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La voce In più - Storia e ricerca nº 7 - 05.11.05 : Bombardamenti alleati dell'estate '44 le vicende di Pirano e di Capodistria - La paura arrivava anche con «Pippo»

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Pytheas

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Nov 7, 2005, 4:30:21 PM11/7/05
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SCHEGGE DI STORIA Furono operazioni completamente inutili ai fini della
guerra

Bombardamenti alleati dell'estate '44 le vicende di Pirano e di
Capodistria

di Kristjan Knez

Il 29 giugno 1944 il vescovo Antonio Santin intervenne presso il pontefice
Pio XII affinché richiamasse l'attenzione delle autorità competenti ed
auspicò si fermassero i bombardamenti ed i mitragliamenti aerei sopra
Trieste e le cittadine istriane. Secondo Santin queste operazioni belliche
si dovevano ritenere "completamente inutili ai fini della guerra".(1) Nell'epistola
inviata al papa si ricorda il bombardamento di Trieste avvenuto fra il 26 ed
il 27 giugno nonché l'attacco su Pirano di domenica 25 giugno. Alle 10.30
antimeridiane alcuni apparecchi si erano calati a motore spento sopra la
città di Tartini ed iniziarono a mitragliare il duomo di San Giorgio, ove si
stava celebrando la messa. I proiettili sparati colpirono la cantoria,
uccisero una giovane ragazza (Bruna Parenzan) e ferirono altre due donne sul
posto. "L'indignazione è vivissima perché questo mitragliare i pacifi ci
cittadini, e fin le donne in chiesa durante la Messa è azione disumana,
indegna e inutile"(2) ebbe modo di scrivere il vescovo tergestino. Gli aerei
che sorvolarono il cielo di Pirano la mattina del 25 giugno danneggiarono
più o meno gravemente sette case, per lo più appartenenti alla gente
povera.(3)

Più intenso e distruttivo fu, invece, il raid avvenuto nella notte tra il 28
e il 29 luglio. Da una relazione inviata al Prefetto dell'Istria a Pola
veniamo a sapere che l'incursione avvenne verso le ore 23 e 20, quando
diversi aerei iniziarono a bombardare nonché mitragliare l'abitato. Gli
apparecchi sganciarono le prime bombe sulle imbarcazioni presenti nel porto
esterno, dopodiché si diressero sopra il rione di Marciana.(4) Verso l'una e
un quarto i velivoli si spostarono a Portorose, ove lanciarono alcune bombe
sul tratto stradale Direzione Salina-Aeroporto.(5) Il bilancio di questo
attacco fu il seguente: si contarono 9 morti, una trentina di feriti, dei
quali 15 gravi, che furono trasportati all'ospedale di Trieste; tra gli
edifici colpiti 3 risultarono demoliti, mentre una decina di essi subì gravi
danni, tra i quali si ricorda un edificio scolastico e la Pia Casa di
Ricovero, altre strutture annoverarono, invece, lievi danni.(6)

Per quanto concerne i danneggiamenti registrati nella località di Portorose,
possiamo citare i dati presenti in una comunicazione proveniente dal
Distaccamento di Portorose del I° Reggimento Milizia Difesa Antiaerea di
Trieste. Gli aerei gettarono una dozzina di piccole bombe, che colpirono
alcune abitazioni civili, il magazzino del sale, l'aeroporto, la linea
elettrica e parte della linea del tram; non si registrarono morti o
feriti.(7) Le granate investirono pure il convento dei frati francescani,
due di esse colpirono la sagrestia, frantumarono parte del tetto della
chiesa ed il giardino. Si registrò pure il ferimento di un frate.(8)

Stando alle relazioni presentate dai capitani di barca, conservate nel fondo
della capitaneria di porto dell'Archivio di Pirano, sette furono le
imbarcazioni piranesi danneggiate ossia investite dalle bombe e dai
proiettili. Le barche colpite furono le seguenti: il motoveliero "Tartini
II" (capitano Francesco Viezzoli); il veliero "Dante Alighieri" (capitano
Girolamo Petronio); il motoveliero "Restea" (capitano Giorgio Spadaro); il
motoveliero «Anna Maria" (capitano Francesco Rasman); il motoveliero
"Rondinella" (capitano Carlo Domio); la bilancella da pesca "Antonietta"
(proprietario armatore Domenico Maraspin); il motoveliero "Due Fratelli"
(capitano Giovanni Vardabasso).(9)

L'avvenimento non trovò spazio sulla stampa locale, ed eccetto l'articolo
pubblicato dall'ebdomadario triestino "Vita Nuova", il fatto passò
praticamente inosservato. Quest'ultimo giornale riporta: "Confusione,
panico, terrore sono indiscrivibili, quando si pensi che tutto si svolse in
un attimo, senza allarme, senza un rifugio che possa ricoverare la
popolazione nei futuri pericoli (...).

Domenica sera, tra le lacrime di tutta Pirano, in un funebre corteo si
trasportarono le sette salme presenti a Pirano dalla chiesa di San Pietro al
Duomo e quindi al cimitero, sacra ed ultima dimora".(10) Il Podestà Giovanni
Fonda ebbe modo di scrivere: "In occasione del terroristico bombardamento
aereo nemico della notte del 28/29 luglio la locale Squadra Tecnica si è
prodigata in modo veramente brillante si da destare l'ammirazione delle
Autorità e di tutta la cittadinanza. Tutti i gregari hanno dato prova di
abnegazione, di coraggio e di instancabilità nel soccorrere amorevolmente i
sinistrati come pure nella opera di recupero delle masserizie e nei lavori
di demolizione di muri crollanti".(11)

Successivamente il municipio mise in atto una serie di provvedimenti con lo
scopo di evitare un'altra sciagura come quella avvenuta nella notte tra il
28 ed il 29 luglio, che aveva sorpreso di soprassalto la popolazione della
cittadina istriana. L'8 agosto 1944 il podestà avvertì la cittadinanza che
si sarebbe sospeso il suono delle campane del duomo per uso del culto, per
avere la possibilità - se si fosse verificata l'interruzione della corrente
elettrica - di dare il segnale di allarme mediante il suono delle campane a
martello e quello del cessato allarme col suono a distesa.(12) Dall'11
agosto, invece, l'oscuramento sarebbe iniziato alle ore 21.30 per terminare
alle ore 5.30 antimeridiane.(13)

La paura arrivava anche con «Pippo»

Alla fine di agosto del 1944 anche Capodistria ed il territorio contermine
furono bersagli dell'aviazione alleata. Il 28 agosto quattro caccia, volanti
a bassa quota, mitragliarono gli abitati di Sermino, Monte Moro, Valdoltra e
Punta Grossa. Gli apparecchi gettarono una bomba pure nella campagna di
Paderno ed effettuarono un'azione di mitragliamento. La contraerea sembra
non avere conseguito alcun risultato poiché gli aeroplani poterono sorvolare
indisturbati il cielo capodistriano, per poi mitragliare lo stabilimento
navale "San Rocco" nonché un altro piccolo cantiere, entrambi situati nel
comune di Muggia.(14) Non si registrarono vittime.

Una relazione inviata dal Municipio di Capodistria alla Prefettura
Repubblicana con sede a Pola, riporta che il giorno 21 luglio "un aeroplano
nemico ha sorvolato più volte verso le ore 3 del mattino la città di
Capodistria ed il suo territorio adiacente lanciando vari razzi illuminanti
e sganciando alcune bombe nel territorio di Sermino. Le bombe sono cadute in
aperta campagna senza provocare vittime o danni di rilievo. Si ritiene
trattarsi di un caccia-bombardiere che qui in Istria ha già compiuto varie
azioni di disturbo notturne".(15)

Era "Pippo", un aeroplano (in realtà ne esisteva una formazione) che
sorvolava nord Italia e Istria, con il compito di controllare il territorio
e spaventare la popolazione civile. Fu la gente comune, che aveva imparato a
convivere con questa presenza quotidiana, a chiamarlo così. Puntualissimo,
compariva in un determinato settore, tenendo svegli i suoi abitanti con il
rombo dei suoi motori. Talvolta mitragliava il territorio oppure sganciava
qualche bomba, per poi sparire nel nulla. Un tipo di velivolo (c'era uno
squadrone di circa una sessantina di unità) armato di otto mitragliatrici e
trasportava un carico di 1 180 kg tra spezzoni e bombe di piccole
dimensioni.(16) Partiva dai campi d'aviazione di Forlì, con un raggio d'azione
che comprendeva l'intero settentrione d'Italia.

Lo scopo era quello di tenere sulla corda i Tedeschi. Nella stragrande
maggioranza dei casi era un Mosquito, velocissimo, che agì sino al termine
del confl itto mondiale.(17) Le azioni di "Pippo" furono oggetto di non
poche polemiche da parte della propaganda della Repubblica Sociale Italiana.
Nel 1945 il settimanale tergestino "Italia Repubblicana" dedicò un articolo
proprio a questo velivolo che appariva al calare del sole per rompere il
sonno agli Italiani.

Il testo in questione dice: "(...) solerte visitatore notturno, il quale,
quasi ogni notte, si prende la briga di calare giù un qualche paio di
regalucci, non troppo graditi, che scoperchiano alcuni tetti, si infilano in
cantina, mandando, di tanto in tanto, qualcuno al Creatore o all'ospedale. E
tutto ciò, naturalmente, per dimostrare ancora una volta, a coloro che non
vogliono proprio persuadersi, che non si colpiscono che puramente obiettivi
militari".(18) Nonostante sulla stampa si pubblicassero siffatti articoli,
piuttosto sardonici, il volgo accolse questo aereo come un aspetto della
quotidianità, tant'è che "Pippo" divenne un personaggio popolare, che taluno
definì "il simpatico scocciatore".(19)

Per quanto concerne la paternità di "Pippo" non tutti erano concordi. Una
parte della propaganda asseriva che tali velivoli fossero badogliani, cioè
del Regno del Sud. Al termine del conflitto, però, iniziarono a circolare
delle voci che volevano "Pippo" nientemeno che un aeroplano germanico, che
avrebbe mitragliato a casaccio con lo scopo di incitare la popolazione
contro gli anglo-americani.(20)

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Note

(1) S. Galimberti, Santin, testimonianze dall'archivio privato, Trieste
1996, p. 57

(2) A. Santin, Trieste 1943-1945. Scritti-discorsi-appunti-lettere
presentate, raccolte e commentate, a cura di G. Botteri, Udine 1963, p. 51

(3) Archivio Regionale di Capodistria. Unità di Pirano (=ARC.UP), Comune di
Pirano, periodo italiano (1944), b. 655, carta 5012

(4) Cfr. La cartina in F. Radivo, Brutti ricordi del tempo di guerra, in "L'Eco
de Piran", n. 21, Trieste settembre 2002, p. 4

(5) ARC. UP, Comune di Pirano, periodo italiano (1944), b. 643, cat. VI,
carta 5405

(6) Ibidem

(7) Ibidem, carta del 29 luglio 1944

(8) J. Samperl, Prispevek k zgodovinopisju samostana Sv. Franciska asiskega
v Piranu, in Sedem stoletij minoritskega samostana Sv. Franciska asiskega
1301-2001, Piran 2001, p. 71

(9) I dati sono ricavati da: ARC. UP, Capitaneria di porto di Pirano (1944),
b. 54, cat. VI

(10) Pirano e Portorose bombardate, in "Vita Nuova", Trieste 12 agosto 1944,
p. 2. L'articolo riporta erroneamente che i morti furono 7 anziché 9,
ricordiamo che due feriti gravi perirono durante il viaggio verso Trieste

(11) ARC. UP, Comune di Pirano, Periodo italiano (1944), b. 649, cat. XV,
classe 1ª, carta 5504

(12) Idem, carta 5786

(13) Idem, carta 5834

(14) ARC, Comune di Capodistria, Atti 1943, cat. XV, classe 8, fasc. 1,
Sicurezza pubblica. Avvenimenti straordinari

(15) Idem, carta 4878

(16) B. Bigi, M. Gobessi, M. Radacich, 10 giugno 1944 ore 9.12 di un sabato
mattina, Trieste 2004, p. 18

(17) G. Bonacina, Obiettivo Italia. I bombardamenti aerei delle città
italiane dal 1940 al 1945, II ediz., Milano 1970, p. 257

(18) Pippo, ovvero...un sordo ronzio nella notte, in "Italia Repubblicana",
n. 68, Trieste 18 aprile 1945, p. 3

(19) G. Bonacina, op. cit., p. 257.

(20) B. Bigi, M. Gobessi, M. Radacich, op. cit., p. 18

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Drustvo vodnih sportov Navtika

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May 7, 2023, 6:36:42 PM5/7/23
to
Tutti attacchi contro il naviglio tedesco.

25 giugno 1944, attacco casuale al cacciatorpediniere TA-22 (ex Giuseppe Missori) nei pressi di Pirano/Salvore.
Otto velivoli P-47 del 302nd Fighter Squadron (USAF 332nd Fighter Group) fecero una missione mattutina della durata di tre ore e quindici minuti. Tra gli altri aviatori, erano conosciuti dal colore rosso sulla coda dei loro aerei o Red Tails. I piloti c’erano anche i tenenti Larry Wilkins, Wendell Pruitt, Freddie Hutchins e Gwynne Peirson.
Furono scelti per attaccare le unità di terra dell'esercito tedesco in Jugoslavia. Il loro ordine era di volare l'intera missione a un'altezza estremamente bassa dal suolo (15 m) e di non stabilire contatti radio. Le unità nemiche non furono incontrate e tornarono indietro verso il sud dell'Italia. e Raggiungendo nuovamente il mare Adriatico avvistarono il cacciatorpediniere tedesco TA-22 presso Salvore, il quale si dirigeva verso il meridione.
Mantenendo il silenzio radio e volando a un livello pericolosamente basso, i piloti decisero di tentare l'impossibile. Si precipitarono contro il cacciatorpediniere con raffiche di fuoco, le mitragliatrici colpirono lo scafo della nave dalla linea di galleggiamento in su’ e all’ improvviso una potente esplosione fece quasi saltare in aria la nave. Nell'euforia del successo, sorvolarono anche Pirano e tornarono alla base.
Hanno raggiunto ciò di cui nessun altro gruppo di caccia può vantarsi. Il distruggere una nave da guerra soltanto con le mitragliatrici.

29.7.1944, bombe su Pirano, 221. squadrone RAF.
Gli aerei erano i bombardieri Wellington, bimotore. Specializzati nella caccia notturna delle navi nemiche. E quella notte quattro aerei sorvolarono il mare fino a Capodistria. Non trovando obiettivi, sganciarono le bombe prima di tornare alla base. Ogni aereo trasportava 15 bombe da 250 libbre. (113 kg). Il capo squadriglia (J.H.Simpson) sganciò le bombe su Pirano. Il secondo velivolo senza specificare la zona dello sgancio, forse le ha gettate verso Portorose. Il terzo ha buttato il tutto su Porto Corsini - Ravenna. L'ultimo invece prese Capodistria, creando due incendi visibili a 30 nm.
I Wellington dei vari squadroni cacciavano le navi quasi ogni notte. Mentre in mare i pattugliamenti notturni venivano effettuati dalle torpediniere (MTB o MGB), residenti ad Ancona. Durante il giorno il cielo era controllato dai Beaufighter, Mustang e Spitfire.
Gli obiettivi degli attacchi erano sempre gli stessi: navi, chiatte, maone, trabaccoli e caicchi.
Anche il piroscafo San Marco e la maona Rosa presso Pirano furono affondati per puro caso. A un giorno dalla distruzione del Rex, i piloti del “Shark squadron” (112. RAF),chiesero il permesso di sorvolare il relitto fumante prima di incominciare la missione sugli aeroporti del nord est, …
Note: archivi di guerra Inglesi.
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