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IL FALLIMENTO INSEGNA?

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Pier Paolo Caselli

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Aug 19, 2023, 10:20:38 PM8/19/23
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IL FALLIMENTO INSEGNA?

Come spesso capita ogni tanto nel mondo della cosiddetta crescita personale, ci si innamora di un determinato concetto e lo si trasforma in un nuovo mantra "educativo", una moda per lo più lucrativa, da cui poi i più scaltri e marpioni formatori, Life coach, etc riescono a tirarci su parecchi soldini grazie a libri, corsi, seminari e chi più ne ha più ne metta.

Da qualche anno a questa parte sembra prendere sempre più piede la retorica che ci vorrebbe vendere l'idea che fallire ci aiuta a crescere. Ed è su questo aspetto che si concentrano questi nuovi paladini del fallimento come input "educativo" usato per volerci convincere di questo presunto assioma.

Io stesso alcune volte mi sono espresso in questo modo, ma ultimamente mi sto rendendo conto che bisogna pesare in modo molto più approfondito le parole per non incorrere in facili fraintendimenti. Fallire non ha un valore formativo in sé, in quanto il riabilitare un fallimento non significa riuscire a recuperare se stessi dal fare continuamente degli errori, quasi sempre gli stessi poi, e poi alla fine riuscire a farcela comunque lungo quello stesso percorso. Così come molto spesso questi nuovi alfieri della "positività" fallimentare vorrebbero venderci questo processo "riparatore" basato sul fallimento.

Fallire è quasi sempre un dramma esistenziale che ci lascia cicatrici profonde, per alcuni addirittura totalmente invalidanti, poiché significa trovare una strada, quella su cui puntavamo ciecamente, irrimediabilmente sbarrata! E questo nonostante tutti gli sforzi messi in campo. Significa non riuscire ad andare oltre quel cammino intrapreso e dunque doversi rassegnare a dover dolorosamente abbandonare quel percorso.

Ed in questo caso l'unico insegnamento di valore, utile sempre ed in ogni caso, che se ne può ricavare è quello di scoprirsi abbastanza forti da essere stati in grado di reggere quello sconquasso e non cedere per riprovare imboccando un nuovo cammino lungo una strada diversa.

Significa ad esempio darsi altre priorità, cambiare il proprio stile di vita, il proprio partner, lavoro, etc dopo che ci si è trovati davanti al bivio che da una parte ci porterebbe verso la strada già battuta e dunque al baratro, a soccombere definitivamente, irrimediabilmente, mentre dall'altra parte ci invita a provare a prendere la direzione che ci porta verso un cambio radicale di traiettoria.

E quí l'ulteriore insegnamento da trarre è che ci siamo dunque terribilmente sbagliati riguardo quello che pensavamo inizialmente. Non esiste altra lezione evolutiva che possiamo ricavarne poiché era il percorso in sé che era del tutto inadatto al nostro intento. Al nostro scopo prestabilito.

Un "fallimento" che ti fa rimanere sempre sulla stessa strada, magari correggendo solo lievemente la rotta di quello stesso percorso, non è un fallimento! Al massimo è un errore di valutazione che può essere semplicemente ricalibrato, riaggiustato, per farti giungere a destinazione senza però compromettere il tuo obiettivo originario. E quello appunto non è un fallimento. È un errore, è uno o più sbagli, che però si possono, anche se con estrema fatica, all'occorrenza riparare per giungere dove già volevi arrivare.

Quando io ad esempio avevo cercato di raggiungere la felicità attraverso la gratificazione economica (più soldi, più beni materiali, più status sociale), avevo fallito su tutta la linea. Avevo fallito perché proprio poco prima del precipizio (ero arrivato a pensare addirittura di autoannientarmi talmente mi sentivo un fallito) avevo compreso che non era quella la strada corretta, e nel momento in cui avevo raggiunto quella consapevolezza, ecco che si era palesato in tutta la sua evidenza esplosiva il fallimento del mio obiettivo come io originariamente lo avevo concepito.

È stato quel fallimento a creare le premesse per il necessario cambio di priorità utile al raggiungimento di quello scopo ultimo da me ricercato in modo totalmente inadatto (la felicità).

È stato dunque il percorso che mi ha portato a riconoscere il cambio di prospettiva, quello che mi ha consentito di cambiare. Non il fallimento in sé. Capisco che può sembrare un ragionamento un po' complesso e di non facile interpretazione, almeno di primo acchito, ma ritengo sia necessario comprendere al meglio la dinamica che soggiace a questo processo, altrimenti si corre il rischio di idolatrare il fallimento ritenendolo evolutivo di per sé senza capire che aggiungere dolore inutile, se non adeguatamente consapevolizzato, non porta alcun reale beneficio, anzi ci allontana da quella scena ideale che vorremmo raggiungere in maniera più diretta, e certamente con il minor danno possibile.

Il fallimento come risultato finale utile, positivo, può portare a farti conoscere meglio come "funzioni", a farti scoprire in modo più esaustivo, e soprattutto concreto, i tuoi limiti ed i tuoi punti di forza. E questi sono certamente quegli aspetti che realmente ti consentiranno, questi sì, di crescere ed evolvere.

Ma per arrivare a questo risultato è più sano cercare di fare in modo di sapersi stimare con obiettività, usando al massimo il proprio buon senso e l'autocritica, cercando se occorre di giungere a degli utili compromessi per andare avanti lungo il proprio cammino con la necessaria cautela che le circostanze spesso impongono, piuttosto che lanciarsi sconsideratamente e con leggerezza verso il prossimo fallimento "evolutivo" convinti che sia sempre una passeggiata di salute che non ci lascerà nessuno strascico non previsto!
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