Rafminimi
unread,Dec 1, 2014, 11:55:00 AM12/1/14You do not have permission to delete messages in this group
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Ulderico Nisticò
ODISSEA DELLA DOMENICA
"Il ritorno di Ulisse", prima puntata, RAI 1 domenica 30, ha poco e nulla a
che vedere con l'Odissea, e non dico per trama e fatti, che è lecito
modificare in un film; dico per lo stile, il linguaggio, le vicende stesse.
Anche questo sarebbe lecito, o per parodia o per rivisitazione; mentre non è
lecito spacciare per Odissea quello che al poema omerico somiglia solo
vagamente.
Nella versione che noi conosciamo dalla filologia alessandrina, i Proci
(mnesteres, pretendenti), in assenza del re ne dilapidano le sostanze e,
dichiarandolo morto e sposandone uno di loro la ritenuta vedova Penelope,
sostituirlo. Ulisse, ricondotto in patria dai Feaci, ed entrato in casa
sotto le spoglie di un mendicante, si rivela al figlio e ad alcuni schiavi
fedeli, e, ingannati i Proci, ne fa strage. Deve tuttavia giustificarsi di
fronte al popolo.
È palesemente un momento storico reale, che vede affievolirsi il potere dei
re, anche a seguito della loro prolungata assenza per la guerra di Troia e i
difficili ritorni. Come spesso l'epica, i poemi omerici narrano la fine del
mondo eroico piuttosto che i suoi trionfi.
L'Odissea è un poema di donne: la sensuale e disperata Calipso, l'ambigua
Circe, la vergine Nausicaa, la sposa e regina Penelope. Questa è il simbolo
del dovere di restare fedele allo sposo e al trono.
Ora, che Penelope, dopo vent'anni di castità, e dopo aver detto di no a fior
di Proci non dico bellocci ma almeno guardabili, si lasci tastare "in mezzo
alle cosce" (testuale, quelle finesse!) da uno sgorbio di cantastorie dal
buffo nome di Eucaristo (Ringraziato), è un'americanata che fa a pugni con
un mito di tremila e più anni.
Del resto, sono tutti assatanati: i Proci si fanno le schiave; la
giovanissima schiava appena arrivata da Troia (caduta dieci anni prima: un
bell'esempio di conservazione in frigo) passa da tutti, da Telemaco al
giornalista; si becca un poco di frustate sulla pregevole schiena, giacché
un tantino di sado-maso non guasta mai, però per curarne le piaghe i diversi
drudi si fanno in quattro. La madre della poveraccia, pur anzianotta,
applica la famosa barzelletta "Quando è guerra, è guerra per tutti", valida
evidentemente anche per il dopoguerra.
Un pochino di film western, ci voleva; ed ecco che si danno alla fuga per i
campi Penelope, Mentore e Telemaco; peccato che non ci sia un inseguimento
da parte della famosa polizia di Itaca in biga; ma spero nella seconda
puntata.
Il linguaggio è ben lontano dall'epica o da qualcosa che le somigli.
Telemaco diventa il "piccolo principe"; qualche parolaccia, ci sta, va tanto
politicamente corretto: "la regina è una p....", veniamo informati.
Il massimo dell'americanata, Ulisse fa naufragio e tra mille isole e coste
capita, guarda caso, a Itaca!
La scenografia e i costumi sono da recita all'oratorio.
Insomma, non è l'Odissea, non è una rivisitazione, non è una parodia (chi
ricorda quella immortale del Quartetto Cetra?). Per carità, nessuno è
obbligato a conoscere Omero, però i responsabili si potevano anche sincerare
da qualcuno che ne sapesse più di loro.
Ulderico Nisticò