On Fri, 09 Oct 2015 17:51:35 +0200, Luigi C. <nob...@nowhere.not>
wrote:
>> Il mondo dell’archeologia mi pare infatti estremamente lento e 
>> riluttante nell’accettare dei cambiamenti di fondo al proprio sistema 
>> di “credenze” (voi se preferite parlate pure di “evidenze 
>> scientifiche“).
>E' la solita storia della scienza "ufficiale" che pare opporsi, o 
>addirittura fare "cover up" delle nuove scoperte degli archeologi 
>cosiddetti "indipendenti"; corsi e ricorsi storici: si diceva anche 20 
>e più anni fa, quando al centro dell'attenzione erano le varie teorie 
>sulle piramidi egizie, Yonaguni, Atlantide e via dicendo.
>Credo che sia solo una questione di prudenza, prima di diffondere 
>notizie.
E' la solita storia dei propalatori professionisti di fuffa, che non
mancano mai di strombazzare i relativamente rari casi in cui
un'ipotesi sostenuta da qualche solitario ricercatore è stata
inizialmente rifiutata dalla comunità scientifica per poi essere
accettata quando si sono rese disponibili delle nuove evidenze.
Ma il fatto che alcune ipotesi valide siano state inizialmente
respinte non significa certo che tutte le ipotesi respinte siano
valide, come pretendono costoro.
Metodologicamente, la non accettazione di ipotesi in assenza di prove
può condurre a respingere qualche ipotesi valida perché ancora non
comprovata, ma l'accettazione di ipotesi in assenza di prove
condurrebbe a dare credito all'innumerevole quantità di puttanate che
tanta gente si cava fuori dalla testa in tutti i campi dello scibile
umano, cioè al ritorno a un'impostazione prescientifica, che guarda
caso è proprio l'aspirazione somma che tutti questi cazzari hanno in
comune.
Del resto, le ipotesi valide inizialmente respinte che questi citano
sempre sono state accettate quando è stato possibile *provarle*.
Ciò che distingue un ciarlatano da un ricercatore serio è che il
ricercatore serio cerca *le prove* della sua ipotesi, perché sa che
questo è il modo per farle accettare, il ciarlatano sbraita
pretendendo di essere creduto senza prove ed equiparando il metodo
scientifico a un sistema di credenze irragionevoli. 
-- 
... e il pensier libero, è la mia fé!