La storia dimenticata dei "Mille" sbagliati........
Chi non conosce i Mille di don Peppino Garibaldi? Sono passati alla storia
come i fautori principali dell'Unit� d'Italia, grazie a loro (ed a pi� di un
aiutino. i Savoia riuscirono a coronare il sogno che avevano sempre avuto e
che Emanuele Filiberto di Savoia, nel '500, profeticamente sintetizz� con la
frase ".. l'Italia � un carciofo che i Savoia mangeranno una foglia alla
volta.."
Grazie a loro cess� di esistere un pacifico regno nato nel dicembre del 1130
da Ruggero d'Altavilla e che attravers� i secoli sotto diverse dominazioni
straniere fino a giungere, nel 1734 con la battaglia di Bitonto grazie a
Carlo di Borbone, alla nascita di una dinastia italiana che dur� fino al
1860.
Grazie alla Storia che ci hanno insegnato sappiamo tutto dei Mille di
Garibaldi ma ignoriamo completamente chi fossero i Mille di Teodoro Salzillo
da Venafro, nella provincia di Isernia, allora Contado del Molise.
Intellettuale e ricco possidente, Teodoro Salzillo nell'ottobre del 1860
riusc� a formare un battaglione di volontari , circa mille uomini ex
borbonici congedati e guardie giurate rimaste fedeli a Francesco II. Per l'invasore
piemontese per� si trattava di comuni briganti cos� come recitava il bando
di Manfredo Fanti, generale e comandante delle operazioni al Sud, che quindi
annunciava il ricorso a tribunali speciali per debellarne il fenomeno.
I Mille di Salzillo conquistarono Venafro, Fornelli e Forli del Sannio
ricacciando i garibaldini ( quelli storicamente famosi..) ed istituendo
amministrazioni fedeli al Re Borbone, attaccarono gli invasori ad Isernia,
Carpinone, Pettoranello e parteciparono valorosamente alla Battaglia del
Macerone che spian� la strada all'esercito piemontese sceso a "liberare" la
Bassa Italia.Nell'attacco di Macerone col Generale piemontese Griffini,
comandante due battaglioni d'avanguardia, questi volontari mostrarono sommo
valore, e gi� prima avevano liberato Forli da 200 garibaldini, prendendovi
il procaccio con oltre 7.000 ducati, che trasportarono a Gaeta. Si veda su
questo particolare il dispaccio del 5 Ottobre 1860, diretto a S.E. Il
Ministro della Guerra." � interessante, del resto, notare come lo stesso
Salzillo, nella citata nota, lamenti tentativi di oscurare e mistificare la
gloria di tale vicenda persino da parte dei legittimisti borbonici.
Aggiunge, infatti, il Salzillo: "Ci reca meraviglia osservando i rapporti
del Maggiore de Liguori e del generale Scotti-Duclas, rinvenire usurpata
tutta questa gloria. Dopo la vittoria riportata sui tre battaglioni
garibaldini nel piano di Carpinone, il de Liguori scriveva al Duca S. Vito:
Abbiamo sostenuto un brillante fatto d'armi. Gli domandiamo noi: e quando
mai usciste da Isernia? Non vi ricordate che, tra i vostri dipendenti, solo
i tre sopradetti ufficiali, volontariamente, con 85 gendarmi si spinsero con
noi all'attacco? Non vi ricordate che tutto su di noi poggiavate? E poi, chi
di noi due � stato processato? La storia, Signor Maggiore, dir�: chi
sostenne il brillante fatto d'armi! Il lettore sappia: che non solo il de
Liguori cos� fece, ma tutti i Capi, i quali nascosero sempre la loro vilt�
sotto il coraggio dei dipendenti."
Nella nota si accenna, quindi, anche ad un processo subito dal Salzillo, i
cui atti oggi sono, forse, purtroppo perduti.
� sconvolgente pensare come la memoria di fatti cos� importanti possa essere
stata cancellata. Vengono in mente le parole, per certi aspetti esagerate,
ma di grande attualit�, di Orwell: "Chi controlla il passato controlla il
futuro. Chi controlla il presente controlla il passato".
Si portarono quindi a Gaeta per condividere la sorte di Francesco II e della
regina Maria Sofia contribuendo alla resistenza della piazza bombardata
senza piet� dall'eroico (!) Cialdini.
Dopo la resa si rifugi� prima a Malta e poi a Roma pagando con l'esilio e la
persecuzione la propria fedelt� alla dinastia Borbonica, di lui rimane
soprattutto il libro "1860-1861 L'assedio di Gaeta" stampato nel 1868 e
riedito nel 2000.
E' sintomatico che oggi nessuno ricordi Teodoro Salzillo, non una lapide o
un vicolo a lui intitolato, lui ed i suoi "mille" vengono citati brevemente
solo un qualche pubblicazione cosiddetta "revisionista".
Si � soliti dire "..il tempo � galantuomo.." ma nel caso di Teodoro Salzillo
da Venafro e dei suoi "Mille" che combatterono per difendere la loro terra
dall'invasione non � stato proprio cos�. Almeno non ancora.
(tratto dal blog: Un Popolo Distrutto-
http://blog.libero.it/BRIGANTESEMORE/10213000.html?ssonc=1499772733)