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Simonetta Po: ex imprenditrice di successo od ennesima narrazione bufala?

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Pier Paolo Caselli

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Oct 16, 2023, 5:55:04 AM10/16/23
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Ci avevo già provato ma come al solito si era dimostrata la sempiterna vittima "evasiva". Anche se i numeri non mentono. 🤷

Rimango ancora una volta in speranzosa attesa. Giusto per capire da quale pulpito si voglia sempre fare i "fenomeni"! 🤡

Cito evidenziandolo dall'articolo sotto riportato: "L’ultimo episodio, molto chiacchierato in questi giorni è quello della giovane Giulia Pedretti, 27 anni, alla guida di un’azienda del settore della sicurezza, che ha diviso il pubblico in tre schieramenti ben definiti: i rosiconi (che non prenderemo in considerazione, in quanto a parte qualche commento di dubbio gusto non hanno elementi utili a portare avanti una discussione), gli entusiasti ad oltranza che non appena vedono l’intersecarsi delle 3 variabili giovane, donna, successo gli parte l’embolo della sorellanza a tutti i costi, i critici (fra cui il sottoscritto) che quanto meno si fanno tre domande nella speranza che qualcuno risponda. Ma nessuno risponderà."

FORBES E I FIGLI DI UN DIO MAGGIORE

Ad aprile di quest’anno, Alessandra de Fazio Presidente del Consiglio degli studenti all’Università di Ferrara ha tenuto un discorso davanti al Presidente Mattarella, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.

Un discorso molto sentito in risposta ai casi di cronaca che fra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo hanno visto diversi ragazzi togliersi la vita, caduti nel vortice di menzogne in cui si erano ingabbiati per non essere in regola con gli esami universitari e non sapere come dirlo a genitori ed amici.

“Non siamo più disposti ad accettare senso di inadeguatezza, depressione o perfino suicidi a causa delle condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance”. Aveva dichiarato Alessandra al Presidente e alla platea di docenti, genitori e studenti presenti all’evento. “Non siamo più disposti a vedere i nostri amici morire perchè si sentono inadeguati”.

Suicidarsi per non riuscire a stare al passo con le aspettative
I dati ISTAT racontano che ogni anno 4mila ragazzi sopra i 15 anni si tolgono la vita. I suicidi nella fascia di età tra 15 e 34 anni sono 468, di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, in altissima percentuale proprio studenti universitari. Tra gli universitari il 33% soffre di ansia, il 27% di depressione. Nelle facoltà più competitive come per esempio medicina, la situazione è ancora più grave con l’incidenza della depressione maggiore da 2 a 5 volte rispetto all’intera platea degli studenti.

Skuola.net, il portale degli studenti più importante che abbiamo in Italia, ha realizzato un’indagine fra circa 1000 ragazzi che lascia davvero sconcertati. Vale la pena leggerla approfonditamente, sebbene cerco di riassumerla riprendendo alcune righe dal portale:

“In circa la metà dei casi, si parla del 16% del totale, la bugia è la regola” mentre “se venisse scoperto dalla famiglia sul reale stato delle cose, il 25% ritiene di poter essere preda di uno stato di disperazione e la stessa percentuale afferma di poter ipotizzare anche un gesto estremo”. A volte si inizia senza un motivo specifico: uno su 3 inizia con piccole bugie apparentemente innocue per allentare la pressione, salvo poi ritrovarsi in una realtà parallela che, per uno su 10, diventa una sceneggiatura dalla quale è impossibile tornare indietro e che richiede di continuare a mentire. La miccia è innescata dall’idea che qualche passo falso possa deludere chi ha scommesso su di loro. In primis la famiglia: circa 1 “bugiardo” su 4 dice di aver nascosto la realtà dei fatti per tranquillizzare i propri genitori. Circa 1 su 5 lo ha fatto per evitare lo scontro in casa. Mentre uno su 10 è ricorso alla bugia per la vergogna di non essere all’altezza del compito che gli è stato affidato.

In occasione di quella giornata a Ferrara, il Presidente della Repubblica replicò garantendo sostegno ai più fragili, con tanto di supporto da parte della Ministra Bernini che promise una proposta di legge per aprire dei veri e propri centri d’ascolto all’interno delle facoltà.

Scusandomi per questa premessa – necessaria per preparare il seguito di questa riflessione – vengo al punto.

Storie di eccellenza imprenditoriale e di cattivo giornalismo
Senza chiamare in causa gli episodi delle puntate precedenti, c’è un format ricorrente in alcuni “giornali di business” in cui certe case history non hanno il merito dell’approfondimento, della “domanda successiva”, ma servono solo ad alimentare uno storytelling dove il successo del self-made-man o della ragazza giovane che ce l’ha fatta da sola scalando startup o posizioni in organigramma sono l’unico obiettivo di chi le pubblica.

In alcuni casi queste storie diventano posizioni in classifica. Forbes ha fatto di questo format il successo delle sue edizioni in giro per il mondo in maniera più o meno sfrontata a seconda dei Paesi in cui viene pubblicato. Un successo che poggia le sue fondamenta sull’egocentrismo e le smanie di protagonismo di perfetti sconosciuti che da un giorno all’altro diventano “giovani più influenti”, “startupper che guideranno il mondo”, e così via.

Giulia Pedretti, “with a little help from my friends”
L’ultimo episodio, molto chiacchierato in questi giorni è quello della giovane Giulia Pedretti, 27 anni, alla guida di un’azienda del settore della sicurezza, che ha diviso il pubblico in tre schieramenti ben definiti: i rosiconi (che non prenderemo in considerazione, in quanto a parte qualche commento di dubbio gusto non hanno elementi utili a portare avanti una discussione), gli entusiasti ad oltranza che non appena vedono l’intersecarsi delle 3 variabili giovane, donna, successo gli parte l’embolo della sorellanza a tutti i costi, i critici (fra cui il sottoscritto) che quanto meno si fanno tre domande nella speranza che qualcuno risponda. Ma nessuno risponderà.

Onde evitare quanto già detto in altre discussioni, ne segnalo due su tutte che hanno colto perfettamente il punto e a cui ho contributo con qualche informazione supplementare: la prima del ruvido Germano Milite amante degli smascheramenti e l’altra di Giulio Xhaet corredata anche da un video

Mi limiterò ad aggiungere che questo genere di articoli servono solo ai giornali che li pubblicano per attirare inserzionisti in cerca di gloria perchè è evidente che da soli, per un motivo o per l’altro non ce la farebbero mai.

Non ce la farebbe Giulia, perchè è figlia di un papà importante che le ha permesso di accorciare le distanze laddove a nessuno studente normale con un genitore normale è permesso. Non ce la farebbe Giulia perchè non ha argomenti e l’intervista in cui si narrano le eroiche gesta di una giovane donna che passa da stagista a CEO in due mosse è un esempio di pessimo giornalismo che mette il microfono davanti alla bocca di chi paga e non fa domande.

Non ce la farebbe Giulia, perchè non ha argomenti. In questa intervista macina due cavalli di battaglia che in bocca ad un “paròn” veneto di 60 anni lo potremmo ancora ammettere, ma da una ragazza così giovane, con studi internazionali, stride come un violino scassato suonato da un cinghiale.

Due motivi per cui questa storia non sta in piedi.
Il primo è quello dei “giovani che non hanno la luce negli occhi”. Senza fare facili ironie, forse quella luce si è spenta quando si sono resi conto che la persona con cui dovevano sostenere il colloquio, titolare di un’azienda, non era esattamente ciò che si aspettavano. Forse a Giulia Pedretti sfugge che non è così frequente trovarsi di fronte a un CEO di 27 anni. A maggior ragione se il livello del colloquio è il seguente:

«Qualche tempo fa cercavo uno stagista marketing per le sedi Italia e Uk. I colloqui li ho fatti io, in entrambi i Paesi. Su 60 candidati solo uno aveva i requisiti. Non chiedevo lauree, master: volevo lingua inglese ed empatia. Alla domanda: su Instagram cosa scriveresti per parlare di Arteak? Il vuoto. Zero entusiasmo, davano l’impressione di essere lì tanto per fare, per accontentare qualcuno a casa. Cosa dire di chi nemmeno sapeva in che settore sta l’azienda?».

Per carità, grande rispetto per un’autostima così alta, ma se fossi in Giulia Pedretti valuterei di far seguire le selezioni a qualcuno che sappia cosa sia una job description e un colloquio strutturato.

Il secondo è quello della donna scavalcata dal maschio patriarca che purtroppo in certe accezioni – come questa – la conversazione assume dei toni talmente imbarazzanti che manda a ramengo tutte quelle volte in cui il patriarcato va davvero condannato e respinto. Ma si sa, un pò di sano #MeToo vale cento volte una specializzazione.

E così, ecco puntuale anche la retorica della donna che col collega maschio incontra i fornitori in fiera che si rivolgono a lui, considerandola una hostess.

«Sono donna e sono giovane: combinazione devastante (ride, ndr). Ironia a parte, sicuramente sì: al primo incontro con i clienti non è raro che le domande le facciano al collega maschio che c’è con me, che magari è il Ceo o magari un funzionario. Allora sono io che mi prendo la parola: certo, che fatica extra. Oppure, alle fiere: c’è chi mi scambia per la hostess e poi fa una faccia così quando vede il biglietto da visita. Sono in partenza per diversi eventi nei Paesi arabi, metto in conto la diffidenza. Non pensiamo che da noi non succeda…».

Ora, un lettore minimamente critico di fronte ad una dichiarazione del genere, farebbe presente che una fiera è il posto per eccellenza dove trovare hostess (giovani e piacenti – e magari su questo ci sarebbe qualcosa da dire, ma la Nostra CEO paladina del femminismo il problema non se lo pone proprio) che accompagnano imprenditori nelle presentazioni di prodotti e servizi e pertanto è quantomeno giustificabile il bias cognitivo.

Cosa invece decisamente rara è vedere una CEO di 27 anni, in Italia come all’estero. E con tutto il rispetto, se questo è l’approccio comunicativo, conoscendo le basi minime della cultura imprenditoriale e maschilista degli Arabi, mi sento di darle un grande e sentito in bocca al lupo per le sue prossime trasferte.

Termino con un giudizio nei confronti di questa stampa strillona: Giulia Pedretti ha tutto il diritto di farsi conoscere e di emergere, di rincorrere Forbes per farsi inserire nelle sue liste (spero gratuitamente), di scimmiottare le polemiche tipiche dell’imprenditore anni 50 che troppo spesso leggiamo sui giornali forse consigliata da qualche consulente di comunicazione che ama seguire i trend dei social, ma su una cosa non si può assolutamente transigere.

La comunicazione tossica che questi giornali continuano a diffondere attraverso “case history” di giovani pargoli di famiglie benestanti a cui vengono offerte opportunità che non sono assolutamente ordinarie e spacciarle per tali. E in seconda istanza, raccontare di “eccellenze italiane” anche se queste alla fine dei conti, hanno la sede a Londra.

Un po’ di rispetto per l’informazione e per chi si deve fare il mazzo vero per ottenere un posto da stagista, tre o quattro volte, prima di ricevere una busta paga da sopravvivenza minima.

Osvaldo Danzi

https://www.osvaldodanzi.it/forbes-e-i-figli-di-un-dio-maggiore/

Pier Paolo Caselli

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Oct 18, 2023, 2:58:23 AM10/18/23
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Uno dei principali fraintendimenti nel mondo del Marketing — e in particolare del creare Autorità?

Cercare di sembrare più di ciò che si è.

Come al solito specifico, non ne faccio una questione di etica, bensì solo pratica…

È stupido perché non serve a niente.

Anzi è contro producente.

Perché così facendo allontaniamo la maggior parte del pubblico, invece che attirarlo…

-Suoniamo antipatici e altisonanti.

-Suoniamo troppo pieni di noi, pomposi e persino ridicoli talvolta.

-Suoniamo… da soli.

Quando invece ci liberiamo di questo fardello, non solo la nostra comunicazione appare immediatamente più autentica…

La vera magia, è che le persone riescono finalmente ad identificarsi in ciò che gli diciamo.

Nessuno si identifica con l’infallibilità.

Tutti si identificano con chi ha le stesse difficoltà da superare.

E si…

Devi essere un faro, una guida, risultare un passo avanti in modo da poter illuminare il cammino di chi ti segue e si affida a te…

Ma UN passo.

Se invece provi a farti percepire DIECI passi avanti sai cosa succede a quella luce?

È troppo distante.

Non si vede più bene.

Appare lontana e fuori dalla loro portata.

Così che cercano una luce a loro più vicina.

Pensa alle cifre delle quali parli ad esempio…

Il tuo target riesce davvero a visualizzarle?

A vederle sue?

Perché spesso si tratta di cifre talmente fuori dal loro immaginario da risultare controproducenti.

E tu magari le stai usando in modo forzato, dicendo praticamente delle bugie.

Se invece non cerchi di apparire più di quanto sei davvero hai due vantaggi immediati:

-Puoi dire la verità.
-Suoni immediatamente più sincero e credibile.
-Le persone si possono rivedere in quella situazione.

Sembra facile no?

Eppure tutti noi, chi più spesso chi meno, cadiamo in questo errore.

Perché tutti siamo talvolta vittime delle nostre insicurezze.

Ma più ci sforziamo di essere ciò che siamo davvero, nel bene e nel male, più avvertiremo una sensazione liberatoria… e più la nostra comunicazione ne uscirà rafforzata ed efficace.

Non è facile, ma prova ad uscire da questa trappola mentale e goditi i risultati.

Anche solo il benessere interiore che ne guadagnerai ne varrà la pena.

Marco Lutzu

Pier Paolo Caselli

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Oct 18, 2023, 7:49:38 AM10/18/23
to
Ok partiamo.

"Hai del tutto arbitrariamente associato il mio successo all'essere stata "imprenditrice" (e basta) all'attività commerciale* che hai preso di mira per diffamare mio marito. Si dà il caso che mai mi sia riferita a quella. Come hai verificato dalla visura, il negozio fu aperto nel 1991, quando avevo 33 anni. [...] Vuoi vedere che dai 20 ai 33 anni ho fatto qualcos'altro?".

Questo ha scritto Simonetta Po. Cercando sui motori di ricerca digitando Simonetta Po e azienda viene fuori solo *Oromania di Simonetta Po. Ma se ha altre attività a lei riconducibili può fornirci gli estremi così possiamo controllare.

D'altronde non si può certo considerare di "successo", e su questo ha totalmente ragione, un'azienda che, se non vi sono altre evidenze che dimostrino una sua diretta gestione, altrimenti non può definirsi "imprenditrice" (è ancora lei che scrive "Il mio (funzionamento cognitivo NDR) mi ha portato a usare le mie energie prima per DIVENTARE imprenditrice, per costruirmi un mestiere e un futuro...." che è stata ceduta, anche se gratuitamente e senza addirittura un valore quantificato come avviamento, con un risultato del genere: Totale attività = 6.800 euro, Totale passività = 13.000 euro e merci in magazzino 85.130 euro!. 🥺

Ma forse abbiamo capito a cosa la nostra Simonetta si riferisce visto che in un altro post scrive: "Sono una ex motociclista, ho lavorato nel settore ricambi auto, mi sono pure divertita un sacco. E quando ho smesso di divertirmi (beata lei che lavorava per "divertirsi" NDR 🤦) ho ceduto la mia quota d'azienda. Di cui ero socia, non "segretaria". Accidenti!! Una donna socia in un'azienda metalmeccanica!! Non sia mai...LOL!!".

Dunque dai che forse ci siamo. La nostra self made woman ultra cazzuta, che lavora solo per divertimento, a 20 anni era già socia di un'azienda che lavorava nel settore ricambi auto. Ed è stata così di successo questa attività che puntualizza orgogliosamente: "L'aver lavorato molto e bene, guadagnato e investito bene e aver realizzato un obiettivo che mi ero data diventa, a suo dire, un vivacchiare di rendita senza muovere un ditino. [...] Il mio obiettivo era RITIRARMI DAL LAVORO ATTIVO A 50 ANNI, e così ho fatto. L'ho fatto perché nei precedenti 30 anni di impegno mi hanno permesso di poterlo fare."

* Ma quí addirittura specifica che: "Io ho raggiunto i miei obiettivi di ragazza verso i 40 anni. [...] Tra i miei tanti obiettivi di ragazza quelli prioritari sono sempre stati: a) raggiungere l'indipendenza economica; b) viaggiare e vedere il mondo; c) raggiungere la tranquillità economica/vecchiaia serena.

Complimenti vivissimi. Già a 40 anni avevi raggiunto tutto questo! C'è gente che nemmeno in una vita ci riesce, ma tu in soli 20 anni, anzi no scusa in in 13, visto che ci hai specificato che ti riferivi al periodo 20-33 anni, hai ottenuto questo risultato! Una superdonna imprenditrice e giocherellona!

Ora arriviamo al dunque. Se non è stato un risultato avvenuto grazie ad Oromania, deve per forza essere quello realizzato nel settore ricambi moto.
Vediamo. Tuo papà di cosa si occupava? Tuo fratello, Ruggero, a domanda specifica sul suo profilo Facebook ha risposto: "Elettrauto prima, fabbricante di marmitte PER MOTO poi."! 😲

Quindi vuoi vedere che tu eri socia nell'azienda del papi!? Naturalmente se non lo eri puoi farci sapere la ragione sociale dell'azienda paterna così faccio una breve verifica? Ma ci scommetto un centone che non serve attendere un tuo riscontro, che sicuramente non arriverà mai, per potersi rendere conto di quello che è fin troppo evidente. Perché sai a questo punto mi viene il dubbio che il tuo millantare doti imprenditoriale eccelse, e "giocose", sia semplicemente, come quasi SEMPRE, il frutto di tuoi giochi di prestigio!

Essere la fortunata figlia di un indubbiamente laborioso e competente padre non è certamente una colpa o una cosa di cui vergognarsi, infatti se così fosse non si capisce come mai tu non ne hai mai fatto menzione, ma non deve essere un qualcosa su cui giocare per attribuirsi inopportuni ed esclusivi meriti. Comportamento questo che solo i cazzari conclamati o le persone insicure ed irrisolte attuano. Ma tu ovviamente non rientri in queste categorie. Tu sei la superwoman che tutti noi dovremmo prendere ad esempio! 😎 Giusto?

Ma se non è così perché ancora una volta hai deciso di correre il rischio di esporti a questa ulteriore umiliazione? Le bugie hanno le gambe corte e prima o poi si scoprono.
Forse avevi timore che si scoprisse che eri semplicemente una figlia di papà a cui piace tanto tirarsela un po' troppo e non volevi si scoprisse dunque quale era invece la reale verità dietro le tue smargiassate? Se è così l'unico risultato che alla fine hai ottenuto è un'altra imbarazzante e ridicola figura rimediata.

Alessia Guidi

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Oct 18, 2023, 12:50:11 PM10/18/23
to
Che brutta cosa l'invidia :-(
Quando poi è associata all'ossessione diventa un'accoppiata mortifera bisognosa di terapia.
Nell'augurare a te, ma soprattutto a tua figlia, di trovare un/a bravo/a terapeuta, ti lascio alcune descrizioni dell'invidia nell'accezione "depressiva" e "ostile".

Buona vita.


https://www.ipsico.it/news/invidia/
Invidia: un’emozione universale ma talvolta maligna
di Dott.ssa Irene Castellani

<<L’invidia è un’emozione universale che sperimentiamo nei confronti di qualcuno **quando valutiamo che il suo successo evidenzi l’inferiorità del nostro status o la nostra sconfitta**. Spesso è diretta verso chi, attraverso una prestazione simile alla nostra, ottiene un risultato che desideriamo per noi: quindi per successi che sono alla nostra portata. **Include generalmente rabbia e ruminazione costante**, basate sulla minaccia allo status.

La funzione evolutiva dell’invidia riguarda l’attivazione della motivazione ad assumere e perseguire comportamenti orientati a migliorare la propria posizione nella gerarchia sociale, oppure a modificare la matrice distributiva delle risorse disponibili. **Tuttavia, si associa frequentemente a stati come ansia, depressione, rabbia, vergogna e risentimento**. E può generare comportamenti deleteri per le relazioni amicali, familiari e coi colleghi, col rischio di danneggiare il proprio funzionamento sociale e lavorativo.

In letteratura troviamo distinzioni tra invidia maligna, benigna, depressiva o ostile. Se l’invidia benigna è paragonabile all’ammirazione e spinge ad un miglioramento della nostra performance, quella maligna diminuisce la motivazione a migliorarsi. In quella depressiva, il confronto con gli altri ci fa sperimentare emozioni come tristezza e abbattimento; **in quella ostile invece si rilevano rabbia e ostilità orientate allo scopo di rovinare l’altro e desiderarne il fallimento, criticandolo, screditandolo o sminuendo l’importanza dell’obiettivo da lui raggiunto**. Può anche essere presente un aspetto di piacere che deriva dal fallimento delle persone oggetto d’invidia.
[...]
L’invidia è spesso associata ad altre emozioni. Ad esempio, rabbia, tristezza, vergogna, senso di colpa, impotenza, ansia, rimpianto e disperazione. Queste possono generare l’adozione di **modalità di fronteggiamento disfunzionali, quali ruminazione, lamentele** [...]>>
Bibliografia:
Leahy, R. L. (2015). Emotional Schema Therapy. New York: The Guilford Press. (Trad. It.: Emotional Schema Therapy. Credenze sulle emozioni e strategie di regolazione emozionale in terapia metacognitive. Firenze: Eclipsi, 2016).

E ancora:
https://tinyurl.com/5yaf9vfr
Di Ilaria Albano
<<L'invidia è un'emozione che appartiene a tutti gli essere umani e, in alcuni casi, può influenzare la nostra esistenza in modo molto significativo [...] La sindrome del papavero alto si verifica quando ci scontriamo con qualcosa degli altri che noi non abbiamo; può manifestarsi a livello comportamentale con il desiderio di emulare il successo osservato, **ma anche con la negazione dei traguardi altrui o con il tentativo di sabotarli.**
L'invidia è un'emozione complessa **che riguarda sentimenti di rivalità, di inadeguatezza e di inferiorità. L'invidia è strettamente collegata alla realizzazione dei singoli obiettivi personali**, ma può toccare anche tematiche più profonde ed esistenziali, come la consapevolezza dei propri valori di vita o **la valutazione della propria autostima, ossia il giudizio che ognuno ha di sé**.
[...] provare invidia è un fenomeno del tutto comune e solo in certe condizioni può considerarsi patologico. [...]
L'invidia è frequentemente associata a emozioni e sentimenti quali ammirazione, **ma anche rabbia, disprezzo, indignazione**. Chi prova disagio nei confronti di persone di successo, può, in effetti, **destinar loro continue critiche e svalutazioni**. La sindrome del papavero alto spesso può racchiudere un generale senso di sfiducia verso se stessi, che si può manifestare con azioni aggressive [...]>>

E ancora:
https://www.psiconline.it/articoli/psicopatologia/l-invidia-patologica.html
di Giorgia Lauro

<<Se l'invidia rimane incontrollata, può determinare dinamiche relazionali intrise da un'energia competitiva spietata. **Quando il rancore dell'invidia è più velenoso, l'oggetto dell'invidia è disumanizzato e odiato.**

E ancora:
https://tinyurl.com/5fman3c2
15 caratteristiche delle persone invidiose
di Ana Maria Sepe
<<L’invidia può celare differenti sentimenti: **senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione, impotenza, odio e rabbia per il successo dell’altro che sembra oscurarci**. Chi tendenzialmente prova invidia non riesce a percepire le sue risorse, potenzialità e possibilità; il suo pensiero **si concentra sullo svalutare l’altro nel tentativo di preservare il suo valore**.

Nella psicoanalisi l’invidia è frutto di una “ferita narcisistica” che ci ha colpiti non tanto nel nostro “Io” ma nell’ ”ideale dell’Io” cioè non in quello che siamo realmente ma in quello che vorremmo essere. Fondamentalmente si invidia l’essere e non l’avere, infatti molto spesso l’invidia non è rivolta alle “cose” (anche non materiali) che l’altro possiede, ma al “potere” dell’altro di averle. Insomma un po’ come se l’altro avesse una infinità di frecce al proprio arco e l’invidioso nemmeno una.[...]
Le persone invidiose sono **iper-critiche, rigide, e giudicanti nei confronti degli altri;** non ammettono che ciascuno di noi è a suo modo diverso, con i propri pregi e i propri difetti, i propri tempi e le proprie peculiarità. Giudicare se stesse in base al confronto con altri.[...]
L’invidioso non è capace di provare sincera gioia per i successi altrui. Il suo apprezzamento appare spesso forzato, poco spontaneo, non naturale. Con una notevole astuzia cerca di sminuire i vostri traguardi ridimensionandoli con dei paragoni. Ma con una falsa obiettività di fondo.[...]
Le persone egoiste usano la manipolazione emotiva per raggiungere i loro obiettivi. Si avvicinano gli altri per estrarre la loro energia e svuotare il loro carico di negatività[...]
Le persone invidiose sono incapaci di provare empatia, incapaci cioè di immedesimarsi negli altri e di coglierne pensieri e stati d’animo, sensibili solo sulle questioni che le riguardano direttamente.
L’invidia può diventare patologica?
Anche se si tratta di un sentimento logorante per chi lo prova, è distruttivo ma non patologico. Diventa malattia in un caso particolare, classificato come “invidia maligna”. E’ una regressione del sentimento al suo stadio primordiale, **caratterizzato da ostilità, avversione, antipatia, odio molto intensi, in cui prevale l‘istinto aggressivo**. Il soggetto identifica ciò che l’altro possiede, non tanto come qualcosa di intensamente desiderato, ma addirittura come qualcosa che gli è stato rubato. **In conseguenza di questa percezione distorta della realtà, l’invidioso si sente deluso e attaccato e, per difendersi, reagisce in maniera ostile. L’aggressività di questi soggetti può essere anche solo emotiva, non necessariamente materiale.**>>



Pier Paolo Caselli

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Oct 18, 2023, 1:17:25 PM10/18/23
to
Come immaginavo, la "difesa" è come sempre il solito ridicolo tentativo di argumentum ad personam. Mai entrare nel merito delle questioni sollevate. Fuggire è la regola, la tua consueta "risposta". Imbarazzante davvero.

Tuttavia appioppare etichette inesistenti o formulare giudizi denigratori che cerchino di colpire chi ha smascherato la propria vera natura togliendoti quella maschera ridicola, non cambia la realtà delle cose e ciò che emerge dalle tue non risposte è che sei stata per l'ennesima volta, e mi auguro sia L'ULTIMA, colpita ed affondata.

Buona vita anche a te. Ed evitami veramente, come hai sempre promesso di fare, ma non riuscendoci MAI, se vuoi evitare di farti ancora una volta del male.

Pier Paolo Caselli

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Oct 18, 2023, 5:28:47 PM10/18/23
to
🫂 IMPORTANTE 🫂
👇 LEGGETE QUESTO POST, FINO ALLA FINE...

Quello che sto per scrivere potrà sembrare un paradosso ma spero che ciascuno di voi ne comprenda il vero significato.

Ricevo quotidianamente, sia in privato che in pubblico, tantissimi ringraziamenti per ciò che faccio. Ovviamente ciò mi fa immensamente piacere ma... NON DOVETE RINGRAZIARMI

La ragione è semplice: la mia missione non si sceglie e non la porto avanti per ricevere gratificazioni o ammirazione. Una missione è qualcosa che va oltre i ringraziamenti e le critiche: è quella forza che ti rende stabile perché la tua visione è quella di un mondo dove le persone potranno prendere scelte più consapevoli.

Semmai, PRENDETE SPUNTO da ciò che vi piace io faccia e dal PERCHE' lo faccia, ma non ringraziatemi!

Identificarmi come paladino della giustizia, come punto di riferimento contro le truffe online o come giustiziere dei fuffaroli del web, sarebbe un errore grave da parte vostra: e vi spiego il perchè...

Mettendomi su un piedistallo, non farete altro che farmi diventare il vostro punto di riferimento e DIPENDERE da me. Bello vero? Sì stupendo. Ma solo per me, non per voi stessi!

Tutte le dipendenze non portano mai a nulla di buono anzi, rischierete solo di diventare "dipendenti" da ciò che io dica o faccia, facendovi manipolare, da me!

E ciò renderebbe me una persona tale e quale a tutti coloro che in realtà combatto: truffatori, fuffa guru e anti fuffa-guru.

Sì, avete letto bene, "anti fuffa-guru": persone che apparentemente si battono per @tutti voi giudicando e criticando i fuffaroli del web ma che in realtà non sono poi diversi da loro.

Non sono mai stato, ne voglio essere considerato, come una prima donna; lascio che siano altri ad elevarsi a divulgatori numero 1 del settore o a giocare a fare i super eroi che combattono la fuffa; lascio che siano loro a considerarsi "il rovescio della medaglia".

Ma fate molta attenzione, perchè due facce apparentemente diverse fanno parte della stessa medaglia: e se la medaglia è "fuffa", lo sono entrambe le facce!

Io oggi non sono solo "A...." il creatore del xxxxxxxxxx ma il Presidente di una Associazione che è "un gruppo di persone" senza le quali tutto ciò non sarebbe mai potuto esistere.

E le aziende, come le associazioni, sono la somma delle relazioni delle persone che le compongono; laddove invece è sempre e solo uno il capo branco, lui sarà il solo ed unico capo e voi sempre e solo il branco; e nessuno di voi credo abba il piacere ad essere paragonato ad un animale, o ad un numero.

Nei 5 anni passati, da quando abbiamo creato questo gruppo, in molti si sono affiancati a noi per provare a riflettere della nostra luce; in molti ci hanno usati e ci hanno profondamente delusi per i propri interessi personali, economici e di personal branding.

Ma come vi dico sempre, nella vita prima o poi tutto torna; e più persone ci feriscono o ci deludono, più troviamo persone di valore che ci affiancano nel nostro percorso.

In molti mi chiedono il motivo per cui ogni qualvolta che qualcuno "mi accoltelli" alle spalle io sorrida sempre e non dichiari loro guerra sui social.

La risposta è semplice: credono di avermi colpito, ma in realtà hanno solo leso se stessi.

Chi si presenta mostrandosi con una maschera, prima o poi si rivela sempre per la sua vera natura quando la maschera cade; è solo una questione di tempo.

Oggi il gradino più alto del podio è pieno di fuffaguru e paladini antifuffa che combattono tra di loro facendosi guerra sui social per dimostrare al proprio pubblico chi è più eroe dell'altro.

Io lascio loro la scena molto volentieri, perchè la verità è che c'è una cosa che la gente ama più del super eroe stesso: vedere il super eroe cadere!

A. N.

Pier Paolo Caselli

unread,
Oct 19, 2023, 7:46:09 AM10/19/23
to
Scusate, per un paio di volte ho scritto "ricambi auto", in realtà da come potete constatare dal post originale, si tratta di ricambi moto. Avevo ricopiato male, oppure è stato il correttore automatico che è intervenuto a correggere il mio scritto.

https://groups.google.com/g/free.it.religioni.scientology/c/A_rFsIZafuY/m/iPjAEjWeBAAJ
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