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Sale la tensione al monastero di Kirti assediato

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FRANK

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Apr 20, 2011, 11:49:06 AM4/20/11
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Sale la tensione al monastero di Kirti assediato

Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha reso noto che, in
seguito all'aumentata presenza di forze di sicurezza e truppe paramilitari
cinesi, nella Prefettura Autonoma di Ngaba (nella foto una veduta della
zona) e attorno al monastero di Kirti la tensione è altissima. La situazione
è precipitata dopo la morte di Phuntsok, il monaco che il 16 marzo 2011 si è
dato fuoco in segno di protesta contro la repressione cinese del 2008. Da
quel giorno, le autorità hanno rafforzato le misure di sicurezza in tutta la
zona e hanno circondato il monastero di Kirti, al quale il giovane monaco
apparteneva. Il 9 aprile, sono arrivati sul posto 800 agenti di polizia e
hanno completamente circondato l'istituto religioso mettendo di conseguenza
a rischio, per mancanza di approvvigionamenti alimentari, la vita dei 2.500
monaci residenti.

Il giorno 12 aprile, verso mezzogiorno, la popolazione locale - si parla di
diverse migliaia di persone tra cui molte donne e anziani - ha formato un
cordone umano attorno al monastero per proteggere i monaci e tentare di
impedire al personale militare l'ingresso al convento e l'arresto dei
religiosi dopo che le autorità cinesi avevano fatto sapere che tutti i
monaci di età compresa tra i 18 e i 40 anni sarebbero stati trasferiti in
altra località per essere sottoposti a sessioni di ri-educazione
patriottica. Secondo fonti tibetane in esilio, la gente della Prefettura di
Ngaba è riuscita ad impedire che un certo numero di veicoli militari
entrasse nel monastero ma la polizia, per disperdere i tibetani, ha usato
bastoni elettrici e cani addestrati. Diverse persone sono state morse. I
monaci hanno cercato di uscire per aiutare i loro difensori, ma sono stati
bloccati da recinzioni di filo spinato e guardie armate. Oltre 33 persone
sono state arrestate, di cui 22 (otto monaci e 16 laici) sono ancora
detenute.

Secondo un comunicato di International Campaign for Tibet, l'isolamento dei
monaci è totale, è loro persino impedito di bruciare gli incensi rituali e
lo zio e il fratello minore di Phuntsok sono stati arrestati. Il Centro
Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia ha fatto appello alla comunità
internazionale e alle Nazioni Unite affinché intervengano per fermare questa
grossolana violazione dei diritti umani, gli arresti e le detenzioni
arbitrarie, e ripristinare la libertà di movimento.

Il coraggio degli abitanti della Contea di Ngaba non ha impedito ai
poliziotti l'ingresso al monastero precludendo ai monaci ogni possibilità di
uscita. Alcune falle nello sbarramento di filo spinato, nella parte nord del
monastero, sono state chiuse con muri di cemento. Le autorità impediscono ai
fedeli tibetani dei dintorni di portare offerte di cibo ai monaci, che non
possono uscire per procurarsi da mangiare. Nel tentativo di allentare la
tensione, alcuni dirigenti del monastero hanno tentato di persuadere la
folla a mantenere la calma. La situazione è temporaneamente migliorata ma i
tibetani locali hanno bloccato tutte le strade di uscita dalla Contea di
Ngaba. Le autorità della Prefettura, raggiunte telefonicamente, negano sia i
disordini sia gli arresti.

Kirti Rinpoche - Rongpo Choje Kirti Tulku - il lama del monastero di Kirti,
dal suo esilio di Dharamsala ha inviato un proprio messaggio alle autorità
cinesi: "Truppe armate e forze governative locali stanno in questi giorni
infierendo sui monaci e sul monastero della prefettura di Ngaba privandoli
della libertà e portandoli alla disperazione". "Per questo motivo mi rivolgo
a voi: non potete pensare di controllare il popolo solo con la crescita
economica e con la propaganda." "Lungi dall'ottenere qualsiasi successo,
questa politica porterà solo allo scontro tra governanti e governati".

"Stiamo cercando in ogni modo di far arrivare un messaggio all'interno del
monastero" - ha dichiarato ad Asia News Samdhong Rinpoche, Primo Ministro
del Governo in Esilio - "per dire ai monaci di non opporre resistenza,
perché la vita umana è preziosa e le misure repressive della Repubblica
popolare cinese sono brutali. Ma finora purtroppo non ci siamo riusciti".

"Il governo cinese - aggiunge Rinpoche - considera la religione un nemico e
una minaccia al proprio potere". "Così vogliono reprimere le istituzioni
religiose, per frenare i loro insegnamenti e si accaniscono con brutalità
anche contro i monaci, che invece sono non-violenti e non assecondano alcuna
politica".

APPELLO DEL DALAI LAMA.

La situazione attuale esistente al monastero di Kirti a Ngaba, nel nordest
del Tibet è molto triste a causa della situazione di stallo tra le forze
militari cinesi e tibetani. Il monastero, gli alloggi di circa 2.500 monaci,
tutto è completamente circondato dalle forze armate cinesi, che ad un certo
punto hanno impedito pure di far entrare nel complesso monastico gli
alimenti vitali ed altre forniture. I tibetani locali, temendo che questo
assedio al monastero di Kirti sia un preludio su grande scala alla
detenzione dei monaci, hanno circondato i soldati, bloccando il monastero ed
hanno affollato le strade in modo d'evitare che camion cinesi e veicoli
possano entrare o uscire da Kirti. Il blocco cinese al monastero di Kirti è
iniziato il 16 marzo 2011, quando un giovane monaco tibetano del monastero
si è tragicamente dato fuoco per ricordare il terzo anniversario delle
pacifiche proteste che hanno scosso il Tibet nel 2008. Invece di spegnere le
fiamme, la polizia ha percosso il giovane monaco, il che è stata una delle
cause della sua tragica morte. Questo atto ha creato un'enorme risentimento
tra i monaci, che ha portato a questo blocco massiccio del monastero di
Kirti.Sono molto preoccupato che questa situazione possa degenerare
diventando esplosiva con conseguenze catastrofiche per i tibetani a Ngaba.
In considerazione di ciò, esorto i monaci ed i tibetani della zona a non
fare nulla che possa essere usato come pretesto da parte delle autorità
locali per giustificare una massiccia repressione contro di loro.
Invito vivamente la comunità internazionale, i governi di tutto il mondo e
le organizzazioni internazionali non governative a convincere la leadership
cinese ad esercitare moderazione nel gestire questa situazione. Negli ultimi
sei decenni, utilizzando la forza come principale strumento per affrontare i
problemi in Tibet s'è solo approfondito il malcontento e il risentimento del
popolo tibetano. Faccio, quindi, appello alla leadership cinese ad adottare
un approccio realistico affinché affronti con coraggio e saggezza le giuste
rimostranze dei tibetani astenendosi dall'uso della la forza nella gestione
di questa situazione.

Il Dalai Lama

Fonte: http://www.dalailama.com/news/post/663-appeal-by-hh-the-dalai-lama


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