Pixel e Penombra: l’alchimia dell’onirico e del sacro in mostra nella pittura digitale di Mila Maraniello, Napoli, 3-18 ottobre 2025

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Oct 3, 2025, 9:04:52 AM (4 days ago) Oct 3
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Pixel e Penombra: l’alchimia dell’onirico e del sacro in mostra nella
pittura digitale di Mila Maraniello

Complesso Monumentale dell’Annunziata - Salone delle Colonne di Napoli

Dal 3 al 18 ottobre 2025

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Locandina:
Pixel e Penombra: l’alchimia dell’onirico e del sacro in mostra nella
pittura digitale di Mila Maraniello
https://www.comune.napoli.it/flex/tmp/imgResized/T-e878628b0488f1f35aca407532ad7377-650x705.jpg
oppure scaricare il file allegato a questo messaggio.
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Ingresso libero.

• Orari:
Lunedì - 13:00 / 20:00
Martedì-domenica - 8:00 / 20:00

• Vernissage il 3 ottobre 2025 alle ore 17:00

Ci sono mostre che non si visitano soltanto: si attraversano come
sogni, come corridoi interiori che parlano una lingua invisibile.
“Pixel e Penombra”, la personale di pittura digitale di Mila
Maraniello, in programma dal 3 al 18 ottobre 2025 al Complesso
Monumentale dell’Annunziata - Salone delle Colonne di Napoli, è una di
queste esperienze.
Un viaggio nel territorio segreto dove la tecnologia incontra l’ombra
e l’ombra si fa custode di un mistero antico.
Venticinque anni, una laurea magistrale conseguita all’Accademia di
Belle Arti di Napoli, la Maraniello rappresenta una delle voci più
giovani e sorprendenti della ricerca artistica digitale partenopea.
Questa esposizione segna il secondo capitolo del suo percorso
creativo, a due anni di distanza dalla mostra “MyAr” | Napoli, Mystica
et Arcana”, presentata nel Complesso di San Domenico Maggiore e
accolta con grande interesse dal pubblico e dalla critica.
L’artista sembra interrogare i nostri occhi e, più ancora, la nostra
psiche: cosa resta dell’immagine, quando il suo corpo si dissolve in
pixel? E cosa accade all’oscurità, quando si apre a squarci di luce
digitale, rivelando un volto, un simbolo, un presagio?
In questa tensione tra il frammento tecnologico e la profondità
archetipica, tra il codice e la rivelazione, la Maraniello compone un
vero e proprio alfabeto visivo dell’inconscio.
Il titolo della mostra “Pixel e Penombra - L’alchimia dell’onirico e
del sacro”, racchiude già una dichiarazione di poetica.
Da un lato il pixel, unità minima e matematica, simbolo della
contemporaneità che riduce e ricostruisce il reale.
Dall’altro la penombra, spazio di sospensione e di attesa, grembo dove
le immagini non si svelano mai completamente, ma vibrano di segreti.
L’alchimia che l’artista compie è proprio questa: trasformare la
freddezza digitale in materia spirituale, restituire al linguaggio
tecnologico la sua dimensione visionaria, rituale, persino sacra.

La critica di Gianpasquale Greco, che accompagna l’esposizione,
sottolinea la capacità dell’artista di attraversare il limite tra il
sogno e la rivelazione, tra il profano e il sacro.
Scrive infatti: «Circa trenta le opere in esposizione, la cui cifra
stilistica è il pixel come materia pittorica emergente. Un pixel
ampio, sgranato, volutamente dissolvente della forma. Azzardando un
paragone forse anacronistico ma sostanzialmente validabile, si tratta
di essere ‘macchiaioli’ del digitale. Ovvero capovolgere i parametri
della risoluzione digitale, che ha per primo membro dell’equazione
l’elevato numero di pixel e per secondo la nitidezza dell’immagine.
Ancora raccordando tutte le opere in una declinazione comune, si
osserva un carattere di profondo silenzio, suggerito dall’essenzialità
delle composizioni e dalla loro ieratica, tetra, cruda frontalità,
quasi prive di volumetria e di senso plastico. Il silenzio è poi
ulteriormente marcato dall’assenza di azione e movimento, che inchioda
lo spettatore alla contingenza del confronto ravvicinato, suggerito
anche dal primissimo piano di quasi tutti i soggetti, con una
semantica dell’immagine quasi da locandina o manifesto. In “MyAr” |
Napoli, Mystica et Arcana, si era parlato di una costante inquietudine
che, sì, continua ad esserci, ma cambia ragion d’essere. Lì era figlia
della suggestione, spesso sinistra, della leggenda popolare. Qui è
derivata da una dimensione esistenziale legata ai temi di una
spiritualità forse ‘terribilista’ e spaventante, ma sincera».

E non a caso, il vernissage del 3 ottobre alle ore 17:00, arricchito
dai saluti istituzionali di Roberta Gaeta, Consigliera Regionale della
Campania, e dagli interventi di Pino Perna (Presidente
dell’Associazione “Annalisa Durante”) e dell’artista Elio Rumma,
promette di trasformarsi in un rito collettivo.
Le note musicali di Davide Zito accompagneranno i presenti in
un’atmosfera sospesa, mentre la riflessione sarà guidata dal
giornalista e sociologo Giuseppe Giorgio, chiamato a moderare
l’incontro.
In fondo, l’opera di Mila Maraniello sembra suggerire che l’arte
digitale non sia un semplice esercizio di tecnica, ma un varco verso
le zone d’ombra della coscienza.
La penombra è quella che ci abita, che custodisce paure, sogni,
memorie arcaiche.
Il pixel, invece, è il nostro tempo: frammentato, accelerato, smaterializzato.
Metterli in dialogo significa compiere un atto di resistenza poetica,
un gesto di riconciliazione tra l’umano e il tecnologico, tra
l’istinto e l’algoritmo.
Passeggiando tra le opere, ci si sente spettatori e insieme
protagonisti: i volti che emergono dalla sgranatura digitale sembrano
guardarci, giudicarci, talvolta consolarci.
È un teatro silenzioso, un altare laico dove ognuno può riconoscere le
proprie luci e le proprie ombre.
L’alchimia, appunto, non è solo nelle immagini: è nello sguardo che si
lascia trasformare.
Napoli, città di luce e di ombre, di superstizioni e rivelazioni,
diventa lo scenario perfetto per questa esposizione che unisce il
linguaggio digitale a un senso quasi mistico della rappresentazione.
Nel cuore del Complesso dell’Annunziata, tra pietra e memoria, la
pittura digitale di Mila Maraniello svela la sua forza: non
l’illusione di un virtuale sterile, ma la potenza antica di un sogno
che si fa carne di pixel e respiro di penombra.
Un’alchimia che richiama certe misteriose tradizioni partenopee,
quelle che nei secoli hanno intrecciato scienza e magia, arte e
segreto, lasciando nei vicoli della città tracce di esperimenti
visionari e di enigmi che ancora oggi sembrano respirare.
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