Mi trovo pienamente d'accordo con questa impostazione. Non avevo posto
date intermedie per non chiudere gli ulteriori apporti, ma, appunto
partendo dal declino che inizia con il dopo Augusto, quando nel terzo
secolo le campagne si chiudono in feudi ((anche se li chiamavano ville)
Diocleziano istituisce di fato la servitù della gleba, sorgono mura
attorno alle città e castelli e valli nelle campagne, il medioevo è
iniziato. La pace di Wesfalia, segna appunto, dal lato opposto la fine
dell'idea universalista medioevale. Poi l'illuminismo cancella negli
strati colti della popolazione il pensiero medioevale, fimo
all'irrompere della civiltà moderna, che potremmo, aggiungendo una data,
datare dal 1968. (In sostanza io ritengo che il modo di pensare di un
contadino nel 1960 fosse più vicino a quello di un contadino dell'anno
mille che di un suo nipote adesso.
Ciao
Ad'I
> Condivido. Ed aggiungo che, è dagli anni '80, che penso di scrivere un breve
> testo sulla decadenza ecologico-morale (che ha portato con sè anche quella
> economica) delle campagne. L'agricoltura, che da settore primario (i
> contadini degli anni '50-nei '60 già era cambiato qualche cosa- facevano un
> punto d'onore e d'orgoglio, oltre che garanzia di freschezza, genuinità e
> forse risparmio, ma quest'ultimo punto, tirando le somme, era più apparente
> che altro, che le porzioni del loro vitto che erano comprate fuori
> dall'azienda, dovevano essere il meno possibile), è diventata una pura e
> semplice branca dell'industria chimica e, le campagne, da ultima
> frontiera/rifugio dei galantuomini, a terreno di conquista di gente di pochi
> scrupoli. Non per caso, pensatori che non si limitano alla critica
> qualunquistico-brontolona, ma che propongono delle terapie per risanare la
> società, come i francesi Luois Salleron e Gustave Thibon, parlano di
> "Ritorno al REALE". Ritorno che passa necessariamente attraverso il
> recupero, nel campo ideale, del sano realismo della cultura tomistica, e,
> nel campo più immediatamente concreto, della campagna. Recupero che non vuol
> dire necessariamente una pura e semplice riconversione *TOTALE* al
> biologico, ma che, per dirne una, passa attraverso una limitazione delle
> monoculture. Ma queste sono altre storie.
Interessantissimo il quadro che esponi, ma andiamo per ordine: In
teoria, anche adesso, un piccolo contadino potrebbe vivere
dignitosamente del suo: Il grano adesso tocca medie di sessanta quintali
all'ettaro (un quadrato di cento per cento metri, per i non pratici di
terreni) il mais un centinaio. Col foraggio di due ettari di terreno a
riposo, si potrebbero allevare tre mucche ed i loro vitelli fino ad un
anno, perciò seimila litri di latte e sette od otto quintali di carne.
Scambiando prodotti con altri agricoltori che abbiano altre colture, o
residenti in altre zone climatiche, questo agricoltore potrebbe avere
olio, lana, vino, frutte.
La sua grande difficoltà, quella che in pratica ha ucciso i piccoli
agricoltori degli anni sessanta, verrebbe dai prodotti estra-agricoli.
Magari, acquistando al mercato jeans da dieci euro, e camicie dello
stesso prezzo, per il vestiario senza scialacquare, se la potrebbe
cavare. Però già un automobile sarebbe molto al di sopra della sua
portata, non sarebbe nelle sue possibilità una protesi dentale, magari
con un televisore ce la farebbe, ma non ci sarebbe da allargarsi.
Ecco pertanto la necessità di allargarsi un po', ma non potendo
costruirsi braccia d'acciaio, avrà bisogno perlomeno di una
motofalciatrice. potrebbe farsi arare il campo da terzi, ma se poi
facesse anche erpicare, seminare, e mietitrebbiare il grano, avrebbe una
piccola perdita anziché un guadagno. Allora gli servirà anche un
trattore per almeno compiere le prime due operazioni. In seconda mano
gli costerà poco, ma dovrà avere i liquidi, col prestito agevolato
statale avrà una ventina di anni di rate.
Però, sarà ancora piccolo, avrà bisogno di voltafieno, di autocaricanti,
di mungitrici, ad un certo punto converrà acquistare la
mietitrebbiatrice. Ma nel frattempo, essendo divenuto più grande, il
piccolo trattore che tirava un solo aratro non basterà più, ce ne vorrà
uno più groso col doppio aratro, per poi passare a tre e a quattro.
Un simile processo, si può svolgere solo con la soppressione di
centinaia di migliaia, di milioni di aziende agricole. Sulla terra alla
fine resteranno solo imprenditori agricoli, magari vecchi contadini o
figli di contadini, ma che del vecchio mondo contadino ricorderanno ben
poco, al posto dell'antica saggezza ci saranno diserbanti,
anticrittogamici, concimi chimici, i prati saranno un deserto agricolo.
Certo, qualche passo indietro condivido che sarebbe auspicabile, anche
perché i concimi si fanno con beni esauribili, come il carbone ed il
petrolio, i diserbanti con... Ed l'uso di questi mezzi, inquina,
impoverisce la terra. Impoverisce le anime.
Ciao
Ad'I