Giove.
E' lo Zeus dei Greci, il sommo fra gli dei che, a detta di Omero, faceva
tremare l'Olimpo. Sua madre Rèa lo sottrasse alla bestiale avidità del padre
Crono
(Saturno), che Giove poi detronizzò divenendo a sua volta signore del Cielo
e della Terra. Era rappresentato con aspetto maestoso, il torso nudo e le
spalle
possenti, il fulmine impugnato con la destra, lo scettro e una statuetta
della vittoria nella sinistra. Ai suoi piedi posava un'aquila, nell'atto di
fissare
i grandi occhi del sommo dio. Nella tradizione religiosa latina fu chiamato
Ottimo Massimo Capitolino, dal tempio che gli era dedicato, insieme a
Giunone
e Minerva, in Campidoglio.
gli dèi visti da vicino
.
il Caos - Kronos
In principio era il Verbo, dice la religione cristiana. Per la mitologia
greca, invece, in principio era il Caos, una massa informe di tutti gli
elementi
della natura, aria, terra, roccia, fuoco, vapore. Da questo ammasso, appunto
"caotico", emersero due entità di straordinaria potenza ed energia: Gea, la
terra, ricca di fecondità, ed Eros, l'amore inseminatore di vita. E dall'unione
di questi due portentosi princìpi vitali, il Caos (vale a dire la
confusione)
si trasformò in armonia.
Gea dette vita a nuovi elementi, come l'Etere luminoso, la Notte, Urano che
è il firmamento, Oceano, i Monti, i Ciclopi dispensatori di lampi e tuoni, i
mostruosi Giganti divinità delle tenebre, i feroci Titani.
Il più giovane di questi era Kronos , il Tempo (per i Latini, Saturno), che
spodestò dal regno dell'universo il padre Urano e ne prese lo scettro. Dalla
sua unione con Rea, la latina Cibele, nacquero poi le divinità maggiori dell'Olimpo
da noi più conosciute, fra cui Giove e Giunone.
Ma anche Kronos non ebbe sorte migliore del proprio detronizzato padre:
temendo che i figli da lui generati potessero tramare contro di lui,
cominciò a
divorarli per eliminarne il pericolo.
Da questa fine fu salvato Giove, trafugato e nascosto dalla madre Rea sul
monte Ida, da dove, a solo un anno di vita, ma già dio potente e. adulto,
partì
a sua volta per l'ultima e definitiva vendetta: cacciò Kronos dal regno del
mondo e prese il governo dell'universo e degli uomini.
Una curiosità. Cacciato dall'Olimpo, Saturno (Kronos) si rifugiò in Italia e
precisamente si nascose nel Lazio (Latium), il cui nome deriva dal verbo
latino
latère, nascondersi: sarà per questo che in Italia abbondano... i latitanti?
G i o v e (Zeus)
Fu l'onnipotente re dell'Olimpo, sovrano incontrastato di dèi e mortali.
Come in tutte le religioni, è la personificazione divinizzata delle paure e
delle
angosce dell'uomo: l'incomprensibile tuono assordante, la pioggia violenta
che flagella, sono la sua presenza vendicatrice e punitiva; ma degli uomini
rappresenta anche le debolezze e le passioni. Non il dio cosmico degli
ebrei, lo Spirito universale, ma una divinità molto intrisa dei difetti
degli uomini:
l'orgoglio, l'intrigo, l'infedeltà, l'irruenza, l'ingiustizia. A volte anche
la misericordia.
E' la peculiare caratteristica della mitologia greca, l'antropomorfismo:
ideare, cioè, divinità con sembianze fisiche e caratteriali prettamente
terrene,
a immagine e somiglianza dell'uomo. Giove ne è un considerevole esempio.
Note sono le sue infedeltà coniugali, che irritano e fanno ingelosire un'altra
divinità antropomorfa, la sorella e moglie Giunone: alla quale non mancherà
la fantasia per punire in mille modi poco divini le varie Ninfe, in
altrettanti mille modi corteggiate e amate dall'esuberante infedele marito.
Giove e Teti
di Jean-Auguste-Dominique Ingres
( pittore neoclassico, 1780-1867 )
Museo Granet, Aix-en-Provence
Nel quadro di Ingres riprodotto sopra, la dea Teti, moglie di Peléo e
premurosa madre di Achille, implora il maiestatico Giove in favore del
figlio. Il
re dell'Olimpo vi è raffigurato quasi imperturbabile, ma alla fine
acconsentirà ad esaudire la preghiera della regina del Mare. Il fatto è
narrato nel
Canto I dell'Iliade. Siamo al decimo e ultimo anno di guerra fra Greci e
Troiani; nel campo greco il dio Apollo fa scoppiare un'epidemia, come
punizione
nei confronti di Agamennone che ha rifiutato di restituire Criseide al
padre, che del dio è sacerdote. Agamennone acconsente ma pretende in cambio
la schiava
di Achille Briseide. Al che, l'adirato Achille ( "l'ira funesta" ) giura
che, d'ora in poi, nè lui nè i suoi Mirmìdoni combatteranno più per la
coalizione
achéa. Ed ecco l'implorazione raffigurata nel quadro: Teti prega e ottiene
da Giove che, in quel frangente, i Troiani abbiano il sopravvento sui Greci,
fino a che il figlio non otterrà giustizia con la restituzione della propria
schiava.
Agamennone, resosi finalmente conto delle mutate sorti della guerra,
acconsente a restituire la giovane all'alleato, ma neppure questo gesto
calmerà e convincerà
Achille: solo quando il troiano Ettore gli ucciderà Patroclo, l'amico del
cuore, si indurrà a riprendere le armi contro la città assediata.
__._,_.___
Minerva, figlia di Giove, balzata in armi fuori dalla dolorante testa di
lui. Alla nascita, armata di tutto punto, con elmo, asta e scudo, si
presentò già
adulta al padre, pronta a mostrargli come fosse disposta ad aiutarlo, sia
con le armi, sia con la saggezza che le era propria. Pur col suo
armamentario
guerriero, era soprattutto la dea della sapienza, della vita tranquilla e
operosa, la protettrice dell'intelligenza e di tutte le arti. Quando Giunone
vide che Giove aveva avuto questa figlia senza la propria partecipazione, si
vendicò facendosi "ingravidare" da un fiore: e nacque Marte, il vero dio
della
Guerra, quasi un contraltare a questa dea in divisa ma pacifica, che aveva
donato agli uomini l'ulivo, simbolo sommo della pace.
Fine blocco con virgolette
Fine blocco con virgolette
Fine blocco con virgolette
...
G i u n o n e (Era)
Era una potenza, l'unica dea capace di tener testa all'onnipotente
marito-sovrano. Per proporle di diventare sua moglie e regina dell'universo,
quel bricconcello
di Giove si presentò alla giovane dea sotto forma di volatile, un piccolo
cuculo che le si posò tremante sulla spalla per trasformarsi poi in uno
splendido
dio, il principe azzurro delle favole moderne.
Il loro fu veramente un matrimonio d'amore, anche se contrastato in seguito
da infedeltà, gelosie, ripicche: tutte caratteristiche della natura umana
nelle
quali gli antichi vedevano gli eterni sconvolgimenti di cielo e terra.
Al contrario del marito (specializzato in camuffamenti vari, sotto forma di
cigno, torello, pioggia d'oro), Giunone è il simbolo della fedeltà coniugale
e il modello di moglie: greci e latini ponevano sotto la sua protezione
matrimoni e nascite.
Poiché separazioni e divorzi non li abbiamo inventati noi moderni, anche l'augusta
coppia non ne fu indenne: stanca delle continue performances
erotico-sentimentali
del marito, l'infuriata Giunone si risolse a una separazione, sia pure non
consensuale, e abbandonò il. tetto (anzi l'Olimpo) coniugale. E siccome noi
moderni non abbiamo inventato neanche il "tarallucci e vino" *, il tutto
finì in una riappacificazione, grazie a uno scaltro stratagemma di Giove,
che,
come tutti i mariti infedeli, ricorrono a tutti i mezzi per riportare a casa
la moglie brontolona ma insostituibile (e intendiamoci: vale anche per. le
mogli infedeli).
Nemmeno la politica (degli umani) fu estranea alle continue baruffe degli
olimpici consorti. Giunone parteggiava per i Greci e ce l'aveva a morte con
i
Troiani, perché un loro principe, Paride, aveva offerto il "pomo della
discordia" a Venere e non a lei, designando la dea dell'Amore come la più
bella
(l'altra contendente era Minerva).
Giove, invece, parteggiava per i Troiani, e potete immaginare le discussioni
di carattere. politico che avvenivano fra i due. Niente di nuovo sotto il
sole:
anche loro non erano super partes.
* to reach an amicable agreement
alcanzar un acuerdo amistoso
conclure un accord amical
La toeletta di Giunone
di Andrea Appiani, pittore neoclassico, 1754 -1817
Si noti come il pittore abbia perfettamente riprodotto, nei quattro
personaggi di questo quadro,
(e particolarmente nel profilo di Giunone) il cosiddetto "naso greco", che
non è "aquilino" come molti credono.
Nel 1796 l'Appiani fu nominato ritrattista ufficiale del generale Napoleone
Bonaparte.
Gli affreschi da lui realizzati nel Palazzo Reale di Milano sono stati
distrutti dai bombardamenti anglo-americani durante la seconda guerra
mondiale.
.
M i n e r v a (Atèna)
Era la dea della sapienza, e non poteva che essere figlia del dio sommo e
della Saggezza infusa in lui. Natali più che aristocratici. E quale altra
dea
se non lei, che i greci chiamavano Athéna, poteva essere scelta dagli dèi
per dare il nome alla città che fu culla e nutrice della più prolifica e
speculativa
sapienza del mondo, Atene?
Uno dei simboli di Minerva fu l'ulivo, emblema della pace: perché la dea fu
certamente anche dea della guerra (nacque già equipaggiata con elmo e
giavellotto),
ma lo fu soprattutto della pace. Essa infatti non ama la guerra per il gusto
della strage - differenziandosi in ciò dal fratello Marte - ma per il
trionfo
della giustizia e delle giuste rivendicazioni.
Un altro aspetto della divinità di Minerva è la creatività dell'ingegno,
nell'arte e nel pensiero; ed è a lei, nella mitologia, che si deve il
progredire
dell'uomo nella sua ingegnosità: Athena lo aiutò (anzi, fu lei che
materialmente lo fece) a costruire le prime fornaci, la prima nave, la casa
e il tempio;
gli insegnò ad essere agricoltore e ad allevare il bestiame, ad essere
tessitore e filatore.
E anche lei, manco a dirlo, si occupò. di politica, ma in uno stile più
alto, quasi da politologa, da opinion-maker: inculcò nell'uomo il concetto
di buon
governo .
Fu una dea. nubile: troppo presa fra armi, giustizia, studi e creatività. A
lei "Parthènos" (vergine) il grande Fidia dedicò una statua d'oro e d'avorio
che era custodita nel Partenone (ecco il perché di questo nome) ad Atene.
saluti tutti mitologici!
LFDC