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Se vuoi puoi, ma solo se sai cosa puoi

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Pier Paolo Caselli

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Nov 2, 2023, 4:44:23 PM11/2/23
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SE VUOI PUOI, MA SOLO SE SAI COSA PUOI!

Oggi nella giornata in cui si commemorano i defunti mi ritorna in mente in maniera dolcemente nostalgica il ritornello con il quale più di tutti, usato a mo' di predica amorevole, mia madre cercava del tutto inutilmente di ammonirmi ed allo stesso tempo incitarmi: "Polin, quando ti metti in testa una cosa non c'è verso che tu non arrivi ad ottenerla!"

Tanto tempo è passato da allora e la saggezza degli anni trascorsi mi ha fatto comprendere che quello che era in effetti vero, ero realmente, e lo sono stato per molto tempo, un gran testardo, e che molte volte ho considerato essere un grande pregio, e cioè possedere questa forte determinazione che mi faceva ottenere ciò che mi ero prefisso, può essere invece un grande difetto se non si riesce a comprendere quanto raggiungere un qualcosa che ci si era cocciutamente messo in testa possa realmente essere un risultato di cui andar fieri, e non rappresentare invece uno sforzo del tutto inutile e spesso controproducente per appagare un ego ancora troppo poco maturo e bisognoso di una puerile gratificazione esterna capace di farlo sentire più vivo ed apprezzato dagli altri.

Queste sono quindi le "regole" che ho imparato da allora e che reputo essere essenziali per poter essere in grado di differenziare le motivazioni concrete e positive, da quelle invece illusorie e traditrici che spesso mi hanno portato ad ottenere vittorie del tutto effimere e qualche volta addirittura rivelatesi nel tempo delle vere e proprie trappole.

SAPERE COSA NON VUOI

Ho sempre avuto una grande ammirazione e rispetto per chi ha capito cosa fare della propria vita. Ci sono persone che fin da piccole hanno compreso quale era la loro missione terrena e sono riuscite effettivamente a percorrere quel cammino senza tentennamenti e ripensamenti fino ad arrivare a quella destinazione da loro sempre prevista e rincorsa. Io ahimè purtroppo non faccio parte di quella categoria di persone. Arrivato alla soglia dei 60 anni, nonostante mi sia impegnato parecchio in questo senso, non sono mai nemmeno lontanamente riuscito ad intravedere in me un talento, o delle peculiarità tali da doverle utilizzare e spendere per poter dare un contributo significativo che mi potesse contraddistinguere in mezzo ai quasi 9 miliardi di individui che abitano questo nostro pianeta.

Dunque ad un certo punto, per evidente incapacità di trovare un bandolo in quel percorso, mi sono concentrato su cosa non volevo fare della mia vita. Ed è stato così che finalmente ho trovato la quadra! Sì perché dove prima annaspavo inseguendo solamente desideri momentanei e scoprendo solo vivendoli che non erano propriamente ciò che mi sarei aspettato, focalizzarsi questa volta su ciò che non ero più disposto a tollerare, soprattutto in ambito lavorativo, mi ha consentito di trovare il mio perfetto inquadramento e bilanciamento esistenziale.

ADATTAMENTO PROATTIVO

Sono fermamente convinto che una delle più spiccate doti intellettive dell' essere umano derivi dalla sua capacità di adattarsi alle mutevoli circostanze esterne. Ma adattarsi nel senso che intendo io non significa subire passivamente, come spesso molti interpretano questo termine, bensì essere in grado, come fa il camaleonte quando deve camuffarsi nel suo ambiente per non essere inquadrato dal predatore che ne potrebbe fare un sol boccone, di approfittare di ogni circostanza per poter non solo sopravvivere ma usare quella situazione a proprio vantaggio per averne un aiuto ulteriore. Ecco perché è solo grazie ad un atteggiamento proattivo, e non certamente passivo, che si può usare una difficoltà per trasformarla in opportunità.

Adattarsi in questo modo porta ad una continua evoluzione e ad imparare lezioni da ogni contesto in cui ci si possa trovare a vivere. Trovare dei sani intelligenti compromessi per riuscire ad attraversare il più possibile indenni delle fasi difficoltose della nostra vita, è il modo più intelligente che conosca per non dover subire delle conseguenze troppo nefaste per il nostro cammino esistenziale.

ACCONTENTARSI OD IMPARARE AD APPREZZARE?

Arrivati a questo punto bisogna prepararsi a fare un ulteriore step, perché a volte le difficoltà della vita ci sfiancano talmente tanto che si rischia di cadere in quella rassegnazione mascherata da saggezza orientaleggiante, che ci fa ritenere che in fondo la tanta agognata serenità sia raggiungibile unicamente grazie ad una ascetica capacità di accontentarsi. No, per me non deve essere così. Certo inseguire inutilmente quello che non siamo oggettivamente in grado di fare od essere, è una inutile e dispendiosa guerra contro i mulini a vento che alla fine prosciuga ogni nostra stilla di energia. E questo certamente è da evitare.

Però dobbiamo anche renderci conto che non è mollando totalmente la presa sulle faticose faccende della vita che riusciremo a riconciliarci con la nostra interiorità più profonda. Ognuno deve e può fare quello che è in grado di fare con i mezzi che ha a disposizione. Questo è il compito che gli richiede la vita. Bisogna semmai imparare ad essere grati ed apprezzare ciò che comunque si ha e si è stati in grado di avere e raggiungere lungo il nostro travagliato cammino con le nostre più o meno limitate forze.

Questo è il sentimento che dobbiamo curare e che ci consente di sentirci in ogni caso appagati del lavoro fin quì svolto. Ma l'accontentarsi non rientra nei parametri di chi invece vuole cercare di essere la miglior versione possibile di se stesso, perché ci fa adagiare in una apatica rassegnazione che non ha nulla di realmente evolutivo.

La vita è una scuola continua a tempo pieno, e non serve a nulla assentarsi o fare finta di partecipare per tirare in qualche modo avanti.

IMPARARE A RISPETTARE I GIUSTI TEMPI

Un'altra sfida che ho dovuto affrontare riguarda la mia impulsività nel voler ottenere un risultato tangibile nel tempo minore possibile. In poche parole ho quasi sempre cercato di forzare i tempi, essendo per mia naturale indole un tipo piuttosto ansioso ed incapace di attendere che le cose maturino da sole. Ma purtroppo è così che in realtà le cose funzionano.

Ho dovuto imparare, spesso molto dolorosamente, che cercare di accelerare gli eventi è un viatico quasi certo per un disastro annunciato.

Ho così scelto di assegnare delle tempistiche a cui attenermi rigorosamente per capire come poter analizzare e giudicare i miei progetti, senza farmi traviare dall'agitazione del momento o da un'eccessiva aspettativa. Se le cose devono andare bene lo faranno seguendo i tempi necessari. Altrimenti se al contrario dovessero invece peggiorare non contrasto inutilmente ciò che è destinato ad essere lasciato andare al suo destino.

RISPETTARE LE PRIORITÀ CHE SI SONO SCELTE

La parte conclusiva di questa lunga dissertazione mi pare giusto dedicarla alle priorità che uno decide di assegnare al proprio imprescindibile giudizio. Una volta scelto su cosa convenga impegnarsi di più bisogna mantenere il timone ben saldo verso quella direzione. Costi quel che costi.

A volte non è semplice essere totalmente coerenti con i propri propositi perché molte possono essere le occasioni che si presentano e che ci potrebbero portare a deviare da ciò che abbiamo deciso rappresentare i nostri vincoli morali e le nostre bussole esistenziali. Tuttavia se vogliamo realmente realizzarci in modo completo e senza il rischio di doverci un giorno amaramente pentire di ciò che abbiamo finito per privilegiare, deviando così dal cammino prefissato, invece che rimanere ancorati ai nostri principi guida, dobbiamo per forza di cose usare quella forza di volontà e consapevolezza che ci permetteranno di raggiungere quei nostri obiettivi che abbiamo scelto essere quelli realmente di valore, e su cui abbiamo scelto di impegnarci veramente.

Questa è la forza che conta veramente e che ci porterà a vivere una vita degna d'essere vissuta.

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