> > io stesso Giovanni ho scritto:
> > Non stai seguendo me, non stai leggendo tutti i
> > messaggi e non conosci il filo del ragionamento
> > che seguì Einstein nel 1905.
> > Ripeterò praticamente quanto ho detto, e solo la
> > cosa iniziale che è di fondamentale importanza,
> > utilizzerò altre parole, sperando di essere ancora più chiaro.
> > Einstein nel 1905 all'inizio del suo articolo dal titolo:
> > "L'elettrodinamica dei corpi in movimento", così praticamente
> > ragionò (è Einstein che parla):
> - "ragazzi, data per scontata la simultaneità localmente, perché è
> > solo un problema tecnico, se vogliamo stabilire se un evento
> > simultaneo per Bob, lo è anche per Alice, con Alice che si muove
> > relativamente a Bob, dobbiamo, SUL PIANO FISICO, NECESSARIAMENTE
> > impiegare la luce e la sua velocità, fatta questa premessa, e
> > siccome la velocità della luce non dipende dalla velocità della
> > sorgente che l'ha emessa, e non dipende dalla velocità del ricevente,
> > vi farò vedere attraverso dei passaggi MATEMATICI, che esiste il
> > fenomeno fisico che io chiamo simultaneità relativa, non solo, ma
> > attraverso un'altra serie di passaggi MATEMATICI, vi faccio vedere
> > come si modificano le trasformazioni di Galileo per quindi arrivare alle
> > già note trasformazioni di Lorentz, e che comportano la contrazione
> > cinematica delle lunghezze e la dilatazione cinematica del tempo"
> xxxxxxxxxxxxxxxxxx wrote:
> Einstein never said any of that ! :
>
http://www.phys.lsu.edu/mog/100/elecmovbodeng.pdf
Einstein nel 1905 ha scritto che da diversi sistemi di riferimento non può mai esserci accordo sulla simultaneità degli eventi perché, secondo Einstein, per sincronizzare 2 orologi distanti bisogna NECESSARIAMENTE far ricorso alla luce, e da qui in poi sempre matematicamente ricavandone: appunto la relatività della simultaneità, poi la contrazione cinematica delle lunghezze e infine la dilatazione cinematica del tempo.
Esattamente Einstein scrive che occorre per forza ricorrere alla luce per stabilire cosa si debba intendere per orologi a riposo che camminano sincroni e che si trovano anche in posti separati.
Qui
https://www.roma1.infn.it/exp/webmqc/A.%20Einstein%20-Sull'elettrodinamica%20dei%20corpi%20in%20movimento%20-%201995.PDF
si legge:
- "Se nel punto A dello spazio si trova un orologio, un osservatore che si trovi in A può valutare temporalmente gli eventi nell'intorno
immediato di A osservando le posizioni delle lancette dell’orologio simultanee con questi eventi. Se anche nel punto B dello spazio
si trova un orologio (gli orologi in A e B hanno le stesse identiche proprietà) allora una valutazione temporale degli eventi nell'intorno
immediato di B da parte di un osservatore che si trovi in B è pure possibile. Non è possibile tuttavia, senza un’ulteriore
deliberazione, confrontare temporalmente un evento in A con un evento in B; finora abbiamo definito soltanto un tempo di A ed un
tempo di B, ma non abbiamo definito alcun tempo per A e B complessivamente. QUEST'ULTIMO TEMPO PUÒ ESSERE
DEFINITO SOLTANTO QUANDO SI ASSUMA PER DEFINIZIONE CHE IL TEMPO CHE LA LUCE IMPIEGA PER ANDARE da A a
B è UGUALE al TEMPO CHE ESSA IMPIEGA PER ANDARE da B ad A. Ossia, parta un raggio di luce al tempo di A tA da A verso
B, sia al tempo di B tB riflesso verso A e ritorni ad A al tempo di A tA'. I 2 orologi per definizione camminano sincroni quando
(tB−tA)=(tA'−tB)."
Ma Einstein continua nel medesimo articolo, ovvero sistema 2 orologi alle 2 estremità di un regolo rigido, regolo il cui asse è nella
direzione dell’asse X, quindi gli impartisce un moto di traslazione parallela uniforme a velocità v lungo l’asse X nel senso delle x
crescenti, quindi scrive esattamente:
- "Immaginiamo che ai 2 estremi del regolo (A e B) si faccia uso di orologi che sono sincroni con gli orologi del sistema a riposo,
cioè tali che le loro indicazioni corrispondano sempre al tempo del sistema a riposo nella posizione nella quale esattamente si
trovano; questi orologi sono quindi sincroni nel sistema a riposo.
Immaginiamo inoltre che in corrispondenza di ciascun orologio si trovi un osservatore, e che questo osservatore applichi ai 2 orologi
il criterio enunciato prima (ndr: il criterio citato da Einstein è quello da me riportato appena sopra tra doppie apicette) per il cammino
sincrono di 2 orologi. Al tempo tA parte un raggio di luce da A, viene riflesso in B al tempo tB e ritorna ad A al tempo tA'. Tenendo
conto del principio della costanza della velocità c della luce troviamo:
(tB − tA) = rAB / (c − v)
e
(tA' − tB) = rAB / (c + v)
dove rAB significa la lunghezza del regolo in moto misurata nel sistema a riposo. L’osservatore che si muove con il regolo in moto
troverà quindi che i 2 orologi non camminano sincroni, mentre l’osservatore che si trova nel sistema in quiete interpreterà gli orologi
come procedenti in sincronia.
Vediamo quindi che non possiamo attribuire al concetto di simultaneità alcun significato assoluto, ma che invece 2 eventi che,
considerati in un sistema di coordinate, sono simultanei, se considerati da un sistema che si muove relativamente a questo sistema,
non si possono più assumere come simultanei."
DOMANDA di Giovanni: con riferimento al mio esempio con lo schizzo di inchiostro sul pannello scorrevole verticalmente, Alice, per stabilire che anche per lei, è simultaneo l'evento che Bob riferisce essere per lui simultaneo, ha si o no impiegato: orologi, luce e velocità della luce?
Giovanni.