presentò al suo pubblico Palummella zompa e
vola di Antonio Petito.
Fu finalmente il teatro di Eduardo: un teatro tra i più belli e moderni
della città. Un accogliente ridotto, capace di ospitare mostre, dibattiti e
soprattutto di accogliere un numeroso pubblico prima e dopo lo spettacolo è
disposto su tre livelli raccordati da una doppia scala di marmo. Incassato
nella parete sinistra del livello centrale fa bella mostra un grande
Pulcinella di marmi policromi disegnato da Titina De Filippo.
Quattro scalinate portano alla sala, una platea molto accogliente, in
leggero declivio verso il palcoscenico, come per un abbraccio che leghi
pubblico ed attori, sopra una fila di palchetti che invece dell'abituale
numerazione hanno i nomi di personaggi del teatro napoletano, Stella,
Cammarano, Petito, Trinchera, più in alto la balconata.
In compagnia con Eduardo e, naturalmente Titina, c'erano attori come Luisa
Conte, Tina Pica, Amedeo Girard, Ugo D'Alessio, Pietro Carloni, Gennarino
Palumbo, Thea Prandi, Nino Veglia.
La prima "stagione" del ricostruito San Ferdinando iniziò dunque con la
Palummella dell'inaugurazione, furono poi messe in scena Miseria e nobiltà
di Scarpetta, Signorine e Addio mia bella Napoli! di Ernesto Murolo,
Monsignor Perrelli di Starace, 'A pace d'a casa di Domenico Petriccione,
Mese mariano di Di Giacomo, 'O professore di Libero Bovio, Pronti vengo
di Rocco Galdieri, 'O cumitato di Costagliola e Chiurazzi, Montevergine di
Domenico Romano, Don Giacinto e 'A figliata di Viviani, Sarà stato
Giovannino di Paola Riccora e Natale in casa Cupiello.
Un panorama a tutto tondo insomma, a cui si aggiunsero negli anni i titoli
meravigliosi di tanti autori italiani e stranieri ma soprattutto quelli che
hanno formato il teatro di Eduardo amatissimo dal pubblico napoletano. […]
Chiuso negli anni ottanta e per lungo tempo rimasto magazzino di memorie e
ricordi teatrali oltre che sede di parte dell'archivio storico di Eduardo De
Filippo, nel 1996 il teatro è stato donato da Luca De Filippo al Comune di
Napoli perché venisse restaurato e riconsegnato al pubblico napoletano.
Il 30 settembre 2007, dopo molti anni di restauri ed ingenti investimenti,
il San Ferdinando ha finalmente riaperto i battenti con La tempesta di
Shakespeare, nella traduzione in napoletano barocco fatta da Eduardo nel
1984. Il teatro appena inaugurato è stato immediatamente incluso fra gli
spazi utilizzati dal prologo del Teatro Festival Italia.
Il Mercadante Teatro Stabile di Napoli, dall’ottobre 2007, lavora
alacremente per riportare il San Ferdinando ad un’attività “ordinaria” nel
tempo più breve possibile, ma contemporaneamente senza deludere le
aspettative della città sulle ambizioni di quel Teatro, così carico di
storia e di prestigio.
Il percorso immaginato per la stagione 2008-09 prevede ulteriori tappe di
avvicinamento all’obiettivo finale, un tragitto che, opportunamente
aggiornato, sulla scorta dell’esperienza fin qui fatta, tiene conto delle
opportunità creative e di programmazione già avviate.
È opportuno ribadire quanto più volte sottolineato, circa la “vocazione
naturale” del Teatro di Eduardo, in relazione anche alla complessità sociale
del quartiere circostante per confermare la necessità di cercare fin dall’inizio
una relazione positiva con la città che lo accoglie, attraverso iniziative
laboratoriali, di promozione e di informazione che coinvolgano la
collettività in maniera ancor più diretta della programmazione spettacolare.
L’ambizione del Teatro Stabile di Napoli è quella di collocare il Teatro San
Ferdinando al centro di una fitta rete di relazioni creative, sociali,
umane: aprire, insieme all’apertura fisica del Teatro, uno “spazio pubblico”,
una “casa” della città, laboratorio permanente di creazione artistica che si
relazioni quotidianamente con le persone, i gruppi, le associazioni che a
vario titolo e a diversi livelli di impegno hanno ugualmente improntato la
propria attività alla promozione civile e alla crescita culturale della
comunità.
L’attenzione sarà inizialmente concentrata sulle potenzialità espresse dal
quartiere, per poi allargarsi verso uno “sconfinamento” nei quartiere Sanità
da una lato e Borgo Sant’Antonio Abate dall’altro, entrambi molto prossimi
al San Ferdinando e a via Foria.
Un’attività alla quale il Mercadante dedicherà notevoli energie e che vede
già impegnati in maniera forte e diretta i nuovi componenti del Comitato
Artistico, Valeria Parrella, Lorenzo Pavolini e Francesco Saponaro, che
contribuiranno, ognuno per il proprio specifico, a qualificare e arricchire
la proposta complessiva.
Dopo l’inaugurazione del 1 ottobre 2007, con La tempesta di Shakespeare
tradotta da Eduardo De Filippo e interpretata dalla Compagnia
Marionettistica dei Fratelli Colla, le attività del Teatro San Ferdinando
sono proseguite, sempre in ottobre, con alcuni spettacoli compresi nel
programma del Prologo del “Teatro Festival Italia” e - tra dicembre 2007 e
gennaio 2008 - con la ripresa di Falstaff. Un laboratorio napoletano,
diretto da Mario Martone e interpretato da Renato Carpentieri e da un gruppo
di giovani attori e alcuni ragazzi del carcere minorile di Nisida.
Sempre nel corso del 2008 il San Ferdinando è stato sede dei laboratori di
preparazione dello spettacolo ‘A sciaveca di Mimmo Borrelli, per la regia di
Davide Iodice (produzione del Mercadante che ha debuttato alla 51a edizione
del Festival dei due Mondi di Spoleto) e di due rappresentazioni dello
spettacolo finale del terzo movimento del progetto Arrevuoto. Scampia |
Napoli. Nel mese di giugno, infine, il Mercadante, in occasione della prima
edizione del Napoli Teatro Festival Italia, ha presentato nella storica sala
eduardiana due coproduzioni: L’inseguitore di Tiziano Scarpa per la regia di
Arturo Cirillo e Chie Chan e io adattamento di Giorgio Amitrano, da un
romanzo di Banana Yoshimoto per la regia di Carmelo Rifici.
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TEATRO SAN FERDINANDO
Piazza Eduardo De Filippo, 20 - Napoli
già Piazza Nuovo Teatro San Ferdinando
Botteghino Tel. 081/ 291878