Google Groups no longer supports new Usenet posts or subscriptions. Historical content remains viewable.
Dismiss

Scuola: la grande lezione del '68

1 view
Skip to first unread message

dan_hyperlinker

unread,
Mar 30, 2011, 11:17:25 AM3/30/11
to

---------------------------------
Scuola: la grande lezione del '68
---------------------------------

Nella scuola ed università finto pubbliche in mano agli statali,
questi impediscono l'emergere della consapevolezza che alla fine della
seconda guerra mondiale la dittatura fu, sì, decapitata ma il suo
apparato tirannico rimase tal quale era. Una complessiva funzione
pubblica, appositamente concepita per addomesticare, controllare,
schedare e vessare nonché gabellare la popolazione, non fu nemmeno
scalfitta dall'avvento della democrazia. L'apice della dittatura
cadde, ma gli statali, i fedelissimi servi del tiranno che quello
stesso regime avevano realizzato, poiché esso di sicuro non si creò da
solo, rimasero quasi tutti in carica. La figura istituzionale dello
statale riuscì poi a sopravvivere fino ai nostri giorni per via della
ben nota, usuale politica di baratto di impieghi, ironicamente
definiti pubblici, con preferenze elettorali.

Per via delle ingiustizie derivanti da questo complessivo stato di
cose, ad un certo punto, più di quarant'anni fa, molti giovani si
ribellarono iniziando col porsi contro le Università, a quel tempo
proprietà soprattutto degli statali di destra. In molti si espressero
come ad esempio fece con felice sintesi Guido Viale, leader della
protesta studentesca nel '68, quando scrisse: "l’università funziona
come strumento di manipolazione ideologica e politica teso ad
installare negli studenti uno spirito di subordinazione rispetto al
potere (qualsiasi esso sia) ed a cancellare, nella struttura psichica
e mentale di ciascuno di essi, la dimensione collettiva delle esigenze
personali e la capacità di avere dei rapporti con il prossimo che non
siano puramente di carattere competitivo." ( http://it.wikiquote.org/wiki/Guido_Viale
)


Dopo quel magico momento, molti di quei giovani accettarono, però, di
divenire professori e statali essi stessi, non avendo colto la pur non
sottile differenza tra tirannia e democrazia. Il tiranno impera a
vita. Secondo questo modello i tirannini statali s'insediano anch'essi
a vita in ruoli che così non sono più definibili pubblici ma regni
personali. Il cittadino governa invece per un certo numero di anni,
dopodiché restituisce al popolo ciò che a questi appartiene. Secondo
questo modello i ruoli pubblici sono svolti anch'essi dai cittadini
per un tempo limitato, dopodiché ognuno torna in una condizione alla
pari con chiunque altro. Questo sarebbe dovuto essere il logico
proseguio politico del '68. I sopraggiunti statali di sinistra,
invece, si guardarono bene dal compierlo, dirottando l'attenzione
verso obiettivi pure di rilievo ma meno centrali e di sicuro non
risolutivi, ultimo dei quali la difesa dell'ambiente.

Oggi, dopo la distraente ebbrezza collettiva dataci dal forte e
prolungato sviluppo economico, occorre riprendere la grande lezione
fornitaci dal '68, integrandola con quanto più avanti abbiamo potuto
osservare. Alle illuminanti parole scritte da Guido Viale 43 anni fa:
"l’università funziona come strumento di manipolazione ideologica e
politica teso ad installare negli studenti uno spirito di
subordinazione rispetto al potere (qualsiasi esso sia) ed a
cancellare, nella struttura psichica e mentale di ciascuno di essi, la
dimensione collettiva delle esigenze personali e la capacità di avere
dei rapporti con il prossimo che non siano puramente di carattere
competitivo" ... oggi possiamo aggiungere: ... o buonista
caritatevole, senza mai approdare ad una trasformazione istituzionale
in grado di sanare e far ben procedere la società.


Eccolo il magico punto di svolta: diveniamo veri cittadini esigendo
una piena partecipazione, ognuno secondo preparazione ed esperienza,
in una Funzione Pubblica non più perseguente retrogradi fini tirannici
bensì il reale benessere collettivo fornendo essa per prima, in leale
competizione con il settore privato, beni e servizi di individuale e
pubblica utilità. Gli statali della scuola finto pubblica continuano a
difendere lo status delle cose creato al loro tempo da monarchi e
tiranni. Fondano il loro gioco sull'equivoco generato dal cattivo uso
della parola pubblico riducendo tutto ad una contrapposizione col
settore privato. Ebbene: non esistono solo statali e privati, esistono
anche e soprattutto cittadini maturi, coinvolti e responsabili, che
intendono fare la parte che spetta loro per diritto costituzionale nel
creare e mantenere una società davvero democratica della quale essere
finalmente fieri.

Gli statali ci hanno insegnato l'alfabeto e la grammatica ma non cosa
farne di buono. Ripartiamo allora dalla grande lezione del '68 ed
andiamo oltre. Capiamo che gli statali, che siano di destra o di
sinistra, sempre statali sono ed i loro interessi di casta dispotica
non possono che fare e nulla diverso da un regime instaurare. Non
lasciamoci ingannare dalla difesa dell'ambiente condotta dai baroni e
baronesse di sinistra. L'ambiente si è così ridotto proprio per via
della mancanza di un nucleo pubblico centrale ben fatto, in grado di
tenere a bada ed in periferia il settore economico privato.
Continuiamo a tenerci gli statali e l'ambiente, tanto per la vorace
destra quanto per la mendace sinistra, andrà completamente in rovina
così come tutto il resto. Democratizzando la Funzione Pubblica faremo
invece sì che un effettivo ricambio democratico si affermi anche
nell'ambito di Governo e le decisioni vengano prese per il bene di
tutti, non più per soddisfare gli interessi di pochi.


Solo
scacciando via
i servi del tiranno
eviteremo che essi
lo riconducano
al potere.


Danilo D'Antonio

tel. 339 5014947

O miracolo di Sant'Innovazio da Internet
http://www.hyperlinker.com/ars/sant_innovazio.htm

0 new messages