DAL LIBANO A LONDRA E DI NUOVO IN ITALIA.
Scrive Silvio Maranzana [5]: « Due terroristi dei NAR stanno
orchestrando da Londra lo sbarco in Italia di un nuovo movimento
fascista ». L’articolo ricostruisce l’attività di Fiore e del suo
camerata, il cantautore Massimo Morsello (conosciuto nel’ambiente
come il “De Gregori di destra”) latitanti nella compiacente
Londra, dove sono diventati “imprenditori di successo”, titolari
della “Meeting point”, un’azienda che organizza concerti e
turismo scolastico, soggiorni e prevendite di biglietti per
partite. Così pure, scrive Maranzana, secondo la polizia inglese
i Nostri avrebbero organizzato attraverso la società “Trust of
St. Michael the Archangel” delle vendite di beneficienza per
raccogliere fondi “destinati a fondare in Spagna un villaggio
fascista”. Un progetto per un villaggio spagnolo “dove i
nazionalisti di tutta Europa possano vivere nel nuovo ordine”
appare anche, prosegue Maranzana, nel bollettino interno
dell’organizzazione “neonazista” “Third position international”,
tanto per riprendere le solite sigle. All’idea di questo
“villaggio” « Morsello se la ride. “Una città nera? Magari si
potesse costruire, me ne andrei là di corsa. Purtroppo però sono
tutte invenzioni di un giornalista” ». Però nel novembre 1999 il
quotidiano “Liberazione” riprenderà un articolo dello spagnolo
“El paìs” nel quale si legge che “il gruppo neonazista britannico
Terza posizione internazionale” (toh! coincidenza? n.d.r.) “si
appresta a ricostruire un villaggio abbandonato che ha comprato
interamente due anni fa (...) nella regione di Valencia”.
Quanto alla permanenza a Londra dei due condannati per
associazione sovversiva in Italia, troviamo che il quotidiano “Il
Manifesto” del 5.11.1998 riprende un articolo dell’inglese
“Guardian”, il quale avrebbe sostenuto “sulla base di nuove
informazioni di un’ex agente della CIA in Europa” che Fiore e
Morsello sarebbero stati “reclutati” in Libano nei primi anni ‘80
(si erano lì rifugiati subito dopo essere scappati dall’Italia)
dal servizio segreto inglese M16 e che per questo motivo la Gran
Bretagna non concesse mai la loro estradizione all’Italia.
Michael Schmidt [6] riferisce che la rivista inglese
“Searchlight” (giugno e luglio 1989) sostenne più precisamente
che il M16 riteneva sufficientemente importante quello che
Fiore sa sui campi di addestramento di Al Fatah in Libano, per
permettergli di gestire anche tre ditte a Londra .
Il Libano coi suoi campi paramilitari è un leit-motiv anche
per alcuni triestini che furono coinvolti nei primi anni ‘80 nel
corso delle inchieste sui NAR: i fratelli Livio e Ciro Lai,
Gilberto Paris Lippi, Fausto Biloslavo ed Antonio Azzano. Questi
ultimi tre il 1° luglio 1981 vengono arrestati per ordine della
magistratura di Bologna per reticenza e falsa testimonianza in
merito a loro soggiorni nel Libano, in campeggi paramilitari dei
falangisti. Due giorni dopo viene precisato che l’inchiesta si
colloca nel quadro delle indagini sulla strage del 2 agosto alla
stazione ferroriaria [7].
Gilberto Paris Lippi, negli anni ‘70 militante del Fronte
della Gioventù, diventerà negli anni ‘90 esponente di spicco di
A.N. arrivando a ricoprire la carica di vicepresidente della
Provincia di Trieste e poi di consigliere regionale.
Biloslavo (sulla cui figura ci dilunghiamo un po’ perché lo
ritroveremo anche più avanti in altre occasioni pubbliche)
diventerà poi reporter di guerra per conto dell’agenzia
Albatross, fondata assieme a Giovanni Micalessin ed Almerigo
Grilz (questi, che fu negli anni ‘70 dirigente del Fronte della
Gioventù e poi del M.S.I., rimase ucciso in Mozambico nel 1987
mentre seguiva i guerriglieri anticomunisti della Renamo,
finanziati dal governo razzista sudafricano); negli anni ‘80 andò
più volte in Afghanistan; nel 1987 fu arrestato ed imprigionato
per alcuni mesi dalle autorità afghane perché sospettato di
contatti coi guerriglieri; ritornò ancora una volta a Kabul e fu
investito da un camion, restando vivo per miracolo. Si recò anche
diverse volte nella ex Jugoslavia: nel 1993, durante un reportage
nell’entroterra dalmata, rivelò [8] l’esistenza di
un’esplosiva missiva di un generale italiano (...) da poco in
pensione (che) consigliava i serbi su come conquistare Zara...,
ed anche che in Krajina un ex mercenario serbo stava
addestrando la “brigata Garibaldi” composta da uno sparuto gruppo
di italiani. Questa notizia fu “smentita” sulle pagine del
“Piccolo” dove il giornalista Paolo Rumiz scrisse di “bombe”,
complotti e disinformazione per “tirare l’Italia nella trappola
balcanica” accusando direttamente ed indirettamente il
sottoscritto, l’Indipendente, altri giornalisti oltre a politici
vari, dall’ex senatore Arduino Agnelli all’ex sindaco di Trieste
Giulio Staffieri. La polemica innescata sfociò in una querela
da parte di Biloslavo che la ritirò tre anni dopo a fronte della
pubblicazione sul “Piccolo” del testo dal quale abbiamo tratto i
brani sopra evidenziati. Biloslavo è inoltre uno dei giornalisti
“specializzati” sull’argomento “foibe”, ha pubblicato diversi
articoli (sul “Borghese”, su “Epoca”, “Il Giornale Nuovo” ed
altri) sugli “infoibatori titini” che ancora si troverebbero in
Slovenia e Croazia. Fu lui a lanciare la campagna contro gli
“infoibatori” che percepiscono le pensioni italiane, raccolta poi
dal P.M. romano Pititto. Ha anche scritto degli articoli in cui
riprendeva le (sbagliate) ricostruzioni storiche di Marco Pirina,
dando ad esse una patente di legittimità. Pubblicò nel 1985
un’intervista che sostenne di avere fatto telefonicamente al
partigiano fiumano Oskar Piskulic, indagato per l’uccisione di
tre persone nel corso dell’insurrezione di Fiume, e rese
testimonianza al P.M. Pititto, che conduceva l’inchiesta, in
merito a questo suo colloquio con Piskulic. Però in altra sede
Piskulic ha negato di avere concesso interviste a Biloslavo,
telefoniche o di persona che fossero.
Biloslavo in seguito fece le seguenti dichiarazioni
(pubblicate sul “Piccolo” del 27.11.97) in merito alla comparsa
del suo nome tra quelli degli otto triestini che sarebbero stati
frequentatori di una campo falangista libanese secondo quanto
scritto da Giuseppe De Lutiis [9]: « E’ non solo falso, ma
ridicolo e difatti nessun organo inquirente mi ha mai chiesto
informazioni. Io a Beirut ci sono stato per alcune settimane tra
il ‘78 ed il ‘79, ospite a casa di alcuni amici cristiano-
maroniti. (...) non ho mai saputo della partecipazione di
estremisti di destra triestini a campi di addestramento...».
Ma
questa affermazione è in netta contraddizione con quanto scritto
dalla stampa dell’epoca e poi riportato da Tonel: sul “Piccolo”
[10] infatti leggiamo che “ sono stati interrogati ieri nel
carcere di San Giovanni in Monte a Bologna i tre triestini
arrestati il 2 luglio scorso... ”. Quindi non corrisponderebbe al
vero che “nessun organo inquirente” abbia chiesto “informazioni”
a Biloslavo. Ricordiamo anche che l’avvocato dei tre era quel
Marcantonio Bezicheri che fu a suo tempo difensore di Freda e che
ritroveremo anche più avanti.
Torniamo ai fondatori di Forza Nuova. Massimo Morsello che,
secondo Gianni Barbacetto [11] si autodefinisce “fascista,
cattolico, latitante e cantautore politicamente scorretto” è
rientrato in Italia nella primavera del ‘99 grazie alla legge
Simeone perché gravemente ammalato (si parlò di cancro in fase
terminale). Ma dopo qualche mese Morsello pare avere riacquistato
la salute, difatti va in giro a fare concerti e comizi ed è
intervenuto pure ad una manifestazione a Trieste nel maggio
scorso.
Nello stesso articolo Barbacetto ricostruisce così la “genesi”
di Forza Nuova, nata all’inizio come una sorta di movimento
d’opinione all’interno della Fiamma tricolore, dove coagulava i
militanti attorno al proprio bollettino, il “Foglio di lotta”
(che esce tuttora).
Nel 1997 lo stesso Rauti decise di mettere fine a questa
fronda impedendo la diffusione del “Foglio” e “richiamando i
camerati alla disciplina”. Ma a quel punto ci fu la scissione
vera e propria e “Fiore e Morsello, da Londra, indicarono la
data - il 29 settembre, San Michele Arcangelo, protettore della
Guardia di Ferro di Codreanu, il leader del fascismo romeno - in
cui, gettate alle ortiche le vecchie prudenze rautiane, sarebbe
finalmente nata una forza nuova ”. In contemporanea si formò,
attorno ad un gruppo di giornalisti di estrema destra (Mario
Consoli, Piero Sella, Sergio Gozzoli, fondatori del giornale
“Uomo Nuovo”) un gruppo che, avendo un rapporto privilegiato con
Le Pen, cercava di costruire un “Fronte nazionale” anche in
Italia.
Parte del nucleo dirigente di Forza Nuova è stato coinvolto
nell’inchiesta sugli Hammerskin italiani, facenti parte di quella
rete neonazista internazionale fondata una decina d’anni fa in
Texas e poi diffusasi in Europa, presentantesi come “l’elite
dell’elite” degli skinheads. Il loro simbolo sono due martelli in
marcia (quelli che appaiono nel film “The wall” dei Pink Floyd),
e si ritengono “ nuovi cavalieri di un medioevo postmoderno,
crociati schierati in difesa dell’Europa bianca ”.
Anche Fiore fu coinvolto nell’inchiesta sugli “Hammerskin”,
accusato di esserne il finanziatore e fu per questo motivo che
dovette rinviare di un anno il suo rientro in Italia. Sia il
leader milanese degli Hammerskin, Duilio Canu, che quello di
Padova, Alessandro Ambrosino, diventarono poi dirigenti locali di
Forza Nuova. Altro dirigente di Forza Nuova è quel Maurizio Boccacci
che fu
per anni leader del “Movimento Politico”, associazione
dell’estrema destra che alla fine degli anni ‘80 costituì [12]
il punto di riferimento e di organizzazione di centinaia di
estremisti di destra a Roma ... nata nel 1985 sulle ceneri di
Terza Posizione. (Toh! chi si rivede). Anche il simbolo è
simile. E la struttura semiclandestina è composta di giovani
disposti a colpire comunque. Frequentano le palestre, conoscono
il karatè ed il full-contact. (...) Il leader si chiama Maurizio
Boccacci, 35 anni, che è passato dalle file di Avanguardia
Nazionale di Stefano Delle Chiaie, al FUAN di via Siena, la
scuola di Paolo Signorelli (ve lo ricordate? n.d.r.) dove sono
cresciuti anche il giovane Alibrandi, Francesca Mambro e Giusva
Fioravanti. Le sedi (...) sono piene di materiale di propaganda
neonazista, stendardi e gagliardetti, magliette con le
riproduzioni di Hitler, anfibi con le punte di metallo e,
naturalmente, le armi per la battaglia contro i negri e gli ebrei
. L’articolo prosegue con un elenco dei pestaggi compiuti dai
naziskin del Movimento Politico. Nel 1992 fece scalpore la
notizia che una sede del Movimento Politico fu presa d’assalto da
un gruppo di gio