CRIMINALITà GLOBALE / LO SFRUTTAMENTO DEGLI OCEANI

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alba.villa

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Apr 30, 2007, 11:55:57 PM4/30/07
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CRIMINALITà GLOBALE / LO SFRUTTAMENTO DEGLI OCEANI
I pirati dei mari
di Pablo Trincia
Le loro navi battono bandiere di paesi poveri o che non riconoscono i trattati
internazionali. Pescano di frodo sfidando leggi e controlli. Comprese specie
tutelate. Ma ben pagate ai mercati. Dal Giappone alla Gran Bretagna
La mattina del 17 giugno 2006, una nave di Greenpeace impegnata nel monitoraggio
del Mediterraneo si imbatte nel 206-Melilla, un vascello che costeggia le
regioni meridionali della Turchia. Seguendo le normali procedure di verifica,
gli attivisti effettuano un controllo sul database del registro internazionale
della Lloyd's di Londra. Il nome non risulta in alcun elenco. In termini
burocratici, quello che hanno di fronte è un vascello fantasma. Nel giro di
qualche ora, la verità nascosta dentro alla nave viene alla luce, in quella che
si delinea come una mescolanza di business illegale e di oscure macchinazioni
della globalizzazione: il Melilla batte bandiera della Guinea e i membri
dell'equipaggio, la maggioranza dei quali coreani, ammettono di trovarsi al
largo delle coste turche per comprare illegalmente carichi di tonno del
Mediterraneo destinati ai ristoranti sushi di Tokyo e Osaka.
 
Nonostante la lunga serie di reati imputabili al vascello pirata - come non
esistere legalmente e trafficare con una specie marina che rischia l'estinzione
- probabilmente proprietario ed equipaggio avevano messo in conto che se la
sarebbero cavata con una multa decine di volte inferiore al loro potenziale
guadagno illecito, nel caso in cui qualcuno li avesse scoperti.
 
Il Mediterraneo e gli altri mari del pianeta sono solcati ogni giorno da navi
come questa: prive di documenti, a volte rubate in acque tropicali da pirati e
organizzazioni criminali, che ne cambiano il nome e la bandiera e le rivendono
sottobanco a società registrate in qualche paradiso fiscale. Spesso dotate di
attrezzature obsolete, mandate avanti da equipaggi mal pagati e inesperti,
rastrellati nei porti del Terzo Mondo, queste navi vengono utilizzate, prima di
affondare o essere demolite, con un solo scopo: rubare più pesce possibile da
rivendere sui mercati internazionali.
 
I pirati del nuovo millennio sono oggi poveracci e disperati che fanno il lavoro
sporco delle multinazionali dell'alimentazione nelle capitali dell'Europa e
dell'Asia. Ma anche e soprattutto flotte di navi regolarmente registrate che,
lontane da occhi indiscreti, pescano più del consentito, partecipando
attivamente al saccheggio indiscriminato dei mari. La pirateria del pesce è
diventata una delle attività illecite più redditizie e meno controllabili del
mondo.
 
"Una volta che hai lasciato la terraferma e ti ritrovi in mezzo al mare, dove
nessuno ti vede, è come se fossi su un altro pianeta, in un posto dove non c'è
alcuna legge", spiega Hèlène Bours, esperta di pesca illegale: "Ma questo è un
fenomeno di cui non si conoscono le dimensioni. Nessuno sa quante navi e
pescherecci ci siano là fuori e quanto pesce sia preso illegalmente".
 
Proprio perchè incontrollabile, il volume d'affari della pesca illegale non è
facilmente quantificabile. Ma per comprenderne le proporzioni bastano le stime
sui danni che arreca a economie ed ecosistemi. Secondo il Marine Resource
Assessment Group (Mrag) di Londra, una società di consulenza che promuove
l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, l'Africa perde ogni anno un
miliardo di dollari a causa delle migliaia di navi che rubano pesce al largo
delle sue coste. Estesa a tutti i paesi in via di sviluppo, la stima sale,
raggiungendo una cifra calcolata tra i 2 e i 15 miliardi di dollari.
 
Se la mancanza di controlli e di un'adeguata legislazione internazionale sono un
problema per mari come il Mediterraneo, in alcune zone dell'Oceano Atlantico
regna l'anarchia. Le acque dell'Africa occidentale sono solcate da un numero
incalcolabile di vascelli stranieri che vi stazionano per mesi, a volte anche
anni interi, pescando e trasbordando il carico su altre navi dotate di
congelatori che fanno la spola con la coste. Oppure transitano per porti
strategici, come quello di Las Palmas, da cui cominciano il viaggio verso i
supermercati europei tonnellate di carichi illegali.
 
Lo scorso anno, i membri di Greenpeace hanno avvistato 92 navi straniere che
pescavano illegalmente nelle acque nazionali della Guinea. La maggior parte di
esse erano cinesi, e non c'è da stupirsi: la Cina, che con 1.723 navi dispone
della seconda marina mercantile al mondo, ha registrato negli ultimi anni un
vero boom del commercio di pesce. Dalla metà degli anni '90 i cinesi spendono il
75 per cento in più per acquistare prodotti ittici, e il commercio al dettaglio
è cresciuto del 200 per cento. Con la domanda in aumento, il business attira
società senza scrupoli che gestiscono flotte private. L'odore di affari è
arrivato anche alle triadi locali, che per anni hanno controllato, in paesi come
il Sudafrica, il traffico di pinne di squalo e di una specie di molluschi molto
ricercata in madrepatria, come l'abalone.
 
Poveri ed estremamente corrotti, i paesi africani sono incapaci di difendere le
proprie zone economiche esclusive (lo spazio di mare entro 200 miglia nautiche
dalla costa). Se poi ci sono anche guerre civili, le navi pirata non si lasciano
sfuggire l'occasione. La Fao stima che al largo delle coste della Somalia,
martoriata da 16 anni di conflitti, ci sia una flotta di circa 700 navi
straniere che sgomitano tra i flutti del mare Arabico per catturare illegalmente
tonni, squali, aragoste e gamberi.
 
Anche a latitudini più fredde la situazione non cambia molto. Secondo recenti
indagini, circa il 30 per cento del merluzzo che arriva in Gran Bretagna per
costituire l'ormai celebre pietanza 'fish and chips', sarebbe pescato
illegalmente. I proventi del traffico vanno a gonfiare le tasche della mafia
russa, che gestisce il business dal porto di Murmansk, nel mare di Barents.
 
Di sicuro i metodi per arricchirsi illegalmente sull'ingovernabile distesa
d'acqua che ricopre due terzi del nostro pianeta non mancano. Chi possiede una
nave può registrarla dove vuole (oggi si può fare anche su Internet) per poche
migliaia di euro. Così, non solo si pagano meno tasse e si evitano controlli, ma
in pratica si acquista una licenza per fare qualsiasi cosa, rischiando poco o
nulla. Basta una breve ricerca per svelare una lunga serie di stranezze e
paradossi.
 
Pur non avendo sbocchi sul mare, dal quale è separato da centinaia di chilometri
di steppe e pianure, la Mongolia dispone di una marina mercantile di ben 61
navi, esattamente come la Francia. Lo stesso vale per la Slovacchia, che ne ha
43 e la Bolivia, a quota 24. Le Isole Marshall, un arcipelago di atolli e lingue
di sabbia quasi invisibili persino sulle mappe del Pacifico settentrionale, ne
hanno 795, il doppio rispetto alla Germania. La Liberia, uscita da soli tre anni
e mezzo da una lunga guerra civile che l'ha scaraventata nel baratro dei dieci
Paesi più poveri del mondo vanta, con 1.687 navi, la terza flotta commerciale
più grande del mondo, superiore a quella di Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia
messi insieme. Come per molti altri casi simili, il 95 per cento delle navi che
battono la sua bandiera è di proprietà straniera. Al primo posto c'è Panama, che
spadroneggia con più di 5 mila navi.
 
A poco o nulla sono servite le iniziative indette dalla Fao e da altri organismi
internazionali, comprese le Organizzazioni regionali per la gestione delle
attività di pesca, per risolvere la piaga della pesca illegale. Restano numerosi
i paesi che hanno preferito non aderire alle convenzioni, e che continuano a
chiudere gli occhi sulle attività illecite dei loro vascelli.
 
Il caso del tonno rosso è un esempio lampante. Nell'ultimo mezzo secolo, la
pesca di tonno nel mondo è passata da 500 mila a circa 4 milioni di tonnellate
annue. Nel Mediterraneo la quota di questa specie pregiata, che può arrivare a
valere fino a 60 mila dollari a esemplare, era stata fissata dalla Commissione
internazionale per la conservazione del tonno atlantico (Iccat) in 32 mila
tonnellate all'anno. Ma stando alle organizzazioni ambientaliste, di tonnellate
ne sarebbero state sottratte ben 50 mila. Il 90 per cento del carico finisce in
gabbie, per essere fatto ingrassare, e poi spedito in Giappone per essere
venduto come sushi.
 
A noi arrivano invece tonni di qualità inferiore, provenienti da mari e oceani
lontani, quando abbiamo i più pregiati a un passo dalle nostre coste. Insieme a
Francia e Spagna, l'Italia è considerata tra i principali responsabili dello
sfruttamento del Mediterraneo. Lo scorso anno l'organizzazione ambientalista
Oceana ha rivelato che decine di pescherecci nel Tirreno meridionale farebbero
uso di reti a deriva, proibite dall'Unione europea, che pure aveva previsto 200
milioni di euro perchè le nostre imbarcazioni cambiassero equipaggiamento,
adeguandosi alle nuove normative.
 
I pirati ce li abbiamo anche noi. Se nessuno li ferma, numerose specie di pesci
potrebbero finire nei libri di storia, soprattutto se ci si aggiunge l'alto
tasso di inquinamento nei mari che minaccia non pochi ecosistemi. Gli
ambientalisti di tutto il mondo hanno sollevato il problema. Sperando che, prima
o poi, intervengano anche i governi. n

http://LeviMOLCA.masterTOPforum.net ; LEVIMOLCAatYAHOOGROUPSdotCOM ; FrancoLeviATtiscaliDOTit ; http://it.groups.yahoo.com/Group/Radicali_Sionisti_Trivoluzione_Artsenu_Era_Ora ;

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Dec 24, 2015, 4:50:53 AM12/24/15
to Incensurati, alba....@virgilio.it
 W la TRI VOLUZIONE W TRI BOOM W l ' INTER ! 
  noi IMPANNELLATI dovremmo comprare almeno UNA Azione  della Nuova TERCAS ,
 Cassa Di TERAMO , per salvare  Abruzzo dai nuovi SISMI . Bacioni . 
 W Marco Giacinto Corrado Passernella , w Italia Unica Rosapugnace Valorace  Possibile . . . .
 grasssie , Buona Pasqua . Ciaolòm ! 
 B"H _ Milano OPERA 40 casa detenzione e pena  A : INFO @ GMFLICK.IT ; NessunoTocchiCaino @ Arte.it ;
 BoninoEmma @ Yahoo.Com . . . Radical.Party @ RadicalParty.Org ; Redazione @ OnuItalia.Com . . . 
 Cara ZAMPA , cari Abeli e Caini , qui sono a ringraziare tutti , specie il Prof. Giovanni Maria Flick :
 nel 1980 e sgg Flick salvò le patrie galere da me . La pena di morte ci vuole . Per ME . Così afferma
 e ripete col suo vecchio gruppuscolo di cameragni Sergio D'Elia . E' questa la occasione per capire ,
 se D-O vuole . E' qui ospite , pare , SUDATH , di Sri Lanka . 21 Marzo 1991 gli uccise a coltellate
 in Piazza della REPUBBLICA MI , Erica Lehrer Grego , nota cardiologa , già vice presidente
 della Comunità Ebraica di MI . Ella aveva capito troppo sulla infiltrazione di CAMORRA CFR
 califfi faraoni re CFR , tramite Annie Di piombo , ENI e GLADIO ATTORI , nella mia parrocchia ,
 la Kehillàh appunto . La posizione di Sudath può aggravarsi , appena salterà fuori : egli fu pagato 
 per assassinare la Signora , e agì NON in modo preterintenzionale , di impulso . Sudath , cuoco ,
 si ubriacava , e la signora lo beccò e sgridò mentre egli per la volta N esima si inciuccava .
 Ma la posizione si potrà invece alleggerire se finfine Rambukkanage Sudath Nishantha Perera
 si decide a ajutare la Giustizia vuotando il sacco , e ricostruendo i fatti che avevano portato Barbone
 Marco a assassinare ,  28 Maggio 1980 , il mio amico e collega Walter Tobagi . Una task force
 è al lavoro e presto partorirà suntino dei dettagli da me assemblati , soltanto 600 paginette .
 Fui criminalizzato prima dell' assassinio di Walter perchè facevo troppo baccano .
 Con linguaggio tipicamente ebraico , il Prof. Avv. Giorgino Bordieri Sacerdoti
 dal 1978 ripete : " Franco Levi è la vera CROCE di noi Ebrei , specie di noi delle Presidenze " . 
 Vicepresidente della Comunità di Mi allora , ( Presidente era Marcello Cantoni Ovadia Moni )
 Giorgino il Principino del Foro e del Buco , ne ha fatta di carriera . Dopo la morte di Walter Tobagi ,
 sono stato criminalizzato perchè PRIMA avevo fatto troppo POCO baccano : " Ah se tu avessi dette
 quelle cose , caro JAL MOLCA Franco Levi , Tobagi sarebbe ancora vivo . . . " .
 Nzomma , grazie a Flick & Co nel 1989 sono stato del tutto scagionato , ma CFR Camorra
 continua la sua OVRA GLOCAL . La ditta Barbone Peres Sereni Rosenzweig Lainati Roberto Jarach
 Bordieri Sacerdoti continua a prosperare e a perpetrare la sua OVRA di carità 
 pur avendo ottenuto il risultato : la ELF TOTAL distruzione delle Comunità e degli Enti Ebraici
 nel Mondo todo tondo . Domattina Sabato 19 DIC 2015 invece di andare al Tempio a pregare ,
 vo al Circo della Stampa a festeggiare il nostro sindacato . ALG FNSI 
 Federazione Nazionale Stampa Italiana ALG Associazione Lombarda Giornalisti compie 125 anni .
 SUCCEDE PROPRIO QUANTO WALTER TOBAGI NON VOLEVA . Ser Licio Gelli è morto sereno .
 Si realizza il suo Piano per la Rinascita ( BAATH ) democratica dell' Italia .
 Giusto quanto Walter Tobagi NON voleva . C' è un INNOCENTE all' ergastolo in Israel .
 Yigàl Amìr sparò a salve per esercitazione , su incarico dello stesso Yitzhàk Rabìn .
 Mandante dell' assassinio è CFR SHIMON PERES , amicone di Giorgino Bordieri Sacerdoti
 & Ciurma . I killer sono i comuni loro amiconi Yoràm Rùbin , Eitan Haber , e Carmi Gillon ,
 amiconi di Marco Barbone e di Doròn Goshen , responsabile della INSICUREZZA della Kehillàh .
 Qui a OPERA ho finalmente incontrato un amico che da sempre sognavo di salutare .
 Da bambino leggevo " Alice nel Paese delle Meraviglie " .
 Oggi ho parlato con il Cappellano Matto , Don Guglielmo , Rev BJW Cave , Bernard James
 William : BJWcbc @ yahoo.co.uk | Bill.James.Cave @ hmps.gsi.gov.uk | Vice-Chairman IPCA
 Europe Inter national Prison Chaplains' Association in Europe www.IPCAeurope.org . |
 Ma Sudath , Sergio Lainati e Marco Barbone hanno tutto sempre fatto da soli . Ciaolòm a todos .
 Salumi e caci . Vs affmo JAL MOLCA FrancoLevi @ Tiscali.it 

 Ciao , Ciaolòm ! Ho firmata la petizione |


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 il tuo nome . Grazie ! FrancoLeviATtiscaliDOTit  
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