Rapporto quotidiano per Club azzurro la clessidra & friends (2 di 2)

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Jun 12, 2008, 6:44:15 AM6/12/08
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Rapporto quotidiano dei messaggi in Club azzurro la clessidra & friends

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Prestito Alitalia: via libera della Camera

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Ma la Ue apre la procedura di infrazione

Fonti comunitarie: Bruxelles ha aperto una procedura per valutare se i 300 milioni prestati alla compagnia di bandiera sono compatibili con le norme europeo o siano aiuto di Stato. Il parlamento dà il via libera al decreto

Bruxelles - La Commissione Europea ha deciso oggi di aprire una procedura d’investigazione formale sul prestito ponte da 300 milioni di euro concesso dallo Stato all’Alitalia poi destinato in conto capitale. Lo si è appreso da fonti comunitarie. La procedura è destinata ad accertare se l’intervento pubblico in favore di Alitalia è un aiuto di Stato compatibile con le norme Ue sul mercato unico europeo.
Il voto al decreto Via libera della Camera alla conversione in legge del decreto per il prestito ponte di 300 milioni all’ Alitalia. Dopo molte sedute dedicate a esaminare le proposte di modifica esaminate avanzate dall’opposizione, l’aula di Montecitorio ha approvato la conversione in legge del decreto in favore dell’Alitalia varato lo scorso 23 aprile dal governo Prodi con il consenso della nuova maggioranza. Il provvedimento approvato oggi è molto diverso dal decreto originario e dal testo licenziato dal Senato e, pertanto, dovrà tornare a Palazzo Madama che lo dovrà ratificare senza modifiche entro il 22 giugno.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Le modifiche Il nuovo testo incorpora una serie di norme introdotte con altri decreti in materia di: scelta e ruolo dell’advisor per la privatizzazione della compagnia di bandiera, esenzione dagli obblighi di trasparenza in termini di comunicazioni al mercato,utilizzazione del prestito a copertura delle perdite. In particolare, nel testo licenziato dalla Camera è stato inserito l’articolo 4 del decreto legge fiscale sull’Ici che consente di trasformare il prestito in patrimonio netto della Compagnia in caso di riduzione del capitale sotto il minimo previsto dal codice civile. Il testo che sarà trasmesso al Senato ha poi fatto proprio l’articolo 1 del decreto legge sul monitoraggio della spesa che prevede alcune deroghe alla legge 474 del 1994 sulle privatizzazioni, con la nomina di un advisor ( già individuato dal Consiglio dei Ministri in Intesa SanPaolo). Advisor che potrà agire in conto terzi o anche in proprio. E questa ultima possibilità è stata molto criticata dall’opposizione visto che l’istituto di credito guidato da Corrado Passera è già sceso in campo a fianco dell’Air One nella gara di privatizzazione dell’Alitalia predisposta dal Governo Prodi. Un’ulteriore novità riguarda la sospensione degli obblighi informativi al mercato da parte dell’Alitalia. E tale decisione ha indotto la Consob a sospendere la quotazione in Borsa del titolo.

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La sola strategia di Epifani: restare in sella fino al 2009

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Ieri è iniziato il confronto tra sindacati e Confindustria sul nuovo contratto nazionale. Da parte di Cgil-Cisl-Uil (e Ugl) aperture importanti sulla durata degli accordi e sulla semplificazione dei soggetti (oggi sono infiniti i tipi di contratto). Però nel sindacato c’è chi si chiede se dalla trattativa si uscirà con una lira in più o in meno, mentre Emma Marcegaglia vuole capire quanto serve ogni parte dell'accordo e quanto costa («non siamo fessi» dice).
Si cerca la via per incrementare produttività e distribuire nuovo reddito a lavoratori i cui salari sono cresciuti male in questi anni. Le imprese hanno interessi articolati (nelle piccolissime gli accordi regionali funzionano, le più grandi non reggono tre livelli di contrattazione). Il punto più debole è la Cgil: divisa tra settori come chimici e tessili aperti alla cogestione di flessibilità e produttività, e metalmeccanici dalla rigida impostazione egualitaristica. Alle contraddizioni tra categorie corrisponde un vertice in crisi. Sergio Cofferati - erede dell'accordo del '93 salva-Italia e rallenta-retribuzioni fatto con difficoltà da Bruno Trentin - cercò prima di modernizzare «di nascosto» le relazioni industriali mantenendo la centralità della Cgil poi, sentendosi tradito da Massino D'Alema e Cisl, si lanciò in battaglie massimaliste direttamente politiche. Dopo è arrivato Epifani, leader debole, ex socialista, di mediazione tra due ex Pci, il riformista Giuseppe Casadio e il più radicale Paolo Nerozzi.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Epifani s'accordò con Prodi e Montezemolo per ridistribuire reddito a lavoro e imprese, tartassando i ceti medi. Un disastro. Oggi la Cgil è senza strategia: il suo congresso chiedeva pensioni preriforma Maroni e lotta alla Biagi. È nel dimenticatoio. Gli ultimi accordi sono sull'onda dell'emergenza, senza riflessione strategica. Come spiega il duro Gianni Rinaldini (Fiom Cgil) invece di discutere di linea, si manovra sull'inquadramento. Così Epifani spera di stare a galla fino al 2009 quando, grazie al rapporto stretto con Walter Veltroni, conta di diventare parlamentare europeo. Ora, come tutti i disperati invoca l'assedio del nemico per garantirsi l'unità interna. Ma i tempi sono difficili. Vuole promuovere Susanna Camusso, ex Psi come lui e con poche esperienze di direzione, presidiare i «pensionati» (metà della confederazione) con Carla Cantone, dividere il pubblico impiego puntando su Enrico Panini (Cgil scuola) contro il più potente Carlo Podda (Fp Cgil), contenere l'emergente Valeria Fedeli (tessili) contrapponendole un altro riformista Agostino Megale (Ires).
Nessuna rinnovamento, nessun quarantenne alle viste. Intanto intorno a un quadro emiliano (gli «emiliani» sono da sempre punti di «equilibrio» nella Cgil), già Tlc, Fulvio Fammoni, si definiscono rapporti di forza per limitare le frenesie da «inquadramento». Comunque oggi non ce la si cava con giochini di stanche nomenklature. Serve una linea chiara per una nuova leadership. C'è chi si chiede se per il successore di Epifani, non sarebbe il caso di pensare a delle primarie. Lodovico Festa

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Gianni Baget Bozzo: Onore al guerriero dell’Occidente

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
George Bush è atteso in Vaticano per la sua seconda visita. E il giornale della Santa Sede sottolinea, con titolo in prima pagina a grande rilievo, che vi sarà un «protocollo inusuale per l'udienza del Papa al presidente Bush». Dopo l'incontro privato, «il Papa e il Presidente compiranno una breve passeggiata nei giardini vaticani fino all'edicola della Madonna della Guardia, dove saranno attesi dal coro della Cappella Sistina». Un incontro tra grandi amici, evidentemente non solo in termini personali. Se si ricorda l'insistenza con cui Giovanni Paolo II si impegnò per dissuadere il presidente americano dall'intervento in Irak, si può comprendere che l'acqua passata sotto i ponti del Tevere e quelli del Potomac è tanta da cambiare la memoria storica. Ma il Papa vuole dire al Presidente americano che egli rappresenta qualcosa nella storia che non si identifica soltanto con il lungo dramma della guerra irachena. Bush rimane una figura in cui si esprime quel senso dell'Occidente che è, per il Papa, il segnale della permanenza della Cristianità nella modernità ed oltre.
Bush incontrerà anche Berlusconi, di cui ha riconosciuto la statura internazionale ed europea. Conosce bene l'impegno che il leader italiano ha messo per impedire la frattura tra Europa e America patrocinata dall'asse franco-tedesco con componente russa, e per far valere la solidarietà atlantica anche in un conflitto che rimaneva fuori zona rispetto ad essa. I nostri morti di Nassirya sono diventati emblematici di questa fedeltà del nostro Paese all'alleato americano, quando esso era impegnato nella lotta contro il terrorismo in Afghanistan e nel Pakistan, contro quello disperso in Europa e infine contro Saddam Hussein.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Gli elettori americani non intendono girare la pagina della guerra irachena come fecero con la guerra vietnamita. Quelli che la considerano un errore, come i due candidati democratici, sanno bene che le sorti degli Stati Uniti e dell'Occidente sono ormai legate al permanere di una democrazia irachena che comprende sunniti, sciiti e curdi. Neanche Barack Obama può trattare l'Iran come Nixon trattò il Vietnam, lasciando il Paese in mano alla dittatura comunista dopo aver già vinto sul campo di battaglia. Bush rimane dunque qualcuno che ha qualcosa da dire e rimane l'uomo che ha risposto con la forza in Afghanistan e in Irak contro il sorgere di una sfida ideale all'Occidente, del pur illegittimo, califfato universale di Osama Bin Laden.
La sfida all'Occidente era ben chiara: voi sapete soltanto consumare, noi sappiamo anche morire. Era una provocazione radicale che riguardava l'essenza della civiltà, sia di quella cristiana dell'Occidente sia di quella islamica. Se la risposta all'11 settembre fosse stata affidata alla linea franco-tedesca che aveva preso forma in Europa, sarebbe apparso chiaro che l'Occidente non era in grado di affrontare i temi della forza e della morte. Al Qaida puntava su un cedimento morale che avvenne nel mondo franco-tedesco ma non in tutta Europa e in America. Il governo Berlusconi di allora può essere lieto di essere stato vicino alla coalizione che rispose con la forza alla violenza, non soltanto su terra afghana ma anche su terra irachena.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
La volontà e la forza sono caratteristiche del Dio coranico e il Dio cristiano, che esprime la misericordia e la debolezza, ha dovuto nei secoli essere difeso con la forza. E Bush ha guidato una coalizione simile a quella che l'Europa cattolica contrappose, con gravissime perdite e sofferenze, alla tentata conquista islamica durata mille anni. In Irak e in Afghanistan il terrorismo ha perso la sua sfida radicale, quella della incapacità degli occidentali di usare la forza e di sfidare la morte. Il terrorismo è così caduto come sfida religiosa e morale e si è consumato in Irak e nel mondo arabo come terrorismo contro i sunniti o contro gli sciiti: un terrorismo intermusulmano. Ed ora l'intervento iracheno è un successo, ha potuto persino superare il conflitto tra il governo curdo in Irak e la Turchia. Il governo di Al Maliki sta accettando la permanenza americana oltre il mandato dell'Onu.
Se il sostegno a Israele nei confronti della minaccia iraniana del nucleare militare ha un senso, è perché Bush ha voluto combattere in Irak. Il Presidente americano sarà a Roma, ricevuto da Napolitano oltre che da Berlusconi. Egli è una figura che rimane, una figura significativa per la continuità tra Cristianità e Occidente, anche, e soprattutto, nei confronti del mondo islamico.


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Maria Giovanna Maglie: Il santino d'Europa dalle idee perdenti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Chiariamo subito un concetto, che dovrebbe essere noto,ma non lo è affatto qui da noi. Le elezioni presidenziali americane quest'anno offrono ancora una volta l'immagine di quanto solidi siano la democrazia Usa e i valori liberali che la sostengono. Si sono tenute, fin dai tempi della fondazione regolarmente ogni quattro anni, senza alcuna sospensione, né durante la Guerra civile, né durante la Seconda guerra mondiale; il sistema elettorale è intatto dopo oltre due secoli di vita dell'Unione; le elezioni presidenziali sono lo specchio del patriottismo, che si compie al meglio nell' election day.
Il presidente, proprio per queste ragioni, è degno di rispetto anche quando lo si critica. Tuttavia un presidente fesso può capitare anche a loro, un esempio per tutti è Jimmy Carter, che non distingueva una nocciolina da un ayatollah, non a caso lo hanno sostituito rapidamente,non a caso ha vinto il Nobel per la pace. Sicurezza nazionale e politica estera gli erano e gli restano sconosciute, proprio come succede oggi al rutilante santino d'Europa, il candidato democratico, Barack Obama.
La retorica untuosa del nero che tutti riscatta non mi convince, Obama è il candidato perché il Partito democratico è tornato in preda alle abituali convulsioni radicali, alle sparate di Nancy Pelosi, e ha dichiarato guerra nelle persone dei superdelegatia Hillary Clinton. È un vizio antico, dal quale riuscì a curarlo Bill Clinton, riportando tutti al centro e facendo fuori i sindacati. Certo, il senatore dell'Illinois è bello a vedersi, al pari dellamoglie, e parla come i bigliettini dei Baci Perugina, ma nei prossimi mesi uno straccio di programma decente dovrà produrlo, non basterà più la carta dell' uomo giovane contro la donna in età, figuratevi, per un Paese che elesse Ronald Reagan, quella del giovane contro l'anziano.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Sulla serietà di un candidato che ha nell'armadio la scomoda fotografia di una nonna keniota, tenuta nascosta in favore di quella bianca, finché non è diventata utile, ma anche il libro del Corano, frutto di studi in una madrassa, scuola coranica, voluti dal patrigno, milimito per ora a citare la mutazione improvvisa delle visioni di politica estera che gli erano servite per vincere le primarie, ma non hanno le stesse probabilità di successo nelle elezioni di novembre.
In un discorso tenuto mercoledì di fronte all'American- Israel public affairs committee, Obama ha esplicitamente parlato dell'eventualità della soluzione militare contro l'Iran, una svolta nelle parole del candidato che aveva sempre sostenuto la strategia del dialogo con il regime iraniano, non escludendo addirittura un incontro diretto e secondo lui risolutivo con Ahmadinejad. Iran e Irak saranno al centro da qui a novembre dello scontro tra i due candidati alla Casa Bianca, e sono pronta a scommettere su una rapida revisione anche delle posizioni sull' Irak.
Il «surge», l'aumento di truppe sul campo richiesto da John McCain, ma anche da un senatore democratico moderato come Joseph Lieberman, e ordinato dal presidente Bush, vituperato da Obama e company, quello delgrande generale David Petraeus, ha portato a una drastica diminuzione della violenza nel Paese, alla cacciata di Al Qaida e alla neutralizzazione delle fazioni più ostili. L'Irak si è trasformato in un' inattesa arma per i repubblicani, altro che ritiro dei soldati come leva della vittoria. John McCain sa così bene che il suo sfidante ha molti anni di meno di lui, ma anche molte idee perdenti in più, che ha proposto a Obama 10 dibattiti in 10 settimane, a partire dal 12 giugno, con la formula del «town hall meeting», un'assemblea dove il pubblico fa liberamente domande. Vedrete allora che fine farà il santino pacifista d'Europa.

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Filippo Facci: Processo pubblico ma indagini segrete

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
In Italia le intercettazioni telefoniche sono straordinariamente superiori a qualsiasi altro Paese del mondo, e soprattutto succhiano un terzo del budget per la Giustizia. Nei mitici Stati Uniti sono diventate 1.700 all’anno solo a partire dall’11 settembre 2001: prima erano meno di mille. A Potenza, nel 2006, hanno speso 6 milioni di euro per intercettazioni legate a indagini dall’esito ridicolo; in tutto il Texas, nello stesso anno, hanno autorizzato solo cinque intercettazioni.
Le intercettazioni vengono spesso indicate come una scorciatoia rispetto alle indagini tradizionali: ma è una verità parziale e ingenerosa. La maggior parte delle intercettazioni vengono richieste dalle forze di polizia: e il paradosso è che le forze di polizia abbondano in intercettazioni per risparmiare sugli uomini, altrimenti impiegati in attività di controllo. Qualche direttiva del ministero dell’Interno potrebbe già fare molto: ma il problema per cui si litiga da anni, di fatto, attiene a intercettazioni che riguardano quasi sempre persone note (i cosiddetti colletti bianchi) e che è quasi sempre la magistratura a gestire. Sono soprattutto le persone note a finire sui giornali: è naturale che il problema della privacy, che pure riguarda tutti i cittadini, si ponga a partire da loro.
La soluzione al dilemma delle intercettazioni telefoniche, in teoria, era già contenuta nel Codice di procedura penale del 1989, in particolare agli articoli 114 e 329: si sanciva che le indagini sono segrete mentre il processo è pubblico. Andare a ricostruire come il significato originario di queste norme sia stato svuotato e stravolto, ora, è inutile: prassi, consuetudini e giurisprudenza hanno favorito l’attuale colabrodo. La violazione del segreto istruttorio non esiste più, e se esiste non ha ufficialmente colpevoli: non i giornalisti (la cui deontologia obbliga a pubblicare le notizie, non a ometterle) e non i magistrati (non usi a indagar su se stessi) e non gli avvocati (che fanno gli affari loro o del loro cliente) e non ancora i cancellieri, poliziotti, vigili urbani e altre categorie che spesso passano le carte.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Di fronte a tutto questo, miscelate o alternative tra loro, le strade possibili appaiono tre: o si restringono i reati che prevedano le intercettazioni (strada indicata come prediletta da Silvio Berlusconi) o si restringe l’uso delle intercettazioni indipendentemente dai reati (strada indicata come prediletta dal ministro Alfano) o si restringe la possibilità di pubblicare le intercettazioni indipendentemente da tutto. La strada migliore, a opinione di chi scrive, potrebbe rifarsi a quanto elaborato nelle due scorse legislature e ben condensato nell’abortito decreto Mastella, peraltro votato alla Camera da maggioranza e opposizione: sancire nuovamente, ossia, che le indagini sono segrete e che il processo è pubblico, principio basilare di quel rito accusatorio che nel 1989 si cercò vanamente d’introdurre. E in caso di violazione, multe salate.
Se un principio del genere dovesse passare, e una legge funzionare, ci accoderemmo a Paesi ritenuti più civili del nostro: a contare sarebbe essenzialmente il processo, le sue risultanze, le prove, le sentenze. Tanti colleghi ora strepitano, ma le notizie potrebbero uscire lo stesso, anche se non sotto forma di trascrizione di verbale o di intercettazione. Il contenuto delle carte, qualora costituisca notizia, potrebbe comunque essere riassunto: ma niente pruriginosi colloqui telefonici privi di rilevanza penale, per capirci.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
A margine del decreto Mastella si equivocava a proposito di una parte secondo la quale «Non possono essere pubblicati gli atti del fascicolo del pm se non dopo la pronuncia della sentenza d’appello»: ma questo non significherebbe che non potrebbero essere pubblicati indizi che accusino chicchessia, ma solo che non sarebbero pubblicabili le carte dell’accusa che non assurgono a valore di prova, carte che dunque non verrebbero neppure esibite in aula: i processi del resto vengono trasmessi in televisione, è quindi evidente che i suoi contenuti potranno essere trascritti come sempre. Ciò che non si potrebbe fare, se una legge del genere dovesse passare, è l’estrarre dal cappello carte o intercettazioni prive di rilevanza penale, ma che frattanto possano mediaticamente danneggiare gente che magari non verrà neppure rinviata a giudizio o peggio ancora che verrà assolta. Costituirebbe notizia solo ciò che gli organi giudicanti avessero ammesso a valore probatorio, ciò che insomma reggesse al vaglio del processo: l’arrosto e non il fumus.
In definitiva: si potrebbe raccontare ciò che conta senza poter piegare un verbale o un’intercettazione a tesi arbitrarie: più delle indagini conterebbe quel dibattimento che in Italia, spesso, dimentichiamo prima ancora che sia cominciato. Più degli indagati conterebbero i condannati. Potrebbe finire l’era della copisteria giudiziaria per lasciar spazio non alle tesi, alle accuse, al fango: alle notizie. Pare poco? Sarebbe una rivoluzione.

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Michele Brambilla: Imputati alzatevi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
A dar retta a una buona parte dei commenti che si sono letti sulla macabra vicenda di Milano, non si capisce il motivo per cui la magistratura abbia ordinato l’arresto di una dozzina abbondante di persone. Colpevole di tutte le porcherie avvenute in sala operatoria, infatti, secondo molti non sarebbe tizio o caio, non un qualcuno con una faccia un nome e un cognome e una coscienza, ma «il sistema».
«La sanità privata di Milano: mali inventati per spillare soldi», era il titolo di Liberazione. Non alcuni medici insomma, e neppure una singola clinica milanese, ma tutta «la sanità privata di Milano» non fa altro che quello: inventa malattie «per spillare soldi». Stessa musica per Il Manifesto: i fatti sono «un limpido esempio di sanità privata»; l’editoriale si intitola «La medicina degli affari» e un’intervista a un medico-consigliere comunale chiude la vicenda con un giudizio tranchant: «I privati speculano sui malati lombardi».
Certo quei giornali non sono un modello di moderazione e forse è perfino fuori luogo dar loro tanto peso. Però, anche se in modo certamente meno greve e più argomentato, le stesse cose le ha fatte intendere Umberto Veronesi. Il significato di quello che è accaduto, ha spiegato il professore, «dal punto di vista sanitario e sociale è evidente», e si tratta di questo: «È una segnalazione del rischio che si annida nelle crepe del sistema dei Drg, introdotto circa 15 anni fa come metodo di rimborso delle prestazioni ospedaliere...». Anche qui, insomma, «il sistema»: quello della collaborazione tra pubblico e privato. Al processo la Corte d’assise farà dunque bene a sostituire il classico «imputati alzatevi» con un più realistico «imputati sedetevi», visto che alla sbarra, in realtà, c’è la sanità lombarda. A noi pare assurdo. Intanto il sistema delle convenzioni c’è in tutta Italia e anzi, se c’è una regione in cui gli ospedali pubblici non sembrano aver risentito della «concorrenza» dei privati, questa è proprio la Lombardia, ritenuta da molti il luogo ideale per essere curati.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Certo il sistema può essere migliorato. La pratica dei rimborsi che permettono ai medici di arrotondare è rischiosa, perché l’occasione fa l’uomo ladro. Però è anche vero che a quanto pare alla Santa Rita l’obiettivo fossero i 27.000 euro al mese, e questo non è più un arrotondamento, è una rapina. Certo i controlli devono essere severissimi. Però è anche vero che la Regione Lombardia di controlli ne ha fatti, di sanzioni ne ha irrogate, ma qualcosa scappa sempre. Certo, insomma, tutto è migliorabile. Ma qualche difetto non può decretare il fallimento di un «sistema» che ha permesso agli italiani di aggirare spesso le vecchie, interminabili liste d’attesa; di curarsi in strutture altrimenti riservate ai ricchi; di scegliere dove e da chi farsi operare. Ha anche permesso, questo sistema, la nascita di strutture di assoluta eccellenza.
Si alzino dunque, al processo, coloro che le norme le hanno violate, e lasciamo a sedere la società, il sistema, tutte quelle astrazioni che tanto piacciono a chi non crede negli individui, e nella loro drammatica libertà di scegliere tra il bene e il male.

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Test-droga sui politici, la Cassazione condanna le Iene: privacy violata

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
La Suprema Corte ha confermato la condanna alle Iene per aver violato la privacy di senatori e deputati con il test antidroga eseguito con la prova-tampone. Davide Parenti, papà del programma: "Non mi pento"

Roma - La Cassazione ha confermato la condanna alle Iene per aver violato la privacy di senatori e deputati con il test antidroga eseguito attraverso la prova del tampone in fronte su 50 deputati e 16 senatori. Per la Suprema Corte, i giornalisti autori del servizio non solo hanno violato la privacy dei parlamentari ma ne hanno pure danneggiato "l’immagine pubblica e l’onorabilità" visto che con questo test "tutti i parlamentari potevano essere indiscriminatamente sospettati di assumere stupefacenti".
Il reato commesso In particolare, ricostruisce la terza sezione penale con la sentenza 23086, Davide Parenti e Matteo Viviani erano stati condannati il 16 ottobre del 2007 dal gip del Tribunale di Roma per il reato previsto dall’art. 167 dlvo 196/2003 "per avere, in qualità di ideatori di un servizio televisivo avente ad oggetto il consumo di stupefacenti, proceduto, senza il consenso degli interessati e l’autorizzazione del garante, alla raccolta di dati personali sensibili, campioni organici di 50 deputati e 16 senatori, e alla successiva analisi per accertare l’eventuale traccia di sostanze stupefacenti".
Condanna delle Iene Inutilmente le Iene, condannate ad una multa, hanno protestato in Cassazione sostenendo che il test antidroga fatto a deputati e senatori non poteva avere una rilevanza penale sia perchè la violazione del codice deontologico dei giornalisti è sanzionata in via amministrativa sia perché, a loro dire, non avevano danneggiato i parlamentari. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha ricordato che "gli imputati hanno diffuso la notizia che alcuni senatori e deputati, pure rimasti anonimi, erano positivi all’analisi per la individuazione di sostanze stupefacenti". Dunque, rilevano i supremi giudici, "l’informazione evidenziata che taluno, entro una circoscritta e determinabile cerchia di persone, faceva indebito uso di droghe". Il servizio delle Iene, secondo gli ’ermellinì, è da censurare penalmente perchè "in tale situazione, tutti i parlamentari potevano essere indiscriminatamente insospettati di assumere stupefacenti con la conseguenza che ogni membro del Senato o della Camera, nonchè l’istituzione parlamentare, ha subito un nocumento alla sua immagine pubblica ed onorabilità".

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La prova del tampone Quanto al fatto che, a detta dei giornalisti, la prova del tampone non aveva arrecato un vulnus in quanto i loro accertamenti non permettevano di associare l’esito del test a persone note, la Suprema Corte precisa che "la circostanza che il capo di imputazione non facesse riferimento a specifici soggetti trovati positivi all’esame non è decisiva". Più in generale Piazza Cavour ricorda che il giornalista "può trattare i dati personali relativi a circostanze o fatti resi noti direttamente dagli interessati o attraverso un loro comportamento pubblico". Condizione, questa, che, come rileva ancora la Suprema Corte "non è stata rispettata nel caso in esame nel quale i campioni biologici sono stati carpiti con un comportamento ingannevole e fraudolento". In definitiva gli autori del servizio delle Iene non hanno "disatteso una previsione contenuta nel codice deontologico ma nella normativa in materia di protezione dei dati personali".
Davide Parenti: "Non mi pento" "La cosa è comica e quindi ridiamoci su. Io non mi pento in alcun modo di quel servizio, peraltro mai andato in onda. Ci hanno condannato per aver violato la privacy di persone di cui non abbiamo mai rivelato i nomi. Non abbiamo detto chi assumeva droga ma solo il numero dei positivi. Come se a Milano condannassero chi ha dedotto il numero di milanesi che assume cocaina dopo i test sulle acque delle fogne". Così Davide Parenti, capo autore e papà delle Iene, ha commentato la sentenza della Cassazione. "Sapevamo che sarebbe andata così - ha spiega toParenti alla Adnkronos - perché abbiamo patteggiato. Un patteggiamente che abbiamo voluto non per riconoscerci colpevoli ma perchè l’accanimento seguito alla vicenda aveva coinvolto non solo il programma e quindi noi ma persone che non avevano responsabilità sull’ideazione del servizio come il fonico, il cameraman e la truccatrice che non avevano certo scelto il servizio da fare". "Ci siamo sentiti responsabili del loro coinvolgimento, gli abbiamo provocato delel richieste di danni e il minimo che potevamo fare era tirarli fuori da questa vicenda. Questa condanna non lascia nessun segno sulla nostra vita giudiziari - ha concluso - credo che ne saremmo usciti bene anche se non avessimo patteggiato ma sarebbe accaduto molto più tardi e avremmo trascinato in una lunga vicenda anche persone che non avevano alcuna responsabilità. Quindi abbiamo fatto l’unica cosa che potevamo".

>>Da: Graffio
Messaggio 3 della discussione
Condanna giustissima, hanno violato una legge e devono pagare per quella violazione, aldilà del fatto che il fine poteva essere pure giusto, al limite avrebbero dovuto portare i risultati alla magistratura che eventualmente avrebbe potuto indagare.


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UE: "Chi vuole può lavorare più di 48 ore"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
I paesi dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sulle regole che consentono ai lavoratori, a determinate condizioni, di lavorare più di 48 ore alla settimana. La durata massima del lavoro potrà, però, raggiungere le 60 ore

Lussemburgo - I paesi dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sulle regole che consentono ai lavoratori, a determinate condizioni, di lavorare più di 48 ore alla settimana. L’intesa, raggiunta dopo anni di discussioni, lascia il limite massimo di lavoro settimanale a 48 ore a meno che lo stesso lavoratore scelga altrimenti (opt out). In questo caso, comunque, la durata massima del lavoro settimanale potrà raggiungere le 60 o al massimo 65 ore se il periodo inattivo dei turni di guardia viene considerato orario di lavoro. Le norme sono applicabili a quei contratti che superano le dieci settimane.
I ministri europei si sono trovati d’accordo anche sulla normativa per le agenzie di lavoro temporaneo stabilendo, tra l’altro, parità di trattamento per lavoratori temporanei e quelli a tempo indeterminato per quanto riguarda la retribuzione, il congedo e la maternità. Al momento del voto, cinque paesi - Spagna, Belgio, Grecia, Ungheria, Grecia e Cipro - si sono astenuti, confidando in modifiche da parte del Parlamento europeo. Soddisfatta invece la Commissione europea. "Abbiamo creato maggiore sicurezza e migliori condizioni per i lavoratori, pur mantenendo la flessibilità di cui l’industria ha bisogno", ha detto il commissario Ue agli Affari sociali Vladimir Spidla

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Pd a rischio balcanizzazione, Veltroni gioca la carta assise?

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Nel Pd si riaffaccia la prospettiva del congresso anticipato. Una carta che il segretario Walter Veltroni e i suoi seguaci potrebbero giocare per far uscire allo scoperto quanti - in modo palese o sotterraneo - stanno contestando la linea del partito e colui che ne è il principale artefice. Se la mossa veltroniana prendesse corpo, l’assise tematica annunciata per l’autunno si trasformerebbe in un vero e proprio congresso. Dove ci si conta e ci si pesa. La leadership di Veltroni non è in discussione, il pericolo di una scissione da parte dei cattolici del Pd non c’è, dicono a scopo di rassicurazione - anche in vista dell’assemblea nazionale del Pd, fissata per il 20 e 21 giugno - Giuseppe Fioroni e Franco Marini. Ma il fatto che i due maggiorenti dell’ex Margherita sentano l’esigenza di smentire simili ipotesi è emblematico dello stato di incertezza in cui versa il Pd. Scosso da un attacco all’arma bianca del settimanale cattolico Famiglia cristiana. E sempre alle prese col rovello della collocazione europea del partito. Una questione che fa tornare a galla le divisioni tra Ds e Dl. L’incontro tra Veltroni e Francesco Rutelli segna “un importante passo in avanti positivo sulla strada di una soluzione condivisa da tutto il partito”, assicura Roberto Roscani, portavoce del leader del Pd. Ma il faccia a faccia non basta a superare lo stallo. Al termine del colloquio, il presidente del Copasir - che prima di vedere Veltroni ha riunito i suoi fedelissimi, con i quali ha convenuto che l’ipotesi di una scissione è lunare - usa toni meno intransigenti di quelli adoperati nell’intervista al Corriere della Sera. Parlando al quotidiano di Via Solferino, Rutelli avverte che “di sicuro il Pd non potrà entrare nell’eurogruppo socialista e tantomeno nel Pse e nell’Internazionale socialista”. Ma la sostanza non cambia: Rutelli non mette veti e individua in Veltroni “il riferimento unitario per una soluzione che convinca tutti”, tuttavia - aggiunge - “nessuno pensi a un inglobamento nella famiglia socialista, che sarebbe sbagliato. Ma piuttosto ad una grande alleanza di centrosinistra, ancora più grande”.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Non a caso l’ex leader della Margherita accende i riflettori sulla riunione del Partito democratico europeo, che si terrà il 18 e il 19 giugno - alla vigilia dell’assemblea nazionale del Pd - nella futura sede del Partito democratico, a largo del Nazareno. Né basta a spegnere il brusio annunciare - come fa Rutelli - che Veltroni parteciperà alla riunione del Pde. Anche per Paolo Gentiloni la strada da percorrere è quella dell’intesa tra Pse e Alleanza dei liberali e democratici europei. E “l’unica possibile base” per provare a raggiungere l’intesa nel Pd è partire dall’attuale collocazione a Strasburgo: “Con 9 eurodeputati da una parte e 10 dall’altra, e non potendo chiedere agli uni di iscriversi al gruppo degli altri e viceversa, il Pd sarebbe il ponte ideale”. Mentre Rutelli - fondatore e co-presidente del Pde - e i suoi fedelissimi insistono sulla necessità di costruire un’alternativa al mero ingresso del Pd nel Pse, i socialisti europei e i loro referenti italiani non stanno fermi. Il Partito socialista europeo è pronto ad aprirsi a forze politiche progressiste, al di là della loro collocazione politica passata, dice da Napoli (dove domani incontrerà Veltroni e Massimo D’Alema) Martin Schulz, capogruppo dei socialisti a Strasburgo. Schulz mette però in chiaro che non condivide l’idea di “nuove alleanze” lanciata da Rutelli: se davvero si aprisse a un’alleanza coi Liberaldemocratici, “avremmo bisogno anche dei Verdi e dei Comunisti per una maggioranza qualificata. E non si può riprodurre in Europa - segnala il capogruppo del Pse a Strasburgo - quello che si vuole far finire in Italia”.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Lo spiraglio aperto - senza esagerare - da Schulz lascia indifferente Fioroni: “Il problema non è se qualcuno ci apre o meno le porte, ma come noi siamo elemento di stimolo e di crescita, il sale e il lievito di una costruzione europea che possa mettere a frutto la straordinaria novità del Pd”. Anche su questo le parole di Fioroni sono in linea con quelle di Marini. L’ex ministro della Pubblica istruzione aggiunge un’immagine forte: “Un partito che si caratterizza per necrofilia non fa un dibattito giusto”. Tra i fronti caldi nel Pd si segnala anche quello riaperto da Arturo Parisi. Il quale all’Adnkronos consegna una pepatissima replica all’intervista di Rutelli. “Che la sinistra non sia autosufficiente come ricorda Rutelli non mi sembra una nuova scoperta”,dice tra l’altro Parisi. Secondo il quale “il gruppo dirigente del Pd del quale Rutelli è uno dei principali dirigenti, ha deciso di imprimere, con la complicità di Bertinotti, quella sciagurata accelerazione a destra che ha devastato a livello nazionale il campo di centrosinistra e, sotto la guida personale di Rutelli, portato la destra al governo della Capitale”. E ancora: “Quello che non si capisce è come faccia Rutelli, dopo un cataclisma di queste dimensioni, a riproporsi e riproporre, la sua proposta politica dimenticando come sia stata appunto la sua iniziativa, nella leggerezza delle forme e nella pesantezza delle provocazioni, una delle cause più prossime della sconfitta politica del partito, e della disfatta del centrosinistra”. Controreplica di Roberto Giachetti: “Purtroppo sono sempre più confuse ed involute le analisi proposte dal professor Parisi”.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Quanto alle severissime parole di Famiglia cristiana contro Veltroni e il Pd, dal partito continuano a giungere prese di distanza e reazioni più o meno piccate. Tra cui fa però capolino qualche apertura: dell’attacco del settimanale paolino - commenta Mimmo Lucà, deputato del Pd e coordinatore nazionale dei Cristiano sociali - “stupisce il tono, il linguaggio utilizzato, per la sua durezza, ingenerosità, parzialità. Ma se il settimanale più importante del mondo cattolico italiano arriva a scrivere cose così impegnative e dure è bene - ammonisce l’esponente del Pd - che il partito si interroghi e avvii una riflessione all’altezza”. In una conversazione con il quotidiano Liberal, il teodem Luigi Bobba osserva che “non si può fondare un partito e poi abbandonarlo dopo sei mesi”, perché “gli elettori non capirebbero. Ma, al tempo stesso, se il partito non lavorerà seriamente sull’identità, la balcanizzazione - vaticina Bobba - potrebbe diventare realtà”. L’esponente dei teodem si pronuncia anche sul nodo europeo: “Di sicuro non potremo confluire tutti nel Pse, sia pure con un restyling nel nome. Sarebbe come dire che la sfida che abbiamo iniziato non ha ambizioni di contaminare culture diverse”.
Il Velino

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Sicurezza: dl in aula Senato mercoledì, prostituzione va in ddl?

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Esce dal decreto sulla sicurezza l’emendamento sulla prostituzione, quello che equiparava le lucciole a “soggetti pericolosi”. A spiegarlo è lo stesso Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato che aveva presentato il testo, comunicando, al termine di una riunione con il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il Guardasigilli Angelino Alfano, che “si è deciso di tenere fuori dal decreto legge tutti gli argomenti non strettamente inerenti alla sicurezza, rispettando l’impianto del governo, con una sola eccezione per quanto riguarda le confische dei patrimoni mafiosi”. Alla riunione hanno preso parte anche il presidente della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini, il presidente del gruppo della Lega nord Federico Bricolo, quello del Pdl Maurizio Gasparri, il vicepresidente vicario dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello e il sottosegretario Carlo Giovanardi. L’incontro era stato preceduto da un vertice, sempre a Palazzo Madama, fra Maroni, Alfano e il presidente del Senato Renato Schifani in vista dell’approdo del decreto in aula al Senato. Il testo, al vaglio delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali, è calendarizzato per domani e i presidenti delle commissioni congiunte hanno annunciato che l'esame in Aula potrebbe cominciare già domani pomeriggio alle 17. Sulla durata dell’esame molto dipenderà “dall’atteggiamento del governo - aveva comunque sottolineato Enzo Bianco del Pd -. Se ci sarà un muro contro muro allora chiederemo una discussione molto approfondita su ogni singolo emendamento”. Il Pd vuole modificare quattro-cinque punti del provvedimento: chiede in particolare la cancellazione o la modifica dell’aggravante per la clandestinità e l’inserimento del reato di stalking nel testo.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Quanto alle norme sulla prostituzione, Berselli ha garantito che presenterà l’emendamento nel disegno di legge sulla sicurezza, “perché è giusto che finisca lo spettacolo indecente degli uomini o donne nudi la sera per strada, che possono essere guardati anche dai bambini, mentre la mattina rimangono per terra i preservativi. Nel ddl - ha aggiunto - avremo modo di definire meglio gli aspetti tecnici per combattere la prostituzione nelle strade”. Il ritiro dell’emendamento era stato sollecitato dallo stesso Maroni che si era detto più favorevole alla realizzazione di eros center, considerando che la punibilità dell’adescamento rischierebbe di affollare le carceri e che ha definito il vertice con Alfano e Schifani una “riunione di cortesia per l’avvio dei lavori sul decreto legge sicurezza”. Le stesse parole poi utilizzate da Schifani.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Maroni è tornato una seconda volta in Senato nel pomeriggio, per una nuova riunione con i due presidenti di commissione e il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano: “Abbiamo visionato tutti gli emendamenti per sapere quale era il parere del governo”, ha spiegato Vizzini. Da parte sua il ministro della Giustizia Alfano ha confermato che l’impianto del decreto legge sarà mantenuto nella forma voluta dall’esecutivo, mentre Gasparri ha sottolineato che è “necessaria una rapida approvazione del decreto nei contenuti che il governo ha proposto. Tutto il resto sarà affrontato nel successivo disegno di legge con un accordo adeguato. Le misure urgenti vanno nel decreto, gli approfondimenti nel disegno di legge”. Sui tempi si è sbilanciato Berselli, che ha parlato dell’estate come deadline per avere, oltre al decreto convertito in legge, anche l’approvazione definitiva del ddl su immigrazione clandestina e sicurezza. Una rapidità di approvazione sulla quale concorda anche il presidente del Senato Schifani auspicando che, una volta esaminato il decreto legge e “compatibilmente con le altre esigenze”, la commissione si occupi del ddl sulla sicurezza, mentre Gasparri si è mantenuto più cauto: “Prima dell’estate? È possibile, lo auspichiamo, ma dipenderà anche dagli altri provvedimenti in discussione”.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Nel decreto legge rimane l’aggravante di reato per i clandestini ed è confermata anche la modifica del nome dei Cpt in Cie (Centri identificazione ed espulsione). L’esecutivo, ha comunicato Vizzini, riscriverà invece l’articolo 5 relativo alla confisca degli immobili dati in affitto ai clandestini, “con una miglior specificazione dei termini. Il testo sarà presentato in Aula con una nuova formulazione”. Qualche modifica ci sarà infine per quanto riguarda l’articolo 6 che contiene le norme sui poteri dei sindaci, “ma sarà poca cosa” ha concluso il presidente della commissione Affari costituzionali.
Il Velino

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Carburanti, benzina e diesel a 1,54 euro al litro

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Nuovo balzo in avanti per i carburanti delle rete italiana. Secondo il monitoraggio di Quotidiano energia, da questa mattina il prezzo consigliato di benzina e diesel è schizzato a 1,544 euro al litro nelle stazioni di servizio Q8. La compagnia petrolifera ha ritoccato verso l’alto di 3 centesimi il costo del carburante rispetto alle precedenti rilevazioni. Anche le altre compagnie hanno proposto ritocchi ai listini anche se più contenuti. L’Agip propone sia la verde che il diesel a 1,524 euro al litro. Stesso livello per i prezzi di Tamoil e Total, e per il diesel Esso. Più alto invece, per quest’ultima, il costo della benzina a 1,526 euro al litro, lo stesso livello registrato da Api e Ip per entrambi i carburanti. Infine, la Shell ha toccato 1,537 euro al litro sia per verde che per diesel. Il ritocco dei listini arriva proprio mentre l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, ha tagliato le stime sulla domanda mondiale di petrolio per quest’anno a causa degli alti prezzi del greggio e del taglio agli aiuti su i prezzi dei carburanti in molti paesi emergenti. Annuncio che ha provocato, tra l’altro, anche la discesa dei prezzi del barile di petrolio.


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Italia-Usa: la sesta volta di Bush in otto anni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Costituisce un segnale particolarmente positivo per l’Italia la visita a Roma del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Innanzitutto perché è evidente che Bush inserisce a pieno titolo il nostro Paese tra i quattro grandi d’Europa (il presidente Usa visiterà anche Berlino, Londra e Parigi). Poi perché testimonia una particolare predilezione per l’Italia, dove il presidente americano è venuto in visita ben sei volte dall’inizio dei suoi otto anni alla Casa Bianca. Una frequenza che non ha pari rispetto ad ogni paese europeo, inclusa la Gran Bretagna. Del resto, le figlie di Bush studiavano in Italia quando lui era governatore del Texas; il rapporto con la penisola è quindi di vecchia data e trascende l’amicizia instaurata con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Amicizia che sarà ribadita durante l’incontro previsto a Villa Madama giovedì 12. Berlusconi, infatti, assieme a Tony Blair, è l’unico leader europeo con cui Bush abbia creato un rapporto che va al di là della normale cortesia istituzionale. Inoltre, le ultime prese di posizione del governo italiano su Iran e Afghanistan sono andate nella direzione sperata dal presidente Usa, che auspicava un atteggiamento più risoluto verso la Repubblica islamica e meno limiti operativi alle nostre truppe in Afghanistan.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La soddisfazione di Bush si è tradotta nelle dichiarazioni di sostegno all’entrata dell’Italia nel 5+1, il gruppo incaricato di negoziare con l’Iran sul suo programma di sviluppo nucleare. Dichiarazioni che non consistono solo in un mero auspicio al servizio della stampa italiana: dopo le uscite di Condoleezza Rice e dello stesso Bush, lunedì è stato il turno dell’ambasciatore Usa presso l’Unione europea, Clayland Boyden Gray, che ha ribadito l’interesse ad aggiungere l’Italia al gruppo negoziale. Berlusconi punterà ad accelerare l’adesione italiana, dato che alla fine dell’anno il nostro Paese terminerà il suo biennio al Consiglio di Sicurezza come membro non permanente e l’amministrazione Bush chiuderà la sua stagione politica al vertice. Resta da vedere quanto, nei prossimi sei mesi, gli americani saranno in grado di convincere i tedeschi, reale ostacolo alla nostra partecipazione al 5+1. Al di là del gruppo negoziale, l’Iran resta la principale preoccupazione del presidente americano: anche l’intervista nella quale non ha escluso del tutto l’opzione militare è stata rilasciata per ricordare all’Europa che il multilateralismo può anche essere la strada migliore, a patto però che se alla fine le trattative dovessero fallire, si sia preparati anche all’extrema ratio.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Discorso non dissimile per quanto riguarda l’Afghanistan, su cui tuttavia c’è maggiore identità di vedute tra le due sponde dell’Atlantico. Di sicuro, la rimozione dei caveat sui tempi minimi d’ingaggio delle nostre truppe è stata a lungo richiesta da Washington e ha costituito uno dei punti d’attrito maggiori tra l’amministrazione americana e il governo Prodi. Tale provvedimento, ormai già operativo, non potrà che essere confermato così come l’estensione dei compiti degli istruttori militari italiani in Iraq già promessi recentemente dal ministro degli Esteri Franco Frattini. In agenda anche il Libano e la questione israelo-palestinese, su cui gli Usa sperano che l’Italia possa svolgere una preziosa funzione di mediazione per giungere alla conclusione del processo di pace stabilito ad Annapolis. La più decisa posizione a favore di Israele del nostro governo ci rende infatti più credibili agli occhi degli Stati Uniti per fungere da “facilitatori” rispetto all’esperienza del precedente esecutivo.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
In un clima di grande amicizia si attende anche il colloquio tra Bush e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. I due si sono già incontrati due volte nell’ultimo anno, una volta a Roma (giugno 2007) e una a Washington (dicembre 2007) e in entrambi i casi hanno sottolineato la notevole sintonia riscontrata, sia sui rapporti bilaterali che sul piano personale. Del resto, il capo dello Stato parla un inglese eccellente ed è da decenni un fautore di strette relazioni transatlantiche. L’attenzione di Bush verso l’Italia e il suo presidente sono testimoniate dalla lettera inviata in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno. Con un inusuale biglietto scritto di suo pugno, Bush ha ricordato “il trionfo della libertà e della democrazia” dell’Italia dopo la Seconda guerra mondiale e l’amicizia tra Italia e Usa, concludendo con un invito al popolo americano a “osservare questo giorno celebrando il contributo degli italiani e degli italo-americani alla nostra nazione”.
Giampiero de Andreis

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GB, Brown traballa ai Comuni mentre riceve Bush

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Gordon Brown appeso a un pugno di deputati. Il premier britannico laburista affronta questa sera un voto molto difficile ai Comuni dove una misura antiterrorismo proposta dal governo rischia di essere respinta non solo dall’opposizione conservatrice e liberale ma anche da almeno 33 deputati laburisti. Se non 40. Con il rischio che il capo del governo già molto basso nei sondaggi vada sotto anche in Parlamento. Brown vorrebbe estendere il periodo di detenzione preventiva per gli indagati per terrore dagli attuali 28 giorni a 42 giorni. Un progetto avversato dall’opposizione secondo la quale, ex premier tory Sir John Major in testa, la Gran Bretagna approvando questo provvedimento rischia di diventare la tomba, anziché la culla, delle libertà individuali. Brown e il suo capogruppo ai Comuni guardano quindi con apprensione al voto di questa sera (attorno alle ore 19 in Italia) e sperano nella benevolenza o quantomeno nella non partecipazione al lo scrutinio di piccoli gruppi della minoranza, a cominciare dai nove deputati Unionisti democratici.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Allo scopo di scongiurare il possibile smacco, Brown ha anche rischiato di provocare un’inedita frattura con il presidente americano Gerorge W. Bush nelle stesse ore in cui questi visita Londra. Il premier ha infatti proposto ad alcuni deputati della sinistra radicale di essere disposto a lottare a livello europeo per togliere alcune sanzioni a Cuba, in cambio del sostegno sul disegno di legge depositato ai Comuni. “Una proposta allettante – ha riferito al Guardian uno dei deputati contatti da Brown – ma i diritti umani nel nostro Paese sono più importanti”. Infliggere una sconfitta parlamentare a Brown è certamente l’obiettivo dell’opposizione. Tuttavia, in caso di una vittoria a Westminster, i Tories, pure alti nei sondaggi dopo l’exploit alle amministrative di maggio, rischiano una brutta figura agli occhi dell’opinione pubblica. Che, generalmente poco entusiasta di Brown, vede con favore, lo riferiscono i sondaggi, il progetto per un fermo di sei settimane per i presunti terroristi.


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Al vertice Ue-Stati Uniti trovata l’intesa sull’Iran

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Gli europei d'accordo con Bush che li esorta a una linea rigorosa sul nucleare degli ayatollah. Niente intesa su Cuba: i 27 pensano alla fine dell'embargo

Al vertice Stati Uniti-Unione europea di Lubiana, prima tappa del viaggio conclusivo nel vecchio continente da presidente americano, George W. Bush ha voluto lanciare un messaggio forte su un tema che gli sta molto a cuore: l’Iran. Una Repubblica islamica in possesso di armi nucleari, ha detto Bush in conferenza stampa dopo l’incontro con i leader europei nel castello di Brdo, poco distante dalla capitale slovena, costituirebbe «una minaccia straordinaria» alla pace mondiale.

Sul podio accanto al premier sloveno (Lubiana ha la presidenza di turno dell’Ue) Janez Jansa e al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, Bush ha spiegato che la palla è ora nel campo degli iraniani: «Dobbiamo rendere chiaro, abbondantemente chiaro che la scelta spetta a loro. Possono andare avanti sulla strada dell’isolamento - ha detto, e il pensiero è corso al gelo che la settimana scorsa ha fatto seguito al discorso di Mahmud Ahmadinejad al vertice Fao a Roma - o possono invece avere relazioni migliori con tutti noi, sospendendo in modo verificabile il loro programma di arricchimento dell’uranio». Bush ha sottolineato che è il momento di «una diplomazia forte» e che «è adesso il momento giusto per lavorare tutti insieme» per impedire all’Iran di acquisire armi nucleari prima che sia troppo tardi e «prima che il mondo cominci a chiedersi: perché non siamo intervenuti prima?».


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La dichiarazione finale del summit riprende la posizione espressa da Bush: «Ci attendiamo che l’Iran rispetti i suoi obblighi riguardo alle attività nucleari, compresa una sospensione completa e verificabile delle attività di arricchimento», si legge nel testo. Non si è parlato solo di Iran, comunque. Il presidente americano, nell’ambito della sua «agenda della libertà», ha toccato il tasto delicato delle relazioni con Cuba, in una fase caratterizzata dalle assai prudenti aperture di Raul Castro, fratello e successore alla presidenza dell’«isola rossa» dell’ex «Líder Máximo» Fidel Castro. E proprio mentre i Ventisette stanno valutando se sia giunto il momento di togliere le sanzioni contro L’Avana, decisione che potrebbe essere annunciata lunedì prossimo, Bush chiede maggiore cautela e severità: Cuba mandi segnali più chiari, ha detto, e liberi «tutti i prigionieri politici» per dimostrare che davvero c’è un cambiamento in corso.

A Lubiana si è parlato anche di cambiamenti climatici: Bush ha detto che è indispensabile coinvolgere Cina e India in un accordo globale, e Barroso ha aggiunto che questa intesa servirà a fermare la corsa dei prezzi degli alimentari e dei combustibili. Nel pomeriggio Bush ha lasciato Lubiana e ha raggiunto Berlino, dove era atteso dal cancelliere tedesco Angela Merkel.

Roberto Fabbri


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Roma. Rapinavano farmacie con asce e fucili

>>Da: andreavisconti
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Due uomini di 32 e 30 anni ed una donna di 37 anni, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia San Pietro perchè responsabili di diverse rapine messe a segno a Roma, ai danni di farmacie nei quartieri Tuscolano e Prenestino. I rapinatori agivano armati di fucile a canne mozze e ascia, con cui terrorizzavano gli impiegati e i clienti.

I tre, con precedenti penali per rapina, spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia, sono ora in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I rapinatori si muovevano a bordo di scooter rubati, indossando caschi neri e occhiali da sole, ed erano arrivati a colpire anche più farmacie consecutivamente nel raggio di pochi chilometri e nell’arco di mezz’ora. Uno dei due uomini faceva da palo mentre l’altro, con le armi in mano, riscuoteva gli incassi della giornata, portando con sè anche le borse e i portafogli degli avventori. La donna invece si occupava degli aspetti logistici, fornendo ai due banditi assistenza materiale e protezione.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
A inchiodare la banda di rapinatori sono state le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso di alcune farmacie, oltre alle varie testimonianze delle vittime, da cui gli investigatori sono risaliti dapprima alle caratteristiche somatiche dei soggetti - uno dei quali claudicante - al loro modus operandi, al tipo di abbigliamento, fino ad arrivare a scoprire il loro covo, situato alle porte di Roma, in località Guidonia Montecelio, in una villa dove sono state rinvenuti dai militari le armi, i vestiti ed altro materiale adoperato per compiere le rapine.

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Gruppo islamico palestinese ammette legami con Al Qaida

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Per la prima volta un gruppo armato attivo all’interno dei territori palestinesi ammette pubblicamente il proprio legame con la rete terroristica di al-Qaeda. Il gruppo in questione si chiama «Esercito islamico». Intervistato dalla Tv satellitare al-Arabiya, il suo leader, Abu Muhammad al-Maqdisi, parla dei suoi rapporti con il gruppo di Osama Bin Laden e lancia nuove minacce contro Iran e Hezbollah, accusati di voler diffondere lo sciismo nei territori palestinesi. «Il nostro gruppo è legato ad al-Qaeda solo ideologicamente - spiega - Al momento non ci sono legami dal punto di vista organizzativo. Siamo presenti a Gaza, ma anche in Cisgiordania e all’interno dei territori occupati da Israele nel 1948».

Il leader denuncia il fatto che, seppur in modo molto limitato, a Gaza si stia diffondendo lo sciismo. «L’Iran sta cercando di diffondere lo sciismo nella regione - spiega - nonostante i contrasti esistenti con gli Stati Uniti, entrambi sono nemici di Allah e vanno combattuti. Iran e Hezbollah sono miscredenti e vanno combattuti come nemici di Allah». Questa nuova formazione jihadista palestinese sarebbe composta, a suo dire, da centinaia di combattenti e opererebbe al fianco delle altre fazioni armate, avendo già compiuto diverse operazioni contro Israele.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Al-Maqdisi ha però negato che i suoi uomini abbiano preso di mira i cristiani residenti a Gaza. «Non abbiamo niente a che fare con gli attentati compiuti contro i cristiani - aggiunge - né con quelli contro gli internet caffé o i saloni di bellezza di Gaza. Questi ultimi sono il frutto di atteggiamenti corrotti di basso profilo contro i quali non è utile usare la violenza». Nonostante ciò ha ammesso che da parte dei suoi uomini sono stati commessi alcuni errori, imputabili ai singoli, come quello dell’incendio del club giovanile cristiano di Gaza.

A proposito del sequestro del militare israeliano Gilad Shalit, pur avendo pianificato e partecipato al rapimento l'«Esercito islamico avrebbe lasciato alle altre formazioni la gestione della trattativa politica. A proposito invece del sequestro dell’inviato della Bbc Alan Johnston, rilasciato a luglio 2007 «l’obiettivo iniziale era quello di scambiarlo con la sorella Sajjada, in carcere ad Amman per gli attentati compiuti nella capitale giordana nel 2006, e con Abu Qatada, detenuto in Gran Bretagna. Ma la nostra commissione fatta da Ulema ha deciso di liberarlo per evitare che il suo sequestro provocasse lo spargimento di altro sangue palestinese».

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I capitali di Teheran in fuga dall’Europa

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad avrebbe dato ordine alle banche della Repubblica islamica di trasferire i capitali depositati presso gli istituti di credito in Europa per evitare che vengano congelati nel quadro di nuove sanzioni per il programma nucleare di Teheran. Lo scrive la stampa iraniana nel giorno in cui la Ue e gli Usa, nel loro vertice in Slovenia, hanno annunciato l’intenzione di adottare nuove sanzioni anche oltre quelle decise dall’Onu. Le voci di un imminente trasferimento dei fondi iraniani in Europa sono rimbalzate sui giornali di Teheran da Londra, dove alcuni diplomatici occidentali hanno parlato di un’operazione per rimpatriare miliardi di dollari con l’aiuto di società legate al regime iraniano costituite in alcuni Paesi arabi del Golfo. Nella capitale iraniana, il viceministro degli Esteri per gli affari economici, Mohsen Talai, pur non confermando queste voci, ha detto che una gran parte dei capitali ha già lasciato l’Europa e ora «i depositi sono a livelli minimi, appena sufficienti per evitare che vengano chiusi i conti bancari». Buona parte dei fondi ritirati, ha aggiunto il viceministro, saranno investiti in azioni e in oro. Secondo una stima del quotidiano Etemad, ammontano a 75 miliardi di dollari i capitali all’estero.


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Stefano Mannucci: Nessuno speculi sulla salute

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Saranno le indagini a determinare se nella clinica Santa Rita sia stato violato nel modo più ripugnante il giuramento di Ippocrate. Se quei medici abbiano attentato non solo all'integrità fisica e alla vita dei pazienti, ma anche al rapporto fiduciario che chiunque lamenti un problema di salute deve porre nelle mani di chi lo cura.
Nelle carte degli investigatori, la vicenda milanese sembra destinata a surclassare ogni tragedia di malasanità: qui non c'è da recriminare sull'errore di un chirurgo in una struttura fatiscente, ma sulla deliberata opzione di mutilare giovani e anziani per intascare rimborsi milionari. E accade nel capoluogo di una Regione che resta un modello per l'efficienza ospedaliera pubblica e privata.
Proprio a Milano, ma in un Istituto d'eccellenza come il San Raffaele, ha lavorato un insider di prima scelta come Ferruccio Fazio, sottosegretario alla Salute nel governo Berlusconi. È lui - nel quadro della riduzione dei ministeri - il responsabile di un settore tanto cruciale. Il suo programma è «sanità per tutti», tra accorciamento delle liste d'attesa nei nosocomi e affidabilità delle cliniche private.
Nella certezza che l'episodio della Santa Rita sia isolato nella sua mostruosità, una delle priorità d'azione dell'esecutivo sarà suturare con controlli a tappeto questa nuova ferita che si è aperta nella coscienza collettiva degli italiani. In un Paese che si dice civile non si possono tollerare sospetti, errori o frodi, una volta che si aprono le porte della camera operatoria.


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Giulia Bongiorno: Intercettare non deve essere la strada più comoda

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Indispensabile: letteralmente vuol dire «assolutamente necessario, di cui non è possibile fare a meno». È questo l'aggettivo scelto, non a caso, dal legislatore per indicare il livello di esigenza investigativa che deve sussistere affinché lo Stato possa introdursi nella vita privata di un soggetto e captarne le conversazioni.

Ciò significa che dello strumento intercettativo non si può disporre ogni volta che risulti utile, ma solo quando sia «assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini». Come dire: se ci sono altri metodi di investigazione, è a questi che bisogna dare la preferenza; è giustificato il ricorso all'intercettazione quando davvero non se ne può fare a meno.
Nella prassi giudiziaria l'aggettivo «indispensabile» si è trasformato in «utile», quando non addirittura in «comodo»: ad esempio, se si vuole provare la conoscenza tra due soggetti si tende a disporre l'intercettazione anziché compiere pedinamenti, ovvero acquisire i tabulati telefonici.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Quindi, sovente, si ricorre all'intercettazione per comodità, per una sorta di indolenza investigativa: le difficoltà di un'inchiesta o la semplice impazienza inducono gli inquirenti a scegliere la strada più rapida e sicura anche quando sarebbe possibile raggiungere l'obiettivo con strumenti di indagine diversi.
Come è vero che la causa dell'uso abnorme delle intercettazioni risiede nella interpretazione enormemente dilatata dell'aggettivo «indispensabile», è sicuro che, poiché non ne esiste uno più specifico per indicare che il ricorso alle intercettazioni dev'essere l'extrema ratio, la soluzione non può passare attraverso una mera modifica lessicale.
Ne consegue che il problema non è trovare nuove formulazioni più rigide, quanto piuttosto garantire che vengano rispettati i rigorosi limiti già esistenti. È ormai nota la diffusa prassi dei Gip, che, nel redigere il decreto autorizzativo, ricorrono alla cosiddetta motivazione per relationem, cioè a un rinvio ad altri atti (di solito la richiesta del pm), riducendo il loro impegno nella decisione e svuotando di significato il controllo imposto dalla legge: come se il controllore abdicasse al proprio potere aderendo acriticamente alle scelte del controllato.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
È necessario, invece, affidare la competenza ad autorizzare le operazioni di captazione a un giudice collegiale: la collegialità garantisce infatti maggior ponderazione della sussistenza dei presupposti normativi.
La soluzione proposta non è difficilmente attuabile se si considera che, con riferimento alle misure cautelari, esiste già la possibilità di adire in tempi brevi l'organo collegiale per il riesame delle misure.
La strada della collegialità appare, pertanto, quella più proficuamente percorribile per rendere il ricorso allo strumento intercettativo l'ultima soluzione investigativa da adottare, come già stabilito dal legislatore.


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Sacconi ai sindacati: Entro un anno la riforma solo in formato crescita

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Il Ministro del lavoro, della previdenza sociale, e salute Maurizio Sacconi presenta la sua deregulation per liberare le imprese dai troppi vincoli che impediscono la crescita di salari e profitti e traccia il solco del Libro Verde: obiettivo è un dibattito pubblico per riflettere sul futuro del nostro sistema di welfare.

Tra le questioni emergenti la pressione per i bilanci pubblici e la messa in discussione dei sistemi di protezione sociale e dunque come costruire un nuovo sistema di welfare capace di sostenere, su basi solide e in termini realmente innovativi, le impegnative sfide dei prossimi decenni.
Tra le priorità sui temi del lavoro la modifica del Testo Unico sulla sicurezza, gli orari di lavoro, le norme sui contratti a termine. Entro un anno dobbiamo arrivare a una riforma in formato "crescita". Più lavoro femminile, più attenzione agli over 50, un sistema flessibile di pensionamento con soglie di vecchiaia più alte, a partire dalle donne. Ci vuole una svolta poiché non basta una semplice terapia congiunturale per sciogliere i numerosi nodi strutturali che ostacolano lo sviluppo, ed è necessario approvare un programma di riforme a costo zero. Infatti sulle norme sulla sicurezza e salute è necessario eliminare troppi adempimenti formali e sanzioni e modificare anche la prassi prevista sulle dimissioni, poiché il Testo Unico del centro sinistra induce le imprese a orientare gli sforzi sui comportamenti formalistici piuttosto che sulla vera prevenzione degli incidenti sul lavoro e coordinare le norme insieme alle ausl e all'Inail.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Si prevede una grande svolta anche sui contratti a termine introducendo dei vaucer prepagati per tutte le forme di lavoro accessorio e occasionale che coinvolge le lavoratrici domestiche, i lavoratori del turismo, dell'agricoltura, per favorire l'emersione del lavoro. Si chiederà alle parti sociali imprese e sindacati di affrontare il nodo delle deroghe sulle causali e sul termine di 36 mesi dei contratti, regolando anche la flessibilità dell'orario di lavoro per consentire alle imprese e ai lavoratori di accordarsi secondo le rispettive esigenze.La modulazione dell'orario di lavoro è il miglior strumento di conciliazione dei tempi tra l'impresa e i tempi della famiglia e del bene-essere.
La società attiva è garanzia per una migliore qualità della vita e del lavoro e migliori relazioni industriali offrono opportunità per tutti coloro che ad essa partecipano. Nel nuovo circolo virtuoso di questo Libro verde le politiche sociali, intese come combinazione di politiche per la salute, l'inclusione sociale il lavoro, sono parte essenziale delle politiche per la competitività e lo sviluppo, e in quanto società attiva concorrono ad una equa distribuzione della ricchezza e di ulteriori risorse.
È attraverso una piena applicazione del principio di susssidiarietà che si aiuta la società civile a realizzare il valore comunitario della libertà, della solidarietà, della coesione sociale e del bene comune.

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Uccide la moglie e tenta il suicidio. 77enne in fin di vita

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Un pensionato di 77 anni ha ucciso la moglie, di 78, con un colpo di pistola e con la stessa arma, una calibro 22, ha tentato di togliersi la vita. L'uomo è ora ricoverato all'ospedale di Mestre. Versa in gravissime condizioni.

Il fatto è avvenuto nella casa dei due anziani, un'abitazione isolata a Maerne, una frazione di Martellago (Venezia). A scoprire i corpi, riversi sul pavimento in una pozza di sangue, è stata una figlia della coppia. Ignoti al momento i motivi della tragedia. La pistola usata dall'uomo era regolarmente denunciata. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

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Torino, sfrattato si incatena davanti al Minicipio e minaccia il suicidio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Un uomo di 43 anni è incatenato da questa mattina all'alba davanti al Municipio di Torino e minaccia di darsi fuoco. Il gesto è legato allo sfratto che l'uomo ha ricevuto. Il 43enne, che ha detto di aver già fatto la stessa cosa in passato, è arrivato in piazza Palazzo di Città intorno alle 6.30 e si è arrampicato sulla statua del Conte Verde, a circa 2 metri di altezza.

Poi si è incatenato e, con in mano una bottiglia d'alcol e un accendino, ha detto di voler parlare con il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, minacciando il suicidio. Lamenta di non avere un lavoro e di essere stato sfrattato. Sul posto sono presenti il 118 con quattro ambulanze, i vigili del fuoco, la polizia municipale e la polizia.

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La casta britannica: eurodeputati assumono mogli come segretarie

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Anche la Gran Bretagna deve fare i conti con la propria casta. Diciotto eurodeputati conservatori hanno assunto le rispettive mogli come segretarie o assistenti, con retribuzioni che oscillano tra i 12.600 e i 75.000 euro all'anno. E' il quadro che emerge da un servizio del giornale 'The Times'. La settimana scorsa l'europarlamentare Den Dover, conservatore eletto nelle liste del Partito unionista, dovette dimettersi perché si scoprì che tra il 2001 e il 2007 pagò l'quivalente di 955.000 euro alla moglie e alla figlia con i suoi rimborsi spese da deputato.

Precedentemente anche il leader dei conservatori all'europarlamento, Giles Chichester, era stato costretto a dimettersi reo confesso di avere violato il regolamento dell'aula canalizzando oltre 560.000 euro di rimborsi spese a un'impresa familiare. Un'indagine è stata aperta nei confronti della presidente del Partito conservatore, Caroline Spelman, in merito a notizie di stampa secondo cui avrebbe pagato una parente con l'appannaggio per il portaborse.

Agli inizi dell'anno, il deputato conservatore Derek Conway fu sospeso dalla Camera dei Comuni per avere pagato con danaro del contribuente uno dei suoi figli per un lavoro che non rientrava nelle prerogative parlamentari. Martedì il leader dei 'Tory', il giovane David Cameron, autore della straordinaria rimonta dei conservatori sui laburisti del premier Gordon Brown, ha dovuto richiamare i colleghi di partito nel parlamento britannico, così come i ventotto eurodeputati, a rispettare il regolamento e lo spirito del mandato affidato loro dagli elettori. Una sortita obbligata, di fronte al pericolo che sospetti di corruzione e nepotismo pregiudichino il cammino dei Tory verso le elezioni previste per il 2010.

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La dipietrista fa causa a Tonino

>>Da: andreavisconti
Messaggio 6 della discussione
Wanda Montanelli, dopo i 50 giorni di sciopero della fame, porta in tribunale l'ex pm: «Danni esistenziali»

MILANO — Non è bastato il cesto di fiori che le ha inviato «Tonino» dopo i 50 giorni di sciopero della fame, interrotti grazie all’appello del Capo dello Stato. Né le pazienti mediazioni di Leoluca Orlando. Wanda Montanelli, già animatrice del «popolo dei fax» e dipietrista antelitteram, ha deciso di fare causa al suo partito. Questa mattina sarà in tribunale per sostenere l’accusa: «discriminazione delle donne», «distrazione di 600 mila euro destinati alla componente femminile» e una sorta di «mobbing politico» nei suoi confronti. La Montanelli — vincitrice nell’83 di 50 milioni di lire nel quiz di Canale 5 «Flash» e querelante per plagio nell’85, perché sosteneva di aver scritto la canzone «Ma la notte no» — ce la metterà tutta per provare che la giustizia è la continuazione della politica con altri mezzi. Quasi un redde rationem per Di Pietro.

L’Idv, spiega lei, «è ormai un club di golf», dove le donne vengono buttate via «come scarpe vecchie». Su 43 parlamentari Idv, sono quattro. Lei, naturalmente non è tra le quattro. E marcerà sul tribunale: «Abbiamo nove dossier di documenti e 170 testimoni». La Montanelli chiede anche un risarcimento di un milione di euro per «danni esistenziali»: per «la mancata gratificazione di un ruolo istituzionale», la mancata «evoluzione della carriera politica», il danno «alla serenità, al tempo perso e alla cinestesi lavorativa». Il milione di euro sarebbe un «equo ristoro». La memoria difensiva eccepisce il difetto di giurisdizione della Montanelli, «mai stata socia», che «non risulta iscritta al partito già dal 2007». L’Idv nega il suo diritto di sindacare la destinazione dei fondi e ricorda che «la seconda carica del partito è ricoperta da una donna, Silvana Mura».

>>Da: Graffio
Messaggio 2 della discussione
Ma mi faccia il piacere!!!!!...lei non sà chi sono io????...

>>Da: firefox65
Messaggio 3 della discussione
Vota Antonio la trippa..ahhhh!

>>Da: ruggero
Messaggio 4 della discussione
Non sono assolutamente un estimatore di Di Pietro, ma questa mi pare una bufala colossale, questa tizia è solo in cerca di notorietà e di soldi.

>>Da: francymarte
Messaggio 5 della discussione
Concordo con Ruggero. Di Pietro e' un buono a nulla. Non ha mai fatto il magistrato, stato solo nominato magistrato e si e' fatto conoscere perche' i vero PM (Colombo e Davigo) avevano da fare ed hanno mandato lui al processone come si fa con un giovane avvocato. Dai media, che ora tenta di rovesciare, ha avuto notorieta'. Non ha mai fatto il magistrato perche' non ha mai fatto il giudicante! Da poliziotto ha fatto il PM (che ora non e' altro che un super poliziotto con poteri giuridici e non un magistrato), poi andato in pensione ha tentato di fare l'avvocato. Si e' fatto il partitino suo che ha guadagnato voti da parte di chi ha schifato la vecchia sinistra estrema.........ora schiferanno anche lui e tra cinque anni, alle prossime elezione sparira'. LASCIATELO GODERE A FARE LE SUE REQUISITORIE TELEVISIVE, NON "C'AZZECCA" MAI, MA E' FOLKLORISTICO .

>>Da: francymarte
Messaggio 6 della discussione
pER GRAFFIO oNOREVOLO CHI? mA MI FACCIA IL PIACERE

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Si sveglia durante espianto di organi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Su Le Monde la storia di un 45enne colpito da infarto del miocardio
Si sveglia durante espianto di organi
Il suo cuore era fermo da un'ora ma quando i chirurghi hanno iniziato a operare, l'uomo ha ripreso a respirare

PARIGI - I chirurghi dell'equipe trapianti erano già pronti a espiantargli gli organi, quando si sono accorti che dava segni di vita. Una vicenda - rivelata dal quotidiano Le Monde - che ha dell'incredibile. Protagonista della vicenda un 45enne francese, colpito da infarto del miocardio in una strada di Parigi all'inizio del 2008. I medici dell'ambulanza avevano tentato di rianimarlo sul posto, senza successo, decidendo poi di trasportarlo al vicino ospedale di Pitiè-Salpetriere, nella capitale, attrezzato per praticare una dilatazione delle coronarie.

REAZIONE AGLI STIMOLI DOLOROSI - Durante il tragitto, nonostante i continui tentativi, il cuore non aveva ripreso a battere, e una volta in ospedale le analisi avevano sancito l'impraticabilità della dilatazione coronarica. Sembrava dunque che non ci fosse più niente da fare. L'uomo era diventato quindi, un'ora e mezza dopo l'arresto cardiaco, un potenziale donatore d'organi: un donatore «a cuore fermo», non cerebralmente morto ma non più rianimabile. Un verdetto smentito appena in tempo: quando l'equipe di chirurghi abilitata al prelievo degli organi stava per procedere, infatti, il paziente ha cominciato a respirare spontaneamente, e a dare segni di reazione agli stimoli dolorosi.

«ORA PARLA E CAMMINA» - «A conti fatti, esistevano dei segni di vita (o sintomi), enunciato equivalente all'assenza di segni clinici di morte» spiega il rapporto dei medici alla commissione etica dell'Assistenza pubblica ospedaliera di Parigi, incaricata di valutare la vicenda. «Dopo numerose settimane - prosegue - costellate da complicazioni gravi, il paziente cammina e parla». Non si sa, però, se sia stato informato del rischio corso. Medici e tecnici rianimatori interpellati dalla commissione hanno spiegato che i casi in cui «un paziente che tutti davano per deceduto sopravvive dopo manovre di rianimazione prolungate ben al di là dell'abituale, o di quanto considerato ragionevole» sono «eccezionali, ma capitano nel corso di una carriera». Cosa che, concludono, mostra «quante domande rimangano nel campo della rianimazione, delle modalità di intervento e dei criteri che permettono di stabilire un fallimento».

DONATORI «A CUORE FERMO» - Il prelievo di organi da donatori a «cuore fermo» in Francia è stato introdotto all'inizio del 2007, con un programma sperimentale ispirato ai risultati ottenuti con questo metodo in altri Paesi, tra cui Spagna, Usa e Gran Bretagna. Finora ha permesso di eseguire una sessantina di trapianti prima impossibili, a fronte di 231 morti tra i pazienti in attesa di organi compatibili nel 2007.


>>Da: Graffio
Messaggio 2 della discussione
Al Santa Rita di Milano l'avrebbero fatto morire e rinascere almeno una dozzina di volte.
Finchè non si stancava lui..................

>>Da: ruggero
Messaggio 3 della discussione
...
un potenziale donatore d'organi: un donatore «a cuore fermo», non cerebralmente morto ma non più rianimabile
....

Il problema è tutto lì.
Mi sembra che in Italia la legge imponga la constatazione della morte cerebrale

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Brunetta: «Un progetto per ritirare le pensioni in tabaccheria»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Il ministro lancia "Reti amiche": «Pagare i contributi Inps in farmacia o nelle stazioni dei carabinieri»

Ritirare la pensione in tabaccheria, pagare i contribuiti Inps in farmacia o nelle stazioni dei carabinieri. È l'obiettivo del progetto 'Reti amiche' a cui il ministero per la Pubblica amministrazione sta lavorando. Ad annunciare il piano, «un po' caotico e ancora confusionario», è stato il ministro Renato Brunetta nel corso della giornata nazionale dell'innovazione:

COMPETIZIONE - «Stiamo lavorando per utilizzare tutte le reti esistenti nel nostro Paese, dalle Poste ai carabinieri, alle banche, alle tabaccherie, alle farmacie come contenitori di totem accessibili ai cittadini per dialogare funzionalmente con la pubblica amministrazione, con l'unico obiettivo - ha precisato il ministro - di bypassare la pubblica amministrazione inefficiente. A quel punto i luoghi monopolistici deputati a queste cose si chiederanno perché vengono bypassati e - ha concluso Brunetta - si metteranno in competizione». Brunetta pensa a trasferire in tabaccherie, farmacie e uffici dei carabinieri servizi come il ritiro delle pensioni, il pagamento dei contributi Inps ed altri pagamenti.

«SENZA RISULTATI MI DIMETTO» - Il ministro fa anche una promessa: «Entro un anno, se il governo sarà ancora in carica, darò conto di quello che avrò fatto per migliorare e modificare la pubblica amministrazione e se non sarò riuscito a fare nulla darò le dimissioni. È la soluzione del mercato».


>>Da: Graffio
Messaggio 2 della discussione
Speriamo, snellire la pa sarebbe cosa gradita, si eviterebbero file di km nelle poste potendo così favorire che deve semplicemente pagare una bolletta o spedire un pacco.


>>Da: firefox65
Messaggio 3 della discussione
Brunetta e' uno dei ministri che non conoscevo e mi sta impressionando positivamente.
Vedremo se riuscirà davvero a riformare la pubblica amministrazione.


>>Da: -cerberus
Messaggio 4 della discussione
Non male l'idea di Brunetta, sono anni che penso a quanta "tecnologia informatica sprecata" ci sia sul territorio... Il problema al limite sarà la disponibilità di liquidi per il pagamento delle pensioni, soprattutto nei piccoli centri, e ovviamente una certa resistenza da parte delle categorie interessate.
Vedremo.


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Pianisti: Fini, due mani un voto. Nuovo metodo di votazione

>>Da: ruggero
Messaggio 3 della discussione
'Ogni due mani, un solo voto'. Questa la proposta del presidente della Camera Gianfranco Fini, per risolvere il problema dei 'pianisti'. Per votare, i deputati dovrebbero premere contemporaneamente due pulsanti, posti 'a distanza congrua'. Nell'ufficio di presidenza - viene riferito - c'e' stata 'condivisione' per l'iniziativa ed e' stato richiesto di verificare tutti i sistemi che potrebbero eliminare questo malcostume. L'intenzione e' di arrivare a una soluzione gia' a settembre.


Abbiamo bisogno di questi escamotages per risolvere un problema del genere?
Che tristezza...


>>Da: -cerberus
Messaggio 2 della discussione
Basterebbe un sensore biometrico con impronte digitali registrate su un database.


>>Da: geronimo
Messaggio 3 della discussione
Approvo, metodo semplice e affidabile, due pulsanti a circa 50 cm di distanza non sono male, magari anche "rientrati" insomma in modo che ci voglia un dito per premerli e che uno non li possa premere contemporaneamente appoggiando un block notes su entrambi.

P.s.: spero che non ci sia in giro un deputato monco che blocchi tutto dicendo "e io come faccio?".
Nel caso ci sia, per lui, e solo per lui, un messo lo aiuterà a votare.
Paolo

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Mario Cervi: PACIFISTI DOUBLE FACE

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Finalmente, ieri pomeriggio, si sono svegliati a Roma gli appassionati del corteo di protesta contro le ingiustizie del mondo, i nemici delle dittature, gli amici degli oppressi, gli apostoli della libertà, i firmatari d’ogni possibile appello antifascista. Temevamo fossero evaporati, non avendone notato la presenza e nemmeno l’irruenza nei giorni scorsi, quando pure erano sembrate imperdibili le occasioni per dare sfogo ai loro slanci virtuosi.
La Città Eterna aveva dovuto ospitare, per una assemblea della Fao, alcuni tra i peggiori e più inquietanti attori della scena internazionale. S’era esibito, nel suo risaputo e minaccioso copione, l’iraniano Ahmadinejad: al quale piacerebbe tanto che Israele fosse cancellata - possibilmente in forma cruenta - dalla carta geografica. Nella speranza di veder realizzato questo suo sogno, Ahmadinejad allestisce ordigni atomici. Potrebbero riuscirgli utili. I romani hanno anche avuto il dubbio privilegio di vedere da vicino quel brutto ceffo che risponde al nome di Robert Mugabe: oppressore e affamatore del suo popolo. Si sono fatti vedere altri tipi poco raccomandabili, il Terzo mondo ne ha un serbatoio pressoché inesauribile. Ma la Roma del «no pasaràn» e del «go home» è rimasta tranquilla, zitta, serena di fronte alla presenza di questi forsennati che dovunque si trovino annunciano sfracelli. I descamisados delle rivoluzioncelle italiche erano tutti impegnati in assalti alle code alla vaccinara anziché ai palazzi del dispotismo.


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Guerra alla burocrazia, via una legge su quattro

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
L’annuncio del ministro alla Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli: "Addio a tutti gli enti inutili entro il 2012". Il meccanismo non si limiterà alle norme fino al 1970 ma sarà esteso fino al giorno d'oggi

Roma - Il ministro Roberto Calderoli mette a dieta lo Stato. «Per troppo tempo ci siamo pesati tutti i giorni dicendo che lunedì avremmo iniziato la dieta - ammonisce il titolare del dicastero per la Semplificazione -. Bene: la dieta parte da oggi».
Calderoli illustra il suo piano di dimagrimento all’assemblea di Montecitorio durante il question time. Un piano ambizioso di rinnovamento complessivo della macchina burocratica statale, ingolfata da troppo tempo. Una vera rivoluzione copernicana visto che non è più il cittadino ad andare allo Stato ma viceversa. Tra i punti qualificanti della semplificazione: riduzione del 25 per cento delle leggi attualmente vigenti; abolizione degli enti superflui mediante «un meccanismo a ghigliottina»; riduzione e certezza dei tempi per i procedimenti amministrativi; rafforzamento del principio del silenzio-assenso; indennizzo ai cittadini e sanzioni ai responsabili della pubblica amministrazione quando sbagliano; snellimento dei controlli; piani per tutte le pubbliche amministrazioni per ridurre del 25 per cento gli oneri amministrativi entro il 2012, come previsto in sede europea; divieto per le pubbliche amministrazioni di richiedere adempimenti diversi da quelli elencati e disposti su Internet; allungamento della durata di validità carta d’identità da 5 a 10 anni, accompagnata dall’obbligo dell’avviso automatico di scadenza da parte dell’amministrazione. Infine, sempre nell’ottica del risparmio sulla scia di quanto già annunciato dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, la progressiva scomparsa della Gazzetta Ufficiale insieme a tutti gli strumenti cartacei che verranno sostituiti dagli abbonamenti on line.
Tutte queste novità, aggiunge Calderoli, verranno contenute in una serie di provvedimenti che il governo presenterà «a breve, anticipando una parte della manovra finanziaria». Molto potrà essere assorbito nel cosiddetto piano Tremonti che contiene sia disegni di legge, sia decreti, sia leggi delega.

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La Bce all'Italia: "Crescono i rischi di crisi"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
L'inflazione peggiora: oltre il 3%. La Banca centrale si trova "in uno stato di maggiore allerta" ed è pronta a intervenire "con fermezza" per assicurare la stabilità dei prezzi. L'istituto di Francoforte al Bel Paese: "Accelerare gli sforzi di consolidamento dei conti"

Roma - La Bce "è in uno stato di maggiore allerta". Occhi puntati per evitare fiammate inflazionistiche che potrebbe attestrarsi anche sopra il 3%. Per quanto le varibili economiche siano "solide" e la crescita possa arrivare a registrare "una persistente anche se moderata ripresa", i pericoli arrivano, ancora una volta, dai nuovi rincari dei prodotti energetici e di quelli alimentari. Ma ci sono anche altre incognite. Tra queste i timori legati al processo di formazione dei salari che possono acuire le spinte inflazionistiche e il risanamento dei conti pubblici minacciato dalla crisi economica.
Un allarme generalizzato Nel suo bollettino mensile la Bce lancia un allarme senza precedenti. La "crisi economica" si fa sempre più concreta. E di una portata maggiore rispetto a quanto avessero pensato i tecnici di Francoforte. L'Eurotower segue con attenzione le trattative salariali ma fa sapere che è "indispensabile assicurare che le aspettative di inflazione a medio-lungo termine restino saldamente ancorate su livelli in linea con la stabilità dei prezzi". Insomma, i timori sull’esistenza di forme di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi di consumo potrebbero "comportare il rischio di choc al rialzo sull’inflazione" e "innescherebbe una spirale salari-prezzi con ricadute negative sull’occupazione e sulla competitività nei paesi coinvolti". "Intervenendo con tempestività e fermezza - fanno sapere i tecnici della Banca centrale europea - l’istituto farà in modo da evitare che si concretizzino effetti di secondo impatto e rischi per la stabilità dei prezzi nel medio termine".

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Freno alle intercettazioni: 3 mesi al massimo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Il piano che arriva domani in Consiglio dei ministri prevede anche una stretta sulle autorizzazioni e controlli più rigidi contro la fuga di notizie dalle Procure

Roma - Intercettazioni solo per reati gravi, quelli con una pena di almeno 10 anni. Vuol dire criminalità organizzata e terrorismo, ma anche omicidio, pedofilia e concussione. Sembrerebbero, però, esclusi alcuni reati contro la pubblica amministrazione, su cui la Lega continua a insistere: primo fra tutti la corruzione, che prevede 5 anni al massimo per quella «semplice» e 8 per quella in atti giudiziari. Ma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dice che si sta lavorando per trovare il modo di introdurre anche questo tipo di reati nel testo in preparazione a via Arenula.
Il disegno di legge che domani arriverà al Consiglio dei ministri, secondo le anticipazioni, riguardo ai reati sarà dunque restrittivo, ma non come aveva annunciato il premier. I limiti per i magistrati, che dovranno motivare in modo preciso ogni richiesta, ci dovrebbero essere a partire dalle autorizzazioni alle intercettazioni. Finora al pm bastava rivolgersi al gip della porta accanto, che spesso dava l’ok quasi meccanicamente, mentre in futuro si pensa di creare un nuovo filtro: un organismo collegiale, di tre giudici. Inoltre, la durata massima dell’ascolto degli indagati sarà di 3 mesi, mentre attualmente di proroga in proroga si arrivava anche a degli anni.

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"Rifiuti, mille volontari da tutta l’Italia"

>>Da: andreavisconti
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L'impegno di Berlusconi: "A luglio via l'immondizia dalle strade. La Protezione civile coordinerà gli aiuti". Poi assicura: "Le manifestazioni contro le discariche non saranno più ammesse. Sono ai limiti dell'anarchia"

Napoli - Il giallo dura due ore esatte. Il tempo che passa tra il comunicato di Palazzo Chigi che annuncia un decreto legge del governo sulle intercettazioni e la precisazione di Berlusconi che da Napoli parla di «errore materiale». «Come confermatomi dal sottosegretario Letta - spiega - al primo punto dell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì c'è il disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche giudiziarie». Insomma, nessun decreto e dunque nessun blitz da parte dell'esecutivo. Ma un provvedimento che sarà discusso ed eventualmente modificato dal Parlamento.
Due ore - effettivamente troppe per una rettifica - nelle quali le polemiche si sprecano e si arriva a sfiorare lo scontro istituzionale. Insorge il Pd, è decisamente critica la Lega e il Quirinale affida alle agenzie di stampa una velina informale per ribadire che la posizione di Napolitano è quella del giorno precedente, quando da Venezia auspicava una «discussione in Parlamento». Tutto rientrato, o quasi, dopo la precisazione del premier. Nonostante Di Pietro sostenga che «il governo è stato preso con le mani nella marmellata» e Bonaiuti ribatta che l'ex pm «trasforma un errore in un delitto». E certo, è difficile pensare che dietro il giallo ci sia davvero un tentativo di accelerazione da parte del Cavaliere, soprattutto perché se così fosse si sarebbe quanto meno cautelato con gli alleati. Invece, sia Fini che Bossi cadono dalle nuvole. Come il Quirinale. Che tra le 15.40 e le 17.40 riceve le assicurazioni di Letta: nessun decreto legge, solo un refuso nel comunicato.

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L’ira della base sul web: «Walter, vattene»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Il forum dell’Unità si trasforma in uno sfogo collettivo fra delusione e rabbia
da Roma

Volendo bene a Walter Veltroni, si potrebbe edulcar la pillola malignando che quelle mail così velenose, da mandare a picco la corazzata Potemkin, le ha scritte sotto falsi e molteplici nomi un furioso Furio Colombo, forse un incarognito Marco Travaglio, perché non Massimo D’Alema. Ma quando la raffica del primo giorno triplica dopo sole 24 ore, e poi diviene valanga inarrestabile che monta tuttora, uno tsunami di messaggi indirizzati al segretario del Pd da abbattere una mandria di tori, come fai a prendertela con gli amici/nemici, denunciare il complotto o la congiura, invocare il destino cinico e baro? Puoi al massimo prendertela col giornale principe del tuo partito, la «tua» Unità, che ha aperto il forum on line sollecitando il parere e il giudizio della base, sì, del popolo Pci/Pds/Ds/Pd. Il quale popolo si sta sfogando come un fiume in piena. Sparando ad alzo zero sul quartier generale. Anzi, direttamente sul giovane Walter e i suoi dolori.
Chissà se dal loft, o dalla direzione stessa dell’Unità, calerà l’ordine di chiudere la tribuna incautamente aperta, «compagni basta col dibbattito», o se continuerà, e per quanto, il bruciante stillicidio della tortura per il segretario al palo? Nel dubbio precipitatevi sul sito del giornale fondato da Antonio Gramsci - e diretto anche da Veltroni al tempo delle videocassette - prima che il forum venga oscurato. Potrete leggere tra i più freschi messaggi di ieri uno sconsolato Gianni - giuro che non si tratta del sottoscritto - che confessa e accusa: «Il mio primo voto tanti anni fa è stato per il Pci di Berlinguer, l’ultimo al Pd di Veltroni. Ci sono cascato, ma è kiaro ke la prossima volta sarà o per Idv o speriamo una sinistra seria rifondata ke fa opposizione».


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Bush a Roma: punta sull’Italia per il nodo Iran

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Piena intesa con Washington: il presidente Usa stempera le perplessità tedesche su un nostro ruolo di primo piano nella crisi con Teheran. Oggi l'incontro con Napolitano e Berlusconi.

Roma - Alla quartultima tappa del suo ottavo e ultimo vertice euro-americano (dopo Roma seguiranno Parigi, Londra e Dublino), George Bush arriva soddisfatto ed ottimista. Sono andati bene i suoi colloqui con sloveni e tedeschi e con Berlusconi il legame è più saldo che mai. Al premier italiano potrebbe consegnare un regalo importante: il via libera di Berlino al nostro inserimento nell’attuale 5+1 (i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu e cioè Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina più, per l’appunto, la Repubblica federale tedesca) che tratta con Teheran sulla spinosa vicenda nucleare.
S’era impegnato a farlo il presidente degli Usa e - a quel che si dice - avrebbe tentato di scongelare le «perplessità» della cancelliera sull’ingresso italiano nel pacchetto di mischia che tratta con gli iraniani e che lunedì, tramite Solana, dovrebbe avanzare un vero e proprio ultimatum agli uomini di Ahmadinejad sui controlli dell’Aiea ai reattori in costruzione. Anche il governo italiano del resto non si oppone a rendere più stringenti le sanzioni, visto che fino ad ora Teheran procede imperterrita sulla sua strada, intervallandola con periodiche minacce all’esistenza di Israele. Proprio la Merkel, ieri al termine dei colloqui con Bush nel castello prussiano di Melberg - a pochi chilometri dalla capitale tedesca -, ha fatto sapere che si potranno prendere in considerazione anche «strette bancarie», con cui interrompere non solo i finanziamenti che dalla capitale iraniana partono per estremisti di ogni tipo, ma anche per bloccarne i commerci, vista la sordità iraniana agli appelli.

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Catania, operai uccisi da esalazioni e fango

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Tragedia a Mineo: stavano lavorando dentro al depuratore. Li hanno trovati abbracciati, inghiottiti dalle sabbie mobili. A indagare la procura di Caltagirone: forse a intrappolarli le improvvise esalazioni tossiche

Catania - Sono morti dentro una stanza dell’impianto di depurazione probabilmente per l’esalazione di sostanze tossiche, anche se non viene esclusa l’ipotesi di una scarica elettrica, o addirittura quella di una pompa entrata in funzione per sbaglio e che abbia inondato il pozzo di fango.
I corpi dei sei uomini erano uno sopra l’altro, come se ognuno di loro avesse cercato di salvare il collega di lavoro, senza farcela. È il film dell’ultima strage bianca consumatasi a Mineo, un paesino della piana di Catania. Le vittime sono due operai specializzati di Ragusa, Salvatore Tumino di 47 anni e Salvatore Smecca di 51, e quattro dipendenti del comune di Mineo (Giuseppe Zaccaria, di 47 anni, Giovanni Natale Sofia, di 37 anni, Giuseppe Palermo, di 57 e Salvatore Pulici, di 37. I cadaveri sono stati scoperti da un dipendente del comune che nel pomeriggio si è recato nell’impianto, a circa quattro chilometri dal centro abitato, dopo che alcuni familiari dei lavoratori, non vedendo tornare i propri congiunti per l’ora di pranzo, si erano recati in municipio per avere notizie. Li hanno trovati morti abbracciati uno con l’altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda.
Per recuperare i corpi è intervenuta una squadra speciale dei sommozzatori dei vigili del fuoco, la Saf (speleo alpino fluviale), che si sono calati nella vasca con bombole di ossigeno. Secondo una prima ricostruzione i due operai avrebbero calato una scala in alluminio nella vasca che ogni mercoledì veniva ripulita e sarebbero entrati con un tubo che immette acqua ad alta pressione in un locale per pulire il filtro dai fanghi di depurazione che poi sarebbero stati caricati su un camion.

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Giudice: affido condiviso anche per i cani

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La sentenza del tribunale di Cremona: applicate ai quattrozampe tutte le garanzie previste per i minori. Divisi a metà alimenti e spese veterinarie. La motivazione? "Sono come i figli"

Forse in mente le sarà venuta una delle scene memorabili della Guerra dei Roses. Nella pellicola che racconta il delirio di una separazione familiare, le vendette e i rancori che esplodono dopo la fine di un rapporto d'amore, lui investe per errore il gatto della moglie. Lei, furibonda, fa finta di aver cucinato a puntino il suo cane e averglielo servito come paté sul pane abbrustolito. Premurandosi di avvisarlo solo dopo la digestione del succulento piatto. Sarà per questo che il presidente del tribunale di Cremona, Grazia Lapalorcia, ha chiesto sbalordita ai coniugi: «Non litigherete per i cani, vero?».
Invece il litigio c’è stato eccome: marito e moglie, in regime di separazione, si contendevano Chira e Luna. Che non sono le loro due figlie, ma due cani: la prima un boxer di dieci anni, la seconda un meticcio di un anno e mezzo. Che figlie è come se lo fossero, tanto che il marito avrebbe voluto tenere con sé una delle due, la moglie entrambe («I cani sono i miei figli, non voglio separarli», ha tuonato lei). Alla fine l’accordo è stato raggiunto. E anche il giudice - ecco la vera sorpresa - ha equiparato le due quattrozampe a dei bambini in carne e ossa. Nella sentenza di separazione è stato infatti stabilito che «tutte le garanzie che sono previste per l’affido condiviso dei figli minori siano specularmente applicate per i cani».

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Cristiano Gatti: Sanità, quando si cade dalla parte giusta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Neppure cinquanta chilometri dividono la clinica Santa Rita dall’ospedale San Matteo. Per quanto minima, la distanza è siderale: in mezzo, il profondo abisso che separa la sanità dannata dalla sanità sana.
Nelle ultime ore, gli avvenimenti dall’uno e dall’altro pianeta si rincorrono in modo strano. Mentre Milano cerca di curare l’infezione del proprio sistema privato, Pavia offre subito un motivo di consolazione con un istituto pubblico. Per un primario come l’ormai arcinoto Brega Massone, che s’è visto sbattere il nome sulle prime pagine grazie ai disinvolti interventi a fini di lucro, eccone un altro che si merita la citazione con un magistrale colpo d’ala. Facciamolo immediatamente, questo secondo nome. Molto più volentieri. Giuseppe Martucciello, uomo guida della chirurgia pediatrica. Con il suo bisturi, senza avere in testa il conto in banca e negli occhi i bigliettoni dei rimborsi regionali, ha compiuto il miracolo: Chiara, sei anni, è nata una seconda volta.
Che cosa significhi questa nuova vita, soltanto una madre e un padre possono compiutamente immaginarlo. Fino all’altro giorno, la piccola non ha mai mangiato. A lei negata la naturale e affascinante trafila dello svezzamento, quindi dei primi assaggi, dei primi sapori, dei primi piaceri. In tutto questo periodo, il suo menu era abbastanza monotono: sondino, sondino, sondino. Caramelle, cioccolata, pizza e pop-corn: tutto l’armamentario che fa felici i nostri figli e i nostri dentisti, per Chiara era proibito e impossibile.
A rompere la monotonia dell’alimentazione in vena, cinque interventi. Purtroppo, nessuno risolutivo. Solo qualche danno in più. Nel frattempo, il tempo passava. Un anno fa, il peggioramento preoccupante. È il momento in cui Chiara arriva sotto le sgrinfie - in questo caso davvero la metafora può suonare ironica e bonaria - del primario Martucciello. La prospettiva non è delle più incoraggianti: l’intervento, per l’Italia, è definito pionieristico. Nella storia del pianeta terra, 182 casi in totale. Soltanto 23 i sopravvissuti. Soltanto 2 quelli che si alimentano senza aiuti artificiali.


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Salvatore Scarpino: Morti sul lavoro, non ribellione ma controlli

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La tragedia di Mineo, sei vite stroncate dalle esalazioni di una vasca di depurazione, ferisce e addolora tutta Italia. C’è una catena di lutti che non riusciamo a elaborare, che ci fanno dubitare del nostro status di Paese avanzato. Pietà non l’è morta, non accettiamo l’idea che il lavoro possa essere un Moloch alieno e crudele che esiga il sacrificio di vite, di famiglie annientate. Ma è importante anche il modo in cui reagiamo a questa sofferenza, al dolore e agli interrogativi che provoca.
L’indignazione non è sempre una buona consigliera. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha subito cavalcato l’onda dell’esasperazione e della protesta affermando che «il Paese si deve ribellare». Contro chi? Contro che cosa? La tragedia di Mineo non è inquadrabile negli schemi classici che delle morti bianche dà una visione ideologicamente datata e strumentale della lotta di classe. Questa vulgata spiega che le morti sul lavoro sono dovute alla ricerca del profitto a tutti i costi, allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, alla mercificazione della vita, all’uso spregiudicato del lavoro nero. Ma in Sicilia sono morti lavoratori regolarmente inquadrati, quattro dipendenti pubblici e due privati, legati questi ultimi a un’impresa che si presume specializzata per il fatto che lavorava per l’azienda consortile della depurazione. Cosa dobbiamo supporre? Che l’azienda pubblica abbia colpevolmente cercato di lucrare? Tutto è possibile, ma è pensabile che, più di una criminale voglia di risparmio e di guadagno, abbia giocato una sottovalutazione dei rischi, l’ignoranza delle possibilità micidiali che una vasca di depurazione può provocare.


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Poliziotti spiati per 4 mesi. Corrotti? No, assonnati

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Rovigo, 5.352 pagine di registrazioni per scoprire se 22 agenti dormivano in servizio

E poi dicono che la giustizia dorme. Per scoprire se i poliziotti della Squadra Volanti della questura di Rovigo schiacciavano un pisolino durante il loro turno di servizio, la procura locale non ha esitato a installare in tutte le auto del «113» microspie e localizzatori Gps, a mettere sotto controllo i telefoni degli agenti, a disporre servizi fotografici e riprese video. Quattro mesi di intercettazioni affidate ai colleghi di questura degli stessi poliziotti intercettati, per la mancanza di postazioni libere alla «sala ascolto» della procura. Un costoso dispiegamento di uomini e mezzi che ha portato alla decapitazione dell’intero ufficio di prevenzione causa l’iscrizione sul registro degli indagati di 22 agenti (dieci di questi già sospesi e messi a metà stipendio) per reati che spaziano dall’interruzione di pubblico servizio alla truffa ai danni dello Stato, fino all’abbandono del posto di lavoro. Reati che però in altre occasioni, per analoghi comportamenti, non sono stati minimamente contestati ma solo sanzionati disciplinarmente con deplorazioni, ammende, punizioni mirate a rallentare la carriera dei poliziotti pizzicati a dormire anziché a fare la guardia.


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A Roma, città blindata, i «no war» si fanno guerra da soli

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Al corteo pacifista contestata la Palermi (Pdci). In fiamme alcune bandiere a stelle e strisce
da Roma

Cani antiesplosivo, mezzi Nbcr capaci di fronteggiare un eventuale attacco nucleare o chimico, tiratori scelti nei «punti sensibili» e diecimila angeli custodi. Una capitale blindatissima ieri ha accolto il presidente George W. Bush. Il piano di sicurezza ha maglie strettissime e ancora una volta mette a dura prova (dopo il vertice Fao) la pazienza dei romani. Ieri, a rendere la giornata infernale a Roma, ci si sono messi anche i «no war» che hanno paralizzato il centro da piazza della Repubblica a piazza Barberini per protestare contro gli Usa recitando il solito copione, cioè bruciando bandiere a stelle e strisce e arrivando perfino a contestare l’esponente della segreteria nazionale del Pdci Manuela Palermi. Solo per un soffio, poi, è stata sventata un’altra iniziativa «coreografica» di Action, l’organizzazione dei «disobbedienti» di Nunzio D’Erme: il blitz è stato intercettato e impedito dalla polizia. Alle 16.10, comunque, quando l’Air Force One è atterrato a Ciampino, l’aeroporto era deserto, perché lo scalo è chiuso al traffico fino alle 13.30 di domani, quando l’aereo Usa lascerà Roma. Ancora prima dell’atterraggio erano state predisposte capillari misure di sicurezza con controlli a tappeto soprattutto nell’area riservata al trentunesimo Stormo dell’Aeronautica, dove si è poi fermato l’Air Force One. Un esercito di Nocs, carabinieri, poliziotti, finanzieri, cecchini e agenti della Cia hanno atteso che Bush salisse prima sul mezzo interpista, «bonificato» con l’ausilio di unità cinofile anti-esplosivo, e poi sulla limousine blindata per raggiungere Villa Taverna, ai Parioli.

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Kabul: ecco come cambia la nostra missione

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Il ministro La Russa: «Il contingente, ridotto di 200 unità, risponderà alle urgenze in sole 6 ore invece che in 72»
da Roma

I tedeschi chiedono all’Italia aerei in Afghanistan; gli alleati in generale chiedono più velocità nei tempi di reazione del nostro contingente alle emergenze su quel fronte. E il governo intende assecondare questi «desiderata» ma «senza cambiare la missione»: l’Italia risponderà «entro le sei ore» alle richieste di intervento urgente nel teatro afghano, non «entro le 72» come adesso, invierà Tornado per il controllo aereo con Gran Bretagna e Germania, ridurrà il contingente di almeno 250 unità visto il cambio di guardia a Kabul, dove da agosto il comando sarà preso dalla Francia, ma rinforzerà la presenza dei carabinieri: 40 in più, da impegnare nella formazione della polizia afghana.
I ministri degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa hanno tracciato davanti alle commissioni congiunte alla Camera il quadro delle missioni italiane all’estero, il mappamondo dell’impegno dei nostri soldati, da Kabul a Beirut, fino all’Africa, una presenza che entrambi hanno sottolineato riscuotere «grande apprezzamento» da diverse nazioni.
Ma gli alleati vogliono risposte dal governo italiano. E la prima risposta, il «messaggio agli alleati», come lo definisce Frattini, «politico e simbolico» insieme, oltre che un «segnale di solidarietà», sarà la revisione del cosiddetto caveat, parola con cui si indicano i limiti alla missione, le eccezioni per quelle zone dove l’impegno italiano scatta solo in determinate condizioni.


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Ida Magli: Una proposta (originale) per la scuola

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
«Tutto quello che non so, l'ho imparato a scuola». È una delle battute fulminanti di Longanesi, pronunciata diverse decine di anni fa, ma che ognuno di noi, vecchio o giovane che sia, riconosce immediatamente come vera. È così. Si esce dopo tanti anni dalla scuola senza «conoscere», nel senso tecnico del termine, senza padroneggiare, senza aver «fatto proprio» nulla di quello che si è studiato. Se ne accorgono bene i genitori (per non parlare dei nonni) quando vogliono aiutare i figli a fare i compiti, anche delle elementari. È sufficiente una domanda sulla superficie di un poligono o sul congiuntivo di un verbo a mandarli in tilt. Inutile cercare le colpe: non è colpa di nessuno. È passato il tempo, è cambiata la società, è cambiato il modo di vivere e la scuola è rimasta fuori dalla storia, fuori dalla realtà. Tanti ministri di buona volontà si sono succeduti, ognuno con la propria riforma, ma nessuno ha avuto il coraggio di una rivoluzione. Per questo il risultato è stato sempre quello che non poteva non essere: terapie su un cadavere.
Indico qui soltanto alcuni dei problemi fondamentali, con qualche suggerimento per riportare almeno a galla la nave affondata. Prima di tutto togliere l'obbligatorietà e mettere la scuola di stato sul mercato. Se una cosa è obbligatoria, è evidente che non può essere considerata né un diritto né un dovere. Quindi è odiata in quanto emanazione di un potere autoritario. Mettere la scuola sul mercato significa farla pagare, creando la famosa concorrenza di cui tanto oggi vengono lodati gli effetti e ridando alle famiglie la possibilità di scegliere quella che vogliono. Lo Stato ovviamente provvederà con borse di studio e esenzione dalle tasse ad aiutare gli allievi migliori intellettualmente, eliminando le graduatorie di qualsiasi altro genere. È assurdo pensare che tutti amino studiare, e soprattutto amino studiare al livello del quoziente intellettuale più basso, quale è inevitabilmente quello della scuola odierna. La nostra è una società che non sfugge alla crudeltà e all'ingiustizia: quando non le esercita verso i più poveri, lo fa verso i più dotati.


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Cina, è in arrivo la museruola per chi parla troppo in fabbrica

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La punizione prevista dal nuovo regolamento di un’azienda. Nel paese cresce la pressione sui lavoratori. Il sindacato unico è guidato dal partito comunista


Vietato parlare. Lo dice il regolamento. Pena per i trasgressori: una mascherina sul volto che chiude la bocca e impedisce di scambiare anche solo quattro chiacchiere con i colleghi durante l’orario di lavoro.
Accade a Shenzhen, metropoli del sud-est cinese protagonista del boom economico che negli ultimi venti anni ha cambiato il volto del Paese. I dirigenti dell'azienda Yinpin Dianzi, che produce strumenti musicali, hanno deciso di fare rispettare alla lettera il nuovo regolamento che prevede, appunto, tre giorni di punizione con una mascherina sul volto dei lavoratori «colpevoli» di essersi lasciati andare nel chiacchiericcio e avere così compromesso il buon andamento della produzione.
Un episodio estremo ma che è solo l’ultimo del genere. Nonostante dall'inizio del 2008 sia in vigore una nuova legge sui contratti di lavoro, che prevede la «costruzione di armoniose relazioni di lavoro aziendali e la realizzazione del mutuo vantaggio e dello sviluppo comune di lavoratori e imprenditori», la questione operaia, soprattutto nelle industrie manifatturiere del sud-est rimane, in gran misura, irrisolta.
La nuova normativa voluta dal governo di Wen Jiabao, non riesce a risolvere le troppe contraddizioni del mondo del lavoro in Cina. Si sa che molti imprenditori hanno già violato i nuovi regolamenti chiedendo ai nuovi lavoratori di dimettersi o di firmare nuovi contratti di lavoro per azzerare l'anzianità di servizio, cercando di aggirare le nuove normative. Ma, oltre ai soprusi, secondo i dati di Amnesty International, c'è di peggio: negli ultimi anni, nella sola zona economica speciale di Shenzhen, sono almeno tredici al giorno gli incidenti che capitano ai lavoratori: gravi al punto da rendere necessaria l'amputazione di un braccio o di una gamba. Ogni quattro giorni e mezzo, poi, un operaio muore in fabbrica.

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Spagna, con i camionisti linea dura di Zapatero

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Più di 50 gli arresti per i blocchi stradali. Portogallo in crisi: l’aeroporto di Lisbona senza benzina
da Madrid

Lo sciopero dei camionisti in Spagna e Portogallo sta assumendo risvolti tragici. Dopo i due morti investiti di martedì, ieri è stato il momento dei roghi dei camion, che per un soffio non hanno fatto un'altra vittima. Un camionista di 43 anni che dormiva nel suo Tir posteggiato in un'area di servizio di Alicante si è infatti salvato lanciandosi fuori dalla cabina poco prima che il suo camion ardesse completamente. Adesso è ricoverato in stato grave con bruciature sul 25% del corpo. Le analisi scientifiche e gli altri roghi di camion che si sono succeduti nella nottata anche a Murcia, spingono la polizia a pensare che tutti gli incendi siano dolosi.
Per frenare l'ondata di violenza che sta planando sugli scioperi, i governi di Spagna e Portogallo hanno deciso di iniziare a usare la mano dura, dando il via libera alla polizia per rimuovere i picchetti e i presidi dei camionisti. In Spagna, il ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba ha assicurato che sono già stati arrestati 51 autotrasportatori. Chi bloccava le strade rischia adesso 1.500 euro di multa ed il ritiro della patente per 3 anni. La polizia catalana, in collaborazione con la gendarmeria francese, ha liberato il valico della Junquera, bloccato ai camion da tre giorni, mentre rimane interdetto il passaggio del bisonti della strada verso la Francia via Irún, nei Paesi Baschi.


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Francia. Islamiche in coda dal chirurgo: "Vogliamo tornare vergini"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
In Francia boom di interventi: fingono di fare viaggi ma vanno in clinica. Costo dell’operazione 2mila euro.

Parigi - Due ragazze francesi di religione islamica stanno per partire per le ferie, le ultime prima del matrimonio. Ai genitori e ai fidanzati hanno detto di voler migliorare il proprio inglese per cui hanno scelto come destinazione del viaggio la Gran Bretagna, dove trascorreranno nel mese di luglio un paio di settimane tra Londra e la Scozia. Niente di più normale, almeno in apparenza. In realtà le due ventenni, residenti nella banlieue parigina, hanno già sistemato tutto per essere ricoverate in una clinica della regione londinese, dove per qualche migliaio di euro un chirurgo regalerà loro, con un intervento di mezz'ora, un imene bello nuovo in vista del matrimonio. Costo dell’intervento, fra i 2.000 e i 2.500 euro. Questa vicenda non è che un esempio dell'ultima «moda» francese, che imperversa nelle banlieue ad alta presenza di persone di origine maghrebina: la verginità ritrovata. Più di una moda, è una sorta di necessità per molte ragazze islamiche, letteralmente sconvolte dalla sentenza con cui il mese scorso il Tribunale di Lilla, nel Nord del Paese, ha dato ragione a un marito, che ha ripudiato la moglie per assenza di «castità». Il verdetto del magistrato - che ha annullato il matrimonio tra due francesi di confessione islamica - si basa sul ragionamento seguente: siccome la fidanzata ha giurato al promesso sposo d'essere vergine, mentre in realtà non lo era, è venuto meno il fondamentale presupposto della fiducia tra i coniugi e il matrimonio deve essere considerato come nullo e non avvenuto.

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La Ue: mano libera ai governi per combattere il caro-petrolio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Le condizioni della Commissione: «Le misure devono essere temporanee e va rispettata la concorrenza»
da Milano

Mano libera ai governi, a patto che le misure poste in essere siano «temporanee» e «non distorsive della concorrenza»; e un piano comunitario a medio-lungo termine teso a favorire il risparmio energetico e ad attenuare la dipendenza dai combustibili fossili. Si articola su due livelli la risposta di Bruxelles Ue al terzo choc petrolifero, l’incubo che sta amplificando i timori di una recessione su scala planetaria.
Il documento, predisposto ieri dal presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e dai 27 commissari europei, sarà presentato durante il vertice, in agenda il 19 e 20 giugno prossimo, dedicato proprio al caro-greggio. Il tempo scorre, e con le quotazioni balzate ieri di nuovo sopra i 136 dollari il barile a causa del calo superiore alle attese delle scorte Usa, e con l’Opec riluttante a pompare più greggio per stemperare i prezzi, occorrono contromisure rapide ed efficaci. Ecco perché l’orientamento della Commissione è quello di non porre un veto assoluto ai rimedi escogitati a livello nazionale, nonostante i movimenti in ordine sparso dei singoli Stati denuncino l’assenza di una strategia comune.
Solo la Francia ha incassato finora un secco no alla proposta di intervenire facendo scendere sotto il 15% l’aliquota Iva; l’Italia potrebbe rischiare qualcosa con la Robin Hood Tax (la tassa sui profitti dei petrolieri che piace ai francesi, ma non ai tedeschi), opzione su cui è aperta la discussione per verificarne l’efficacia. L’Ue teme che possa impattare sulla capacità delle major di investire negli approvvigionamenti futuri e nelle nuove tecnologie destinate alle trivellazioni. Nessun ostacolo dovrebbe invece incontrare un’eventuale azione sulla fiscalità dei carburanti, provvedimento già adottato dal Portogallo che ha ridotto l’Iva dal 21 al 20%, mentre l’Inghilterra sta valutando se rinviare il previsto aumento della tassa sui carburanti e la Spagna ha deciso di staccare un assegno da 400 euro a favore delle famiglie più a rischio.


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Bush diserta il vertice organizzato dall’Opec

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Nasce nell’incertezza il vertice del 22 giugno fra Paesi produttori e consumatori di petrolio di Gedda, proposto dal ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita Ali Al-Nuami (nella foto). Nelle intenzioni dovrebbe essere un incontro fra capi di Stato. «Discuteranno degli alti prezzi dell’energia», ha spiegato il segretario dell’Opec Abdullah al-Badri, che però non ha precisato quali Paesi prenderanno parte al summit.
Chi non ci sarà di sicuro sarà il presidente degli Stati Uniti George Bush: per gli Usa andrà il segretario all’energia, Sam Bodman, che ha già detto che «siamo in disaccordo con l’Arabia: loro parlano di speculazioni, ma per noi, se il prezzo del petrolio è alto, molto dipende anche dalla produzione bassa».

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Il crack di Roma lo pagano i turisti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Una soluzione forse c'è. L'incontro di ieri tra Gianni Alemanno e Giulio Tremonti ha forse sbloccato la situazione del crack di Roma. Scongiurando per ora la dichiarazione di dissesto finanziario.

In pratica il sindaco di Roma pareva davvero intenzionato a proclamare la bancarotta del Comune che certamente avrebbe finito per avere un effetto devastante per l'immagine della città. Ipotesi per ora accantonata, sarà dichiarato solo - si fa per dire - lo stato di grave situazione finanziaria. In sostanza siamo un gradino sotto nella scala dell'emergenza.


Superato il primo stadio, si entra nel merito delle decisioni da prendere. La gran parte del buco finanziario sarà accollato ai turisti. Saranno loro a a pagare di più. Infatti Tremonti, e Alemanno era d'accordo, ha deciso di adottare una linea che consenta di gravare il meno possibile sui residenti. Sarà dunque introdotta una tassa di soggiorno (ma naturalmente il centrodestra si guarderà bene dal chiamarla così, fantasiosi comunicatori sono all'opera). Non è un'idea nuova, anzi era stata voluta già dal governo Prodi che s'era limitato in Finanziaria a introdurre l'opportunità, poi i Comuni avrebbero deciso che fare. Di chi si tratta? A pagare dovrebbero essere i non residenti che prendono alloggio, in via temporanea, in strutture alberghiere, campeggi, villaggi turistici, case vacanza, alloggi agro-turistici e in altre strutture simili. Nessuna tassa per chi alloggia nelle strutture destinate al turismo giovanile, nelle strutture adibite a uso foresteria per lavoratori, nelle comunità alloggio, nelle strutture di assistenza sanitaria, nelle strutture ricettive in relazione a cure sanitarie o all'assistenza a familiari in degenza in strutture sanitarie cittadine. L'ipotesi studiata due anni fa era di una quota fissa di cinque euro a notte per chi viene in città. Vista la grave situazione, a Roma potrebbe essere anche superiore, non oltre i dieci euro però. In Sardegna, l'unica Regione ad aver adottato la misura, la tassa è di un euro a persona, che diventano due se si sceglie di soggiornare in un hotel a quattro stelle o categoria superiore. Ma il provvedimento è in vigore solo nei mesi estivi.

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Riccione, bimba trovata morta in una vasca idromassaggio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Ancora tutte da chiarire le modalità della morte della piccola Elisa, una bimba di un anno e mezzo di Parma trovata morta nella vasca idromassaggio a disposizione dei clienti dell’hotel Meeting a Riccione.

Secondo le prime informazioni riferite dai carabinieri della Compagnia cittadina la piccola, Elisa, era in vacanza nell’hotel con i genitori, che abitano nel parmense. L’allarme è stato dato verso le 22, ma tutti i tentativi di soccorso praticati dai sanitari del 118 sono stati inutili. Un’ipotesi che gli investigatori stanno vagliando è che la piccola sia riuscita a sfuggire al controllo dei familiari e che sia finita in acqua. La morte, secondo quanto riferiscono i carabinieri, sarebbe sopraggiunta per annegamento, ma sarà l’autopsia, in programma probabilmente già oggi, a stabilire le cause del decesso.

L’hotel Meeting è sul lungomare della cittadina balneare, in viale D’Annunzio. Dispone di piscine in un parco acquatico direttamente sulla spiaggia, a 250 metri dall’albergo, e di ampie vasche idromassaggio, con capienza fino a 12 persone, situate sulla terrazza della struttura.

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Veltroni: "Scissione, idea suicida"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
«Un'idea suicida». Walter Veltroni, a margine dei lavori dell’assemblea dei parlamentari del Pse boccia così l'ipotesi di una scissione delle due anime del Pd. «La bellezza della nostra esperienza sta proprio nella capacità di far convivere le diverse identità e culture. Io cerco di tenerle insieme e di estendere il consenso che in un anno è già cresciuto notevolmente» dice l'ex sindaco di Roma. «Se ogni volta che ci sono opinioni diverse, cosa normale in un grande partito, si deve convocare un congresso, allora saremmo a congresso quotidiano» risponde alla sollecitazione di Famiglia Cristiana.

Walter: "Profonda innovazione"
Veltroni sollecita tutte le forze del centrosinistra europeo devono avere la forza e il coraggio di mettere in atto una «profonda innovazione». Questa è la sfida che tutto il centrosinistra europeo ha davanti a sè. Il Pd ha già iniziato il suo percorso, «non so se è la strada migliore, ma sono convinto che l’unica strada è quella di una profonda innovazione». Walter indica anche la traccia da seguire, «senza presunzione», ma cita l’esempio proprio del suo partito: «Il Pd sta fondendo culture ed identità diverse», attraverso «un gigantesco lavoro di sintesi che è la forza del centrosinistra. Noi siamo un partito di centrosinistra e sentiamo il dovere di dialogare con le forze che operano nel campo del centrosinistra europeo». Un dialogo «sulla base della propria identità».


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Santanchè e la calda notte tra le baby-schiave di Milano

>>Da: andreavisconti
Messaggio 5 della discussione
Viale Abruzzi, dieci di sera, un lungo stradone alberato a ridosso del centro. Inizia da qui, da questo crocevia di prostituzione, tra via Piccinni, via Monteverdi e via Paganini, il viaggio nella notte di Daniela Santanché che in questa legislatura, anche senza poltrona in Parlamento, ha lanciato una battaglia che ha scosso palazzo e società contro la legge Merlin.

Oggi siederà a un tavolo «trasversale» in Parlamento con Pdl e Pd per parlare proprio di questo. «Bisogna avere il coraggio di scendere in strada per capire di cosa si parla. I politici vivono in una bolla e dicono cose che spesso non hanno nessun legame con la realtà». E allora eccola qui, tra le bambine dell’est di viale Abruzzi che vengono messe in strada dai loro aguzzini quando è buio ma non ancora notte, perché dopo, dalle due, lasciano il marciapiede ai viados. Jeans e camicia bianca, tacchi vertiginosi, trucco perfetto, si mette a capo di una delegazione di quartiere che lotta per liberare la zona da questo mercato del sesso. «I nostri figli, noi stessi, quando torniamo la sera siamo costretti ad assistere a cose assurde, spesso anche a veri rapporti sessuali consumati sui cofani delle macchine, come fanno i viados», spiega Fabiola Minoletti, presidentessa di questa specie di esercito spontaneo che, ci tengono a sottolineare, è «apolitico». «Noi chiediamo l’aiuto di tutti e per questo la Santanchè è qui stasera con noi».

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Fannulloni, via senza sentenza

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Il ministro Brunetta: «Lo statale che timbra ed esce sarà licenziato e accusato di truffa»

Niente più falsi certificati medici. E niente più assenteisti che timbrano impunemente il cartellino per poi uscire e andare a fare i propri comodi. I sindacati temono si tratti di un intervento surrettizio sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ovvero quello che regola le condizioni per il licenziamento. Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta accoglie l’invito a valutare i suggerimenti, ma non sembra intenzionato a rinunciare al suo obiettivo: pugno duro contro i fannulloni ed, entro tre anni, far scendere il tasso di assenteismo nel pubblico allo stesso livello delle aziende private.

L’ultimo documento presentato ieri ai sindacati non solo conferma il diritto al licenziamento per coloro che presenteranno falsi certificati, ma anche verso chi timbra il cartellino e verrà colto in flagrante lontano dai propri doveri. In questi casi lo Stato potrà agire per truffa aggravata e cacciare i malfattori prima della condanna definitiva. Di più: il reintegro in caso di assoluzione - in passato è accaduto anche in casi limite - non sarà automatico. L’amministrazione sarà tenuta a valutare se sussista il diritto alla riassunzione o se invece sia sufficiente risarcire il danno. Questo è il punto sollevato dai sindacati: «Il livello di discrezionalità è tale da configurare la modifica della disciplina sul licenziamento per giusta causa», spiega Michele Gentile della Cgil.


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Sicurezza: dl "salva" le badanti, bocciate le pregiudiziali

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Una norma "salva-badanti" che prevede il carcere e la confisca dell'immobile solo per quanti danno alloggio a immigrati privi di titolo di soggiorno, percependo da essi "un ingiusto profitto". Ampliamento dei reati per i quali non è concessa la sospensione della pena. Tra questi: atti osceni, violenza sessuale, furto e tutti i delitti aggravati dalla clandestinità, produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti e psicotiche. Maggiore collaborazione fra le forze dell'ordine in tema di sicurezza e immigrazione clandestina. Queste le modifiche contenute in alcuni emendamenti al decreto legge sulla sicurezza licenziato oggi dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato e approdato in Aula. Un testo che non ha convinto l'opposizione che ha attaccato duramente la maggioranza "chiusa, litigiosa e intransigente" che "non è stata aperta al dialogo" e preferisce "mostrare i muscoli piuttosto che accettare gli emendamenti dell'opposizione". Se si eccettuano alcune proposte, "come quella dell'identificazione dei clandestini, la maggioranza ha chiuso su tutto, dalle misure di contrasto al traffico internazionale dei clandestini, alle norme anti-violenza per le donne, come lo stalking, dal diniego al gratuito patrocinio per i mafiosi alla lotta per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori clandestini" ha detto il presidente del gruppo del Pd Anna Finocchiaro.


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Expo 2015, Letizia Moratti: un commissario con pieni poteri

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Alla fine la bozza di decreto legge per l’Expo è stata completata. Si tratta appunto ancora di una bozza, ma difficilmente dovrebbe essere cambiata. Sono otto articoli che danno il via ai preparativi per la grande manifestazione che verrà ospitata a Milano nel 2015 e che dai prossimi mesi trasformerà la città in un grande cantiere. Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvarla al più presto. A quanto sembra il decreto istituirà innanzitutto un Comitato di indirizzo e programmazione. A farne parte saranno: la presidenza del Consiglio, la Regione Lombardia, la Provincia di Milano, il Comune, la Camera di Commercio e la Fondazione Fiera. Vale a dire che queste istituzioni avranno un rappresentante in quello che viene definito Cipem. Ma, attenzione, il Comitato verrà presieduto da un Commissario straordinario proprio per l’Expo. E su questo punto, non c’è alcun dubbio, che il Commissario dovrebbe essere il sindaco di Milano, Letizia Moratti, la signora di Palazzo Marino che ha puntato tutto sull’Expo 2015, che ha ottenuto la candidatura dal Bie e che ora ritiene di rilanciare la stessa Milano in previsione di questo grande evento mondiale. Lo schema della legge speciale è indubbiamente snello, con poteri decisionali che arrivano fino al 31 dicembre del 2016 e dove la figura del Commissario straordinario è una sorta di decisore che dovrebbe garantire una linea precisa di interventi, di decisioni rapide e di molto pragmatismo.


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Al Sharif, lo scissionista che ha messo in crisi al Qaeda

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Ne ha scritto il grande reporter Lawrence Wright sul New Yorker e il settimanale New Republic gli ha dedicato persino la copertina. L’abiura del jihad di Sayyid Imam al Sharif, alias Dr. Fadl, ha causato un terremoto sotto i piedi della cupola del terrorismo e nella grande umma che simpatizza con la guerra armata. L’Egitto è la terra di Sayd Qutb, il padrino della guerra santa, e di al Jihad, il gruppo che attentò alla vita del presidente Sadat e da cui uscirono i dirigenti di al Qaeda. Ora uno dei primi capi di questa fazione salafita ha scritto un pamphlet sul fallimento della strategia delle stragi e contro il jihad propugnato da Osama bin Laden. Al-Sharif suggerisce la creazione di una speciale corte islamica per processare Bin Laden e Ayman al-Zawahiri, numero due di al Qaeda e suo capo religioso, e definisce gli attacchi dell’11 settembre 2001 “una catastrofe per tutti i musulmani”. Le tesi del Dr. Fadl, uscite dalla sua cella al Cairo via fax, sono circolate in tutto il mondo arabo. Zawahiri infierisce sull’ex amico: “Non ricordavo fax nelle prigioni egiziane. Sono attaccati alla stessa presa della macchina per l’elettrochoc?”. L’effetto su una parte della comunità di simpatizzanti di al Qaeda è profondo.


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Expo 2015, Letizia Moratti: un commissario con pieni poteri

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
Alla fine la bozza di decreto legge per l’Expo è stata completata. Si tratta appunto ancora di una bozza, ma difficilmente dovrebbe essere cambiata. Sono otto articoli che danno il via ai preparativi per la grande manifestazione che verrà ospitata a Milano nel 2015 e che dai prossimi mesi trasformerà la città in un grande cantiere. Il Consiglio dei ministri dovrebbe approvarla al più presto. A quanto sembra il decreto istituirà innanzitutto un Comitato di indirizzo e programmazione. A farne parte saranno: la presidenza del Consiglio, la Regione Lombardia, la Provincia di Milano, il Comune, la Camera di Commercio e la Fondazione Fiera. Vale a dire che queste istituzioni avranno un rappresentante in quello che viene definito Cipem. Ma, attenzione, il Comitato verrà presieduto da un Commissario straordinario proprio per l’Expo. E su questo punto, non c’è alcun dubbio, che il Commissario dovrebbe essere il sindaco di Milano, Letizia Moratti, la signora di Palazzo Marino che ha puntato tutto sull’Expo 2015, che ha ottenuto la candidatura dal Bie e che ora ritiene di rilanciare la stessa Milano in previsione di questo grande evento mondiale. Lo schema della legge speciale è indubbiamente snello, con poteri decisionali che arrivano fino al 31 dicembre del 2016 e dove la figura del Commissario straordinario è una sorta di decisore che dovrebbe garantire una linea precisa di interventi, di decisioni rapide e di molto pragmatismo.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Alla fine, il Commissario straordinario non solo presiederà il Consiglio di indirizzo e programmazione, ma nominerà anche l’amministratore unico della Società di gestione (Soge). Quest’ultima ha compiti ben delineati dalla legge speciale (si potrebbe dire che è il cuore del decreto legge del Governo), perché sarà: “Soggetto aggiudicatore e espropriatore delle opere essenziali, dei beni e i servizi fino alla conclusione dell’evento”. Il problema reale, oggetto di molte discussioni e anche di malumori, è che il Commissario, sentito il Consiglio di sorveglianza, avrà il compito appunto di nominare l’amministratore unico. Tradotto questo in politica, vuole dire che Letizia Moratti nominerà chi ha curato in questi anni di grande attivismo il Comitato promotore dell’Expo, cioè Paolo Glisenti. Per attenuare questo compito di decisore, è prevista la nomina di un Collegio di Alta Sorveglianza composto da cinque membri scelti tra personalità di notoria indipendenza e professionalità. Insomma, “cinque saggi” che parteciperanno anche alle riunione del Cipem, il Consiglio di sorveglianza e di indirizzo, ma che tuttavia non avranno diritto di voto. La bozza della legge speciale per l’Expo mantiene i criteri che si immaginavano da tempo e fanno pensare a possibili frizioni all’interno del potere a Milano.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Era difficile immaginare che Letizia Moratti potesse essere sovrastata da qualche altra autorità dopo quanto si è spesa in questi anni, anche giocando tutto il suo prestigio in giro per il mondo, per la grande partita dell’Expo. Ma si può aggiungere che il consiglio dei ministri, almeno nella bozza di decreto sinora predisposta, non l’ha nemmeno condizionata. Ci potrebbero essere delle visioni differenti all’interno del Cipem tra i rappresentanti di Regione e Provincia, ma difficilmente la Camera di Commercio e lo stessa Fondazione Fiera sembrano essere in grado di condizionare le scelte di Letizia Moratti, cioè del Commissario straordinario e, di conseguenza, dell’amministratore unico della Società di gestione nominato dal Commissario straordinario. A questo punto, di fronte a questi sette anni di lavori e di preparazione per il grande evento del 2015, è evidente che il ruolo politico e amministrativo di Letizia Moratti aumenterà notevolmente. In un certo senso, con questa legge speciale è come se si creasse il primo grande amministratore di una futura grande area metropolitana. Il piano dei lavori, l’entità degli investimenti non riguardano infatti solamente Milano e il suo centro, ma anche il suo grande hinterland e un’intera area che copre quasi tutta la Lombardia.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione

In effetti, mentre si discute sui “grattacieli sì o grattacieli no”, sulle “colate di cemento”, il problema riguarda il nodo delle infrastrutture, delle grandi autostrade che collegano Milano al resto della Lombardia. In altri termini, significa avere una parola importante sulle tangenziali, sulle autostrade come la Brebemi e la Pedemontana, sui nodi ferroviari e metrolitani. Sta nei fatti che il potere della Moratti alla fine terminerà per oscurare il ruolo che avrà un pezzo importante del potere milanese e lombardo, quello del Pirellone e del Governatore Roberto Formigoni. Se si guarda alla figura dell’amministratore unico della Società di gestione, si capisce che il Consiglio dei ministri ha colto in pieno i suggerimenti di Letizia Moratti. Al contrario, negli ambienti regionali, si pensava a una Società di gestione strutturata con un consiglio di amministrazione e con un amministratore delegato. Ad attenuare questo ticket di comando e di esecuzione tra Letizia Moratti e Paolo Glisenti, si è appunto pensato a una sorta di dualismo, con la costituzione del Comitato di indirizzo e di approvazione del piano finanziario. Ma francamente questo dualismo sta solo sulla carta. In pratica, Letizia Moratti, con la preparazione e con la gestione dell’evento del 2015 rischia di lasciare un segno indelebile della sua personalità nella storia di Milano, nella ristrutturazione complessiva della città e nel rilancio infrastrutturale della Lombardia. Sarà lei, la signora di Palazzo Marino ad avere i pieni poteri sull’Expo del 2015.
Il Velino

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Al Sharif, lo scissionista che ha messo in crisi al Qaeda

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Ne ha scritto il grande reporter Lawrence Wright sul New Yorker e il settimanale New Republic gli ha dedicato persino la copertina. L’abiura del jihad di Sayyid Imam al Sharif, alias Dr. Fadl, ha causato un terremoto sotto i piedi della cupola del terrorismo e nella grande umma che simpatizza con la guerra armata. L’Egitto è la terra di Sayd Qutb, il padrino della guerra santa, e di al Jihad, il gruppo che attentò alla vita del presidente Sadat e da cui uscirono i dirigenti di al Qaeda. Ora uno dei primi capi di questa fazione salafita ha scritto un pamphlet sul fallimento della strategia delle stragi e contro il jihad propugnato da Osama bin Laden. Al-Sharif suggerisce la creazione di una speciale corte islamica per processare Bin Laden e Ayman al-Zawahiri, numero due di al Qaeda e suo capo religioso, e definisce gli attacchi dell’11 settembre 2001 “una catastrofe per tutti i musulmani”. Le tesi del Dr. Fadl, uscite dalla sua cella al Cairo via fax, sono circolate in tutto il mondo arabo. Zawahiri infierisce sull’ex amico: “Non ricordavo fax nelle prigioni egiziane. Sono attaccati alla stessa presa della macchina per l’elettrochoc?”. L’effetto su una parte della comunità di simpatizzanti di al Qaeda è profondo.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Sharif ha esposto le sue tesi in “Wathiqat Tarshid Al-‘Aml Al-Jihadi fi Misr w’Al-‘Alam”, il documento sulla Giusta Guida per le attività di jihad in Egitto e nel mondo, nel quale fa un appello per fermare queste attività sia contro l’occidente che contro i regimi al potere nei paesi mussulmani. Pubblicato a puntate su due giornali arabi, il kuwaitiano Al-Jarida e l’egiziano Al-Masri Al-Yawm, mentre l’autore scontava la sua pena in carcere, è stato fatto oggetto di lunghe disquisizioni fra gli islamisti e gli osservatori dei movimenti islamici. Il documento era stato analizzato da una commissione di saggi dell’università al Azhar. “La jihad così come viene praticata – ha scritto Sharif nel libro – viola le leggi del Corano ed è, per di più, controproducente per la causa musulmana”. Sharif sostiene che l’uso della violenza per rovesciare governi islamici è illegale da un punto di vista religioso e dannoso da un punto di vista pratico. Il precedente libro di Sharif del 1988, “Al-‘Umda fi I’dad Al-‘Udda” (“Cose essenziali per preparasi al jihad”), è stato usato come manuale da al Qaeda nei campi di addestramento in Afghanistan.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Inoltre, Sharif è uno dei più vecchi compagni di Zawahiri. Verso la fine del 1960, quando erano entrambi studenti in medicina all’università del Cairo, formarono un piccolo gruppo di studi islamici che in seguito divenne uno dei nuclei dell’organizzazione del jihad egiziano. Negli anni Ottanta e Novanta erano insieme a Peshawar ritenute figure di spicco fra i cosiddetti “Arabi Afgani”. Medico coinvolto nell’omicidio del presidente Sadat nel 1981, autore del vangelo per i mujaheddin internazionalisti, rinchiuso dal 2004 in un carcere del Cairo dopo un breve periodo in una galera yemenita, Fadl con questo libro ha assestato uno dei colpi più duri alla filosofia del terrore. Lo scorso 2 marzo, i siti islamisti hanno messo in rete un nuovo libro di 188 pagine di Zawahiri. Il libro, intitolato “Trattato che assolve la nazione della Penna e della Spada dall’onta dell’accusa di Debolezza e Fatica”, è una difesa polemica contro Sharif. Il testo è di grande importanza perché rappresenta una dichiarazione ufficiale da parte di al Qaeda sulle giustificazioni legali che l’organizzazione offre alle sue attività. Ma soprattutto la decisione di al Qaeda di pubblicare questo lavoro è la prova che il movimento è preoccupato che gli islamisti radicali possano essere influenzati da Sayyed Imam e che abbandonino il jihad.
Giulio Meotti

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Mister Tremila Auto

>>Da: boleropersempre
Messaggio 7 della discussione
C'è una storia di sprechi minori, se si considera l'importo economico, ma forse ancora più grave per il danno alla credibilità della giustizia. È quella di un cittadino romeno di soli ventuno anni a cui sono intestate 2.876 automobili. Ovviamente non le usa lui, ma molti rom - di cittadinanza italiana o straniera, ma comunque comunitaria - in tutta Europa. Lui non risulta avere fissa dimora: impossibile notificargli multe o provvedimenti legati al suo sterminato garage. La scorsa settimana durante un controllo di routine gli agenti della polizia ferroviaria lo hanno individuato su un treno a Novi Ligure: ha fornito un nome falso ed è stato portato al comando per controlli.

Le impronte digitali hanno permesso di capire che lui era Mister Tremila Auto. A quel punto è stato prelevato dai carabinieri e trasferito in un'altra caserma: i militari gli hanno notificato un pacchetto di multe per un importo di 25 mila euro. È solo una piccola parte delle contravvenzioni emesse contro di lui in tutte le regioni. Che non verrano mai pagate.

Mister Tremila Auto, come prevede la legge, è stato rilasciato ed è tornato libero. Poco importa se una delle vetture a lui intestate è stata usata in una rapina, un'altra in un furto, decine sono state coinvolte in incidenti stradali. Il caso più grave a Pasqua: l'utilitaria di una famiglia viene travolta, lei muore sul colpo, il marito rimane gravemente ferito. L'autista romeno è ubriaco, guida senza patente e la vettura non ha assicurazione. Il proprietario? Mister Tremila Auto. Che è stato infine scovato e poi rilasciato. Senza pagare multe, senza risarcire danni. Ma con uno spreco in più, quello delle ore di lavoro di agenti e carabinieri che lo hanno identificato e gli hanno notificato inutilmente quel cumulo di multe.

W l'Italia..

>>Da: Brigitte
Messaggio 2 della discussione
Perseguitare così un benefattore, che bruti che siete!
Tremila auto e ne ha fatto dono, di tutte!
Questo paese non merita questi benefattori...............
Povera Italia.

>>Da: Leo
Messaggio 3 della discussione
Diventerà ospite d'onore del villaggio rom progettato da Cacciari.

>>Da: er Drago
Messaggio 4 della discussione
Sai che palle in tabaccheria a pagare 2876 bolli...

>>Da: er Drago
Messaggio 5 della discussione
2876 revisioni.............

>>Da: er Drago
Messaggio 6 della discussione
11504 gomme...

>>Da: er Drago
Messaggio 7 della discussione
Milioni di litri di benzina..........
Ah..no..quella la prendono direttamente alla fonte.

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Omicidio Reggiani, Mailat rinviato a giudizio

>>Da: boleropersempre
Messaggio 4 della discussione
Il romeno entrando in aula: «Ho paura»

È stato rinviato a giudizio Nicolae Romulus Mailat, il romeno che il 30 ottobre scorso uccise a Tor di Quinto, a Roma, Giovanna Reggiani. Il processo comincerà il 25 settembre prossimo davanti alla III corte d'Assise a Roma. Mailat sarà processato per sarà processato per omicidio volontario, rapina e violenza sessuale. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare Orlando Villoni, accogliendo le richieste del pubblico ministero Maria Bice Barborini.

L'aggressione avvenne di sera nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto. Giovanna Reggiani, moglie di un ufficiale della Marina, fu aggredita e rapinata mentre tornava a casa. L'uomo, poi rintracciato e identificato in seguito alle dichiarazioni di una donna rom che abitava in un campo nomadi nei pressi del luogo dell'aggressione, dopo aver colpito la Reggiani la derubò e poi gettò il corpo in un fossato mentre era ancora viva.

Mailat: ho paura Mailat al momento di entrare in aula ha detto «Ho paura». Il difensore di Mailat, l'avvocato Piero Piccinini aveva presentato una istanza processuale chiedendo al gup al fine di ascoltare quattro persone che sostengono che nel momento in cui Giovanna Reggiani veniva uccisa, Mailat era all'interno del campo rom di Tor di Quinto ma in un'altra zona rispetto a quella dell'aggressione. I testimoni saranno citati durante il processo. Mailat, comunque, non ha mai negato di aver compiuto la rapina. Il suo difensore tuttavia ha spiegato in udienza anche oggi che il romeno avrebbe potuto compiere la rapina in un momento successivo alla morte della signora Reggiani. Il gup ha respinto tale istanza, non accogliendo anche una seconda richiesta della difesa del romeno secondo la quale era necessario tramite rogatoria acquisire una cartella clinica della supertestimone che attesterebbe una patologia psichiatrica e un ricovero avvenuto in Romania.


Ha paura..il criminale.
La signora Reggiani, non ne aveva.

>>Da: 155angela
Messaggio 2 della discussione
Si butti la chiave dopo averla girata bene.


>>Da: er Drago
Messaggio 3 della discussione
Sa che gli italiani si commuovono se uno dice che ha paura...abbiamo in casa il Vaticano, una associaizone che si chiama "nessuno tocchi Caino", Pannella, e tante altre belle cose....

>>Da: Il Moro
Messaggio 4 della discussione
Sarebbe auspicabile l'espulsione immediata dopo la sentenza con obbligo di farla scontare nelle patrie galere.

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Proposta della Lega sul Canone RAI: togliamolo!

>>Da: Brigitte
Messaggio 5 della discussione
Il Canone RAI è a rischio. La quantità di denaro dei contribuenti che ogni anno confluisce nelle casse della Radiotelevisione di Stato potrebbe diminuire drasticamente, il fiume ininterrotto potrebbe interrompersi, forse persino del tutto. Ieri il senatore del PDL Alessio Butti ha confermato che sta per depositare al Senato una proposta di legge che mira alla riduzione del Canone, una riduzione che però non basta agli alleati della Lega, che reclamano l'abolizione.
In particolare la Lega ha presentato una proposta di normativa che potrebbe spazzare via una delle imposte più invise agli italiani. Secondo Davide Caparini, primo firmatario, "il canone di abbonamento della RAI è diventato una vera e propria tassa di possesso sulla televisione, un balzello antiquato ed iniquo che non ha motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dell'apporto delle nuove tecnologie".
Su un fronte Caparini e Butti sono d'accordo: sulla enorme quantità di italiani che evadono il canone. Una evasione che in qualche modo viene compresa, se non giustificata, perché avviene a fronte di una "imposta ingiusta, territorialmente e socialmente, anche perché colpisce indiscriminatamente, indipendentemente dal reddito, dall'età e dall'utilizzo, e in particolar modo le fasce più deboli della popolazione". Caparini ha anche tirato fuori un argomento spesso sottaciuto, ossia la natura di imposta del Canone: sancita dalla Corte Costituzionale, significa che deve essere basata sulla capacità contributiva del soggetto e non sul possesso di questo o quell'apparecchio.
Ma non è tutto qui. La RAI è sotto attacco anche sul fronte dei "falsi ispettori RAI" e sulle modalità di riscossione scelte dall'azienda, a detta di Caparini "profondamente lesive dei diritti del cittadino". "La RAI - spiega Caparini - ha sottoscritto una convenzione con l'Amministrazione finanziaria e in particolare con l'Agenzia delle entrate SAT. Che a sua volta subappalta ad una concessionaria. A coloro che hanno cambiato residenza o domicilio o che non hanno mai sottoscritto un abbonamento alla RAI o che hanno effettuato regolare disdetta del canone può capitare di imbattersi in falsi ispettori della RAI che, in modo subdolo e disonesto, tentano di far firmare un impegno alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento alla RAI".
Non sono peraltro molto distanti da quelle di Caparini le posizioni di Butti, entrambe raccolte da AdnKronos: a suo dire il canone "è molto elevato". Butti difende il fatto che è una imposta "e come tale va pagata" ma afferma la necessità che venga ridotta.
Più curiose le affermazioni di Butti secondo cui è inaccettabile che "usufruiscano del servizio radiotelevisivo pubblico sia i furbi che non pagano il canone sia i fessi che invece pagano regolarmente e che entrambe le categorie usufruiscano del servizio radiotelevisivo pubblico". Curiose perché, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, oggi in Italia nessuno sa ancora dire chi abbia il dovere di pagare il Canone e perché.
Ad ogni modo, l'idea che il canone sia abolito non piace al Partito Democratico. Secondo il senatore Luigi Zanda, già consigliere RAI, "un conto è ipotizzare riduzioni del canone a favore di anziani con basso reddito, perché questo è sicuramente un problema di carattere sociale molto evidente, ma quella del canone RAI non è questione che si possa affrontare con superficialità". A suo dire abolirlo è improponibile perché "per

>>Da: Leo
Messaggio 2 della discussione
Bebe bene bene, una tassa invasiva che spero verrà abolita al più presto.


>>Da: er Drago
Messaggio 3 della discussione
Ottimo se ci riescono!
Il canone sta in cima all'elenco delle tasse più odiate dagli italiani, in quanto rappresenta una imposizione che lo Stato ti obbliga a pagare per il solo fatto di possedere un apparecchio TV e pertanto anche se non vedessi mai i programmi RAI.

>>Da: Il Moro
Messaggio 4 della discussione
Sarebbe anche l'ora...

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Meno soldi contro il terrorismo ma guai a chi tocca le spie telefoniche

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 6 della discussione
di Dimitri Buffa

Il Viminale è costretto a tagliare i fondi per pagare gli straordinari ai poliziotti che si occupano di lotta al terrorismo e presto anche di quella alla mafia. Ma nessun magistrato di quanti hanno elevato alti lai per le paventate restrizioni all’uso delle intercettazioni telefoniche stavolta ha niente da dire.

Magari anche il ministro della Giustizia, Alfano avrebbe dovuto fare così per limitare i costi del grande orecchio. Senza dare nell’occhio e senza un inutile battage politico che poi ha portato più effetti collaterali di rigetto che altro.

Comunque se non fossimo in Italia la notizia avrebbe dell’incredibile: lo scorso 1 giugno, con una circolare amministrativa del Viminale, comunicata solo verbalmente ai dirigenti dei sindacati di polizia, è stato dato l’annuncio del taglio, a partire già dal mese in corso, del 40% degli emolumenti straordinari che vengono pagati a quegli agenti che si occupano della lotta al terrorismo. Cioè non coloro che oziano dietro le scrivanie ma proprio quelli che non conoscono orari.

Se devi pedinare un terrorista islamico, o anche un brigatista nostrano, magari sei costretto a farlo 24 al giorno per 365 giorni l’anno. Finchè non trovi i capi, i covi, le armi. Dal primo giugno si potrà farlo solo per la metà del tempo in più dell’orario del lavoro.
Poi gli agenti saranno costretti a pagarsi l’indagine di tasca propria.

Non basta: è di prossima emanazione una analoga riservatissima circolare che verrà comunicata sempre ai sindacati e che stavolta riguarderà il personale che si occupa di contrastare la criminalità organizzata.

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Cosa nascondono gli scioperi degli autotrasportatori in tutta Europa

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Fabrizio Goria

Era già avvenuto lo scorso dicembre, con le conseguenze devastanti per la grande distribuzione che abbiamo tutti ben presente. Quando le federazioni degli autotrasportatori scioperano, buona parte della nazione di appartenenza si blocca. Il nodo della discussione è sempre lo stesso di sei mesi fa, i continui rincari del costo del gasolio: in Europa come in Italia.

Dopo le proteste lungo le frontiere iberiche e portoghesi, che hanno messo in ginocchio gli approvvigionamenti commerciali europei in queste settimane, il fronte della protesta si sposta anche sul versante italiano.

Numerose sono le multinazionali europee che hanno visto le proprie linee di produzione stopparsi perché a corto di materiale. Attualmente non sono quantificabili i danni all’industria, già pesantemente colpita da un cambio euro/dollaro che ha sbilanciato i rapporti commerciali con gli Usa. Da fonti Conftrasporto i dissidi sulla frontiera spagnola dell’A7 sono terminati nella giornata di oggi (ieri per chi legge), mentre si prospettano agitazioni nella penisola italiana dal 30 giugno al 4 luglio per opera delle maggiori sigle associative (CNA Fita, Fai, Fiap, Confartigianato Trasporti ed Unitai Sna). Le stesse hanno avuto in questi giorni numerosi incontri con ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, per verificare la possibilità di un intervento del governo in materia di sgravi fiscali sul prezzo del gasolio per autotrazione e per la riduzione dei pedaggi autostradali a carico degli autotrasportatori. Proprio riguardo quest’ultima questione, una vittoria è stata colta dai “padroncini”: 107 milioni di euro sono stati stanziati nel decreto firmato dal ministro lo scorso 10 giugno, di cui il 90% è destinato ad alleggerire il carico dovuto ai pedaggi. Una vittoria di Pirro, dal momento in cui il vero problema è su un piano differente. Una misura, quindi, che non soddisfa del tutto gli autotrasportatori, i quali attualmente hanno messo solamente in stand-by lo sciopero indetto per fine mese.

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Karzai fa incetta di aiuti, Italia e Francia confermano il loro impegno

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione
di Matteo Gualdi

Si è tenuta ieri a Parigi la Conferenza Internazionale di sostegno all’Afghanistan, che ha avuto lo scopo di “riaffermare la solidarietà e l’impegno duraturo della comunità internazionale in favore di quel paese e del suo popolo”. La Conferenza, a cui partecipano circa 90 delegazioni da tutto il mondo, si situa a metà percorso del periodo dell’Afghanistan Compact (2006-2011), scaturito dalla Conferenza di Londra del 2006, e dopo l'approvazione del documento di riferimento strategico afgano, l’ Afghanistan National Development Strategy (ANDS), varato a Kabul per il quinquennio 2008 – 2013.

In apertura dei lavori il Presidente Sarkozy ha sottolineato che la Conferenza rappresenta “un’occasione di riflessione sulle nostre strategie”. “Un Afghanistan stabile, riconciliato, libero dai terroristi, dalla droga e dai suoi trafficanti – ha proseguito il Presidente francese – è un obiettivo comune”. Sarkozy ha voluto confermare gli impegni presi a marzo a Bucarest in occasione del summit della NATO ed ha ribadito la decisione di “portare un contributo aggiuntivo alla formazione dell’esercito afghano e alla stabilizzazione del paese attraverso lo schieramento di un battaglione supplementare nell’est dell’Afghanistan” perché “la sicurezza è la prima condizione per lo sviluppo economico e sociale dell’Afghanistan”. Non solo, il Presidente ha anche annunciato che Il contributo economico della Francia alla ricostruzione sarà più che raddoppiato. Da parte sua il Presidente Karzai ha concordato sul fatto che “la più grande sfida per il paese continua ad essere la sicurezza, senza la quale tutti gli altri nostri obiettivi non potranno essere raggiunti”.

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Meno caveat più Tornado: l'Italia rafforza la Nato sul fronte afghano

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione
di Pietro Batacchi

Più flessibilità e meno caveat. Questo il senso dell’audizione dei ministri Frattini e La Russa alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato sulla missione in Afghanistan. L’Italia riallinea così il proprio impegno a quello dei maggiori alleati NATO. Il segnale è forte soprattutto politicamente ed indica l’intenzione del Governo di non essere da meno rispetto ai paesi ISAF impegnati in prima contro i talebani, condividendone in pieno rischi e costi. Per oltre due anni l’Italia, come del resto Francia e Germania, è stata sottoposta a un pressing deciso da parte dei comandi NATO affinché rafforzasse il suo impegno in Afghanistan. E per oltre due anni il pressing era stato elegantemente eluso con dribbling degni di un Cristiano Ronaldo. La NATO non chiedeva la luna visto che in discussione non era tanto un incremento di truppe, quanto piuttosto la libertà per i comandanti di poter utilizzare senza limiti e vincoli tutto ciò che era disponibile sul campo, assetti italiani compresi. Nulla di straordinario, semplicemente la possibilità di pianificare le operazioni sapendo di poter contare anche su alpini o bersaglieri.

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Contro l’accordo di Gibuti le Corti Islamiche rilanciano il jihad

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Anna Bono

Il 9 giugno, a Gibuti, dopo 10 giorni di colloqui, il governo somalo e l’Ars, l’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia che raccoglie parte dell’opposizione, hanno sottoscritto un accordo per il cui raggiungimento si è resa necessaria la mediazione di Nazioni Unite, Unione Europea, Lega degli Stati Arabi, Organizzazione della conferenza islamica, Unione Africana, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Gibuti e Arabia Saudita.

Il testo dell’accordo, articolato in 11 punti, prevede una tregua di 90 giorni iniziali, rinnovabili, che entrerà in vigore su tutto il territorio nazionale a 30 giorni dalla data della firma. Entro 15 giorni a partire dal 9 giugno sarà quindi istituito “un comitato ad alto livello, presieduto dall’ONU, (...) per vigilare sulla cooperazione politica tra le parti e sulle questioni della giustizia e della conciliazione”, problemi che saranno discussi “in una conferenza che avrà inizio il 30 luglio”.

Il governo assicura, “in conformità con la decisione già presa dal Governo Etiopico”, il ritiro da tutto il territorio nazionale delle truppe di Addis Abeba intervenute nel 2006 per difendere le istituzioni politiche minacciate dalle Corti Islamiche. L’Ars si impegna a una “solenne dichiarazione pubblica” di cessazione e condanna di ogni tipo di violenza armata e di dissociazione “da ogni individuo o gruppo armato che non aderiscono ai termini” dell’accordo. Governo e Ars concordano inoltre di chiedere entro 120 giorni alle Nazioni Unite, secondo quanto previsto dalla risoluzione 1814 del Consiglio di Sicurezza, “l’autorizzazione e l’impiego di una forza di stabilizzazione da parte delle nazioni ‘amiche’ della Somalia, esclusi gli Stati confinanti; si appellano “alla comunità internazionale per la fornitura di adeguate risorse per l’applicazione e la vigilanza” dell’accordo e sollecitano a tal fine la convocazione entro sei mesi di una “conferenza internazionale per lo Sviluppo e la Ricostruzione della Somalia”; infine, in considerazione della gravissima situazione “umana e umanitaria”, promettono di “prendere tutte le misure necessarie per assicurare il libero accesso umanitario e l’assistenza alle popolazioni colpite”.

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Gli europei amano Obama, ma il 4 novembre votano gli americani

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione
di Alessandro M. Gisotti

Con la nomination democratica, l’obamania è sbarcata in Europa. A fine maggio, riporta il Wall Street Journal, un sondaggio realizzato in cinque Paesi europei (Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Russia) ha registrato un consenso per Obama del 52 per cento degli intervistati rispetto al 15 per cento in favore di McCain. In Francia, il dato è ancora più sorprendente: 65 per cento per il senatore dell’Illinois, solo 8 per cento per il veterano del Vietnam. Secondo John K. Glenn del German Marshall Fund, il successo di Obama contro Hillary ha nuovamente persuaso gli europei sulla vitalità del sistema americano. Alcuni media tedeschi hanno perfino favoleggiato che Obama quest’estate possa recarsi a Berlino, alla Porta di Brandeburgo, laddove JFK pronunciò il suo storico discorso nel 1963. La notizia è stata smentita dal portavoce del candidato democratico. In Belgio, nei giorni scorsi, il quotidiano Le Soir ha pubblicato un sondaggio dal risultato bulgaro: Obama piace al 74 per cento dei belgi.

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L'Irap la odiano tutti ma forse qualcosa sta cambiando

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Letizia Zingoni

L’Irap è sicuramente l’imposta più discussa e più odiata dai contribuenti in questo frangente storico: piccola – forse solo in apparenza- ma cattivissima. Qui di seguito spiegheremo molto sinteticamente le ragioni di questo fenomeno, e azzarderemo una previsione: con questo governo cambierà molto nel modo di interpretare questa imposta. Procediamo per gradi, iniziando dall’odio nei confronti dell’IRAP.

L’IRAP è odiata dalle società: lo è perché colpisce semi-indiscriminatamente, e si può rendere applicabile anche in condizioni estreme, come quando l’anno chiude con una consistente perdita. Perché? Il presupposto non è il reddito conseguito, ma il valore della produzione rettificato di alcuni costi come il personale, che certo influisce non poco sul bilancio delle nostre aziende. Il risultato è che l’IRAP, pur relativamente contenuta per aliquota, è devastante negli effetti, perché incide su una base imponibile larghissima, ed è inesorabilmente pagata da tutti.

Ma sicuramente l’IRAP è ancora più odiata dal popolo delle piccole partite Iva. Il motivo è arcinoto. Il presupposto applicativo dell’irap è – ahinoi - quanto mai fumoso e largo. In linea di principio, a dover pagare questo tributo dovrebbero essere tutti coloro che dispongono di una “attività autonomamente organizzata” .

Fin qui tanto quanto. Se non fosse che manca, ad oggi, una definizione di autonoma organizzazione. Il legislatore spesso usa termini generici e lascia la determinazione più specifica alle circolari – che legge non sono, ma semplicemente “istruzioni per l’uso” per gli Uffici fiscali disseminati sul territorio.

Ebbene, l’Amministrazione Finanziaria, sotto il regno di Visco, non ha certo contribuito a fare chiarezza.

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Dalle Canarie un video choc spiega cosa vuol dire essere clandestini

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Emiliano Stornelli

Dalle Isole Canarie arriva un esempio da imitare. Argomento: immigrazione. Per arrestare il flusso di clandestini che dalla Guinea-Conakry arrivano a sbarcare numerosi sulle coste isolane, la console onoraria spagnola nel paese africano, Alicia Navarro, ha escogitato uno strumento alternativo di détente: un video choc che documenta passo dopo passo il dramma di quei disperati che attraversano il deserto - dove le donne vengono spesso violentate da vili poliziotti - per raggiungere le magnifiche spiagge delle Canarie partendo dalle coste marocchine a bordo di anguste imbarcazioni, le cosiddette pateras, ad alto rischio di naufragio. Le immagini più scioccanti sono quelle dei morti che galleggiano nel mare, tra le onde, mentre un cadavere viene sfiorato da un gommone di turisti.

Quando il viaggio delle pateras ha successo, vengono puntualmente intercettate dalle motovedette spagnole e i naviganti, al posto del paradiso, trovano i Cpt e l’espulsione dopo 40 giorni, se gli va bene; se gli va male, cioè quando riescono a ingannare le autorità locali sulla loro identità, vengono spediti nella Spagna iberica dove s’imbattono in un’Europa assai differente da quella immaginata. Tra tristezza e degrado, vanno ad ingrossare la già nutrita schiera degli immigrati irregolari e della microcriminalità. All’inizio e alla fine del documentario, clandestini che questa esperienza l’hanno già vissuta sulla propria pelle mettono in guardia gli spettatori dal seguire il loro esempio.

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Intercettazioni e decreto: refuso politico, non tecnico

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 1 della discussione
di Carlo Panella

Tutti gli uccellini che volano in piazza Colonna non parlano d'altro: non si è trattato di un refuso tecnico, ma di un errore politico. Il governo, qualcuno nel governo, ha effettivamente deciso di inserire la regolamentazione nuova delle intercettazioni non in un disegno di legge -ampiamente discutibile ed emendabile in Parlamento- ma in un decreto di legge, in vigore da subito e molto più rigido, soprattutto nei confronti dell'opposizione. Sempre gli uccellini dicono che la Lega ha subito fatto sapere che i suoi ministri non avrebbero votato il decreto in consiglio dei ministri, a questo punto è intervenuto Napolitano e Berlusconi ha allora messo una pezza con il refuso tecnico.
Episodio non piacevole, che rischia di incrinare un poco la credibilità dell'esecutivo, su cui la coalizione farebbe bene a riflettere.
Il governo sta navigando con le vele in poppa ed ha un altissimo gradimento.
Perché farsi male da soli?


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Schulz del Pse a Rutelli e Veltroni: siete dei parvenus

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Carlo Panella

“Sa, noi avremmo quel problemino con Rutelli”
“Ach so, Franciasco, ich habe mit ihm gesprochen...“
“Sì, ma poi c’é anche la Binetti...”
“Haben sie probleme auch mit den Wasserhahnen???”
“No, non i rubinetti, la Binetti... sa i Teocon..”
“Teo...was? Ich verstehe nicht...”
“Sa, Carra, Enzo Carra .. e poi c’è Bobba... per non parlar di monsignor Fisichella..”
“Haben sie probleme mit unseren Bruder Joseph Ratzinger?“
„No, cioè... sì, non col papa, ma con i cattolici nel Pd“
“Ja, ja, ich weiss... Aber was wollen sie, hier in unseren Europarlament?”
“Sa, ci sarebbe quel problemino, niente di speciale, intendiamoci, roba di forma... insomma ci basterebbe che smetteste di chiamarvi... socialisti. Per noi andrebbe bene
A questo punto il lettore può immaginarsi la faccia del povero Martin Schulz e lasciamo alla libera fantasia continuare questo dialogo immaginario tra Walter Veltroni e il presidente del gruppo del Pse al Parlamento Europeo. Sintesi sconfortante dello stato confusionale della sinistra italiana.
La cosa ha dell’incredibile, ma ormai da mesi Veltroni bussa alla porta delle socialdemocrazie europee -le gloriose socialdemocrazie europee, si diceva un tempo- per chieder loro di smettere di chiamarsi socialisti. Ma perché? Solo per levargli le castagne dal fuoco, solo per fare un favore a quei pasticcioni che -Veltroni regnante- hanno fuso Ds e Margherita facendo finta che l’evidente incompatibilità della Margherita con il Pse, fosse un problemino da rimandare.


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La Russa: Più fondi per la difesa

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 1 della discussione
Il ministro Ignazio La Russa ha dichiarato di voler innalzare dallo 0,9 all'1,25 per cento del Pil gli stanziamenti per la Difesa con incrementi costanti previsti nei cinque anni di legislatura. Un impegno simile, ma più ambizioso, era stato assunto nel 2001 dal ministro Antonio Martino che annunciò l'incremento delle risorse dall'1 all'1,5 del Pil. Un programma naufragato nel 2006 quando i tagli portarono la Difesa al minimo storico degli stanziamenti con lo 0,87 per cento.

LA RUSSA, OBIETTIVO RISORSE PARI A 1,25% PIL Quello italiano, per le Forze Armate, rispetto a paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna resta un ''bilancio che piange''. Lo ha detto stamane il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, prendendo la parola, a Roma, nella sede del Casd, centro alti studi difesa, in occasione della chiusura dell'anno accademico. Parlando di fronte ad una ampia platea di ufficiali delle tre armi, il ministro ha, in questo senso, annunciato di non ''portare buone notizie. Anzi - affidandosi ad una battuta ha subito aggiunto - conoscendo il mio collega Tremonti prepariamoci alla difesa. Nei cinque anni che seguiranno il mio obiettivo resta quello di attestarci intorno all'1,25% di pil per il bilancio per la difesa''. Lo stesso ministro ha poi invitato i vertici delle Forze Armate ad operare, sempre di piu', sulla strada della razionalizzazione e del contenimento della spesa. ''Le richieste che noi rivolgiamo allo stato - ha infatti detto il ministro - saranno accettate tanto piu' avremo la capacita' di fare sinergia, di migliorare l'utilizzo delle risorse e di avere l'assenza del seppur minimo spreco''. Lo stesso La Russa ha poi chiesto di studiare nuove forme perche' le Forze Armate diventino, anche sotto l'aspetto della razionalizzazione di spesa, ''un'avanguardia. Dobbiamo porci - ha poi aggiunto - come esempio di assenza di ogni inutile e superflua spesa cosi' da rendere piu' facile l'ottenimento di risorse adeguate ed aumentando, nel contempo, il prestigio che ci stiamo meritando''


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I sotterranei delle intercettazioni

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 1 della discussione
di Davide Giacalone

Le parole di Napolitano possono essere lette in due modi: a. affermando che il problema delle intercettazioni esiste, da una mano al governo; b. chiedendo le larghe intese tutela il disegno di Mastella, forse rappresentativo dell’opposizione, ed il dialogo con i magistrati. In tutti e due i casi: in quale parte della Costituzione tale intervento trova legittimazione? Oltre tutto, essendo anche il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, il Capo dello Stato dovrebbe aver cura di tacere, visto che ha ben altri poteri nel caso ravvisasse un pericolo istituzionale.
E questo è solo uno dei segnali che il tema della giustizia sta secernendo veleni. Prendiamo un secondo caso, clamoroso: Corriere e Repubblica pubblicano, in prima pagina, due commenti uguali. Non due cronache, copiate dalle agenzie, due pensati fondi che dicono le stesse cose e tendono a giustificare la valanga d’intercettazioni che sommerge l’Italia. I due pezzi sono ispirati dalla stessa fonte, perché contengono gli stessi errori. Esempio: dicono che le intercettazioni vanno divise per numero di telefoni di uno stesso indagato, che è un capzioso sfondone, giacché vale la stessa cosa anche per gli altri Paesi, dove sono infinitamente minori tanto gli ascolti quanto i costi. Visto che gli autori non sono due pivelli, l’incidente è il curioso termometro di una guerra sotterranea.
Il francese Le Monde ha titolato: “Come Sarkozy ha vinto la battaglia contro i giudici”. Capitò che una donna fosse uccisa da un tale che sarebbe dovuto essere in galera, l’allora ministro degli interni disse che chi aveva sbagliato doveva pagare. Il presidente Chiraq si mise di traverso. Ora non c’è più e Sarkozy ha varato sia l’inasprimento delle pene per i recidivi (misura presa anche da Clinton e Blair, paladini della sinistra) che una “carta giudiziaria” che prevede la chiusura dei piccoli tribunali, in modo da diminuire le spese ed aumentare l’efficienza. Cose giustissime. Poi ha presentato un progetto per far sì che i magistrati siano in minoranza nel Csm francese. La giustizia, insomma, non è un loro affare privato.
Da una parte le chiacchiere oscure e le manovre, dall’altra le parole chiare e l’azione. Ma, da noi, ci si occupa di Sarkò solo a proposito di Carlà, grazie ad un giornalismo copionè e pettegolò.


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Troppi insegnanti, che lavorano troppo poco e guadagnano in proporzione

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Davide Giacalone

Chi insegna nelle scuole, in Italia, è pagato troppo poco. E’ vero ed il ministro dell’Istruzione ha fatto bene a sottolinearlo, parlando alla commissione cultura della Camera. In media, gli insegnati italiani sono fra i meno pagati d’Europa. All’ingresso stanno meglio solo rispetto ai colleghi portoghesi e greci, ma negli anni perdono anche questo “vantaggio”. Una situazione incresciosa, non c’è dubbio. Però, attenti a quel “in media”, e non per le note ragioni narrate da Trilussa.
Se anziché considerare la paga mensile si considera quella per ora lavorata, già la distanza s’accorcia enormemente. Quindi, ecco un primo dato: i docenti italiani lavorano meno ore dei loro colleghi europei. Se, poi, si considera la spesa per l’istruzione in rapporto al numero degli studenti, ecco che quella italiana non è affatto sotto la media europea, il che renderebbe impossibile la conclusione annunciata in apertura, che, invece, torna ad essere vera solo perché abbiamo il 58% di maestri ed il 33% di docenti medi in più, a parità di alunni, del resto d’Europa. Ed ecco il secondo dato: i docenti italiani sono troppi. Riassumendo: sono più degli altri e lavorano meno, ecco perché guadagnano meno. E’ chiaro che in una situazione come questa non solo non serve aumentare la spesa, ma facendolo si aggraverebbe il problema.


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Consulenti pubblici: l'elenco dei compensi

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 7 della discussione
Il ministero mette in Rete la lista: 251 mila contratti.
Spesi 1,3 miliardi. Ci sono professionisti e politici

Magari è soltanto colpa delle dimensioni. Forse la nave delle consulenze pubbliche era troppo grossa per invertire la rotta in pochi mesi. Forse. Ma dire che nei dati che ieri, a sorpresa, il ministro Renato Brunetta ha pubblicato sul sito Internet della Funzione pubblica si possa scorgere anche un timido segnale del cambiamento di direzione che era stato tante volte promesso, davvero non si può. Sapete quanti incarichi esterni hanno pagato nel 2006 le amministrazioni pubbliche? Il loro numero è 251.921. Il 2% in più rispetto al 2005, con un costo di un miliardo 323 milioni 557.591 euro: quasi 95 milioni oltre il record del 2005. A conti fatti, due anni fa è stato assegnato un incarico esterno per ogni 12,8 dipendenti pubblici a tempo indeterminato. Peggio ancora negli enti locali, che hanno pagato un consulente ogni 5,8 dipendenti fissi. Questo non vuol dire che più di 251 mila di loro potevano starsene a casa.


Spesso le consulenze sono inevitabili, come quella che il ministero dell'Economia aveva affidato allo studio legale Chiomenti per la privatizzazione dell'Alitalia: 450 mila euro. Oppure l'incarico «relativo alle nuove azioni progettuali dell'Agenzia» (237.600 euro) che il capo delle Dogane Mario Andrea Guaiana aveva assegnato alla Bain & company Italia. Va comunque detto che nella lunghissima lista dei consulenti c'è di tutto: dai violinisti delle filarmoniche alle infermiere, e perfino agli «sportellisti», retribuiti con pochi euro. Ma non è naturalmente a loro che la pubblicazione degli elenchi ha mandato ieri sera la cena di traverso. Precisazione doverosa, la pubblicazione delle consulenze su internet non è una novità, anche se il ministero ha parlato di una nuova «operazione trasparenza». Perché già il precedente governo di centrosinistra aveva imposto la pubblicità degli incarichi esterni. La novità è che ora sono tutti quanti consultabili insieme nello stesso luogo fisico. Intendiamoci: a quanto pare non sono tutte. L'universo dei consulenti pubblici è probabilmente molto più vasto. C'è chi dice addirittura grande il doppio, due miliardi, due miliardi e mezzo di euro, visto che non tutti gli enti e le amministrazioni mandano i loro dati al ministero. E c'è pure chi li spedisce largamente incompleti, contando sulla distrazione di chi sta a Roma.

Ma basta entrarci dentro, a quel sito della Funzione pubblica, per capire come l'idea di rendere tutti gli incarichi accessibili da uno stesso punto non sia affatto un dettaglio. Diamo un'occhiata all'elenco dei consulenti che nel 2006 sono stati pagati dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Alla lettera B è inevitabile imbattersi in Brunetta Renato. Proprio lui, il ministro dell'operazione trasparenza, che prima dell'arrivo di Romano Prodi era consigliere economico di Berlusconi: 22.464 euro. E accanto al suo nome (messo lì per non dare l'idea che si tratti di una caccia alle streghe?) non mancano altri nomi noti. Per esempio, quello della consulente per l'immagine del Cavaliere, Matilde «Miti» Simonetto (17.056 euro) che aveva voce in capitolo su tutto. Dalle luci alle pettinature. Per esempio, quello dell'ex presidente dell'Enac Alfredo Roma (9.600 euro), o del segretario generale della presidenza con Prodi, Carlo Malinconico, che era però in una commissione d'appalto del Cnipa anche con il governo Berlusconi (15 mila euro). E per

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Bush e Berlusconi: «Sintonia totale sull'Iran

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione
"Teheran deve rinunciare alle armi nucleari"
Il presidente: grazie Italia per l'aiuto in Afghanistan. Ma glissa sul 5+1
Il premier: «Presidenziali Usa? Ho una preferenza per McCain»

«Non posso esprimere preferenze riguardo ad un altro Paese dove c'è la campagna elettorale, ma voglio esprimere la mia personale, personalissima preferenza per il candidato repubblicano e per un motivo egoistico: così non sarei io il più vecchio ai G8, perché McCain è più vecchio di me di un mese». Così il premier Silvio Berlusconi ha scherzato, durante la conferenza stampa a Villa Madama dopo l'incontro con il presidente Usa, George W.Bush, alla sua seconda giornata romana. Un clima scherzoso e rilassato: davanti ai fotografi che chiedono una stretta di mano, Bush stringe quella del premier che mima una smorfia di dolore per la morsa troppo vigorosa. Poi mostra il braccio destro esibendo i muscoli e dice «touch here» (tocca qui), con il presidente Usa che sta allo scherzo e gli dice «you are very strong» (sei molto forte.

Berlusconi: sintonia totale sugli scenari di crisi e sul dossier iraniano. «Bush è un amico mio personale e un grande amico dell'Italia - dice il premier - e ha dato a Roma il privilegio di essere la capitale europea dove è venuto più volte: ci ha onorato sei volte della sua presenza. Abbiamo trovato in Bush un alleato con cui abbiamo rapporti che non hanno mai avuto una tale eccellenza in passato». Berlusconi ha sottolineato come ci sia una «sintonia totale» tra lui e il presidente Usa sugli scenari di crisi che vedono impegnati i militari italiani e sul dossier iraniano.

«Convinti di poter essere utili nel 5+1». «Abbiamo offerto la nostra disponibilità ad aggiungerci agli altri Paesi europei, oltre a Cina, Russia e Usa, nelle trattative con il governo iraniano perché conosciamo l'Iran dall'interno - spiega Berlusconi - Molte nostre importanti aziende operano lì da diversi anni e pensiamo di poter essere utili a portare avanti la politica che Bush e Putin hanno individuato per quel Paese. Ma dobbiamo essere certi della volontà di andare verso un uso soltanto pacifico del nucleare».

«Continueremo in Iraq e in altri Paesi per far nascere la democrazia». «Abbiamo 40 mila soldati in missione all'estero - dice Berlusconi - e con il turn over riusciamo a mantenere forti presenze che ci vedono ai primi posti. Continueremo convinti dell'importanza di far nascere davvero, per esempio in Iraq, una democrazia, per l'importanza che il Paese ha in quella zona. E continueremo su tutti gli altri fronti, siamo forti sostenitori di accordi in Libano, in Israele e schierati sulla politica di tutto l'Occidente per questi Paesi, che speriamo possano diventare vere e proprie democrazie».


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Londra: «Arrestate il principe del Brunei»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Guai per il principe Jefri Bolkiah, fratello del sultano del Brunei: un giudice britannico ha emesso un mandato di arresto europeo nei suoi confronti. Il milionario non si è presentato ad un’udienza all’Alta Corte di Londra nella quale avrebbe dovuto rispondere all’accusa di aver fatto sparire 8 miliardi di sterline quando lavorava in qualità di ministro delle Finanze nel suo Paese. Per questo il principe - in esilio in Gran Bretagna - è impegnato da 10 anni in una battaglia legale con la Brunei Investment Agency, società controllata dal sultano, suo fratello. Nel 2000 il principe Jefri aveva accettato di versare 3 miliardi di sterline alla Brunei Investment Agency per chiudere la questione, pur non dichiarandosi mai colpevole. Il principe ha però sempre rifiutato di rendere pubblici i conti in banca, ritirando fondi da conti già sequestrati. Per la violazione dei termini dell’accordo raggiunto in tribunale il principe Jefri, sfuggito all’ultima udienza, rischia ora due anni di prigione.


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Venti di guerra fredda La flotta russa fa rotta sul Polo nord

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

«Compagni, avanti, il Polo è nostro». Diciannove anni dopo la fine della guerra fredda tutto è pronto per quella dei ghiacci. Le prime avvisaglie risalgono al luglio dell’anno scorso. Allora due batiscafi partiti da Murmansk in Siberia costeggiarono i fondali della cosiddetta dorsale Lomonosov, raggiunsero il Polo Nord e piantarono una bandiera in titanio con i colori russi a quattromila metri di profondità. Quella missione affidata dal Cremlino ad eminenti ed allineatissimi scienziati serviva a rivendicare la continuità dello zoccolo continentale e il pieno possesso di tutti i territori che vi si estendono sopra e sotto. Fatta piazza pulita degli accordi internazionali che limitano a 200 miglia la sovranità degli stati affacciati sul circolo polare artico Mosca si prepara a rivendicare anche militarmente la propria glaciale potestà.
Nelle prossimi settimane, come annunciato dal ministero della difesa di Mosca, la flotta russa assumerà il controllo delle rotte artiche e le trasformerà per tutta l’estate in un poligono navale di sua esclusiva proprietà. «Il programma di addestramento estivo punta a sviluppare la presenza della flotta russa non solo in Atlantico, ma anche nell’Artico e nel Pacifico» – fa sapere il generale Vladimir Shamanov, responsabile del Direttorato per l’addestramento militare.
Accusato di crimini di guerra durante la guerra in Cecenia il generale Shamonov è considerato il falco dello stato maggiore russo e il referente di quanti al Cremlino difendono la necessità di una nuova contrapposizione militare con l’Occidente. In questo caso però le ambizioni militari e geopolitiche vanno a braccetto con quelle economiche. Facendo valere le proprie pretese sui fondali collegati alla dorsale Lomonosov Mosca metterà le mani su uno spicchio artico di un milione e 200mila chilometri quadrati e su risorse energetiche pari a circa 9-10 miliardi di tonnellate petrolio. Mosca è pronta insomma a rivendicare il possesso di un scrigno sottomarino grande quattro volte l’Italia e con risorse pari al 25% delle attuali riserve mondiali di idrocarburi. Per impossessarsi di quei tesori e confermare la sua posizione di principale controllore delle riserve energetiche mondiali Mosca è pronta ad usare le navi e soldati. «Abbiamo a disposizione unità altamente addestrate alla guerra artica - spiega il generale Shamonov - e siamo pronti ad ampliare il raggio d’azione dei sottomarini della flotta del nord».


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Kosovo: Mosca fa la voce grossa con l’Onu e la Ue

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

È scontro aperto tra Russia e Onu sul Kosovo.

A due giorni dall’entrata in vigore della nuova Costituzione della ex provincia serba che nello scorso febbraio si è proclamata indipendente, il riposizionamento delle forze internazionali che garantiscono la pace interetnica nel Kosovo scatena la reazione rabbiosa di Mosca, che ieri ha chiesto la rimozione del capo missione dell’Onu (l’Unmik), il tedesco Joachim Ruecker, peraltro in scadenza.
In sostanza la Russia, da sempre vicina alle posizioni di Belgrado e suo solido alleato anche nella questione kosovara, sostiene che la missione europea Eulex (circa 2200 tra poliziotti, magistrati e doganieri destinati dall’Ue a ricostituire lo Stato di diritto e a garantire la sicurezza nel Kosovo) sia illegale; Mosca pretende una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere della questione. Gli europei hanno invece una posizione opposta e d’accordo con il segretario generale delle Nazioni Unite, il sudcoreano Ban Ki Moon, ritengono che l’Unione Europea possa assumere un ruolo nuovo nel Kosovo, rilevando quello dell’Unmik: la base legale di questa posizione è la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, proprio quella che Mosca pretende che venga superata da una nuova riunione. Ban va comunque avanti nella direzione concordata con gli europei, ignorando le proteste russe. Proteste che riguardano anche il ruolo della Nato, già pronta ad addestrare la nuova forza di sicurezza multietnica del Kosovo, ovviamente intollerabile per Belgrado e Mosca.

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Trattato Ue, fiato sospeso per il voto in Irlanda

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Urne chiuse a Dublino. Sono iniziati gli scrutinii del referendum sul Trattato di Lisbona nell'unico Paese che ha deciso per la consultazione popolare. Un no potrebbe incidere pesantemente sul cammino dell'Ue. Affluenza al 40%
Dublino - È iniziato il conteggio dei voti nel referendum irlandese che deve approvare o respingere il Trattato di Lisbona che riforma l’Ue. Secondo la rete televisiva nazionale Rte, i risultati dei 43 distretti elettorali dell’Eire verranno annunciati man mano e, si prevede, entro la mattina potrebbe già emergere un quadro dell’andamento del voto. I risultati definitivi sono attesi nel pomeriggio. Non ci sono dati sull’affluenza, ma Rte afferma che sarebbe attorno al 40%. L’Irlanda è il solo paese dell’Ue a sottoporre il Trattato a un referendum. Una bocciatura getterebbe l’Unione in una nuova fase di incertezza, impedendo alla riforma dei meccanismi comunitari di entrare in vigore.


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Pentito delle Farc: «È stata l’Eta ad addestrarci»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Secondo la testimonianza di un ex guerrigliero colombiano, l’Eta addestrò le Farc ad attivare bombe attraverso i telefoni cellulari.

A rivelarlo è il quotidiano spagnolo “El Mundo”. «I terroristi baschi hanno un vincolo commerciale con le Farc - ha confessato “Camillo“ - Loro danno la formazione e le Farc li pagano».
Il pentito ha raccontato i particolari di un addestramento avvenuto nel 2007 in Venezuela. «Ci insegnarono a maneggiare il C-4». E l’ex guerrigliero lancia anche una pesante accusa contro la Guardia nazionale venezuelana, che si farebbe corrompere per chiudere un occhio sugli accampamenti e sui campi di addestramento. «L’Eta è più avanti delle Farc nel terrorismo urbano» - afferma Camilo - «ci insegnarono a far esplodere bombe con dispositivi cellulari».
L’esistenza di contatti tra le Farc e l’Eta era già stata rivelata nelle scorse settimane dal giornale di centrosinistra El Pais, secondo cui i guerriglieri colombiani avrebbero cercato l’appoggio dei terroristi baschi per compiere attentati a Madrid contro personalità di Bogotà: notizia poi confermata dal vice presidente colombiano Francisco Santos. L’informazione si basa su degli scambi di email di cinque anni fa, scoperti nei computer sequestrati in una base delle Farc in Ecuador, dopo l’ultimo raid militare colombiano.

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Cuba: basta salario uguale per tutti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Svolta capitalista di Raul Castro. Il governo: "Chi produrrà di più guadagnerà di più". Aumenti di merito pari al 5% per gli operai e al 30% per i dirigenti

Madrid - «La tendenza era che tutti guadagnassero lo stesso salario, ma questo egualitarismo non è conveniente». La frase deve aver fatto strabuzzare gli occhi a più di un cubano intento a leggere ieri il giornale ufficiale Granma. Chi parlava non era infatti un dissidente, ma il viceministro del Lavoro Carlos Mateu che, con il suo intervento, sembrava voler cancellare d'un colpo un pilastro del marxismo e del sistema che vige sull'isola dall'avvento della rivoluzione comunista nel 1959: il salario uguale per tutti.
Le dichiarazioni non lasciavano però apparentemente adito a dubbi. «Se è nocivo dare a un lavoratore meno di quello che gli spetta, altrettanto nocivo è dargli ciò che non gli spetta», proseguiva Mateu. Nell'articolo il viceministro annuncia poi ufficialmente che da agosto il salario dei lavoratori cubani non sarà più fisso, ma dipenderà dal rendimento sul lavoro e non avrà tetto massimo. «Il lavoratore guadagnerà quello che sarà capace di produrre», spiegava il politico utilizzando un lessico insolito per Cuba.
Per il governo di Raúl Castro la misura servirà a «diminuire il paternalismo» e a stimolare la produttività, che è uno dei problemi dell'economia cubana. Gli aumenti di salario potrebbero aggirarsi attorno a un 5% per i lavoratori comuni e a un 30% per i dirigenti che vedranno migliorare il rendimento dei loro dipendenti, secondo un’analisi della Bbc. Ma in un paese dove la paga mensile è sui 17 dollari al mese (408 pesos) e dove gran parte della spesa dello Stato va in importazioni, è difficile pensare che la misura cambi veramente qualcosa.

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Sicurezza: impronte digitali agli extracomunitari

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Arriva il visto elettronico: rilievi informatici a tutti i valichi e negli aeroporti. Recepito un emendamento del senatore pd Carofiglio: la sua proposta è stata votata all’unanimità nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dai colleghi di maggioranza

Roma - A tutti i valichi «di frontiera», e dunque anche negli aeroporti, l’Italia chiederà a chi entra nel Paese da nazioni da cui è necessario il visto le impronte digitali. Il provvedimento è stato inserito in Senato nel decreto sicurezza urgente varato dal governo Berlusconi. Le novità sono due. La prima: l’introduzione rivoluzionaria di una banca dati delle impronte per gli extracomunitari. Ossia «rilievi dattiloscopici, con modalità informatiche», al «momento di passaggio al valico di frontiera» per lo «straniero proveniente da Stati per i quali sia richiesto il visto d’ingresso, anche laddove sia munito di regolare documento e del visto suddetto». La seconda: l’emendamento al decreto è stato presentato dal Pd, il primo firmatario è il senatore Gianrico Carofiglio, magistrato e apprezzato scrittore di legal thriller. La sua idea è stata votata all’unanimità nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dai colleghi di maggioranza.
La richiesta dell’impronta digitale non riguarderà ovviamente i cittadini che provengono da Paesi dell’area Schengen, o da nazioni che non hanno l’obbligo del visto per l’Italia, ma il modello è assolutamente americano: gli aeroporti potrebbero dotarsi presto di postazioni informatiche per i rilievi dattiloscopici, proprio come avviene in qualsiasi scalo Usa. «Un emendamento molto importante e in linea con il decreto legge - conferma il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli -; l’abbiamo accolto al volo perché qualifica il decreto come estremamente severo nei confronti degli stranieri irregolari».

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Istat, carovita al 5,4% per la spesa quotidiana

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Il valore registrato è molto più alto del tasso di inflazione, pari al 3,6%, e in accelerazione rispetto al 5,1% registrato ad aprile. Nel paniere sono inseriti tutti quei beni che si acquistano di frequente: alimentari, trasporti, carburanti, servizi di ristorazione
Roma - A maggio la spesa di tutti i giorni costa il 5,4% in più rispetto a un anno prima, un valore molto più alto del tasso di inflazione, pari al 3,6%, e in accelerazione rispetto al 5,1% registrato ad aprile. Il dato è diffuso dall’Istat, che ha inserito alimentari, carburanti, prodotti di consumo per la casa, trasporti urbani, servizi di ristorazione, e tutti quei beni e servizi che si acquistano regolarmente, nella fascia dei prodotti "ad alta frequenza di acquisto", contrapposti a quelli a "bassa" e "media frequenza". Questi ultimi, prosegue l’Istituto, a maggio hanno subito un rincaro rispettivamente dell’1,4% e del 2,8%.


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Approvato il DDL sulle intercettazioni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Registrazioni autorizzate anche per i reati contro la pubblica amministrazione, la pedofilia e le molestie. Chi pubblica i verbali rischia tre anni di carcere.

Roma - Lega e Pdl hanno raggiunto l’accordo e il ddl sulle intercettazioni preparato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, si appresta a un tranquillo varo nel corso dell’odierno Consiglio dei ministri.
Il vertice di ieri a Palazzo Grazioli, infatti, è riuscito a limare le piccole divergenze relative all’utilizzo di questo metodo di indagine anche per particolari tipi di reati che prevedono pene inferiori a dieci anni. In particolare, quelli contro la pubblica amministrazione come corruzione e concussione. In questi casi si potrà continuare ad indagare intercettando le utenze sospette così come richiesto dagli esponenti del Carroccio, Bossi in testa.
In più si potrà proseguire l’utilizzo di questo mezzo di investigazione per i reati più gravi, come la pedofilia e lo stalking. Il provvedimento dovrebbe inoltre contenere una norma transitoria per assicurare la continuazione dei processi in corso.
Una delle parti più rilevanti del disegno di legge è rappresentata dall’inasprimento delle sanzioni per coloro che divulgano i contenuti delle intercettazioni. La norma punta, infatti, a riformare due articoli del codice penale: il 617 e il 684. Con il primo si vuole colpire chi «prende diretta cognizione degli atti del procedimento penale coperti da segreto» e la punizione sarebbe quella che venne prevista nel ddl Mastella: da 1 a 3 anni di carcere. Con il secondo invece si intende punire coloro che pubblicano gli atti: la sanzione passerebbe da 30 giorni di carcere a 3 anni. E aumenterebbe anche l’ammenda: da un massimo di 258 a 1.000 euro. Su entrambe le misure sono ancora in corso discussioni e l’uso del condizionale è d’obbligo.

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Bush, detestato dalla sinistra consacrato dalla storia

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Il George W. Bush che ieri mattina raccontava ai giovani imprenditori italiani, in partenza cinque mesi per gli States, che il suo è un Paese accogliente e generoso, dove tutti possono farcela, e che li pregava di non ascoltare la propaganda contraria, non aveva niente da spartire con l'immagine del criminale imperialista diffusa dalle brutte facce dei manifestanti romani, gli stessi che per fortuna non hanno più neanche un seggio in Parlamento.
È stato un presidente coraggioso, non per caso eletto nel 2000 dopo otto anni di idillio con i democratici, sempre non per caso rieletto nel 2004, quando la guerra in Irak si prospettava già con chiarezza a long and dirty job, una storia lunga e faticosa. Se poi, nell'insultarlo, l'Unità, il quotidiano del Partito democratico, ha le stesse tentazioni, peggio per loro. Non intendo tornare sul paradosso grottesco tra il presidente del grande Paese, nostro liberatore ed alleato, contestato, e il dittatore sanguinario dell’Iran, che ringrazia stampa e imprenditori italiani. Mi limito a ricordare agli uni e agli altri quanto più grave sarebbe il già pesante ricatto del petrolio, se in Irak regnasse ancora Saddam Hussein.
A George W. Bush tocca la sorte di numerosi altri leader repubblicani: l'odio e la calunnia dei comunisti e dei radicali mentre sono in carica, la considerazione e la consacrazione della storia, quando se ne vanno in pensione, addirittura da morti. È banale da dirsi, però è vero.


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Livio Caputo: Il futuro della Ue si decide in Irlanda oggi a mezzogiorno

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Perché nelle Cancellerie europee molti sono rimasti in ansia la scorsa notte in attesa dei risultati del referendum irlandese sulla ratifica del Trattato di Lisbona? Semplice: dalla decisione dei 3 milioni di elettori dell’isola verde, che si saprà nella tarda mattinata di oggi, dipende non solo la sorte del Trattato stesso, che richiede l’unanimità dei Paesi membri, ma l’evoluzione stessa della Ue. Se infatti l’Irlanda (unico dei 27 ad avere dovuto, in seguito a una sentenza della Corte suprema dell’87, ricorrere all'approvazione popolare) dicesse di no, alcuni dei nove Paesi che devono ancora procedere alla ratifica parlamentare sospenderebbero l’iter, il Trattato non potrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2009 come previsto, le elezioni della prossima primavera e la formazione della nuova Commissione dovrebbero svolgersi con le vecchie regole e l’Unione si trasformerebbe, per i prossimi cinque anni, in un’anatra zoppa.
I governi europei hanno già studiato i possibili rimedi a una bocciatura, ma le vie d'uscita sono molto strette. Il Trattato di Lisbona, infatti, rappresenta già un «piano B» rispetto al progetto di Costituzione rifiutato tre anni fa dagli elettori francesi e olandesi, ed è stato concluso solo dopo faticosi negoziati e vistose concessioni di aut-aut ai Paesi euroscettici. Esso sacrifica gli aspetti formali della Costituzione, ma ne salva le innovazioni sostanziali necessarie a far funzionare la macchina, come l’istituzione di un presidente del Consiglio europeo in carica per due anni e mezzo e di un Alto rappresentante per la politica estera e l'estensione a nuove materie del voto a maggioranza. Riaprire le trattative multilaterali per trovare una nuova formulazione e affrontare poi una terza volta la via crucis delle ratifiche viene considerato irrealistico. Fare entrare in vigore il Trattato alla data fissata lasciando fuori l’Irlanda non è giuridicamente fattibile. L’unica soluzione, perciò, sarebbe di concedere - come è stato fatto per la Gran Bretagna - alcune eccezioni al governo di Dublino, che si è battuto strenuamente per il «sì» e sarebbe la prima vittima di un rigetto, e chiedergli di fare ripetere il referendum su un Trattato modificato, per così dire, ad personam, in autunno.


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Paolo Granzotto: Dal sogno di Walter allo scontato risveglio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Mettendo il dito nella piaga, Arturo Parisi ha ammesso che essendo stata per la sinistra una sconfitta politica e non elettorale, quella del 13 aprile deve ritenersi una «sconfitta storica». In effetti, dal 1945 la sinistra non aveva mai subito sconfitte politiche. Poteva perdere le elezioni, come quasi sempre è avvenuto, ma la sua politica è sempre stata «forte» e influente, tale da suscitare nella destra un intimorito rispetto. Cosa è intervenuto a rompere l'incantesimo? Non può essere stata tutta colpa di Prodi anche se ne ha tantissime. E come mai un politico capace e furbo come Veltroni ha portato proprio lui la sinistra alla prima catastrofica sconfitta politica? Dove ha sbagliato?

Nel sottovalutare Berlusconi e nel sopravalutare se stesso e la sua visione politica elegiaca, affidata alla suggestione delle formule verbali più che alla concretezza di un progetto. Il veltronismo, caro Liberati, è politicamente asfittico perché traeva linfa da una fallace proiezione sociologica e cioè che non esiste, non può razionalmente esistere, altra Italia che non sia quella cesellata, tra una Notte bianca e una passerella di divi hollywoodiani, nel loft di Piazza Sant’Anastasia. Luogo deputato al pensiero «giusto». Illuminato. Infallibile. Da questo assunto ne consegue che solo accidentalmente, per una di quelle mattane che ogni tanto frastornano i ceti meno vigili, meno presenti e culturalmente deboli, è baluginata un’altra Italia, quella che si riconosce in Silvio Berlusconi. Ma essendo il risultato di un abbaglio, di una ciucca collettiva, passata la sbornia quell’Italia era destinata a rientrare nei ranghi e Silvio Berlusconi a scomparire senza lasciare traccia. A queste conclusioni Walter Veltroni non c’è arrivato da solo, ma vi è stato indotto, potremmo dire quasi costretto, dal circolo di intellettuali, giornalisti ed esponenti della società civile che dopo averlo lanciato in orbita con un martellante marketing mediatico, pretesero (e ottennero) di indirizzarne e il pensiero e l’azione.


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Mario Giordano: La triste fine del veltronismo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La scoperta dell’alba, d’accordo. Ma la scoperta del tramonto? Veltroni potrebbe scrivere un altro romanzo. Seconda parte, assai più crepuscolare. E potrebbe cominciare proprio così, con il clima che si respira in queste ore a Roma. La Capitale, in contemporanea, fa festa a Bush e fa la festa a Walter, incorona l’amico americano e volta le spalle all’ex re del Campidoglio. E la coincidenza sembra quasi una crudele beffa del destino per il politico di sinistra, che più di tutti è cresciuto nel mito Star&Stripes, pane, nutella e happy days.
Anche Bush se ne va, anche il suo mondo si avvia al tramonto. Ma è un tramonto che emana energia, come quello al termine di un giorno che si è davvero vissuto. Attorno a lui ci possono essere gratitudine o rabbia, riconoscimenti o accuse. Ma non c’è la vuota malinconia, che circonda Walter, in queste ore in cui la fiducia nel suo futuro affonda fra le liti del Pd e la memoria del suo passato viene sepolta sotto i catastrofici debiti di Roma.
È un incrocio doloroso quello che si celebra nella Capitale: si accendono le luci per accogliere Bush e intanto si spengono quelle del mito veltroniano. La Festa del cinema vola verso l’ultimo e un po’ austero ciak, con budget ridotti e sponsor sul piede di guerra. L’estate romana e la notte bianca (ricordate? Il mito, la gioia, Benigni e i concerti, «il più grande evento culturale che ci sia», diceva Walter) sono a rischio. Al Campidoglio trovano 7 miliardi di debiti. L’epopea di Veltroni buon amministratore affonda. E intanto il sogno di una vita, il neonato Pd, muore in culla, ucciso da una rissa continua, con gli ultimi alleati cattolici che si risvegliano dal lungo sonno, lasciano il partito, e dalle prime pagine dei giornali diocesani urlano: «Non saremo mai compagni».


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Filippo Facci: Il divo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Sabato scorso avevamo raccontato che a rifilare l’ennesima figuraccia al cabarettista del Travaglino era stato un suo collega dell’Espresso, Gabriele Mastellarini: era stato quest’ultimo, infatti, ad aver già scritto proprio sull’Espresso che le condanne ai danni del sindaco di Verona Flavio Tosi erano state annullate dalla Cassazione: circostanza che Travaglio, ad Annozero, aveva mostrato di non conoscere: evidentemente non legge neppure i giornali dove scrive. Lo stesso Mastellarini, poi, sul suo blog, aveva rivelato che Travaglio aveva collezionato altre omissioni e inesattezze a proposito delle condanne da lui subite per diffamazione, e avevamo raccontato anche il seguito: Travaglio, letto l’articolo del Giornale e letto il blog di Mastellarini, si era imbufalito e gli aveva spedito una serie di sms pieni di insulti.
Bene, ora è accaduto questo: Mastellarini è diventato improvvisamente sgradito proprio al settimanale dove collabora (collaborava) assieme a Travaglio: all’Espresso improvvisamente non accettano più nessuna sua proposta (prima era piuttosto assiduo) e nessun responsabile ora gli risponde più al telefono. «Hai fatto un casino» gli ha rivelato un giornalista di Repubblica che ha dovuto chiamarlo dal bagno. Di quale «casino» si tratta? Presto, chiamate Travaglio: c’è un caso di apparente censura che sembra fatto apposta per finire in uno dei suoi libri scritti a 32 mani (magistrati compresi).


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P. C. Pomicino: La tassa più ingiusta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Bene fa il governo ad anticipare in questo mese la sostanza della manovra economica per il prossimo triennio. Una decisione che di fatto «spacca» la finanziaria. A giugno la sostanza, a fine settembre la «forma» di una finanziaria snella con poche norme e relative tabelle. Una decisione, questa del governo, dettata dall’esigenza di rendere più spedito l’iter parlamentare della legge di bilancio ma anche dalla consapevolezza dell’urgenza di rilanciare l’economia. Molti hanno fatto festa perché nel primo trimestre del 2008 il nostro Pil è cresciuto dello 0,5% con una tendenza a raggiungere nientepopodimeno lo 0,3% per tutto l’anno in corso. Cosa ci sia da festeggiare è difficile da capire. È anche vero che non c’è mai fine al peggio, ma sta di fatto che a oggi la crescita della nostra economia è di appena un terzo di quella dei Paesi della zona euro. Quella forbice tra noi e l’Europa che da oltre 10 anni ci affligge rischia, insomma, di aggravarsi. Di qui, dunque, la decisione del governo di anticipare la manovra. L’attenzione, naturalmente, si sposta ora tutta sui contenuti di una politica economica capace di porre la crescita al primo posto e con essa offrire una boccata di ossigeno a quelle tantissime famiglie che stentano ad arrivare alla fine del mese. Tre sono le direttrici di marcia che a nostro giudizio il governo dovrebbe perseguire. In primo luogo un’accelerazione degli investimenti pubblici anche riscoprendo procedure speciali a tempo perché, da che mondo è mondo, i lavori pubblici hanno un immediato effetto sulla domanda e sull’occupazione. Contestualmente vanno stimolati in maniera determinante gli investimenti privati, quelli delle imprese tanto per intenderci, con forti e significative agevolazioni fiscali anch’essa limitata a 18-24 mesi e prevalentemente orientati all’innovazione e al rinnovamento dei macchinari. Va poi sostenuta la domanda di consumi privati che da tempo langue con particolare attenzione ai redditi più bassi coniugando in tal modo crescita e coesione sociale che è sul punto di esplodere. La seconda azione di politica economica è quella della lotta all’inflazione. Sappiamo bene che, in Italia come in Europa, l’inflazione attuale è da costi per l’aumento dei prezzi delle materie prime tra cui innanzitutto il petrolio e alcuni generi alimentari.

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Bce in allerta sui prezzi, volano i tassi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

I rendimenti dei Btp a 5 anni salgono al 5%, record dal 2000. Bini Smaghi: l’inflazione deve ritornare sotto il 2%
da Milano

A Wall Street, la stagione delle decapitazioni eccellenti non è ancora finita. Dopo quelle dell’ex amministratore delegato di Merrill Lynch, Stanley O’Neil, di Charles Prince, ex numero uno di Citigroup, e del co-direttore generale di Morgan Stanley, Zoe Cruz, ieri sono cadute anche le teste di due top manager di Lehman Brothers.
Il siluramento ha colpito il direttore finanziario Erin Callan, tra le donne più potenti della comunità finanziaria Usa, e il direttore generale Joseph Gregory, una vita passata tra le scrivanie della quarta banca d’affari a stelle e strisce. Saranno sostituiti da Ian Lowitt e Herbert McDade.
La decisione di estromettere i due dirigenti è maturata dopo l’ennesimo bagno di sangue patito dai titoli nei primi tre giorni della settimana, con 4,5 miliari di dollari di capitalizzazione andati in fumo. Dall’inizio dell’anno le azioni Lehman hanno perso oltre il 60% del proprio valore, sull’onda delle notizie sempre meno rassicuranti sullo stato di salute della merchant bank, infettata dal virus subprime e considerata un’altra potenziale Bear Stearns, l’istituto salvato dalla bancarotta grazie all’azione combinata di Federal Reserve e Jp Morgan.


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Morti bianche, in arrivo un piano straordinario

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Un piano straordinario per far fronte all'escalation degli incidenti sul lavoro.
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha convocato d'urgenza le parti sociali annunciando di voler mettere a punto un piano per arginare il fenomeno.

Il punto centrale del provvedimento sarà l'intensificazione dei controlli. «Dobbiamo realizzare un'impresa tra Stato, Regioni e parti sociali per stabilire azioni concrete che servano a creare un ambiente sicuro. Le regole da sole non bastano», ha detto Sacconi. Il ministro ha spiegato che l'obiettivo principale sarà di «diffondere la prevenzione, l'informazione e la formazione» per favorire comportamenti corretti che «possano prevenire i rischi» per i lavoratori.


Per il piano straordinario saranno utilizzate risorse pubbliche e private. «Ci sono già risorse stanziate che devono essere mobilitate - ha detto Sacconi - e risorse private con le quali dobbiamo produrre sinergie, come ad esempio i fondi per la formazione professionale». Sacconi ha inoltre definito «un problema fondamentale» quello del numero inadeguato di ispettori per controllare le aziende sul territorio. L'attività ispettiva «è solo in piccola parte in capo allo Stato, mentre il resto è di competenza di Regioni e Asl». A questo proposito «è auspicabile una stretta sinergia».
Intanto il Parlamento istituisce una commissione d'inchiesta sulle morti bianche. Il disegno di legge ha avuto il via libera della commissione Lavoro del Senato e dalla prossima settimana passerà all'esame dell'aula. Si tratta di una iniziativa bipartisan: primi firmatari sono il senatore del Pdl Oreste Tofani, ex sindacalista dell'Ugl, e il democratico Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro nel primo governo Prodi. Una volta insediata, la commissione resterà in carica per tutta la legislatura: suo compito sarà quello di sottoporre a uno «screening» il mondo delle imprese per indagare sulle cause e sull'entità del fenomeno degli incidenti sul lavoro.


Di piano straordinario parlano anche i sindacati. Per il leader della Cisl Bonanni il nodo centrale è quello «della selezione delle imprese, perchè non tutte sono idonee a lavorare, e dell'allargamento della formazione sulla sicurezza, al di là di norme più flessibili o più draconiane». Il segretario della Cgil Epifani dice sì a un piano straordinario ma boccia l'ipotesi di rimettere in discussione le sanzioni appena stabilite dal decreto. «Perchè se tu dai a vedere che le sanzioni appena decise possono essere modificate, allora nessuno rispetterà le norme in vigore».

Laura Della Pasqua

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Finanziaria, nel 2009 stretta da 13,1 miliardi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Berlusconi accelera anche per la prossima Finanziaria.
Il premier insieme al ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha messo a fuoco la manovra per il risanamento dei conti pubblici.

Già un mese fa Tremonti aveva annunciato che la Finanziaria sarebbe stata anticipata a prima dell'estate.
Il percorso quindi viene rispettato anche per dare un segnale a Bruxelles che ha espresso preoccupazioni per la debolissima crescita economica dell'Europa in generale ma soprattutto per l'Italia e per l'aumento del deficit.
L'impatto complessivo della Finanziaria sarà di 13,1 miliardi per il 2009 e di 34,8 miliardi fino al 2011. Ma una correzione dei conti ci sarà anche quest'anno. La manovrina pari a 3 miliardi di euro dovrebbe andare in Consiglio dei ministri insieme al piano Tremonti per la stabilizzazione dei conti pubblici che, ha detto il responsabile dello Sviluppo economico Claudio Scajola dopo il vertice di governo con il premier Berlusconi, sarà presentato «la prossima settimana», il 18 giugno.
Le cifre sulle prossime Finanziarie sono state fornite nel pomeriggio dal sottosegretario Vegas nel corso della conferenza unificata con le Regioni che aveva all'ordine del giorno proprio l'illustrazione del Documento di programmazione economico. Il governo potrebbe portare il testo già nel consiglio dei ministri della prossima settimana.
Dopo l'allarme della Bce per il rischio di un «significativo peggioramento» del deficit (che potrebbe aumentare dello 0,4% rispetto al Pil), la manovrina si rende ancor più necessaria per assicurare a fine anno un disavanzo al 2,4%, come nelle previsioni del governo Prodi. La manovra triennale prevede dunque un primo pacchetto da 13,1 miliardi a valere sul 2009 che si cumulerà alla manovra 2010 portando l'impatto a 20,2 miliardi per arrivare nel 2011 a complessivi 34,8 miliardi che serviranno, come già indicato a raggiungere il pareggio di bilancio.


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Svelati i piani di Prodi: vuole l'Unesco

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Aveva detto che si sarebbe dedicato alla famiglia e ai nipotini. Al massimo, qualcuno nell'entourage prodiano aveva lasciato intendere che l'ex Premier si sarebbe impegnato per la costruzione di una fondazione-think tank, di un pensatoio centrato sui temi della politica internazionale. E invece è febbrile il lavorio di Prodi per centrare un obiettivo ambiziosissimo, paragonabile all'operazione che - dopo la caduta del suo Governo nel 1998 - lo portò al vertice della Commissione Europea a Bruxelles. Il Velino è in grado di svelare i piani del Professore, che punta a un rientro in grande stile: la guida dell'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura.

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I treni..perchè non averci pensato prima..

>>Da: ilcorsaro
Messaggio 1 della discussione
Rifiuti nel treno, sul Napoli-Roma

BOLOGNA - Il "Vesuvio" pieno di rifiuti. È questo il nome del treno 582 Napoli-Milano delle 6,32 di ieri mattina, trovato dai passeggeri nello stesso stato in cui versano le strade della città partenopea. "Sono stata la prima a salire, il treno era stato appena aperto - racconta la signora Teresa Cuccurese, una delle più accese nella protesta - . Su tutti i sedili erano sparsi i rifiuti. Di tutto, anche ossi di pollo mangiucchiati e, guardi qua, macchie di ketchup sui sedili. E sacchetti sventrati nei corridoi. Hanno aumentato il prezzo dei biglietti. Va bene, dico io, fateci pure pagare, ma almeno fateci viaggiare come esseri umani". Conferma un addetto alla ristorazione: "Non avevo mai visto un treno ridotto.

Mettiamo i rifiuti direttamente sui treni.

MSN Gruppi

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Jun 14, 2008, 6:45:37 AM6/14/08
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I treni..perchè non averci pensato prima..

>>Da: ilcorsaro
Messaggio 1 della discussione
Rifiuti nel treno, sul Napoli-Roma

BOLOGNA - Il "Vesuvio" pieno di rifiuti. È questo il nome del treno 582 Napoli-Milano delle 6,32 di ieri mattina, trovato dai passeggeri nello stesso stato in cui versano le strade della città partenopea. "Sono stata la prima a salire, il treno era stato appena aperto - racconta la signora Teresa Cuccurese, una delle più accese nella protesta - . Su tutti i sedili erano sparsi i rifiuti. Di tutto, anche ossi di pollo mangiucchiati e, guardi qua, macchie di ketchup sui sedili. E sacchetti sventrati nei corridoi. Hanno aumentato il prezzo dei biglietti. Va bene, dico io, fateci pure pagare, ma almeno fateci viaggiare come esseri umani". Conferma un addetto alla ristorazione: "Non avevo mai visto un treno ridotto.

Mettiamo i rifiuti direttamente sui treni.

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Maroni: Vedrete, ce la farò

>>Da: Maggye
Messaggio 5 della discussione
A poche ore dalla partita dell'Italia la battuta che circola è questa: solo Maroni può fermare i romeni. La sapeva, ministro?
Sorride Roberto Maroni, seduto dietro la mitica scrivania del Viminale.
«Be', anche Donadoni può fermarli. Io i romeni che delinquono li fermerò, su questo non ci piove»

Attenzione alla diplomazia, ministro.
«Guardi che sono state scritte tante favole: con il governo romeno i rapporti sono eccellenti. Non ci sono tensioni, la collaborazione con le loro forze di polizia è strettissima e sta dando risultati»

Poi torneremo sulla questione rom e romeni. Prima le volevo domandare a proposito delle intercettazioni. Dell'errore di battitura... Alla fine Berlusconi ha fatto quello che gli chiedevate: ha vinto lei?
«Ha vinto il buon senso. Con l'impostazione di partenza rischiavamo che al danno s'aggiungesse la beffa».

Cioè?
«Il danno era quello che la gente non avrebbe capito: ecco, la solita casta che si fa le regole per sé».

La beffa invece?
«Era quella che i magistrati avrebbero comunque escogitato il modo per intercettarci ugualmente. Chessò, pur volendo indagare sul reato di peculato, avrebbero richiesto di mettere sotto intercettazione le utenze di Maroni per un reato superiore. E poi in sede di giudizio sarebbero tornati sul reato di partenza. Ecco perché includere i reati contro la pubblica amministrazione era non solo doveroso ma anche corretto».

Ugualmente c'è chi vi muove una critica di fondo: con tutti i problemi che ci sono dovevate proprio partire dalle intercettazioni?
«Questo proprio no. Non siamo mica partiti da lì: abbiamo varato cinque provvedimenti sulla sicurezza, poi abbiamo tolto l'Ici, ci stiamo occupando del problema dei rifiuti di Napoli come nessuno aveva fatto prima. Nessuno ci può criticare sulla tempestività: stiamo procedendo come un treno su tutti i punti; e la nuova disciplina delle intercettazioni era nel programma. Se andiamo avanti così fra sei mesi avremo esaurito le cose da fare!».

In effetti, la partenza è stata notevole. Ora si tratta di tenere il punto. E qui...
«Le confesso una cosa. Quando arrivai al ministero, non temevo le critiche dell'opposizione, di qualche commissario europeo, della Chiesa, dei magistrati; no, quelle le avevo messe abbondantemente nel conto. Io temevo che i cittadini ci contestassero il fatto di non tenere duro sul punto tra i più importanti, cioè la sicurezza. Oggi sono tranquillo: quella tolleranza zero promessa in campagna elettorale resta tolleranza zero verso tutti i delinquenti. Preferisco le critiche per eccesso di decisionismo, non per il contrario».

Il reato di immigrazione clandestina vacilla sotto i colpi di Vaticano e pm.
«Non vacilla un bel niente. La Chiesa ha tutto il diritto di criticare, e di fare proposte; io ho il dovere di rispettare ciò che i cittadini italiani ci chiedono».

Il reato di immigrazione clandestina resta sì o no?
«Resta, resta».

E Berlusconi lo sa? Glielo ha detto?
«Certo. Al presidente avevano parlato di aspetti problematici della questione, dei rischi di un ingolfamento dei processi o del riempimento delle carceri. Era preoccupato di vanificare le espulsioni, su cui non ha dubbi. Ora ha chiara la situazione generale».

La chiarisca anche a noi: non teme carceri piene e processi ingolfati?
«Qualche giorno fa l'Europa ha approvato una direttiva sui rimpatri, in base alla quale si può solo dare il "fogl

>>Da: Maggye
Messaggio 2 della discussione
Rispedire i delinquenti stranieri a casa, benissimo. Con quali soldi?
«I soldi ci sono e ce ne sono pure dall'Europa, dove l'argomento è al centro di notevole attenzione. I problemi erano altri, di due tipi. Il primo di identificazione e trattenimento; il secondo di espulsione. Il primo si proiettava nei Cpt, dove com'è noto lo straniero poteva essere trattenuto solo 60 giorni e il più delle volte resisteva senza confessare la propria identità. Ora, con le nuove disposizioni europee potrà essere trattenuto fino a 18 mesi: questo faciliterà l'identificazione».

Ma se non ci sono Cpt?
«Nelle nuove misure abbiamo ordinato 10 nuovi Cpt - oggi Cie, centri per l'identificazione ed espulsione - in altrettante Regioni finora sprovviste. È di oggi l'individuazione di 6 ex caserme. Ci stavano i nostri ragazzi per fare il militare, ci possono stare gli stranieri».

C'è il problema di espulsioni effettive.
«Sì, qui occorrono gli accordi bilaterali e direi che siamo messi bene: ne abbiamo stipulati con il 90% dei paesi interessati. Anche con la Libia abbiamo chiarito le tensioni».

Nei giorni scorsi ha stretto un importante patto bipartisan coi sindaci. Ha dato loro la stella da sceriffo?
«Ho dato loro il potere di tenere in ordine le città e di far sentire sicuri i cittadini. Ho trovato un idem sentire a prescindere dall'appartenenza politica: con il pacchetto di norme previsto dal governo rendiamo concreto il controllo del territorio. La sicurezza, per come la intendo io, non può prescindere dal pieno coinvolgimento dei sindaci».

Saranno anche loro sentinelle contro la delinquenza di marca straniera?
«In un certo senso, direi di sì. Sugli extracomunitari vale tutto quello che abbiamo detto finora. Sui comunitari invece la questione era più complessa. Se prima il rilascio della residenza avveniva in automatico per effetto di vecchie leggi, ora non è più così. Adottando ancora una volta una direttiva europea, i sindaci potranno (e non dovranno: la differenza non è da poco) rilasciare la residenza al cittadino comunitario solo se viene accertata un'abitazione in condizioni igienicosanitarie accettabili e un reddito minimo per vivere almeno tre mesi in Italia. In assenza di queste direttive, scatta l'espulsione».

>>Da: Maggye
Messaggio 3 della discussione
La sua azione è stata dura fin da subito anche verso i campi rom. A tre prefetti ha conferito poteri straordinari e ha chiesto massima severità. Sulla base di quali requisiti?
«Intanto, di campi rom così come li abbiamo visti nelle desolanti immagini trasmesse dai tg non ce ne possono più essere. Penso a campi di transito dove le condizioni di abitabilità siano di assoluta dignità ma dove ci sia un tempo massimo - tre mesi, per esempio - di permanenza. Diverso è il caso dei rom italiani: per loro saranno create delle strutture che chiamo "villaggi della solidarietà"».

Martedì Berlusconi è stato ancora a Napoli. Ha incassato la benedizione della Madonna: solo un miracolo può levare la monnezza di torno?
«I miracoli sono benvenuti, ma il governo è fondamentale. Sono fiducioso, per non dire ottimista. Appena i rilievi saranno ultimati e daranno esito favorevole, partirà la discarica di Chiaiano. Solo con l'apertura delle discariche e con i termovalorizzatori si potrà risolvere il problema».

Berlusconi ha chiamato all'adunata volontaria gli italiani. Verranno anche dal Nord?
«Perché no? La Padania ha sempre aiutato i cittadini meridionali nei momenti del bisogno. E questa emergenza non è seconda ai terremoti. Le dico di più. Se l'idea è aiutarli a raccattare i rifiuti, a far partire la differenziata e a smaltirli nelle loro discariche, dal Nord partiranno in tanti. Sono certo che quando Napoli dimostrerà che saprà smaltire in loco gran parte dei suoi rifiuti, anche le altre province campane saranno disponibili a prendersene un po'. Mi lasci dire un'ultima cosa».

Prego.
«Questo governo dà garanzie di affidabilità perché sa prendere decisioni. Non c'è alcuna deriva di razzismo: c'è solo una gran voglia di legalità. È un momento magico, faremo tante cose.
Cambieremo il Paese, mi creda».


>>Da: Maggye
Messaggio 4 della discussione
Forza Maroni!

>>Da: ilgiovaneardito
Messaggio 5 della discussione
Confido molto in questo ministro!

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Forza Irlanda!

>>Da: Maggye
Messaggio 24 della discussione
Referendum sul trattato di Lisbona.
In Irlanda il NO è in testa!


>>Da: ilgiovaneardito
Messaggio 2 della discussione
Bocciamo questo schifo di unione, liberticida ed antinazionale!


>>Da: Mirko
Messaggio 3 della discussione
TRATTATO UE: L'IRLANDA HA VOTATO "NO"

Hanno vinto i "no" nel referendum tenutosi ieri in Irlanda sul trattato di Lisbona per la riforma dell'Unione europea. Lo ha annunciato i ministro della Giustizia irlandese. "Sembra che sia una vittoria dei 'no'" al trattato di Lisbona, ha ammesso in diretta televisiva il ministro Dermot Ahern, "Alla fine, per una miriade di ragioni, il popolo si e' espresso cosi'".


>>Da: lazanzaradispettosa
Messaggio 4 della discussione
Evvaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!


>>Da: annina
Messaggio 5 della discussione
Adesso che ci provino a volere la Turchia in Europa!

>>Da: er Drago
Messaggio 6 della discussione

Euroooopaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaa!!!!!
YU-HUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU

>>Da: -cerberus
Messaggio 7 della discussione
Oggi a casa Prodi, Monti, Draghi, Padoa Schioppa, elkann, ec.ecc.ecc. E' GIORNO DI LUTTO..

>>Da: lucia
Messaggio 8 della discussione
Bene, ma da noi perchè il referendum non è stato fatto?
I politici italiani credono di essere i nostri padroni?

>>Da: Bea
Messaggio 9 della discussione
Se consentissero anche agli altri popoli di votare si accorgerebbero che non sono solo gli irlandesi a non volere questo trattato.
Se il popolo e' sovrano, solo il popolo puo' rimettere ad altri la propria sovranita'.

>>Da: -cerberus
Messaggio 10 della discussione
Esatto Lucia.
Persino I SAVOIA nell'800 fecero i plebisciti dopo l'annesisone al Regno d'Italia del sud e di altre regioni!
Questa la dice lunga sul livello di democraticità di questa UE.............

>>Da: massimo
Messaggio 11 della discussione
Fanno delle costituzioni facendole approvare dai parlamenti senza un referendum.
Dove viene fatto un referendum vengono bocciati.
Come fa ad essere un qualcosa di democratico se viene respinto dai votanti e loro lo impongono lo stesso?
Chi sono questi qua?
chi li conosce?
chi li vota ?
Sono dei banchieri e dei burocrati legati a varie lobbies economiche, che vogliono imporre l'immigrazione forzata, la scomparsa delle identità, anche culturali, l'ingresso di nazioni che portano solo squilibrio ma garantiscono forza lavoro a basso costo.
Anche il parlamento europeo esiste ma non ha potere reale, sono dei fantocci (costosissimi) che servono a coprire questa specie di Spectre del potere europeo.
La gente vuol decidere, magari sbagliando ma decidere del proprio futuro.
Vuole anche sapere chi comanda e chi decide sulle loro teste, perchè sfido qualcuno a sapere chi sono, chi decide che le zucchine devono essere solo di 20 cm e chi decide che entra la Romania con libera circolazione dei rom (che non andranno mai ad impattare la vita di questi Padoa Schioppa delle burocrazie europee).

>>Da: aristodog
Messaggio 12 della discussione
DUBLINO - No! L'Irlanda boccia il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il ministro irlandese della Giustizia ha ammesso che la vittoria dei contrari al Trattato non è più in discussione. Quindi, mancando l'unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'hanno approvato o si apprestano a farlo. I risultati definitivi sono attesi intorno alle 16,30 ora italiana.

«VINCE LA DEMOCRAZIA» - «Una vittoria per la democrazia», ha detto Declan Ganley, l'uomo d'affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato. «Il popolo irlandese ha mostrato coraggio e saggezza e ha mandato un messaggio forte al primo ministro Brian Cowen, che ora deve andare a Bruxelles e riferire il messaggio degli irlandesi, che vogliono democrazia e responsabilità per l'Ue».

«NO IN TESTA» - A Dublino (che conta un quarto dell'elettorato irlandese), in cinque distretti i primi conteggi vedono una prevalenza dei contrari al trattato, in tre c'è un testa a testa e in uno è in vantaggio il sì. Il sito dell'Irish Times conferma che in tutte le circoscrizioni della capitale i no prevalgono con una media di 60 contro 40, con picchi di 70 a 30 nella circoscrizione sudorientale. L'Irlanda è l'unico Paese dell'Ue ad avere, per legge, indetto un referendum sul Trattato di Lisbona.

COMMISSIONE UE - «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell'esecutivo, Johannes Laitenberger che non ha voluto commentare i primi exit poll: «Non penso che sia appropriato fare commenti a questo stadio. La Commissione ha fatto quello che poteva e quello che doveva ma la ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Nel pomeriggio il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso terrà una conferenza stampa per commentare i risultati.

NEGOZIATO - Ma Barroso ha già detto con chiarezza che non esiste un 'piano B' in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l'ipotesi secondo cui la ratifica potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda. Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata da leader come il presidente francese Sarkozy.

FINI: «CRISI» - A questo punto per l'Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».

CALDEROLI - Nettamente contraria l'opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».

Intanto il trattato doventa carta straccia...e rimette

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Italia-Romania

>>Da: ilgiovaneardito
Messaggio 11 della discussione
Stasera alle 18.
Obbligatorio vincere!


>>Da: Mirko
Messaggio 2 della discussione
La formazione sarà questa:
Buffon
Zambrotta
Chiellini
Panucci
Grosso
Pirlo
De Rossi
Perrotta
Camoranesi
Del Piero
Toni

Speriamo di farcela!
Mirko


>>Da: lazanzaradispettosa
Messaggio 3 della discussione
I romeni non ci segnano mai L'ultimo gol? Nel 1989

Qualche curiosità statistica in vista dell'incontro degli azzurri contro Mutu e compagni. La Romania non ci batte da 19 anni, e in generale i precedenti sono dalla nostra parte. Unico pericolo? La data: il 13 giugno l'Italia non ha mai vinto.

>>Da: er Drago
Messaggio 4 della discussione

Grattatio pallorum omnia mala fugant..

>>Da: -cerberus
Messaggio 5 della discussione
Ho provato a indignarmi per 10 minuti per l'insulto romeno........ma non ci sono riuscito...mi scappa solo da ridere!!!


>>Da: lucia
Messaggio 6 della discussione
Questa guerra tra confezioni di maccheroni buitoni e zingari mi lascia indifferente...

>>Da: Bea
Messaggio 7 della discussione
Ho già un forte mal di pancia ...

>>Da: aristodog
Messaggio 8 della discussione
In generale stiamo andando bene: loro si difendono alla grande e cercano il contropiede. Le occasioni le abbiamo avute e un gol lo avremmo anche fatto.
Le loro occasioni nascono da tiri da fuori o da nostre incertezze difensive dovute al fatto che giochiamo sbilanciati in avanti, con una linea composta da quattro terzini, con al centro due giocatori che non si sono mai visti.
Francamente non vedo nessuno al di sotto della sufficienza, non farei cambi.

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Cassazione: SME, Berlusconi assolto per prove insufficienti

>>Da: annina
Messaggio 5 della discussione
E' definitivamente confermata l'assoluzione di Silvio Berlusconi dall'accusa di aver corrotto il giudice romano Renato Squillante, nell'ambito della vicenda Sme, perche' non ci sono prove valide della sua colpevolezza
''oltre ogni ragionevole dubbio''. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni - depositate oggi dalla Sesta Sezione Penale - con le quali rende noto perche' l'udienza svoltasi a Piazza Cavour, lo scorso 26 ottobre, ha respinto il ricorso della Procura della Corte di Appello di Milano contro l'assoluzione di Berlusconi pronunciata dalla Corte d'Appello di Milano il 27 aprile 2007.


E ora, chi pagherà i danni al cittadino Berlusconi per questo processo anomalo fin dal inizio?

>>Da: er Drago
Messaggio 2 della discussione
Colombo e la Bocassini. Questo è il classico esempio di lotta politica per via giudiziaria.

>>Da: -cerberus
Messaggio 3 della discussione
Insufficienza di prove vuol dire che non ci sono prove che giustifiano un'accusa: tradotto vuol dire che per 15 anni hanno solo perso tempo e soldi.

>>Da: lucia
Messaggio 4 della discussione
(Reuters) - L'assoluzione di Silvio Berlusconi dall'accusa di aver corrotto il giudice romano Renato Squillante è stata definitivamente confermata dalla Cassazione perché non vi sono prove valide della sua colpevolezza "oltre ogni ragionevole dubbio".

Lo si legge nelle motivazioni dell'Alta Corte -- depositate oggi dalla sesta sezione penale -- riguardo alla sentenza con cui il 26 ottobre scorso ha respinto il ricorso della procura della Corte di appello di Milano contro l'assoluzione di Berlusconi, pronunciata dalla stessa Corte il 27 aprile 2007.

"Le prove raccolte impediscono di fugare ogni ragionevole dubbio", recita la Cassazione.

Nel processo in sostanza erano due i filoni d'accusa: la presunta corruzione sistematica dell'ex capo dei gip romani Squillante e la presunta corruzione dello stesso Squillante più altri magistrati romani per ottenere sentenze favorevoli nella contesa legale con la Cir di Carlo De Benedetti per l'acquisizione del gruppo agroalimentare pubblico Sme dall'Iri a partire dalla metà degli anni 80.

Il 14 giugno 2007 il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris aveva presentato ricorso contro la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d'appello milanese in aprile. La Corte aveva assolto l'attuale premier con formula piena.

>>Da: Bea
Messaggio 5 della discussione
La verità vera, è che sotto processo per la vicenda SME ci doveva andare Prodi, il quale stava regalando la Sme al suo amico De Benedetti, invece si sono inventati un processo a Berlusconi.

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Mah, questi magistrati...

>>Da: aristodog
Messaggio 3 della discussione
Secondo voi da che parte stanno???
I magistrati del Tar del Lazio hanno bloccato ....il blocco dei numeri telefonici a sovraprezzo con cui si frega la gente


- Sospendere la delibera dell'Autorità per le Tlc "é una decisione gravissima e grave è stato anche il ricorso al Tar da parte degli operatori dei servizi". Così il presidente Adoc, Carlo Pileri, ha commentato in una nota la decisione del Tribunale amministrativo del Lazio di procedere alla sospensiva per il blocco automatico delle chiamate ai numeri sovrapprezzo previsto a partire dal prossimo 1 luglio. Pileri chiede inoltre che l'udienza fissata dal Tar per il 13 novembre "venga anticipata e, ai gestori responsabili, un incontro urgente con le Associazioni dei consumatori per individuare una soluzione concordata sul blocco automatico di tali numerazioni".

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Contare funghi e cormorani, ecco come gli enti locali hanno bruciato 1,3 miliard

>>Da: andreavisconti
Messaggio 5 della discussione

La piccola Aosta paga 30mila euro un manager del traffico come le metropoli. E una Comunità montana chiama una psicologa. Ogni tematica vale una consulenza. E un incarico non si nega a nessuno.

Milano - A Rovigo si sono rimboccati le maniche. I Comuni sprecano troppo? Loro invece perseguono l’efficienza e si sono dati un obiettivo, con un documento dal titolo eloquente: «Ricerca e utilizzo di ogni possibile forma di finanziamento pubblica e privata per l’attività del Comune ». Però lo hanno affrontato a modo loro: affidando l’incarico a un consulente esterno, per la bazzecola di 10mila euro. Uno dei tanti enti locali a cui potrebbe far bene la frequenza del corso organizzato dal lungimirante Comune di Firenze, quello sulla «Gestione dell’indebitamento nell’ente locale ». Pazienza se per capire come preservare le casse comunali gli amministratori fiorentini hanno chiesto una mano a un esperto esterno per più di 2mila euro.
Ben spesi, se confrontati con altri incarichi presi dallo sterminato elenco pubblicato dal ministero, più di 5mila pagine che comprendono microscopici comuni, enormi Province e le immancabili comunità montane. In totale le consulenze nel 2006 sono costate alla pubblica amministrazione 1,3 miliardi di euro, come documental’ «Operazione trasparenza » del ministro Renato Brunetta che ha messo in rete il dossier della Funzione pubblica. Non c’è da sorprendersi, perché c’èunconsulente per ogni campo dello scibile umano: la cultura del fungo di montagna, la tutela di una qualche specie rara di volatile, la difesa delle minoranze, l’esperto inmandolino, l’assistente psicosociale.
Un incarico non si nega mai. Soprattutto sul fronte culturale, una preoccupazione costante degli Enti locali che sembrano preda di un impulso segreto e irresistibilea studiare problematiche astruse, ad assecondare le più incredibili ricerche da eruditi, a organizzare convegni e incontri culturali su tutto. E ovviamente ad affidarne l’organizzazione a qualcuno che non sia un dipendente dell’Ente medesimo. Si chiama un consulente anche quando sembra perfettamente inutile. Come ad Aosta, quattro strade in croce, che però non può fare a menodi stanziare 29.500 euro per un «Mobility manager », come quelli delle metropoli. Del resto a Venezia un consulente ha ricevuto 10mila euro per studiare «Le nuove povertà nel Lido» (una striscia di terra lunga nemmeno15km), e suggerire - se gli rimane del tempo - anche qualche «linea di intervento».

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Il Campidoglio ha un debito di 7 miliardi ma ingaggia un "collaudatore" di divis

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

L'eredità di Veltroni a Roma, dalla mostra sulla paleofauna ai big pagati per scegliere i nomi delle vie
da Roma

Il Comune di Roma ha un debito di circa 7 miliardi di euro. Il nuovo sindaco Gianni Alemanno è da giorni in trattative con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per evitare il commissariamento dell’istituzione e ha già promesso una «stretta» su tutti gli extracosti dell’amministrazione cittadina. Ma, oltre alla Festa del Cinema e alle «notti bianche», che cosa ha lasciato in eredità la giunta Veltroni?
Le linee politiche della precedente gestione sono ben individuabili dall’elenco degli incarichi e delle consulenze resi noti nell’ambito dell’«operazione trasparenza» del ministero della Pubblica amministrazione. Ad esempio, il progetto «I servizi parlano altre lingue» prevedeva la destinazione di 236.600 euro alla Fao (l’organizzazione Onu che si occupa di alimentazione e agricoltura) cui due anni fa sono stati erogati per questo capitolo 39.600 euro cui si aggiungono i 76.400 euro per i programmi di formazione linguistica dei dipendenti del Comune. Si tratta della stessa agenzia che con il Comune di Roma ha un debito di circa 5 milioni di euro per il mancato pagamento della tassa sui rifiuti, problema del quale si sta occupando un comitato composto dal Comune, dalla Fao e dal ministero degli Esteri.
Ma al Campidoglio si spende parecchio anche per la formazione informatica dei dipendenti: 348.975 euro alla Percorsi Spa (erogati 93.015), 477.400 euro alla Unisys Italia (127.306 pagati) e 610.401 euro per il corso triennale gestito dall’Ati Anapia Education Srl (164.175 euro pagati). Certo 1,4 milioni di euro non sono pochi, ma il dipendente ha diritto di essere formato all’utilizzo del computer. Così come la formazione del personale all’interculturalità ha una sua valenza e per questo sono stati pagati 49.500 euro alla Cispel Lazio.


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Contare funghi e cormorani, ecco come gli enti locali hanno bruciato 1,3 miliard

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La piccola Aosta paga 30mila euro un manager del traffico come le metropoli. E una Comunità montana chiama una psicologa. Ogni tematica vale una consulenza. E un incarico non si nega a nessuno.

Milano - A Rovigo si sono rimboccati le maniche. I Comuni sprecano troppo? Loro invece perseguono l’efficienza e si sono dati un obiettivo, con un documento dal titolo eloquente: «Ricerca e utilizzo di ogni possibile forma di finanziamento pubblica e privata per l’attività del Comune ». Però lo hanno affrontato a modo loro: affidando l’incarico a un consulente esterno, per la bazzecola di 10mila euro. Uno dei tanti enti locali a cui potrebbe far bene la frequenza del corso organizzato dal lungimirante Comune di Firenze, quello sulla «Gestione dell’indebitamento nell’ente locale ». Pazienza se per capire come preservare le casse comunali gli amministratori fiorentini hanno chiesto una mano a un esperto esterno per più di 2mila euro.
Ben spesi, se confrontati con altri incarichi presi dallo sterminato elenco pubblicato dal ministero, più di 5mila pagine che comprendono microscopici comuni, enormi Province e le immancabili comunità montane. In totale le consulenze nel 2006 sono costate alla pubblica amministrazione 1,3 miliardi di euro, come documental’ «Operazione trasparenza » del ministro Renato Brunetta che ha messo in rete il dossier della Funzione pubblica. Non c’è da sorprendersi, perché c’èunconsulente per ogni campo dello scibile umano: la cultura del fungo di montagna, la tutela di una qualche specie rara di volatile, la difesa delle minoranze, l’esperto inmandolino, l’assistente psicosociale.
Un incarico non si nega mai. Soprattutto sul fronte culturale, una preoccupazione costante degli Enti locali che sembrano preda di un impulso segreto e irresistibilea studiare problematiche astruse, ad assecondare le più incredibili ricerche da eruditi, a organizzare convegni e incontri culturali su tutto. E ovviamente ad affidarne l’organizzazione a qualcuno che non sia un dipendente dell’Ente medesimo. Si chiama un consulente anche quando sembra perfettamente inutile. Come ad Aosta, quattro strade in croce, che però non può fare a menodi stanziare 29.500 euro per un «Mobility manager », come quelli delle metropoli. Del resto a Venezia un consulente ha ricevuto 10mila euro per studiare «Le nuove povertà nel Lido» (una striscia di terra lunga nemmeno15km), e suggerire - se gli rimane del tempo - anche qualche «linea di intervento».

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Intercettazioni, sì alla stretta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Berlusconi: "Rispettato l’impegno con gli italiani"
Il disegno di legge approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. E il capo dell’esecutivo conferma anche le promesse sul Ponte sullo Stretto: in arrivo 300 milioni per opere infrastrutturali
da Roma

Contro un sistema «degenerato», come dice Angelino Alfano, il governo approva all’unanimità il disegno di legge sulle intercettazioni: consentite per tutti i reati con pena minima di 10 anni, ma anche per quelli contro la pubblica amministrazione (con pena prevista non inferiore a 5 anni), per corruzione, ingiuria, minaccia, usura, molestia, stalking e per tutti i casi in cui le richiede la vittima sulle sue utenze; autorizzazioni all’ascolto da un collegio di 3 magistrati; durata massima 3 mesi; pena fino a 5 anni per i pubblici ufficiali che violano il segreto istruttorio e fino a 3 anni per i giornalisti che pubblicano le notizie, con ammenda fino a 1032 euro.
A Palazzo Chigi i ministri ritrovano l’unità, soprattutto con la Lega che ha ottenuto le modifiche che chiedeva. «Non vogliamo e non possiamo vivere in un Paese in cui si viene spiati. Abbiamo preso un preciso impegno in campagna elettorale con i cittadini e lo abbiamo rispettato» avrebbe ricordato Silvio Berlusconi. Che in serata, intervenendo al telefono a una convention elettorale a Messina, ha confermato anche un altro impegno elettorale: «Stiamo lavorando al Ponte sullo Stretto. Porteremo davvero 300 milioni di euro per la realizzazione delle opere infrastrutturali indispensabili per questo territorio».
Tornando alle intercettazioni, il Guardasigilli Alfano ha sostenuto che c’è la possibilità di una convergenza con la minoranza se dal Parlamento verrà un «contributo propositivo». E poi, il provvedimento s’ispira alla «filosofia» del ddl voluto dal suo predecessore Clemente Mastella, che il ministro cita sulle spese per le intercettazioni: 1 miliardo 300milioni di euro tra il 2003 e il 2006, senza il costo delle trascrizioni.


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In arrivo Robin-tax e sconto sugli affitti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Da Osaka il ministro dell’Economia Tremonti annuncia che l’imposta straordinaria sui petrolieri sarà varata mercoledì, con il piano economico triennale. Il sottosegretario Casero: cedolare secca sui redditi da immobili

Dal Giappone, Giulio Tremonti annuncia che mercoledì prossimo il Consiglio dei ministri varerà la Robin Hood Tax, il prelievo straordinario sugli utili dei petrolieri all’interno del piano triennale per l’economia. «È una tassa bellissima, che non ha fini di tassa», dice, ironizzando su una frase del suo predecessore, Padoa-Schioppa. E quanto al rischio che i petrolieri ne scarichino il costo sui prezzi finali, il ministro avverte: «Ditegli che ci provino... ».
Il pacchetto economico in arrivo il 18 giugno si annuncia vasto. Fra le misure fiscali potrebbe trovar posto anche la «cedolare secca» sugli affitti, ovvero un prelievo percentuale fisso (si era parlato, in passato, del 20%, sui redditi degli immobili). Il governo, ha annunciato alla Camera il sottosegretario all’Economia Luigi Casero, «sta valutando la possibilità di introdurre la cedolare secca sugli affitti». Dopo aver eliminato l’Ici prima casa, il governo potrebbe dunque alleviare il forte carico fiscale sugli affitti, con un meccanismo che obblighi il proprietario a trasferire parte del vantaggio fiscale sull’inquilino, attraverso un sconto del canone di locazione. Va in questo senso anche una proposta di legge già presentata da Benedetto Della Vedova (Pdl). Lo sconto fiscale potrebbe far emergere molti affitti in nero, aumentando la base imponibile e compensando così almeno in parte le minori entrare fiscali.


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Sicilia, domani 4 milioni alle urne

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Alle urne per eleggere presidenti e consigli di otto province su nove - tutte tranne Ragusa - e sindaci e consiglieri di 147 comuni, tra cui tre capoluoghi, Catania, Messina e Siracusa. Infiltrazioni mafiose, elezioni sospese a Siculiana
da Milano

Giù il sipario, in Sicilia, sulla campagna elettorale per le amministrative, che domani e lunedì vedranno tornare alle urne quasi quattro milioni e mezzo di siciliani - 4.417.672 per l’esattezza - per eleggere presidenti e consigli di otto province su nove - tutte tranne Ragusa - e sindaci e consiglieri di 147 comuni, tra cui tre capoluoghi, Catania, Messina e Siracusa.
Una campagna sostanzialmente «piatta», che ha risentito della stanchezza seguita all’election day di aprile, che in Sicilia ha riguardato le Regionali, oltre che le Politiche. Solo negli ultimi giorni si sono visti un po’ di big, dell’uno e dell’altro schieramento. Ma senza affanni, a riprova della convinzione generale che il centrodestra stia per incassare un nuovo successo. Il colpo di scena, in extremis, comunque c’è stato. Il numero di comuni chiamati alle urne è sceso di un’unità perché le consultazioni sono state sospese a Siculiana (Agrigento). Il decreto è stato firmato ieri dall’assessore regionale in seguito alle decisioni del Consiglio dei ministri che ha deciso di affidare la gestione del centro agrigentino a una «commissione straordinaria per contrastare le forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata negli organi rappresentativi dell’amministrazione comunale di Siculiana». Il provvedimento fa seguito all’inchiesta antimafia che ha visto finire in carcere, nell’ottobre scorso, 13 persone tra cui un consigliere comunale. Tra gli indagati, anche l’allora sindaco, il diessino Giuseppe Sinaguglia. I cittadini di Siculiana voteranno dunque solo per le provinciali.


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La terra trema in Giappone, danni a centrale nucleare

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Violenta scossa di terremoto di magnitudo 7,2 nel nord del paese. Almeno tre morti e sessanta feriti. Perdita di acqua radioattiva da una centrale nucleare danneggiata dal sisma

Tokyo - È di tre morti, sessantacinque feriti e dodici dispersi il bilancio del terremoto che ha colpito questa mattina il nord del Giappone. Sono inoltre 29 mila le abitazioni rimaste senza energia elettrica. Un sisma che, secondo l’agenzia meteorologica giapponese, ha raggiunto un magnitudo di 7,2 sulla scala Richter. Decine di scosse di assestamento sono state registrate nella zona dell’epicentro, ai confini delle due prefetture settentrionali di Iwate et Miyagi. Il portavoce del governo, Nobutaka Machimura, ha annunciato che una persona di 55 anni che stava pescando è stata uccisa da uno smottamento di terreno nella zona di Fukushima. Machimura ha aggiunto che un uomo di 60 anni è morto a Ichinoseki (prefettura di Iwate) nella regione dell’epicentro. La vittima «è stata schiacciata da un tir mentre scappava dalla sua causa a causa del sisma», ha spiegato. Un responsabile di un ospedale ha annunciato inoltre che un operaio di 48 anni che lavorava nel cantiere di una diga è morto dopo essere stato centrato in testa da alcuni massi nella città di Oshu. Secondo altre segnalazioni, almeno tre operai che lavoravano in un cantiere edile sono stati sepolti sotto le macerie a Kurihara : lo ha indicato Ryo Kurosawa, un responsabile del municipio. Nella stessa regione, resta ignota la sorte di nove persone che alloggiavano in un albergo di fonti termali. L’Agenzia nazionale dei disastri ha accertato nella regione del terremoto almeno 65 feriti, tre dei quali giudicati in condizioni gravi. Secondo la stampa locale i feriti sarebbero un centinaio.
Radioattività Il terremoto di questa mattina ha danneggiato anche un impianto nucleare posizionato nella zona vicino all’epicentro. La compagnia elettrica giapponese Tokio Electric Power (Tepco) ha dichiarato che sono fuoriusciti 14,8 litri di acqua da un serbatoio in cui era depositato materiale radioattivo, vicino al reattore due della centrale nucleare di Fukushima, nell’omonima prefettura settentrionale. «Ma il livello radioattivo dell’acqua è ben lontano dal livello che può potenzialmente danneggiare l’ambiente», ha rassicurato un portavoce della società, che ha aggiunto che il reattore continua a funzionare.


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Città più sicure, in campo anche l’esercito

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Accordo tra i ministri della Difesa e dell’Interno. La Russa: "Emendamento comune". Utilizzo dei militari per presidiare le discariche. Previsto l’impiego nelle metropoli di un contingente di 2.500 uomini: pattuglie miste con carabinieri e poliziotti


Roma - Per sostenere la promessa elettorale della «sicurezza » il governo mette in campo l’esercito. Non più solo a tutela delle discariche per garantire il piano di fuoriuscita dall’emergenza rifiuti, come era stato annunciato nei giorni scorsi (e come è stato ratificato nel decreto). I nostri soldati adesso saranno impegnati anche nelle città, in servizi di pattugliamento e di perlustrazione. La notizia arriva da Bruxelles, dove è il ministro della Difesa Ignazio La Russa a spiegare i dettagli della mobilitazione, messa a punto in accordo con il ministro dell’Interno Roberto Maroni. La Russa, fra l’altro, ha già quantificato quale sarà il grado di mobilitazione degli uomini in grigioverde: da subito verranno impegnati 2.500 soldati, per un mandato che per ora è di sei mesi,mache potrà essere rinnovato se la mossa si rivelerà efficace. «I soldati nelle città - spiega La Russa - agiranno a tutti gli effetti come agenti di pubblica sicurezza, sotto il coordinamento dei prefetti. Quel che si ipotizza fin da ora, lascia intendere La Russa, è che nelle azioni di pattugliamento urbano siano impegnate soprattutto quelle truppe che hanno già avuto esperienze di peace keeeping metropolitano nelle missioni di pace. «Io ero assente perché ero qui a Bruxelles - dice La Russa - ma il sottosegretario Letta ha annunciato l’intesa raggiunta con il ministro dell’Interno cui spetterà il compito di utilizzare un contingente massimo di 2.500 soldati e che con questo emendamento si rende disponibile per partecipare ad azioni di perlustrazione e pattugliamento nelle città e nei centri metropolitani per tutelare meglio, insieme alle forze dell’ordine, la sicurezza dei cittadini ». Si tratta di quelle «pattuglie - aggiunge La Russa - che avevo auspicato e che il ministro dell’Interno potrà, se vuole, utilizzare al meglio, per dare risposta alla richiesta di sicurezza dei cittadini». Quanto alla via legislativa prescelta, il ministro della Difesa precisa: «È stata raggiunta l’intesa su un emendamento che abbiamo scritto a quattro mani io e il ministro Maroni e che nei prossimi giorni verrà inserito nel decreto sulla sicurezza». Parole che raccolgono da subito i consensi di Letizia Moratti, primo cittadino di Milano: «La mobilitazione dell’esercito - commenta la Moratti a caldo - è un importante segnale di attenzione ». Di più: «È una notizia molto positiva - aggiunge il sindaco - questi uomini saranno a disposizione della prefettura. Abbiamo un tavolo per la sicurezza a cui partecipiamo assieme alla Provincia e alla Regione - conclude la Moratti a chi le chiede se ha già idea di come verranno impiegate le prime pattuglie - e comesempre decideremo tutti insieme».

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Operai e clandestini morti nel crollo di un ponteggio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Tragedia a Settimo Milanese. Le vittime due egiziani di 27 e 28 anni reclutati dai caporali a Milano. In coma un terzo collega. Erano all’ultimo giorno di lavoro e smontavano l’impalcatura al sesto piano
da Milano

Da Catania a Milano. Una scia di sangue senza tregua. Mentre la Sicilia è in lutto per i sei operai morti mercoledì a Mineo, ieri a Milano si è consumata l’ennesima tragedia sul lavoro. Due operai morti e un terzo in coma. È il pesante bilancio di un nuovo incidente avvenuto a Settimo Milanese, alle porte del capoluogo lombardo.
Erano le 11 del mattino: le vittime stavano lavorando in un cantiere edile quando è crollata l'impalcatura, facendoli precipitare al suolo da un'altezza di circa 18 metri. Per Mohammed e Omar, due egiziani di 27 e 28 anni, non c'è stato più nulla da fare; il terzo collega di 38 anni, che ha riportato un trauma addominale e toracico, è stato invece trasportato alla clinica Humanitas di Rozzano, dove è giunto in coma. I medici lo hanno ricoverato nel reparto di terapia intensiva, con prognosi riservata. Anche un quarto operaio è finito in ospedale a Rho, ma soltanto per una crisi isterica che l'ha colto a seguito della disgrazia occorsa ai suoi amici, e di cui è stato testimone.
Teatro della tragedia un palazzo in costruzione di via don Minzoni a Vighignolo, la frazione di Settimo Milanese. Nello stabile ormai quasi completato erano in corso le operazioni di rimozione del ponteggio, che si elevava fino al sesto piano. Gli operai stavano svitando i bulloni dei tubi, quando improvvisamente ha ceduto la parte centrale dell'impalcatura fra il quarto e l'ultimo piano. Per i tre lavoratori edili non c'è stato scampo: dopo il volo sono finiti sul terreno coperti da parte dello stesso ponteggio, precipitato al suolo. I soccorsi sono stati immediati. Il cantiere, di proprietà del consorzio Delta di Nerviano e subappaltato ad altre sette società, dava lavoro a una quindicina di operai.


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Guglielmo Giannini, un uomo che parlava alla pancia della gente

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Di sicuro il nome di Guglielmo Giannini dice poco ai giovani. Era già un personaggio d’altri tempi quando morì, sessantanovenne, il 13 ottobre 1960. Aveva chiuso nello scoramento, nell’amarezza, nell’abbandono la sua breve e folgorante parabola politica, aveva dovuto troncare le pubblicazioni del settimanale che era stato il più sconvolgente e travolgente successo editoriale del dopoguerra. Ma se Giannini se ne andò dimenticato, se l’Uomo qualunque sta nell’archivio delle pubblicazioni defunte, se il partito che Giannini aveva fondato non esiste più, il qualunquismo è ben vivo.
Questo termine, usato a proposito e a sproposito, è entrato e si è radicato vigorosamente nel lessico politico. È un termine considerato spregiativo e offensivo: lo fu subito, nei salotti popolari del comunismo e nei salotti schizzinosi dell’azionismo. Si bolla come qualunquista - lo fa soprattutto, adesso, quella sinistra che è, per ammissione di Luca Ricolfi, antipatica - ogni moto d’opinione che abbia forte seguito e che faccia appello alla «pancia» della collettività. Il pensiero va alla Lega.
Il 27 dicembre 1944 il primo numero dell’Uomo qualunque - ideato e voluto da Giannini che era un commediografo di fama, uno sceneggiatore di talento, un articolista sboccato ed efficace - ebbe un successo strepitoso, confermato dai numeri successivi. Moltissimi italiani trovarono in quelle pagine se stessi. Scrive Carlo Maria Lomartire nel libro Il qualunquista (Mondadori) dedicato a Giannini, al suo foglio, al suo movimento: «Si riconoscono in quello che leggono, già nel nome della testata. Vi trovano molte delle cose che pensano tutti i giorni. C’è la frustrazione profonda per essere stati tanto a lungo ingannati dal fascismo ed essere ora quasi considerati corresponsabili del disastro nazionale. C’è il fastidio per la sostituzione di una retorica, quella fascista, con un’altra, quella dell’antifascismo del Cln e di un regime con un altro, il ciellenismo». La burocrazia minuta e la piccola gente del commercio non ne potevano più del «vento del nord» mitizzato da resistenti più dell’ultima che della prima ora.


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Giordano Bruno Guerri: Siamo tutti qualunquisti. E allora?

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Come ben spiega Mario Cervi, il qualunquismo del dopoguerra venne considerato con disprezzo soprattutto dai comunisti, dagli azionisti, dai liberali. Né era amato dai democristiani, che lo consideravano un serbatoio di voti perduti, e tanto meno da chi era stato fascista credendoci sul serio. Era appena finita una guerra originata principalmente da uno scontro ideologico – fascismi, comunismi, democrazie – e il conflitto aveva ancora più esaltato l’appartenenza ideologica. La politica doveva essere il luogo esclusivo di idee nobili e principi sacri. Da lì il disgusto e il marchio di infamia che l’intero mondo politico applicò al qualunquismo, sintesi degli egoismi particolari, del pensare con la pancia e con il portafogli, piuttosto che con il cuore e il cervello.
Ancora oggi, da sinistra, si ama bollare il centrodestra – specialmente la Lega - come qualunquista. E, dal loro punto di vista, hanno ragione: come si discuteva proprio ieri su questa stessa pagina, nella Sinistra continua a prevalere il concetto gramsciano (e fascista) della politica come educatrice del cittadino, più volentieri chiamato «popolo». Proviamo, però, a spogliare il qualunquismo del suo retaggio storico deteriore e da questa interpretazione preconcetta per capire chi sono i nuovi «qualunquisti», e chi li rappresenta. Nella maggior parte del centrosinistra il soggetto (e l’oggetto) dell’agire politico è ancora «il popolo», massa indistinta alla quale si attribuiscono idealità e tensioni comuni, senza distinzioni di ceto, appartenenza geografica, aspirazioni. Nel centrodestra si guarda piuttosto ai cittadini, all’«uomo della strada», l’uomo qualunque, appunto; ovvero alle tensioni e alle idealità degli individui, dei gruppi, delle diverse categorie umane a professionali. Non per questo il popolo italiano cessa di essere popolo italiano: cambia il modo di considerarlo da parte di uno schieramento politico.


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L’ottimismo di Hong Kong: «Cina quasi democratica»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

È ottimista sul futuro di Hong Kong e della Cina, nonostante il terremoto e le tensioni in Tibet. Henry Tang, 56 anni e modi signorili, è il primo ministro dell’ex colonia britannica. Un incarico prestigioso, considerato che il «porto profumato» è uno dei centri finanziari più importanti al mondo. Un incarico delicato, visto che, sebbene autonoma, Hong Kong dipende da Pechino. C'è libertà di opinione, ma solo un terzo del Parlamento è eletto dal popolo. Henry Tang, in Italia per una visita ufficiale, ha concesso questa intervista al Giornale.
Hong Kong apripista per l'introduzione della democrazia in Cina?
«Penso che i cinesi abbiano imparato molto da noi e che ora seguano gli sviluppi per vedere gli effetti del processo democratico. Noi e la Cina siamo nella fase di apprendimento e ci vuole gradualità. Voi occidentali non potete giudicare la nostra realtà in base ai vostri parametri. Voi avete libere elezioni da più di un secolo, i cinesi no. Ma la democratizzazione è una prospettiva concreta».
Però, pur avendo chiesto piena democrazia al più presto, avete rimandato tutto al 2017. Un'altra occasione persa?
«La Costituzione di Hong Kong impone che qualunque cambiamento riguardante la democrazia vada concordato con Pechino. Il Congresso del popolo ha risposto alle nostre sollecitazioni dando il consenso per l'elezione diretta nel 2017 del Chief executive, ovvero del presidente. E dal 2020 cercheremo di rendere libere anche le elezioni parlamentari. Non sono tempi così lunghi».
La mobilitazione mondiale per il Tibet non rischia di danneggiare la vostra immagine al pari di quella per la Cina?
«Non credo, la gente di Hong Kong sostiene il progetto di una Cina unificata ed è fiera dei Giochi Olimpici. C'è patriottismo. Peraltro penso che Pechino stia facendo un buon lavoro in Tibet, dove la situazione è migliorata: ci sono più lavoro e più educazione. Il livello di vita è salito e i tibetani possono continuare a seguire le proprie tradizioni religiose e culturali. Il fenomeno è simile a quello di molte città cinesi».


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Tir in sciopero per il caro-gasolio Soluzione Zapatero: 120 arrestati

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Gli accordi raggiunti con la maggior parte degli autotrasportatori sono «chiusi, ben definiti e molto buoni per tutto il settore», annunciava la vicepresidenta spagnola María Fernández De la Vega ieri pomeriggio. E aggiungeva: «La viabilità è stata ristabilita al 100% a parte in qualche punto sporadico». La deduzione logica da estrarre dalle parole della numero due di Zapatero sarebbe stata che, dopo cinque giorni di duro sciopero, il governo era arrivato a un accordo con i camionisti, e questi avevano abbandonato le proteste. Niente di più lontano dalla verità.
Con molta abilità il governo Zapatero ha infatti provato a dare per chiuso ieri lo sciopero convocato da tre sindacati di lavoratori autonomi - i «padroncini» di Fenadismer, Confedetrans y Antic - quando questo si manteneva in vigore. Gli accordi citati da De la Vega sono infatti stati raggiunti con il sindacato maggioritario Cetm, che riunisce circa l'80% del settore, ma che non era sceso in sciopero e che ha accettato di buon grado le 54 misure per combattere il caro carburante. Anche la ritrovata viabilità non si è dovuta all'interruzione dello sciopero, bensì all'impiego massiccio della polizia che negli ultimi giorni ha arrestato circa 120 camionisti e ne ha sanzionati altre centinaia per intralcio al traffico (circa 600, ma - come per gli arresti - i dati non tengono conto della Catalogna e dei Paesi Baschi che hanno polizie autonome), sbloccando le frontiere e le arterie principali.
Il via al giro di vite Zapatero lo ha dato giovedì, intervenendo per la prima volta dopo quattro giorni di sciopero selvaggio. Preoccupato per le critiche di immobilismo lanciate da opposizione e parte del governo, il presidente socialista ha annunciato «tolleranza zero» contro i picchetti violenti. Nei giorni precedenti si erano infatti registrati un morto, un ferito grave e l'incendio di vari mezzi pesanti. Già da mercoledì, però, lo zelante ministro degli Interni Alfredo Pérez Rubalcaba aveva sguinzagliato circa 25mila poliziotti per tutto il Paese.


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L'Iran gela Solana: avanti col nucleare

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

L’Iran respinge ogni offerta di cooperazione con i Paesi che chiedono la sospensione dell’arricchimento dell’uranio. Lo ha dichiarato il portavoce del governo di Teheran. Intanto ieri nella capitale iraniana è arrivato il rappresentante europeo per la politica estera, Javier Solana, per presentare proprio una offerta di cooperazione all’Iran.

«La posizione dell’Iran è chiara: ogni pre-condizione su una sospensione delle nostre attività nucleari non può essere accettata», ha dichiarato alla stampa Gholamhossein Elham. Solana si è recato a Teheran per cercare di convincere le autorità locali a sospendere le attività di arricchimento dell’uranio in cambio di una «vasta e generosa» cooperazione con i Paesi occidentali.

«Se si tratta di questo (una richiesta di sospensione delle attività di arricchimento, ndr) allora non sarà presa in considerazione», ha detto il portavoce, aggiungendo che l’Iran darà una risposta solo dopo un «esame preciso» dell’offerta.

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Intossicati dal telefonino

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Con 5 ore al giorno a scambiare sms cattivi voti a scuola e disturbi mentali

C’è un’altra «droga» che sta rovinando la salute dei nostri figli adolescenti: l’uso smodato del telefonino (e del Messenger). I sintomi sono proprio quelli di uno stupefacente: sindrome d’astinenza e disturbi mentali. L’allarme è scattato in Spagna perché si è saputo che due ragazzini «telefoninomani» di 12 e 13 anni sono stati ricoverati al Centro di Salute Infantile e Giovanile della città catalana di Lerida. «È la prima volta che usiamo un trattamento specifico per curare la dipendenza da cellulare - commenta preoccupata la direttrice, Maite Utges -. Uno dei due ragazzini è ricoverato da tre mesi, l’altro da sette. E la nostra terapia durerà almeno un anno».

In una Spagna dove, secondo i dati 2007 dell’Ine (l’Istat in salsa iberica), ben il 67 per cento di chicos y chicas possiedono quel gadget ormai alla portata di tutte le tasche, i genitori dei due telefono-dipendenti hanno capito che qualcosa non andava perché la vita dei loro pargoli era cambiata, a cominciare dalla resa scolastica, diventata disastrosa. La ragione? Semplice: erano sempre incollati all’apparecchio, come minimo cinque ore al giorno. Non solo per parlare con i coetanei e per mandare gli ormai classici messaggini con o senza foto, ma anche per distrarsi con i videogame, che ogni fabbricante include in un marchingegno diventato indispensabile anche a chi frequenta appena le scuole inferiori.


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Kandahar, talebani in fuga dal carcere

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Un attentatore si fa esplodere davanti all'ingresso, liberi tutti i prigionieri

Centinaia di detenuti sono riusciti ad evadere dopo che una prigione è stata attaccata da miliziani a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan: lo riferisce il fratello del presidente afgano Hamid Karzai, capo del consiglio locale provvisorio. I militanti talebani hanno attaccato il maggiore istituto penitenziario di Kandahar con un’autobomba e razzi, uccidendo un poliziotto e permettendo a centinaia di prigionieri di evadere, hanno riferito le autorità afgane.

Il ministro della Giustizia Sarwar Danish ha spiegato che un attentatore suicida a bordo di un’autobomba si è fatto esplodere all’ingresso della prigione nella città meridionale afgana. Danish ha aggiunto di non poter precisare quanti detenuti sono riusciti a evadere. «Tutti i prigionieri sono fuggiti. Non c’è più nessuno», ha tuttavia affermato Wali Karzai, presidente del consiglio provinciale di Kandahar e fratello del presidente Hamid Karzai.

Nella prigione si trovano criminali comuni, ma anche militanti dei talebani in lotta contro le truppe della Nato e il governo di Kabul.

Il mese scorso, circa 200 presunti talebani detenuti nella prigione di Kandahar hanno messo fine a una settimana di sciopero della fame dopo che una delegazione parlamentare ha promesso di rivedere i loro casi.

Funzionari dell’Isaf, l’International Security Assistance Force della Nato, hanno affermato di essere a conoscenza dell’attacco, ma non di ulteriori dettagli.


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Segregata per 18 anni perchè incinta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Nascosta in una stanza fatiscente, decisiva l'irruzione dei carabinieri

Con l’accusa di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia, i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) hanno arrestato la madre, il fratello e la sorella della donna tenuta segregata in casa per 18 anni. Si tratta di Anna Rosa Golino, 80 anni, Prisco Monaco, 44 anni e Michelina Monaco, 54 anni. I tre sono accusati di avere tenuto segregata in una camera «in totale assenza di condizioni igienico-sanitarie» Maria Monaco, 47 anni, sofferente di problemi psichici e punita per avere messo al mondo un bambino 18 anni fa a seguito di una relazione amorosa con un uomo.

La vicenda risale al dicembre del ’90 quando Maria Monaco diede alla luce un figlio di cui non si conosce il nome del padre. Per punizione i famigliari della donna le impedirono di avere contatti con il mondo esterno. Sono adesso in corso accertamenti per verificare se i disagi psichici in cui versa Maria Monaco siano antecedenti o successivi allo stato di segregazione in cui per 18 anni ha vissuto la donna.

Maria Monaco si trova adesso ricoverata presso il reparto di psichiatria dell’ospedale Umberto I di Napoli. I fratelli di Maria Monaco sono stati rinchiusi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere mentre la madre, in considerazione dell’età si trova agli arresti domiciliari.


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Facebook, dalla Gran Bretagna la prima guida del bon ton nel web

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Debrett, la celebre guida inglese del bon ton, stila una lista di reglole de seguire per il coreto uso del famoso social Network Facebook.

Tali regole sono state scritte dopo che i risultati di una ricerca hanno mostrato che circa due terzi degli utenti di Facebook e My Space sono frustrati e confusi da ciò che avviene in quella giungla chiamata internet. Una confusione generata soprattutto da messaggi e da richieste di amicizia provenienti da sconosciuti.
Secondo questa ricerca, inoltre, il 18% degli utenti ha rivelato di trovarsi a disagio sapendo che l’ex fidanzato/a può accedere, tramite il profilo compilato su Facebook, a diverse informazioni personali, come ad esempio l’ attuale relazione con un’altra persona.

Debrett tenta cosi di aiutare gli utenti più disorientati a «sopravvivere» in questo campo minato, tramite un elenco di cinque regole del bon ton su internet:

1. Non inviate richieste di amicizia a estranei. Pensateci bene prima di farlo.

2. Aspettate almeno 24 ore prima di accettare o rimuovere qualcuno dalla lista dei vostri amici.

3. Eventi importanti come un compleanno o le nozze non sono «virtuali». Non trascurate i mezzi tradizionali come il telefono o una lettera per inviare i vostri auguri.

4. Prima di pubblicare la foto di un vostro amico, pensate a come vi sentireste se in quella foto ci foste voi.

5. Pensate con attenzione se sia il caso di pubblicare una vostra foto che potrebbe facilmente finire sui giornali locali.

MSN Gruppi

unread,
Jun 15, 2008, 6:45:27 AM6/15/08
to Club azzurro la clessidra & friends
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Rapporto quotidiano dei messaggi in Club azzurro la clessidra & friends

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Nuovi messaggi di oggi
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Caldera di Latera. CO2 dal profondo

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
I ricercatori dell’Istituto Ogs di Trieste hanno individuato delle macro-aree del Centro Italia da cui fuoriesce anidride carbonica

Si chiama “leakage” e consiste nella fuoriuscita spontanea di gas, in questo caso di anidride carbonica, dal sottosuolo. Grazie al telerilevamento aereo, nuovi fenomeni di questo tipo sono stati scoperti in alcune zone del Centro Italia dai ricercatori dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste, dell’Università Sapienza di Roma e del British Geological Survey (Bgs).

La zona interessata dall'analisi - cominciata due anni fa sotto il patrocinio del network europeo d’eccellenza CO2 GeoNet - è quella della caldera di Latera, tra il Lazio settentrionale e la Toscana meridionale, già nota per essere, insieme a Ciampino, una delle aree in cui il terreno emette in modo naturale vapori gassosi di anidride carbonica, i “gas vent”. Qui, grazie a una nuova mappatura con telerilevamento, i ricercatori hanno individuato una decina di nuove sorgenti.

Per i rilievi, effettuati da un elicottero, è stato utilizzato il Lidar, uno strumento che emette un raggio laser e riceve il segnale di ritorno. Contemporaneamente, un sensore iperspettrale rileva la radiazione elettromagnetica proveniente dal suolo e consente di caratterizzarlo. “Nel nostro caso i dati sulle emissioni sono stati ricavati: non abbiamo quantificato direttamente la concentrazione di anidride carbonica, ma abbiamo interpretato il profilo della vegetazione che circonda le aree dove c’è emissione di CO2”, ha spiegato Michela Vellico, ingegnere per l’ambiente e il territorio presso il gruppo Cars del dipartimento di Geofisica della litosfera dell’Istituto Ogs.

Nelle aree con bassa concentrazione di anidride carbonica, spiegano i ricercatori, la vegetazione è sana e fornisce uno specifico profilo o spettro di emissione, mentre in quelle ad elevata presenza di CO2 lo spettro appare molto diverso. La correttezza delle informazioni è stata poi confermata dai campionamenti a terra effettuati dai ricercatori della Sapienza: in corrispondenza delle aree indicate dai sensori la vegetazione è risultata in uno stato di forte 'stress', in alcuni casi addirittura 'bruciata' dall'anidride.


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OMS. I rischi dell'aborto illegale

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Le interruzioni di gravidanza in Africa e in America Latina sono vietate o regolate da legislazioni antiquate che mettono a repentaglio la vita di milioni di donne

La normativa troppo rigida sull’aborto, vigente in molti paesi in via di sviluppo, mette a rischio la salute delle donne. A denunciarlo è uno studio condotto dall’Istituto francese di Ricerca per lo Sviluppo e dal Colegio de Mexico (un istituto universitario messicano), che ha esaminato informazioni raccolte negli ultimi 15 anni nei due continenti per capire l'evoluzione della legislazione sul diritto all'aborto e le ragioni sociologiche del problema.

Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono quasi otto milioni le donne che si sottopongono ogni anno in Africa e in America Latina ad aborti pericolosi, vale a dire un caso ogni sette nascite in Africa e uno su tre in Sud e Centro America. Dallo studio è emerso che la pericolosità è strettamente connessa con l'illegalità, dal momento che in questi paesi la normativa è ancora troppo intransigente e inadeguata. Se la situazione è già molto problematica in America Latina e nei Caraibi, in Africa lo è ancora di più, visto che i provvedimenti normativi vigenti in molti paesi risalgono addirittura all’epoca coloniale. Il risultato è che in tutto il continente il 99 per cento degli interventi è praticato illegalmente e quindi senza garanzie per la salute delle donne. Anche se in nessuno dei 53 stati africani l'aborto è totalmente proibito, solo tre sono i paesi che lo consentono realmente (Capo Verde, Tunisia e Sud Africa).

Secondo lo studio, molto poco è stato fatto dal 1994, anno della Conferenza per i diritti delle donne del Cairo, e da allora in alcuni stati africani la situazione legislativa è divenuta addirittura più restrittiva. In America Latina e nei Caraibi, nel 2006, l’interruzione di gravidanza era proibita ancora in sei paesi (Cile, El Salvador, Honduras, Repubblica Domenicana, Nicaragua e la parte olandese di Saint Martin), mentre in altri era consentita solo per ragioni di salute della madre, come anche in alcuni stati africani.

Sono a rischio tutte le donne in età fertile, in particolare le adolescenti, a causa della disinformazione e del difficile accesso ai contraccettivi. I dati disponibili sono ancora troppo frammentari: i pochi studi condotti, la maggior parte su vittime di complicazioni, dimostrano un crescente ricorso agli interventi nelle aree urbane. Secondo l'Oms una migliore conoscenza potrà aiutare a definire una normativa e delle linee guida più opportune che possano nel tempo migliorare le condizioni di vita per milioni di donne.


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Il mantello del silenzio

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Se passate le notti in bianco perché il vostro vicino tiene la tv a tutto volume, sappiate che i vostri guai potrebbero presto finire. Un team di ricercatori spagnoli ha infatti sviluppato il progetto per realizzare il primo mantello per l'insonorizzazione totale. Si tratta di un metamateriale capace di azzerare completamente le onde sonore che si scontrano con la sua superficie, grazie alla speciale progettazione dei suoi "mattoncini" (leggi questa notizia): cristalli orientati in modo tale da deviare le singole componenti delle onde sonore. Quando il suono colpisce l'oggetto, per esempio una parete rivestita di questa sostanza, viene deviato esattamente come accade a un flusso d'acqua che urta contro un ostacolo. Secondo Jose Sanchez-Dehesa, responsabile della ricerca, le possibili applicazioni per questa tecnologia sono numerose: non solo case a prova di vicino hi-fi, ma anche sommergibili invisibili ai sonar e sale musicali con acustica pressoché perfetta.


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C'è un animale estinto nel topo

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Ricercatori australiani sono riusciti a inserire nel topo un gene di un animale che non esiste più, scoprendo così quale informazione è contenuta in quella frazione di codice genetico. Era già possibile mappare il dna di alcune forme di vita estinte, ma questo studio aiuterà a capire quali sono le funzioni dei singoli geni.
Una volta isolato il dna, da un essere vivente o persino da un animale estinto, oggi sembra non sia più un problema mappare il genoma. Ma, una volta posizionate con diligenza le varie sequenze che formano i geni, per molte di esse la loro reale funzione è ancora sconosciuta. Per sapere quale informazione sia scritta sui geni bisogna trovare il modo di farli "lavorare", per esempio inserendoli nel genoma di feti animali e osservandone gli effetti. E così ha fatto il gruppo dello zoologo Andrew Pask, all'Università di Melbourne, in Australia, con un gene (chiamato Col2a1) di tigre della Tasmania (Thylacinus cynocephalus). La scelta dell'animale rende doppiamente importante la ricerca, visto che questo feroce marsupiale carnivoro è estinto: l'ultimo esemplare è morto in cattività nel 1936. Il dna usato per lo studio è stato prelevato da esemplari conservati in un museo.

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Non sempre i raggi fanno bene: Sos pelli sensibili

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Prima di esporsi meglio consultare un dermatologo Dermatiti, psoriasi, rossori: al mare servono attenzione e gradualità. E per alcuni un "allenamento"

Sole alleato o nemico? Chi soffre di un problema dermatologico deve conoscere bene gli effetti sulla propria pelle dei raggi solari. Se infatti in alcuni casi il sole ha un'azione benefica, in altri è decisamente vietato. Per chi può permettersi l'esposizione, il consiglio valido è quello della gradualità. I dermatologi ricordano che è fondamentale evitare indiscriminate "indigestioni" di sole. Seconda avvertenza: mai esporsi senza un'adeguata protezione. Ci sono molte persone, soprattutto donne, che hanno la pelle sensibile: in questi casi l'epidermide è secca, spesso arrossata, e dà spesso sensazione di prurito o di bruciore. Le reazioni sono scatenate anche dall'uso di detergenti troppo aggressivi, cosmetici e d'inverno un clima freddo troppo secco. In estate sono i raggi solari a provocare reazioni di "sofferenza".
Spiega Fabio Ayala, direttore della Clinica Dermatologica dell'Università di Napoli Federico II: "Le pelli sensibili devono usare per i primi giorni di esposizione al sole una protezione molto alta, per poi passare a un fattore di protezione meno forte. Ci vuole sempre qualche giorno perché la pelle si adatti. Bisogna poi ricordare che il filtro protettivo non blocca comunque i raggi UVB al 100%. Dopo il sole è indispensabile idratare l'epidermide, usando se possibile prodotti con una formulazione simile a quella del grasso sebaceo della pelle". Esiste anche una forma di reazione ai raggi solari chiamata dermatite polimorfa solare: nelle zone esposte al sole dopo un paio di giorni compaiono papule, una sorta di piccoli "granuli" che spesso tendono ad aumentare. "Un filtro solare a volte non ce la fa a proteggere chi soffre di queste reazioni. E non sempre gli antistaminici bastano", prosegue Ayala, "è necessario preparare prima queste pelli ad affrontare il sole. Il sistema è esporle ai raggi UVA-UVB emessi da speciali lampade presenti negli ospedali. Dopo questo allenamento la pelle è pronta".
Colpisce prevalentemente nell'infanzia, ma ne è affetta anche una certa percentuale di adulti: è la dermatite atopica, una malattia infiammatoria cronica della cute, caratterizzata da prurito, eczemi arrossamenti e desquamazioni. Negli adolescenti e nei giovani le manifestazioni spesso sono alle pieghe dei gomiti e delle ginocchia, ai polsi, alle caviglie e alla superficie superiore del torace. Spiega Ayala: "Anche chi soffre di dermatite atopica deve esporsi gradualmente al sole, evitando di fare "indigestione". Meglio se usando filtri con formulazioni specifiche che "fermano'"i raggi UVB, ma lasciano passare una certa quantità di UVA. In tal modo riescono a sfruttare l'effetto benefico del sole".
Un'altra malattia infiammatoria della pelle, la psoriasi, migliora con il sole. Con la psoriasi sulla pelle appaiono zone arrossate, ispessite e ricoperte da squame argentee. L'evoluzione della psoriasi è imprevedibile: si riacutizza poi migliora e ritorna ad affiorare.
"In questi casi si sfrutta il sole come terapia. Su dieci persone con psoriasi, otto-nove migliorano con l'esposizione al sole. Anche per gli psoriasici vale il consiglio della gradualità, l'esposizione deve essere lenta per evitare arrossamenti e bruciori. Prima di applicare un filtro solare, chi soffre di psoriasi può esporsi una decina di minuti senza filtro. Poi, se vuole continuare, deve applicare

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Dal dentista trapano “niente male”

>>Da: urania
Messaggio 2 della discussione
La paura del dentista potrebbe avere le ore contate: un nuovo strumento promette di mandare in pensione uno degli attrezzi più odiati e temuti dai pazienti di tutto il mondo: il trapano dell’odontoiatra. Grazie a un nuovo apparecchio laser made in Europe, chi è affetto da una carie potrebbe presto dimenticare le fastidiose iniezioni di anestetico e l’angosciante ronzio di questo “strumento di tortura”. Il nuovo apparecchio, che promette di mandare in soffitta la paura, si chiama Fotona Fidelis Plus III e rappresenta l'ultima generazione di laser, capace ora anche di incidere e tagliare tessuti duri come lo smalto dei denti.

L’unica controindicazione del nuovo laser e che non può essere utilizzato per rimuovere vecchie otturazioni al mercurio. Questo perché i suoi raggi si riflettono sulla superficie metallica, producendo una quantità di calore tale da vaporizzare il mercurio, producendo gas tossici. Il laser eviterà inoltre al dentista di dover fare pressione, come avviene oggi con i tradizionali strumenti a disposizione, causando le fitte di dolore che molti sfortunati pazienti ben conoscono.

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Aroma del caffe' aiuta il risveglio

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Il sentire l'aroma del caffe' puo' aiutare il nostro risveglio come quasi sorseggiarne una tazza,secondo uno studio di scienziati giapponesi. Gli scienziati hanno compiuto lo studio su gruppi di topolini. E' la prima volta, fanno sapere, che si trovano indizi di un effetto anti-stress dell'aroma del caffe' e di un suo potenziale effetto antiossidante.

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I chetoni del lampone per la pelle e i capelli

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Il Journal of Agricultural and Food Chemistry pubblica (maggio 2008) uno studio scientifico che dà una nuova conferma delle capacità antiproliferative (in grado di inibire o impedire la riproduzione delle cellule tumorali) degli estratti di alcuni frutti ricchi di polifenoli. Avevamo già discusso delle capacità anticancerose delle fragole nei confronti delle cellule tumorali del seno e della cervice uterina; azioni, queste, attribuite anche alle bacche del mirtillo nero e del lampone. In merito alle sostanze fortemente "indiziate" di svolgere queste azioni venivano indicati i polifenoli e, tra questi, l'acido ellagico che viene ritenuto un potente anti-carcinogeno.
Lo studio sperimentale pubblicato dal Journal of Agricultural and Food Chemistry mostra l'efficacia antiproliferativa di alcuni estratti di frutti nei confronti del tumore della cervice uterina e anche delle cellule del tumore del colon. Camemoro (Rubus chamaemorus), sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), mirtillo rosso, mirtillo nero (in misura minore rispetto agli altri), lampone artico, fragola e lampone sono i frutti i cui estratti hanno mostrato maggiore efficacia nelle prove sperimentali. Se parliamo del lampone rosso (Rubus idaeus; Fam.: Rosacee) di interesse è lo studio sull'applicazione locale di una sua sostanza (chetone) apparso sulla rivista scientifica Growth Hormone IGF Research (marzo 2008). Lo studio sperimentale condotto da ricercatori giapponesi partiva dall'acquisizione scientifica che l'applicazione locale di capsaicina (il principio attivo del peperoncino) aumenta l'elasticità della pelle del viso e favorisce la crescita dei capelli mediante l'incremento della produzione, a livello cutaneo, del fattore di crescita insulino-simile (IGF-I), che avviene attraverso dei neuroni sensoriali. Va anche detto che il chetone del lampone rosso ha una struttura simile a quella della capsaicina, il che rende verosimile che possa attivare i neuroni sensoriali attraverso lo stesso meccanismo.
Nella sperimentazione giapponese condotta anche su esseri umani l'applicazione locale, sia sulla pelle del viso che sul cuoio capelluto, del chetone del lampone rosso ha dimostrato di promuovere la crescita dei capelli in persone con alopecia circa 5 mesi dopo, mentre bastavano due settimane a ridare elasticità alla pelle del viso. I frutti del lampone contengono molta acqua, zuccheri, acido citrico, minerali, vitamina C, antociani e acido ellagico, e sono dissetanti, rinfrescanti, leggermente diuretici e lassativi. La Medicina Tradizionale li ha sempre apprezzati come spasmolitico e, nell'uso esterno, come antinfiammatorio, nel trattamento delle congiuntiviti, nelle infiammazioni del cavo orale.
di Roberto Suozzi

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Ginkgo Biloba: un aiuto per la memoria?

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Tra i prodotti naturali a cui i media dedicano spesso ampio spazio vi è il ginkgo biloba uno dei trattamenti erboristici più impiegati e più noti per le vantate proprietà di influire positivamente sulla memoria, sulla capacità di apprendimento, l'attenzione e l'umore.

Il ginkgo biloba è un albero a lento accrescimento appartenente alla famiglia delle ginkgoacee, che può raggiungere anche i 40 metri di altezza. Originario dell'estremo oriente, conosce ora una diffusione praticamente ubiquitaria, grazie anche alle sue caratteristiche biologiche: un'elevata resistenza al freddo, alla carenza di acqua, all'attacco di funghi e altri parassiti. In fitoterapia vengono utilizzate le foglie essiccate, dalla caratteristica forma a ventaglio, ricche di sostanze attive come aminoacidi, flavonoidi e derivati terpenici (i principali sono bilobalide, ginkgolidi, ginkgoflavonglucosidi).
Le proprietà farmacologiche di questi componenti che hanno destato maggior interesse sono l'azione a livello cardiovascolare, l'attività sui sistemi di neurotrasmissione e l'attività antiossidante per l'azione antiradicalica. Per quanto riguarda l'azione sul sistema cardiovascolare, in particolare l'estratto di ginkgo sembra in grado di esercitare un'azione vasodilatatrice e di ridurre la viscosità del sangue e l'aggregabilità piastrinica.
Per queste proprietà, il ginkgo biloba oggi viene sempre più frequentemente impiegato in tutte quelle condizioni di riduzione delle capacità cognitive, della memoria e dell'apprendimento, dovute ad una insufficiente irrorazione sanguigna cerebrale tipiche della demenza, e nelle malattie vascolari periferiche (claudicatio intermittens).
Alcuni studi hanno dimostrato che l'estratto standardizzato (al 24% in flavonglucosidi e al 6% in derivati terpenici, denominato Egb 761) di ginkgo biloba assunto alla dose di 120-240 mg al giorno per sei-otto settimane può migliorare, seppur debolmente, alcuni parametri relativi alle funzioni cognitive; va tuttavia precisato che si tratta di studi di piccole dimensioni, non sempre metodologicamente corretti.
Soprattutto, questi studi non hanno dimostrato che i miglioramenti osservati si traducono in una superiore qualità di vita dei pazienti e di chi li assiste, né in un rallentamento della progressione della malattia. L'efficacia del ginkgo biloba è stata inoltre valutata nel trattamento dei disturbi d'altura, ma dagli studi non sono emerse sostanziali differenze rispetto al placebo.
Altri impieghi molto diffusi, come il trattamento dell'asma, il tinnito, gli acufeni, la disfunzione erettile e la sindrome premestruale non sono supportati da dati di letteratura scientifica.
Per quanto riguarda gli effetti indesiderati, è stata segnalata la comparsa occasionale di cefalea, nausea, vomito, bruciore di stomaco e diarrea. Sono riportate inoltre anche se raramente, gravi reazioni allergiche cutanee. Per la capacità del ginkgo di diminuire l'aggregazione piastrinica, il ginkgo biloba potrebbe indurre sanguinamenti improvvisi e/o ricorrenti e la comparsa di emorragie e/o ematomi spontanei, che devono essere segnalati al medico.
Poiché l'assunzione di ginkgo sembra essere associata alla comparsa di convulsioni, cautela deve essere adottata anche nelle persone epilettiche o che potrebbero essere predisposte ad epilessia o che stanno assumendo farmaci noti per la capacità di indurre attacchi epilettici.
Il prodotto è controindicato nelle persone che soffrono di ipertensio

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Febbre da fieno: arriva il vaccino rapido

>>Da: urania
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Allergy Therapeutics plc, società farmaceutica specializzata in vaccini contro le allergie, ha presentato i dati emersi dallo studio di Fase III sul vaccino Pollinex Quattro Grass in occasione del congresso dell’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica dell’8 giugno a Barcellona.

Lo studio ha esaminato la sicurezza e l’efficacia del vaccino Pollinex Quattro nel trattamento della rino-congiuntivite allergica stagionale (SAR) causata dai pollini della graminacee. Lo studio, controllato con placebo, in doppio cieco, ha confrontato il punteggio dei sintomi e del consumo di farmaci dei pazienti a cui sono state somministrate quattro iniezioni di Pollinex Quattro e di quelli a cui è stato somministrato placebo, e ha dimostrato che il vaccino produce significativi benefici a livello statistico rispetto al placebo.

La popolazione Intent To Treat (tutti i pazienti nello studio) ha mostrato un miglioramento dell’efficacia del 13,4% con Pollinex Quattro contro placebo durante le quattro settimane di maggiore concentrazione di pollini della stagione (p = 0,0038). Il trattamento è stato ben tollerato e quasi tutti i pazienti hanno completato il ciclo di iniezioni. Non esistono altri studi in letteratura che includono oltre 1.000 soggetti e che mostrano al contempo un beneficio indiscutibilmente così favorevole rispetto al placebo.
Allergy Therapeutics intende utilizzare i risultati di questo studio per presentare la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) nell’Unione Europea, entro il primo trimestre del 2009.

La rino-congiuntivite allergica stagionale viene comunemente chiamata febbre da fieno quando è causata dai pollini. È una malattia molto diffusa, che si manifesta di norma durante la stagione dei pollini, ed è caratterizzata da starnuti, rinorrea, congestione nasale e prurito al naso, agli occhi e alla gola. Datamonitor ha stimato che in Europa si registrano tassi di prevalenza della rino-congiuntivite allergica del 15%-25%, laddove le graminacee sono identificate come l’allergene più importante.

Le attuali opzioni terapeutiche si limitano principalmente a terapie sintomatiche e/o immunoterapie agli allergeni convenzionali, che possono richiedere fino a 90 iniezioni nel corso di tre-cinque anni. Questi lunghi regimi di dosaggio rappresentano un significativo onere sia terapeutico che economico per i soggetti allergici.
Il vaccino Pollinex Quattro è attualmente disponibile in Europa su base nominativa del paziente.


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Miele per eradicare i batteri della pelle

>>Da: urania
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Uno studio condotto da ricercatori dell’università di Amsterdam ha sottolineato la capacità del miele di eradicare batteri, anche antibiotico resistenti, dalla pelle di volontari sani.
Non sono molto gli antibiotici in fase di sviluppo e verso quelli attualmente a disposizione molti batteri hanno sviluppato resistenza.

Il miele per molti anni, è stato usato per curare ferite infette e non vi sono studi che dimostrino che vi siano batteri che abbiano sviluppato resistenza al miele.
Per questo studio è stata realizzata incubazione per 24 ore con batteri antibiotico resistenti e non, con miele: si è ottenuta in attivazione dei batteri.

I ricercatori, inoltre, hanno applicato cerotti al miele sull’avambraccio di volontari sani per 48 ore, notando un decremento nella capacità di colonizzazione dei batteri fino a 100 volte.
Gli autori dello studio, stanno testando l’uso del miele per prevenire la sepsi nei pazienti in terapia intensiva, poiché in questi soggetti spesso le infezioni sono provocate da batteri della pelle.

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Lunghe passeggiate nella leucemia

>>Da: urania
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Stilare un programma giornaliero di passeggiate per i pazienti affetti da leucemia mielogenica (AML) e sottoposti a chemioterapia può essere di grande beneficio: è quanto sostiene uno studio condotto presso l'università di Taiwan.

I ricercatori hanno seguito 22 pazienti con AML, li hanno divisi in maniera random in 2 gruppi: nel primo i pazienti sono stati sottoposti per 3 settimane a programma di attività fisica strutturato in passegiate di 12 minuti ogni giorno, per 5 giorni a settimana, per 3 settimane.
Il gruppo di controllo, invece, è stato sottoposto alle normali cure ospedaliere.

I pazienti sottoposti al programma di passeggiate hanno mostrato di accusare meno la fatica, lo stress e la depressione conseguenti la chemioterapia.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Pain and Symptom Management, conclude sull'opportunità di somministrate ai pazienti in chemioterapia, indipendentemente dal tipo di tumore, programmi di attività fisica costante, ma non troppo impegnativa, al fine di meglio sopportare la fatica che si avverte dopo chemioterapia.


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«Bagni di luce» per tenere lontano l’infarto

>>Da: urania
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La miglior arma per prevenire i rischi di infarto e forse arrivare addirittura a dimezzarli è alla portata di tutti. Basterebbe fatti una «terapia» di una ventina minuti di esposizione al sole al giorno per chi ha una pelle chiara di origine caucasica per stimolare una produzione di vitamina D nell’organismo in quantità sufficiente a proteggere la funzionalità del muscolo cardiaco. A sostenerlo - sulla base di dati particolarmente chiari - è un nuovo studio americano, condotto ad Harvard su un campione di più di 18.000 uomini: secondo l’analisi, che ha seguito la salute dei volontari per 10 anni, gli uomini con i livelli inferiori di vitamina D nel sangue hanno evidenziato rischi doppi di incorrere in un infarto nel corso del tempo.


La vitamina D protegge il muscolo cardiaco
In un’America fobica nei confronti del sole, sospettato di causare alti rischi di tumori della pelle, la ricerca pubblicata sulla rivista specializzata «Archives of internal medicine» spezza così una lancia in favore dei bagni di luce. Secondo le attuali linee-guida Usa, i livelli di vitamina D raccomandati equivalgono a 30 nanogrammi per millilitro di sangue ma un numero crescente di ricercatori sostiene ora la necessità di almeno 50-60 nanogrami. Eppure, anche alla concentrazione suggerita oggi, circa il 15% degli americani appare soffrire di carenza di vitamina D.


La ricerca su un campione di 18 mila uomini
I dati emersi dallo studio firmato da Edward Giovannucci mostrano che gli uomini con livelli della vitamina D inferiori a 15 nanogrammi hanno sofferto di infarti in misura due volte e mezza superiore a chi aveva una concentrazione intorno ai 30 nanogrammi. Anche gli uomini con un livello tra i 15 ed i 29 nanogrammi hanno evidenziato un aumento dei rischi di infarto sia pure non specificamente quantificato.
Tra le possibili spiegazioni avanzate da Giovannucci per spiegare i benefici sul cuore della vitamina D, figura l’ipotesi che bassi livelli della vitamina agevolerebbero l’accumulo di calcio nelle placche arterosclerotiche.

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Quanti luoghi comuni sbagliati sulle verdure!

>>Da: urania
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Sulle verdure non mancano i luoghi comuni sbagliati che continuano a ‘girare’ quando si parla di diete tra amici. Ecco quelli più urgenti da sfatare secondo la rivista Prevention.

- Le patate contengono troppi zuccheri e fanno ingrassare:
non è vero, una patata lessa di grandezza media contiene 161 calorie e 4 grammi di fibre nella buccia, 60 differenti vitamine e flavonoidi dalle proprietà antitumorali e di aiuto al sistema immunitario.

- La lattuga più chiara non ha ‘sostanza’:
non è vero, è ricca di vitamina K, utilissima soprattutto per le donne per prevenire l’osteoporosi, e vitamina A.

- Le carote sono dolci:
una ciotola di carote contiene 52 calorie e solo 12 grammi di carboidrati, meno di quanti ce ne sono in un frutto di grandezza media o in un bicchiere di latte; in più contengono beta-carotene, che previene il diabete, e falcarinolo, che protegge dal cancro colorettale.

- Il sedano è ‘solo acqua’:
contiene ftalidi, composti rari che abbassano la pressione rilassando le pareti delle arterie, e una combinazione unica di vitamine e minerali con pochissime calorie.


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La faccia nascosta dei disordini alimentari è l'ansia

>>Da: urania
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Alla base dei disordini alimentari tipici delle (e degli) adolescenti sembra esserci un fattore comune, l’ansia. Lo sostiene uno studio pubblicato sul Journal of Advanced Nursing.

I ricercatori finlandesi dell’Adolescent Psychiatry Clinic della Turku University Hospital coordinati da Lea Hautala hanno seguito 372 teenager tra i 15 e i 17 anni di entrambi i sessi per 12 mesi per determinare se esistono fattori in grado di distinguere quelli che tendono a soffrire di disordini alimentari per lunghi periodi di tempo da coloro che ne soffrono solo in periodi transitori.

È emerso che a soffrire di disordini alimentari sono per la stragrande maggioranza femmine, ma che se si considerano solo i disordini alimentari che durano anni, allora la percentuale di maschi aumenta sensibilmente.

L’unico fattore psicologico che tutti i teenager con disordini alimentari di lunga durata avevano in comune è risultata l’ansia. “La nostra scoperta dimostra che i disordini alimentari non sono una patologia a sé, ma parte di un quadro psicopatologico complesso”.


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Dislessia, a rischio un bimbo su 5

>>Da: urania
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Uno screening sui bambini che frequentano la prima elementare rivela una percentuale allarmante di alunni predisposti alla dislessia. Il progetto di prevenzione del disturbo è stato confermato anche per il prossimo anno

Circa il 20 per cento degli alunni delle prime classi elementari è a rischio dislessia. Lo dicono i dati del progetto provinciale realizzato nel corso dell'anno scolastico 2007/2008 in ben 66 plessi scolastici di Modena e rinnovato per il prossimo anno.

Il primo screening ha interessato 1561 bambini della prima classe delle scuole elementari (pari al 93,5 per cento del campione); di questi 311 sono risultati positivi con una percentuale di rischio pari al 19,9 per cento sul totale dei bambini valutati. Al secondo screening, effettuato dopo l'intervento di riabilitazione che di norma prevede esercizi di rinforzo giornaliero per tre mesi, sono stati valutati 1.553 bambini (pari al 93 per cento del campione); di questi solo 89 bambini sono risultati positivi segnalando una diminuzione significativa al 5,7 per cento della percentuale di rischio.

Il monitoraggio degli interventi applicati al gruppo sperimentale, attivato nell'ambito del progetto, composto da 125 bambini che presentavano un rischio più elevato rispetto al campione dei 311 bambini risultati positivi al primo screening, ha riportato i seguenti risultati: 79 dei 121 bambini presenti al test di verifica (secondo screening), effettuato dopo le attivita' di potenziamento e di riabilitazione, sono risultati negativi, con una percentuale di successo degli interventi pari al 63 per cento, mentre 42 bambini sono stati confermati positivi.

Questi dati sono stati diffusi da Giacomo Stella, della Facoltà di Scienze della formazione dell'Universita' di Modena e Reggio Emilia e referente scientifico del progetto.

Avviato nell'anno scolastico 2006/2007 dalla Provincia di Modena, il progetto privilegia un approccio preventivo e mira alla precocita' e costanza dell'intervento. Esso si articola in un primo screening con test predittivo (dettato di 16 parole); azioni di rinforzo con offerta quotidiana di attivita' fonologiche e fonografiche per un periodo di circa tre mesi per un massimo di 50 sessioni; un secondo screening con un test di verifica per misurare l'incremento o meno nelle capacita' di letto-scrittura; infine, l'analisi dei dati.

Quest'anno per la fase di potenziamento sono state raddoppiate le piattaforme di erogazione di un servizio di ausilio, avvalendosi del programma "Ottovolante" (software per pc), oltre al programma basato sulla televisione digitale terrestre "Magicadabra".

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Fumatori? Memoria e ragionamento a rischio

>>Da: urania
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Nei momenti di tensione intellettiva, di riflessione profonda, molti si affidano ad una sigaretta per trovare l'ispirazione. Anche cinema e media si affidano spesso a questo stereotipo, al contrario però sembra che fumare comprometta le funzioni cognitive, soprattutto la memoria e la capacità di ragionare e risolvere problemi. È una tesi sostenuta da tempo e che riemerge in uno studio realizzato dall'Institut National de la Santé et de la Recherce Médicale in collaborazione con lo University College di Londra e pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine.

Sono stati utilizzati dai ricercatori i dati dello studio Whitehall II, iniziato nel 1985 per esaminare i rapporti tra status socioeconomico e salute in un campione di ben 10.308 impiegati. Nel 1997-1999 e nel 2002-2004 sono state valute le abitudini riguardo al fumo, le capacità cognitive di 5388 partecipanti allo studio i quali sono stati anche sottoposti, in entrambe le occasioni, ad una visita medica e ad alcuni esami.

Le abilità cognitive prese in considerazione dallo studio sono state: memoria, capacità di effettuare dei ragionamenti logici, proprietà di linguaggio, fluenza verbale. Nelle valutazioni è stato tenuto conto delle variabili sociodemografiche (età, sesso, stato civile, livello di scolarizzazione e posizione socioeconomica), delle abitudini alimentari e dei comportamenti a rischio per la salute (consumo di alcol o droghe) e dello stato di salute generale dei volontari.

I risultati dello studio mostrano un'associazione tra il fumo e il rischio di problemi di memoria e di declino della capacità di formulare un ragionamento lineare e sembrano quindi confermare la tesi che fumare compromette le abilità cognitive. Emerge inoltre dalla ricerca che quanti smettono di fumare spesso cambiano completamente di stile di vita, adottando comportamenti utili per la salute che riescono in qualche modo a mitigare gli effetti negativi del fumo sul cervello. Come se smettere di fumare fosse un input a prendersi cura di sé in maniera più completa.


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Emicrania: importante curarla correttamente

>>Da: urania
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Una terapia sbagliata per chi soffre di emicrania può causare l'insorgenza di gravi problemi circolatori o gastrointestinali. Al congresso della European Neurological Society, in corso a Nizza, un gruppo di ricercatori greci ha illustrato il caso di un uomo di 40 anni, da 20 affetto da emicrania, che nel corso dei due decenni si è sottoposto a diversi trattamenti, nessuno dei quali appropriato per il particolare tipo di emicrania da cui era affetto. Il risultato è stato aver sviluppato una serie di problemi cardiocircolatori e gastrointestinali, effetti collaterali delle terapie sbagliate. Molte di queste terapie erano auto-medicazioni, altre prescrizioni non mirate. Il caso è stato usato come paradigma per dimostrare quale dovrebbe essere l'approccio corretto a questo tipo di disturbi.

"Le cefalee sono disturbi complessi; per essere correttamente diagnosticati e curati ci si dovrebbe rivolgere a centri specializzati. Spesso accade, invece, che i pazienti che sperimentano ripetutamente mal di testa si curino senza rivolgersi al medico con dei generici antinfiammatori. Talvolta i pazienti abusano di questi farmaci in maniera arbitraria", hanno dichiarato gli autori dello studio.

"Un paziente, se non è ancora sicuro della diagnosi di cefalea, prima di assumere farmaci dovrebbe puntare a evitare i fattori che la possono scatenare correggendo abitudini e alimentazione", hanno dichiarato gli esperti. Chi soffre frequentemente di mal di testa dovrebbe evitare alcuni cibi come la cioccolata, gli insaccati o i formaggi stagionati; dovrebbe evitare di bere caffè, alcolici e di fumare. Se cambiare alcune abitudini scorrette non è sufficiente a lenire il dolore e a ridurne la frequenza, allora si deve intervenire con terapie mirate che sono diverse a seconda del tipo di cefalea di cui si soffre.


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Per i viaggiatori vaccino senza ago contro "la vendetta di Montezuma"

>>Da: urania
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Alcuni ricercatori hanno annunciato sulla rivista scientifica “Lancet” che sarebbein arrivo un vaccino sperimentale a cerotto per prevenire la diarrea del viaggiatore, o maledizione di Montezuma.Il vaccino avrebbe già protetto oltre il 70% dei visitatori di Messico e Guatemala.

"Penso che sia uno degli sviluppi più eccitanti nella medicina da viaggio", ha detto il dottor Herbert DuPont dell'Università del Texas a Houston, che ha contribuito a testare il vaccino. "La gente può comprarlo e applicarlo quando fa un viaggio. E' la forma più conveniente di immunizzazione che abbia mai visto", ha spiegato DuPont in una intervista telefonica.

Il vaccino protegge contro il batterio Escherichia coli e specificamente per un ceppo conosciuto come Enterotoxigenic E. coli o Etec, che è la principale causa di diarrea nei viaggiatori di alcune zone, provocando quattro o cinque giorni di indisposizione con nausea e crampi.

Il team di Iomai, insieme al team indipendente di DuPont e a un gruppo della Johns Hopkins University di Baltimora, ha testato il cerotto in un esame di Fase II su sicurezza ed efficacia e ha lavorato sui dati di 170 adulti in viaggio in Guatemala e Messico, tra le zone più colpite dal batterio.

Durante e dopo il viaggio, il 15% dei pazienti con il vaccino ha sviluppato diarrea di vario tipo, e solo il 5% quella associata all'Etec, contro il 22% dei viaggiatori con placebo, il 10% dei quali con la diarrea Etec.

L'11% dei viaggiatori con il placebo hanno avuto diarrea grave, rispetto al 2% di quelli col cerotto.

"Sembra che prevenga oltre il 70% degli episodi di diarrea del viaggiatore moderata o grave", ha detto DuPont. "Questo vaccino è tra i migliori che abbiamo per questo tipo di malattia".


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Sbiancamenti dei denti, è boom: in Italia +30%

>>Da: urania
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Dopo gli Stati Uniti, anche in Italia sono esplose le richieste per avere un sorriso abbagliante: sbiancamenti e faccette in ceramica, che permettono anche di coprire eventuali irregolarità, sono tra le principali richieste che vengono presentate ai dentisti. Oltreoceano il fenomeno ha fatto registrare l'anno scorso una spesa di quasi un milione e mezzo di dollari.

Secondo l'American Academy of Cosmetic Dentistry (AACD), questa tendenza è in continua crescita: solamente negli ultimi dodici mesi le prestazioni dentistiche destinate a rendere più bianchi i denti sono aumentate di oltre il 12 per cento. E in Italia le percentuali sono superiori. "Rispetto all'anno scorso, le richieste di sbiancamenti sono aumentate del 30 per cento", riferisce Giovanni Bona, odontoiatra piemontese. "L'attenzione a un bel sorriso è confermata anche dal raddoppio delle richieste per le corone in ceramica integrale, che hanno dei significativi vantaggi estetici rispetto a quelle in metallo-ceramica".

Del resto, ai denti viene affidato il successo nella vita: secondo una recente indagine dell'AACD, il 92 per cento delle persone affida al sorriso l'emblema del proprio status sociale e quasi tre americani su quattro ritengono che i denti bianchi possano dare maggiori chance sul lavoro.
Per avere denti bianchi ci sono le tecniche di sbiancamento: "Con un trattamento di 15 giorni è possibile contrastare tutti quei fattori, come fumo di sigaretta, caffè e tè, che nel tempo macchiano i denti", spiega Bona. "Ma chi cerca un sorriso da star può ricorrere alle faccette in ceramica che ricreano il colore e la translucenza naturale dei denti, rendendo praticamente impossibile distinguerle dai denti naturali. Un metodo sicuro, garantito dieci anni", precisa l'odontoiatra, iscritto all'Andi (Associazione nazionale dentisti italiani).

"L'installazione è semplice. Attraverso un'impronta delle arcate dentali si prepara in laboratorio un rivestimento in ceramica integrale che, con appositi sistemi adesivi, viene semplicemente cementato sul dente precedentemente preparato. Non ultimo, l'utilizzo della ceramica integrale negli impianti dentali permette di avere un sorriso naturale, senza le linee grigie caratteristiche delle protesi in metallo-ceramica", sottolinea Bona. "Si tratta infatti di soluzioni che vengono sviluppate in laboratori all'avanguardia e si adattano in modo così perfetto da far dimenticare di averle".

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Per ossa forti 4 bicchieri di latte al dì

>>Da: urania
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Con quattro bicchieri di latte al giorno si può abbattere di ben il 72 per cento il rischio di fratture. Lo dimostra uno studio eseguito dai ricercatori dell’Università di Zurigo e presentato al Convegno Europeo di Reumatologia (Eular) a Parigi. Lo studio ha riguardato 930 uomini e donne in buona salute di età compresa fra 28 e 80 anni, che sono stati divisi in due gruppi. A quelli del primo gruppo è stato fatto bere ogni giorno per 4 anni un quantitativo di latte (quattro bicchieri, appunto) equivalente a 1200 milligrammi di calcio. Al secondo gruppo è stata somministrata una sostanza inattiva (placebo).


La ricerca: «Il 72 per cento di fratture in meno»
Al termine dei quattro anni i ricercatori hanno potuto osservare che coloro che avevano bevuto il latte (quindi avevano avuto un supplemento di calcio) avevano un rischio ridotto del 72 per cento di frattura ossea di qualsiasi tipo (nelle attività di vita quotidiana o nel corso di attività sportive). Nel corso dei quattro anni, infatti, si sono verificate in questo gruppo solo quattro casi di frattura, contro i 14 casi nel gruppo che ha ricevuto placebo.
Attenzione, però: è sufficiente smettere di bere latte e i benefici spariscono. Alla fine del trattamento con supplementazione di latte, infatti, il rischio di frattura è ritornato simile nei due gruppi.


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Digrignare i denti nel sonno? In età prescolare spia di un problema

>>Da: urania
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I bambini che digrignano i denti durante il sonno in età pre-scolare hanno più probabilità di avere problemi di relazione e apprendimento alla scuola materna. Lo sostiene uno studio presentato a SLEEP 2008, il 22esimo meeting annuale dell’Associated Professional Sleep Societies (APSS), che si sta svolgendo a Baltimora, nel Maryland.

I ricercatori della West Virginia University coordinati da Salvatory P. Insana hanno preso in esame 1956 bambini in età prescolare che secondo quanto riportato dai genitori digrignavano spesso i denti durante il sonno.

È emerso che nelle famiglie di basso livello sociale e culturale il problema è molto più diffuso (36,8 per cento dei bambini sotto i 4 anni) del normale, e che nei casi più evidenti il sintomo è spesso associato a scarsa capacità di socializzazione del bambino e scarsa capacità di apprendimento alla scuola materna.

“Non possiamo dedurre che il digrignare i denti causi problemi a scuola”, ammette Insana, “ma deve esserci qualche relazione tra le due cose che va assolutamente chiarita”. Un’ipotesi è che la qualità più scarsa del sonno porti a nervosismo, problemi comportamentali e stanchezza.


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BIMBI SICURI IN AUTO

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Campagna di sensibilizzazione che invita i genitori a proteggere correttamente i propri bambini durante i viaggi in macchina. I rischi che si corrono e gli strumenti da adottare raccontati attraverso articoli, testimonianze, leggi: http://www.bimbisicuri.it/


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ACTAPLANTARUM

>>Da: urania
Messaggio 1 della discussione
Galleria fotografica con oltre 10.000 immagini di fiori e piante accompagnate. Schede descrittive, glossario ed etimologia dei termini botanici: http://actanaturae.actafungorum.org/


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«Dubbi irrisolti su Obama»

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Analisi di Fiamma Nirenstein

Mentre Barack Obama si avvia alla battaglia contro John McCain, più di 6 milioni di ebrei americani lo studiano, valutano il suo distacco da Jeremiah Wright, il predicatore antisemita guida spirituale della sua chiesa, la Trinity united baptist church di Chicago, frugano nel suo passato chiedendosi quale sia stato il legame con l’Islam, sua religione d’origine, soppesano le sue dichiarazioni su Israele e la minaccia di annientamento dell’Iran. Obama ha ripetuto il suo «chiaro e forte impegno per Israele, il nostro più forte alleato nella regione e l’unica democrazia dell’area».

Il quotidiano New York Sun, benché di tradizione neocon, ha più volte ripetuto che si deve guardare senza pregiudizi al candidato democratico. Ma le cose si sono complicate quando Obama ha dichiarato che vorrebbe con sé due consiglieri, i senatori Dick Lugar e Chuck Hagel, che il 24 maggio 2001 negarono il loro voto alla legge contro i finanziamenti alla Libia e all’Iran, sospettati di usarli per finanziare il terrore. Gli stessi si professarono a favore delle visite di Yasser Arafat negli Usa durante l’intifada, mentre altri 87 senatori firmavano una lettera contro.

Il 22 maggio, allora, Obama è andato in visita al gruppo Bna’i Torah di Boca Raton, Florida, per rassicurare sulla sua politica estera: di fatto, ha in parte recuperato terreno descrivendo la fragilità del piccolo Israele che «giace fra la Cisgiordania e il Mediterraneo». Ma ha poi ribadito la sua posizione sull’Iran: «Otto anni di frizione non hanno reso la situazione di nessuno più sicura». E qui sta il punto.

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Non è Abramo che fissa i confini

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Un'intervista di Davide Frattini allo scrittore israeliano Meir Shalev

La doccia in giardino è stata costruita finito il libro. Lava via il desiderio di bagnarsi al tramonto e innaffia i fiori selvatici, che crescono liberi e accuditi. «Me l'ha regalata mia figlia per il compleanno» racconta Meir Shalev. «Dopo aver letto il romanzo, mi ha detto "non sapevo che la desiderassi così tanto"». È una doccia con vista: verso le colline della Galilea, il verde degli ulivi e il rosso degli anemoni. Ed è l'ultimo mattone che andava aggiunto alla casa, dove lo scrittore ormai passa più tempo che a Gerusalemme. «Sono nato da queste parti, nella valle di Yezreel. Ricordavo il villaggio, mi sono innamorato del panorama, delle vecchie pietre». Ci è tornato, come il piccione viaggiatore de Il ragazzo e la colomba, pubblicato in Italia da Frassinelli. «Preferisco il nome inglese, homing pigeon. Viaggiatore indica la funzione che noi gli diamo, mucca da latte o cane da guardia. Non è rispettoso».
Homing, casa, nostalgia. Il libro è un omaggio alla terra dove Shalev è cresciuto. Odori, sapori, colori. Il protagonista Yair è una guida turistica che non si stanca di girare, girando scopre e riscopre. «Il piccione non è un simbolo politico. Ho pensato piuttosto all'uccello biblico dell'Arca di Noè, che vola avanti e indietro fino a quando non trova un lembo asciutto sui cui posarsi». Ha pensato all'epigrafe sulla lapide di Robert Louis Stevenson, scrittore viaggiatore che alla fine ha trovato il suo lembo sull'isola di Samoa: «Tornato è il marinaio, tornato dal mare. E tornato dal colle il cacciatore».
Shalev ha sessant'anni come lo Stato d'Israele. La terra che gli manca quando va all'estero, anche solo per una settimana, non porta la «T» maiuscola. «La patria è un'idea storica e spirituale. Coloro che la amano sono inclini al sentimentalismo e all'estremismo. Io non voglio mantenere i confini dei tempi biblici, tutta "la terra dei nostri padri". Abbiamo il diritto a uno Stato ebraico qui, in questa regione, ma le frontiere devono essere definite da considerazioni pragmatiche. Dettate dal presente non dal passato, non da quello che Dio promise ad Abramo». È come se continuasse da solo una discussione cominciata quarantuno anni fa con il padre, il poeta Yitzhak Shalev. Seduti in cucina, il figlio in divisa, a casa dopo aver combattuto sulle alture del Golan, durante la guerra dei Sei giorni. «Mio padre sosteneva la destra nazionalista, i suoi versi erano messianici, esaltavano la conquista di Hebron, la tomba di Rachele.

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Il duello tra Teheran e Riad mette sotto assedio il rais siriano

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Da: Il Foglio

Il capo delle operazioni militari iraniane all’estero, Imad Mughniyeh, è stato ucciso il 12 febbraio dai servizi segreti siriani su ordine di Ashef Shawkat, cognato di Bashar el Assad. Mughniyeh aveva avvisato il rais siriano che Shawkat, alla guida di alcune centinaia di agenti dei servizi, era pronto a prendere il potere e a imprigionarlo con l’ennesimo “putsch” siriano (dal 1946 a oggi se ne contano una quindicina). Queste sono le rivelazioni riportate domenica dall’autorevole Welt on line, una delle più serie testate giornalistiche europee, non incline agli scoop, vicina a fonti ufficiali tedesche, e quindi con un elevato livello di attendibilità (con ogni probabilità riflettono un report dei servizi segreti tedeschi o francesi, oggi attentissimi alla realtà siriana). Ashef Shawkat, marito di Bushra, sorella del presidente Assad, è stato arrestato l’8 aprile scorso in quello che a prima vista appariva un golpe interno e invece sarebbe un classico controgolpe. L’unico elemento che desta qualche perplessità nella ricostruzione del giornale tedesco è il riferimento internazionale dei falliti golpisti indicato in “settori di al Qaida”. Questa è un’ipotesi remota che però può fare buon gioco alle autorità siriane per coprire i veri alleati politici di Ashef Shawkat: in prima battuta alcuni settori del regime iraniano avversi al blocco pasdaran- ayatollah oltranzisti di Mahmoud Ahmadinejad e,in seconda battuta, la corte di Riad. La “soffiata” di Mughniyeh ad Assad – che ha fatto fallire il golpe e causato la disgrazia di Shawkat – accredita il primo scenario, perché il capo di tutte le operazioni terroristiche e militari iraniane all’estero può essere venuto a conoscenza delle trame golpiste proprio dai suoi mandanti iraniani. Ma vanno registrate anche le tante voci giornalistiche arabe (ispirate dai vari servizi segreti) che nelle settimane scorse indicavano – sottovoce – nella corte saudita la vera mandante sia dell’assassinio di Mughnyieh sia del “putsch” del cognato di Assad.

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alQaeda.com: di Guido Olimpio

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Spiega come il terrorismo islamista ha trovato un megafono nella rete


Recensione di Gianni Santucci


«Questo programma è sempre valido, non sanno né da dove navighi, né chi sei...». È l'11 maggio dell'anno scorso, poco dopo le 10 di sera. Kamel e un suo amico davanti al computer. Una microspia della Digos registra la loro conversazione. «Quando sono andato sul sito di Al Qaeda... — racconta Kamel — Hanno un programma che copre chi è andato sul sito. È tradotto in arabo». L'altro risponde, fissando il monitor: «Guarda, c'è scritto: se non vuoi essere sotto controllo clicca qui».
L'inchiesta su Kamel è ancora in corso (per questo il nome è di fantasia). Intercettazioni e analisi della polizia sul suo computer descrivono l'avamposto virtuale della Jihad che l'indagato aveva creato nel soggiorno di casa. Kamel trattava 20 mila documenti a settimana: manuali di combattimento, testamenti dei martiri, forum islamisti. Guardava e riguardava i documenti, li mostrava agli amici, coinvolgeva i figli piccoli.
Era una scuola eversiva via web: allestita in una città italiana ma collegata con Bagdad, Kabul, Algeri. Nessuno, oggi, è in grado di dire quante siano e a che ritmo si moltiplichino le postazioni della jihad dentro stanze anonime in Europa, Oriente, Stati Uniti. È la trincea virtuale e inafferrabile di Al Qaeda.
La madrassa globale
All'inizio era un lavoro da corrieri. A partire dal primo messaggio di Bin Laden dopo l'attacco alle Torri: registrato su videocassetta, affidato a una staffetta di intermediari, infine consegnato ai giornalisti delle Tv satellitari arabe. È quel che succedeva appena 7 anni fa, ma sembra già preistoria.
Il neoqaedismo ha abbandonato i corrieri e si è evoluto sfruttando a pieno la Rete: mezzo «poderoso, veloce, universale e accessibile», veicolo di «connessioni virtuali che possono diventare reali». È il percorso analizzato da Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, nel libro che uscirà domani per Bur. Titolo: alQaeda.
com.
Il primo sito dell'organizzazione di Bin Laden, «Al Neda», è stato aperto negli anni Novanta. Oggi i siti della galassia islamista sono tra i 6 e i 7 mila. Esperti israeliani calcolano che ne vengano aperti 900 l'anno. Producono e rilanciano audio e video di attacchi, minacce, imboscate, scene di guerriglia, istruzioni per creare armi, celebrazioni dei martiri. L'etichetta che cura i filmati e i file audio degli esponenti più in vista, «As Sahab», è arrivata a produrre un video ogni tre giorni. La qualità è sempre più alta.
Da una lettera di Bin Laden al mullah Omar sequestrata dagli americani in Afghanistan: la battaglia si svolgerà al 90 per cento sul terreno della propaganda. Internet è il mezzo che assicura le maggiori garanzie. È un ombrello ideologico per chi metterà in pratica gli insegnamenti, pur senza contatti diretti. Un luogo di incontro per i militanti e per la ricerca di reclute. Un'università non centralizzata per l'indottrinamento. Un veicolo di «controinformazione » rispetto ai media occidentali. Un mezzo per lanciare minacce e tenere l'Occidente in una continua apprensione. Un terreno per celebrare i martiri (i libri jihadisti online sono più di 3 mila). E ancora, sul versante operativo: gli hacker islamisti rastrellano fondi con le truffe in Rete.
È in Internet che si rispecchia la nuova Al Qaeda: magmatica, polverizzata e senza gerarchie fisse. Le connessioni tra circolazione dell'ideologia e azioni sono variabili.

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Il paradiso non può attendere

>>Da: Veronica
Messaggio 6 della discussione
I bambini reclutati come terroristi suicidi
Articolo di Giulio Meotti


Non ha fatto in tempo a detonare la bomba che portava addosso. Shakirullah Yasin Ali è un ragazzino dall’aspetto fragile, timido, sottomesso, ha quattordici anni ed è stato arrestato mentre stava per portare a termine un attentato suicida contro i soldati inglesi in Afghanistan. Gli avevano detto di restare alzato durante la notte precedente e di persistere nell’invocazione alla vittoria. I versetti del Corano doveva recitarli con le mani a coppa e di sfregarli sul proprio corpo in modo che il loro potere potesse essere, letteralmente, incorporato. Poi doveva cingersi per la guerra seguendo il modello stabilito dai primi musulmani. Il quotidiano inglese The Independent gli ha dedicato la copertina. “Coloro che mi hanno educato mi dicevano che se avessi creduto in Dio avrei dovuto fare il mio dovere combattendo gli stranieri. Mi dicevano che Dio mi avrebbe protetto quando fosse stato il momento”. E’ stato un bambino-martire come Shakirullah a uccidere tre soldati inglesi domenica scorsa. “Tutto ciò che so è che i mullah mi dicevano che gli inglesi e gli americani erano nemici di Dio”. Suo padre è un contadino del villaggio di Tandola. Quando ha finito gli studi nella madrassa, i mullah hanno detto a Shakirullah che era il momento di servire Dio. “Gli dissi che volevo prima vedere mio padre e mia madre, ma non ho potuto. Il mullah Saleb mi ha detto che per essere un buon musulmano dovevo fare il mio dovere. Un uomo che chiamavano ‘il Dottore’ mi ha portato due valigie di esplosivo”. I servizi segreti pachistani dichiarano che al Qaida ha organizzato un campo di addestramento per soli bambini. “E’ come una fattoria per aspiranti suicidi di nove e dodici anni” ha detto il generale Tariq Khan. Si chiamano “Ragazzi del Paradiso” e formano la nuova cellula di al Qaida in Iraq, ne possono far parte soltanto i ragazzi che hanno meno di sedici anni. A denunciarne l’esistenza per primo è stato il capo dei “Comitati del Risveglio” di Taji, Sayd Aziz Salman, intervistato dal giornale arabo al Hayat. Settimane fa al Qaida ha realizzato e diffuso un video che, per la prima volta nella sua storia, mostra l’addestramento al jihad di bambini di età compresa tra i dieci e i dodici anni.

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Il commissario Onu sgrida l’Italia “xenofoba” ma per l’Iran antisemita solo baci

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Articolo di Giorgio Israel

In un discorso tenuto davanti al Consiglio dei diritti umani dell’ONU a Ginevra l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Louise Arbour ha denunciato il dilagare della xenofobia e dell’intolleranza in Europa a causa delle politiche di controllo dell’immigrazione, di cui sarebbero esempi la decisione del governo italiano di rendere reato l’immigrazione clandestina e gli “attacchi” contro i campi rom. Per ora l’Italia non è uno dei numerosi paesi la cui legislazione considera l’immigrazione clandestina come un reato… Ma la Arbour ha precisato che aveva parlato dell’Italia perché si trattava dell’ultimo caso in ordine di tempo. Insomma, tutta l’Europa si starebbe trasformando in un continente razzista.
Giova ricordare chi è questa signora. Nel settembre 2007 partecipò a Teheran ai lavori di una conferenza su “i diritti dell’uomo e la diversità culturale”. Con il capo coperto dal velo islamico, la Arbour ascoltò senza battere ciglio la parola d’ordine del congresso: «l’offesa ai valori religiosi è da considerare come una forma di razzismo». Inutile dire che l’intento era esplicitamente quello di mettere al bando ogni critica all’islam. Sempre in sua presenza il presidente Ahmadinejad rinnovò l’appello alla distruzione di Israele ovvero di un membro delle Nazioni Unite di cui la Arbour è “Alto” rappresentante. Il giorno seguente il regime iraniano mise a morte per impiccagione 21 oppositori tra cui alcuni minori.

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Roma sbaglia su Teheran: non è una gara per il prestigio

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Danilo Taino intervista Joschka Fischer


BERLINO — La trattativa con l'Iran non è un gioco di vanità, dice Joschka Fischer. La situazione è serissima, si tratta della crisi più grave del momento e, a suo parere, rischia di esplodere in termini militari nei prossimi mesi. Che, in questa situazione, il governo italiano ne faccia una questione di prestigio non gli pare solo sbagliato: dice che è pericoloso.
Fischer è un vero esperto di Iran: è stato ministro degli Esteri della Germania nei due governi di Gerhard Schröder, dal 1998 al 2005: la nascita della questione nucleare iraniana, la risposta della comunità internazionale e l'elezione a presidente del duro Mahmoud Ahmadinejad le ha vissute direttamente. Compresa la formazione del sestetto 5+1 (i componenti del Consiglio di Sicurezza Onu — Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia — più la Germania), di fatto formatosi nell'ottobre 2003, quando Teheran accettò di trattare sul suo programma atomico con i tre Paesi europei.
Roma chiede di entrare nel gruppo che tratta con Teheran. Il governo tedesco preferisce non cambiare la formula e blocca le ambizioni italiane. Cosa ne dice?
«Dico che non è una questione di prestigio. La crisi è molto seria e non si capisce perché, a questo punto, cinque anni dopo, si debba cambiare formula. I tre Paesi europei — la Gran Bretagna con Tony Blair, la Francia con Jacques Chirac e la Germania con Schröder — furono chiamati direttamente dall'allora presidente Mohammad Khatami. Riaprire oggi la formula 5+1 creerebbe solo divisioni, nelle quali si inserirebbe sicuramente Ahmadinejad. Se entrasse l'Italia, arriverebbe poi la Spagna, e poi la Polonia. E tutto sarebbe finito. Non è una corsa per il prestigio».
Forse Roma teme che in questo modo Berlino metta un piede nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come membro permanente.
«Posso capire la preoccupazione, ma sbaglia. Le ambizioni della Germania all'Onu non beneficeranno minimamente di questa situazione. A decidere sono altre cose. Essere ipersensibili, in questo momento, non serve, anzi è dannoso. Non capisco perché si dovrebbe aprire il sestetto all'Italia. Per quale ragione?».


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MO: esplosione Beit Lahya, Hamas ammette responsabilità

>>Da: Veronica
Messaggio 1 della discussione
GAZA - Il braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, ha oggi ammesso la propria responsabilità nella deflagrazione di un edificio avvenuta ieri a Beit Lahya (Gaza) in cui sono rimasti uccisi otto palestinesi, fra cui una bambina.

Ieri Hamas aveva imputato la esplosione ad un attaccato aereo israeliano. Oggi invece le Brigate Ezzedin al-Qassam hanno riconosciuto, con un comunicato, che essa è stata provocata accidentalmente da suoi miliziani mentre erano impegnati nella confezione di un potente ordigno.

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Il fondamentalismo a Gaza

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Da: La Stampa


Per la prima volta un gruppo armato attivo all’interno dei territori palestinesi ammette pubblicamente il proprio legame con la rete terroristica di al-Qaeda. Il gruppo in questione si chiama «Esercito islamico». Intervistato dalla Tv satellitare al-Arabiya, il suo leader, Abu Muhammad al-Maqdisi, parla dei suoi rapporti con il gruppo di Osama Bin Laden e lancia nuove minacce contro Iran e Hezbollah, accusati di voler diffondere lo sciismo nei territori palestinesi. «Il nostro gruppo è legato ad al-Qaeda solo ideologicamente - spiega - Al momento non ci sono legami dal punto di vista organizzativo. Siamo presenti a Gaza, ma anche in Cisgiordania e all’interno dei territori occupati da Israele nel 1948».

Il leader denuncia il fatto che, seppur in modo molto limitato, a Gaza si stia diffondendo lo sciismo. «L’Iran sta cercando di diffondere lo sciismo nella regione - spiega - nonostante i contrasti esistenti con gli Stati Uniti, entrambi sono nemici di Allah e vanno combattuti. Iran e Hezbollah sono miscredenti e vanno combattuti come nemici di Allah». Questa nuova formazione jihadista palestinese sarebbe composta, a suo dire, da centinaia di combattenti e opererebbe al fianco delle altre fazioni armate, avendo già compiuto diverse operazioni contro Israele.


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L’Egitto smetterà di snobbare la Siria quando Damasco rientrerà nel gregge arabo

>>Da: Veronica
Messaggio 2 della discussione
Articolo di Zvi Bar’el

L’assenza del presidente egiziano Hosni Mubarak dal summit di martedì dei paesi arabi mediterranei, organizzato dalla Libia, non dovrebbe costituire una sorpresa. E’ semplicemente la continuazione del boicottaggio condotto da Mubarak e dal re saudita Abdullah contro il presidente siriano Bashar Assad, che ha partecipato all’incontro.
Le ragioni dell’affronto sono: l’opposizione di Assad alla costituzione di un tribunale internazionale per indagare sull’assassinio, nel 2005, del primo ministro libanese Rafik Hariri; gli ostacoli che Damasco ha posto sulla via di una soluzione alla crisi politica che ha stretto il Libano nell’ultimo anno e mezzo; e il discorso di Assad nel 2006 dopo la seconda guerra del Libano, in cui chiamava i leader arabi ‘mezzi uomini’ dopo che avevano criticato Hezbollah per la sua condotta durante la guerra con Israele.
La posizione di Assad nella lista nera saudita-egiziana è stata evidenziata dal rifiuto dei due capi di stato a partecipare ad un summit arabo a Damasco in marzo.
Ma i segnali suggeriscono che il boicottaggio probabilmente avrà fine nel prossimo futuro. L’Egitto condiziona la riconciliazione con la Siria alla riconciliazione di Damasco con l’Arabia Saudita, una condizione condivisa con il sovrano del Qatar, Hamad Bin Khalifa Al-Thani.


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Alle origini del terrorismo islamico

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

In due libri, una realtà che non tutti ammetteranno
di Anna Bono

L'idea diffusa dopo l'11 settembre 2001, anche in ambienti accademici e scientifici, è che il terrorismo islamico esiste e riesce a reclutare così tanti kamikaze perché l'Occidente avido e arrogante ha ridotto in povertà il resto del mondo e ne disprezza i valori. Umiliati e privati di un futuro, i reietti del pianeta si ribellano e, a costo di morire, colpiscono al cuore il sistema economico mondiale imposto dall'Occidente che li sfrutta. Ma in realtà il terrorismo islamico e i suoi kamikaze finora hanno inflitto i danni e le perdite maggiori a paesi e comunità islamiche: prima fra tutte l'Algeria, che dagli anni '90 non conosce tregua. Gli ultimi attentati, probabilmente compiuti da «Al Qaeda nel Maghreb Islamico», l'ex Gspc, Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, risalgono allo scorso fine settimana durante il quale sei militari sono morti a Cap Djinet, a est di Algeri, e 13 persone hanno perso la vita a Beni Amrane, dove a essere colpito è stato il cantiere di una ditta francese impegnata nella manutenzione di una linea ferroviaria. Sempre in Africa, uno dei paesi più minacciati dal fondamentalismo è il Marocco, soprattutto da quando la casa reale e il governo hanno intrapreso delle iniziative volte a promuovere concretamente i diritti umani e a eliminare almeno in parte le discriminazioni e le violenze istituzionalizzate inflitte alle donne in nome di Allah.

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Informagiovani, l'Italia si allinea all'Europa

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Andrea Camaiora

Si è svolto al Palazzo delle Stelline di Milano, nelle giornate del 28 e 29 maggio, il convegno per la presentazione del progetto nazionale Informagiovani. L'evento ha segnato l'avvio di un percorso il cui obiettivo principale è creare una rete omogenea capace di mettere in contatto ed elevare ad uno standard di qualità i 1.219 sportelli Informagiovani locali, che già oggi assistono 8 milioni di utenti. L'intervento più carico di contenuti è stato quello del presidente del Coordinamento nazionale degli Informagiovani, Roberto Pella, che ha presentato gli obiettivi specifici e il piano d'azione che in tre anni porterà alla realizzazione di una struttura in grado di comunicare ai giovani in modo organico e completo su tutto il territorio nazionale, ovvero il requisito fondamentale per entrare a far parte dell'agenzia internazionale Eriyca, che da oltre quindici anni si occupa a livello europeo di informazione e consulenza dei giovani. L'Agenzia europea di informazione e consulenza per i giovani (Eriyca) è stata fondata nel 1986, a seguito alla prima assemblea dei centri Informagiovani avvenuta nel 1985. Eriyca si è così pian piano arricchita della partecipazione dei servizi nazionali di informazione per i giovani. Tra gli obiettivi dell'agenzia c'è da sempre quello di sviluppare, supportare e promuovere l'informazione generalista per i giovani e praticarla a ogni livello.

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L'ultimo viaggio di Bush in Europa

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Erik Marangoni

Insolitamente in anticipo rispetto al previsto (il suo mandato scadrà infatti a gennaio 2009), il presidente americano George W. Bush ha effettuato il suo tour di «addio» in Europa. Il viaggio ha toccato le capitali dei principali paesi europei, Italia in testa, dove lo ha atteso un governo finalmente amico dopo gli anni dell'anti-americanismo del governo Prodi. George Bush ha cercato di dialogare con gli interlocutori europei sui principali temi all'ordine del giorno, anche se, come ha più volte dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Hadley, nel corso degli incontri non sono state prese decisioni di particolare importanza. A tenere banco nei vertici con i leader europei è stato il bando all'importazione di carne di pollo americana da parte dell'Unione Europea, che tante perdite ha causato alle aziende d'Oltreoceano. Per gli altri temi di maggiore importanza, se ne riparlerà una volta eletto il nuovo presidente, anche se Bush ha cercato comunque di affrontarli per ottenere un accordo di massima.

La questione dell'atomica iraniana, per esempio, è stata toccata in alcuni passaggi del discorso di Bush in Slovenia. Pur condannando i progetti di arricchimento dell'uranio da parte del regime degli ayatollah, il presidente americano ha comunque escluso un intervento unilaterale in Iran, auspicando piuttosto un accordo con gli alleati europei per mettere pressione su Teheran. Ciò vale come sostegno indiretto alla missione europea che porterà nei prossimi giorni Javier Solana in Iran per cercare di risolvere la questione nucleare attraverso una serie di offerte di natura economica. Tuttavia, Stati Uniti e Unione Europea non rinunciano a utilizzare l'arma delle sanzioni economiche per scoraggiare il proliferare dell'arma atomica. Nel caso in cui Teheran decidesse di non sospendere i programmi di arricchimento dell'uranio, nuove misure potrebbero essere adottate, con effetti immediati anche sul sistema finanziario, attraverso sanzioni mirate contro le principali banche del paese. In ogni caso - questa la vera novità nel discorso di Bush - gli Stati Uniti non possono pensare di risolvere da soli un eventuale conflitto con l'Iran.

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Dove sono finiti i partiti?

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Gabriele Cazzulini

In soli due mesi dalle elezioni la politica italiana si è emancipata dal peso dai partiti. E' una rivoluzione che passa inosservata perché la pressione dei partiti sulla vita pubblica era talmente opprimente che adesso sembra volatilizzato persino il loro ricordo. Eppure l'anno scorso il governo era lacerato da conflitti tremendi. Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Ds, Margherita, Udeur erano i nomi che occupavano stabilmente i titoli dei giornali. La cronaca parlamentare era costretta a inseguire presidenti, segretari, coordinatori, funzionari e qualunque esponente di partito il cui semplice movimento delle labbra poteva produrre disastri sul governo. Il dibattito politico era scritto sulla falsariga di un romanzo giallo dove le indagini cercavano il colpevole prima ancora che commettesse un delitto ormai dato per certo - l'assassinio di Prodi.

Adesso quella che fino a poco tempo fa era una lussureggiante vegetazione di ulivi, querce, margherite e cespugli è stata disboscata. Le sigle dei partiti sono diventate targhe commemorative ai recenti disastri politici dell'Italia. Oggi la destra e la sinistra hanno superato, in modi differenti, la fine dei partiti. La destra si è emancipata dal senso di inferiorità organizzativa rispetto alla sinistra puntando sulla credibilità e il prestigio dei suoi leader.

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L'Anm contro la divisione dei poteri

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Aldo Vitale

Non occorre certo essere medici per comprendere, il più delle volte, quando una persona cara, un amico, un parente sia afflitto da un qualche malessere di carattere fisico o psichico, così come evidentemente non occorre, nonostante la gravità della «patologia», essere degli impettiti docenti di diritto costituzionale per comprendere che in Italia, ahinoi, sembra ormai più che radicato il cancro dello scavalcamento dei poteri, a tutto danno dell'integrità, della sanità e della robustezza della costituzione dello Stato di diritto.

Occorre prima di tutto lasciare fermi due punti: in primo luogo la necessità, senza dubbio impellente ed oramai improcrastinabile, di porre un argine tanto al fenomeno dell'immigrazione selvaggia quanto a quello dell'aumento della delinquenza che di quell'incontrollabile fenomeno è il più sintomatico effetto. In secondo luogo i dubbi che, pur senza pregiudizi ideologici, sembra comunque suscitare la preventivata figura autonoma del reato di clandestinità - dubbi peraltro legittimi, che nascono dalla circostanza non trascurabile per cui in uno autentico Stato di diritto si può essere puniti sono per ciò che si fa, e non per ciò che si è o si possiede, poiché la via seguita in questa seconda non augurabile opzione conduce volenti o nolenti ai lager nazionalsocialisti o ai gulag comunisti.

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L'Irlanda boccia il piano B e l'Europa si ferma

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Francesca Traldi

Dopo la bocciatura di Francia e Olanda della Europa hard, la tigre di smeraldo, l'unica ad esprimersi con un referendum popolare, boccia quella light. Il no, che ha vinto in 27 contee su 43, ha fatto venir meno l'unanimità, impedendo così al documento di non entrare in vigore, nonostante gli altri 26 Paesi dell'Unione europea l'avessero approvato o si apprestassero a farlo. Se in no viene poi da Dublino, un Paese che grazie all'Unione Europea è passato dagli ultimi ai primi posti delle economie europee, ci si deve interrogare a quale «modello di Europa» si è detto no.

La campagna elettorale del no in Irlanda non si può infatti interpretare come un no contro l'Europa in generale, ma come una critica radicale alle politiche oggi in corso. Occorrono quindi nuovi contenuti e nuove formule e una grande dose di coraggio per superare questa fase di affanno. Mai prima d'ora l'Unione europea è stata così debole. Se nel 2005 poteva ancora sperare di rialzarsi grazie ad un cosiddetto piano b, oggi che anche il Trattato di Lisbona, alias il piano b, è naufragato è costretta a ripartire da zero. Difficile dire se troverà gli anticorpi per reagire a questa crisi che la riporta indietro nel tempo. Il trattato di Lisbona era infatti il risultato di 7 anni di dibattiti sulle riforme delle istituzioni europee, dopo Nizza e il trattato costituzionale bocciato da Olanda e Francia. «Io non so cosa altro possiamo ancora riformare - dice, scuotendo il capo, l'euro deputato della socialdemocrazia tedesca, Jo Leinen - il trattato di Lisbona arriva dopo i compromessi dei compromessi - L'Europa sta giocando tutte le sue carte, dopo il trattato di Nizza, quello bocciato da Olanda e Francia e ora l'Europa di Lisbona. Ce lo dica l'Irlanda da dove si deve ripartire».

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Europa senza popolo

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Stefano Magni

L'Irlanda non ha ratificato il Trattato di Lisbona. I no hanno superato i sì con una percentuale del 53,3% contro il 46,7%. Per la terza volta (su tre) un testo costituzionale che viene sottoposto a referendum popolare in un paese membro dell'Ue viene bocciato. Nel 2005 i referendum di Francia e Olanda seppellirono la Costituzione europea. A tre anni di distanza, l'elettorato irlandese (l'unico chiamato alle urne per la ratifica) boccia il suo diretto discendente, il Trattato di Lisbona, simile in tutto e per tutto alla vecchia Costituzione, anche se un po' annacquato nella forma più che nella sostanza. Insomma: il progetto costituzionale non piace. E la cosa è presa con costernazione da chi quel Trattato l'ha sempre sostenuto. Romano Prodi, presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004, si dice «molto addolorato per l'esito del referendum irlandese, anche perché questo viene da un popolo che più di ogni altro ha goduto i vantaggi della sua appartenenza all'Unione Europea e ha avuto tassi di sviluppo elevatissimi e aiuti economici che non hanno confronti in situazioni analoghe». Eppure il fronte del no ha vinto anche grazie allo slogan del movimento Libertas di Declan Ganley: «Il Trattato di Lisbona fa male agli affari». Questi spiegava all'elettorato che la ratifica del Trattato avrebbe messo in serio pericolo sia la competitività fiscale irlandese, sia la sua rappresentanza politica in sede europea, visto che col sistema di voto per popolazione il suo peso si sarebbe dimezzato. Se i ceti medi si sono astenuti, il proletariato urbano di Dublino ha voltato le spalle all'Ue. Basti vedere che il no ha ottenuto le percentuali più alte soprattutto nei quartieri operai della capitale. I ceti meno abbienti temono la perdita di posti di lavoro.

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Tutti gli equivoci irlandesi

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Gli “euro-entusiasti” hanno paura di un referendum popolare più delle scelte dei parlamenti.
Per ratificare un Trattato che non suscita affatto entusiasmo

di Giorgio Bastiani


All’alba del 12 giugno 2008, il nuovo Trattato di Lisbona era stato appena ratificato da 18 Paesi membri. Ora si attende ancora l’esito del referendum in Irlanda, i cui risultati definitivi saranno pubblicati entro questo pomeriggio. La prima curiosità di questa attesa è che il referendum irlandese (l’unico Paese che fa votare la ratifica alla sua popolazione) fa più paura rispetto alla decisione di governi e parlamenti degli altri Stati membri. Curioso, in questo senso, il commento che prevale in tutte le analisi: “Perché, per temi di così grande portata, si decide di far votare il popolo con un referendum? Non sarebbe stato più facile una ratifica attraverso l’approvazione parlamentare?”. Questa domanda viene posta da chiunque abbia paura di una vittoria del “no”, soprattutto dopo un sondaggio pubblicato lo scorso 9 giugno che dava vincente il partito anti-europeista. Come se un popolo fosse automaticamente più “inaffidabile” rispetto ai suoi rappresentanti democraticamente eletti. Eppure i politici, a volte, si dimostrano molto più inclini a cambiare idea.


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Parigi - Soldi a Kabul per la vittoria del mondo libero

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Maria Fornaroli


Hamid Karzai, presidente afgano, ha portato a casa un gran bel bottino dalla Conferenza dei donatori che si è riunita ieri a Parigi. L’Italia fornirà all’Afghanistan un contributo di 50 milioni di euro all’anno sino al 2011. La Germania 24 milioni fino al 2010. L’Arabia Saudita 30 milioni, più un prestito di 118 milioni e l’annullamento del debito contratto da Kabul. La Spagna 150 milioni sino al 2010 e il ministro degli Esteri Moratinos ha dichiarato di voler lanciare un “piano Marshall” per lo sviluppo dell’agricoltura afgana assieme a Polonia ed Emirati Arabi Uniti. La Francia di Sarkozy raddoppia gli aiuti portandoli a 107 milioni di euro per il biennio 2008-2010. Il presidente francese, che ha ospitato la conferenza internazionale, motiva così la decisione di aumentare il sostegno economico: “La vittoria del governo afgano sarà la vittoria del mondo libero che rispetta la dignità delle donne e degli uomini . E’ in ballo il futuro di un Islam di pace, un Islam di tolleranza.


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La primavera triste degli istituti bancari

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

NELL’ULTIMO MESE I COLOSSI MONDIALI HANNO “BRUCIATO” IL 30% DEL VALORE

di Maria Laura Zuccheri


La banca americana Merrill Lynch ha annunciato nella notte tra mercoledì e giovedì che sta valutando di vendere la quota detenuta nel network televisivo Bloomberg per raccogliere capitali freschi. Solo pochi giorni fa un altro gigante del credito a stelle e strisce, Lehman Brothers, ha dato l’ok a un maxi aumento di capitale di 6 miliardi di dollari e ha venduto asset per 130 miliardi. Inoltre, da lunedì prossimo, la divisione italiana di Macquarie Bank ha bloccato l’erogazione di nuovi mutui a seguito dell’aumento dei costi di raccolta fondi, conseguenti al deterioramento del mercato internazionale del credito. E tutto questo accade mentre solo nell’ultimo mese i primi dieci istituto di credito al mondo per capitalizzazione fra Stati Uniti ed Europa hanno bruciato, in media, il 30% del valore borsistico. Il flusso di notizie che arriva quasi quotidianamente dal fronte bancario indica, quindi, che la crisi dei mutui subprime (ad alto rischio), scoppiata lo scorso agosto negli Stati Uniti e poi dilagata in Europa e Asia, non è ancora finita.

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Opere pubbliche utili nei tempi giusti? Si possono fare

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Cristiano Bosco


Buone notizie: le opere pubbliche possono essere svolte a regola d’arte e nei tempi previsti, in Liguria. Eppure viviamo in un Paese dove il ritardo è istituzionalizzato e lo spreco di fondi pubblici è pratica comune. In controtendenza rispetto alla ormai arcinota tradizione di lavori iniziati e mai portati a termine, di milioni di euro sprecati in cantieri inaugurati innumerevoli volte, o di gargantuesche opere pubbliche dalla dubbia se non nulla utilità, vi sono tre importanti interventi in altrettante città del Ponente ligure, conclusi recentemente, nel pieno rispetto dei tempi stabiliti dall’Unione Europea, finanziati da fondi comunitari previsti dal programma regionale Obiettivo 2 (2000-2006). A Cairo Montenotte, in Val Bormida, il comune dell’entroterra più popolato in Liguria, è avvenuto il recupero dell’edificio che ospitava le scuole Medie, ora trasformato in centro culturale polivalente, comprensivo di biblioteca comunale e teatro-auditorium capace di ospitare fino a 360 posti.


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Gli ambientalisti tutelano il pubblico o il degrado?

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

A Colonia Fara, Chiavari, il mini grattacielo di 10 piani è in stato di abbandono

di Paolo Della Sala


La storia della Colonia Fara, a Chiavari, dimostra che il “pubblico” non solo non salva i “beni architettonici” ma spesso li riduce a macerie. Parliamo di un edificio di grande pregio, un mini grattacielo di dieci piani, attraversato da un corpo orizzontale, costruito in soli quattro mesi nel 1935, per ospitare le colonie marine dei Balilla. E’ stato vincolato dalla Sovrintendenza, limitatamente alla parte esterna. L’opera fu realizzata dall’architetto Camillo Nardi Greco, passato dal Déco eclettico al razionalismo. Dopo essere stata utilizzata alla fine della guerra per ospitare i profughi istriani, la Fara è andata degradando. Allo stato attuale è in sfacelo, con gli intonaci lato mare in fase di distacco e l’armatura corrosa. Ieri si è svolta una conferenza stampa del sindaco Agostino, il quale ha deciso di recuperare la parte orizzontale destinandola a spazi culturali ed espositivi, mentre il corpo verticale sarà destinato ad abitazioni private. Il tutto per 12 milioni di euro. Il sindaco è un imprenditore decisionista, che ha saputo “ripulire” la città nonostante l’opposizione diessina e il sonno di una parte del centrodestra. Dopo un deludente interludio di sinistra, è tornato alla guida della città con un vasto consenso popolare.


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Pescara - Ricorso al Tar contro l’esito delle elezioni comunali

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Il Pdl di Pescara ancora in marcia per l’annullamento del responso delle urne

PESCARA - Il Popolo della Libertà di Pescara, continua la sua marcia verso l’annullamento dell’esito delle ultime elezioni comunali. L’eco dei tamburi battenti, conduce anche una richiesta di ritorno alle urne. Questa la sintesi di quanto richiesto sottoforma di documenti al Comune di Pescara, sottoforma del ricorso depositato martedì 10 giugno, presso il Tribunale amministrativo Regionale. Una contestazione firmata dal candidato sindaco Luigi Albore Mascia e dal candidato al Consiglio comunale Armando Foschi (non eletto), curata dai legali Claudio Di Tonno e Fabrizio Rulli. Quest’ultimo, lo stesso legale che ha patrocinato il ricorso al Tar del centrodestra contro l’appalto delle aree di risulta. Una summa di movimenti legali quelli riferiti alle trascorse elezioni pescaresi, riassunta ed illustrata nella mattinata di mercoledì 11, durante una conferenza stampa tenutasi in Comune, presso il Gruppo consiliare del Pdl. Oltre ai già citati, erano presenti tutti i consiglieri comunali ed alcuni consiglieri circoscrizionali del Pdl, con l’aggiunta dei consiglieri comunali Gianni Teodoro e Massimiliano Pignoli (Lista Teodoro).

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Straordinari dimezzati per gli agenti qualificati

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Dimitri Buffa


Mentre si tagliano i fondi per gli agenti di polizia che si occupano di terrorismo, come contraltare si allarga la casistica dei reati per cui è previsto l’uso delle intercettazioni. Tetto di dieci anni per includere nella casistica anche i reati di corruzione e concussione e rientra la frattura nella maggioranza: “L’accordo c’è”, assicurano Roberto Maroni e Roberto Calderoli, dopo il vertice a Palazzo Grazioli. Inoltre non sarà elevata a cinque anni la pena prevista per i giornalisti che pubblicheranno le intercettazioni telefoniche. Il limite rimarrà, infatti, a non più di un anno, come previsto dal disegno di legge Prodi-Mastella approvato dalla Camera lo scorso anno quasi all’unanimità. Secondo l’ultima bozza del ddl, i giudici - tre - potranno concedere le intercettazioni in presenza di indagini per reati la cui pena può raggiungere i dieci anni o comunque per quei reati di particolare e grave allarme sociale per i quali l’articolo 407 del codice di procedura penale prevede l’allungamento dei tempi delle indagini preliminari fino a 2 anni. Uniche eccezioni il reato di molestia per telefono, che era già stato inserito nell’elenco, anche la pena massima prevista è di sei mesi, e quello di corruzione, che non supera gli otto anni. Rientreranno anche quasi tutti i reati previsti per le violenze sessuali, anche quelle su minori. Quanto alle responsabilità dei magistrati e dei pubblici ufficiali per la violazione del segreto sulle indagini e sul contenuto delle intercettazioni, il nuovo ddl ricalca in buona parte quello del 2005 presentato dall’ex Guardasigilli Roberto Castelli


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Per un “ingiusto profitto” si annacqua il decreto sicurezza

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

In questo modo si dà troppo potere ai giudici e si finisce per non punire chi affitta le case agli irregolari

di Francesco Blasilli


Troppo impegnati nella disputa sull’introduzione o meno del reato di immigrazione clandestina – sulla cui reale applicabilità rimangono molti dubbi, tant’è che gli stessi fautori la vogliono giusto a mo’ di “spaventapasseri” - si rischiano di perdere di vista le misure più funzionali del decreto Maroni. Il provvedimento, dopo il passaggio in commissione e al Senato, martedì tornerà a palazzo Madama, ma a causa del suo iter parlamentare, rischia di non avere più una delle sue peculiarità più interessanti. Al momento, infatti, è stata riformulata la parte che inizialmente prevedeva il carcere e il sequestro dell’immobile per chi affitta casa agli immigrati irregolari; adesso confisca e pena detentiva (fino ad un massimo di tre anni) scattano solo quando si realizza un “ingiusto profitto”. Un concetto, quello dell’ingiusto profitto, che rischia di annacquare il provvedimento, perché “la situazione è complicata da questa determinazione – conferma il deputato leghista Giacomo Stucchi – visto che la norma dovrebbe essere, al contrario, semplice, chiara e di immediata applicazione”. Al contrario, di fronte a “concetti fumosi” che sono “soggetti ad interpretazioni”, non si può avere la “garanzia necessaria di ottenere quello che si vuole”.

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Export italiano - I prodotti petroliferi sono d’oro per le due isole

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Emilia Rettura


Le isole italiane hanno trovato l’oro. Sardegna e Sicilia sono le principali protagoniste del nostro mercato fuori confine. E il lato interessante è che sono riuscite ad accaparrarsi il primato non grazie all’eccellenza nella qualità del cibo, ma con la maestria nel saper imporre all’estero i loro prodotti petroliferi raffinati, il comparto per il quale, a quanto dimostrano gli ultimi dati dell’Istat, l’Italia è più apprezzata dai compratori esterni. Ed è anche il settore che ha trainato la crescita del 5,4% per le nostre esportazioni nel primo trimestre di questo anno, rispetto allo stesso periodo del 2007. Un dato che era stato già chiamato in causa per giustificare lo sviluppo più generale del nostro Paese in questo 2008 e che ora si delinea in tutti i suoi contorni.


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Dl o Ddl - La giustizia senza refuso

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Arturo Diaconale


Refuso o non refuso? Per la stampa italiana questo è stato il problema. Se fosse mai possibile che gli uffici tecnici di Palazzo Chigi potessero aver scambiato il decreto legge per un disegno di legge. Oppure se la precisazione venuta da Silvio Berlusconi fosse il tentativo di nascondere una gaffe istituzionale provocata dall’intenzione di varare al più presto un provvedimento di legge destinato a bloccare chissà quale processo. Per molti giornali il dilemma è ancora aperto. Anche perché chi, come Antonio Di Pietro, cercava di individuare il processo che preoccupava il Cavaliere e che andava stoppato dal decreto legge, non è riuscito a trovare alcunché. E chi pensava che in tanto trambusto, dalla visita di Bush all’emergenza rifiuti napoletani, l’ipotesi del refuso non fosse così tanto peregrina, si è reso conto che avallare la tesi del caso provocato dalla confusione avrebbe attribuito al governo un marchio di pressapochismo forse addirittura più dannoso della solita accusa di usare le leggi per interessi personali.

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Tortora e la peggiore giustizia

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione
di Davide Giacalone

17 giugno 1983. Non s’era ancora fatto giorno quando, venticinque anni fa, entrarono nella sua camera d’albergo ed arrestarono Enzo Tortora. Da allora ad oggi il buio s’è fatto più pesto, la giustizia si chiama ancora tale, ma a dispetto di quel che è. Il numero di quanti, innocenti, finiscono nel tritacarne è aumentato. L’incapacità di punire i colpevoli è, oramai, cronica. Eppure, in tanti, fanno ancora spallucce. Sì, è un problema serio, ma non li riguarda, non li tocca. Certe cose, si sa, succedono solo agli altri. E se succedono, in fondo in fondo, una ragione c’è. Non vi pare? Non è lo schifo della giustizia italiana, ma tale immondo atteggiamento che mi fa credere la storia di Tortora sia stata inutile, non sia valsa a far capire. A far imbufalire. In tanti, del resto, credono di conoscerla, ma se prenderanno in mano il libro di Vittorio Pezzuto, “Applausi e sputi” (Sperling & Kupfer), misureranno quanto, invece, c’è ancora da sapere.
17 settembre 1985. Il processo scivola veloce, con una conclusione scritta nel suo inizio: Tortora è condannato a dieci anni di reclusione. Colpevole, quindi, d’aver vissuto con camorra e cocaina. Pezzuto ci consente di rivivere quel dibattimento, di ripassare quelle udienze. Fatelo, fatevi venire l’orticaria e la nausea. Ma non fatevele passare, non crediate che poi si sia rimediato, perché quei magistrati e quei giudici hanno fatto carriera. Quello che amministrarono non fu un verdetto sbagliato, che può capitare, ma un processo sbagliato, che non deve capitare. Ne hanno organizzati altri, altri ne organizzano. La loro bussola furono i pentiti, a loro volta guidati da quanti li amministravano. Furono in pochi a non volere dipendere dai pentiti, fra questi Giovanni Falcone, isolato, diffamato, additato in televisione quale colluso con la mafia, infine fatto saltare in aria.


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Prevenire le morti bianche non è solo questione di regole

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Alessio Maniscalco

Sei operai morti a Mineo, una comunità di circa 5000 anime nel Catanese. L’ipotesi più verosimile è che causa del decesso sia stata l’esalazione di sostanze tossiche nella vasca del depuratore del Comune, ma si attende l’esito dell’autopsia.

Salvatore Tumino, Salvatore Smecca, Giuseppe Palumbo, Giuseppe Zaccaria, Salvatore Pulici e Natale Giovanni Sofia sono morti abbracciati, probabilmente nel tentativo di salvarsi la vita a vicenda. Ancora un’altra tragedia che si consuma nei luoghi di lavoro e nella medesima giornata non è un caso isolato: si sono infatti registrate altre quattro morti sul lavoro a Modena, Alessandria, Nuoro ed Imperia.

Un dramma sconcertante, di fronte al quale non può essere spesa alcuna parola se non di cordoglio e compassione per le famiglie delle vittime. In un Paese come il nostro, condizionato da una idea robusta di sicurezza sociale sviluppatasi nel secondo dopoguerra, che conferisce centralità alla persona umana, è sconfortante ammettere che si può ancora morire di lavoro.

Solo tre mesi fa piangevamo le cinque vittime della Truck Center di Molfetta e senz’altro non scorderemo mai la strage della ThyssenKrupp.

Bisogna innanzitutto stare attenti a non commettere il grave errore di abituarsi a questi tragici accadimenti e di giungere perfino alla terribile conclusione che essi rientrino “nell’alea normale” del rapporto di lavoro. Ma per evitare che ciò accada di nuovo e, in ogni caso, per ridurre drasticamente il rischio di ulteriori morti bianche, è indispensabile individuare il baricentro della questione, diffidando dai soliti, fuorvianti, feticci ideologici.

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Jun 17, 2008, 6:45:35 AM6/17/08
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Malta, affonda carretta di clandestini

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Sei dispersi, fra cui alcuni bambini. E a Lampedusa sbarcano 400 immigrati

Un barcone carico di clandestini si è spezzato scontrandosi contro le gabbie per la pesca dei tonni a 50 chilometri a sud di Malta. Sei immigrati sono dispersi e tra loro ci sono dei bambini. I ventotto somali sopravvissuti sono stati trovati aggrappati alle gabbie al largo dell’isola dall’equipaggio di una motovedetta della marina maltese. L’allarme era stato lanciato dai marinai di un peschereccio. Il mare nella zona è molto agitato. Una motovedetta ed un elicottero della marina maltese sono sullo specchio d’acqua e cercano altri naufraghi. È la terza volta in una settimana che gruppi di immigrati hanno trovato salvezza aggrappandosi alle gabbie dei tonni nel Mediterraneo.

Ieri a Lampedusa, su sette diverse imbarcazioni fermate da unità navali della Finanza e della Guardia costiera a largo di Lampedusa, sono arrivati 404 clandestini.
E il vicesindaco Angela Maraventano ha messo in scena una protesta densa di provocazione: «Voglio trovare un passaggio per Tripoli». La senatrice della Lega Nord ha deciso di sbarcare sulle coste nordafricane. «Ho chiesto ai comandanti delle motovedette della Capitaneria e della Guardia di Finanza - spiega - di accompagnarmi in Libia, ma si sono rifiutati. Adesso mi sto rivolgendo ai pescatori, sono sicura che qualcuno mi aiuterà».

>>Da: Nando179764
Messaggio 2 della discussione
Immigrati, affonda barcone:
40 i morti, 100 i dispersi
17:34 CRONACHE Era partito dalla Libia: si è capovolto in mare il 7 giugno. Lo ha reso noto un funzionario egiziano. Al largo di Malta trovati altri 26 clandestini aggrappati alle gabbie dei tonni

>>Da: Ada
Messaggio 3 della discussione
Poveretti.

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Amministrative: in Sicilia affluenza in calo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Oggi si chiudono i seggi in 8 province e 147 comuni

Ieri in Sicilia la colonnina del mercurio ha toccato i 30 gradi. Una bella domenica da passare in spiaggia. Questo devono aver pensato molti isolani dimenticandosi della tornata elettorale: le presenze al seggio sono in calo deciso rispetto alle amministrative di cinque anni fa. Globalmente l’affluenza alle urne per le elezioni provinciali, rilevata alle 22 di ieri, è stata del 38.06%, contro il 48.39% delle precedenti consultazioni (-10.33%). Al voto otto province su nove, la sola esclusa è Ragusa. Va detto però che in ben tre comuni del Ragusano gli elettori si recano ai seggi. Insomma 147 comuni, di cui tre capoluoghi per un totale di quasi quattro milioni e mezzo di elettori. Il calo, secondo i primi dati trasmessi dalle Prefetture alla Regione Sicilia, si registra in tutte e otto le Province siciliane interessate da questa tornata elettorale. Alle 22, in particolare, per la Provincia di Agrigento ha votato il 36.07% degli elettori contro il 46.61% di cinque anni fa (-10.54%); a Caltanissetta il 33.62% contro il 43.57% (-9.94%); a Catania il 43.91% contro il 50.62% (-6.71%); a Enna il 40.36% contro il 46.88% (-6.52%); a Messina il 47.74% contro il 54.37% (-6.63%); a Palermo il 27.76% contro il 45.32% (-17.55%); a Siracusa il 42.61% contro il 49.81% (-7.20%); a Trapani il 38.24% contro il 47.55% (-9.31%). Oggi i seggi sono aperti sino alle 15.

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De Michelis: «Vi svelo i segreti dei miei ex pupilli Brunetta e Sacconi»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

«Se li conosco bene? Ahhhhg!... Berlusconi mi ha scippato la corrente!». Ride e sospira, Gianni De Michelis, parlando dei suoi due pupilli, oggi leader di prima fila nel Popolo della libertà. L’ex ministro degli Esteri del pentapartito (e leader del nuovo Psi), ha corso le ultime elezioni sotto le insegne del rinato Garofano (senza quorum). E guarda con affetto (ma anche con una punta di malinconia) a Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, i due ministri che erano fior fiore della sua squadra.
Che fa, De Michelis, si arrabbia con il Cavaliere?
«Noooo! Guardi, non sono possessivo, è motivo di orgoglio per me, che le intelligenze di Renato e Maurizio siano valorizzate al governo».
Li considera davvero sue «creature» politiche?
«Che vuole che le dica? Per me, loro sono carne della mia carne: vent’anni di battaglie insieme, spesso contro tutto e tutti. Se lei mi chiede un episodio di vita comune non so risponderle. Dovrei dire tutti».
Li portava anche nelle sue serate in discoteca?
«Ah, ah, ah... Lei non conosce bene Maurizio, allora. È molto austero, molto serioso. La pista è l’unico spazio che non abbiamo condiviso in un quarto di secolo».
Brunetta sì, invece?
«Renato è più mondano. Ma anche con lui, la consonanza è politico-intellettuale. Molti non sanno che nell’83 fu lui, con il povero Tarantelli, l’estensore materiale del decreto sulla scala mobile. Era il mio capo segreteria, allora!».
Dove ha pescato Sacconi?
«Correva l’anno 1972. Era proprio un ragazzino».
La datazione è certa?
«Facile, è l’anno delle Politiche in cui misi per la prima volta il naso fuori da Venezia. Non fui eletto per 200 voti, arrivai terzo. Ma in quel giro del Veneto, trovai persone straordinarie come Maurizio».
Era lombardiano come lei, la sinistra del partito?
(Ride). «Peggio!».


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Cioè?
«Bertoldiano. Nel senso dell’ex ministro del lavoro Bertoldi, uno della sinistra “carrista” che non era andato nel Psiup. Se ci pensa, Maurizio ora è al suo posto, eh, eh».
Lei contò, nella sua iniziazione politica?
«Eccome! Allora la sua principale attività era il tennis».
Che fa, lo sminuisce?
«Mica per hobby! Sul campo aveva dei numeri: si guadagnava da vivere, era incerto se fare il maestro o competere per la Davis... Eh, eh».
L’ha strappato lei alle racchette, insomma.
«È finito in politica perché aveva un grande talento».
Diventa deputato giovanissimo, nel 1979...
«Sì, allora era ancora il tempo delle preferenze. Eravamo in doppietta: De Michelis-Sacconi, uno io, e - credo - il 13 lui».
Brunetta invece no.
«Non ne parliamo. Per anni Renato mi ha rimproverato questa cosa, di non essere riuscito a farlo eleggere».
Cosa le diceva?
«“Ma Gianni!, non hai capito che il migliore sono io?”».
E lei non lo aveva capito?
«Non sempre i migliori in politica ce la fanno. Lui era chiuso da un deputato più anziano, e Craxi, che usava Ripa di Meana e Rigo per contenere me, aveva ammirazione, ma anche una punta di diffidenza verso questi ragazzi talentuosi».
Anedotto su «Gianni e Maurizio» negli anni Settanta.
«Oddìo, chieda a lui. Nel senso che Maurizio si era specializzato in una riuscitissima imitazione del sottoscritto».
Addirrittura.
«Sì, ma non... laudativa. Al contrario, mi sorvegliava con la sua ironia. E insomma... il suo pezzo forte era questa storia del rischio di golpe».
Ai tempi dei rumori di sciabole e delle trame eversive?
«Una di quelle notti io e lui, imbeccati da De Martino, dormimmo fuori, certi che i fascisti tentassero un golpe».
E cosa accadde?
«Nulla! Ma io, col mio temperamento, non sapendo se sarebbe durata, in questa nottata già programmavo mesi di attività politica clandestina».


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

E invece?
«E invece la sera dopo tornammo a casa! Maurizio mi prese per il culo per un mese».
Aneddoto brunettiano?
«Più che discoteche, noi tre, frequentavamo fabbriche».
Non faccia «revisionismo».
«Davvero. Per strappare l’egemonia ai comunisti, che avevano appena arruolato Massimo Cacciari».
Con che risultati?
«La componente socialista prima nei consigli di fabbrica! Passammo un mese in apnea a preparare una grande conferenza operaia, con una chiara impronta antiluddista e riformatrice. La relazione...».
Scriveste a quattro mani?
«Di più. Passammo una notte svegli, a scrivere, ciclostilare, discutere... Poi la finì Renato là, pochi minuti prima di iniziare».
E come andò?
«Venne Cefis, un trionfo!».
Il sogno di Brunetta?
«All’epoca? Ehh... Il Nobel».
E il suo?
(Ride).«Dicevo che sarei diventato il capo dell’Italia. In Veneto avevamo anticipato il Midas di un anno, rappresentavamo già allora la parte più moderna del paese».
Le differenze fra i due?
«Come il giorno e la notte, non li ha visti?».
I loro limiti?
«Si compensano. Renato impulsivo, a volte. Maurizio prudente, a volte. Sono due oratori fantastici. Ho sentito 20 giorni fa Sacconi davanti agli industriali di Treviso... Perfetto!».
Di quella storia che resta?
«Cosa? Oltre 90 deputati Pdl sono ex Psi. I cervelli dell’Italia di oggi, sono gli stessi che formammo noi venti anni fa». Luca Telese

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Arrestato il cassiere dei Casalesi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Si chiama Giousè Fioretto, 45 anni, cognato della collaboratrice di giustizia Anna Carrino, ex compagna di Francesco Bidognetti, boss del clan dei Casalesi e autrice di alcuni appelli contro la camorra. Il latitante è stato arrestato dai carabinieri all’interno di una masseria tra Giugliano e Varcaturo, nel Napoletano.

Fioretto, secondo i carabinieri, era considerato il cassiere dei Casalesi. Era sfuggito, nel corso dell’operazione Domitia, condotta il 17 aprile scorso dal comando provinciale dei carabinieri di Caserta congiuntamente alla locale Squadra Mobile ed alla Direzione investigativa antimafia di Napoli, all’esecuzione di 64 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti del clan.

A stanarlo i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna (Napoli) nell’ambito di un’attività di indagine condotta con servizi di osservazione e pedinamento. I militari sono stati coadiuvati nella fase conclusiva dell’indagine dai colleghi della compagnia di Giugliano e della compagnia di intervento operativo del sesto Battaglione Toscana.

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Allarme da ex ispettore Onu: bomba atomica in mano a contrabbandieri

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

WASHINGTON. Una rete di contrabbando internazionale, che vendette componenti di ordigni a Libia, Iran e Corea del Nord, è riuscita inoltre ad acquisire progetti per una sofisticata arma nucleare. Lo ha indicato - come riporta il Washington Post - nella bozza di un rapporto David Albright, ex ispettore delle Nazioni Unite.

Nel documento si è ipotizzato che i programmi possano essere stati segretamente condivisi con alcuni Paesi o gruppi ribelli.

Gli schizzi, scoperti nel 2006 in un pc di proprietà di un imprenditore svizzero, comprendevano dettagli essenziali per la costruzione di un dispositivo nucleare compatto adatto a un tipo di missile balistico utilizzato dall’Iran e più di una decina di Paesi in via di sviluppo.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Il contenuto del computer, oltre mille gigabyte di dati sequestrati, è stato recentemente distrutto dalle autorità svizzere sotto la supervisione dell’Aiea (agenzia internazionale per l’energia atomica), che sta indagando sull’ormai sciolta rete di contrabbando precedentemente guidata dallo scienziato pachistano Abdul Qadeer Khan.

Le autorità Onu, ha spiegato Albright, non possono tuttavia escludere che i programmi siano stati condivisi con altri prima della loro scoperta.

«Questi progetti per armi nucleari sofisticate potrebbero essere stati venduti, tempo fa, ad alcuni dei più infidi regimi del mondo», ha scritto l’ex ispettore nel suo rapporto, del quale il Washington Post ha ottenuto una copia.

L’organizzazione di A.Q. Khan fornì in passato alla Libia informazioni sulla progettazione della bomba atomica.

Ma i progetti scoperti nel 2006 sono decisamente più preoccupanti, è l’allarme lanciato da Albright.

Mentre a Tripoli furono passati piani per un’arma obsoleta e relativamente poco sofisticata, questi nuovi progetti danno indicazioni su un ordigno compatto.

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"La chiameremo Andrea", ma i giudici dicono no

>>Da: Il giaguaro
Messaggio 12 della discussione
Torino, i pm ai genitori della bimba: E' un nome maschile"
Potrebbero chiamarla Andreina, ma la coppia non demorde
"La chiameremo Andrea"
ma i giudici dicono no
di MEO PONTE

"La chiameremo Andrea" ma i giudici dicono no
TORINO - Andrea o Andreina? Saranno i giudici della Corte d'appello di Torino a decidere come si chiamerà la bimba nata il 23 novembre del 2007 a Rivalta, popoloso centro dell'hinterland torinese, mettendo così fine alla querelle giudirico-burocratica scatenatasi al momento dell'iscrizione della neonata all'anagrafe comunale. Sul nome della figlia, i genitori (Paolo C. e Alessandra D.) avevano un'idea ben precisa. Volevano infatti chiamarla Andrea. Il loro entusiasmo però era stato spento dall'ufficiale di stato civile che, pur registrando la piccola come Andrea, aveva spiegato loro che la legge italiana proibisce di dare ad una bimba un nome maschile e che avrebbe dovuto segnalare la loro decisione alla Procura della Repubblica di Torino.

Il caso era quindi finito nella mani del sostituto procuratore Valerio Longi che dopo essersi accuratamente documentato sulle normi vigenti in materia, il 10 gennaio scorso aveva inoltrato un ricorso per la "rettificazione" dell'atto di nascita della bambina al Tribunale. Il pm aveva motivato la sua decisione spiegando: "Il prenome Andrea è utilizzato nello stato italiano per indicare persone di sesso maschile e a nulla rileva il fatto che in altri paesi lo stesso nome valga ad appellare persone di sesso femminile".

In più il magistrato aveva citato la circolare numero 27 del 1 giugno 2007 del ministero dell'Interno, Divisione Centrale per i servizi demografici, che recita testualmente: "Circa la tematica dell'attribuzione del nome in maniera corrispondente al sesso, si evidenzia che a fronte dell'esercizio dei genitori di scegliere liberamente il nome del figlio anche recependo un nome di origine straniera, il legislatore ha inteso disporre un principio generale secondo cui non possono essere imposti prenomi che possono trarre in equivoco sulla loro corrispondenza al sesso del neonato... Tale norma non può essere aggirata facendo affidamento sulla diversa valenza, maschile o femminile, che un determinato nome ha in alcuni paesi stranieri, quando lo stesso nome in Italia ha una chiara connotazione maschile o femminile".

Il 9 aprile scorso però i giudici del Tribunale di Torino aveva respinto il ricorso del pm Longi e avallato la decisione dei genitori di Rivalta spiegando: "Nella lingua italiana il nome Andrea viene attribuito prevalentemente a persone di sesso maschile ma ciò non in via esclusiva, essendo circostanza notoria che tale nome viene ormai da tempo attribuito anche a persone di sesso femminile sicché la non univocità di corrispondenza di tale nome a persone di sesso maschile non consente di ritenere che si sia in presenza di una violazione... ".

Il pm Valerio però non si è dato per vinto e pochi giorni fa ha inoltrato un reclamo alla Corte d'Appello sottolineando: "L'esigenza di garantire una stretta corrispondenza tra il prenome e il sesso di appartenenza del soggetto che lo porta risiede nel fatto che è "interesse pubblico" che il prenome, unitamente al cognome, costituiscano mezzo di identificazione dell'individuo nei rapporti sociali, si da non creare equivoci e confusioni di sorta sull'identità personale anche sotto il profilo del sesso, maschile o femminile". Per il pm quindi occorre procedere alla "rettificazione" de

>>Da: francymarte
Messaggio 2 della discussione
Come volevasi dimostrare i pm sono una manica di ignoranti, nel senso che ignorano e sparano superficilmente. ANDREA E' UN NOME MASCHILE SOLO IN ITALIA, ALL'ESTERO E' UN NOME FEMMINILE. MOLTE SONO LE DONNE ANGLOSASSONI, TEDESCHE, AUSTRIACHE SPAGNOLE CHE SI CHIAMANO ANDREA (UNA E' STATA PURE LA RAGAZZA DI UN MIO AMICO ED ERA UNA SVENTOLA!). ES DA WIKIPEDIA : Spagnolo: maschile Andrs, femminile Andrea Tedesco / Olandese / Danese: maschile Andreas (variante svedese Anders), femminile Andrea Ungherese: maschile Andrs, femminile Andrea Inglese: maschile Andrew (come variante anche Andreas), femminile Andrea, alterato (sia maschile che femminile) Andy
IGNORANTI MA PENSATE A FARE LE INDAGINI!

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Grazie Francymarte, non lo sapevo.

>>Da: Nando179764
Messaggio 4 della discussione
valli a capire sti giudici......scarcerano delinquenti, e poi vanno a sentenziare su un nome....se finisce con la O oppure con la A.... RIDICOLI

>>Da: baffo
Messaggio 5 della discussione
Ma al di là di tutto saranno problemi dei genitori, no? Se il figlio non gradirà tale nome da grande potrà sempre cambiarselo.


>>Da: John
Messaggio 6 della discussione
Conosco sia Andrea maschi che Andrea femmine. Nessun problema per loro e neanche per nessuno che gli sta intorno.
Problema nato dal nulla.
J.

>>Da: massimo
Messaggio 7 della discussione
Andrea può essere usato sia al maschile che al femminile, quindi non capisco l'accanimento dei giudici Non l'hanno chiamata "Apple" o come la baby Totti "Chanel".....c'è di peggio.

>>Da: micia
Messaggio 8 della discussione
Assurdo! All' estero c'è tanta gente di sesso femminile che si chiama Andrea da una vita.
Ma questi giudici s'interessassero dei veri problemi, piuttosto!

>>Da: Ada
Messaggio 9 della discussione
Ho un'amica di Cassino che si chiama Andrea.

>>Da: er Drago
Messaggio 10 della discussione
In Spagna se non erro, infatti, all'anagrafe non vogliono o addirittura non permettono proprio che il nome Andrea venga imposto ai maschi, in quanto considerato esclusivamente femminile.


>>Da: lucia
Messaggio 11 della discussione
Ennesima assurdita' burocratica.
E la magistratura deve anche perderci del tempo prezioso dietro.
Solidarieta' ai genitori.


>>Da: Ilduca
Messaggio 12 della discussione
Volete ridere?
Sapete che in Italia è vietato dare ai propri figli nomi geografici?
Il caso saltò fuori alcuni anni fa, quando una coppia scelse Asia come nome per la figlia.
Nunzepò, è vietato.
Solo, non ho ancora capito se Asia Argento sia sfuggita per errore alle maglie della burocrazia kafkiana italiana, oppure se sia stata accettata all' anagrafe in quanto registrata come Asia Aria Anna Maria Vittoria Rossa Argento.
Ah, tornando ai nomi "sessuati", alle elementari (anni '70) avevo una compagna di classe di nome Daniele. Da pronunciarsi alla francese "Dànìel", ma assolutamente non "Danièll"


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Perché per Alitalia (e Air One) il quadro si complica ancora

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Giuseppe Pennisi

Con l’avvicinarsi della prima “rata” della manovra economica (dovrebbe essere varata dal Consiglio dei Ministri del 18 giugno), l’attenzione sulle vicende dell’Alitalia è uscita delle prime pagine dei giornali (e in gran misura anche dalle pagine economiche). E’ stato convertito in legge il decreto con cui si da respiro alla compagnia per un certo lasso di tempo (se si tratta di 6 o di 12 mesi è questione di lana caprina che lasciamo ai barracuda-esperti).

La Commissione Europea ha iniziato l’indagine sulla natura dell’intervento – se si tratta o meno di aiuto di stato (molte illazioni e la forte dose di allarmismo che ha caratterizzato l’inizio del mese è parsa scemare).

Ciò non vuole dire, però, che la situazione sia oggi meno critica di quanto non fosse alcune settimane fa. Lo è probabilmente più di allora non soltanto per un elemento di cui parla gran parte della stampa – l’aumento dei costi, specialmente per il carburante, a ragione dell’andamento dei corsi del petrolio e la diminuzione della domanda di trasporto aereo che caratterizza qualsiasi fase di decelerazione dell’andamento economico nei principali Paesi industriali ad economia di mercato, Usa in primo luogo.

Lo è anche e soprattutto a ragione di un fenomeno che non ha sino ad ora attratto neanche l’attenzione della stampa specializzata (se non quella del comparto dell’aviazione civile): il vero e proprio tracollo, a livello mondiale, della valorizzazione azionaria delle compagnie aeree.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Abbiamo fatto quattro conti: dall’aprile 2007 ad oggi, il Dow Jones Wilshire Index – un indicatore poco noto in Italia ma che riflette l’andamento dell’azionario dell’aviazione civile a livello mondiale – ha segnato una contrazione del 40% mentre il Morgan Stanley Capital Index (World) ne ha riportata una dell’8,5%.

In sintesi, in una fase in ogni caso di stanchezza sui mercati azionari mondiali (crisi subprime, preoccupazioni su una possibile recessione Usa, fallimento virtuale nel negoziato multilaterale sugli scambi, incertezze sui movimenti dei cambi), le compagnie aree hanno avuto risultati molto peggiori della media di tutti i comparti.

Conrad de Aennlle si è chiesto, sul supplemento economico del “New York Times”, quali sono le strade per chi ha nel proprio portafoglio azioni di compagnie aeree: a) scappare (vendendo); b) cercare di “comportarsi da eroe”; c) restare nel comparto per cercare di identificare con grande attenzione dove collocare i propri risparmi.

Brian Nelson di Morningstar (una nota società di consulenza in materia di investimenti) suggerisce ai suoi clienti di lasciare il settore: un anno e mezzo fa Nelson aveva previsto il tracollo di US Airways (le cui azioni valevano allora, a Wall Street, $ 600 ed oggi appena $ 5). Nella sua lettera riservata agli operatori tratteggia un quadro apocalittico: il forte delle valorizzazioni sarebbe l’anti-generale di una serie di procedure fallimentari. Più possibilista Andrew Light, che segue il settore per Citigroup (molto esposta nel comparto): suggerisce di tenere azioni AirFrance-Klm e Lufthansa (nell’aspettativa di una ripresa del mercato europeo) e di puntare su Ryanair e Easyjet nella prospettiva della chiusura delle attività di altre piccole “low cost” europee nate come funghi in questi ultimi anni.

Tutto ciò ha due implicazioni molto serie per Alitalia (e per AirOne):

a) da un lato, le banche sono maggiormente restie ad investire nel settore in generale;

b) da un alto, gli stessi potenziali partner industriali internazionali hanno i loro problemi e mordono il freno.


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Grande attesa a Messina per il duello tra Buzzanca e "Franzantonio"

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 5 della discussione
di Lillo Maiolino

“I siciliani non vorranno mai migliorare, perché si considerano già perfetti”. È la mordace analisi del Principe di Salina - Burt Lancaster, nella splendida interpretazione del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, che riprende il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Però anche la Sicilia tenta qualche mutamento se è vero che nell’isola le elezioni non finiscono mai. In molti comuni ieri e oggi, sino alle 15, si consuma l’ultimo atto di una lunga campagna elettorale, iniziata a gennaio dopo le dimissioni del governatore Totò Cuffaro e la fine anticipata della legislatura Prodi, che ha costretto i siciliani ad andare alle urne prima per le politiche e le regionali e adesso per il rinnovo di diverse giunte locali. Sono 5.105 i seggi aperti, su un totale di 5.300, per una popolazione elettorale di 4.417.672, che dovrà scegliere tra 3.148 candidati alle provinciali e oltre 15.000 alle comunali. Caso significativo Messina, una sorta di concorso pubblico con 1.170 candidati al Consiglio comunale per appena 36 scanni, che poi diventeranno 45 con il premio di maggioranza assegnato alla coalizione del sindaco vincente.

Un voto dunque che diventa l’ennesimo laboratorio politico, in quanto, ad eccezione di Palermo, si sceglie il primo cittadino in 3 delle principali città siciliane. Le urne, infatti, sono aperte a Catania, Messina e Siracusa. Nella terra amica di Berlusconi, dove alle regionali, meno di due mesi fa, l’alleanza tra PdL, Udc e Mpa capitanata da Raffaele Lombardo ha strapazzato la “pidemocratica” Anna Finocchiaro con una maggioranza bulgara, il centrodestra cerca conferme mentre, con non molte speranze, il frastagliato centrosinistra sogna qualche tentativo di riscatto.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Si vota anche per le provinciali dove dovranno essere eletti 8 presidenti di provincia su 9 (manca soltanto Ragusa) e il primo cittadino di altri 144 comuni, di cui 38 con più di 10.000 abitanti. Episodio curioso a Bompensiere nel nisseno dove le schede sono state ristampate dall’ufficio elettorale della Prefettura a causa dell’ordine invertito delle liste nelle schede distribuite agli elettori per il rinnovo dell’amministrazione comunale.

A Catania e Messina le battaglie più difficili. Sotto l’Etna due ex colleghi di partito si riscoprono avversari. Da una parte Raffaele Stancanelli, di An, sostenuto da Pdl, Udc ed Mpa, dall’altra l’europarlamentare ed ex presidente della provincia catanese, Nello Musumeci (La Destra). A rendere ancora più incerta la partita c’è il terzo “incomodo”, Giovanni Burtone, deputato nazionale del Pd che, per l’occasione, più contare anche sull’appoggio dei Comunisti italiani. Proprio a Catania nella notte tra sabato e domenica si è consumato un piccolo giallo: sono stati inviati sms nei quali si dichiarava il sostegno delle liste autonomiste per Nello Musumeci. In un successivo sms, invece, si precisava che le liste autonomiste continuano ad appoggiare Raffaele Stancanelli sindaco.
La notizia dell’accaduto è stata diffusa dal Movimento per l’autonomia che ha dato mandato al proprio legale, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, di valutare la situazione e di presentare un eventuale esposto in Procura.

A Palermo, inoltre, sono state denunciate 5 persone sorprese a fare propaganda dopo la chiusura di venerdì notte. A Messina la campagna elettorale si è avvelenata particolarmente nelle ultime settimane. La città degli infiniti commissariamenti negli ultimi 5 anni cerca di ritornare alla normalità amministrativa e ripone la speranza di una ripresa economica e sociale che qui è indispensabile come il pane.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

In riva allo Stretto la poltrona di sindaco è una contesa a 6. Speranze inesistenti per Rosario Ansaldo Patti (Prc, Pdci, Lega Autonomie Locali, Comitato Pendolari dello Stretto, Rete Verde di Ecologia sociale), per Filippo Clementi di Forza Nuova e per Saro Visicaro della lista civica “Alternativa in Movimento”, coltiva aspettative da ago della bilancia Fabio D’Amore, passato dall’Udc al movimento da lui stesso creato “Risorgimento Messinese” insieme a “Progetto per Messina”, che vorrebbe fare pesare come dobloni i suoi voti in caso di ballottaggio - quasi sicuramente scegliendo l’apparentamento con il candidato del centrosinistra. Ma il vero scontro è appunto tra il neodeputato regionale Giuseppe Buzzanca, Pdl, Udc, Mpa, Pri e La Destra – Fiamma Tricolore, già eletto sindaco nel 2003 e dopo pochi mesi decaduto a causa di una condanna per peculato d’uso: aveva utilizzato l’auto blu per un viaggio privato, e l’uomo dal conflitto d’interessi a sinistra che c’è, ma si cerca di nascondere, colui che ha quasi oscurato la propaganda politica degli avversari sia in tv che sulla carta stampata, comprando ovunque spazi pubblicitari, ovvero il sindaco uscente Francantonio Genovese, oggi deputato, segretario regionale del Pd, figlio di Luigi, sei volte senatore Dc e nipote di Nino Gullotti, otto volte ministro che, secondo Gianpaolo Pansa, era il detentore in Sicilia del 41 per cento delle tessere bianche. Personaggio economicamente potente, Genovese è socio nei traghettamenti privati sullo Stretto controllati dalla famiglia Franza - per questo in città soprannominato anche “Franzantonio” - sceso persino al fianco dei padroni storici della birra locale, la famiglia Faranda, per risolvere nell’autunno scorso la paventata chiusura dell’azienda “Birra Messina”.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

Nell’altro capoluogo, Siracusa, Roberto Visentin ha messo insieme Pdl, Udc e Mpa e se la vede con l’ex diessino Roberto De Benedictis, oggi nel Pd. Capitolo province, i candidati alla presidenza sono 30. Sfida a due a Palermo e Siracusa: nel capoluogo Franco Piro, ex parlamentare regionale e nazionale del Pd, contro l’ex assessore comunale Giovanni Avanti dell’Udc. A Siracusa, invece, lotta all’ultimo voto tra il candidato del centrodestra Nicola Bono, e quello del centrosinistra Giuseppe Zappulla. Ad Agrigento addirittura è partita a 5: Giuseppe Malato, lista civica, Camillo Oddo (Pd), Salvino Mazzara (Prc), Michele Monastero (Partito comunista dei lavoratori), unico nome invece per il centrodestra, Mimmo Turano (Pdl, Mpa, Udc). Altrettanti gli aspiranti presidenti ad Enna, Giuseppe Monaco (Pdl-Mpa-Udc), Nino Muratore (Pd), Giuseppe Giunta (Prc-Pdci), Gaetano Valle (Rifondazione cristiana) e Giuseppe Camerino (Partito comunista dei lavoratori). Uno in meno a Catania - il successo sta in mezzo tra l’europarlamentare del Pdl Giuseppe Castiglione e Salvatore Leotta del centrosinistra - a Caltanissetta, Trapani e Messina, dove i riflettori sono puntati sull’ex viceministro “Nanni” Ricevuto, per il centrodestra, e l’imprenditore Paolo Siracusano in quota Pd.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 5 della discussione
Chiusi i seggi, le operazioni di scrutinio inizieranno alle 16 con i dati provinciali, ci si prepara ad una lunga notte per i tanti pretendenti in attesa dei numeri che contano. Per il momento le uniche cifre (aggiornate alle 19 di domenica) mostrano un calo dell’affluenza degli elettori. Per le provinciali il 23,62 per cento, contro il 30,45 per cento delle precedenti consultazioni (-6,83 per cento). A Caltanissetta la percentuale è del 19,70 per cento (-7,80 per cento rispetto alle precedenti consultazioni); a Palermo 17,52 (-8,27); a Siracusa 26,42 (-5,64); a Catania 27,15 (-5,49); a Enna 23,18 (-5,39); a Trapani 23,46 (-8,12); ad Agrigento 21,47 (-8,19); a Messina 31,32 (-5,17). Per le comunali a Catania è stata del 30,53 per cento (-10,74% rispetto alle elezioni precedenti). A Messina la percentuale è stata del 36,48 per cento, in calo del 9,14 per cento rispetto alle passate consultazioni. A Siracusa l’affluenza è stata del 31,54 per cento ma non è stato diffuso il dato del turno passato. Dati comunque di poco peso in attesa delle successive proiezioni che possono sconfessare questo trend. In caso di ballottaggi si tornerà a votare il 29 e 30 giugno.


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Il decollo dell’Expo 2015 si è un po’ complicato

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Lodovico Festa

Non è stato ancora varato il decreto che doveva istituire l’organo di gestione dell’evento e Giulio Tremonti ha chiesto di esaminare bene i miliardi di investimenti immediati necessari per far partire le prime iniziative. Si teme che, quando a luglio arriveranno gli ispettori della Bie (l’ufficio internazionale che sovrintende alle “esposizione”), i lavori preparatori non saranno ancora stati avviati.

Letizia Moratti ha levato giustamente la sua protesta. Alla quale si è affiancato Roberto Formigoni. E, con qualche sarcasmo, Filippo Penati, presidente democratico della Provincia di Milano. Si è aperta, nel contesto, anche una sorta di dialettica tra una Roma dai conti dissestati e una Milano che chiede siano rispettati gli impegni.

Le proteste sollevate sotto la Madonnina sono più che ragionevoli: l’Expo 2015 passa una sola volta e l’occasione non va persa. Ma la Moratti non può pensare di esaurire la sua iniziativa in qualche lavata di capo al governo. Sappiamo che è una parolaccia, ma servirà un po’ di politica.

Tremonti ha di fronte a sé il terzo debito statale mondiale per valore assoluto, il suo impegno nel risanamento è tremendo. Va ripreso se non mostra attenzione per le scelte strategiche ma anche aiutato, per esempio nel suo piano strategico per rendere fruttifero l’enorme patrimonio pubblico esistente nel territorio.

Inoltre la sfida al governo diventa efficace se il fronte milanese-lombardo è schierato compattamente a sostegno delle scelte di fondo. La Moratti che appare volere concentrare in sé tutti i poteri, con un suo commissariamento degli atti amministrativi che tende a esautorare qualsiasi altro livello decisionale e con un modello di gestione che concentra tutta l’attività su un amministratore delegato, il fido Paolo Glisenti, non aiuta a costruire un sistema di alleanze sia pure articolate che la sorreggano nel confronto con Roma.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Il sindaco di Milano dovrebbe riflettere sul fatto che la città da lei amministrata apprezza e ama chi la guida e in questo senso ha imparato a stimarla per le scelte più decise (dalla lotta per la sicurezza all’ecopass alla vittoria per l’expo) ma non tollera a lungo chi si atteggia a “padrone”. Anche personaggi storici e politici di grandissimo valore della città hanno finito per scontrarsi con questo umore di fondo dei milanesi.

Poi, è anche bene che il sindaco sia avvertita del fatto che il buon sostegno che le offre, finalmente, il Corriere della Sera è importante, benvenuto ma non risolutivo. Che il Corriere sia una “potenza” formidabile non è in discussione: l’ha sperimentato sulle sue spalle Massimo D’Alema, e oggi sembra subirne l’iniziativa Roberto Formigoni. L’essere uno degli snodi fondamentali (altri passano per Repubblica e altri per l’asse Marco Travaglio-Antonio Di Pietro) del circuito mediatico giudiziario ogni tanto impone scelte un po’ umilianti (come far scrivere un editoriale a Luigi Ferrarella) ma dà anche una capacità di fuoco irresistibile. Però – come si può capire leggendo quel che è avvenuto nell’ultimo terribile quindicennio – quello di via Solferino è un potere destruens (e peraltro anche parziale perché Silvio Berlusconi non sono riusciti mai, nonostante tutti gli sforzi, ad affondarlo definitivamente) ma non è (più) un potere coalizzatore, forse perché gli manca una chiave adeguata di interpretazione della realtà di cui il quotidiano stesso è espressione.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

E questa verità politica è facile da misurare solo riflettendo sulle “operazioni” impostate da via Solferino in questi anni: prima l’idea di costruire un’alternativa a Berlusconi con Marco Follini, poi l’appoggio al governo della coppia Prodi-Bertinotti, poi l’invenzione dell’antipolitica (più qualche convegno bocconiano) per preparare un governo Mario Monti, poi la scoperta di Guglielmo Epifani (con annessa sponsorizzazione della Susanna Camuso come prossima segretaria della Cgil) come l’uomo del riscatto del prodismo, poi il tentativo di lanciare Pier Ferdinando Casini come freno del berlusconismo-leghismo montante.

Anche un frettoloso ripasso degli esiti delle recenti gloriose campagne corrieriste dovrebbe aiutare la Moratti a essere contenta del nuovo appoggio, ma a non affidarcisi troppo.

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A far paura agli europei è l'Europa

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Giuliano Cazzola

Ottocentosessantamila irlandesi che hanno votato no nel referendum sul trattato di Lisbona 2 possono affossare il progetto di una maggiore integrazione dell’Unione europea? Sembrerebbe di sì a stare alle regole del gioco: se anche un solo Stato non ratifica il trattato cade. Del resto è questo il criterio seguito anche nel caso della ratifica solenne della nuova Costituzione europea: nella vicina Francia è bastato lo spettro dell’idraulico polacco (non si è mai capito perché si dovesse temere l’arrivo di un idraulico che non ti fa aspettare, che ti presenta un conto ragionevole e che magari lavora pure bene) per far crollare un laborioso trattato alla cui redazione avevano contribuito le migliori intelligenze del continente, quella di Giuliano Amato in testa a tutte.

Sorprende, poi, che sia stata proprio l’Irlanda, uno dei paesi più liberali della Ue, a innescare la miccia di una crisi politica e diplomatica, quando durante l’ultimo semestre di presidenza irlandese furono compiuti dei passi importanti sul terreno della integrazione, come superamento di un periodo di forti difficoltà (tra le quali il sostanziale fallimento della direttiva ex Bolkestein che avrebbe aperto sicuramente nuove prospettive per l’economia europea con la creazione di un unico grande mercato dei servizi). Peraltro l’Irlanda è stato uno dei primi Paesi dell’Eurozona ad aprirsi alla mobilità della manodopera dopo l’allargamento ad Est (stringendo un patto sostanziale proprio con la Polonia). Ci si poteva aspettare, dunque, una presa di distanza nei confronti di un trattato che - senza avere le ambizioni della Costituzione - non rinuncia alla pretesa di infilare l’economia nelle braghe della politica, accanendosi nella ricerca di nuovi strumenti di governance istituzionale allo scopo di trasformare in variabili dipendenti (dalle decisioni politiche, appunto) le regole meccaniche ed automatiche dell’economia e della finanza pubblica (dai parametri di Maastricht al ruolo della Bce).

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Invece, secondo le prime analisi del voto, sembrerebbero aver prevalso sentimenti difensivi e nostalgici di una sovranità nazionale concepita ed intesa come possibilità di piegare la fredda logica del risanamento dei conti pubblici alle esigenze di gestione politica (e consensuale) delle risorse, anche a costo di non garantire i necessari equilibri. Succede, allora, che le popolazioni si pronuncino contro trattati - di cui nulla conoscono e di cui non importa loro nulla - portatori di complesse costruzioni istituzionali soltanto perché è il solo modo che hanno di schierarsi contro gli effetti dell’unificazione dei mercati e della globalizzazione in cui intravedono - a torto o a ragione - l’affievolirsi di un insieme di tutele sociali divenute insostenibili nell’attuale contesto economico.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Nel suo ultimo libro Giulio Tremonti aveva segnalato queste crescenti preoccupazioni prendendo chiaramente posizione per un rallentamento dei processi di internazionalizzazione dei mercati. Il “desencanto” di ampi strati della popolazione non ha tardato molto a “battere un colpo”. Che cosa succederà adesso ? Come verranno superate le contraddizioni che si sono aperte dopo il voto irlandese e le sue ripercussioni? Per ora dobbiamo aspettare le decisioni del Consiglio dei capi di Stato e di Governo. Di un dato di fatto però siamo fin d’ora sicuri. Per l’Italia il “vincolo esterno” (in questo caso di matrice Ue) è un viatico essenziale. Se di dovesse per avventura uscire dal club della moneta unica e dalle regole di Maastricht noi ci avvieremmo lungo un percorso alla fine del quale non ci sono il recupero della sovranità monetaria, maggiori salari, sistemi di welfare che non hanno bisogno di dimagrire, ma soltanto inflazione, disoccupazione, declino. La globalizzazione, invece, coinvolge sempre più paesi e sempre più persone, spinge verso un aumento della qualità del mercato, ed è dunque un fattore potente di crescita. Ma occorre che gli Stati sappiano “meritare” i benefici della globalizzazione, adeguando la propria struttura e sapendone governare il processo. Così, per i paesi sviluppati, spesso “sazi e disperati”, la globalizzazione e il mercato unico europeo sono un potente “vincolo esterno”; per noi, la sola circostanza in grado di condizionare l’azienda Italia e spingerla sul terreno delle riforme.


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L'Europa dei sordi non sentirà il NO degli irlandesi

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Tiziano Buzzacchera

Quando venerdì, a pomeriggio inoltrato, lo spoglio delle schede del referendum irlandese è terminato, sarebbe stato possibile avanzare diverse considerazioni. Anzitutto, si sarebbe potuto opportunamente evidenziare, ricorrendo ad un'espressione fin troppo abusata quando si tratta di votare, "la grande prova di democrazia" degli irlandesi, unici ad essere chiamati a esprimersi su un trattato che avrebbe condizionato le loro vite negli anni a venire. Invece, la linea ufficiale adottata nelle prime ore, quella politicamente corretta, è stata quella del sacrilegio. L'Irlanda ha detto no all'Europa: apriti cielo, è reato di lesa maestà. A questo punto, sono partite le scomuniche.

La critica che ha avuto più successo è stata quella secondo cui, banalizzando, non possiamo lasciare in mano il destino del progetto europeo ad 862.000 bevitori di birra che non leggono i trattati. La versione raffinata di questa argomentazione prevede che non si possano affidare alla decisione democratica temi che non si conoscono e di cui sono imprevedibili le conseguenze. Sarebbe troppo facile rispondere che, anche in occasione delle normali consultazioni elettorali, si vota a scatola chiusa a favore di un pacchetto di politiche di cui non sono immediatamente note le conseguenze. Quanto alla conoscenza o meno della posta in gioco, cioè del trattato, affermare l'inadeguatezza del referendum in questa situazione potrebbe essere corretto solo se, parallelamente, sostenessimo che, in tutte le altre elezioni o nei referendum, l'elettorato dispone di una conoscenza dettagliata delle tematiche trattate. Sarebbe una tesi molto difficile da dimostrare.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

L'altra accusa mossa all'Irlanda è stata di aver peccato di ingratitudine, di aver fatto free riding sui finanziamenti della comunità europea che avrebbero acceso la crescita economica e poi di essersi tirata indietro quando si trattava di aprire il portafoglio. A prescindere dal fatto che un'unione politica il cui appeal si basa esclusivamente sull'acquisto del consenso tramite la distribuzione di fondi dimostra solo di essere una costruzione senza fondamenta, obiettare che lo sviluppo dell'economia irlandese sarebbe legato agli aiuti comunitari costituisce un'asserzione piuttosto friabile. In un saggio pubblicato sul Cato Journal, Benjamin Powell ha provato ad indagare le ragioni del "miracolo economico irlandese" ed è giunto alla conclusione che la causa delle fortune della "tigre celtica" sia da ricercarsi nelle politiche liberiste introdotte verso la fine degli anni Ottanta dopo l'elezione di Charles Haughey. Inoltre, "se i sussidi fossero la causa più importante della crescita irlandese, quest'ultima dovrebbe risultare più elevata negli anni in cui l'Irlanda ha ottenuto più fondi," ma, ricorda ancora Powell, "essa ha iniziato a ricevere sussidi dopo essere entrata a far parte della comunità europea nel 1973. Le entrate nette provenienti dall'UE hanno rappresentato, in media, il 3% del Prodotto Interno Lordo nel periodo di rapida crescita (1995-2000), ma durante il periodo di rallentamento economico (1973-1986) hanno costituito il 4% del PIL." Insomma, gli irlandesi dovrebbero davvero poco all'Unione Europea.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

La reazione stizzita dei professionisti dell'europeismo, però, assumerà molto probabilmente la forma di una moderata indifferenza. Per Denis MacShane, "la decisione popolare ha causato un modesto mal di testa, ma le cose non sono cambiate granché." La spedizione punitiva dell'Unione Europea nei confronti della piccola isola - svela il Guardian - verosimilmente implicherà l'accelerazione del processo di ratifica da parte dei paesi che debbono ancora votare sul trattato, per presentare in seguito un blocco compatto, allo scopo di emarginare politicamente e, forse, anche giuridicamente l'Irlanda. Contemporaneamente, si percorrerà anche l'altra strada, quella, cioè, di prendere per sfinimento gli irlandesi costringendoli a rivotare sul testo, al massimo nella prima metà del prossimo anno.

Certo, fa sorridere che l'UE, che ha tentato di presentarsi agli occhi dei cittadini come una collezione di democrazie, mostri una tale reticenza a lasciare spazio all'opinione popolare. La scollatura fra quest'ultima e Bruxelles non è certamente una novità. Tuttavia, nonostante gli infiniti proclami sulla necessità di ascoltare maggiormente gli europei, l'Unione Europea ha scelto sempre di andare nella direzione opposta.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

Va riconosciuto che, fino ad ora, le proposte dei più euroscettici si sono rivelate spesso confuse o, al più, rischiose. L' "Europa dei popoli" o l' "Europa sociale" che piacciono tanto, rispettivamente, a certa destra e a certa sinistra, hanno come minimo comun denominatore l'anticapitalismo e lo statalismo più muscolari. Alternative decisamente più liberali sarebbero quelle di mettere in competizione gli stati europei, i loro sistemi fiscali e giuridici oppure di creare semplicemente una zona di libero scambio europea, senza organismi deputati a dirigere le politiche commerciali dei singoli stati membri. Anche questa volta, però, l'UE farà finta di non sentire. La sua posizione è chiara: si tira dritto, che vi piaccia o meno. Marciamo spediti, verso il sol dell'avvenire.


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Il NO dei popoli è all’eurocrazia di Bruxelles

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Stefano Adami

La fanciulla Europa fu rapita da Zeus che, invaghitosi di lei, si era trasformato in un toro bianco per incuriosirla. Europa giocava sulla spiaggia con le amiche, il toro candido le si era avvicinato e si era fatto accarezzare. Improvvisamente la rapì. In groppa al toro accecato dal desiderio di lei, Europa si sentì strappar via dalla madrepatria con la rapidità del fulmine.

L’Europa, dunque, è sempre in fuga dalle proprie radici, in una folle corsa che c’impedisce di guardarci intorno, di ascoltare, di capire. Questo ci dice l’antico mito. La bocciatura della Carta Costituzionale Europea, alcuni anni fa, ha messo in chiaro che la percezione che i cittadini comunitari avevano dell’Unione era proprio l’immagine del mito: quella di una struttura sfuggente, dagli obiettivi e dall’identità vaghi e confusi, perfino contraddittori. Una struttura che non ascolta. Una struttura lontana dalla realtà, che, inoltre, aveva preso la strada di un veloce allargamento a interi blocchi di nuovi paesi che sembrava infinito, nella corsa per garantirsi nuovi mercati e nuova forza lavoro.

Che cosa significa far parte dell’Europa? Basta entrare nell’Unità Europea per farne parte? I cittadini europei, insomma, avevano la percezione di stare dentro una barca di cui non conoscevano la rotta. Una barca che in realtà finiva per essere una complessa macchina che legiferava perfino sui dettagli più specifici della vita dei cittadini europei, producendo una gran mole di norme, obblighi e raccomandazioni, sottraendo a cittadini e stati spazi di discrezionalità, senza mostrare con chiarezza il quadro generale ed il punto di arrivo. Votare per la Costituzione Europa significava dunque votare per qualcosa che non dava garanzie di essere, nel giro di poco tempo, la stessa cosa di prima. Significava votare per un’Europa che è solo l’Europa dell’Euro. Una percezione che le classi dirigenti europee non hanno voluto cogliere. Adesso, infatti, si ripropone una carta di base dell’Unione nella forma del Trattato di Lisbona, che i parlamenti di alcuni paesi hanno già approvato (tra gli ultimi in ordine di tempo, la Grecia), e che l’Irlanda ha sottoposto a referendum popolare proprio in questi giorni. In Irlanda ha vinto il no con il 53% dei voti, e l’analisi dei dati elettorali ha mostrato che solo due dei 43 collegi elettorali irlandesi ha votato a favore del Trattato di Lisbona: le aree rurali e le fasce urbane di working class e classe media hanno votato per il no.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Si è creata dunque una profonda frattura fra due Europe, l’Europa delle burocrazie e l’Europa dei popoli. Persino Tony Blair, uno dei primi ministri inglesi più convintamene europeisti - se dobbiamo credere ai diari di Alastair Campbell recentemente usciti – ha sottolineato più volte la distanza fra le élite e le classi dirigenti europee e i cittadini dei vari paesi. Molte voci hanno parlato di un’Europa sempre meno democratica, che concentra i processi decisionali nelle aule di Bruxelles e non tra i cittadini.

In realtà, il deficit che l’Europa sconta è proprio un deficit di riflessione sulla propria identità e sulle proprie fondamenta culturali. Una riflessione su quella complessa e delicata sintesi storica che, attraverso un lungo percorso, ha dipinto il volto dell’Europa. Una riflessione estremamente necessaria soprattutto all’indomani del crollo del blocco Sovietico e del Muro di Berlino, e con la riscoperta dunque dell’Altra Europa, quella che era stata violentemente separata alla fine del secondo conflitto mondiale. La Comunità ha guardato con condiscendenza e con compiacimento verso l’Altra Europa, senza mettere mai in campo delle vere strategie diverse dalla veloce entrata nell’Euro. La necessaria riflessione è stata quindi sempre rimandata. In questi anni, l’Europa è diventata così in gran parte il luogo degli affari, della moneta unica, degli scambi, delle ‘quote’, più che un luogo di riflessione su un preciso percorso culturale. Ed ha finito dunque per essere tutto e il contrario di tutto.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

L’idea d’Europa nasce con il ‘miracolo greco’, e dunque quei contenuti storico-culturali, basati sul libero dialogo e sul confronto, dovrebbero essere parte essenziale dell’identità europea. Le istituzioni latine dovrebbero essere anch’esse parte centrale di quell’identità: l’inviolabilità della cittadinanza, la politica come res publica. La tradizione cristiana è anch’essa parte cruciale del cammino dell’Europa: Die Christenheit oder Europa, La Cristianità o Europa, per dirla con Philipp Friedrich von Hardenberg. L’Europa viene anche dal percorso dell’epoca moderna: il sancire la religione come fatto autonomo e indipendente, con suoi propri spazi, e soprattutto la continua libertà d’indagine, di critica, di espressione.

Europa dovrebbe voler dire infatti soprattutto libertà di espressione. Lo spazio europeo deve sempre garantire dunque anche un intangibile diritto alla critica e al free speech: ma, come hanno dimostrato i recenti casi delle vignette su Maometto pubblicate in Danimarca, e soprattutto l’omicidio di Theo van Gogh ad Amsterdam, questo non sempre è vero. Lo sarà ancor meno in futuro? Questo si chiedono i cittadini europei quando vedono i loro parlamenti ratificare il Trattato di Lisbona, o quando devono partecipare ad un referendum popolare su di esso. Dove ci porterà l’Europa? Cosa sarà l’Europa domani? La sua è una fuga continua dalla terra, senza alcun punto d’approdo?

Si è privilegiata dunque un’Europa che costruisce mercati ed affari e che si annette territori e comunità ad un ritmo sempre crescente, rimandando al domani le questioni fondamentali. E l’entrata della Turchia, che è la questione di cui dibattono non solo le classi dirigenti europee, ma anche i cittadini comunitari? In questo contesto è da consigliare, ai gruppi che la sostengono, la lettura di Neve, l’ultimo romanzo dello scrittore turco Oran Pahmuk, premio Nobel per la letteratura 2007. L’antico mito ci dice che alla fine il toro che portava sulla groppa la fanciulla Europa si fermò nell’isola di Creta. Era un’isola piccola nel mare grande e terribile, eppure mostrava questo: la necessità di un punto fermo, di un saldo terreno su cui costruire una struttura dai criteri stabili, immutabili, duraturi.


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Europa sì, Europa no? Magari la risposta giusta è: Europa se

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Roberto Paglialonga

Perché dalla dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 alla firma del Trattato di Lisbona del 2007, passando per le tappe di Maastricht e Nizza, siamo talmente imbevuti di parole e pratiche europee, che è ormai quasi impossibile essere netti, e la contrapposizione favorevoli-contrari probabilmente non rappresenta più un’alternativa utile. Tanto da risultare ormai addirittura stucchevole. L’Europa è. Punto. E’ parte – lo si voglia o meno – di ciascun paese dall’Atlantico ai Balcani, come ciascun paese del gruppo dei 27 è parte dell’Europa.

Ecco però allora il senso del voto referendario irlandese sul compromesso di Lisbona, sonoramente bocciato dai cittadini chiamati alle urne. L’Europa è e sarà veramente se stessa, solo se saprà cogliere e mettere a frutto le opportunità del XXI secolo. Senza drammi, né spinte ideologiche, perché tanto l’euroscetticismo radicale quanto l’europeismo di maniera stanno avendo risvolti deleteri, e i dibattiti attorno agli stessi si stanno dimostrando sostanzialmente vuoti e improduttivi. Alle cancellerie nazionali degli ultimi cinquant’anni ha fatto difetto nella costruzione dell’integrazione comunitaria una delle virtù alla base dello spirito europeo, il pragmatismo. Ciò che risulta quantomeno singolare per chi vive sulle spalle di giganti, da Nicolò Machiavelli a Benedetto Croce, da Otto Von Bismarck a Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Paul Henri Spaak. Personaggi che avevano dell’idealismo – e dell’idea di Europa – una visione pragmatica.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Chi l’ha detto che la crisi deriva dall’eccessiva distanza dell’Europa da popoli e cittadini? Semmai è vero esattamente il contrario. L’Europa è in crisi, come idea e come unione di stati, perché troppo vicina ai suoi quasi 500 milioni di abitanti. Perché l’equivicinanza ha tentato di appiattire le differenze, sgretolando le identità e i sentimenti nazionali, e mettendo alla berlina lo stato-nazione in favore di traballanti, e non meglio precisati, movimenti popolari di osmosi transnazionale. Quando negli uffici di Bruxelles si vuole metter mano a tutto, legiferare su ogni aspetto della vita quotidiana, dalla lingua blu delle pecore sarde alle normative di concorrenza nel settore del trasporto, è lì che si genera lo scollamento. Il cittadino percepisce solamente l’alienazione della burocratja sovietizzante e per contro l’incapacità di creare un solido humus comune, e si ribella con le armi che ha. Humus che non nasce per partenogenesi. Ma sorge e fruttifica su una base valoriale, che l’eccessiva contiguità idee-istituzioni-popolo ha contribuito e contribuisce a distruggere. Gli irlandesi hanno capito benissimo cosa si chiedeva loro, e così olandesi e francesi nel 2005. Per questo hanno votato no. Altro che difetti di comunicazione e problemi di linguaggio. L’eurocratese è l’unico linguaggio che questa Europa conosca, l’unico linguaggio che a questa Europa si addice. Chi distribuisce patenti d’intelligenza per un voto “non capito” (o “radicato e voluto” quando invece il vento è a favore) dimostra solamente una sufficienza saccente, e sottintende un’ignoranza altrui, cui però non fa mostra di voler – eventualmente – porre rimedio.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

E allora Europa sarà se i suoi rappresentanti e le sue istituzioni riusciranno a volare alto, a “dare la linea”. In sostanza, a procedere veramente verso la creazione di una solida unione politica, che nella sua fase finale altro non potrà essere che gli Stati Uniti d’Europa. Un federalismo verso l’alto, per cui al centro sarà demandato il macro necessario: la rappresentanza a livello internazionale, la politica monetaria (quella vera), il mantenimento di diritti fondamentali e doveri condivisi, la creazione di un sistema valoriale finalmente comune, basato tanto sulle radici razionali quanto su quelle cristiane. Lasciando ai singoli stati la gestione del micro indispensabile. Altrimenti sempre Europa sarà – perché un aquis minimo già esiste – se sapremo fondare una unione economica e doganale finalmente strutturata, in cui conoscenze, merci, capitali possano circolare liberi davvero, e l’euro costituisca l’unica moneta di scambio.

E’ il guado melmoso di oggi, che i cittadini europei non tollerano più. Sono i mezzi compromessi, il parolaio ipocrita, le elucubrazioni sui sistemi di voto, i fardelli – e i faldoni – burocratici, che non vogliono più. E non possono volere. E’ un’Europa pragmatica che stanno indicando di voler scegliere. Quella delle decisioni. Che non può che avere un imprinting forte dall’alto, in grado di tracciare una rotta, qualunque essa sia. Purchè sia. Dopo Olanda e Francia, anche l’Irlanda ha dato un segnale. Forse allora che la storia dei processi governati dal basso sia tutta fuffa?


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Brown rassicura Bush: "Altri 200 soldati per l'Afghanistan"

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 1 della discussione
Il premier britannico, Gordon Brown, in conferenza stampa con il presidente Usa, George W.
Bush, ha annunciato che la Gran Bretagna rafforzerà la propria presenza militare in Afghanistan.

Brown rassicura Bush durante la sua visita in Gran Bretagna: "Oggi annunceremo un aumento del numero di soldati in Afghanistan. La consistenza del contingente sarà al suo livello più alto", ha aggiunto Brown. A oggi i militari britannici presenti in Afghanistan sonocirca 7.800 e il numero crescerà fino a 8.000.

La decisione scaturisce dalla morte di 5 paracadutisti deceduti nell'ultima settimana che portano a 102 il numero delle vittime britanniche in Afghanistan.


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Apollo Vs Allah: quando il testo è solo un pretesto

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 11 della discussione
Radici islamiche d’Europa perché i musulmani avrebbero riscoperto i classici greci? Un falso clamoroso, utile però a fare polemica ideologica. E così un serissimo storico francese, Sylvain Gouguenheim da Lione, finisce sulla graticola. La vulgata parla di “secoli bui” medioevali rischiarati finalmente un giorno dal caldo sole d’Oriente. In verità non è mai andata così. Anzi, sull’intera ipotesi pesa una inquietante ombra nazista


di Massimo Introvigne

Dopo che se ne sono occupati a lungo i giornali francesi – e anche qualcuno in Italia – resta ancora qualche cosa da dire sul caso di Sylvain Gouguenheim, il professore della prestigiosa École Normale Supérieure di Lione contro il quale un numero crescente di suoi colleghi continua a reclamare una commissione d’inchiesta che indaghi se per caso il suo libro Aristote au Mont Saint-Michel. Les racines grecques de l’Europe chrétienne pubblicato quest’anno nella famosa collana “L’Univers historique” delle parigine Éditions du Seuil, non sia offensivo nei confronti dell’islam e dei musulmani, così da giustificare sanzioni nei confronti del docente. Forse resta solo una cosa da fare: leggere il libro.
Si ha infatti la fastidiosa impressione che, come accade più spesso di quanto si creda, molti si agitino, prendano posizione e firmino petizioni senza aver letto affatto il volume di Gouguenheim, ma solo qualche recensione e qualche intervista favorevole o contraria.

Gouguenheim, illustre medievista con un impeccabile curriculum accademico, è certo uno studioso che non rifugge dalle controversie. Nel 1999 era già stato attaccato da un buon numero di suoi colleghi per avere scritto un libro – Les fausses Terreurs de l’an mil. Attente de la fin des temps ou approfondissement de la foi? (Picard, Parigi) – in cui ripeteva e approfondiva con nuovi argomenti quanto studiosi statunitensi avevano già dimostrato da tempo, e cioè che attorno all’anno 1000 non vi fu alcun panico e alcuna attesa socialmente rilevante della fine del mondo (semmai, ci furono fenomeni di risveglio devozionale e spirituale), mentre la relativa leggenda è scandalosamente ripetuta ai giorni nostri da una storiografia ideologica e da manuali scolastici che hanno semplicemente lo scopo di perpetuare un anticattolicesimo di maniera e un’immagine distorta dei presunti “secoli bui” del cosiddetto Medioevo.
Tuttavia, se attaccare miti laicisti è certo pericoloso, quando si toccano miti buonisti relativi all’islam il problema – come lo storico di Lione, oggetto di ripetute minacce di morte da parte di ultrafondamentalisti islamici, sta sperimentando in queste settimane – rischia di trasformarsi da culturale in balistico.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Favellar in greco
Che cosa scrive, dunque, di tanto grave Gouguenheim in Aristote au Mont Saint-Michel? Il libro può essere diviso in due parti. La prima è opera di erudizione minuziosa, scritta secondo le più tradizionali convenzioni della storiografia, e non può che suscitare stupore la sua trasformazione in “segno di contraddizione” di cui hanno addirittura chiesto conto alla Francia governi di Paesi a maggioranza islamica. Gouguenheim parte dal dato ovvio – oggi da alcuni contestato, ma ribadito con grande vigore da Papa Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006 (che lo storico francese, peraltro, non cita neppure una volta nel proprio libro) – secondo cui l’Europa così come la conosciamo è nata dall’incontro fra la spiritualità ebraica e cristiana della Bibbia e la filosofia greca.
Come il cristianesimo si sia diffuso nell’attuale Europa non è oggetto del volume di Gouguenheim, che si occupa invece di un altro problema: come il cristianesimo latino ha acquisito e coltivato la conoscenza della filosofia greca? La vulgata convenzionale, ripetuta da manuali universitari, libri di scuola per i licei, uomini politici e perfino documenti dell’Unione Europea suona più o meno così: nell’“età oscura” dell’Alto Medioevo l’Europa aveva perduto quasi completamente il contatto con i classici greci. Li riscoprì grazie all’islam, che a partire soprattutto dall’epoca del califfato abbaside, dunque dal 751, si è occupato non solo di tradurre i testi della scienza, della medicina e della filosofia greca – in particolare quelli di Aristotele (384-322 a.C.) – ma li ha anche trasmessi all’Occidente cristiano.
Quando si parla di radici dell’Europa si cadrebbe dunque in un equivoco se s’insistesse tout court sulle radici greche, perché queste giungerebbero al sapere europeo attraverso l’islam, e si dovrebbe quindi, tra le matrici culturali del continente europeo, includere obbligatoriamente anche la matrice islamica.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Macchè anno Mille...
Senonché, obietta Gouguenheim, in questa vulgata quasi tutto è falso. L’obiezione dei firmatari di petizioni contro lo storico di Lione secondo cui Gouguenheim non ha scoperto nulla di nuovo, e tutti gli elementi che riferisce, isolatamente considerati, erano già noti agli specialisti, si ritorce contro di loro. Se infatti non fa che ripetere fatti noti, perché Gouguenheim dev’essere punito? O invece vi è un interesse politico a che i fatti rimangano noti a piccole cerchie di addetti ai lavori, mentre al grande pubblico è offerta la falsa vulgata islamofila?
Lo storico francese smonta tale vulgata punto per punto. Anzitutto, l’Alto Medioevo non è una “età oscura”. Certo, la maggioranza dei cristiani in Occidente – come dei musulmani in Oriente – è analfabeta, e lo rimarrà ancora per molti secoli. Se però si guarda alle élite, non mancano periodi di grande fioritura intellettuale, come il “rinascimento carolingio” alla corte di Carlo Magno (742?-814), il risveglio intorno all’anno Mille che è culturale e non solo spirituale, e la grande fioritura delle scienze e delle arti nel secolo XII.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

Questi risvegli culturali sono avvenuti a prescindere dalla Grecia? Niente affatto, risponde Gouguenheim: si tratta al contrario proprio dei frutti dell’incontro fra cristianesimo e sapere greco. Quest’ultimo era sì meno diffuso nell’Europa dell’Alto Medioevo di quanto non fosse nell’impero romano all’epoca della nascita di Gesù Cristo: ma non era mai veramente scomparso. Anzitutto, nell’Alto Medioevo si trovano un po’ dovunque comunità e anche monaci di lingua greca, che conservano non solo l’idioma ma anche la cultura della Grecia antica. È noto il caso della Sicilia, dove il vescovo Gregorio di Agrigento (559-603?) ha un ruolo fondamentale nel conservare e nel trasmettere alcune opere di Aristotele. Ma se ne trovano in Calabria, a Salerno attorno alla celebre scuola di medicina, a Roma, tra Piacenza e Bobbio, in Francia, in Germania, in Irlanda, in Catalogna…
A partire dal secolo VII si tratta in gran parte di una “circolazione forzata delle élite”: studiosi, artisti e monaci di lingua greca e siriaca si rifugiano in Occidente per sfuggire agl’imperatori bizantini iconoclasti e ai conquistatori musulmani. Le corti europee e i grandi centri di cultura possono tutti contare su monaci greci o che conoscono il greco.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 5 della discussione
Già il padre di Carlo Magno, Pipino il Breve (714-768), scrive al Papa per chiedergli opere in greco, fra cui la Retorica di Aristotele: segno evidente, questo, che Pipino dispone di qualcuno in grado di tradurle. Né si deve dimenticare che i contatti dell’Europa latina con Bisanzio e con l’Impero Romano d’Oriente, dove l’amore per la filosofia greca – pure oggetto talora di vive controversie – si è sempre conservato, non vengono mai completamente meno.
Si arriva così fino ai monaci del Mont Saint-Michel e in particolare a Giacomo da Venezia (†1145-1150 ca.), che non solo traducono dal greco al latino un numero considerevole di opere di Aristotele, ma che svolgono un ruolo decisivo nella loro diffusione. Se di molte opere medioevali si conoscono solo due o tre manoscritti, ne esistono 115 della traduzione di Giacomo da Venezia della Fisica di Aristotele e ben 289 della sua versione degli Analitici secondi dello stesso filosofo greco. Ancora san Tommaso d’Aquino (1225-1274) cita spesso Aristotele dalle traduzioni di Giacomo da Venezia, che certamente non sono perfette, ma nessuna traduzione antica e medioevale lo è.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 6 della discussione

Toh, esistono arabi cristiani
Tutto questo lavoro si svolge prescindendo quasi completamente dagli apporti dei traduttori arabi. Ma anche riguardo a questi ultimi, insiste Gouguenheim, la vulgata corrente è equivoca. Sfrutta infatti la confusione nel grande pubblico fra “arabo” e “musulmano”. La maggioranza dei musulmani, invece, non è araba, e non tutti gli arabi sono musulmani. Anzi, all’epoca abbaside in cui inizia la traduzione in Oriente delle opere del sapere greco e di Aristotele una buona metà di coloro che parlano arabo è ancora cristiana. Le traduzioni avvengono in genere prima dal greco al siriaco, poi dal siriaco all’arabo. Benché non manchino traduttori musulmani, la stragrande maggioranza degli autori delle traduzioni di testi greci in siriaco e in arabo è cristiana.
Queste traduzioni – che sono ampiamente utilizzate da cristiani europei dopo la riconquista di Toledo nel 1085, e che occasionalmente sono conosciute e consultate in Europa anche prima – non sono migliori di quelle che erano state predisposte in Occidente, per il buon motivo che il doppio passaggio dal greco al siriaco e dal siriaco all’arabo coinvolge due lingue semitiche con un vocabolario e una logica interna completamente diverse dal greco, ed è ovviamente più difficoltoso della transizione dal greco al latino.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 7 della discussione

Si torna solo se si è partiti
Vi è inoltre da considerare che le autorità dell’islam vietano la traduzione di testi e di passaggi che considerano incompatibili con la loro fede, così che per esempio l’Etica nicomachea e la Politica di Aristotele restano costantemente escluse dal corpus tradotto in lingua araba.
Gouguenheim conclude la prima parte del proprio volume affermando che Aristotele non è “ritornato” nell’Europa occidentale dopo i “secoli bui” dell’Alto Medioevo: anzitutto, l’intera nozione di “secoli bui” è propagandistica e imprecisa; in secondo luogo, Aristotele non era mai veramente andato via.
La sua conoscenza passa per la gran parte da vie che non coinvolgono le traduzioni arabe. Quando sono usate – per alcune opere effettivamente non tradotte in precedenza in latino – traduzioni che vengono dal mondo arabo, queste sono state effettuate in maggioranza da traduttori cristiani. Infine l’islam non si è certo preoccupato di “donare” il sapere greco all’Europa cristiana. Semmai, sono stati gli europei ad andare a cercare nel mondo islamico quelle opere greche che essi non avevano e che pensavano di poter utilizzare: un fenomeno la cui portata, secondo lo storico francese, non va comunque esagerata.

E qui inizia la seconda parte del discorso di Gouguenheim, che non è a sua volta del tutto nuova: per esempio la si ritrova, in chiave sociologica, in diverse opere del maggiore sociologo delle religioni vivente, Rodney Stark, che non è mai citato in Aristote au Mont Saint Michel e che suppongo ignoto anche alla maggior parte dei contraddittori dello storico di Lione, dal momento che nessuna sua opera è mai stata tradotta in lingua francese e che per un certo tipo d’intellettuale transalpino (non per tutti, evidentemente) quello che non è pubblicato in francese – tanto più se scritto da accademici statunitensi – semplicemente non esiste.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 8 della discussione
Razionalisti chi?
Gouguenheim spiega che occorre accostarsi con molta cautela all’idea di un “razionalismo musulmano” e di un “aristotelismo islamico” perché le correnti dominanti della teologia coranica hanno di fatto impedito un incontro fra fede e ragione simile a quello che si è prodotto nell’Europa medievale cristiana. La stessa nozione musulmana di Dio – con le sue caratteristiche volontariste e con l’idea che princìpi come quello di causalità in qualche modo rischino di mettere in discussione la sovrana volontà di Dio, che può sempre cambiare l’ordine e le leggi del mondo a suo piacimento – rende, se non impossibile, certo molto difficile una filosofia e una scienza nel senso occidentale di questi termini.
Gouguenheim studia Avicenna (980-1037), Averroé (1126-1198) – le cui opere furono peraltro bruciate e i discepoli perseguitati – e la scuola teologica mu’tazilita (pressoché sparita alla fine del secolo XII) per mostrare come anche questi autori e correnti detti talora “razionalisti” concepiscono comunque, condizionati come sono dalla teologia islamica di partenza, il rapporto tra fede e ragione in un modo che è solo vagamente analogo alla sintesi coeva dell’Europa cristiana. Certo, se manca la scienza vero nomine non manca all’islam la tecnologia, ed è proprio nel campo degli scritti tecnici – per esempio nel settore dell’ottica – che i musulmani effettivamente utilizzano alcune opere della Grecia antica di cui l’Occidente aveva perso un ricordo che ritroverà solo tramite le traduzioni arabe.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 9 della discussione
Obtorto ochollo
Nell’ultimo capitolo, dedicato ai Problemi di civiltà, Gouguenheim critica particolarmente le tesi dello storico e antropologo belga (oggi docente alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland) Marcel Detienne, secondo cui qualunque riferimento alle “radici”, all’“identità” e all’“eredità greca” dell’Europa genererebbe necessariamente etnocentrismo, xenofobia e razzismo. A prescindere dalla valenza politica delle sue tesi, Detienne – che si presenta consapevolmente come erede del Sessantotto e dello strutturalismo – afferma che non esiste nessun «miracolo greco» e che l’idea secondo cui la Grecia abbia avuto una cultura superiore, per esempio, all’Etiopia precristiana o alla Polinesia è alle radici del “conservatorismo” internazionale.
Per esempio, i miti polinesiani sugli dèi sarebbero superiori alla mitologia greca e le tribù ochollo dell’Etiopia avrebbero avuto una pratica antichissima di assemblee elettive che potrebbe essere paragonata alla democrazia ateniese a tutto favore degli ochollo. Il problema, ribatte Gouguenheim, è che né gli ochollo né i polinesiani, a differenza dei greci, hanno proposto una “riflessione scritta” o una autoanalisi problematica delle proprie pratiche e dei propri miti, e neppure a fortiori tali mitologie e società sono state conosciute dall’Europa o l’hanno influenzata. Qui sta il ruolo storico e anche la grandezza della Grecia, mentre le tesi di Detienne (che pure vanta una carriera di tutto rispetto come grecista) si risolvono in una delle tante apologie del relativismo dominante.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 10 della discussione
Ha dato particolare fastidio ai recensori un’appendice dedicata da Gouguenheim all’orientalista tedesca Sigrid Hunke (1913-1999), nazionalsocialista non pentita e autrice di un libro del 1960 – tradotto in francese nel 1963 come Le Soleil d’Allah brille sur l’Occident (Albin Michel, Parigi) – di cui lo storico di Lione nota la grande influenza, tenuta comprensibilmente ben nascosta in Francia (ma non nei Paesi arabi), per la costruzione della vulgata oggi dominante. No, risponde Gouguenheim, è piuttosto “il sole di Apollo” – che tra parentesi non è un dio orientale “prestato” alla Grecia, ma un dio genuinamente greco – ad avere illuminato l’Occidente dopo e grazie all’incontro con il cristianesimo, e nei limiti di questo incontro.
Tutto è dunque condivisibile nel libro di Gouguenheim? Naturalmente no, come è normale che sia in un’opera di carattere scientifico. Per quanto mi riguarda, non condivido la critica agl’intellettuali musulmani del Medioevo che avrebbero tradito la propria vocazione quando – messi di fronte alla necessità di scegliere fra la loro fede e Aristotele – hanno scelto la fede. Qui Gouguenheim vuole provare troppo, giacché questo non è un atteggiamento “musulmano”, ma tipico di qualunque persona religiosa.
Certamente anche i cristiani, di fronte a tesi di Aristotele non suscettibili di un’interpretazione cristiana, le hanno rifiutate, senza per questo abdicare alla ragione (anzi, hanno giudicato certe idee di Aristotele non ragionevoli). Tra il “sole di Apollo” e il sole della storia degli uomini, Gesù Cristo, il cristiano, se deve scegliere, non può che scegliere Gesù Cristo.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 11 della discussione
Roba da chiodi
L’incontro fra Grecia e cristianesimo di cui ha parlato il pontefice a Ratisbona non è, in questo senso, né una “scelta” né un’adesione acritica alla filosofia greca, ma un continuo dialogo. Un dialogo di cui ora sappiamo – grazie a Gouguenheim – che deve un po’ meno alla trasmissione di sapere greco tramite l’islam di quanto spesso viene raccontato. Che questa semplice tesi esponga uno storico a rischi per la carriera accademica e per l’incolumità fisica è un segno che i tempi in cui ci si trova a vivere non sono propriamente normali. Che molti storici e intellettuali non difendano Gouguenheim ma firmino petizioni contro di lui – magari saldando vecchi conti che risalgono alla polemica sull’anno Mille – dimostra come la dichiarata avversione al “conservatorismo” mascheri spesso un timore reverenziale nei confronti di qualunque accostamento critico all’islam. Insomma, la consueta paura di avere coraggio.


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Rifondiamo il Belpaese

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 10 della discussione
di Sandro Bondi

Sono convinto che il mio compito sia innanzitutto quello di proseguire la tutela dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese. Un compito che deve essere svolto dallo Stato, così come prevede il Codice dei Beni culturali.
Credo tuttavia che questo compito, pur fondamentale, cioè di custodire quanto ci è stato tramandato, non debba limitare la nostra possibilità di contemporanei di lasciare segni tangibili di quest’epoca. In questo senso, una seria politica in questo settore deve incoraggiare e sostenere anche le opere degli artisti di oggi.
Per questo intendo, come mia prima proposta, indire un concorso nazionale per le arti figurative, riservato ai giovani artisti, in collaborazione con il ministro delle Politiche giovanili, Giorgia Meloni.
L’Italia può ancora svolgere un ruolo importante in Europa e nel mondo se scommette sulla cultura, in tutti i suoi vari aspetti. E per questo motivo risulta fondamentale l’azione degli Istituti di cultura all’estero. E desidero avere a questo proposito un dialogo costante con il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha tenuto per sé la delega della cultura.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

«La Repubblica promuove – così recita l’articolo 9 della nostra Costituzione – lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». I due commi sono legati da un preciso nesso, in forza del quale la tutela del patrimonio costituisce il fondamento della cultura che, con il contributo delle arti e delle diverse forme di conoscenza, rappresenta il motore dello sviluppo e della crescita della società.
Per questo motivo credo sia strategico l’investimento in questo settore, e compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e con gli equilibri delle politiche di bilancio, intendo impegnarmi per una progressiva crescita dell’intervento economico dello Stato a favore delle politiche culturali, attualmente attestato sulla modesta percentuale dello 0,28% del bilancio statale complessivo.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Un’analisi del trend delle risorse finanziarie decennio 1998/2008 mostra, in termini di incidenza in percentuale sul bilancio generale dello Stato, un’oscillazione che va dallo 0,22% del 1998, a un massimo dello 0,39% nel 2000, e quindi ad una progressiva flessione negli anni successivi che si assesta per il 2008 sullo 0,28% (pari a 2,3 miliardi di euro, contro gli 8,3 miliardi della Svezia, i 6,5 della Finlandia, e i 3 della Francia). Dato questo che ci pone agli ultimi posti tra gli Stati europei, i quali sono dotati peraltro di un patrimonio di minore valenza rispetto al nostro.
E' mia intenzione impegnarmi, insieme a voi, per una significativa inversione di questa tendenza negativa al fine di assicurare un maggiore impegno economico pubblico in questo campo, fermo restando l’essenziale e imprescindibile apporto dei privati, nella logica della sussidiarietà, che va in ogni modo favorito e sostenuto.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

Una politica del fare, più che del legiferare
Vorrei, a questo punto, sottolineare un altro aspetto del mio programma che ritengo fondamentale. Dopo decenni di faticoso lavorìo, in cui la legislazione di settore è stata per intero riscritta e dopo anni in cui la stessa macchina burocratica è stata riformata più volte, è giunto il momento di mettere in pratica le norme che abbiamo a disposizione, evitando un’ulteriore inflazione normativa.
Abbiamo bisogno di raggiungere risultati concreti e tangibili: restaurare, recuperare, migliorare la fruizione pubblica del nostro patrimonio. Riuscire a spendere al meglio i fondi disponibili. Inventare progetti per il recupero e la riqualificazione di aree, per la valorizzazione di itinerari coinvolgendo in modo intelligente i privati. Le norme ci sono. Servono gli uomini che le attuino e le capacità di tradurre le idee in fatti.

Il governo Berlusconi, ministro Giuliano Urbani, ha introdotto nel 2004 il Codice dei beni culturali e del paesaggio. Il testo è stato integrato e reso definitivo dai successivi ministri, Rocco Buttiglione e Francesco Rutelli. Il codice – è importante sottolinearlo – è stato inoltre elaborato con la preziosa collaborazione delle Regioni e delle altre autonomie territoriali. Ne è derivato un ampio e condiviso apprezzamento da parte degli operatori del settore.
Condivido pienamente il pensiero del professor Salvatore Settis, Presidente del Consiglio nazionale dei beni cuturali, quando osserva che «il nuovo Codice sia un importante passo avanti nell’attuazione della Costituzione repubblicana. Può esserlo. Dipende da noi».
Ora occorre sperimentare sul campo la nuova disciplina. A tal fine è mio intendimento di costituire, presso il ministero, un tavolo di coordinamento per l’attuazione del codice, aperto naturalmente alle Regioni e agli enti locali.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 5 della discussione
La tutela e il recupero della bellezza dei nostri paesaggi
Un capitolo importante, in questo lavoro di attuazione della nuova legislazione, è costituito dalla tutela, dal recupero e dalla riqualificazione dei paesaggi, sulla base della Convenzione europea del paesaggio di Firenze del 2000, ratificata con legge n. 14 del 9 gennaio 2006. Ho avuto modo di osservare che nelle città devastate dalla bruttezza e dal degrado si annidano fenomeni allarmanti di disagio sociale: la bruttezza e il degrado generano violenza. Per questo dobbiamo investire nella bellezza. Riportare l’arte nel cuore delle città.
Su queste premesse sono convinto che occorre avviare una grande politica nazionale per il recupero delle immense periferie senza volto e senz’anima che devastano il paesaggio italiano e generano disagio sociale, infelicità, degrado e, quindi, povertà. Dove non c’è Bellezza, né il piacere di riconoscersi come a casa propria, lì non c’è creatività, non c’è voglia di fare, non c’è l’humus indispensabile perché possano svilupparsi processi di crescita civile e produttiva. Solo riportando a livelli di dignità civile e di vivibilità, anche estetica e non solo funzionale, vaste aree così densamente popolate potremo sperare di aver assolto al nostro compito di uomini di governo garantendo le condizioni per uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 6 della discussione

Come dice Michael Novak in Gli eroi della mia infanzia, «Il vostro Paese è sempre stato tenuto in altissima considerazione dagli artisti e dagli architetti americani. Non solo. L’Italia ha insegnato agli Stati Uniti che gli spazi pubblici civilizzati necessitano di bellezza come il cuore necessita d’amore e i polmoni di aria respirabile. Come potrebbero le persone acquisire uno spirito nobile se intorno a loro non ci sono opere d’arte che rappresentano la nobiltà d’animo? L’effetto del post-modernismo ha disumanizzato i nostri spazi vitali, per sottrarre alla nostra visione la lotta morale caratteristica dello spirito, il dramma umano. Se trattenute a terra da cavi arrugginiti, le ali dello spirito umano non possono spiccare il volo».
Occorre dunque avviare una collaborazione con le Regioni per la definizione di nuove regole d’uso del territorio compatibili con la tutela paesaggistica, mediante l’inserimento di più specifici contenuti prescrittivi e mediante la redazione di nuovi piani paesaggistici. Queste regole non dovranno essere fattori di limite né un peso sulla libera iniziativa privata, bensì costituire le basi per una gestione sostenibile e razionale dei beni paesaggistici in un contesto di miglioramento del marchio di qualità territoriale.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 7 della discussione

Dobbiamo far comprendere a tutti i cittadini che la tutela del patrimonio culturale, nonostante le rinunce che sembra imporre nell’immediato, significa in realtà più ricchezza e opportunità di sviluppo nel medio e lungo periodo. La tutela è pratica di lungimiranza che restituisce domani alla collettività, molto di più di quello che chiede oggi in termini di rinuncia.
Si tratta di princìpi condivisi in tutta Europa. Dobbiamo renderci conto che il territorio, specie in una realtà come quella italiana, è un bene prezioso e richiede dunque un utilizzo attento, misurato e prudente.
Il che non vuol dire che politiche territoriali sagge si pongano in contrasto con le esigenze di crescita economica. Occorre invece, ed è qui il punto di equilibrio vero della formula dello “sviluppo sostenibile”, puntare al riutilizzo dell’immenso patrimonio immobiliare, pubblico e privato, delle periferie degradate che imbruttiscono le nostre città, al recupero delle aree industriali dismesse, delle troppe “cattedrali nel deserto” sorte senza adeguati progetti e rimaste incompiute.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 8 della discussione
Il Paese non può permettersi una nuova fase di cementificazione non pianificata né razionalizzata, con l’eccezione di opere necessarie di interesse nazionale.
Nell’ottica di un recupero della bellezza del territorio, è mio fermo proposito dare impulso alle azioni volte al recupero dei paesaggi compromessi e degradati, anche secondo le previsioni dell’ultima Finanziaria, e soprattutto dando applicazione all’articolo 167 del Codice, che prevede la stipula di un’apposita convenzione tra il ministero di cui ho la responsabilità e il ministero della Difesa per gli interventi demolitori per iniziativa delle Soprintendenze.
Al riguardo è mio intendimento portare una semplificazione in materia, al fine di consentire una ragionevole accelerazione delle pratiche di controllo preventivo, sì da renderle quanto più possibile meno onerose e impegnative per il cittadino.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 9 della discussione
Ma intendo sin d’ora precisare che occorre preservare la pietra angolare su cui poggia l’intero edificio della tutela, vale a dire un controllo preventivo reale sui singoli interventi di trasformazione dei beni protetti, da assicurarsi attraverso un atto espresso del soprintendente. Qui è e resta a mio avviso il nocciolo duro del nostro modello di tutela che si è legittimato in un secolo di storia e che fa perno su questa specialissima “magistratura tecnica”, costituita dalle nostre soprintendenze che rappresenta un bagaglio inesausto di risorse professionali di assoluta eccellenza, che va difeso e, per quanto possibile, potenziato.
Intendo tuttavia introdurre, nell’ambito delle mie prerogative di indirizzo politico, indirizzi operativi che orientino la prassi della tutela secondo criteri di intelligente proporzionalità e ragionevolezza nella gestione, in modo che i diritti e le libertà del cittadino qualora debbano essere sacrificati, lo siano nella misura strettamente indispensabile al conseguimento delle superiori finalità di interesse pubblico.
La tutela del nostro patrimonio, inoltre, che non può non essere esercitata dallo Stato, deve però trovare a livello locale degli strumenti aperti alla collaborazione con gli enti locali e corretti da rigidità burocratiche talvolta incomprensibili e irragionevoli.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 10 della discussione
Riportare l’arte nel cuore delle città
Come ho già detto, sono convinto che si debba investire nella Bellezza, che si debba riportare l’arte nel cuore delle città; promuovere il lavoro dei nostri artisti; arricchire il patrimonio che abbiamo ereditato, poiché l’Italia contemporanea – a differenza di altre realtà dell’Occidente (penso a Londra, Parigi, Berlino, Barcellona, Rotterdam) – è stata povera di nuove creazioni artistiche. La rigorosa e prioritaria tutela e valorizzazione del prezioso patrimonio ereditato non devono costituire un freno all’espressione della capacità creativa delle nuove generazioni. Le città sono organismi che hanno bisogno di nuove opere artistiche e architettoniche, che ne arricchiscano la vita.


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Tra due fidanzati

>>Da: boleropersempre
Messaggio 1 della discussione
- Caro... dopo che saremo sposati dividerò con te i tuoi guai!
- Ma io non ho guai...
- Li avrai caro... li avrai....

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Un leprotto viene investito da un trattore

>>Da: boleropersempre
Messaggio 1 della discussione
Si sta ancora riassestando dopo la botta che un toro si avvicina e lo deride: "Ma come, nonostante le orecchie che ti ritrovi non l'hai sentito arrivare?". "E tu allora - ribatte il leprotto - che, nonostante le palle che ti ritrovi, hai le corna?".--


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Astronauti

>>Da: boleropersempre
Messaggio 1 della discussione
Tre astronauti devono partire per lo spazio per un viaggio che durerà anni.
Naturalmente visto che staranno nello spazio per tanto tempo sono liberi di portarsi quello che vogliono, per rendere meno gravoso il passare del tempo.
Il primo dice che gli piacciono le donne e così si porta dietro 20 donne bellissime.
Il secondo dice che adora mangiare, così gli riempiono l'astronave di ogni possibile alimento. Il terzo confessa di essere un patito per il fumo e così gli riempiono l'astronave di sigari e sigarette.
I tre partono quindi ognuno con la sua astronave.
Dopo 10 anni finalmente ritorna il primo astronauta.
Si apre il portellone ed escono dozzine di bambini.
Gli chiedono come e' andata e lui: "Ah, veramente una bella missione".
Dopo un po' arriva il secondo; si apre il portellone e ne esce una sfera compatta di lardo di 200 Kg che tutto contento se ne va.
Dopo un po' arriva il terzo; si apre il portellone ed esce l'astronauta incazzato come una bestia.
Gli chiedono com'e' andata e lui: "I CERINIIIIII....!!!!"


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Azz che paura..Uolter lancia l'ultimatum al governo!

>>Da: er Drago
Messaggio 6 della discussione

""In questi giorni si decide il futuro di questa legislatura: se il comportamento del governo rimane quello delle ultime settimane, con una sequenza di incidenti assolutamente eccessivi ed inaccettabili, il clima non potrà che cambiare""
Walter Veltroni

Accidenti che paura !!!
Il governo sta tremando dalla testa ai piedi!!!
Pensate che il "governo ombra" darà una spallata al governo Berlusconi e lo farà dimettere???
Uhauahuah!

>>Da: Nando179764
Messaggio 2 della discussione


>>Da: lucia
Messaggio 3 della discussione
Troppo forte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Stai a vedere che Veltroni chiederà l'appoggio dei senatori a vita!
Ahahah!

>>Da: Ilduca
Messaggio 4 della discussione
Il paese e' ancora dolorante per i pali nel sedere del governo precedente.
Uolter, non rompere i maroni.

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Spettegulesss.................................

>>Da: Ilduca
Messaggio 2 della discussione
Il principino Harry molla una puzza durante una parata militare: la regina s'infuria. Sul balcone di Buckingham Palace la famiglia Windsor è stata scossa da un peto tonante e decisamente puzzolente, se tra le risate di William e di nonno Filippo (autore di un analogo gesto due anni fa...) tutti si sono portati mani e fazzoletti al naso.


>>Da: Ilduca
Messaggio 2 della discussione
La regina si è infuriata ma Harry può difendersi dicendo di non aver fatto niente di più che imitare nonno Filippo, autore di un'analoga flatulenza durante la stessa parata nel 2006. Noblesse oblige


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Via alla manovra: abolite nove province

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Anticipata la Finanziaria: subito i tagli alle spese superflue per rilanciare l'economia. Allo studio sconti su benzina e generi di prima necessità da finanziare coi proventi della Robin Hood tax.

Roma - La Finanziaria 2009 si profila già come una manovra che intende recuperare risorse attraverso il taglio di costi inutili e la messa a punto di imposte innovative come la «Robin Hood tax». Con queste due azioni distinte si potranno introdurre numerose misure di sollievo dedicate alle classi sociali più disagiate e ad alcune tra le categorie produttive.
Uno dei punti fondanti è la soppressione di alcuni istituti inutili, ma soprattutto costosi per le casse dello Stato. In questa direzione si inserisce l’intenzione di sopprimere le Province che fanno capo ai nove Comuni che diventeranno aree metropolitane. Si tratta di Milano, Roma, Genova, Torino, Bologna, Venezia, Firenze, Napoli e Bari. Lo scopo è risparmiare evitando la creazione di «doppioni». Basti pensare che nel bilancio di previsione 2008 della Provincia di Milano le spese correnti rappresentano il 51% del totale per oltre 577 milioni di euro. La manovra, che domani sarà presentata al Consiglio dei ministri, punta a frenare questa deriva che avrebbe visto sovrapporsi l’ente guidato da Filippo Penati alla nuova realtà. Alla scadenza, perciò, andranno in «pensione» i nove consigli provinciali e le Regioni provvederanno a trasferire ai Comuni le necessarie competenze.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la norma che prevede la soppressione delle comunità montane con trasferimento delle competenze a Comuni e Province con conseguente risparmio di gettoni di presenza e indennità dei consiglieri che amministrano questi enti. Sono queste, quindi, le misure che dovrebbero portare un beneficio di 3,4 miliardi attraverso la minore allocazione di risorse agli enti locali. Altri risparmi saranno conseguiti con la soppressione dei mini-enti, ossia quelli che hanno meno di cinquanta dipendenti, e delle 5 strutture sfuggite alla riorganizzazione prevista dall’ultima Finanziaria tra le quali il Fondo bombole metano.

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Sicilia, il centrodestra fa il pieno di voti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

In Sicilia il centrodestra ha fatto l’en plein, conquistando tutte e otto le Province dove si è votato, comprese le roccaforti "rosse" di Enna, Caltanissetta e Siracusa. Il centrodestra si appresta a conquistare anche i comuni di Messina, Siracusa e Catania

Palermo - In Sicilia il centrodestra ha fatto l’en plein, conquistando tutte e otto le Province dove si è votato, comprese le roccaforti "rosse" di Enna, Caltanissetta e Siracusa. A scrutinio concluso, i candidati di centrodestra, con Pdl-Udc e Mpa, hanno ottenuto vittorie schiaccianti sugli avversari, in alcuni casi ben oltre il 70%.
Vittorie schiaccianti alle provinciali A Palermo il candidato del centrodestra Giovanni Avanti ha avuto il 72,30% contro il 27,70% di Franco Piro (centrosinistra). A Catania Giuseppe Castiglione (Pdl-Udc-Mpa) il 77,62% rispetto al 18,6% di Salvatore Leotta (Pd-Pdci e Idv). A Messina ha vinto col 76,01 Nanni Ricevuto (Pdl-Udc-Mpa) con l’avversario principale, Paolo Siracusano (Pd-Idv e partito socialista) a quota 21,49%. A Trapani Mimmo Turano (Pdl-Mpa-Udc) ha conquistato il 65,79% contro il 30,78% di Camillo Oddo (Pd-Idv), mentre ad Agrigento Eugenio D’Orsi ha vinto con il 67,88% (Giandomenico Vivacqua il 14,89%). A Siracusa Nicola Bono (centrodestra) ha chiuso a quota 68,55% rispetto al 31,45% di Giuseppe Zappulla. Giuseppe Monaco (Pdl-Udc-Mpa) ha vinto a Enna col 53,87% (Angelo Muratore del centrosinistra 41,73%) e Giuseppe Federico a Caltanissetta con il 63,50% (Salvatore Messana di Pd-Idv a quota 29,82%).

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Precedenza ai processi più gravi Stop a tutti gli altri per un anno

>>Da: andreavisconti
Messaggio 6 della discussione

Proposta del Pdl: «Tribunali intasati, si svolgano prima quelli per reati che creano allarme sociale»
da Roma

La logica è emergenziale. L’obiettivo è togliere il tappo dalla corsia preferenziale per i processi su reati di grande allarme sociale. E allora, sospensione di un anno per tutti gli altri procedimenti che riguardano fatti commessi fino al 30 giugno 2002 e si trovano tra l’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. La «priorità assoluta» è per i processi per tutti i delitti puniti con l’ergastolo e una pena superiore ai 10 anni, quelli con detenuti e anche per gravi infortuni sul lavoro.
Due emendamenti al decreto legge sulla sicurezza in via di conversione al Senato, dove oggi arriverà in aula, scatenano le polemiche con l’opposizione che parla di norme «salva-premier» e ad personam, perché tra i processi sospesi rientrerebbe quello di Milano a Silvio Berlusconi sul «caso Mills».
A presentare gli emendamenti sono stati i relatori Filippo Berselli e Carlo Vizzini, presidenti delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali del Senato. «La norma - replica alle critiche Vizzini - si applica anche al presidente del Consiglio, come a qualunque altro cittadino dello Stato italiano. Ma il problema è un altro, la domanda da porsi è se il provvedimento sia uno di quelli a favore di tutta la collettività e che potrà consentire una risposta dello Stato rapida ed efficace per punire i reati più gravi e recenti che destano enorme allarme sociale».
Nel primo emendamento si indicano i processi che devono avere la priorità, nel secondo si creano le condizioni per questa via celere sospendendo gli altri, ma anche il decorrere della prescrizione sempre per un anno. In modo che, alla fine di questa fase d’emergenza, tutto riprenda dal punto in cui era, ma si sia eliminato «l’ingorgo» dovuto ai casi in via di prescrizione, alle conseguenze dell’obbligatorietà dell’azione penale, alle carenze d’organico dei magistrati e ai tanti processi che finiranno con pene poi cancellate dall’indulto.


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Giappone, giustiziato il serial killer cannibale

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Tsutomu Miyazaki, condannato a morte per l'omicidio di quattro ragazzine. Le violentava, le uccideva e poi ne beveva il sangue. Non si è mai pentito

Tokyo - Impiccato il serial killer cannibale. Tsutomu Miyazaki, condannato a morte per l’omicidio di quattro ragazze nel 1988 e nel 1989, è stato giustiziato questa mattina. Lo ha reso noto il ministero della Giustizia. La Corte Suprema, a febbraio 2006, aveva chiuso la lunga serie di processi a suo carico della durata di 16 anni, confermando la pena di morte e respingendo l’opposizione presentata dal consiglio di difesa. Insieme a Miyazaki, fa sapere il ministero della Giustizia, questa mattina sono stati impiccati altri due condannati a morte, due uomini di 37 e 73 anni.
Il serial killer cannibale Miyazaki, 45 anni, era stato condannato all’impiccagione in primo grado nell’aprile 1997, otto anni dopo il suo arresto avvenuto nel luglio 1989 mentre stava cercando di aggredire una quinta ragazzina. Nel corso di un lungo processo erano emerse terribili atrocità: l’uomo strangolò quattro bambine tra i quattro e i sette anni, le mutilò, le violentò e in alcuni casi bevve il loro sangue. Miyazaki aveva anche ammesso di aver mangiato la cenere dopo aver bruciato il corpo di una delle bambine. Il serial killer, durante l’iter giudiziario, non ha mai manifestato rimorsi per le proprie azioni né si è scusato con i familiari delle vittime. Il padre di Miyazaki, incapace di sopportare i crimini compiuti dal figlio, si è suicidato nel 1994.


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Uccide rapinatore: era il suo portinaio

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Napoli, l’agente interviene per sventare l’agguato a un portavalori. Tra i banditi anche il figlio della vittima. L'ispettore era con la sua bimba: "Calma, papà torna subito"

Marano - Prima ha messo al sicuro la figlioletta di 9 anni, poi ha impugnato la pistola di ordinanza e ha ordinato ai malviventi di arrendersi. «Polizia, gettate le armi», ha urlato. Ma il bandito che impugnava la calibro 9, anziché alzare le braccia in segno di resa, dapprima ha ferito gravemente una guardia giurata, poi ha esploso alcuni proiettili, contro un ispettore capo, libero dal servizio. Il poliziotto, quando ha capito che le parole non servivano a nulla, ha aperto il fuoco. A terra è rimasto uno dei tre banditi che avevano cercato di rapinare un portavalori in via San Rocco, a Marano, (Napoli). L'ispettore è riuscito a bloccare anche un altro malvivente mentre un terzo complice è riuscito a fuggire in moto.
La sorpresa per il coraggioso poliziotto è stata grande quando si è accorto che il bandito che aveva già ammanettato era il figlio del portinaio dell'edificio dove vive con la moglie e le due figliolette, situato a poca distanza dal luogo dell'assalto al portavalori. L'ispettore si è poi avvicinato al bandito ferito per soccorrerlo, gli ha tolto il casco da motociclista ma è rimasto come colpito da un pugno allo stomaco: sull'asfalto c'era un uomo che conosceva bene, il suo portinaio, il papà del bandito che aveva appena arrestato. Aniello e Domenico Quaranta, rispettivamente di 46 e 21 anni, entrambi incensurati, forse al primo colpo della loro carriera criminale. Aniello, il padre, è morto poco dopo il ricovero all’ospedale San Giuliano di Giugliano.

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Gian Battista Bozzo: Formato famiglia

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Che cos’hanno in comune la Robin Hood Tax sui guadagni dei petrolieri, l’abolizione della tassa sulla bilancia, lo sconto automatico sui carburanti, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali? E ancora, che cosa unisce la semplificazione legislativa, la modifica dei contratti a termine, la cancellazione delle province maggiori e delle comunità montane? Sembrerebbe, quella del governo, una delle più classiche manovre omnibus: di tutto, di più, un occhio a un interesse particolare, un occhio a quell’altro interesse, un colpo al cerchio, uno alla botte.
Non è così, e tentiamo di spiegare perché questa manovra si collega ai primi provvedimenti del «Berlusconi IV», l’eliminazione dell’Ici prima casa e la detassazione degli straordinari. La premessa numero uno è che il mondo è cambiato, e non in meglio per noi cittadini della vecchia Italia. Un insieme di fattori - dal petrolio a 140 dollari (e forse dopodomani a 150, se non a 200 dollari al barile) all’abnorme rincaro dei prezzi alimentari, dall’invasione di prodotti orientali a basso costo all’incertezza che regna sui mercati finanziari globali - stanno producendo un impatto formidabile nel microcosmo nostrano. La premessa numero due, ugualmente importante, è che le regole europee concedono a un Paese indebitato come l’Italia un margine di manovra assolutamente inferiore a quanto sarebbe necessario per rilanciare i consumi e l’economia. Per capirci, un tax rebate (lo sconto fiscale di George W. Bush) da 140 miliardi per sostenere la crescita, in Europa e in Italia non è possibile.


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Filippo Facci: Le notizie separate dai giornalisti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Attendiamo, prima di fasciarci la testa, che il disegno di legge sulle intercettazioni giunga in Parlamento. Così com’è, circa i limiti imposti ai giornalisti, resta improponibile. Un conto è vietare che in fase preliminare fuoriescano intercettazioni e verbali e insomma cartacce che non sono vere notizie, bensì materiali a disposizione di ogni parzialità e sputtanamento; un altro conto è vietare che fuoriescano le notizie per come già fuoriuscivano prima che le intercettazioni semplicemente le inventassero, e prima, soprattutto, che Mani pulite forzasse il Codice e inondasse il Paese di verbali. Le notizie, intese come accadimenti, intese come fatti e non come tesi, non si possono non dare e non circostanziare un minimo: il che naturalmente non ha niente a che spartire con lo status penosamente difeso da colleghi cui interessa solo riorchestrare istruttorie con materiali d’accatto. Ma se tizio è stato arrestato bisogna poterlo scrivere, e anche il perché: corrisponde al pubblico interesse. La deriva escrementizia di contorno, invece, corrisponde solo all’interesse degli sputtanatori professionali e di chi voglia approfittarne pompando così un ruolo politico della stampa. I modi per separare alla fonte, per distruggere ogni stralcio che non riguardi l’indagato, per scremare a monte, per secretare come accade all’estero, ci sono e si trovano. Trovateli.

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Ida Magli: Ue, finita la commedia degli inganni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Le reazioni a caldo dei politici al «no» degli irlandesi sono state talmente «rivelatrici» del loro vissuto più vero e più profondo che è assolutamente doveroso soffermarsi ad analizzarle. Vorrei possedere la competenza dei commentatori del calcio e la loro sicurezza di essere, oltre che capiti, anche intuiti dai lettori, per spiegare con efficacia i reali retroscena - psicologici prima che politici - della commedia degli inganni che si sta svolgendo sul palcoscenico della costruzione europea. Il concetto di «biscotto», a me ignoto e adoperato dal collega De Bellis nel descrivere il complesso stato d'animo che gli italiani stanno vivendo per l'ultima partita dei campionati europei, mi ha illuminato e non esito ad applicarlo al complesso gioco nel quale si stanno dibattendo i governanti dei vari Stati dell'Unione per vincere l'ultima partita del macroscopico campionato giocato contro i popoli d'Europa.
Questa è infatti la verità: il linguaggio ermetico, la sovrapposizione di innumerevoli burocrazie, la dosatissima e ingannevole informazione, la lentezza prudenziale con la quale sono stati compiuti i vari passaggi per giungere a proclamare il super Stato europeo, sono tutti strumenti accuratamente studiati e messi in atto per portare i cittadini a combattere contro se stessi, contro ciò che possiedono e che più amano.
Si è trattato di una battaglia difficilissima perché volta a eliminare i singoli Stati, le patrie, le identità nazionali; quelle identità che è impossibile non riconoscere in Verdi o in Petrarca come italiane e in Bach o in Goethe come tedesche. È vero che i governanti hanno affermato che era sufficiente definirle «europee» e di essere in grado, contro qualsiasi sistema logico, di poter effettuare il miracolo di garantire la diversità nell'uguaglianza. Ma non era operazione da poco. Quando hanno visto che si levavano soltanto deboli proteste contro la forza magica del potere, hanno fatto un altro passo e hanno tolto i confini. Certo, i cittadini si sono spaventati dell'enorme afflusso di immigrati che ne è conseguito, ma, dato che sembrava che non si fossero accorti di quale fosse il vero significato di questo atto, la perdita del territorio, i governanti hanno tratto la conclusione che non ci fosse più nulla da temere.

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Palermo, un accordo tra mafiosi e massoni per ritardare i processi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Imprenditori, mafiosi, poliziotti. Sono otto gli arrestati nell'operazione Hiram: la lobby riusciva a far slittare le sentenze definitive dei processi dei boss di Trapani e Palermo. Controlli negli uffici della Cassazione e sui conti correnti

Palermo - Stroncata la lobby di massoni e mafiosi che ritardava i processi delle cosche. I carabinieri hanno arrestato otto persone, in diverse città, accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d’ufficio. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Palermo, Roberto Conti, su richiesta del procuratore Francesco Messineo, dell’aggiunto Roberto Scarpinato e del sostituto della Dda, Paolo Guido. L’inchiesta, che vede coinvolti professionisti, medici, imprenditori, boss e alcuni iscritti a logge massoniche, è stata condotta dai carabinieri dei comandi provinciali di Trapani e Agrigento.
Hiram L’operazione, per la quale sono in corso decine di perquisizioni, è stata denominata "Hiram", vede impegnati anche i carabinieri, non solo di Agrigento e Trapani, ma anche quelli di Palermo, Roma e Terni. Dall’inchiesta emerge che boss mafiosi, grazie all’aiuto di persone appartenenti a logge massoniche, avrebbero ottenuto di ritardare, dopo il pagamento di tangenti, l’iter giudiziario di alcuni processi in cui erano imputati affiliati a cosche di Trapani e Agrigento. Le indagini che hanno portato alla scoperta dei presunti intrecci fra boss e massoni diretti a ritardare i processi di alcuni affiliati alle cosche mafiose, sono state avviate dai carabinieri nel 2006. Controlli sono in corso anche negli uffici della Cassazione e sui conti correnti.

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Ndrangheta, le cosche negli appalti: 33 fermi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Eseguiti nel Reggino 33 fermi per associazione mafiosa. Le cosche avevano costituito un "cartello" per regolare, anche grazie alla collusione di personaggi, il controllo delle attività imprenditoriali relative all’esecuzione di importanti opere pubbliche

Reggio Calabria - I carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei "Cacciatori" e di unità cinofile del gruppo operativo Calabria di Vibo Valentia, hanno eseguito 33 provvedimenti di fermo emessi dalla procura distrettuale antimafia della città dello Stretto a carico di altrettanti indagati di associazione mafiosa e armata, finalizzata alla sparizione ed alla gestione di appalti pubblici, all’infiltrazione nella pubblica amministrazione locale e regionale, al procacciamento di voti. L’operazione riguarda persone residenti nel tratto di provincia reggina compresa tra Bova Maria ed Africo Nuovo.
Le persone fermate Le persone fermate fanno parte delle cosche che fanno capo alle famiglie Morabito - Bruzzaniti - Palamara, Maisano, Vadalà, Talia, attive nella fascia jonica della provincia. Le misure restrittive costituiscono un’ulteriore fase di un’articolata attività investigativa condotta dai carabinieri di Reggio Calabria sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia e denominata "Bello lavoro", che nello scorso mese di febbraio aveva portato al sequestro preventivo di sette cantieri (ed al sequestro probatorio degli uffici delle imprese operanti) allestiti per la realizzazione della "variante di Palazzi", opera che rientra nei lavori di ammodernamento della Ss 106 Jonica nella cui realizzazione erano state riscontrate difformità, potenzialmente incidenti sulla tenuta strutturale dei manufatti, tra i materiali impiegati e quelli previsti dai protocolli di settore.

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L’Europa non sa più decidere: su Irlanda e Cuba prende tempo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

E sul delicato tema delle sanzioni contro Teheran la scelta più bizzarra: le definirà il consiglio dei ministri dell’Agricoltura la prossima settimana

Hai dubbi? Prendi tempo. Potrebbe essere la parola d'ordine di questa Europa politically correct fino all'inverosimile, ma impastoiata di fatto ormai da centinaia di problemi. Da quello del nucleare iraniano a quello della bocciatura del referendum, passando per altre mille questioni. Sia chiaro: ottenere l'unanimità dei consensi, coabitando in ventisette sotto lo stesso tetto, non è che sia facilissimo. Ma sempre più spesso davanti a temi spinosi la burocrazia Ue si rimpannuccia in un «dopo» che spesso lascia sgomenti proprio gli europei. Che in tempi di crisi come questi, preferirebbero interventi immediati.
Eppure è accaduto anche ieri. Mentre a Lussemburgo i ministri degli Esteri dei Ventisette avevano in programma un summit sulle relazioni con Cuba e Iran (su cui era intanto piombato come un macigno il no irlandese al trattato di Lisbona), dall'Air Force One di George Bush pioveva un intervento del suo consigliere Stephen Hadley che annunciava che i capi della diplomazia europea, in poche ore, avrebbero reso note le loro nuove e dure sanzioni contro Teheran. A Lussemburgo cadevano dalle nuvole, o almeno facevano finta di farlo. Il portavoce di Solana negava di brutto: «Non se n'è discusso né se n'è deciso!». Altri confermavano. E ci voleva Frattini per ammettere che Solana, di rientro dal suo blitz in Iran, aveva in effetti relazionato i colleghi europei, suggerendo però di dare almeno sette giorni di tempo a Teheran per una risposta alle offerte fatte pervenire ad Ahmadinejad.

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Jun 18, 2008, 6:50:11 AM6/18/08
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Intervista a Mario Arpino

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

“Utilizzare i militari nei posti di blocco? Potrebbe rivelarsi una scelta utile”

di Barbara Alessandrini


“C’è stato un atteggiamento di critica che, francamente, non trovo gran che giustificato”. L’ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa Mario Arpino, pur avendo dedicato la sua vita all’Arma aerea, prende le distanze dalle perplessità sull’impiego dei militari nelle città che stanno dividendo la maggioranza e dalle polemiche sollevate sia dall’opposizione che dai sindacati di polizia sulla misura. Anche se ritiene “ovvio che nessuno sia contento di vedere i militari che fanno ordine pubblico, né alla pubblica sicurezza né ai militari stessi...”.

Lei è stato capo di Stato Maggiore della Difesa. Come vive la decisione di creare una task-force di militari da impiegare per la sicurezza delle città?
“Beh, io sono un militare e non mi fa piacere..”

Ma è d’accordo con chi paventa il rischio che le Forze armate possano sentirsi mortificate e parimenti le Forze dell’ordine umiliate dalla presenza suppletiva dell’Esercito?
“No, non direi. Questo è il verso sbagliato in cui affrontare questa decisione. Non è la prima volta che le forze armate vengono utilizzate per l’ordine pubblico, anche se, ad esempio nell’operazione ”Vespri siciliani“, ci si trovava in condizioni diverse. Ma se c’è un’esigenza reale e la politica ed il governo così comandano i militari svolgeranno i compiti loro assegnati”.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Però?
“Però, personalmente avanzo qualche riserva mentale. Era davvero necessario ed indispensabile questo impiego?”

Anche Lei ritiene sia una misura propagandistica?
“Non proprio. Ma è un fatto che in Italia c’è un rapporto tra forze di polizia e cittadini di circa uno a duecento. Si tratta di un rapporto molto alto: 120.000 carabinieri, 100.000 poliziotti, 60.000 finanzieri e magari ci mettiamo anche 20.000 guardie forestali su 60 milioni di abitanti può apparire strano che i 2.500 militari facciano la differenza”.

Il governo ha spiegato che si è arrivati all’impiego delle divise a causa dei vuoti di organico provocati dal blocco dei concorsi per le assunzioni di nuovi agenti.
“Sinceramente non metterei la decisione di utilizzare i 2.500 militari in relazione a questo. Facendo una buona razionalizzazione delle forze di polizia sul territorio forse si potrebbe sopportare il carico di lavoro”.

Quindi Lei come spiega l’orientamento dell’esecutivo?
“L’impiego dei militari ha un forte impatto psicologico e dimostra che il governo ha preso sul serio la sfida della sicurezza sul territorio. Ripeto, siamo realistici: Con 2.500 militari in termini di quantità di schieramento non siamo di fronte a cifre risolutive. L’ottimizzazione del loro impiego, però, dipende molto da cosa si vuole fare. Se l’intenzione è quella di realizzare un’azione a fondo della durata di sei mesi, un anno, allora è impensabile non impiegarne altri, molti di più di quelli previsti e procedendo alla specializzazione dei compiti”.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Come dimostra il caso della Campania dove grazie ai militari si è scoperto il traffico di rifiuti tossici e radioattivi.
“Quella è un’emergenza vera e propria in cui si impiegano tutte le forze. Ormai i militari sanno esattamente come realizzare i blocchi stradali, a bloccare quartieri e villaggi. In seguito le forze di polizia procedono con le ricerche. L’obiettivo è di ottimizzare l’impiego delle pattuglie, necessariamente miste, dato che l’ordine pubblico dipende dal ministero degli Interni, mentre l’esercito ha caratteristiche e capacità diverse e può concorrere alle operazioni sotto la guida di funzionari di polizia o dei carabinieri. In fondo gli stessi carabinieri, quando operano, lo fanno non in veste di militari ma di coadiutori di ordine pubblico. E il loro ufficiale comandante durante le operazioni prende ordini o da un prefetto o da un questore. Se si ragiona in questi termini il risultato è effettivo”.

Altrimenti?
“L’utilità c’è lo stesso ed è quella di dimostrare determinazione nell’affrontare l’emergenza”.


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Barile senza fondo

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

ASSOCIAZIONE CONSUMATORI
L’Adiconsum conta circa 120.000 iscritti

Solo una rete di distributori indipendenti......può fare concorrenza alle multinazionali

di Ruggiero Capone


A quanto pare i petrolieri avrebbero già tentato di far avvicinare il governo italiano dai potentati internazionali. Alcune associazioni di difesa dei consumatori sostengono che le raccomandazioni a favore dei vari Garrone, Moratti, Sensi e Peretti sarebbero cadute nel nulla. Altri organismi invece dicono che avrebbero funzionato male i collegamenti. Sta di fatto che c’è gelo, incomunicabilità, tra l’esecutivo Berlusconi e gli speculatori petroliferi. Qualche petroliere avrebbe sentenziato “nemmeno dai comunisti ci saremmo aspettati una simile guerra”. Intanto Paolo Landi (Adiconsum) continua a ripetere a Tremonti ed a Scajola: “Fermare le speculazioni sui carburanti”. “I carburanti rispondono ad un servizio primario della società, quale quello dei trasporti e non possono essere oggetto di speculazione - scrive l’Adiconsum -. In nessun settore è tollerata la variazione giornaliera dei prezzi al consumo, come invece avviene per il prezzo delle benzine alla pompa. Ciò non consente al consumatore di conoscere qual è la compagnia più conveniente in quel giorno. Inoltre, il fatto che il gasolio abbia raggiunto il prezzo della benzina è un’ulteriore riprova dell’aspetto speculativo. Tutto questo provoca inflazione e concorre a deprimere i consumi”.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Così l’Adiconsum ha chiesto all’esecutivo Berlusconi d’impegnare le compagnie petrolifere a variare il prezzo alla pompa con una frequenza mensile, per far cogliere al consumatore i vantaggi della concorrenza. Ma anche d’incentivare una rete di distributori in concorrenza con le compagnie, così come già avvenuto negli altri paesi con i distributori nei grandi supermercati. Aspetto che forse collima poco con la realtà italiana. Soprattutto le associazioni dei consumatori chiedono all’esecutivo d’adottare una politica energetica a livello europeo, in grado di contrastare questo fenomeno finanziario speculativo che fa leva sulla carenza di prodotti. Ma per quanto i petrolieri abbiano tentato promesse da marinaio, e poi il governo già lavori alla riduzione delle accise, puntualmente (come da previsione) nel secondo trimestre 2008 s’è già abbattuta sull’utenza italiana la pesante stangata sulla bolletta energetica: un 4,1 per cento in più l’energia elettrica e 4,2 per il gas. Aumenti che porteranno ad un sovraprezzo in bolletta di 18 euro per l’energia elettrica (consumi medi di 2700 kWh/anno) e di 40 euro per il gas (consumi medi di 1400 mc/anno).Rispetto a gennaio 2007, dal 1 aprile 2008 paghiamo bollette più care del 10 per cento per l’energia elettrica e del 5,5 per il gas. L’Autorità per l’Energia ha addebitato la stangata allo “Tsunami petrolio”. Ma il pesante dubbio è che su quel 60 per cento di costo finale dell’energia pesi un 30 per cento di speculazione messa su dal cartello delle aziende energetiche. Sulla vicenda stanno indagando più osservatori, dall’Autorità per l’energia all’Antitrust, ma è evidente che i petrolieri si siano fatti più furbi. E’ anche evidente che Tremonti non sia uno sprovveduto, infatti la sua Robin Hood tax trae conforto da quanto emerso nel G8 dei ministri delle Finanze ad Osaka. Vertice che s’è chiuso sottolineando che i rincari delle materie prime pongono una seria minaccia alla ripresa dell’Occidente. Per la prima volta nella storia mondiale, la Trilateral non è riuscita ad influenzare il parere dei governi, che unanimemente hanno condannato i petrolieri. L’Occidente riscopre l’economia pianificata, il comunismo, e lo fa usando issando i vessilli della guerra ai petrolieri? Niente di tutto questo. “E’ stato detto che le tasse sono bellissime, io non credo che lo siano in tutti i casi - ha commentato Tremonti dopo Osaka -.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

La Robin Hood tax lo è, perché toglie ai petrolieri per dare la possibilità, a chi ha bisogno di cibo, di tirare avanti”. E’ evidente che Tremonti abbia ben chiaro il caso italiano, dove cibo, petrolio ed immobili sono al centro di speculazioni che hanno portato il 60 per cento della popolazione sotto il livello della crescita economica europea. C’è da chiedersi perché non abbia mosso nemmeno un dito chi lo ha preceduto. Ma il governo pensa ai fatti. Così mercoledì prossimo il Consiglio dei ministri approverà in via definitiva “il piano triennale sull’economia”, il cui fulcro è appunto la Robin tax. Nel frattempo su internet sono già presenti (perché pubblicati dai siti delle associazioni dei consumatori) gli elenchi degli indirizzi delle “pompe bianche” in Italia. Una lista sempre più ricercata dagli automobilisti, che indica la precisa ubicazione di 265 gestori indipendenti sul territorio nazionale. Benzinai che nelle Marche, in Lombardia e nel Lazio (sono le regioni in cui ce ne sono di più, mentre è fuori dall’elenco il Friuli Venezia-Giulia) vendono la benzina a circa 20 centesimi in meno. Ma i nemici sono in agguato. Infatti voci di corridoio affermano che dietro la sparizione delle pagine internet dei benzinai autonomi possa nascondersi la longa manus dei petrolieri che, per farla breve, avrebbe assoldato degli abili tecnici per boicottare la banda Robin Hood. Sarà vero? Di certo c’è che a Cura di Vetralla, nel viterbese, è sorto il primo distributore italiano (ormai storico) di benzina indipendente. Un miracolo per l’Italia, il paese dove la benzina costa più che in altre parti d’Europa ed i guadagni dei gestori sono i più infimi. Oggi sono 2000 le ‘pompe’ indipendenti in Italia, gestite da 265 imprenditori. Ed è contro di loro che s’è scatenata la campagna stampa dei petrolieri e delle grandi compagnie.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

Il cartello sarebbe pronto ad investire 40 milioni di dollari in pubblicità a Tv e giornali, nonché in congressi e conferenze, per bloccare la politica “anti-capitalistica” lanciata da Tremonti e subito raccolta dai piccoli distributori di benzina. I piccoli distributori comprano la benzina direttamente nelle raffinerie e senza dover conteggiare, nel prezzo finale alla pompa, spese di marketing ed estrazione. Una politica commerciale che l’attuale esecutivo sta incentivando, me questo rende l’Italia invisa ai poteri forti del petrolio. Questo spiega gli attacchi riservati a Tremonti da giornali notoriamente vicini alla sinistra, quindi al Pd. Non è un mistero che sarebbe stato l’ufficio stampa della Shell al bollare come populista il provvedimento, e subito Bersani (ex ministro dell’Economia di Prodi, oggi del governo ombra) ha condiviso la linea delle grandi compagnie. Scusate, ma un tempo la sinistra non era nemica delle multinazionali?


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Nel futuro prossimo delle assicurazioni ci sono tagli dei prezzi

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Emilia Rettura


Nel regno delle assicurazioni qualcosa si muove. Dopo la spinta alle liberalizzazioni nel settore auto, arrivata dall’alto con la scorsa legislatura, il popolo dei consumatori ha cominciato a scegliere, timidamente, di cambiare assicuratore alla ricerca di un prezzo più basso che ancora non c’è. Perché gli effetti diretti della tentata rivoluzione sono stati una diminuzione dei tempi di attesa per ottenere la liquidazione della somma dovuta e un lieve taglio dei costi dei sinistri (-7,8% rispetto al 2006). Il crollo sperato delle tariffe non c’è stato, anche se Giancarlo Giannini, presidente dell’istituto che controlla le compagnie assicurative, l’Isvap, sostiene che sia ancora presto per giudicare l’effetto che una maggiore concorrenza tra i protagonisti avrà sul mercato anche se il principio della liberalizzazione, dice, non deve essere messo in discussione.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Quel che è certo è che i gestori un occhio al cliente dovranno darlo con maggiore attenzione. Sia perché la parte di italiani che ha scelto di abbandonare il proprio agente di fiducia per passare a un altro, fenomeno poco consueto da noi, è aumentata del 2%, sia perché il 13% del bacino di utenti dichiara di non essere sicuro di rinnovare la polizza che ha. All’origine vi sono da un lato contrasti con la propria compagnia, dovuti specialmente ai tempi di risoluzione delle problematiche, che hanno fatto salire del 65% il numero dei reclami contro il proprio operatore, da un altro lato il livello delle tariffe sulle quali le compagnie ancora non sono intervenute, nonostante abbiano tratto profitto in termini di costi di esercizio dalle nuove modalità di risarcimento diretto. Che il mercato risponda o meno, il monito dell’Isvap non lascia scelta: le tariffe dovranno scendere almeno del 5% entro il 2008.
La barriera dei prezzi, che tiene ancora lontana la clientela italiana da questo tipo di servizi, tanto che, secondo Giannini, il nostro resta un Paese “sotto assicurato rispetto al resto d’Europa”, è di ostacolo anche alla trasmigrazione da una banca all’altra per continuare a sostenere il peso di un mutuo.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Inutile, secondo il presidente dell’Isvap, scegliere condizioni più favorevoli offerte da un altro istituto, se poi bisogna ripagare da capo le spese assicurative collegate, senza nemmeno la possibilità di recuperare almeno parte del premio già pagato in anticipo con la precedente banca. Solo una maggiore sinergia tra banche e assicurazione potrà sciogliere i nodi che ancora rallentano il diritto e i vantaggi della portabilità dei mutui. La lontananza tra i due modi di concepire il mondo della finanza sta anche alla base del calo del 7% rispetto al 2006 nella raccolta premi delle assicurazioni nel corso del 2007, scesa a quota 99 miliardi. A perdere maggiore volume d’affari è stato il ramo vita (-11,4%) mentre quello danni è cresciuto solo dell’1,3%. Messe alle strette dal rischio liquidità dovuto alla tempesta subprime, le banche hanno scelto di proporre alla clientela prodotti interni piuttosto che quelli offerti dalle compagnie ad esse legate. Nonostante abbia influito sulla raccolta premi, insieme agli effetti di diverse ristrutturazioni bancarie, la crisi di Wall Street non ha danneggiato i risultati delle compagnie assicurative che, nel complesso, hanno una scarsissima esposizione a questo tipo di strumenti finanziari. Nel 2007, infatti, gli utili del settore sono aumentati del 5% rispetto all’anno precedente, fino a quota 5,4 miliardi.


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Europa - Il punto di ripartenza

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Davide Giacalone


L’Europa s’è fermata a Dublino, e forse è bene che non riparta troppo in fretta. Lo dico da europeista: i fallimenti sono tanti, l’impopolarità grande, il verticismo intollerabile. Che gli irlandesi sono solo l’1% degli europei lo scrivevo prima del referendum, e per sottolineare quanto scombiccherato sia il percorso istituzionale, ma non è ragione sufficiente per fare spallucce, giacché l’Unione era già stata bocciata da francesi e olandesi. Proviamo a votare tutti e la tumuliamo per sempre. I padri fondatori la pensarono durante la seconda guerra mondiale e l’Europa che conosciamo è, difatti, un’oasi di pace e benessere. Un capitolo inedito della storia continentale. Si sognò di costruirla per via istituzionale, ma poi s’imboccò la strada dell’integrazione economica, che avrebbe dovuto innescare quella politica. Fu così che l’Europa divenne mercato, e sede di mercanteggiamento, la Commissione ed i Consigli dei Ministri un luogo dove bilanciare interessi, spesso risolvendo i contrasti interni con protezionismo verso l’esterno (si veda la politica agricola). E’ stata poco Europa dei cittadini e molto delle lobbies.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

L’inesistente identità politica è stata compensata con una burocrazia di feroce astrusità, autoalimentata dai finanziamenti nazionali e dalla costruzione di un linguaggio incomprensibile, fra procedure marziane. Il Parlamento non conta un accidente, e, del resto, ciascuno lo elegge come gli pare, solitamente mandandoci quelli che non trovano posto fra i seggi nazionali. Il gigante economico ospita cittadini che hanno paura dell’immigrazione, fino al mitico idraulico polacco che ha terrorizzato i francesi (tranne quelli con il rubinetto rotto, spaventati dal non trovarlo). La fortissima moneta unica non difende dall’aumento del prezzo, in dollari, del petrolio. L’Europa, dunque, è bocciata per ciò che poco dipende la lei. Ma è anche vero che non esiste laddove avrebbe il dovere di essere unita, nella politica estera, dall’Afghanistan all’Iran, che è alle porte di casa. Andare avanti per tentativi è suicida. Basta. E’ divenuta troppo larga per essere vera, mentre defezionano i fondatori. Altiero Spinelli parlava di geometria variabile: un nucleo ad alta integrazione istituzionale ed aree di scambio che lo circondano. Può essere un punto di ripartenza.


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Cassazione, Carabinieri & Corna

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Davide Giacalone

Con le sentenze fantasiose e paradossali si possono riempire dei libri e, tanto per essere precisi, ne esistono in varie lingue, a dimostrazione che tutto il mondo è paese. Ma qualche volta i giornali s’industriano a rendere irragionevole quel che non lo è. Ricordate i titoli che gridavano: se la donna porta i jeans non c’è violenza carnale? Cosa che la cassazione non si era mai sognata di sostenere, ma che, comunque, provocò una superficiale protesta di alcune parlamentari, che si fecero ritrarre con quei pantaloni. Ora leggo che secondo la cassazione un carabiniere non può avere l’amante, altrimenti disonora l’Arma. E subito pensi: conosco governanti con l’amante e parlamentari dalla vita tutt’altro che morigerata, perché prendersela con i soli carabinieri? Il fatto è che, anche in questo caso, la cassazione ha esaminato un caso diverso da quello che si legge nei titoli.
In un piccolo comune del salernitano prestava servizio un carabiniere, coniugato. Il milite subisce il fascino di una locale residente, anch’essa sposata, e ne nasce una stabile relazione che diventa pane quotidiano per i ventunomila abitanti. Magari non tutti, ma, insomma, la gente fa più che mormorare. Il luogotenente richiama l’appuntato e, forse impropriamente, gli intima di troncare la relazione. Forse avrebbe potuto dirgli: quelli sono affari tuoi, ma qui la situazione è insostenibile e, pertanto, o la fai finita o è meglio, anche per te, un trasferimento. Ma la cosa singolare è che l’appuntato gli risponde dandogli del “bugiardo, infame e ladro”, minacciando di scaraventargli la scrivania addosso. Considerato che quell’uomo gira armato, ecco, non è propriamente la reazione più normale e tollerabile.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Segue denuncia e processo. In primo grado lo assolvono, concentrandosi sulla relazione extraconiugale ed affermando l’ovvio: sono affari suoi. Ma in secondo grado confermano che sono affari suoi, ma si accorgono che il suo comportamento non è certo encomiabile e lo condannano non per corna, ma per minacce e ingiurie, continuate ed aggravate. Mi pare ragionevole. Lo sembra anche alla cassazione ben disposta a riconoscere che “di carattere privato è, senza dubbio, il rapporto extraconiugale”, ma la “medesima natura non rivestono il richiamo disciplinare cui il disdicevole contegno aveva dato luogo e l’illecita reazione dell’imputato”, confermando la condanna. Sarebbe stato strano il contrario.
Poi, nelle motivazioni, la cassazione si abbandona a qualche considerazione di troppo sul decoro della divisa è la relazione che intercorre fra questa e le eventuali avventure di letto. Ma questo non significa che abbiano fondamento i molti titoli che si sono letti, semmai che le motivazioni dovrebbero essere assai più succinte e pertinenti, senza abbandonarsi ad intimismi togati o considerazioni generali. Vale per questa sentenza, come per tutte.


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Militari e magistrati

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Davide Giacalone

Il tema della sicurezza è serio, il sentimento d’insicurezza pericoloso, non è il caso né di drammatizzare né d’illudere. Questa storia dell’esercito schierato in città non mi convince affatto, e certo non per gli strampalati timori democratici di cui ciancia una parte della sinistra. A Palermo l’uso dei militari ha funzionato, senza che nessuna libertà sia mai stata minacciata, ma lì c’era da combattere una mafia che utilizzava sistemi libanesi (ricordate l’auto bomba che costò la vita a Chinnici?), e si schierarono 20.000 uomini. Non è la stessa cosa perseguire borseggiatori o spacciatori, con 3.000 uomini in tutta Italia, che divisi per sole dieci città fanno 300 a testa, a loro volta divisi per tre turni fanno 100 persone. Si dovrà cercarli con impegno, per accorgersi della loro presenza, e potranno operare solo sei mesi, fungendo da mero tampone.
Una simile impostazione sarebbe molto vicina al nulla. L’uso dei militari può essere produttivo, ma se concentrato su specifiche emergenze, come la protezione di siti particolari, ad esempio le discariche, nei luoghi dove è messa in dubbio la sovranità stessa dello Stato.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

L’effetto annuncio, ahinoi, s’accompagna ad una discreta confusione d’idee su cosa fare, che emerge dalle interviste dei ministri interessati. Se i militari di cui si parla fossero Carabinieri, poi, sfuggirebbe del tutto la novità, ma l’averla annunciata non ha rassicurato gli italiani, semmai ha confermato e certificato le loro paure ed insicurezze. Per acquietare le quali non servono i mitra, ma le sentenze. Non servono i militari, ma i magistrati. Noi, però, abbiamo la peggiore giustizia d’Europa, che ci costa più della media europea e con un numero record di magistrati, il tutto con una produttività pietosa, che si traduce in gran pacchia per i delinquenti. Questi ultimi spadroneggiano e restano a spasso, alimentando disagi e rabbia delle persone per bene. Questo è il problema da risolvere.
Nel frattempo si possono anche mandare messaggi e lanciare segnali, mettendo le divise a presidiare le piazze, ma attenti, perché a dirle e non farle, certe cose si traducono nel contrario. Senza effetti concreti la sfiducia aumenta. E nessun serio risultato sarà conseguibile se chi delinque non ha il ragionevole dubbio di poter finire in galera e restarci.

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Governo e militari - No al decisionismo intermittente

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Arturo Diaconale


Il rischio che grava sul governo non è quello della politica degli annunci. Nella società della comunicazione e dell’immagine non si può operare senza dare segnali forti all’opinione pubblica delle proprie intenzioni e della propria direzione di marcia. Chi sostiene il contrario o lo fa perché non riesce a trovare altri argomenti di critica e di contestazione nei confronti dell’esecutivo, oppure perché vive nel passato e non riesce ad accettare la realtà del tempo presente. Il rischio che grava come un macigno sul Cavaliere, invece, è diverso. Molto più grave e pericoloso di quello della politica degli annunci. Lo stesso che segnò negativamente l’esperienza di governo del centro destra dal 2001 al 2006 e contribuì in maniera determinante a favorire alla fine di quella legislatura la vittoria elettorale del centro sinistra. Questo pericolo si chiama il decisionismo intermittente, quello che un giorno è caratterizzato da una fuga in avanti ed il giorno appresso da una precipitosa corsa all’indietro, da un annuncio in positivo a cui segue la correzione e la smentita in negativo. Nella società dell’immagine e della comunicazione il decisionismo intermittente è il modo peggiore che un governo può adottare per sottoporre il proprio operato al giudizio dell’opinione pubblica.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

A dispetto dell’antico proverbio è meglio perseverare nell’errore piuttosto che manifestare una incertezza che non riesce a soddisfare chi aveva avversato l’annuncio del governo e provoca solo l’irritazione di chi lo aveva salutato con soddisfazione. Questa regola è stata applicata con successo nei confronti dell’emergenza dei rifiuti campani. Il governo ha mantenuto dritta la barra della rotta senza farsi condizionare dalle manifestazioni di piazza e dai soliti sabotaggi della magistratura. E se l’altro ieri l’ex Commissario straordinario Gianni De Gennaro ha potuto rilevare che il problema è avviato a soluzione e che grazie all’intervento dei militari sono state scoperte tracce di materiale radioattivo che avrebbero potuto nuovamente bloccare lo smaltimento dei rifiuti in Germania, lo si deve alla linea ferma seguita da Berlusconi. Lo stesso dovrebbe valere per ogni altra questione. A partire dall’impiego delle Forze Armate per ridare sicurezza alle città italiane. Che sarà pure una misura “spot”, come ha giustamente rilevato Pier Ferdinando Casini, ma che, proprio perché è rivolta non a risolvere un problema (non è con 2500 soldati che si scioglie il nodo sicurezza) ma a rappresentare un segnale, va mantenuta e non sconfessata. Il governo è convinto che far vedere un po’ di tute mimetiche in giro per il paese contribuisce a ridare all’opinione pubblica la speranza di battere la criminalità? Bene, mandi in giro i soldati e non faccia marcia indietro. Perché se si rimangiasse la decisione, il rimedio sarebbe peggiore del male. Questa valutazione non riguarda il merito del provvedimento.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Che può essere considerato legittimamente utile o del tutto inutile. Riguarda la forma e la sostanza dell’azione di governo. Che sono strettamente intrecciate (ed alle volte s’identificano) e che non possono essere condizionate dai timori di certi settori della maggioranza di essere messi in cattiva luce dalle critiche dei media nazionali ed internazionali. Subire un condizionamento del genere, infatti, è del tutto ingiustificato. Perché non è l’opposizione che porta avanti questa battaglia contro le scelte decisioniste del governo. E’ soprattutto la stampa della sinistra oltranzista che occupa il posto lasciato vuoto dal Pd e dalla sinistra massimalista, ormai allo sbando. E, un po’ per ragioni di mercato, un po’ perché le ultime sacche di resistenza paleo-marxista si annidano nella categoria dei giornalisti, sono i media che prendono lucciole per lanterne ed evocano Bava Beccaris, le derive autoritarie ed i fascismi di ritorno. Ma perché farsi condizionare dagli ultimi dei mohicani rossi? Forse perché si è ancora subalterni alla antica egemonia? Quella stessa che spinge la destra a riscoprire Gramsci piuttosto che ad aprirsi alla cultura liberale?


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Scoop! Bassolino ora cambia colore

>>Da: Graffio
Messaggio 1 della discussione
Ma dei capelli Il governatore si scurisce la chioma e si presenta col nuovo look Bassolino, 10 giorni fa Bassolino, ieri ad EboliNAPOLI - Pima e dopo Nella foto a sinistra, Antonio Bassolino ritratto nel corso di un incontro ufficiale il 10 giugno. La foto a destra, invece, è stata scattata ieri a Eboli Sembra tornato ai tempi del Pci e dei picchettaggi davanti alle fabbriche Antonio Bassolino, con quella chioma che si è fatta di nuovo scura. Sì, il governatore ha cambiato colore ai suoi capelli e ha dato un taglio al grigio perla che lo contraddistingueva da qualche tempo. L'operazione cambio di look è sicuramente opera di Antonio Esposito, da anni barbiere di fiducia del governatore con tanto di bottega sotto casa Bassolino. Esposito è uno dei barbieri più chic e frequentati di Napoli: da lui passano frotte di politici, imprenditori, professionisti e giornalisti. Bassolino alle prese con le forbici di EspositoMa il suo cliente «doc» è proprio Bassolino, al quale, da un giorno all'altro, cambiò la posizione della scriminatura, spostandola dal centro al lato e conferendogli un'aria più borghese o, per meglio dire, «posillipina». Anche perché Antonio è uno dei custodi delle tradizioni popolari e nobili di Posillipo, tanto da essere giunto già al suo quinto libro (denso di emozioni e di aneddoti su luoghi e persone) dedicato al quartiere collinare a picco sul mare. Un volume il cui ricavato andrà ancora una volta ai bambini e agli ospedali africani e nel quale Esposito ricorda la Napoli che fu: una città che vive solo nei ricordi. Vanni Fondi

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Commissione UE mette sotto schiaffo le coop rosse

>>Da: Paolo
Messaggio 9 della discussione
LA VITTORIA DI ESSELUNGA CAPROTTI – LA COMMISSIONE EUROPEA METTE SOTTO SCHIAFFO LE COOPERATIVE ROSSE – BRUXELLES RITIENE CHE "UN TRATTAMENTO PREFERENZIALE A BENEFICIO DELLE COOP E' AIUTO DI STATO”…


Bene!
Paolo

>>Da: lilith
Messaggio 2 della discussione
Era ora che si facesse giustizia fiscale per queste Coop rosse e bianche che non hanno più un fine mutualistico, ma di lucro.
Avanti per questa strada!

>>Da: aristodog
Messaggio 3 della discussione

Bella notizia!!!

>>Da: firefox65
Messaggio 4 della discussione
Esselunga tutta la vita.
Grazie Caprotti!

>>Da: ilgiovaneardito
Messaggio 5 della discussione

Fine dei privilegi delle cooperative..

>>Da: Luna
Messaggio 6 della discussione
Anche la UE si è accorta del magna magna delle coop , finalmente!

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Ma guarda un po'!

>>Da: firefox65
Messaggio 2 della discussione
Blitz a Chiesa Rossa, arrestati 25 rom
Duecento uomini, tra carabinieri e polizia, hanno eseguito un blitz nel campo comunale "Villaggio Lambro meridionale". Fermati 25 nomadi, restano latitanti altri 5
Duecento uomini, tra carabinieri e polizia, arrivati all'alba in una zona che, molto spesso, era off-limits per le forze dell'ordine. Un blitz in grande stile per arrestare trenta nomadi italiani del campo di via Chiesa Rossa, quello che ufficialmente si chiama "Villaggio Lambro meridionale". A loro carico, una lunghissima sfilza di reati, tutti frutto delle denunce di almeno quaranta vittime negli ultimi due anni. Rapine e furti aggravati, ricettazione: nel campo nomadi comunale - abitato da circa trecento persone, tutte regolari e nate in Italia - , trasformato in fortino con tanto di telecamere esterne, chi entrava ne usciva ripulito di tutti i suoi averi.

Le indagini dei carabinieri della stazione Gratosoglio e del commissariato Scalo Romana, coordinate dal pm Massimiliano Carducci, hanno ricostruito le modalità, quasi sempre le stesse, con le quali i tre ceppi familiari del campo - i Deragna, i Braidic e gli Hudorovich - riuscivano ad attirare le vittime e poi a farle scappare, con minacce di ogni tipo: bambini che improvvisavano sassaiole, donne che agitavano minacciose badili e picconi, rottweiler e pitbull scagliati contro i malcapitati, pistole giocattolo senza il tappino rosso per sparare in aria e convincere così i più riottosi. L'ordinanza emessa dal gip Paola Di Lorenzo raccoglie così il racconto di autisti di tir arrivati nel campo nomadi pensando di dover consegnare interi salotti, stock di materiale informatico o edile a persone che avevano fatto regolari ordini nei negozi, e di essersi invece ritrovati accerchiati dagli abitanti del campo che, con minacce pesanti, li costringevano a scaricare la merce e a scappare. Oppure - altra modalità delle rapine - le vittime venivano avvicinate nei grandi centri commerciali mentre sceglievano tv al plasma e computer: i nomadi - ben vestiti e in perfetto italiano - proponevano allora di comprare lo stesso articolo a prezzo scontato, dando appuntamento nelle vie adiacenti al campo. Una volta lì, gli incauti aspiranti compratori venivano attirati oltre il cancello - l'unico dell'insediamento - e lì derubati dei soldi portati per l'acquisto, ma anche di cellulari e oggetti preziosi.

Il bilancio del blitz, alla fine, è stato di venticinque arrestati, tra loro ci sono cinque donne, mentre restano latitanti cinque nomadi. Per tutta la mattinata di ieri sono andate avanti le perquisizioni e i controlli, soprattutto per capire la posizione dei minori. Militari e agenti hanno sequestrato alcune decine di migliaia di euro, macchine rubate (c'è anche una Porsche Cayenne), tre pistole giocattolo, oltre a decine di schermi al plasma, computer, gadget elettronici.


Ecco chi è "povero " ed è bisognoso di accoglienza e casa...... tutta gente onesta.......naturalmente...


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Al Qaeda, minacce a Berlusconi

>>Da: ilgiovaneardito
Messaggio 4 della discussione
Nel mirino anche il vicedirettore del Corriere Allam. «Sono morti che camminano come lo era Falcone»

MILANO - Il premier italiano Silvio Berlusconi e il vice direttore del Corriere della Sera, Magdi Allam, sono di nuovo nel mirino dei siti islamici che si rifanno all'internazionale di Osama Bin Laden. Nuove minacce sono state rivolte nei loro confronti all'interno di uno dei forum islamici sul web più famosi e frequentati.

MESSAGGI POSTATI IN ITALIANO - A differenza del passato, ed in particolare negli anni del precedente governo Berlusconi quando queste minacce venivano postate in lingua araba, ora la presenza degli internauti islamici si è allargata così come la loro vicinanza all'Italia tanto che vengono postati direttamente in italiano. A scrivere è un nuovo membro dei siti che si fa chiamare «Muhajir Allah Wadáa Ahlahu» («Emigrante di Allah ha dato l'addio alla sua gente»). Pur usando un nome arabo, a differenza di altri utenti di questi forum che si occupano delle vicende del nostro Paese, lui sembra scrivere bene nella nostra lingua.

«SONO DUE MORTI CHE CAMMINANO» - Nel post dal titolo «Berlusconi e Magdi Allam», scrive: «Sono due morti che camminano...proprio come si auto definiva falcone..messaggio in codice ? ! Forse!». Leggendo queste ultime parole e paragonando il linguaggio usato con quello dei comunicati delle varie cellule arabe di al-Qaeda sembra più una provocazione che un messaggio in codice da inviare ad una cellula dormiente. I messaggi riconosciuti tali dagli esperti, e solitamente presenti nei discorsi del numero due di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, hanno riferimenti temporali o geografici che servono a far capire ai suoi uomini come e quando muoversi. Resta il fatto che per la prima volta questo genere di minacce e di provocazioni appaiono in un sito di propaganda qaedista completamente in lingua italiana.
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Gli piscopatici terroristi musulmani all'attacco, queste cellule sono la cosa più pericolosa che esista, è necessario allontanare dal nostro paese questi pazzi criminali che odiano la nostra cultura e la nostra identità.. l'Italia è degli italiani, andassero a fare gli psicopatici nei loro paesi sottosviluppati!

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Terrorismo, sgominate le Tigri Tamil in Italia

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Arrestate 28 persone accusate di far parte dellle Tigri Tamil: estorcevano somme di denaro ai connazionali per finanziare l’organizzazione terroristica. Cinque fermi anche a Palermo

Roma - Ventotto persone accusate di far parte dell’organizzazione terroristica delle Tigri Tamil dello Sri Lanka denominata Ltte (Liberation Tigers of Tamil Eelam) sono state arrestate all’alba dalla Digos di Napoli in sette diverse regioni italiane. L’operazione, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli, ha coinvolto oltre 200 agenti e ha interessato le città di Napoli, Genova, Biella, Novara, Milano, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Roma. A Palermo, precisano gli inquirenti napoletani, in un’indagine analoga, sono state fermate cinque persone dal pm di Palermo Antonio Ingroia, che si aggiungono quindi (ma si tratta di un’altra operazione, contestuale e separata) ai 28 fermati.
Due anni di indagini L’operazione, epilogo di due anni di incisive indagini condotte in tutto il territorio nazionale e coordinate dalla Direzione centrale delta. La polizia di prevenzione è tesa a neutralizzare la struttura dedita all’approvvigionamento finanziario delle Tigri Tamil, che solo in Italia, grazie all’opera di estorsione di massa della comunità srilankese di etnia Tamil, pacifica e da anni ben inserita nel tessuto sociale, frutta centinaia di migliaia di euro annui. "Si tratta di una operazione contro le Tigri Tamil che parte dalla Digos di Napoli, - ha spiegato il capo della Digos di Napoli Sbordone - che ha colpito individui attivi nel procacciamento di risorse per finanziare il terrorismo nello Sri Lanka. I soldi venivano procacciati per lo più attraverso l’estorsione a connazionali".

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Nicola Frugis Caggianelli: «Chi tocca le intercettazioni viene cacciato»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Solo nella Capitale ogni giorno 1.200 registrazioni, per ognuna delle quali si spendono fra i 50 e i 70 euro
da Roma

Hanno intercettato il capo dell’ufficio intercettazioni colpevole di voler frenare gli sprechi delle intercettazioni. Non è uno scioglilingua ma la cruda realtà di cui è rimasto vittima Nicola Frugis Caggianelli, storico responsabile della centrale d’ascolto della procura di Roma, rimosso dall’incarico nello stesso giorno in cui avrebbe dovuto sottoporre a un precedente Guardasigilli un progetto di riordino della materia di cui tanto oggi si discute. «Mi accingevo ad andare negli uffici di via Arenula insieme al procuratore aggiunto Italo Ormanni quando mi chiamano dall’ufficio del procuratore capo per dirmi che ero sollevato dall’incarico per aver gestito allegramente l’ufficio. Una follia. A poco è servito che il pm ha poi chiesto l’archiviazione perché il fatto non sussiste. L’obiettivo era stato raggiunto: mi avevano fatto fuori solo perché avevo provato a mettere ordine nello spreco di milioni di euro legato alle intercettazioni. Evidentemente, davo fastidio...».
Viene da sorridere se pure l’indiscusso re delle intercettazioni finisce intercettato.
«Già. E siccome pensavano che qualcuno del mio ufficio mi avrebbe potuto avvertire, non hanno utilizzato i soliti sistemi ma sono ricorsi ad altre apparecchiature col risultato che i miei telefoni sono andati tutti in blocco. Dilettanti...».
Ricollega davvero la sua disavventura giudiziaria al tentativo di fermare la «riforma» sulle intercettazioni?
«Sarà anche una coincidenza, ma quando con l’aggiunto Ormanni ci apprestavamo a illustrare le linee guida della “riforma” con suggerimenti precisi sulla riduzione dei costi e sui requisiti che tutti gli addetti ai lavori dovevano avere per lavorare in un campo così delicato, mi sono piovute addosso accuse infamanti come l’aver fatto intercettazioni illegali. Senza saperlo stavo incrinando determinati interessi».
Quali interessi?
«Non spetta a me dirlo. Io faccio questo semplice ragionamento. Ogni giorno, su Roma, abbiamo mille-milleduecento telefoni sotto, il 60% dei quali legati al traffico degli stupefacenti. Ogni intercettazione telefonica ci viene a costare tra i 50 e i 70 euro, se poi parliamo di intercettazioni “ambientali” i costi lievitano in maniera esponenziale perché anziché istruire esponenti delle forze dell’ordine per piazzare le microspie, ci affidiamo ancora a tecnici esterni che chiedono cifre esorbitanti. Abbiamo fatto una guerra per limitare i costi e ci siamo accorti anche che ogni procura va per conto suo».


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Università, la Gelmini: "Concorsi nazionali"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Il ministro chiede idee ai giovani per svecchiare gli atenei. E avverte: nuove regole per reclutare docenti e ricercatori. Ai dottorandi 240 euro in più al mese

Roma - A.A.A. Giovani docenti e ricercatori cercansi per svecchiare il ministero dell’Università e progettare il futuro del Paese. Richieste idee veramente nuove, esclusi perditempo.
Non è una boutade ma la chiamata alle armi del ministro Mariastella Gelmini, pronta a invitare al ministero «i giovani docenti e ricercatori a partecipare ad un grande concorso di idee e ad aiutarmi a rendere realtà le idee migliori». L’ipotesi allo studio è quella di farsi inviare i profili dei giovani professori, accompagnati dalle loro proposte di innovazione, che verranno poi selezionate dal ministero stesso. Nella sua audizione alla commissione Cultura di Montecitorio, presieduta da Valentina Aprea, il ministro ha chiarito da dove intende partire per riportare gli atenei italiani e la nostra ricerca a livelli di eccellenza.
Prima di tutto nuove regole di reclutamento per professori e ricercatori. «Occorre una verifica nazionale di idoneità, riconosciuta da parte della comunità scientifica nel suo complesso», spiega la Gelmini. Dunque ripristino di concorsi a livello nazionale, in modo da evitare baronie e Dynasty accademiche con le cattedre che passano di padre in figlio come feudi medievali.
Una volta ottenuto il riconoscimento di idoneità, attraverso una selezione nazionale, si entrerà in una lista dalla quale i singoli atenei potranno attingere sulla base di propri criteri di valutazione. Si creerà in tal modo un doppio filtro. Nelle liste di idonei dovranno essere compresi, attraverso regole di riconoscimento dei titoli internazionali, anche studiosi che lavorano all’estero, siano essi italiani o stranieri.
Sarà il merito poi a incidere sullo stipendio dei docenti come annunciato nel settore scuola. «Il contratto nazionale fisserà soltanto la retribuzione di base - spiega il ministro -. Il resto sarà frutto di una trattativa tra atenei, docenti e ricercatori fondata su criteri meritocratici».

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Preso mago della truffa Bucarest: liberatelo, è un genio in matematica

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Bogdan Ionescu, 22 anni, è stato condannato per un abile raggiro informatico ai danni dei correntisti delle Poste

Como - La tentazione di fare un po’ di razzismo -ma così, un po’ da bar sport - obiettivamente è forte. Essendo il ladro di cui qui si parla di nazionalità romena viene infatti da dire: e ti pareva! Ma un romeno che ruba, in fondo che notizia è? Diverso, effettivamente, è il discorso quando il romeno della situazione, oltre che ladro, è anche un campione d’intelligenza. Uno che l’anno scorso ha vinto le Olimpiadi di matematica; che si fregia del titolo di campione dei Balcani di matematica e informatica e che ai corsi di laurea ai quali è iscritto a Bucarest risulta primo assoluto.
Uno così, con un po’ di pazienza, e a corsi finiti, avrebbe potuto emigrare in America e fare soldi a palate, o restare in Europa, perfino nel suo Paese, e mettere in piedi una fabbrica di denaro manovrando semplicemente la sua intelligenza e i doni che madre natura gli ha elargito. E invece che ti fa Bogdan Gabriel Ionescu? Ti mette in piedi una gabola informatica per fottere i soldi ai pensionati delle Poste italiane. Ci rimedia la miseria di 5 mila euro e una ricca condanna, già passata in giudicato, a tre anni e un mese di cella. Dunque non solo ladro e genio. Maanche una specie di principe dei fessi. Un fesso col botto.

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Sangue, diamanti e colpi di Stato A processo l’ultimo dei mercenari

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Accusato di tentato golpe in Guinea equatoriale, Simon Mann rischia il patibolo. Per colpa del figlio della Thatcher
Una gioventù dorata spesa tra i prestigiosi banchi di Eton. Una vita in armi tra guerre, diamanti e colpi di Stato. Una vecchiaia che se sfuggirà al patibolo rischia di consumarsi nelle sordide celle di Black Beach, la più spaventosa galera d’Africa. Da ieri Simon Mann, l’ultimo mercenario del Continente Nero, affronta il suo destino. È in catene e non ha né armi, né proiettili. Le sue ultime risorse, a 55 anni suonati, sono le sue verità nascoste e le sue relazioni pericolose. Quelle con un il miliardario libanese Ely Calil, probabile finanziatore da Londra di un colpo di Stato per far fuori il presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Quelle con Mark Thatcher, il figlio «sempre nei guai» della Lady di Ferro. Quei due nomi li ha già fatti in due interviste. Ora deve solo ripeterli davanti ai giudici e sperare di appagare Teodor Obiang, il tiranno che dal 1979 regna sul Paese considerato il terzo produttore di petrolio d’Africa. Da un despota accusato di cannibalismo e abituato a farsi rieleggere con il 99 per cento dei voti non può aspettarsi clemenza. Può però compiacere la sua voglia di celebrità trasformandolo, con una studiata confessione, nella vittima di una trama che sembra firmata da Frederick Forsyth o Graham Greene.


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Iraq: autobomba alla fermata del bus: 51 morti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Torna l’ombra di Al Qaida a Bagdad. Nel giorno in cui il Parlamento annuncia l’imminente ritorno nel Palazzo fuori dalla Green Zone, citando «i progressi nella situazione della sicurezza», la capitale irachena fa i conti con il peggior attentato degli ultimi 5 mesi (almeno 51 morti). La strage è stata compiuta con un’autobomba fatta esplodere in una stazione di bus nelle vicinanze di un mercato in un sobborgo a predominanza sciita. Era dallo scorso 13 marzo (18 morti) che non si registrava una strage di queste dimensioni nella capitale; due settimane fa, il 4 giugno, l’esplosione di un camion che trasportava esplosivi uccise 18 persone, ma si trattò con ogni probabilità di un incidente.

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Polemiche roventi per il gay candidato a vescovo luterano

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Fa discutere in Germania la candidatura a vescovo della Chiesa luterana di un alto prelato omosessuale. La scelta del vescovo di Schleswig è attesa per il prossimo 12 luglio, ma già molti criticano la candidatura di Horst Gorski, un teologo di Amburgo noto per il suo lavoro in aiuto della comunità gay del Paese. L’omosessualità di Gorski dà fastidio a molti luterani conservatori, secondo i quali una sua nomina priverebbe i fedeli della loro casa spirituale. «Molti membri della comunità avrebbero difficoltà ad accettare un vescovo con un simile stile di vita», ha commentato Ulrich Ruess, un pastore di Amburgo. Secondo altri, la nomina di Gorski danneggerebbe l’immagine della Chiesa fondata da Martin Lutero e ne indebolirebbe il potere.

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Primo sì a Strasburgo per Tajani commissario

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

«Idoneo per consenso». Non si parla di unanimità, ma neanche di più o meno larga maggioranza nella memoria spedita ieri dal presidente della commissione Trasporti Costa (Margherita) e dal vice-presidente del Parlamento Mauro (Forza Italia) all'aula che voterà quest'oggi la nomina di Antonio Tajani quale commissario italiano (ai Trasporti) in sostituzione di Franco Frattini.
L'audizione di lunedì notte in commissione è filata infatti liscia. Senza i trabocchetti che pure qualcuno si attendeva.
Gioco facile del resto far notare da Tajani che proprio lui ha aperto - come previsto dai trattati - la procedura d'infrazione contro Roma per via del rifinanziamento Alitalia. E a nessuno è venuto in mente di chiedere informazioni sul suo parere sul ponte di Messina. Solo sulla Tav, e in particolare sulla discussa tratta Torino-Lione, Tajani ha dovuto ammettere che esiste un certo ritardo ed è possibile se ne accumuli altro. «Il progetto - ha rilevato - esiste nero su bianco, ma manca ancora la valutazione d'impatto ambientale e so che Matteoli, prima di agire, intende confrontarsi con i rappresentanti locali».
La promozione d'aula, oggi, lo attende senza batticuori. Forse anche perché il neo-commissario ai Trasporti ha rivelato di aver espletato, da militare in aeronautica a Borgo Piave, due passi da Latina, anche il compito di controllore di volo.

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Alla Ue si parla di clandestini. Ed è subito caos

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Il ministero della Difesa italiano sta considerando l’ipotesi di impiegare anche le forze aeree italiane per coprire lo spazio aereo, finora controllato dai tedeschi, anche nella zona italiana in Afghanistan, se la Nato lo richiederà. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, da Berlino dove ha incontrato il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier. Finora, comunque, ha spiegato Frattini, non c’è stata nessuna richiesta formale da parte della Nato. L’obiettivo del governo, ha continuato, è rendere possibile «un impiego più flessibile» delle truppe schierate in Afghanistan. A questo riguardo, ha annunciato Frattini, il ministro della Difesa Ignazio La Russa sta preparando un piano tecnico che dovrebbe essere sottoposto al segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer che sarà in visita a Roma a fine mese per incontrare Silvio Berlusconi.
Frattini ha anche trattato il tema dell’Iran. «Preferisco condividere un risultato positivo piuttosto che impegnarmi in un difficile esercizio delle formule», ha spiegato Frattini. Tale posizione comunque, ha sottolineato Frattini, non equivale a una rinuncia dell’Italia a un ingresso al 5+1 (il gruppo dei cinque membri permanente nel Consiglio di sicurezza Ue più la Germania, che conduce le trattative sul nucleare iraniano). «Preferiamo lavorare sulla sostanza piuttosto che sulla formula ma confermiamo la presenza italiana nel 5+1 a livello di esperti. Attendiamo in questi giorni la risposta di Teheran», che ancora non è arrivata.
Il ministro degli Esteri ha anche reagito all’ipotesi di un attacco aereo israeliano contro Teheran, definendola «una catastrofe», certamente non la risposta che serve in questo difficile momento tra l’Iran e la comunità internazionale. Frattini ha comunque invitato a comprendere lo stato d’animo degli israeliani, sotto la costante minaccia dei missili.
Infine la questione dei cosiddetti «schiavi di Hitler», i deportati italiani che durante la seconda guerra mondiale furono costretti a lavorare nei lager nazisti. Frattini ha chiesto alla Germania «un gesto visibile e simbolico».

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Tregua a Gaza: accordo tra Israele e Hamas

>>Da: andreavisconti
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Gli egiziani annunciano: «cessate il fuoco» da domani. Da domenica Olmert farà rimuovere il blocco intorno alla StrisciaL’intesa, che avrà una durata di sei mesi, prevede una seconda fase di trattative. Obiettivo: la liberazione di Gilad Shalit, il soldato rapito due anni fa
Tregua fra Israele ed Hamas nella striscia di Gaza, salvo sorprese. Gli egiziani che da tempo fanno da mediatori fra i due contendenti giurano che l’accordo è raggiunto. Sami Abi Zuhiri, portavoce di Hamas ha confermato che gli integralisti sono pronti rispettare il patto «dall’ora zero», ovvero dalle 6 del mattino di giovedì. La tregua durerà sei mesi. Gli israeliani sono cauti, ma il loro negoziatore Amos Gilad è volato al Cairo. Il ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato che «è troppo presto per annunciare la tregua». Più duro il vicepremier Haim Ramon, che si oppone alla tregua definendola «un'altra vittoria del radicalismo islamico». Secondo Ramon il movimento palestinese vuole un accordo «per avere l'opportunità di presentare Gaza come lo stato di Hamas».
La tregua entrerà in vigore se entro giovedì la tensione scenderà, dopo gli ultimi attacchi mirati degli israeliani di ieri contro miltanti palestinesi. Alle 6 del mattino di giovedì scatterà la prima fase di «mutua e simultanea calma». Dopo tre giorni di completa cessazione delle ostilità gli israeliani cominceranno gradualmente a far filtrare beni di prima necessità bloccati dall’embargo. I valichi prescelti sono quelli di Karni e Sufa. Il flusso dovrà raggiungere almeno il 30% del livello precedente al golpe militare di Hamas contro i rivali palestinesi di Fatah dello giugno scorso.


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Per Gerusalemme i fronti restano quattro

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Guai a non intendersi fra culture: Israele, che è una scheggia di Occidente in mezzo a un oceano di cultura islamica, dà prova su ben quattro fronti di muoversi secondo i propri criteri, quelli della logica e della reciproca fiducia, e non quelli che la sua posizione geopolitica le propone nella realtà.
Il fronte della pace con Abu Mazen: nonostante l’occupazione violenta di Gaza nel giugno del 2007 da parte di Hamas, nonostante la disastrosa ripercussione sulla vita di un milione e mezzo di palestinesi, tuttavia i palestinesi seguitano a preferire Hamas a Fatah. Piace loro l’onestà dei jihadisti sempre in armi, l’adamantino rifiuto di Israele, il fatto che Gaza almeno è pulita. Gli uomini di Fatah nel West Bank sono conquistati da quello stesso Hamas che con la sua lotta per il potere ha causato con la guerra fratricida l’uccisione di 450 uomini e il ferimento di 1800, oltre alla chiusura di 3900 fabbriche, e in definitiva il fatto che dei cittadini di Gaza l’85% vive della carità di varie istituzioni. Il risultato politico di questa situazione, assicura l’analista Khaled Abu Tameh, è che i palestinesi, stufi della corruzione di Fatah e dei suoi leader e soprattutto insospettiti dal sostegno occidentale, americano ed europeo ad Abu Mazen, se dovessero votare domani porterebbero Hamas di nuovo alla vittoria a Gaza e gli consegnerebbe anche l’Autonomia.Dunque Israele tratta con Abu Mazen che non sarebbe mai in grado di garantire la pace che tutto il mondo auspica, perché un moderato in quel mondo può passare per un vile.
Secondo teatro: quello della trattativa con gli Hezbollah per la restituzione dei rapiti Regev e Goldwasser in cambio di Samir Kuntar, un druso libanese condannato a quattro ergastoli che nel 1979 a Nahariya uccise oltre a un poliziotto, un padre ventottenne, Danny Haran e la sua bambina di 4 anni, Einat, sbattendola contro un muro e finendola col calcio del fucile. Membri della famiglia degli uccisi hanno commentato: «Approveremmo la consegna di Kuntar in cambio dei nostri due soldati, se avessimo qualche informazione sul loro stato. Ma purtroppo le informazioni in nostro possesso li danno morti quasi al cento per cento. Dunque, perché consegnare un terrorista che si vanta di non essersi affatto pentito e giura che continuerà a colpire?». Israele, questa è la risposta, agisce secondo il principio che ogni soldato deve andare a combattere sicuro del sostegno dello Stato fino in fondo: ma in questo caso Nasrallah ha fatto della questione “Kuntar” un evento talmente simbolico che esso risulterà capace di rafforzarne il potere in Libano.

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Silurato l’ambasciatore iraniano a Roma, Abolfazl Zohrevand

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

La notizia è trapelata ieri sul sito Tabnak, vicino all’ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezaii, di solito ben informato sulle manovre di Teheran. Non c’è ancora una conferma ufficiale e sul sito dell’ambasciata Zohrevand continua ad ammiccare con una sua foto e un messaggio di benvenuto. Fonti della rappresentanza diplomatica, però, ammettono che l’ambasciatore è stato rimosso. Ci vorranno almeno due mesi per l’insediamento del successore. Secondo il sito iraniano Zohrevand è caduto definitivamente in disgrazia a causa del fallimento della visita a Roma del presidente Mahmoud Ahmadinejad, in occasione del vertice Fao. L’ex pasdaran non è riuscito ad incontrare un solo politico di rilievo della maggioranza o dell’opposizione. A parte l’europarlamentare di Forza nuova, Roberto Fiore. La colpa è stata scaricata sull’ambasciatore, già in rotta di collisione con il ministro degli Esteri Manoucher Mottaki. Il ministero avrebbe addirittura aperto un’inchiesta a suo carico. Zohrevand, forte dell’amicizia personale con Ahmadinejad, ha sempre sostenuto di rispondere solo al presidente.

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Betty, la nonnina che ammazza i mariti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Due compagni uccisi col cianuro, due simulando il suicidio, per l'ultimo ha assoldato un sicario. La sua foto fa il giro degli Usa. Per non farsi scoprire ha cambiato 5 volte lo Stato di residenza

Girava per gli Stati Uniti lasciandosi dietro una scia di fiori d’arancio e crisantemi. Betty Neumar, cinque mariti e cinque vedovanze all’attivo, passerà alla storia come la donna che ha infinocchiato le polizie di quattro Stati, uccidendo gli uomini che sposava per incassare i ricchi premi delle assicurazioni sulla vita. Cinquant’anni di vita a peregrinare impunemente per le città dell’America, collezionando prede per il suo carniere. I media a stelle e strisce non potevano proprio affibbiarle un soprannome più azzeccato: «Vedova Nera».
Solo un uomo non è rimasto intrappolato nella sua tela, solo un uomo ha intuito la vera natura di questa donna che oggi, a settantasei anni, ha l’aspetto di una innocua nonnina, di quelle che hanno sempre le caramelle nelle tasche del grembiule. Quest’uomo è Al Gentry, fratello del quarto marito di Betty. Quell’Harold che lei diceva di amare e che il 14 luglio 1986 venne ritrovato morto all’interno della sua casa, con un proiettile in testa. «Ero lì nel giardino in stato di choc - ricorda Al - mentre i poliziotti facevano i rilievi, quando lei arrivò. Era stata fuori città per tre giorni. Scese dal taxi emi si avvicinò. Non mi domandò cosa stesse succedendo. Mi guardò con occhi di ghiaccio e disse: “Guarda che io ieri notte non ero qui”. In quel momento capii che era stata lei a farlo uccidere». Al riferisce subito dei suoi sospetti agli investigatori, che però archiviano il caso: suicidio. Al non si dà per vinto, per vent’anni - mentre Betty continua il suo tour della morte in giro per gli States - tempesta di telefonate e visite il Dipartimento di polizia, fino a quando, nel marzo scorso, il caso viene riaperto: nuove indagini, nuovi interrogatori, e finalmente anche gli investigatori si rendono conto di ciò che lui sapeva da decenni. Era stata lei, Betty Neumar, a far uccidere il marito, assoldando un killer e pagandolo con un pick-up.

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Paolo Guzzanti: Lo strappo di Veltroni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

La sinistra italiana pone due problemi alla democrazia. Il primo sta nella sua incapacità di rappresentare i suoi stessi sostenitori, i quali la rifiutano col voltastomaco, non la votano e la lasciano colare a picco. Il secondo problema è la tentazione autoritaria della sinistra, che consiste nel considerare l’eventualità di gridare “al lupo” di fronte al governo legittimo. La sinistra, diversamente dalla destra, ha quest’ultima e sciagurata risorsa: quella di dire che la democrazia è in pericolo, che il fascismo è alle porte e che occorre «mobilitare» se non le masse (che non esistono più) almeno quei quattro intellettuali scalcagnati sempre pronti ad andare in scena.
Veltroni è chiuso nella morsa dei due problemi, o meglio del primo problema – il rigetto dell’attuale sinistra da parte degli elettori – che apre la praticabilità del secondo. Veltroni ha un fronte interno e uno esterno. Quello esterno consiste nella disastrosa mancanza di tenuta dimostrata ora anche dalle elezioni in Sicilia in cui delle enclaves «rosse» come la provincia di Enna, seguitano a disertare e a cedere di fronte all’avanzata del centro destra. Questo smottamento continuo si traduce, nel suo partito, in una sconfitta della sua leadership, del suo progetto, della sua linea politica. Per di più il segretario del Pd ha commesso l’errore suicida di lasciare l’intera prateria dell’opposizione radicale a Di Pietro e all’Italia dei Valori, che cavalca incendiando e distruggendo l’immagine responsabile della sinistra riformista, eccitando una chiamata alle armi e all’arma proibita: la vecchia ascia di guerra dell’antiberlusconismo viscerale, dell’odio razziale e razzista verso il centro destra, della furia antidemocratica in nome della democrazia. Ciò spinge fisicamente Veltroni, che non sembra avere quella schiena drittissima che qualcuno gli attribuiva, a farsi tentare anche lui dall’arma proibita, sicché tentenna e già minaccia di abbandonare la linea seria del confronto e del dialogo, per riprendere almeno come trucco teatrale quella della devastazione. Nessuno è in grado di capire quanto Veltroni si senta costretto a questo tentennamento e quanto lo sostenga davvero, spinto dalla disperazione.

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Mario Giordano: Ritornano i tromboni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

E dal momento che sono trombati, sono pure più tromboni. C’è solo una cosa più noiosa dell'eterno dibattito sulla giustizia: le lezioncine di superiorità morale impartite da chi non ha titolo per impartirne, avendo smesso per altro da poco di tuonare contro i processi Unipol. Bisogna capirli: forse hanno preso una banca, ma evidentemente hanno perso la memoria.
Così D'Alema si dice «turbato» (poverino), Veltroni dopo aver dato gli ultimatum (otto giorni al premier, manco trattasse con la colf) parla di tela strappata e di cambiamento di rotta, e dagli archivi dell'oblio riemerge persino Marco Follini (do you remember?), il portavoce meno ascoltato della Repubblica italiana, che trova finalmente qualcuno che gli dà retta e sale sul pulpito. Come no? Di lui ci si può fidare. Non è quello che pochi giorni prima di passare col centrosinistra ripeteva: «Non passerò mai con il centrosinistra»? Perfetto come maestro di etica.
Sia chiaro: oggi a noi piacerebbe un sacco parlare di sicurezza, di casa, di benzina, di rifiuti, persino di Alitalia (in effetti: che fine ha fatto Alitalia?). Oggi a noi piacerebbe parlare di imprese senza burocrazia, lotta ai fannulloni, misure formato famiglia, economia da liberalizzare. E ci pesa un po' trovarci qui, malinconicamente immersi nel déjà vu, a discutere invece di giudici e politica, toghe di sinistra, nodi e lodi più o meno Schifani, Anm sulle barricate. Dov’eravamo rimasti? Ah, già: l'obbligatorietà dell'azione penale. In effetti, l'obbligatorietà dell'azione penale è una bella barzelletta: ma l'abbiamo sentita mille volte ormai. Non fa nemmeno più ridere.
Però dobbiamo chiederci perché siamo arrivati a questo punto. Di chi è la colpa. Di Berlusconi che difende solo i suoi interessi, come dice la sinistra, o dei magistrati che gestiscono la giustizia come cosa loro, non ammettono interventi per snellire i processi (nemmeno quegli interventi che persino un magistrato non certo sospettabile di connivenze con Berlusconi, come Marcello Maddalena, intervistato oggi dal nostro Stefano Zurlo, giudica per nulla scandalosi) e pretendono di continuare ad usare il codice come un’arma contundente di pressione politica?


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Cultura in lacrime per l'addio a Rigoni Stern

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione


Lo scrittore Mario Rigoni Stern è morto lunedì sera ad Asiago. Malato da tempo, aveva 86 anni. La notizia della sua morte è stata tenuta riservata dalla famiglia, per espressa volontà dello scrittore. I funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio, in forma strettamente privata, nella chiesetta del cimitero di Asiago.
Con il romanzo "Il Sergente nella neve" (leggi) testimoniò una tragedia nazionale che in molti non poterono raccontare
«Mi piaceva scivolare a tutta velocità sulla neve, con quegli sci lunghi di legno che si usavano allora. La neve è stata la gioia, ma anche il dolore del gelo e della morte».
Era il novembre del 2006 quando Mario Rigoni Stern, ancora forte nella stretta di mano e saldo nel portamento, festeggiando il suo ottantacinquesimo compleanno in casa Editrice Einaudi a Torino, ci raccontava del suo «corso sciatori» in Alta Val Formazza nel gennaio del 1939 (immortalato ne L’ultima partita a carte). «Mi ricordo ancora bene che vicino alla diga di Morasco avevamo fatto una gara sci-alpinistica partendo dalla Cascata del Toce. Nella neve si viveva e si moriva. Un aspirante che era con noi era rimasto sotto una valanga durante un allenamento. Noi sciavamo, bevevamo il vin brulé, vincevamo la coppa, ma poi, nel gennaio del 1943 eravamo andati a morire per il freddo, nella neve, in guerra». Non aveva ancora diciotto anni l’alpino Mario Rigoni Stern che, in quei giorni felici e immemori, aveva deciso di non rinnovare la tessera di giovane fascista e che voleva specializzarsi nel corpo degli alpini come «sciatore-rocciatore».
Rigoni Stern, che era di Asiago sulle Prealpi vicentine, si era arruolato volontario alla Scuola Militare Alpina di Aosta già l’anno prima. Giovanissimo, come si conviene all’età, aveva cominciato con l’azione. La contemplazione, la parola, il dolore dovevano ancora arrivare. Non avrebbero tardato molto, a dire il vero, in quegli anni tragici e difficili. E a venticinque anni aveva già subìto le sferzate più violente della storia. Dapprima combatte con la divisione Tridentina, poi, dopo svariate traversie, finisce in Russia. Qui vive le vicende narrate nel suo romanzo più noto e decisivo: Il Sergente nella neve.

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Sicurezza, il Pdl vince la sua prima battaglia

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

L'opposizione va all'attacco degli emendamenti al decreto sicurezza. Ma la maggioranza va avanti e boccia la richiesta di «non passaggio» degli articoli. Le modifiche proposte da Vizzini e Berselli saranno votate oggi, mentre il decreto andrà al voto finale martedì.


Giovedì, invece, si deciderà sull'Alitalia. A decidere le scadenze di Palazzo Madama è stata la conferenza dei capigruppo che si è riunita nel pomeriggio, tra la discussione mattutina e quella serale. Per le dichiarazioni di voto e per il voto è prevista anche la diretta tv.
La lettera del presidente del Consiglio a sostegno degli emendamenti battezzati «salva-premier», letta dal presidente Renato Schifani in Aula, ha cambiato del tutto il clima nell'Aula del Senato, riportando le lancette ai tempi dello scontro frontale tra gli opposti schieramenti che ha contraddistinto le due precedenti legislature. Quasi tutti i senatori dell'opposizione hanno chiesto la parola per stigmatizzare l'intervento del premier rievocando il tempo delle «leggi ad personam» che, secondo l'opposizione, ha segnato la precedente esperienza berlusconiana di governo.


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Federica Guidi: "Sì a salari più alti ma bisogna lavorare di più"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 7 della discussione
L'intervista al presidente dei giovani di confindustria


«In Italia si lavora ancora troppo poco rispetto a altri Paesi anche europei. Lo slogan "lavorare meno lavorare tutti" andrebbe modificato in "lavorare di più per lavorare tutti". Di conseguenza i salari sarebbero più alti. Bene quindi la direttiva europea che porterebbe a 60 da 48 le ore lavorative settimanali.

L'ipotesi del ministro Sacconi di far partecipare i lavoratori alle decisioni d'impresa mi lascia scettica. A ognuno il suo mestiere. Il rischio d'impresa non può essere partecipato dai lavoratori». Da Federica Guidi, presidente dei giovani di Confindustria, non ci si aspetterebbe un piglio così grintoso. Se non altro perché conserva quell'aria da giovane donna-bene che inganna e lascia supporre chissà quale corsia preferenziale nella sua ascesa a presidente dei giovani di Confindustria. Inevitabilmente il pensiero corre al padre Guidalberto, potentissimo di Confindustria (ex vicepresidente ora consigliere delegato nonché presidente di Ducati Energia, gruppo bolognese da duecento miliardi di fatturato e quasi cinquecento dipendenti) che secondo i maligni le avrebbe spianato la strada. Niente di più sbagliato.

«Sarebbe sciocco non riconoscere che sono partita da una posizione privilegiata, se non altro perché non ho avuto l'angoscia di tanti miei coetanei che, finiti gli studi, hanno dovuto spedire centinaia di curriculum. Ma avere un padre come il mio non significa avere la strada spianata. Hai sempre gli occhi puntati addosso e devi dimostrare che sei all'altezza in ogni momento. E poi mio padre non voleva che io seguissi le sue orme, che entrassi in azienda».

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Giovanardi: «Fermiano il tritacarne delle toghe»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione

È la Storia che insegna, ormai «si è arrivati alla patologia». Carlo Giovanardi ha visto almeno cento colleghi con una carriera politica affossata dalla magistratura.

Lui, oggi sottosegretario, ha aderito da subito al progetto democratico di Silvio Berlusconi, tanto da portare i suoi Popolari liberali nel Pdl. «Si rende conto che mentre noi parliamo, secondo alcune procure io sarei qui in Parlamento con due criminali? Con Andreotti e Berlusconi, intendo. È inammissibile! La criminalità è altro».


Mi può spiegare perché è un bene approvare la norma ribattezzata «salva-premier»?


«Ma io voglio parlare di Bettino Craxi».


Perché?


«Perché voglio parlare di un grande leader, che è stato presidente del Consiglio, che oggi è considerato un grande statista non solo da chi lo affiancò nel suo percorso politico, ma anche da chi oggi rappresenta altri pensieri. Un uomo al quale sono stati fatti i funerali di Stato, ma che per uno come Antonio Di Pietro è morto latitante. Voglio parlare di Bettino Craxi, ma potrei fare lo stesso con Giulio Andreotti, emarginato per dieci anni dalla vita politica italiana a causa dei giudici che lo hanno considerato un mafioso. Potrei parlare anche di Arnaldo Forlani o Enzo Scotti e almeno altri cento esponenti politici che sono stati cancellati dalla magistratura. E con loro sono stati cancellati interi partiti: da quello socialista a quello repubblicano. Cancellati dalla scena per via giudiziaria».

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Ahmadinejad non sente ragioni e il petrolio ci strangola

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Ormai non ci sono più dubbi: dopo il nuovo no dell'Iran all'offerta di incentivi finanziari e industriali in cambio della rinuncia al programma di arricchimento dell'uranio, un quarto round di sanzioni contro Teheran è diventato inevitabile

Le prime tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza erano state relativamente morbide e non avevano minimamente inciso sulla politica degli ayatollah; la nuova dovrebbe risultare molto più incisiva, colpendo le attività finanziarie e bancarie dell'Iran e gli investimenti nell'estrazione di petrolio e di metano. Tuttavia, è difficile che riescano a fare cambiare idea ad Ahmadinejad e ai suoi accoliti: anzitutto, a questo punto è diventata una questione di faccia, che il fanatico presidente non può assolutamente perdere; in secondo luogo, secondo fonti bene informate, Teheran avrebbe già provveduto a ritirare dall'Europa, dirottandoli su banche mediorientali e asiatiche più compiacenti, 75 miliardi di dollari che rischiavano di essere "congelati". Il braccio di ferro è dunque destinato a proseguire.
L'ultimo viaggio europeo di Bush è stato tutto imperniato sulla necessità di impedire ad ogni costo che l'Iran acquisisca la bomba atomica e possa, un giorno, usarla per la spesso annunciata cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Su questo punto, ha ottenuto il consenso di tutti i grandi d'Europa, da Sarkozy alla Merkel, da Berlusconi a Brown. Per far capire a Teheran che ha ancora una via d'uscita, lunedì a Londra Bush ha ribadito che l'aspirazione dell'Iran a costruire centrali nucleari per la produzione di energia è legittima e che l'Occidente è disponibile a fornirle tutto il combustibile che serve, ma che un programma di arricchimento dell'uranio fuori dal controllo internazionale è inammissibile. E, come al solito, non ha escluso alcuna opzione.


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Un solo giorno in Tibet per la fiaccola olimpica

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Inizialmente erano tre i giorni previsti. Aggiunta una tappa nel Sichuan devastato dal sisma

Come anticipato dalla stampa cinese qualche giorno fa, la fiaccola olimpica sarà in Tibet sabato prossimo. Lo ha annunciato il comitato organizzatore dei Giochi (Bocog). La fiaccola era in origine attesa in Tibet il 18 o il 19 giugno. La causa del cambiamento di programma non è stata riferita dagli organizzatori. Violente manifestazioni nelle regioni cinesi a maggioranza tibetana sono avvenute nel marzo scorso. Sono state duramente represse da Pechino, che ha poi rafforzato il suo controllo sulla regione. Prevista per durare tre giorni, la tappa olimpica nel Tibet è stata ridotta a una sola giornata per permettere di aggiungere una tappa nella provincia del Sichuan, devastata dal terremoto del 12 maggio.

Oggi, tra notevoli misure di sicurezza, la fiaccola olimpica è passata da Kashgar, in passato un importante centro sulla Via della Seta e oggi città simbolo del nazionalismo degli uighuri, la minoranza etnica di religione musulmana presente nella provincia cinese del Xinjiang. Solo poche persone accuratamente selezionate erano presenti sul percorso della fiaccola mentre il grosso della popolazione è stata tenuta lontana. In una nota inviata via email agli organi di stampa stranieri in Cina, l’organizzazione degli uighuri in esilio Uyghur American Association (Uaa) ha denunciato la staffetta della fiaccola nel Xinjiang (chiamato Turkestan dell’ Est dai nazionalisti), come «...una dimostrazione della dittatura della Cina». La Uaa sostiene che «migliaia di uighuri sono stati detenuti nei mesi che hanno preceduto l’ arrivo della fiaccola» e che alla popolazione è stato imposto di «evitare qualsiasi contatto con i giornalisti stranieri». Giornalisti che sono sul posto hanno confermato di non aver potuto parlare liberamente con la popolazione nonostante la promessa fatta dalla Cina al momento dell’ assegnazione delle Olimpiadi di garantire una completa libertà di stampa.


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L’incubo inchioda lo stupratore

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La vittima ricorda durante la psicanalisi: per il giudice è una prova

Contiene due rivoluzioni, una nel diritto e una nella psicanalisi, la sentenza del tribunale di Bolzano, sulla quale Rai3 manda in onda una trasmissione («Ombresulgiallo») oggi in prima serata: la sentenza chiude il processo di una ragazza contro un prete che l’avrebbe violentata da quando lei aveva nove anni fino a quando ne aveva quattordici. La ragazza, in quegli anni zitta e docile (nove anni son pochi, non capiva nulla; però quattrodici son tantini), più tardi cominciò a patire dei disturbi per cui entrò in una terapia analitica, e l’analisi avrebbe fatto riemergere in lei ricordi lancinanti, così dettagliati da convincerla che contenevano la verità. Si aprì un processo che si basava su un terreno insidioso: può l’inconscio testimoniare la verità?

Sul lettino
La ragazza s’è fatta 350 sedute di psicanalisi, una particolare psicanalisi che non è freudiana né junghiana (poi ne parleremo), ha discusso con l’analista e ha portato in tribunale numerosi sogni, ma ce n’è uno in particolare, in cui lei sogna violenze di marocchini in un bar che si chiama San Giorgio: nome allarmante, perché le violenze che lei denuncia sarebbero avvenute in una parrocchia che si chiama San Pio X, e il prete che le avrebbe compiute si chiama don Giorgio.

Questo sogno è sembrato determinante. Ma se fosse determinante, sarebbe il primo caso in cui un colpevole risulterebbe «incastrato da un sogno» (o, peggio, da una fantasia). E’ qui la rivoluzione. Nell’attribuire al mondo dei sogni la funzione di garanzia sul mondo reale, tanto forte da reggere una condanna pesante. In primo grado infatti (20 febbraio 2006) il prete fu assolto, ma in secondo grado (16 aprile 2008) fu condannato a 7 anni e mezzo. L’assoluzione in primo grado dipese da alcuni punti deboli dell’accusa, che il prete aveva fatto notare: se la ragazza mi avesse visto spogliato, osservò, saprebbe che sul mio corpo c’è un segno particolare (la circoncisione). Il secondo grado di giudizio fu deciso riesaminando lo stesso materiale probatorio discusso in primo grado, ma stavolta con un altro orientamento, più disposto a riconoscere una vicinanza tra sogno e realtà, tra materiale onirico e prove a carico.


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Ennesimo caso di violenza ai danni di una dodicenne

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Protagonista della triste vicenda è una ragazzina di Cassano Ionio (Cosenza) che sarebbe stata stuprata da tre suoi coetanei in una casa abbandonata nel centro storico del paese.

I carabinieri, su denuncia dei genitori della vittima, hanno inviato un'informativa al tribunale dei minori di Catanzaro. Il fatto sarebbe avvenuto lo scorso 30 maggio. I tre presunti violentatori, di cui nella denuncia presentata sono indicati i nomi e gli indirizzi, hanno tutti un'età compresa tra i 12 e i 14 anni. Il Tribunale dei Minori non si è ancora espresso sul fatto.

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Capezzone: Quando il Csm incoraggiò l’archiviazione sui reati “indultabili”

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Tutto previsto e prevedibile. Di Pietro leader egemone del centrosinistra (e anche dell’Udc, con Casini ormai nel ruolo di replicante di Massimo Donadi); Ezio Mauro vestale scalfariana (nel senso di Scalfaro, più che di Scalfari) del ferrovecchio dell’obbligatorietà dell’azione penale, nuovo totem di Repubblica; e il povero Veltroni ormai prigioniero dei neo-girotondini della sinistra, e sempre più in difficoltà a trovare una exit strategy rispetto al vicolo cieco del minoritarismo giustizialista.

Eppure, c’è una cosa che ancora non è emersa con la dovuta chiarezza.

Dunque: ieri il fronte dipietrista allargato si è stracciato le vesti per gli emendamenti Vizzini-Berselli, volti a privilegiare la celebrazione dei processi per i reati più gravi. Il Velino ha già spiegato che, se si seguisse la linea Di Pietro-Pd-Casini, sarebbe anticipata la celebrazione dei processi per i reati meno rilevanti, con la quasi certezza della “copertura” dell’indulto.

A questo punto, va ricordato che gli emendamenti Pdl hanno un chiaro precedente in un pronunciamento del Csm, che a sua volta traeva spunto da un documento-direttiva elaborato da alcuni Procuratori della Repubblica.

In sostanza, i Procuratori proponevano (e il Csm accettava) due cose. Primo: che sui crimini “indultabili” fosse incoraggiata l’archiviazione. Secondo: che per alcuni crimini meno gravi (elencati, peraltro) non vi fosse priorità, a beneficio dei procedimenti relativi ai reati più pesanti.

Morale: come si fa a crocifiggere il Pdl, quando si è accettato che il Csm si muovesse (e su spinta delle Procure) nella medesima direzione? Misteri del giustizialismo.


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Lo sceicco Rishawi a Washington per combattere Bin Laden

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Ahmed al Rishawi è il comandante delle tribù sunnite di al Anbar che ha organizzato la rivolta contro al Qaeda in Iraq. I terroristi hanno giurato di ucciderlo con tutta la famiglia. Per raggiungere la sua base, poco fuori Ramadi, i militari prendono contatto via radio e il giorno seguente organizzano un convoglio ridotto. Ahmed è il fratello del ben più famoso Sattar al Burisha, il leader che un anno e mezzo fa ha riunito le tribù arabe per combattere i terroristi e che il 13 settembre del 2007, pochi giorni dopo aver incontrato il presidente americano Bush in un hangar della base aerea di al Asad, è stato dilaniato da una bomba. Sulla strada che da Bagdad conduce ad Anbar c’è una statua dedicata al defunto Rishawi. È da Ramadi che, un paio di settimane fa, è partito Ahmed al Rishawi alla volta di Washington. Ha rilasciato un’intervista al New York Sun. In America è andato a consegnare “uno studio di 47 pagine sull’Afghanistan e le sue tribù” al numero due della missione diplomatica a Kabul, Christopher Dell. Rishawi intende formare un corpo di volontari scelti tra i miliziani di al Anbar in grado di affiancare i soldati americani in Afghanistan.


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Feto di 5-6 mesi trovato in busta di nylon

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

TORINO - Un feto di circa 5-6 mesi è stato trovato senza vita in un sacchetto di nylon su un marciapiede, a Torino. La busta era in via Settembrini all'angolo con corso Agnelli. Sul posto, in seguito alla segnalazione di alcuni passanti, sono accorsi i carabinieri della compagnia Mirafiori e del Reparto Operativo di Torino, che stanno effettuando i rilievi.

MSN Gruppi

unread,
Jun 19, 2008, 6:42:55 AM6/19/08
to Club azzurro la clessidra & friends
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Giovanardi: «Fermiano il tritacarne delle toghe»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione
È la Storia che insegna, ormai «si è arrivati alla patologia». Carlo Giovanardi ha visto almeno cento colleghi con una carriera politica affossata dalla magistratura.

Lui, oggi sottosegretario, ha aderito da subito al progetto democratico di Silvio Berlusconi, tanto da portare i suoi Popolari liberali nel Pdl. «Si rende conto che mentre noi parliamo, secondo alcune procure io sarei qui in Parlamento con due criminali? Con Andreotti e Berlusconi, intendo. È inammissibile! La criminalità è altro».


Mi può spiegare perché è un bene approvare la norma ribattezzata «salva-premier»?


«Ma io voglio parlare di Bettino Craxi».


Perché?


«Perché voglio parlare di un grande leader, che è stato presidente del Consiglio, che oggi è considerato un grande statista non solo da chi lo affiancò nel suo percorso politico, ma anche da chi oggi rappresenta altri pensieri. Un uomo al quale sono stati fatti i funerali di Stato, ma che per uno come Antonio Di Pietro è morto latitante. Voglio parlare di Bettino Craxi, ma potrei fare lo stesso con Giulio Andreotti, emarginato per dieci anni dalla vita politica italiana a causa dei giudici che lo hanno considerato un mafioso. Potrei parlare anche di Arnaldo Forlani o Enzo Scotti e almeno altri cento esponenti politici che sono stati cancellati dalla magistratura. E con loro sono stati cancellati interi partiti: da quello socialista a quello repubblicano. Cancellati dalla scena per via giudiziaria».

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Si ripresenta lo stesso scenario?


«Se noi qui in Parlamento parliamo dimenticando tutto ciò che è stato, di cosa parliamo? Quando viene letta la lettera di Berlusconi dal presidente del Senato Renato Schifani, in Aula la sinistra non può far finta di non sapere cosa è successo dal 1992 in avanti. Non può non ricordarsi che è stata completamente travolta un'intera classe politica e che oggi abbiamo un ex magistrato che grazie alla sua azione giudiziaria è entrato in politica, è seduto in Parlamento, ha fondato un partito ed è uno dei leader dell'opposizione».


Antonio Di Pietro si è candidato ed è stato eletto. Che dovrebbe fare?


«Almeno dovrebbe evitare di essere proprio lui a scagliare la prima pietra. Fa del moralismo ma non può permettersi di fare il moralista, visti certi episodi passati. Ha messo in carcere molte persone innocenti e mi spaventa che sia ancora uno dei protagonisti di questa Italia. Del resto l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga usò delle parole durissime quando diede il suo giudizio su Antonio Di Pietro e l'Italia dei valori».


Torniamo al Lodo Schifani. Lei avrebbe inserito la norma nel decreto sulla sicurezza o in un altro testo?


«La norma è uno strumento, ma quello che l'Italia non può più sopportare è l'inserimento dei giudici nella vita politica. Ho vissuto certi scenari, certi fatti, nel 1992, e non so se può ancora continuare in questo modo. Le sembra normale un Paese di questo tipo? Io ho visto circa cento miei colleghi inquisiti: più del novanta per cento poi sono stati assolti nel merito o i loro processi sono stati archiviati. Il problema oggi è un altro».

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Qual è?


«Dobbiamo decidere di maturare e diventare un Paese normale».


Non si è fatto nulla?


«Certo, politicamente abbiamo portato alle elezioni due grandi partiti. Abbiamo fatto un grandissimo sforzo in termini di semplificazione. Ma siamo nel 2008, non possiamo parlare delle stesse cose del 1992. Qui dobbiamo dire le cose come stanno. C'è una patologia: il ripetersi in modo accanito di iniziative giudiziarie nei confronti di Silvio Berlusconi».


Quindi il Lodo Schifani risolve un problema di rapporti tra politica e magistratura?


«È giusta la strada che porta alla salvaguardia di chi è stato correttamente e democraticamente eletto dal popolo italiano. Io credo non ci sia assolutamente nulla di male nel Lodo Schifani. Possiamo discutere dei lati tecnici, ma non è ragionevole tutelare l'operato di certe cariche?»


Secondo l'opposizione no.


«È Di Pietro che condiziona negativamente la situazione, anche se per essere completi bisogna dire che l'errore è stato di Walter Veltroni. Non doveva fare un'alleanza con il numero uno dell'Italia dei valori».


Siamo arrivati a un punto di rottura nel dialogo tra Berlusconi e Veltroni?


«Se loro prendono la decisione di rompere con noi, mi dispiacerebbe».

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione

Pier Ferdinando Casini, leader del suo ex partito, ha detto che le iniziative di queste ore fanno capire perché l'Udc non è al governo. Cosa risponde?


«Che ha cambiato idea su questo argomento come su tante altre cose. Si commenta poco un Casini così vicino alle posizioni di Di Pietro».


L'azione dell'opposizione a cosa porterà?


«Se continua così, se vogliono bloccare questa norma nel decreto sicurezza e lasciare che la magistratura attacchi nuovamente Berlusconi, vuol dire che vogliono mettere in crisi la credibilità dell'Italia di fronte al resto del mondo. Un Parlamento si dovrebbe occupare di mettere a riparo la democrazia. Berlusconi ha accettato di combattere questa battaglia, ma ora deve essere messo al riparo dal tritacarne dei magistrati».


In Senato la norma passerà assieme al decreto?


«Io so che nella Storia ha sempre prevalso il senso di saggezza. Anche Togliatti fece votare l'amnistia».

Fabio Perugia

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Ahmadinejad non sente ragioni e il petrolio ci strangola

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Ormai non ci sono più dubbi: dopo il nuovo no dell'Iran all'offerta di incentivi finanziari e industriali in cambio della rinuncia al programma di arricchimento dell'uranio, un quarto round di sanzioni contro Teheran è diventato inevitabile

Le prime tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza erano state relativamente morbide e non avevano minimamente inciso sulla politica degli ayatollah; la nuova dovrebbe risultare molto più incisiva, colpendo le attività finanziarie e bancarie dell'Iran e gli investimenti nell'estrazione di petrolio e di metano. Tuttavia, è difficile che riescano a fare cambiare idea ad Ahmadinejad e ai suoi accoliti: anzitutto, a questo punto è diventata una questione di faccia, che il fanatico presidente non può assolutamente perdere; in secondo luogo, secondo fonti bene informate, Teheran avrebbe già provveduto a ritirare dall'Europa, dirottandoli su banche mediorientali e asiatiche più compiacenti, 75 miliardi di dollari che rischiavano di essere "congelati". Il braccio di ferro è dunque destinato a proseguire.
L'ultimo viaggio europeo di Bush è stato tutto imperniato sulla necessità di impedire ad ogni costo che l'Iran acquisisca la bomba atomica e possa, un giorno, usarla per la spesso annunciata cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Su questo punto, ha ottenuto il consenso di tutti i grandi d'Europa, da Sarkozy alla Merkel, da Berlusconi a Brown. Per far capire a Teheran che ha ancora una via d'uscita, lunedì a Londra Bush ha ribadito che l'aspirazione dell'Iran a costruire centrali nucleari per la produzione di energia è legittima e che l'Occidente è disponibile a fornirle tutto il combustibile che serve, ma che un programma di arricchimento dell'uranio fuori dal controllo internazionale è inammissibile. E, come al solito, non ha escluso alcuna opzione.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Ma quali sono queste opzioni? Quella diplomatica, invocata da tutti, sembra ormai avere esaurito le sue potenzialità. Tenere di riserva quella di una operazione militare contro gli impianti nucleari iraniani può essere utile come strumento di pressione, ma appare abbastanza irrealistico per l'ammasso di complicazioni che comporta: violenta reazione antioccidentale nel mondo islamico, blocco degli stretti di Ormuz, petrolio a 300 dollari al barile e anche qualche pericolo di una guerra generalizzata (senza contare che distruggere in un colpo solo tutti gli impianti utilizzabili per la costruzione della bomba, dispersi nel Paese, è impossibile). La strada più percorribile è, probabilmente, quella di esercitare una pressione così forte su Ahmadinejad da favorire un cambio di presidente a Teheran, ma tutti sappiamo che chi prende veramente le decisioni è la "guida suprema", l'ayatollah Khamenei: e lui rimane inamovibile.
Siamo dunque in piena crisi: ma è una crisi strisciante, che probabilmente avrà il suo sbocco solo quando ci sarà un nuovo presidente americano. Comunque, su questo punto, sia McCain sia Obama la pensano come Bush.
Livio Caputo

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Un solo giorno in Tibet per la fiaccola olimpica

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Inizialmente erano tre i giorni previsti. Aggiunta una tappa nel Sichuan devastato dal sisma

Come anticipato dalla stampa cinese qualche giorno fa, la fiaccola olimpica sarà in Tibet sabato prossimo. Lo ha annunciato il comitato organizzatore dei Giochi (Bocog). La fiaccola era in origine attesa in Tibet il 18 o il 19 giugno. La causa del cambiamento di programma non è stata riferita dagli organizzatori. Violente manifestazioni nelle regioni cinesi a maggioranza tibetana sono avvenute nel marzo scorso. Sono state duramente represse da Pechino, che ha poi rafforzato il suo controllo sulla regione. Prevista per durare tre giorni, la tappa olimpica nel Tibet è stata ridotta a una sola giornata per permettere di aggiungere una tappa nella provincia del Sichuan, devastata dal terremoto del 12 maggio.

Oggi, tra notevoli misure di sicurezza, la fiaccola olimpica è passata da Kashgar, in passato un importante centro sulla Via della Seta e oggi città simbolo del nazionalismo degli uighuri, la minoranza etnica di religione musulmana presente nella provincia cinese del Xinjiang. Solo poche persone accuratamente selezionate erano presenti sul percorso della fiaccola mentre il grosso della popolazione è stata tenuta lontana. In una nota inviata via email agli organi di stampa stranieri in Cina, l’organizzazione degli uighuri in esilio Uyghur American Association (Uaa) ha denunciato la staffetta della fiaccola nel Xinjiang (chiamato Turkestan dell’ Est dai nazionalisti), come «...una dimostrazione della dittatura della Cina». La Uaa sostiene che «migliaia di uighuri sono stati detenuti nei mesi che hanno preceduto l’ arrivo della fiaccola» e che alla popolazione è stato imposto di «evitare qualsiasi contatto con i giornalisti stranieri». Giornalisti che sono sul posto hanno confermato di non aver potuto parlare liberamente con la popolazione nonostante la promessa fatta dalla Cina al momento dell’ assegnazione delle Olimpiadi di garantire una completa libertà di stampa.


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L’incubo inchioda lo stupratore

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
La vittima ricorda durante la psicanalisi: per il giudice è una prova

Contiene due rivoluzioni, una nel diritto e una nella psicanalisi, la sentenza del tribunale di Bolzano, sulla quale Rai3 manda in onda una trasmissione («Ombresulgiallo») oggi in prima serata: la sentenza chiude il processo di una ragazza contro un prete che l’avrebbe violentata da quando lei aveva nove anni fino a quando ne aveva quattordici. La ragazza, in quegli anni zitta e docile (nove anni son pochi, non capiva nulla; però quattrodici son tantini), più tardi cominciò a patire dei disturbi per cui entrò in una terapia analitica, e l’analisi avrebbe fatto riemergere in lei ricordi lancinanti, così dettagliati da convincerla che contenevano la verità. Si aprì un processo che si basava su un terreno insidioso: può l’inconscio testimoniare la verità?

Sul lettino
La ragazza s’è fatta 350 sedute di psicanalisi, una particolare psicanalisi che non è freudiana né junghiana (poi ne parleremo), ha discusso con l’analista e ha portato in tribunale numerosi sogni, ma ce n’è uno in particolare, in cui lei sogna violenze di marocchini in un bar che si chiama San Giorgio: nome allarmante, perché le violenze che lei denuncia sarebbero avvenute in una parrocchia che si chiama San Pio X, e il prete che le avrebbe compiute si chiama don Giorgio.

Questo sogno è sembrato determinante. Ma se fosse determinante, sarebbe il primo caso in cui un colpevole risulterebbe «incastrato da un sogno» (o, peggio, da una fantasia). E’ qui la rivoluzione. Nell’attribuire al mondo dei sogni la funzione di garanzia sul mondo reale, tanto forte da reggere una condanna pesante. In primo grado infatti (20 febbraio 2006) il prete fu assolto, ma in secondo grado (16 aprile 2008) fu condannato a 7 anni e mezzo. L’assoluzione in primo grado dipese da alcuni punti deboli dell’accusa, che il prete aveva fatto notare: se la ragazza mi avesse visto spogliato, osservò, saprebbe che sul mio corpo c’è un segno particolare (la circoncisione). Il secondo grado di giudizio fu deciso riesaminando lo stesso materiale probatorio discusso in primo grado, ma stavolta con un altro orientamento, più disposto a riconoscere una vicinanza tra sogno e realtà, tra materiale onirico e prove a carico.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

L’amico che non c’era
Otto anni e mezzo di carcere, con quelle motivazioni, sono la fine, per un prete. Adesso si pronuncerà la Cassazione. La Cassazione è attesa a un passo storico. Quel che deciderà lascerà una traccia nella storia del diritto e nella storia della psicanalisi. Perché dovrà pronunciarsi sull’utilizzabilità del sogno in tribunale, il suo rapporto col vissuto, il grado in cui il sogno deforma o conferma la realtà, e le possibilità che la memoria, perduta per una serie di traumi, possa venir ricostruita con particolari tecniche psicanalitiche. La ragazza infatti non è andata in un’analisi freudiana o junghiana, ma s’è sottoposta a un metodo che si chiama «distensione immaginativa», che non è molto lontano dall’ipnosi. Questo metodo dovrebbe permettere alla memoria di allargarsi fino a rioccupare il terreno dal quale s’era ritirata. Rioccupando quel terreno, la ragazza vi ha visto, sopra, don Giorgio, qualche volta con un amico, le loro ripetute violenze, come quelle che nelle cronache talvolta commettono i marocchini. Dimenticavo: l’amico di don Giorgio, un ragazzo, che non ricordava nulla, fu invitato a sottoporsi anche lui alla «distensione immaginativa», ma anche alla fine della cura non ricordava niente.

Era il tentativo di «costruire un testimone mediante la psicanalisi»? Comunque, è fallito. Nessun dubbio però sul fatto che quelle violenze, per la ragazza, siano verità, tant’è vero che la fanno ammalare, la caricano di sintomi. Il problema è se i sintomi siano il prodotto della realtà esterna o della realtà interna. Gli psicanalisti dicono che non è la biografia o la storia che genera nevrosi, ma la nevrosi che genera biografia e storia. Perciò i sogni e le fantasie si usano in analisi, non nelle aule giudiziarie. Se i sogni di coloro che vanno in analisi fossero prove a carico, non basterebbero tutte le prigioni ad accogliere i loro famigliari e amici e conoscenti. Quando leggiamo che un imputato è «incastrato dal dna, o da una scheda telefonica, o da una impronta», ci sentiamo sollevati; ma adesso leggiamo che un imputato è «incastrato da un sogno» o «da una fantasia indotta», e francamente ci sentiamo allarmati.
Ferdinando Camoni

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Ennesimo caso di violenza ai danni di una dodicenne

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Protagonista della triste vicenda è una ragazzina di Cassano Ionio (Cosenza) che sarebbe stata stuprata da tre suoi coetanei in una casa abbandonata nel centro storico del paese.

I carabinieri, su denuncia dei genitori della vittima, hanno inviato un'informativa al tribunale dei minori di Catanzaro. Il fatto sarebbe avvenuto lo scorso 30 maggio. I tre presunti violentatori, di cui nella denuncia presentata sono indicati i nomi e gli indirizzi, hanno tutti un'età compresa tra i 12 e i 14 anni. Il Tribunale dei Minori non si è ancora espresso sul fatto.

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Capezzone: Quando il Csm incoraggiò l’archiviazione sui reati “indultabili”

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Tutto previsto e prevedibile. Di Pietro leader egemone del centrosinistra (e anche dell’Udc, con Casini ormai nel ruolo di replicante di Massimo Donadi); Ezio Mauro vestale scalfariana (nel senso di Scalfaro, più che di Scalfari) del ferrovecchio dell’obbligatorietà dell’azione penale, nuovo totem di Repubblica; e il povero Veltroni ormai prigioniero dei neo-girotondini della sinistra, e sempre più in difficoltà a trovare una exit strategy rispetto al vicolo cieco del minoritarismo giustizialista.

Eppure, c’è una cosa che ancora non è emersa con la dovuta chiarezza.

Dunque: ieri il fronte dipietrista allargato si è stracciato le vesti per gli emendamenti Vizzini-Berselli, volti a privilegiare la celebrazione dei processi per i reati più gravi. Il Velino ha già spiegato che, se si seguisse la linea Di Pietro-Pd-Casini, sarebbe anticipata la celebrazione dei processi per i reati meno rilevanti, con la quasi certezza della “copertura” dell’indulto.

A questo punto, va ricordato che gli emendamenti Pdl hanno un chiaro precedente in un pronunciamento del Csm, che a sua volta traeva spunto da un documento-direttiva elaborato da alcuni Procuratori della Repubblica.

In sostanza, i Procuratori proponevano (e il Csm accettava) due cose. Primo: che sui crimini “indultabili” fosse incoraggiata l’archiviazione. Secondo: che per alcuni crimini meno gravi (elencati, peraltro) non vi fosse priorità, a beneficio dei procedimenti relativi ai reati più pesanti.

Morale: come si fa a crocifiggere il Pdl, quando si è accettato che il Csm si muovesse (e su spinta delle Procure) nella medesima direzione? Misteri del giustizialismo.


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Lo sceicco Rishawi a Washington per combattere Bin Laden

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione
Ahmed al Rishawi è il comandante delle tribù sunnite di al Anbar che ha organizzato la rivolta contro al Qaeda in Iraq. I terroristi hanno giurato di ucciderlo con tutta la famiglia. Per raggiungere la sua base, poco fuori Ramadi, i militari prendono contatto via radio e il giorno seguente organizzano un convoglio ridotto. Ahmed è il fratello del ben più famoso Sattar al Burisha, il leader che un anno e mezzo fa ha riunito le tribù arabe per combattere i terroristi e che il 13 settembre del 2007, pochi giorni dopo aver incontrato il presidente americano Bush in un hangar della base aerea di al Asad, è stato dilaniato da una bomba. Sulla strada che da Bagdad conduce ad Anbar c’è una statua dedicata al defunto Rishawi. È da Ramadi che, un paio di settimane fa, è partito Ahmed al Rishawi alla volta di Washington. Ha rilasciato un’intervista al New York Sun. In America è andato a consegnare “uno studio di 47 pagine sull’Afghanistan e le sue tribù” al numero due della missione diplomatica a Kabul, Christopher Dell. Rishawi intende formare un corpo di volontari scelti tra i miliziani di al Anbar in grado di affiancare i soldati americani in Afghanistan.

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Del fatto che dalla provincia irachena di al Anbar, dove gli sceicchi sunniti si sono rivoltati contro i terroristi stranieri con più o meno tacite alleanze con gli americani, il metodo adottato dal generale David H. Petreus si sarebbe spostato a Kabul lo si sapeva da tempo. Ne aveva parlato a lungo il New York Times. Il quotidiano inglese Daily Telegraph ha rivelato le trattative segrete fra il mullah Abdul Salaam, comandante talebano, e il governo del presidente Hamid Karzai. Salaam è il capo del sotto clan pashtun Pirzai Alizai, che controlla la zona di Musa Qala nella provincia di Helmand, dove le truppe inglesi hanno combattuto battaglie violentissime contro gli studenti coranici. Ora il comandante talebano sembra pronto a saltare il fosso assieme a duecento uomini ben armati. Tanto che il nucleo duro dei talebani, legato ad al Qaeda, ha cercato di ucciderlo. Per questo Karzai chiede alle truppe della Nato di intervenire in difesa degli ex nemici Alizai. Persino alcuni esponenti della shura talebana, il consiglio supremo presieduto dal mullah Mohammed Omar, il leader degli ex studenti guerrieri, hanno avviato trattative con il governo.


>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

L’iniziativa è fortemente voluta da Karzai e punta a spaccare i vertici talebani separandoli dalle frange estremiste influenzate da al Qaeda. “Al Qaeda è un’ideologia che possiamo sconfiggere tanto in Iraq quanto in un qualunque altro paese”, ha dichiarato al Rashawi al quotidiano newyorchese. Per quanto se ne sa, Bush si è limitato ad ascoltare le parole di al Rishawi ma, se il presidente chiamasse, lo sceicco risponderebbe di sicuro. “Se mi chiedessero di mettere insieme un po’ di miei uomini a questo scopo, non avrei problemi a farlo. Mi hanno ammazzato cinque fratelli - ripete sempre Rishawi che ha giurato morte ai terroristi -. Al Qaida ha due scelte: andarsene o morire”. Del presidente americano lo sceicco dice: “È un uomo coraggioso, un uomo saggio, che si prende cura degli Stati Uniti e del popolo iracheno, il popolo iracheno ordinario”. Rishawi ha anche incontrato numerosi membri del Congresso, ha detto a tutti che le truppe americane devono restare fintanto che non sarà stato ricostruito del tutto l’esercito iracheno. “Così l’America avrà successo come in Giappone e in Germania”.

Giulio Meotti

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Feto di 5-6 mesi trovato in busta di nylon

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
TORINO - Un feto di circa 5-6 mesi è stato trovato senza vita in un sacchetto di nylon su un marciapiede, a Torino. La busta era in via Settembrini all'angolo con corso Agnelli. Sul posto, in seguito alla segnalazione di alcuni passanti, sono accorsi i carabinieri della compagnia Mirafiori e del Reparto Operativo di Torino, che stanno effettuando i rilievi.


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Entra in vigore la Costituzione kosovara

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Alexandra Javarone

Domenica 15 giugno è entrata formalmente in vigore la nuova Costituzione kosovara. Il testo equipara il Kosovo ad uno Stato sovrano ed indipendente. Il pacchetto delle 41 leggi approvate dal parlamento, a cui il presidente Sejdiu ha apposto la propria firma di fronte ai 40 rappresentati dei paesi che hanno concesso il riconoscimento alla regione a maggioranza albanese, è il frutto di una rielaborazione sottratta al «piano Ahtisaari». «Abbiamo raggiunto un successo storico, in cui si attua il processo di formazione del nostro Stato. Presto l'evento sarà festeggiato con una grande manifestazione nella capitale Pristina», ha affermato Sejdiu durante la cerimonia organizzata per celebrare l'epilogo dell'iter legislativo costituzionale.

La mossa di Pristian ha innescato la reazione del nazionalismo serbo. Durante un'intervista rilasciata a Radio B92, il ministro degli Esteri di Belgrado, Vuk Jeremic, ha ribadito ferma opposizione ad un atto «illegittimo ed illegale», cui i serbi non dovrebbero far menzione «perché nullo e non esistente». Secondo quanto riportato dall'agenzia Tanjug, anche il presidente Tadic avrebbe espresso la sua opposizione, sottolineando la superiorità del disposto della risoluzione 1244 adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: «L'adozione della Costituzione è illegale per la Serbia così come lo sono stati il primo tentativo di dotarsi di una Costituzione nel settembre 1990 e la proclamazione di indipendenza del febbraio 2008».

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Giovedì, in vista dell'entrata in vigore della Costituzione kosovara, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva inviato una lettera congiunta a Pristina e Belgrado, con il chiaro intento di rendere meno aspro il confronto ed «addolcire» il futuro dispiegamento della missione Eulex. Quasi a voler fare una concessione all'etnia slavo-ortodossa, Ban Ki-moon ha accolto l'invito della Russia annunciando la rimozione del capo della Missione Unmik, il tedesco Rueker. I quotidiani hanno fatto cenno ad una lunga serie di lusinghiere proposte volte a sopire l'eventuale diniego: «La popolazione serba delle enclave potrebbe godere presto di uno status speciale e di un'amministrazione autonoma». Sembra che ci sia resi conto del fatto che l'unica via praticabile, per quanto a suo modo dolorosa, per arrestare il processo di disgregazione dei Balcani sia la spartizione - quantomeno amministrativa - del territorio conteso.

L'atteggiamento ambiguo della comunità internazionale non sarà privo di conseguenze. Alcuni commentatori denunciano le forti discrasie di un sistema che è pronto a benedire non troppo sottilmente l'indipendenza kosovara e, allo stesso tempo, a richiamare la risoluzione 1244 (che pone il Kosovo de jure parte integrante della Serbia) affinché il governo serbo «faccia appello alla calma» e accetti più agevolmente il contrastante ruolo pacificatore dell'Europa - un attore scarsamante neutrale e pronto a sostituirsi con i suoi 1800 uomini all'Unmik. Ma è una soluzione fittizia, che condanna nuovamente il Kosovo al protettorato internazionale, già malamente gestito dalla pesante macchina Onu che vigila su di una regione a forte vocazione instabile. L'approvazione della Carta costituzionale kosovara, adottata con rito abbreviato, ha segnato il compimento del processo di indipendenza sorvegliata. Anche il breve inno della nuova nazione appare, suo malgrado, come un'ode al nuovo protettorato europeo. Si chiamerà «Europa»: un tributo allo sponsor.

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Niente di nuovo a Mosca

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Erik Marangoni

Dal 7 maggio di quest'anno a Mosca si è insediato un nuovo presidente, investito del difficile compito di non far rimpiangere troppo Vladimir Putin, dirottato a ricoprire la carica di primo ministro. Dimitri Anatolyevich Medvedev, 43enne rampante della San Pietroburgo «bene», è salito al potere grazie soprattutto alla profonda amicizia che lo lega all'ex presidente, sin dai tempi in cui questi prestava i suoi servizi alla municipalità di San Pietroburgo. Tra i due uomini le differenze sono evidenti, specialmente nello stile. Mentre Putin, soprattutto nel periodo del suo secondo mandato, ha spesso manifestato una certa rigidità di comportamento, accompagnata da dimostrazioni di machismo (lezioni di Judo, cavalcate e battute di pesca a torso nudo nei fiumi della Siberia), Medvedev ha adottato un approccio più sobrio. Alle arti marziali il nuovo presidente preferisce lo yoga, beve the verde piuttosto che vodka e dispensa facilmente sorrisi ai suoi interlocutori. Tuttavia ciò non significa che egli non abbia a cuore gli interessi del suo paese. Tutt'altro.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Nel corso del congresso mondiale della stampa russa tenutosi a Mosca nei giorni scorsi, in riferimento alla situazione della sicurezza nel continente europeo, Medvedev ha riesumato un tema molto caro ai partner europei, di cui si era parlato per la prima volta oltre 30 anni fa. Un tema che nel 1975 era stato oggetto di un'apposita conferenza ad Helsinki, la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, conclusasi con la sottoscrizione dell'Atto finale da parte di 35 paesi europei. L'Atto finale di Helsinki pose le basi per il mantenimento della sicurezza nel continente europeo attraverso l'accettazione, da parte di tutti i partecipanti, del principio dell'inviolabilità dei confini degli Stati cosi come definiti dopo la seconda guerra mondiale. Con l'Atto finale di Helsinki l'Europa occidentale di fatto riconobbe la supremazia sovietica ad est della cortina di ferro, in tal modo sancendo la definitiva separazione del continente europeo in due sfere di influenza. Allo stesso tempo, però l'inserimento nell'Atto finale di una sezione dedicata al rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonostante le proteste russe, rappresentò per il regime sovietico un elemento di frattura, di cui seppero fare uso i primi movimenti di dissidenti per criticare la mancanza di libertà nei regimi sottoposti al controllo di Mosca. La Conferenza di Helsinki venne successivamente istituzionalizzata, trasformandosi in Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa (OSCE), con propri organi societari permanenti e dotandosi di obiettivi ambiziosi, come il mantenimento della pace e della sicurezza in Europa ma anche il rispetto dei diritti umani e lo sfruttamento sostenibile delle risorse.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Dal palco della conferenza dei giornalisti di Mosca il presidente russo ha lanciato un forte messaggio ai partner europei quando ha affermato che la pace e la sicurezza in Europa non possono essere determinate nel quadro della Nato o dell'Osce, essendo piuttosto necessario un nuovo accordo tra tutti i paesi europei. Un accordo, questa la proposta innovativa da parte russa, in cui ogni Stato dovrebbe «parlare per sé stesso», ossia in cui le alleanze, di natura diversa ovviamente, non siano più intese nel senso tradizionale del termine bensì, per usare un termine molto in voga da noi qualche anno fa, «a geometria variabile». Per capire il senso della proposta di Medvedev occorre ricordare le diverse modalità con cui Stati Uniti e Unione Sovietica hanno storicamente gestito i rapporti con i partner europei. Mentre Washington ha sempre prediletto un approccio multilateralista, andando a trattare con gruppi di Stati, piuttosto che con i singoli, Mosca ha preferito puntare al rapporto diretto con il singolo paese, ciò che le avrebbe garantito la supremazia nei rapporti reciproci.

Nel 2008 la proposta unilaterale di Medvedev va letta secondo due linee strategiche: la prima è finalizzata a rompere il fronte occidentale, ancora saldo attorno agli Stati Uniti, nonostante le recenti controversie, e rinforzato dalla presenza in Europa di governi molto vicini agli Stati Uniti. La seconda è legata soprattutto alla questione dell'arma petrolifera. Da anni oramai si chiede a gran voce che l'Unione Europea si doti di una politica energetica comune, ciò che la renderebbe contrattualmente più forte nei confronti del principale fornitore continentale: la Russia. Tuttavia, gli Stati europei preferiscono adottare dei comportamenti autonomi in un settore giustamente considerato strategico, andando a trattare direttamente con il produttore, in questo caso Gazprom che, di conseguenza, continua a fare affari miliardari a spese dei contribuenti. È evidente perciò che la proposta di Medvedev di avere più controparti con cui trattare, piuttosto che un gruppo compatto in grado di sostenere la pressione dei barili di petrolio russo, non è altro che l'ennesimo tentativo di spaccare l'Europa, più di quanto essa non sia già e di impedire un eccessivo appiattimento sulle posizioni americane. Come si vede, al Cremlino cambia lo stile ma la sostanza è sempre la stessa.

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La linea dura di Teheran

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Daniele Martino

Sul fronte del pericolo nucleare, la Repubblica islamica degli ayatollah non sembra voler adottare una politica improntata al dialogo ma, al contrario, continua a manifestare una forte rigidità nelle proprie posizioni. È quanto emerge in seguito all'incontro tra Javier Solana, l'alto rappresentante Ue per la politica estera, e Manucher Mottaki, il ministro degli Esteri iraniano.

Rispetto ai mesi scorsi, la differenza sostanziale nell'approccio con l'Iran sulla questione nucleare sta nelle mutate condizioni dello scacchiere geo-politico mondiale; l'Iran è più solo, mentre le altri parti in causa, dalle Nazioni Unite all'Unione Europea, dagli Stati Uniti alla Russia, ora parlano sempre più insistentemente con una sola voce. Si è giunti a questo punto grazie ad una visione più pragmatica dei rapporti con Mahmoud Ahmadinejad, lontana anni luce da quelle formule astruse ed ambigue che consentivano a Teheran di prendere continuamente tempo. A tal proposito, un valore aggiunto innegabile, nel fronte di coloro che vogliono contrastare la minaccia di un Iran «nucleare», è dato dalla comune visione d'insieme tra Stati Uniti e Russia. Mentre prima Washington e Mosca agivano con tempistiche e modalità differenti, ora, tra George W. Bush e Dmitri Medvedev, c'è una forte volontà di operare assieme; in questo contesto, è sicuramente indispensabile il ruolo dell'Italia, e in particolare di Silvio Berlusconi, per concretizzare quel ruolo di trait d'union che Roma rappresenta, nell'ambito europeo, tra Russia e Stati Uniti. Un tema che è stato al centro dell'incontro a Villa Madama tra il Cavaliere e il presidente Bush, nell'ottica che la cooperazione con la Russia sia già pienamente effettiva in occasione del prossimo vertice G8 in Giappone.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Nei confronti di Teheran, oltre alla sinergia tra Russia e Stati Uniti, è fondamentale la posizione della Siria di Bashar Assad; tra il presidente siriano e Ahmadinejad, infatti, i rapporti non sono più così forti come negli ultimi mesi, soprattutto in relazione ad alcuni dissapori sulla condotta delle milizie Hezbollah in Libano, che la Siria vorrebbe meno «dipendenti» da Teheran. Damasco dunque si trova ad un bivio; o continuare il rapporto preferenziale con Teheran, oppure prendere le distanze dagli Ayatollah. Solo così, proponendosi come una forza costruttiva in Medio Oriente e normalizzando i rapporti con Israele e Libano, la Siria potrà lavorare ad un miglioramento dei rapporti con l'Occidente e alla stabilità della regione.

La reazione iraniana ai tentativi internazionali di fermare l'arricchimento dell'uranio a scopi militari è stata molto netta, a tratti intransigente; nessun dietro front, né tantomeno nessuna apertura ad un programma di sviluppo garantito dalla comunità internazionale, sotto supervisione russa. Al contrario, la strategia di Teheran è quella della linea dura; il ministro degli esteri Mottaki ha affermato che «l'arricchimento non sarà sospeso», ma soprattutto anche l'ayatollah Alì Khamenei, la massima autorità religiosa del paese, ha ribadito come «la nazione iraniana è determinata e continuerà sul suo cammino». Una presa di posizione inequivocabile, che certifica la volontà ostinata da parte dell'Iran di continuare l'arricchimento dell'uranio. Ma a differenza di prima, ora il resto del Mondo è unito nel contrastare questa minaccia.

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Le derive di carta

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Gabriele Cazzulini

Deriva autoritaria. Punto. Questo binomio basta a spegnere gli ultimi mozziconi di credibilità dell'opposizione nel posacenere dei fallimenti. Quando si avvicina la presentazione dei provvedimenti del governo l'isteria dell'opposizione sale. Poiché la democrazia è una brutta bestia per chi ha pruriti egemonici, non resta che giocare sporco e gettare nella mischia i più indiavolati - i militanti armati di penna e calamaio. Si mascherano da editorialisti, e guai a toccare la libertà di stampa. Ovviamente la loro libertà di stampare i loro attacchi contro i loro nemici. E' la loro democrazia. Per i maestrini con la penna rossa basta maneggiare il vecchio pupazzo con la camicia nera per eccitarsi e ridare sapore ad un rapporto con la politica ormai spento. Non importa se è salato il prezzo di questo sballo per rianimare gli uggiosi pomeriggi in redazione. Così, per inneggiare alla deriva autoritaria, si propina l'inversione dei valori tra giustizia e ingiustizia. E' giusto che gli italiani vivano in condizioni insicure. E' giusto che un governo si dedichi esclusivamente all'occupazione del potere. E' giusto che un tabacchino, un benzinaio, un edicolante, un commerciante lasci vuoto, per sempre, il suo posto di capofamiglia perché è giusto che i delinquenti vivano impuniti. Quei cadaveri sulla strada coperti da un velo bianco chiedono giustizia. Ma non possono averla, né da vivi né da morti. Da vivi valevano solo come contribuenti fiscali, ovviamente ritenuti disonesti dalla sinistra, perché è risaputo che il ceto medio sia la culla della peggiore teppaglia. Da morti valgono zero, perché sono morti fasulli, un'invenzione della propaganda berlusconiana per fomentare un clima di piombo e consentire l'instaurarsi di una dittatura neofascista. Altro che camicia nera, questa è roba da camicia di forza.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Eppure questi folli sono a piede libero, con le loro firme sulle principali pagine. Sono l'arma di riserva dell'opposizione che non c'è. Infatti non c'è nessuna argomentazione razionale. Se è pur vero che la sinistra è una compagnia di recitanti, il Parlamento non è un teatro dove inscenare i suoi melodrammi. Emendamenti, mozioni, delibere, votazioni. La razionalità politica non contempla rabbia e urla. E allora via con il revival della dittatura e del tintinnio di sciabole. Ovviamente fuori dal Parlamento, cioè dal tempio della democrazia. Le invettive piovono dai giornalai, dove la voce del comune cittadino, quello che ha la fortuna di non finire coperto dal lenzuolo bianco, arriva una volta all'anno sottoforma di lettera di poche righe. E basta. Ecco la grande democrazia dei giornali-partito, sempre pronti ad attaccare il governo eletto dai cittadini ma sordi come campane quando si tratta di ascoltare le esigenze di quei cittadini.

Benvenuta demagogia da intellettuali della penna. Alla fine di questi temporali estivi abbiamo l'assenza dell'opposizione, che emette suoni gutturali dal collo taurino di Di Pietro oppure bisbigli sotto i baffi dalemiani oppure ancora dolciastre avances veltroniane. Peccato manchino gli accenti sornioni del bolognese Prodi. Ecco i vigilantes della democrazia, i paladini che lottano contro gli immigrati clandestini. Il testo della sacra costituzione contro le armi da fuoco; la foto di Veltroni contro le botte delle gang. Follie ridicole che però costano la vita degli innocenti. Basta sfiorare il nervo della sicurezza e la sinistra ha subito i crampi. Mai però nella coscienza. Quella infatti non esiste più.

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Enti locali: meno tasse e più risparmi

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

di Andrea Camaiora

Una serie di notizie confortanti giungono dal governo. I ministri Giulio Tremonti e Renato Brunetta ci hanno regalato un paio di mosse veramente di alta classe. L'operazione trasparenza di Brunetta dalle prime pagine dei giornali è rimbalzata sulle centinaia di pagine locali, confermando ai cittadini che gli Enti locali, nella stragrande maggioranza dei casi amministrati dalla sinistra, buttano via risorse ingenti in spese superflue. Dal canto suo il ministro dell'Economia ha dato notizia di una manovra triennale anti deficit nella quale vengono stabiliti tagli agli Enti locali per 9 miliardi (3,4 nel 2009, 5,2 nel 2010 e 9,2 nel 2011). Intanto, nei giorni scorsi, Tremonti aveva perfezionato nel miglior modo possibile il decreto di abolizione dell'Ici. Conscio dei rischi cui poteva andare incontro, ha compiuto la scelta più sensata: il decreto, infatti, impone il blocco generalizzato dei tributi degli Enti locali. E' scontato che tale blocco scatterà nel 2009, visto che i Comuni hanno già approvato i bilanci o stanno per farlo. Riguarderà Irpef regionali e locali, Irap e Ici e, speriamo, anche la tassa sui rifiuti.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Come ampiamente previsto, gli Enti locali amministrati dalla sinistra hanno aperto il fuoco, supportati anche dal Partito Democratico, che attraverso il suo responsabile nazionale Enti locali ha definito «a rischio» i servizi per i cittadini. Il dirigente del Pd ha anche aggiunto che «in riferimento all'anno 2008 la cifra di copertura del taglio dell'Ici non sembra contenere tutte le risorse che verrebbero meno nei bilanci dei Comuni». Ci vuole un bel coraggio! Non bisogna dimenticare infatti che il governo Prodi, nella Finanziaria 2008, decise una riduzione dell'imposta sugli immobili dell'1,33 per mille al 40% di prime case degli italiani che produsse un vero e proprio buco nelle casse dello Stato.

Con la sua scelta, operativa già da giugno, Tremonti sistema i guai causati da Padoa-Schioppa e mantiene da subito uno degli impegni presi con gli elettori. Il decreto esclude dall'abolizione le categorie catastali riferite agli immobili di particolare pregio quali A1, A8 e A9, ma include tipologie di grande interesse come gli immobili di cooperative edilizie a proprietà indivisa adibiti ad abitazione principale dai soci assegnatari, ex case coniugali assegnate al coniuge separato o divorziato e agli immobili Iacp regolarmente assegnati. Includendo quest'ultima tipologia il governo ha liberato le aziende regionali preposte all'edilizia popolare da una tassa ingiusta e ha così indirettamente aperto la strada all'utilizzo di queste risorse, finora impegnate per il pagamento di questa imposta, per nuovi investimenti.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Ma vediamo le reazioni suscitate dal punto forte del decreto, il blocco delle imposte per Regioni, Province e Comuni: se, da una parte, particolare apprezzamento è stato espresso da Confedilizia, che con il presidente Corrado Sforza Fogliani ha detto che «l'abolizione dell'Ici sulla prima casa e il blocco degli aumenti dei tributi locali non possono non essere apprezzate e sono un segnale forte contro l'assioma indimostrato che le spese locali siano sempre e comunque insopprimibili», dall'altra un'inviperita Mercedes Bresso ha dichiarato che «il blocco delle imposte significa azzeramento di ogni possibilità di manovra fiscale per gli Enti locali... La decisione viola un diritto ed è illegittima. Il governo - ha concluso la presidente della Regione Piemonte - non può congelare tutte le imposte percepite dalle Regioni senza convocare una conferenza unificata». Parallelamente sulla stampa, senza troppo clamore, si cerca di far passare due concetti. Primo: il provvedimento Ici non serve a molto; secondo: ne beneficeranno anche i ricchi («L'Italia senza case di lusso» e «Comuni con le casse vuote» ha titolato Il Corriere della Sera venerdì scorso).

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 4 della discussione

I grandi giornali evitano però di toccare le questioni vere. Quali sono? Semplice: anzitutto è necessario capire quali criteri saranno individuati per i rimborsi nella Conferenza Stato-Città, visto che il punto resta quello di definire il nuovo patto di stabilità interno. Inoltre nessuno si è interrogato sull'effettiva applicazione dell'Ici, che, secondo il decreto, seguirà quanto prescritto dai regolamenti comunali (in realtà anche dalle delibere consiliari inerenti, pur se non recepite nel regolamento): una recente nota dell'Ifel (Istituto per la finanza e l'economia locale) ha chiarito che smetteranno di pagare anche le abitazioni per le quali i Comuni prevedono soltanto l'aliquota agevolata e non la detrazione. Infine, sempre per restare al concreto, il centro studi di Confindustria ha stimato che l'abolizione dell'Ici produrrà un impatto decisamente positivo sui consumi degli italiani. L'abolizione dell'Ici sulla prima casa e - lo ricordiamo - sulle relative pertinenze quali garage, cantine e soffitte, è possibile grazie ad una riduzione della spesa corrente. Ed è questo ciò che più conta nell'operazione ideata dal ministro Tremonti.

E' questo che va spiegato agli italiani: il governo abolisce l'Ici (secondo gli ultimi calcoli il contributo compensativo ai Comuni non ammonta più a 2,6 miliardi ma «solo» a 2,5), evita che gli Enti locali aumentino l'imposizione tributaria ai cittadini e per finanziare l'operazione stringe la cinghia e finalmente chiede che anche Comuni, Province e Regioni facciano la propria parte. Si vada a spiegare questo nelle aule consiliari degli 8.101 Comuni italiani, si vada a dire questo agli incontri con la gente, alle assemblee condominiali, al bar, sul lavoro. Il governo hanno mantenuto l'impegno. Alla grande.

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La rivoluzione del welfare to work

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Raffaele Iannuzzi

Uno degli esiti più significativi della politica proattiva del governo Berlusconi è rappresentato dalla crisi interna della Cgil. Epifani è in rotta di collisione con il resto dell'establishment ed emergono nuove personalità in grado di succedergli. Debenedetti coglie correttamente i termini della questione, ma li pone in un quadro totalmente segnato dalla crisi parallela del Pd e ancor più della sinistra radicale. In realtà, vi è un altro elemento da sottolineare: la forza stringente dell'azione del ministro del Lavoro Sacconi, unitamente ad un timing di tale efficacia da spiazzare la lenta e farraginosa struttura ideologica ed operativa della Cgil. Non c'è più spazio per una replica da sinistra: la politica è anche occupazione di spazi: quando non ce ne sono più, la crisi si accentua. Tant'è vero che le reazioni interne al Pd si stanno facendo sentire. D'Alema, con Italianieuropei, vorrebbe mettere in piedi una sorta di think tank-partito, con accentuazioni blairiane e socialdemocratiche. Senza più rimpianti per lo statalismo neoconservatore della peggiore socialdemocrazia. Meglio tardi che mai, ma questa è solo una battuta.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

La verità è che la sinistra spa perdendo, anche sul piano culturale, la partita del lavoro e, con essa, del welfare to work. Della flexicurity, che è poi l'anima del Libro Bianco di Biagi, unitamente all'idea-forza, che ha fatto scuola, della «società attiva». Debenedetti sbaglia quando dice che Sacconi sta subendo «il tabù dell'articolo 18», trovandosi così «costretto a cercare la flessibilità agendo sul campo del precario». Non è così. Il dato vero è un altro: l'operazione la si deve condurre sul piano del sistema, non dei singoli provvedimenti, perché il «riformismo a pizzichi» funziona solo quando il sistema, poco o tanto, funziona, ma quando è in tilt ci vuole un disegno d'insieme. Questa è la realtà. E lo stato dell'arte del welfare to work in Italia. L'impasse della Cgil consiste proprio nel voler attraccare la propria imbarcazione ad un porto che non esiste più, ad un sistema di relazioni industriali che ha prodotto la crisi, ad un complesso normativo che ha separato la produttività dal merito. E' prima di tutto una questione culturale. Non tecnico-strumentale. Il «centro» non è un luogo politico, in generale, ma non può essere l'elettorato del Pd veltroniano perché la «zona grigia», che anche Ichino contribuisce e mantenere in vita, è troppo densa e troppo imbarazzanti sono gli equivoci di fondo.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

La linea Sacconi sta sparigliando le carte ed introducendo un metodo politico che produce cultura del welfare e del lavoro: la metodologia Biagi è la centralità, ancor più del feticismo di maniera. Che è poi strategia della rassicurazione, buona a bloccare tutto il realizzabile. Qui e ora. Le varie realtà del welfare europeo devono essere confrontate e, da questo confronto, deve nascere la vera e seria integrazione europea. L'Europa delle norme e dei brocardi è distante dai popoli, mentre il welfare to work è la vita ed anche la preoccupazione dei popoli. Riaprire la partita per l'Europa a partire da questo punto, il welfare to work - che comprende molte cose, dal capitale umano al capitale sociale, dalla formazione in stato di disoccupazione all'equità sociale - è un'operazione proattiva e legata alla cultura delle riforme (non tanto o soltanto all'ennesimo «ismo», il «riformismo»). Un mondo culturale e politico ancora in larga parte da scoprire ed implementare. Sacconi sta facendo bene la sua parte. Un metodo: in politica ci vuole sempre un metodo.

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Una questione di immagine?

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

di Francesco Natale

Finalmente. Qualcuno, nella fattispecie il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha scoperto il proverbiale uovo di Colombo: utilizzare l'esercito per coadiuvare le forze dell'ordine nella lotta alla criminalità. Forse, in un paese come il nostro, che, pur essendo ancora vivibile, ha visto una media di 46 rapine al giorno l'anno scorso, era il caso di prendere provvedimenti. Era ed è il caso di fornire risposte immediate ad una legittima esigenza manifestata dai cittadini, tant'è che in base ad un sondaggio condotto da Sky Tg24 l'indice di gradimento dell'iniziativa promossa dal ministro è arrivato all'82%. I precedenti non mancano: dall'operazione «Vespri Siciliani» del 1992 fino all'operazione «Domino» del 2001. Non dovrebbe pertanto scandalizzare nessuno l'idea di dislocare 3.000 soldati nei punti caldi del nostro territorio, per la durata massima di sei mesi prorogabili una volta sola.

Ovviamente, come ogni volta in cui si sono toccate questioni fondamentali per la vita del cittadino, la levata di scudi di quella che oggi è opposizione è stata immediata, intransigente, tragica e ridicola allo stesso tempo. Antonio Di Pietro ha parlato di «legge colombiana», sostenendo che lui cose del genere le ha viste solo a Bogotà, dimenticandosi che, non solo per questioni di collocazione geografica, la Colombia è un paese piuttosto diverso dal nostro, per usare un eufemismo. Veltroni ha più sottilmente denunciato l'umiliazione che patirebbero le forze dell'ordine vedendosi affiancate da militari professionisti e l'inopportunità di «dare un'immagine catastrofica e sbagliata del paese». Una questione di immagine, quindi?

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Forse il leader del Pd dovrebbe ricordare che non è stato l'attuale governo ad avere compromesso in maniera grave l'immagine del nostro paese. Forse essa è stata demolita dalle cataste di rifiuti partenopee, da poveri, innocenti bambini «vittime collaterali» di attentati e regolamenti di conti, da turisti americani che hanno patito la medesima sorte, da tante donne che hanno subito l'infame destino di Giovanna Reggiani, da tanti esercenti che, per avere difeso i propri cari, i propri averi e il proprio lavoro oggi devono rendere conto del proprio agire ad un sistema giudiziario a tratti delirante. Forse era ed è il caso di smantellare efficacemente la diffusa cultura dell'impunità che imperversa nel nostro paese ormai da anni, una cultura in base alla quale chi abitualmente delinque non teme nulla e nessuno, mentre il comune cittadino è schiacciato dalla paura: paura del delinquente, paura di reagire autonomamente alle minacce laddove lo Stato latita, paura di un sistema che, alla fine, persegue implacabile chi parcheggia in divieto di sosta, lasciando a piede libero chi stupra o uccide.

E a quanti hanno vissuto sulla propria pelle drammi terribili, ai quali si è magari coniugata l'indifferenza o la persecuzione di Stato, cosa volete importi dell'immagine fasulla di un'Italia da cartolina? Ma per i post-kennediani, così come per i post-magistrati ex ministri, nulla è cambiato: anziché cercare di risolvere un'emergenza che non è figlia della propaganda ma che si respira tangibile nel nostro quotidiano, è meglio metter mano alla trousse e fare un po' di maldestro maquillage.

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In nome della legge

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

di Gianni Baget Bozzo

Il governo Berlusconi del 2008 è assai diverso da quello del 2001. Allora il vero problema era dato dal presidente impegnato in politica estera e dalla cronaca del governo segnata dalle differenze tra le sue componenti. Era il governo in cui Follini poteva essere presentato dal Manifesto come «l'uomo della provvidenza» perché, da buon democristiano, cospirava contro l'esecutivo di centrodestra a lui idealmente alieno. Ciò nonostante, il governo durò 5 anni; e Berlusconi sopravvisse ai suoi alleati, che pensavano di farlo fuori proprio mediante il suo esecutivo, di logorarlo mediante la sua stessa azione. Ci erano quasi riusciti, ma Berlusconi salvò se stesso, e anche loro, giocando tutto sulla sua persona. E il governo Prodi ha fatto il resto.

Ora il presidente di questo governo è impegnato in un'azione reale e simbolica: i rifiuti di Napoli. È la lotta per riacquisire la dimensione fondamentale dello Stato: il controllo del territorio contro la camorra, che anche la sinistra ha oggi scoperto dopo il libro Gomorra di Roberto Saviano, mentre aveva convissuto pacificamente con essa governando Antonio Bassolino la Regione e Rosa Russo Iervolino il Comune di Napoli. Post-democristiani, post-comunisti e camorra sono l'intruglio che ha portato Napoli alla vergogna, un vero Vesuvio cittadino di cui l'eruzione si è sempre temuta ma fortunatamente sempre rinviata. Ora appare chiaro che vi è un concordato con la camorra dei poteri politici e sociali di Napoli che, come le tre famose scimmiette, non vedevano, non udivano, non sentivano. Berlusconi è impegnato nella figura dell'uomo d'azione che lotta contro le conseguenze del malgoverno della sinistra in Italia. E non solo in Campania. Veltroni ha lasciato Roma con vari miliardi di euro di debito e il segretario comunale non ha firmato il bilancio, mettendo così a rischio sia il mito di Veltroni che il governo di Alemanno. Roma rischia il Commissario prefettizio se il bilancio dello Stato non correrà a salvarla - un privilegio politico dovuto sia al sindaco uscente che a quello entrante.


>>Da: Carlotta3691
Messaggio 2 della discussione

Il governo, stavolta, non è il solo Berlusconi: sono tutti i ministri, ognuno compare con il suo profilo. Tremonti abolisce la Finanziaria, crea un progetto triennale di spesa pubblica nel Dpef, impone la Robin Hood tax. Scajola dà il via libera al nucleare: tre centrali nel 2011. Brunetta pubblica le consulenze del governo e i tempi degli statali ed esprime il proposito di applicare i criteri, già vigenti, contro l'indebita assenza al lavoro nel pubblico impiego. Bossi si impegna al federalismo fiscale. Maroni per la lotta contro l'immigrazione clandestina. Frattini non ha ancora definito la politica estera, ma ha già aumentato l'impegno del contingente italiano in Afghanistan. E poi Alfano ha dato un risvolto inedito ai rapporti tra la maggioranza di Berlusconi e la magistratura, governando un delicato affare come quello delle intercettazioni. Ogni ministro si qualifica per il suo dicastero e dà quindi vita a un governo virtuoso, in cui il contenuto non dipende dalle ideologie politiche e dalle sfumature di esse, ma dalla volontà comune di far esistere lo Stato, dopo che la sinistra lo aveva liquidato sia stando all'opposizione che stando al governo.

>>Da: Carlotta3691
Messaggio 3 della discussione

Questo non è un governo di centrosinistra, potrebbe chiamarsi di centrodestra o di destra, ma potrebbe anche dirsi un governo per la salute pubblica, tenendo conto dei miasmi napoletani e degli orrori della clinica privata a Milano. Questo finalmente è lo Stato. Un merito va anche riconosciuto all'opposizione, che ha accettato di porre fine all'Unione, era impressionata dai risultati stessi della sua politica e della sua amministrazione. I comunisti sono sempre stati bravissimi nel conquistare il potere, pessimi nell'amministrazione pubblica, salvo che in Emilia. Più che un atto di responsabilità democratica, la scelta del Pd è stata la fuga dai risultati del proprio governo. I tempi sono difficili e avere l'inizio di un governo fa bene al paese e dà qualche fiducia ai cittadini che come lavoratori, come consumatori e come contribuenti sono tanto penalizzati. Il Berlusconi nuovo è certamente una sorpresa, sia per chi ha votato il centrodestra e sia per chi ha scelto ancora la sinistra.

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Anche l'Europa sente una emergenza clandestini ...

>>Da: micia
Messaggio 2 della discussione
Non è un delirio italiano evidentemente

Immigrati, l'Ue vara la linea dura Via libera alla direttiva sui rimpatri
LA DIRETTIVA - La direttiva che è stata già varata all'ultimo consiglio dei ministri degli Interni a Lussemburgo prevede tra l'altro l'estensione della durata della detenzione amministrativa per i migranti irregolari sino a 18 mesi.
A metà giugno la direttiva aveva avuto il via libera dei ministri dell'Interno dei Ventisette, dopo tre anni di dibattito nell'Ue. Gli eurogruppi dei socialisti, dei verdi e della sinistra e le organizzazioni per i diritti umani avevano criticato la direttiva, giudicandola troppo severa con i clandestini. Il testo prevede il «ritorno volontario» entro 7-30 giorni degli immigrati illegali; la durata della detenzione per un massimo di 6 mesi prorogabile fino a un totale di 18 a certe condizioni; il divieto di riammissione per 5 anni; il patrocinio legale gratuito agli immigrati privi di mezzi e una serie di garanzie per i minori. I sostenitori della direttiva affermano che in un'Europa che ospita 8 milioni di clandestini con 200mila arresti nel primo semestre 2007 ma solo 90mila espulsi, consentirà di disporre di un sistema di controllo più efficiente e di un fondo Ue per i rimpatri (assistenza legale e cure sanitari) da 700 milioni

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Forza Renato!!!!!!!!!!!!!!

>>Da: FULVIO-T
Messaggio 1 della discussione
Manovra, via in 100mila dalla scuola
Ddl di Brunetta: prevista una maxiriduzione del personale scolastico e provvedimenti contro i fannulloni

ROMA - Licenziamento dei fannulloni, premi al merito, lotta senza quartiere all'assenteismo, qualità dei servizi, dirigenti-manager, mobilità: sono solo alcune delle novità della rivoluzione Brunetta che il ministro della Funzione Pubblica presenterà mercoledi in consiglio dei ministri. Un disegno di legge delega composto da sette articoli e che rappresenterà uno degli allegati alla manovra economica. Secondo il provvedimento, chi presenterà certificati falsi o timbrerà il cartellino lasciando poi l'ufficio non solo si macchierà del reato di truffa aggravata e potrà essere licenziato, ma si vedrà pure decurtare lo stipendio. Non solo: il ministero sta lavorando anche a rendere più incisivi i controlli medici durante i periodi di assenza per malattia del dipendente con un ampliamento della fascia oraria delle visite al mattina e al pomeriggio e pure nei giorni di festa. La misura potrebbe essere anticipata nel decreto Tremonti insieme ai tagli di spesa che, secondo indiscrezioni, dovrebbero ammontare nel pubblico impiego a 3 miliardi.

TAGLI ALLA SCUOLA - Il maggior sacrificio toccherebbe alla scuola con una riduzione di personale di 100 mila unità, ma ci sarebbe anche una stretta sulle consulenze, un blocco del turn over più rigido, mentre per molti precari i sindacati temono il licenziamento. In particolare, si registra l'allarme della Cgil sui tagli complessivi della manovra che porterebbero «il paese in ginocchio». Una rivoluzione, dunque, quella di Brunetta destinata ad incidere profondamente sul settore se riuscirà ad andare in porto. Un lavoro che continuerà nel tempo: il governo, infatti, con il provvedimento di mercoledi chiederà al parlamento la delega ad adottare entro un anno uno o più decreti per riformare il lavoro pubblico.

FANNULLONI LICENZIATI - È uno dei cavalli di battaglia di Brunetta. La convinzione è che per potenziare l'efficienza degli uffici bisogna combattere la scarsa produttività. Si tratta di semplificare e accelerare il procedimento disciplinare. Va in questo senso l'idea di prevedere la possibilità di licenziare il dipendente, nei confronti del quale è stato aperto un procedimento penale, anche prima di essere condannato. Finora era prevista solo la sospensione dal lavoro, ma continuava a percepire parte della retribuzione.

LOTTA ASSENTEISMO - Obiettivo: abbattere in tre anni i tassi di assenteismo nel settore pubblico per portarli al livello del privato. Chi presenterà certificati medici falsi e attesterà false presenze sarà tenuto all'obbligo al risarcimento del danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia stata accertata la mancata prestazione.

DIRIGENTI-MANAGER - La dirigenza avrà più autonomia, sarà più responsabilizzata, ma sarà anche la prima ad essere valutata. Solo un numero limitato di dirigenti, i più bravi a raggiungere gli obiettivi, percepiranno il salario accessorio. Tra le novità anche il concorso per i direttori generali ora, invece, incaricati dal ministro.

MOBILITÀ - Per i dipendenti in esubero che rifiutano di spostarsi, l'idea è di introdurre un sistema di rilevamento del personale eccedente «perchè non più funzionale alla struttura o perchè inutile sotto il profilo della competenza e della professionalita». In quest'ultima ipotesi, sarà coll

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Processo Spartacus: oggi il verdetto

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

I giudici sono riuniti in camera di consiglio da lunedì scorso alle 11,30. Una lunga riflessione per trarre le conclusioni del cosiddetto processo «Spartacus», uno dei più importanti procedimenti giudiziari contro la camorra mai celebrati. La Corte di Assise di Appello (presieduta da Raimondo Romeres) è chiamata a emettere sentenza contro 31 esponenti del clan dei Casalesi, e secondo indiscrezioni, il verdetto potrebbe arrivare oggi. L’aula bunker del carcere di Poggioreale è da giorni assediata da giornalisti.

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Cuneo come Amsterdam Un quartiere a luci rosse con le donne in vetrina

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Nel salotto buono della città sesso in vendita a prezzi modici. Le chiamano "bambole viventi".

Cuneo - Lo chiamano il quartiere delle «Puta in vetrina», è il cuore a luci rosse che pulsa nel centro storico della riservata e laboriosa città di Cuneo. Quattro vie che si incrociano, all'ombra dell'antico palazzo municipale e a pochi passi da piazza Galimberti, il salotto buono della borghesia. Assomiglia a quartieri a luci rosse di Amsterdam. Tra case dai muri scrostati e panni stesi, si affacciano sulle viuzze strette grandi portefinestre dietro le quali sorridono ammiccanti donne con la gonna troppo corta per la loro età, comodamente sedute in poltrona. Qualcuna fuma, altre guardano la televisione. Tutte attendono un cliente che scelga a che porta bussare, dopo aver sbirciato in quelle che a Cuneo si chiamano le «vetrine di bambole viventi». Bambole dal trucco pesante per nascondere le rughe, capelli color platino per contrastare l'età che avanza. Perché fare quella vita da trent'anni lascia sul viso segni indelebili.
Quando un cliente varca la soglia della piccola stanza, quasi totalmente occupata da un letto perfettamente in ordine e un comodino sul quale non manca mai una scatola di preservativi, sulla vetrina cala una tenda. Un sipario che indica - contrariamente a quanto accade a teatro - che lo spettacolo è appena cominciato. Non c'è orario per questo tipo di piacere «prêt-à-porter», non è necessario neppure prenotarsi con una telefonata. Basta percorrere la strada a piedi o in macchina, guardare e scegliere. Il quadrilatero del sesso è nato alla fine degli anni '70, quando una decina di ragazze, alcune delle quali appena maggiorenni, decidono di andarsene dalla strada per «sfuggire ai controlli delle forze dell'ordine», come spiega Giulia, che da allora quel lavoro non lo ha più abbandonato. Tra via Dronero e via Busca, via Santa Croce e via Vaschetto, sorge così il quartiere a luci rosse che resiste nonostante i controlli della polizia, le multe e i divieti di transito. Ed oggi è ancora lì, diverso da trent'anni fa ma sempre lì.

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Una manovra da 34,8 miliardi in 3 anni: "Così la spesa pubblica sarà dimezzata"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 7 della discussione

Tremonti: "A tutti chiediamo un passo indietro per fare un passo avanti". Berlusconi: "Un mese di duro lavoro, ma sono orgoglioso dei risultati".

Roma - Una carta prepagata per i pensionati «al minimo». Verrà consegnata alle Poste insieme alla pensione. Sarà completamente anonima. E potrà essere utilizzata «per l’acquisto di prodotti di base». Vale a dire, per i prodotti alimentari e per ottenere sconti sulle bollette elettriche.
Verrà spesa così - spiegano Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti al termine del Consiglio dei ministri - la Robin Hood Tax. Una tassa su banche, assicurazioni e petrolieri il cui gettito sarà destinato - spiega il ministro dell’Economia - a chi soffre davvero. In modo particolare, alle compagnie petrolifere verrà applicata un’addizionale sull’Ires che riporta l’aliquota dal 27 al 33% (abbattuta dal governo Prodi) e una rivalutazione delle scorte di magazzino. Queste risorse verranno destinate ad un Fondo che servirà, attraverso la carta prepagata, ad aiutare «le persone anziane e deboli».
«Chiediamo a tutti di fare un passo indietro per fare tutti un passo avanti», commenta il ministro. In realtà, il «passo indietro» il ministro lo chiede soprattutto ai colleghi di governo. Oggi, quando si conosceranno i dettagli della manovra triennale da quasi 35 miliardi, si scoprirà che nel 2011 la spesa pubblica corrente dovrebbe scendere di quasi il 50%. Operazione che sarà sviluppata su una legge finanziaria (per la prima volta triennale) da «quasi 100 articoli». E che ha l’obbiettivo di arrivare, nel 2011, al pareggio di bilancio, come sottolinea il presidente del Consiglio. «Abbiamo chiesto sacrifici ai bilanci dei singoli ministri che potranno comunque spostare le risorse» da una posta di bilancio ad un’altra.

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A Roma vanno 500 milioni Alla Lega il federalismo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Alemanno sarà commissario straordinario per il deficit.
E il Carroccio ottiene un iter rapido per la riforma fiscale

Alle sette di sera l'accordo tra governo è Comune di Roma è dato per fatto, tanto che Alemanno annuncia di lì a qualche minuto una conferenza stampa. Passa un'ora e tocca a Berlusconi dire che «l'intesa c'è», anche se il sindaco di Roma «la illustrerà domani». E invece passano una ventina di minuti ed è lo stesso Alemanno a dare l'annuncio: «Sarò commissario straordinario per il deficit del Comune di Roma». E alla capitale andranno subito 500 milioni di euro. Per un totale di 1,4 miliardi da destinarsi alla regione Lazio.
Una partita, quella che si gioca durante tutta la giornata a Palazzo Chigi e che in verità va avanti tra incontri riservati dal giorno dopo la vittoria di Alemanno, che Berlusconi riesce a chiudere dopo una lunga mediazione, non tanto con la Lega (che non ha mai nascosto le sue perplessità), quanto con Anci e Upi - le associazioni che rappresentano Comuni e Province - e alcuni amministratori «di peso» del centrodestra (il sindaco di Milano Moratti) e centrosinistra (il governatore del Lazio Marrazzo). Il punto, per dirla con le parole di uno dei ministri che ha seguito più da vicino la questione, «è che in questo modo si penalizza chi ha governato virtuosamente» e «ci si fa beffe del taglio di un miliardo e 300 milioni di cui si sono dovuti far carico i Comuni italiani». Che, per usare un eufemismo, non hanno gradito.


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I petrolieri in rivolta contro la Robin tax: «Siamo demonizzati»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

L’appoggio della Marcegaglia: «Così si colpisce un settore strategico»

I petrolieri fanno muro contro la Robin Tax, appoggiati dalla presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che si dice «contraria a ogni forma di aumento della tassazione», mentre il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, annuncia che si farà portavoce delle richieste delle compagnie, ma avverte che il governo «confida nel senso di responsabilità della categoria».
L’assemblea dell’Unione petrolifera ha dato infatti l’occasione al presidente Pasquale De Vita per tracciare un quadro a tinte fosche: il settore, ha detto, «è sotto continua aggressione, demonizzato, considerato la causa di tutti i mali» e ora nel mirino di un provvedimento «dal dichiarato scopo punitivo e demagogico». E ha ribaltato le accuse, attaccando gli altri settori che hanno «fatto quello che hanno voluto» aumentando i prezzi degli altri beni, «il tutto in nome del caro petrolio. Se si fosse stati attenti ad altri comparti, come le industrie manifatturiere e il commercio, si sarebbe fatta un’opera più meritoria». Con una minaccia: «Non so se quello che si sta predisponendo potrà influenzare i programmi futuri degli operatori. Ognuno decide a casa propria e non ho sentito parlare di possibili abbandoni dell’Italia, raffinazione e distribuzione sono comunque i settori meno redditizi». Ma dopo le minacce, la mano tesa, dando «atto al ministro Scajola di non aver fatto proclami» convocando i petrolieri per un incontro.
De Vita ha sostenuto le sue tesi affermando che nel periodo 2005-2007 le compagnie operanti in Italia hanno subito un calo degli utili del 55%, mentre hanno aumentato gli investimenti del 60 per cento. Con queste cifre «è difficile pensare di festeggiare a champagne», ha precisato il presidente dell’Up secondo cui «se si vuole fare qualche intervento - bisogna pensare che i profitti più vistosi non riguardano il mercato italiano, ma le attività internazionali svolte dalle società. Se ci limitiamo al mercato italiano dobbiamo considerare che il settore petrolifero ha investito negli ultimi tre anni 10 miliardi di euro. Nel 2007 gli utili di tutte le società assieme (raffinazione più distribuzione) in Italia sono stati pari a 900 milioni e sono stati investiti 4,6 miliardi di euro». Gli ha dato man forte Emma Marcegaglia: «Sarebbe una tassa che colpisce un settore assolutamente strategico, che ha investito molto in tecnologia e risparmio energetico e nella capacità delle imprese di stare sul mercato», ha detto la presidente di Confindustria, ribadendo la contrarietà a un aumento delle tasse in un Paese che «ha la pressione fiscale più alta d’Europa».


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Berlusconi: avanti col Trattato di Lisbona

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Per il presidente del Consiglio è importante dare una sterzata e cambiare il volto "di un’Europa che non viene più vissuta come quella delle genti ma l’Europa delle burocrazie. Con il cambio di nomi il Vecchio Continente ha perso personalità, protagonismo e ha fatto dei passi indietro"

Roma - "Da parte nostra ci sarà l’ indicazione di approvare il trattato dell’Unione Europea da parte di tutti e 26 i Paesi che restano, oltre l’Islanda. Il ventisettesimo, l’Irlanda, dovrà dare una sua soluzione": lo dice il premier Silvio Berlusconi, parlando all’assemblea di Confcommercio. Per il presidente del Consiglio è importante dare una sterzata e cambiare il volto "di un’Europa che non viene più vissuta come quella delle genti ma l’Europa delle burocrazie". Per questo "il vecchio continente ha bisogno di un drizzone".
"L'Europa ha perso personalità" "Vado in Europa dopo due anni e la trovo diversa rispetto a due anni fa quando c’erano persone come Tony Blair, Aznar, Chirac e io stesso. Con il cambio di nomi l’Europa ha perso personalità, protagonismo e ha fatto dei passi indietro. Anche grazie all’allargamento - prosegue - l’Europa appare un’istituzione che interviene con obblighi e restrizioni".

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Per l’Europa illuminata il popolo è sempre bue

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Caro Granzotto, molti politici italiani ed europei si sono stracciati le vesti per l’esito del voto irlandese sul nuovo trattato dell’Ue. Napolitano ha minimizzato sull’entità del corpo elettorale, Prodi ha commentato: «Dopo tanti contributi a pioggia, così ci hanno ripagato!» (cosa che sa tanto di voto di scambio). Il presidente della Repubblica Ceca ha detto: «È la vittoria della libertà e della ragione su progetti elitari e artificiali e sull’Europa burocratica». Convengo su tali affermazioni ed è per questo che da convinto europeista quale ero, sto cambiando opinione. Mi sono fatto l’idea, fondata, di un connubio perverso tra euroburocrati ed europarlamentari. Del resto, a proposito del giudizio dei popoli, c’erano stati segnali ben precisi dall’esito del referendum sulla precedente stesura del Trattato in Francia e Olanda. E da quel giorno i governi abbandonarono la via del referendum popolare e si rifugiarono nell’uso della ratifica parlamentare. Ma io penso che il voto della gente abbia lo stesso valore di quello di «lorsignori».


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Filippo Facci: Fatta la legge

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Mi ha colpito una demarcazione che divide i giovani dagli esperti a proposito del disegno di legge sulle intercettazioni. Ma come, si allarmano i giovani, non si potranno più intercettare per estorsione, sfruttamento della prostituzione, sequestro di persona e rapina? E gli altri: ma questi non sono problemi, per rendere intercettabili certi reati basta ipotizzarli come aggravati. Del tipo: la rapina non è intercettabile, ma quella aggravata sì; l’estorsione non è intercettabile, ma quella aggravata sì; prostituzione no, prostituzione minorile sì; sequestro di persona no, a scopo di estorsione sì. Eccetera. Dettaglio: sarà anche diffusa, ma è una prassi irregolare. È apparentata con la tecnica usata durante Mani pulite per infliggere carcere preventivo senza che ce ne fossero i presupposti. Se un tizio subirà probabilmente una condanna a meno di due anni, infatti, il carcere preventivo non andrebbe irrogato: sicché, a inizio indagine, si ipotizzavano reati abnormi e si poteva sbatterlo dentro lo stesso. Per modificare un capo d’imputazione, tanto, c’è sempre tempo. Così, se a fine indagine il reato ipotizzato prevede la condizionale com’era facile prevedere, tu intanto l’hai arrestato lo stesso. Così, se a fine indagine il reato ipotizzato non prevedeva le intercettazioni com’era facile prevedere, tu intanto l’hai intercettato lo stesso. Si accettano scommesse.


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Massimiliano Lussana: Opposizione "cosmetica": via l’"od"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

L’ultima frontiera del Partito democratico, quando i suoi esponenti non sono impegnati a fare le barricate a rimorchio di Antonio Di Pietro, è l’«opposizione cosmetica». Nessuno scherzo, nessuna ironia. La definizione arriva direttamente dal senatore del Pd, Marco Perduca, uno degli esponenti del drappello radicale accasatisi nelle liste veltroniane. L’opposizione «cosmetica» consiste in decine di emendamenti che mirano a scrivere le leggi in bell’italiano e dimostrano come, nel Pd, ci sia scarsissima fiducia nell’opera del Comitato per la legislazione, l’organismo voluto dall’allora presidente della Camera Luciano Violante per scrivere bene le leggi.
Chiaramente, interventi come questi rivoluzionano completamente il concetto di opposizione: in passato c’era l’«opposizione costruttiva», l’«opposizione dura», l’«opposizione ostruzionistica», anche se spesso si era alla ricerca solo di un’opposizione.
Ora, occorre essere sinceri e spiegare subito che l’«opposizione cosmetica» è molto più seria e di successo dell’«opposizione a rimorchio»: molte delle correzioni stilistiche proposte dai senatori Pd-radicali Perduca, Donatella Poretti ed Emma Bonino hanno avuto successo, tanto da essere fatte proprie dalle commissioni riunite di Palazzo Madama ed entrare dalla porta principale nella legge sulla sicurezza.


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La rivincita di chi sta in coda allo sportello

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Il Brunetta è scatenato. Non soltanto dichiara guerra ai fannulloni ma anche, come direbbe il Veltroni, agli incapaci, ai brocchi, ai cafoni, ai maleducati o screanzati. Negli uffici pubblici è finita la pacchia, sta per terminare l’ora di ricreazione e di scortesia, si riga dritto, così sta scritto nella manovra, nuovo termine del vocabolario politico per dire legge, ma finalmente, speriamo, di sostanza vera: chi sgarra paga e i cocci non sono suoi, chi, al di là del solito vetro, dello sportello, del reparto, del suo castello, forte del grido «il posto di lavoro non si tocca, viva la classe operaia in lotta», sta avvinghiato alla sedia piantata con il cemento armato o se la svigna per la fumatina e il pettegolezzo, quelli che non rispettano la buona creanza e, dunque, il cittadino dirimpettaio che chiede informazioni e consigli, sappiano, costoro, che da oggi rischiano di essere collocati a disposizione, che sarebbe la cassa integrazione, o addirittura il licenziamento: in entrambi i casi posso prevedere una ola, con applauso, degli astanti quando apprenderanno la decisione.
C’era una volta l’ora di educazione civica (Aldo Moro fondatore, addì millenovecentocinquantotto), noiosa per come veniva spiegata, preziosa, come intervallo fuori tabella, per fare baldoria e occuparsi di figurine di calciatori, il libro di riferimento finiva intonso sulle bancarelle del mercatino autunnale, scontata la sufficienza in pagella, nonostante la lettura si fosse fermata al primo paragrafo, escluso. Ministri vari, da destra a sinistra, hanno avuto la bella pensata di istituire commissioni di osservazione per reintrodurre lo studio, smarrito nei canneti delle riforme, Letizia Moratti era addirittura arrivata a riscrivere la materia, non più semplicemente civica ma educazione alla cittadinanza, all’ambiente, alla salute, alla sicurezza stradale, all’alimentazione, all’affettività e sessualità, Fioroni aveva allargato a tutte le materie lo stesso principio e filosofia, insomma il solito papocchio nostrano che, riassunto nel Bignami, starebbe a dire semplicemente come comportarsi bene, in ogni momento della giornata.

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Mario Cervi: Giù le mani da Indro

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Ho appreso dall’Ansa che ieri l’associazione Articolo 21 ha ricordato e discusso «la lezione storico-giornalistica di Indro Montanelli a un anno dal centenario della nascita (1909), nella sede della Federazione nazionale della stampa a Roma». Non ho partecipato al convegno per tutta una serie di motivi, il primo dei quali è di per sé solo definitivo: non mi hanno invitato. Sono ormai rassegnato a essere messo un po’ in disparte quando a qualsiasi titolo viene commemorato o celebrato il mio amico Indro. Leggo o ascolto quasi quotidianamente le rimembranze commosse di chi racconta «mi confidò un giorno», «quando l’incontrai mi abbracciò», «seppi da lui, pochi giorni prima che se ne andasse», e via dicendo. Montanelli era, benché solitario di natura, un personaggio con molte frequentazioni, ma non lo ricordo così espansivo e corrivo nel lasciarsi andare al primo venuto.
Niente di male, sia chiaro, in questa profusione di omaggi: nulla di male, preciso, sempre che al riparo dell’omaggio non si voglia far passare un’idea e un’immagine del grande morto adattate ai rancori e ai livori di chi morto non è. La «Articolo 21» prende nome dall’articolo della Costituzione che porta lo stesso numero, e che stabilisce un principio sacrosanto: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo». Perfetto. E Montanelli è stato senza dubbio un esempio luminoso di come si possa e si debba far uso di questa libertà, da onesti, senza finzioni e senza ipocrisie.


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Gian Battista Bozzo: La Finanziaria "9 minuti e mezzo"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Cambia il mondo, cambia l’Italia, cambia la manovra. Ieri, la «discussione» del piano di finanza pubblica in Consiglio dei ministri è durata nove minuti e mezzo, laddove in passato il varo della Finanziaria comportava intere nottate di lavoro, litigi, colletti slacciati e qualche malore. Ieri, un governo di centrodestra ha deciso aiuti alle fasce più deboli, marginali, della popolazione - dalla carta prepagata per gli acquisti di alimentari e gli sconti sulle bollette a favore dei pensionati fino al piano casa, che incoraggia l’acquisto degli alloggi popolari da parte degli inquilini - trovando l’appoggio di buona parte del sindacato; e insieme ha inasprito la tassazione a carico di petrolieri, banche e assicurazioni. In altri tempi, qualcuno avrebbe mai pensato a una battuta come quella pronunciata ieri dal simpatizzante interista Giulio Tremonti - «vuol dire che ridurranno l’ingaggio di Mourinho» - quando un giornalista gli ricordava la protesta di Gian Marco Moratti per la Robin Tax? Molto è cambiato, per davvero. È sociale la cifra che il governo vuol dare a questa manovra. Non solo: è anche una cifra europea.
Silvio Berlusconi ricorda che viene mantenuto l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011, richiesto da Bruxelles, e lo si fa senza aumentare le tasse. La strada fiscale che avevano scelto Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa viene abbandonata, ma resta inalterato l’impegno preso dalla Repubblica italiana, non da questo o quel governo, a portare i conti in ordine. Questo esecutivo appare determinato a tagliare le spese, a costruire una macchina statale più efficiente e meno costosa, a togliere vincoli che ritardano lo sviluppo. «Sarà una semplificazione storica», prevede Berlusconi.

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Messina in alto mare per lo spoglio Errori e denunce, parte l’inchiesta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Amministrative ancora aperte a tre giorni dal voto. Intanto il governatore Lombardo si autoproclama artefice del trionfo Pdl: «Il merito è mio»
da Milano

Il Ponte sullo Stretto, forse, la collegherà all’Italia. Ma quanto a velocità dello spoglio elettorale Messina ne ha di strada da fare, e parecchia. Perché neanche nella più sperduta repubblica del terzo mondo 48 ore non sono sufficienti per arrivare ad un risultato definitivo. E invece, nella città dello Stretto, tutto è ancora in alto mare. O meglio, in alto mare, sino a ieri sera, erano 24 sezioni delle Comunali e 21 delle Provinciali, le stesse che mancavano all’appello 24 ore prima. Un ritardo decisamente anomalo, tanto che la Procura ha aperto un fascicolo.
Nessun problema per quanto riguarda il neo sindaco e il nuovo eletto presidente della Provincia. Le percentuali riportate dai due eletti del Pdl, Giuseppe Buzzanca e Nanni Ricevuto, sono talmente “bulgare” che nessun ribaltone potrà verificarsi quando queste fatidiche sezioni arriveranno. Ma il problema c’è, eccome, per i consiglieri, perché sino a quando non ci sarà il dato definitivo delle liste non sarà possibile stabilire chi sono gli eletti. Parlare di anomalie vistose è un eufemismo: il totale delle preferenze assegnate è superiore a quello dei votanti, le somme di voti validi, contestati o non assegnati non coincidono con il numero di elettori. «Per molte sezioni – spiega l’ufficio stampa del Comune - mancano i voti assegnati ai candidati a sindaco e ai candidati consiglieri, vi è incongruenza tra voti assegnati al candidato a sindaco e quelli destinati alle liste collegate (esempio: voti assegnati al candidato sindaco eccessivamente inferiori a quelli delle liste collegate)». Un delirio. Per non parlare, poi, dei problemi che si sono verificati fuori dai seggi, con le “pressioni” di galoppini e personaggi della malavita locale.

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Per la missione Onu a Pristina un capo italiano

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Passaggio di consegne in Kosovo: mentre Pristina annuncia le sue prime nove ambasciate, fra cui Usa e Italia, anche per la missione Onu Unmik arriva un nuovo rappresentante italiano. A sostituire il tedesco Joachim Ruecker, infatti, sarà l’ambasciatore italiano Lamberto Zannier, ora coordinatore della Direzione generale della Farnesina. Zannier arriverà nel nuovo Stato balcanico come rappresentante del segretario dell’Onu Ban ki-Moon, con il compito di gestire il passaggio di consegne fra la missione delle Nazioni unite e quella dell’Ue.

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Storica decisione della Lituania: Falce e martello come la svastica

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La decisione del Parlamento lituano di mettere al bando falce, martello e stella rossa non è né «triste» né «offensiva», come ha dichiarato Liudmila Alexeieva, responsabile moscovita del gruppo di Helsinki per i diritti umani. Il piccolo Paese baltico, annesso militarmente all’Unione Sovietica nel 1940, per quasi mezzo secolo è stato sottoposto al dominio russo e comunista senza essere né russo né comunista. La classe dirigente venne estromessa, perseguitata e sostituita con funzionari di partito; gli oppositori subirono tutta la sequenza dell’oppressione staliniana, incarcerati, spediti nei gulag, uccisi. Il popolo subì tutti i danni della collettivizzazione forzata, della burocrazia centralizzata, della totale mancanza di libertà. «Eravamo uno Stato totalitario, autoritario, ma non fascista», ha aggiunto la Alexeieva, seguita da parte della stampa russa: trascurando di ricordare che il comunismo ha provocato, nel mondo, centinaia di milioni di morti. A partire da quello sovietico.
Certo, i lituani - come gli altri popoli che ebbero uguale sorte - non hanno mai dimenticato i tre feroci anni di occupazione nazista (1941-44), che fra l’altro portarono allo sterminio di duecentomila ebrei locali. Ma è significativo che oggi mettano sullo stesso piano svastica, falce e martello: anche se pure da noi c’è chi può fare fatica a capirlo. In Italia abbiamo avuto il più potente Partito comunista dell’Occidente, che però non è mai riuscito ad arrivare al potere, o alla dittatura, grazie non tanto alle virtù della nostra democrazia quanto al patto di Yalta, che nel 1945 ci destinò al mondo libero. Da noi, dunque, la falce e il martello non sono stati percepiti come simbolo di distruzione e di violenza tanto più cieca quanto lucida, come quella nazista.

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Irlanda e prezzi oggi al vertice Ue

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Che abbiano deciso di fare sul serio? Il consueto summit di fine giugno tra capi di Stato e di governo dei 27 paesi Ue, rompe la tradizione con l'annuncio di un ospite eccellente: il presidente della Bce Claude Trichet. L’invito del presidente del semestre, il premier sloveno Janez Jansa, parla di appuntamento legato all'ingresso della Slovacchia nell'euro, dal 1º gennaio. Ma il fatto che tanto Jansa a Lubiana che Barroso a Bruxelles, abbiano entrambi ieri pestato i piedi sulla necessità di «fare qualcosa» e in fretta in tema di prezzi petroliferi e di materie agricole la dice lunga. Nè Trichet potrà evitare richieste di chiarimento da parte di Sarkozy Merkel o Berlusconi che non fanno mistero di non apprezzare l'aumento dei tassi messo in preventivo dalla Bce per luglio.
Insomma, gli interlocutori per un chiarimento ci sarebbero tutti - a cominciare dal taoiseach irlandese Brian Owen cui Jansa intende chiedere «di spiegare i motivi del no dell'Eire al trattato di Lisbona» - e la volontà politica di uscire dalle secche istituzionali ed economiche, anche. Bisognerà però vedere se convergeranno poi, nella due giorni della capitale belga, anche le volontà politiche dei 27. Perché è un fatto - come ha ricordato ieri polemicamente Barroso a Bruxelles - che «è troppo facile prendere la commissione come capro espiatorio di responsabilità dei governi!». Non è andato giù leggero Barroso, parlando all’ Europarlamento. «Sono stufo di gente che si lamenta delle istituzioni Ue dal lunedì al sabato e poi aspettarsi che i propri cittadini dicano di sì alla domenica! Provate a fare dei referendum nazionali sulle politiche dei singoli paesi e vediamo che risultato uscirà!».

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Dopo la tregua con Hamas Israele apre anche a Beirut

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Ma sul cessate il fuoco Olmert è scettico: «Non hanno cambiato pelle»
Dopo l’annuncio di martedì dell’Egitto, accolto con scetticismo da molti, è arrivata la conferma di Israele. La tregua con Hamas sulla striscia di Gaza si farà. E si farà a partire dalle sei di stamattina, ora locale, le cinque in Italia. Da una parte, stop totale ai lanci di razzi Qassam sui territori israeliani; dall’altra, una progressiva apertura dei valichi, in modo da far arrivare a Gaza al più presto carburante, cibo e tutti gli altri generi di prima necessità fino a oggi bloccati dall’embargo.
Quello con Hamas è il secondo negoziato intavolato dal governo israeliano, dopo quello con la Siria sulle alture del Golan. E potrebbe non essere nemmeno l’ultimo: secondo quanto riportato ieri dal quotidiano Haaretz sarebbero vicini, su pressioni statunitensi, anche dei colloqui con il Libano. Nella sua visita a sorpresa a Beirut il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, avrebbe parlato con il governo libanese della restituzione delle fattorie di Shebaa, nel sud del Paese dei cedri, occupate dai soldati israeliani nell’ultima guerra.
Ma sul cessate il fuoco appena annunciato, nonostante l’entusiasta accolta internazionale, è lo stesso primo ministro israeliano Ehud Olmert a raffreddare le speranze internazionali. «Sappiamo benissimo che questa tregua è fragile e potrebbe durare poco - ha dichiarato - Hamas non ha cambiato pelle». E gli otto razzi qassam che da Gaza hanno colpito il Negev occidentale nella giornata di ieri, sembrano dargli ragione.

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La disoccupazione torna a crescere: +7,1%

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

L’Istat annuncia che nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è tornato sopra al 7%, al 7,1%, contro il 6,4% dello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta del livello più elevato degli ultimi due anni

Roma - La disoccupazione in Italia torna a crescere dopo una lunga fase di discesa. Lo rileva l’Istat, annunciando che nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è tornato sopra al 7%, al 7,1%, contro il 6,4% dello stesso periodo dello scorso anno. Si tratta del livello più elevato degli ultimi due anni. Nel primo trimestre 2006 il tasso di disoccupazione era pari al 7,6%.
I dati su base annua Su base annua l’occupazione aumenta dell’1,4%, nel primo trimestre, pari a 324 mila unità. L’incremento è ancora alimentato: dall’apporto della componente straniera a tempo indeterminato (+141 mila unità), soprattutto di cittadini neocomunitari; dalla aumentata permanenza dei lavoratori italiani con almeno 50 anni di età (+157 mila unità) da ricondurre agli effetti delle riforme pensionistiche. L’occupazione cresce nel nord (+1,4% pari a 163 mila unità) e soprattutto nel centro (+3,8% pari a 176 mila unità).

MSN Gruppi

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Jun 19, 2008, 7:15:28 AM6/19/08
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Perché?


Secondo l'opposizione no.

Fabio Perugia

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Forza Renato!!!!!!!!!!!!!!

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

MSN Gruppi

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Jun 19, 2008, 7:54:35 AM6/19/08
to Club azzurro la clessidra & friends
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Perché?


Secondo l'opposizione no.

Fabio Perugia

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Forza Renato!!!!!!!!!!!!!!

>>Da: FULVIO-T
Messaggio 2 della discussione


Manovra, via in 100mila dalla scuola
Ddl di Brunetta: prevista una maxiriduzione del personale scolastico e provvedimenti contro i fannulloni

ROMA - Licenziamento dei fannulloni, premi al merito, lotta senza quartiere all'assenteismo, qualità dei servizi, dirigenti-manager, mobilità: sono solo alcune delle novità della rivoluzione Brunetta che il ministro della Funzione Pubblica presenterà mercoledi in consiglio dei ministri. Un disegno di legge delega composto da sette articoli e che rappresenterà uno degli allegati alla manovra economica. Secondo il provvedimento, chi presenterà certificati falsi o timbrerà il cartellino lasciando poi l'ufficio non solo si macchierà del reato di truffa aggravata e potrà essere licenziato, ma si vedrà pure decurtare lo stipendio. Non solo: il ministero sta lavorando anche a rendere più incisivi i controlli medici durante i periodi di assenza per malattia del dipendente con un ampliamento della fascia oraria delle visite al mattina e al pomeriggio e pure nei giorni di festa. La misura potrebbe essere anticipata nel decreto Tremonti insieme ai tagli di spesa che, secondo indiscrezioni, dovrebbero ammontare nel pubblico impiego a 3 miliardi.

TAGLI ALLA SCUOLA - Il maggior sacrificio toccherebbe alla scuola con una riduzione di personale di 100 mila unità, ma ci sarebbe anche una stretta sulle consulenze, un blocco del turn over più rigido, mentre per molti precari i sindacati temono il licenziamento. In particolare, si registra l'allarme della Cgil sui tagli complessivi della manovra che porterebbero «il paese in ginocchio». Una rivoluzione, dunque, quella di Brunetta destinata ad incidere profondamente sul settore se riuscirà ad andare in porto. Un lavoro che continuerà nel tempo: il governo, infatti, con il provvedimento di mercoledi chiederà al parlamento la delega ad adottare entro un anno uno o più decreti per riformare il lavoro pubblico.

FANNULLONI LICENZIATI - È uno dei cavalli di battaglia di Brunetta. La convinzione è che per potenziare l'efficienza degli uffici bisogna combattere la scarsa produttività. Si tratta di semplificare e accelerare il procedimento disciplinare. Va in questo senso l'idea di prevedere la possibilità di licenziare il dipendente, nei confronti del quale è stato aperto un procedimento penale, anche prima di essere condannato. Finora era prevista solo la sospensione dal lavoro, ma continuava a percepire parte della retribuzione.

LOTTA ASSENTEISMO - Obiettivo: abbattere in tre anni i tassi di assenteismo nel settore pubblico per portarli al livello del privato. Chi presenterà certificati medici falsi e attesterà false presenze sarà tenuto all'obbligo al risarcimento del danno patrimoniale, pari al compenso corrisposto a titolo di retribuzione nei periodi per i quali sia stata accertata la mancata prestazione.

DIRIGENTI-MANAGER - La dirigenza avrà più autonomia, sarà più responsabilizzata, ma sarà anche la prima ad essere valutata. Solo un numero limitato di dirigenti, i più bravi a raggiungere gli obiettivi, percepiranno il salario accessorio. Tra le novità anche il concorso per i direttori generali ora, invece, incaricati dal ministro.

MOBILITÀ - Per i dipendenti in esubero che rifiutano di spostarsi, l'idea è di introdurre un sistema di rilevamento del personale eccedente «perchè non più funzionale alla struttura o perchè inutile sotto il profilo della competenza e della professionalita». In quest'ultima ipotesi, sarà coll

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Processo Spartacus: oggi il verdetto

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione



I giudici sono riuniti in camera di consiglio da lunedì scorso alle 11,30. Una lunga riflessione per trarre le conclusioni del cosiddetto processo «Spartacus», uno dei più importanti procedimenti giudiziari contro la camorra mai celebrati. La Corte di Assise di Appello (presieduta da Raimondo Romeres) è chiamata a emettere sentenza contro 31 esponenti del clan dei Casalesi, e secondo indiscrezioni, il verdetto potrebbe arrivare oggi. L’aula bunker del carcere di Poggioreale è da giorni assediata da giornalisti.

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Cuneo come Amsterdam Un quartiere a luci rosse con le donne in vetrina

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Nel salotto buono della città sesso in vendita a prezzi modici. Le chiamano "bambole viventi".

Cuneo - Lo chiamano il quartiere delle «Puta in vetrina», è il cuore a luci rosse che pulsa nel centro storico della riservata e laboriosa città di Cuneo. Quattro vie che si incrociano, all'ombra dell'antico palazzo municipale e a pochi passi da piazza Galimberti, il salotto buono della borghesia. Assomiglia a quartieri a luci rosse di Amsterdam. Tra case dai muri scrostati e panni stesi, si affacciano sulle viuzze strette grandi portefinestre dietro le quali sorridono ammiccanti donne con la gonna troppo corta per la loro età, comodamente sedute in poltrona. Qualcuna fuma, altre guardano la televisione. Tutte attendono un cliente che scelga a che porta bussare, dopo aver sbirciato in quelle che a Cuneo si chiamano le «vetrine di bambole viventi». Bambole dal trucco pesante per nascondere le rughe, capelli color platino per contrastare l'età che avanza. Perché fare quella vita da trent'anni lascia sul viso segni indelebili.
Quando un cliente varca la soglia della piccola stanza, quasi totalmente occupata da un letto perfettamente in ordine e un comodino sul quale non manca mai una scatola di preservativi, sulla vetrina cala una tenda. Un sipario che indica - contrariamente a quanto accade a teatro - che lo spettacolo è appena cominciato. Non c'è orario per questo tipo di piacere «prêt-à-porter», non è necessario neppure prenotarsi con una telefonata. Basta percorrere la strada a piedi o in macchina, guardare e scegliere. Il quadrilatero del sesso è nato alla fine degli anni '70, quando una decina di ragazze, alcune delle quali appena maggiorenni, decidono di andarsene dalla strada per «sfuggire ai controlli delle forze dell'ordine», come spiega Giulia, che da allora quel lavoro non lo ha più abbandonato. Tra via Dronero e via Busca, via Santa Croce e via Vaschetto, sorge così il quartiere a luci rosse che resiste nonostante i controlli della polizia, le multe e i divieti di transito. Ed oggi è ancora lì, diverso da trent'anni fa ma sempre lì.

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Una manovra da 34,8 miliardi in 3 anni: "Così la spesa pubblica sarà dimezzata"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 8 della discussione

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Rifiuti, governo battuto: lo strappo della Lega

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Con il parere contrario di commissione e governo, la Camera ha approvato un emendamento dell’Udc sui fondi Cip6 all’articolo sul termovalorizzatore di Napoli. Il Carroccio ha votato con l'opposizione: "Segnale politico". Seduta sospesa. L'Idv minaccia l'ostruzionismo

Roma - Prima un emendamento della Commissione bocciato dall’Aula, poi un emendamento dell’Udc approvato nonostante il parere contrario di governo e relatore. È bastata la richiesta della verifica "anti-pianisti" per mandare in difficoltà la maggioranza a Montecitorio, durante l’esame del decreto rifiuti.
Maggioranza battuta Governo e maggioranza sono stati battuti alla Camera durante le votazioni sul decreto legge per l’emergenza rifiuti in Campania. Con il parere contrario di commissione e governo, l'Aula di Montecitorio ha approvato un emendamento presentato dall’Udc sui fondi Cip6 all’articolo sul termovalorizzatore di Napoli. I 38 deputati della Lega Nord hanno votato a favore. Trentotto deputati della Lega hanno votato insieme all’opposizione, così come l’esponente dell’Mpa Elio Vittorio Belcastro. L’Aula è stata sospesa su richiesta del relatore del dl rifiuti, Agostino Ghiglia (Pdl), per valutare il testo dopo l’approvazione di tale modifica che sopprime una parte dell’articolo relativo al deposito dei rifiuti.

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Truffa da 10 milioni con gli 899: 18 arresti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Perquisizioni, sequestri e 18 misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di numerosi indagati residenti nelle province di Arezzo, Perugia, Ancona, Rimini, Cesena e Salerno

Firenze - Ammontano a circa 10 milioni di euro i costi telefonici complessivi addebitati in bolletta a ignari abbonati ed emersi nell’inchiesta fiorentina su una truffa con prefissi come l’899, iniziata a febbraio 2007 e che ieri ha portato all’arresto, fra gli altri, del presidente dell’Arezzo calcio, Piero Mancini, che ricopre un ruolo nella Flynet, concessionaria di servizi telefonici.
L'operazione della questura di Firenze Dalle prime ore della mattina di ieri è in corso una vasta operazione condotta dagli investigatori della Questura di Firenze con perquisizioni, sequestri e 18 misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di numerosi indagati residenti nelle province di Arezzo, Perugia, Ancona, Rimini, Cesena e Salerno: contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, truffa informatica, installazione di apparecchiature atte ad impedire comunicazioni o conversazioni telefoniche, impedimento ed interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche, riciclaggio.
L'attività investigativa L’attività investigativa degli uomini della Squadra Mobile di Firenze, avviata nel febbraio 2007, ha preso spunto da numerose denunce presentate dai cittadini destinatari di bollette telefoniche anomale con traffico diretto verso numerazioni con i prefissi 899-892-0088-166. I proventi della truffa sono i costi telefonici addebitati in bolletta agli ignari abbonati quantificabili complessivamente in circa 10 milioni di euro. Nell’ambito dell’operazione, ad Arezzo sono stati arrestati anche Piero Mancini e Giovanni Cappietti, ritenuti gravemente indiziati per il loro ruolo di responsabilità all’interno della società concessionaria di servizi telefonici denominata Flynet, dei reati di riciclaggio e concorso esterno in associazione per delinquere.

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Alitalia, il prestito ponte è legge

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Via libera dell’Aula di Palazzo Madama al superdecreto Alitalia che contiene il prestito-ponte da 300 milioni di euro, la trasformazione del prestito in patrimonio e le deroghe alle procedure di privatizzazione

Roma - Via libera dell’Aula di Palazzo Madama al superdecreto Alitalia che contiene il prestito-ponte da 300 milioni di euro, la trasformazione del prestito in patrimonio e le deroghe alle procedure di privatizzazione. I voti a favore sono stati 154, i contrari 119 e gli astenuti 7. Il provvedimento, in terza lettura, viene così convertito in legge.
La conversione del decreto In dissenso dal gruppo del Pd, si sono astenuti i due senatori radicali, Donatella Poretti e Marco Perduca. Contro la conversione del decreto hanno votato i senatori dell’Italia dei Valori che hanno criticato le procedure seguite dal governo per concedere il prestito ponte e, in particolare perchè il provvedimento sottrae 205 milioni alle piccole e medie imprese. Il Pd, con Giovanni Legnini, ha votato contro il provvedimento perchè - ha spiegato - con le modifiche apportate alla Camera esso va contro gli obblighi previsti dal diritto comunitario. In particolare Legnini ha criticato la trasformazione del prestito ponte in apporto di capitale a fondo perduto.
Gasparri: "Boccata d'ossigeno" "L’approvazione del decreto Alitalia e il via libero al prestito ponte rappresentano una boccata d’ossigeno necessaria per evitare che la compagnia di bandiera abbia come alternativa il solo fallimento - ha dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri - adesso il prossimo passo è trovare una soluzione che non sia solo un tampone ma consenta di aprire una nuova fase. Il governo troverà certamente una soluzione definitiva con l’individuazione di una nuova proprietà".

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Sangalli: consumi in picchiata, giù le tasse

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Il presidente di Confcommercio: "Meno spesa e meno imposte, pagare tutti per pagare meno, ma anche pagare meno per pagare tutti". Sangalli a Tremonti: "Anche noi nella foresta di Sherwood, faremo la nostra parte sulla Carta di sconto per gli anziani"

Roma - Confcommercio chiede "meno tasse e più sviluppo". Il presidente Carlo Sangalli nella sua relazione all’assemblea generale, rilancia il tema dello sviluppo e del fisco, il giorno dopo il via libera del governo alla manovra triennale da 43 miliardi di euro. E chiama in causa le reponsabilità e le scelte del governo Prodi. "La pressione fiscale è cresciuta di 2,7 punti tra il 2005 e il 2007, attestandosi al 43,3% del Pil, valore prossimo al picco del ’97". È "davvero troppo per affrontare un 2008 difficilissimo, con previsioni di crescita prossime allo zero e i consumi delle famiglie in picchiata". "Bisogna fare tutto il possibile per ridurre questi livelli di prelievo". La "necessaria direzione di marcia" è "meno spesa e meno tasse, pagare tutti per pagare meno, ma anche pagare meno per pagare tutti".
"Stavolta governare è possibile" Con un’economia che cresce troppo poco e un Paese che aspetta "risposte necessariè e urgenti, l’Italia deve mettere a frutto "la buona notizia che stavolta nel nostro Paese governare è possibile", dice Sangalli. E se "le paure ci sono e sono motivate", sottolinea anche che "gli italiani hanno votato e, con le loro scelte, hanno determinato una decisa semplificazione del sistema dei partiti politici rappresentati in Parlamento, e soprattutto condizioni di stabile governabilità". Condizioni "attese da tempo" che oggi, avverte, "vanno messe a frutto, rapidamente e bene". Non c’è più spazio per "sconti e scorciatoie". Serve "una buona politica che abbia la forza e la responsabilità, in un confronto aperto e costruttivo con il mercato e con le forze dell’impresa e del lavoro, di definire regole sobrie, cioè poche, necessarie e sufficienti, e di costituire istituzioni che ne presidino il funzionamento ed il rispetto". Ed in questo contesto Sangalli esprime "l’auspicio che questa sia davvero una legislatura costituente".

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Gennaro Malgeri: Veltroni è tornato al radicalismo di sinistra

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Lo temevamo. Walter Veltroni si è fatto risucchiare nel gorgo del radicalismo di sinistra non appena ha realizzato che il processo da lui stesso meritoriamente innescato rischiava di scontrarsi con le resistenze più tenaci e meno inclini al riformismo degli ex-Ds.

La rottura unilaterale dell'avvio del dialogo con il governo è il segno di una debolezza politica che rende assolutamente non credibile il progetto per il quale tanto si è speso dando vita al Pd. Nel loft si respira aria pesante, e si capisce soprattutto dopo la catastrofe siciliana. Ma può giustificarsi la radicalizzazione dell'opposizione soltanto perché Berlusconi ha riproposto, non in solitaria, l'antico tema delle garanzie delle più alte cariche dello Stato di fronte alla magistratura? O, forse, il segretario del Pd, teme la concorrenza di Di Pietro e magari il «ritorno» di una sinistra ridotta dall'elettorato alla condizione extraparlamentare? Al contrario, dovrebbe spingere sull'acceleratore per trovare piani di confronto con la maggioranza che prescindano dalle querimonie politico-parlamentari sui quali situare un grande disegno riformatore che attiene alla rivisitazione delle istituzioni. Credevamo che il Pd fosse nato per questo.


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L'Italia alla guerra del tonno rosso

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Il mondo della pesca è in agitazione. Dopo l'emergenza caro-gasolio, alla quale le istituzioni e i sindacati stanno lavorando in questi giorni sia in ambito nazionale che europeo, come se non bastasse a gettare benzina sul fuoco torna la questione tonno rosso.

Con rinnovate polemiche, dubbi e ipotesi di una regia occulta all'interno della Commissione Ue a scapito dei produttori. La Commissione Ue ha deciso di anticipare al 16 giugno (anzichè al 30 giugno come previsto) la chiusura della campagna di pesca al tonno rosso per Francia, Italia, Grecia, Malta e Cipro. Inclusa la Spagna, che potrà però chiudere la sua campagna con una settimana di ritardo, il prossimo 23 giugno.
Una presa di posizione, quella europea, motivata dal fatto che i paesi in questione hanno già raggiunto le quote di pescato a loro assegnate. «Non riusciamo a capire come la Commissione Ue possa asserire che la quota è stata raggiunta», spiega Gilberto Ferrari, direttore di Federcoopesca-Confcooperative. «A causa delle condizioni meteomarine fino a oggi abbiamo potuto pescare solo 4.162 tonnellate, equivalenti al 30 per cento della quota assegnata all'Italia».


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Verona, abusa della figlia per 18 anni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Arrestato un operaio. La figlia ha trovato il coraggio di ribellarsi solo a 29 anni

Per avere abusato sessualmente della figlia per 18 anni consecutivi, un operaio veronese di 53 anni è stato arrestato dalla squadra mobile di Verona. Il Gip scaligero Enrico Sandrino, su richiesta del Pm Elvira Di Tulli, ha emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere al termine di 6 mesi di indagine che la polizia veronese ha avviato dopo la denuncia della vittima, che oggi ha quasi 29 anni.

La donna, ora, si trova in una struttura protetta aiutata da uno staff di psicologi. Secondo quanto accertato dalla squadra mobile di Verona la 29/enne, all’età di 10 anni, ha subito la prima violenza sessuale dal padre che ha abusato di lei per altri 18 anni, 3-4 volte la settimana. Solo a gennaio scorso la vittima ha trovato il coraggio di lasciare la casa dei genitori e, su suggerimento di alcune amiche con cui si era confidata, è riuscita a denunciare le violenze subite alla questura di Verona.

Il pm veronese Elvira Vitulli, che coordina le indagini, ha contestato all’uomo anche l’abuso in condizioni di inferiorità psichica. Nel corso della perquisizione nell’abitazione dell’arrestato, di professione operaio, è stato però trovato diverso materiale informatico a contenuto pornografico, ora al vaglio degli investigatori. Le indagini sono svolte dalla Sezione reati sessuali della Squadra mobile della Questura di Verona. La giovane ha trovato il coraggio di denunciare il genitore dopo aver parlato con alcune amiche e dopo essersi allontanata da casa nel gennaio scorso.

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Tenta di uccidere agricoltore. Arrestato 57enne: "E' una missione religiosa"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Preso da una crisi esistenziale ha tentato di uccidere un agricoltore con un fucile da caccia, nella convinzione di dover portare avanti una missione religiosa. Il fucile, però, ha fatto cilecca, per cui l'agricoltore si è salvato mentre l'aggressore è fuggito, ma poco dopo è stato preso e arrestato dai carabinieri.

Il fatto è accaduto a Rosciano (Pescara). In manette è finito Vincenzo Sablone, 57enne pensionato di Villa Oliveti di Rosciano, mentre la vittima predestinata è un 70enne, anche lui di Rosciano, D.C.. Armato di un fucile da caccia 'Benelli' calibro 12 regolarmente detenuto, Sablone ha cercato
di colpire D.C. con un colpo, mentre stava lavorando nei campi. L'arma, però, non ha funzionato, e la cartuccia è stata espulsa inesplosa, per cui Sablone è fuggito nei campi, a bordo di una Ford Escort, fino a raggiungere Pescara.

I carabinieri della stazione di Rosciano e del nucleo operativo della compagnia di Penne, in collaborazione con il personale del nucleo radiomobile di Pescara, lo hanno rintracciato nei pressi della Caritas e lo hanno bloccato. Nel corso di una perquisizione gli hanno sequestrato il fucile, trentasette cartucce calibro 12 e dieci fogli dattiloscritti dal contenuto mistico-religioso. In campagna è stata ritrovata una cartuccia calibro 12 inesplosa. Sablone è accusato di tentato omicidio e porto abusivo di armi.

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Il marito la tradisce. Lei fa mangiare escrementi alla rivale in amore

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

"Tra mogli e marito non mettere il dito", recita un antico proverbio". Perché poi le conseguenze potrebbero essere davvero tremende. Soprattutto se in campo scende la gelosia che, notoriamente, è cieca. E la vendetta è un piatto che va servito...freddo. Sì, in questo frangente è proprio il caso di dirlo: la vendetta è un "piatto". Perché quanto è successo a Genova ha dell'incredibile.

Per vendicarsi di un tradimento, dopo aver litigato con l'amante del marito, una facoltosa signora del Levante ha costretto la rivale in amore a inginocchiarsi davanti a lei e a mangiare degli escrementi. Il tutto è avvenuto vicino al Porto antico, davanti agli occhi increduli dei passanti e della polizia. Per la donna si profilano i reati di violenza privata e lesioni.

A lanciare l'allarme e ad avvertire le forze dell'ordine sono stati alcuni testimoni, attirati dalle urla delle due donne che si stavano picchiando. Alla lite e alla singolare spedizione punitiva ha assistito anche il marito traditore, costretto dalla coniuge arrabbiatissima a vedere con i propri occhi la "punizione" inflitta alla sua nuova fiamma. In ginocchio davanti alla moglie, l'amante prima è stata insultata e poi costretta con la forza a mangiare alcuni escrementi che la facoltosa signora si era portata da casa in un barattolo.

Adulti e vaccinati, stando a "Il Secolo XIX", i protagonisti della vicenda hanno tutti una quarantina d'anni. E a tutti la situazione è evidentemente scappata di mano. Al momento non è chiara la dinamica della tresca, ma pare che la moglie tradita sia stata insospettita dai comportamenti del marito e, dopo aver individuato l'amante, abbia deciso di passare alle maniere forti. Secondo le forze dell'ordine, la donna avrebbe "fatto la posta" alla rivale in amore, sorprendendola in un luogo preciso e con un gesto inimmaginabile.

Difficile, per ora, prevedere la piega giudiziaria della vicenda. Tutto dipenderà dalla volontà dell'amante di sporgere denuncia, ma nel frattempo l'insolito epilogo del traingolo amoroso ha già fatto il giro della Liguria e non solo. Amanti avvisate, i casi di emulazione sono sempre in agguato.

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Devastano supermercato. Non sapevano cosa fare. Denunciati quattro ragazzi

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Lo hanno fatto 'per divertirsi' e festeggiare in modo inconsueto i 18 anni di uno di loro: questa la giustificazione data da quattro ragazzi - due 17enni, un 18enne ed un 20enne - ai Carabinieri di Correggio che li hanno fermati dopo un raid notturno ai danni di un supermercato nel corso del quale hanno prima rubato della merce (birre e chinotti) e poi danneggiato i bagni della struttura causando il rischio di un allagamento.

Una pattuglia dei carabinieri in servizio di perlustrazione nella zona di Via Circondaria ha notato verso le 2,30 di stanotte uno dei quattro con una confezione di birre allontanarsi dal supermercato, ed un altro che si trovava nei pressi in sella a una bicicletta. I due venivano bloccati proprio mentre da una finestra del supermercato uscivano gli altri due della banda che alla vista dei carabinieri sono scappati; ma sono stati subito identificati e poco dopo condotti in caserma insieme ai primi due. I quattro giovani sono tutti incensurati; la noia li avrebbe spinti a diventare ladri e vandali, sia pure per gioco. Sono stati denunciati.

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Legittima tutela alte cariche, le condizioni della Consulta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La sentenza con la quale la Corte costituzionale dichiarò illegittima la legge n. 140 del 2003 (nota come “lodo Maccanico”, espressione adoperata addirittura dalla stessa Corte nel comunicato stampa con il quale annunciava la decisione presa), da anni è stata oggetto di studio. Il giudizio, infatti, dei giudici della Consulta fu molto stringato e per niente contrario alla questione di fondo affrontata dal "lodo". La Corte infatti censurò la norma oggetto del giudizio di costituzionalità, senza sconfessare del tutto la ratio della norma stessa, come hanno riconosciuto buona parte dei costituzionalisti italiani, sostenendo: "Ciò non significa che quello delle sospensioni (dei processi, ndr) sia un sistema chiuso e che il legislatore non possa stabilire altre sospensioni finalizzate alla soddisfazione di esigenze extraprocessuali, ma implica la necessità di identificare i presupposti di tali sospensioni e le finalità perseguite, eterogenee rispetto a quelle proprie del processo". Non solo: il giudice redattore della sentenza, Francesco Amirante, afferma pure che quello della tutela delle cinque più alte cariche dello Stato, al fine del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche è "un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale". Non, quindi, una violazione dei principi del costituzionalismo (ovvero dello Stato di diritto, come scriveva la Corte), perché la prerogativa di tutela delle alte cariche istituzionali può convivere "in armonia" con quei principi. Ne discende, come insigni costituzionalisti hanno evidenziato, che "la ripresentazione di una nuova legge, che tenesse conto delle argomentazioni della Corte costituzionale, è perfettamente lecita e legittima".


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Caso Calipari, la Cassazione: Lozzano non giudicabile in Italia

>>Da: andreavisconti
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La decisione della Cassazione di dichiarare non "giudicabile" Mario Lozano chiude una vicenda processuale che ha sollevato molte polemiche politiche. La Cassazione respinge la richiesta dell'Avvocatura dello Stato di annullare la sentenza della Corte d'Appello di Roma che aveva dichiarato non "giudicabile" nel nostro Paese il caporale dei marines Mario Lozano, accusato di aver ucciso a il 4 marzo del 2005 il capo della "divisione ricerca" dei servizi segreti italiani Nicola Calipari, che aveva appena ottenuto la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Una sentenza che arriva dopo quella della Corte d'Assise di Roma del 25 ottobre dello scorso anno e quella della Corte d'Appello, molto prevedibile vista la Risoluzione 1546 dell'Onu, firmata anche dall'Italia. Gli Stati Uniti avevano sollevato il problema fin dal primo momento e avevano informato il ministero degli Esteri che l’Italia non avrebbe avuto alcuna possibilità di processare o indagare il marine americano.

La Risoluzione delle Nazioni Unite, infatti, votata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza, sostiene al punto 7 - quello dove si fa riferimento alle lettere dell’ex primo ministro iracheno Iyad Allawi e dell’ex segretario di Stato Colin Powell - che è “parte integrante della risoluzione” il problema della responsabilità giurisdizionale dei militari, tutti i militari, stranieri presenti in Iraq. “Gli Stati che contribuiscono - alla coalizione, si legge al punto 7 - hanno la responsabilità di esercitare la giurisdizione sul proprio personale”. Una formula che rendeva e rende impossibile - anche agli Stati Uniti se si trattasse di militari italiani o di altre nazionalità - di processare o indagare i soldati di contingenti degli altri Stati.
Il Velino

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Canada: trovato un sesto piede

>>Da: andreavisconti
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Rinvenuto su una spiaggia vicino Vancouver un nuovo piede umano: è un destro e appartiene a un uomo

Il mistero di Vancouver continua. Un sesto piede è stato rinvenuto su una spiaggia vicino alla città. Si tratta del secondo ritrovamento in appena tre giorni. Come negli altri casi il piede – destro – era “contenuto” in una scarpa da ginnastica. I primi due erano stati trovati sulle isole Jedediah e Gabriola in agosto. Il terzo su una spiaggia dell’isola Valdez. Il quarto nell’acqua davanti all’isola Kirkland, il quinto, lunedì, sull’isola di Westham. Le autorità hanno precisato che sono cinque piedi destri (tra cui quello di una donna) e un sinistro.

LE INDAGINI - Gli investigatori canadesi non si lanciano in speculazioni ma sono sotto pressione per chiarire il giallo. Parlano di indagine criminale senza però escludere altre ipotesi. Anche perché i medici legali hanno sostenuto che – ad un primo esame – i piedi non sarebbero stati tagliati ma si sarebbero staccati da corpi in decomposizione. Il caso ha destato l’attenzione della stampa internazionale – dalla Bbc alla Cnn – e provocato una ridda di ipotesi. Si va dalle vittime di un naufragio – magari dei clandestini – a quelle di un incidente aereo avvenuto nella zona nel 2005 che aveva coinvolto un piccolo velivolo con cinque persone a bordo. Altri invece non escludono che ci siano la mano di un misterioso serial killer o del crimine organizzato.

Giudo Olimpo

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Jun 19, 2008, 8:33:42 AM6/19/08
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Perché?


Secondo l'opposizione no.

Fabio Perugia

>>Da: micia
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Forza Renato!!!!!!!!!!!!!!

>>Da: andreavisconti
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Jun 20, 2008, 6:42:19 AM6/20/08
to Club azzurro la clessidra & friends
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Rapporto quotidiano dei messaggi in Club azzurro la clessidra & friends

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Nuovi messaggi di oggi
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Caso Calipari, la Cassazione: Lozzano non giudicabile in Italia

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
La decisione della Cassazione di dichiarare non "giudicabile" Mario Lozano chiude una vicenda processuale che ha sollevato molte polemiche politiche. La Cassazione respinge la richiesta dell'Avvocatura dello Stato di annullare la sentenza della Corte d'Appello di Roma che aveva dichiarato non "giudicabile" nel nostro Paese il caporale dei marines Mario Lozano, accusato di aver ucciso a il 4 marzo del 2005 il capo della "divisione ricerca" dei servizi segreti italiani Nicola Calipari, che aveva appena ottenuto la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Una sentenza che arriva dopo quella della Corte d'Assise di Roma del 25 ottobre dello scorso anno e quella della Corte d'Appello, molto prevedibile vista la Risoluzione 1546 dell'Onu, firmata anche dall'Italia. Gli Stati Uniti avevano sollevato il problema fin dal primo momento e avevano informato il ministero degli Esteri che l’Italia non avrebbe avuto alcuna possibilità di processare o indagare il marine americano.

La Risoluzione delle Nazioni Unite, infatti, votata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza, sostiene al punto 7 - quello dove si fa riferimento alle lettere dell’ex primo ministro iracheno Iyad Allawi e dell’ex segretario di Stato Colin Powell - che è “parte integrante della risoluzione” il problema della responsabilità giurisdizionale dei militari, tutti i militari, stranieri presenti in Iraq. “Gli Stati che contribuiscono - alla coalizione, si legge al punto 7 - hanno la responsabilità di esercitare la giurisdizione sul proprio personale”. Una formula che rendeva e rende impossibile - anche agli Stati Uniti se si trattasse di militari italiani o di altre nazionalità - di processare o indagare i soldati di contingenti degli altri Stati.
Il Velino

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Canada: trovato un sesto piede

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione


Rinvenuto su una spiaggia vicino Vancouver un nuovo piede umano: è un destro e appartiene a un uomo

Il mistero di Vancouver continua. Un sesto piede è stato rinvenuto su una spiaggia vicino alla città. Si tratta del secondo ritrovamento in appena tre giorni. Come negli altri casi il piede – destro – era “contenuto” in una scarpa da ginnastica. I primi due erano stati trovati sulle isole Jedediah e Gabriola in agosto. Il terzo su una spiaggia dell’isola Valdez. Il quarto nell’acqua davanti all’isola Kirkland, il quinto, lunedì, sull’isola di Westham. Le autorità hanno precisato che sono cinque piedi destri (tra cui quello di una donna) e un sinistro.

LE INDAGINI - Gli investigatori canadesi non si lanciano in speculazioni ma sono sotto pressione per chiarire il giallo. Parlano di indagine criminale senza però escludere altre ipotesi. Anche perché i medici legali hanno sostenuto che – ad un primo esame – i piedi non sarebbero stati tagliati ma si sarebbero staccati da corpi in decomposizione. Il caso ha destato l’attenzione della stampa internazionale – dalla Bbc alla Cnn – e provocato una ridda di ipotesi. Si va dalle vittime di un naufragio – magari dei clandestini – a quelle di un incidente aereo avvenuto nella zona nel 2005 che aveva coinvolto un piccolo velivolo con cinque persone a bordo. Altri invece non escludono che ci siano la mano di un misterioso serial killer o del crimine organizzato.

Giudo Olimpo

>>Da: Bea
Messaggio 2 della discussione
Vuoi vedere che è una strana creatura che si mangia gli uomini, ma non digerisce i loro piedi?!
A parte gli scherzi, per me è uno dei tanti serial killer pazzi che non sanno più come riempire il tempo libero.

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Finanziaria: in arrivo stretta su paradisi fiscal

>>Da: Bea
Messaggio 1 della discussione
EVVAI!
Il governo punta a maggiori entrate per finanziare la manovra approvata ieri dal consiglio dei ministri anche attraverso una stretta sui paradisi fiscali. Insieme all'eliminazione del regime fiscale per le stock option, viene anche prevista, come si legge nelle slide diffuse dal ministero dell'Economia, l'eliminazione della "presunzione generale, con rovesciamento dell'onere della prova, che gli italiani residenti nei paradisi fiscali, siano fiscalmente italiani". In altre parole, come ha spiegato lo stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, se sei "un cittadino italiano che decide di andare a risiedere in un paradiso fiscale, devi dimostrare, hai l'onere della prova, che sei davvero residente fuori altrimenti la presunzione è che sei ancora italiano".

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Una canzone per tutti gli amanti dei cani

>>Da: Bea
Messaggio 2 della discussione
Molto bella! http://www.inseparabile.com/status.htm

>>Da: Bea
Messaggio 2 della discussione
Questa poesia invece e' dedicata a tutti quei criminali che dopo averli presi al canile oppure comprati, non sanno dove metterli quando devono andare in vacanza e cosi' li mollano in giro come fanno con l'immondizia


ABBANDONO

Sull'autostrada
lunga e rovente
un cane abbandonato
cammina lentamente.
Ha gli occhi
una casa lontana
con due ciotole piene
il calor di una mano.
E' disperato e stanco
un auto veloce
lo prende a fianco,
le ferite sanguinano
non ce la fa piu'.
Sul muretto piatto
c'e' Monello, il gatto
che gli dice piano:
abbiamo amato invano
un uomo disumano.
Siamo in tanti
in questa brutta avventura
ci sono anche i nonni.
Facciamoci coraggio
non aver paura.
Ma Ringo ormai esangue
porgendogli la zampa
il capo china giu'
Monello, impietrito
lo veglia con amore
chiedendosi con dolore
se anche l'uomo ha un cuore.

VERGOGNATEVI

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Funghi secchi, qualche idea?

>>Da: Bea
Messaggio 1 della discussione
Mi hanno regalato 60gr di funghi secchi che hanno un profumino!!
Come si cucinano?
Non ne ho idea..
Mi piace molto sia la pasta con i funghi che il risotto.
Mi date qualche dritta?
(Al momento sono avvolti nella carta stagnola.. va bene?)

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La famosa mummia aliena egiziana

>>Da: Bea
Messaggio 3 della discussione


>>Da: Bea
Messaggio 2 della discussione


>>Da: Bea
Messaggio 3 della discussione
Info su:
Did Egyptians Mummify An ET Along With King Tut?
THE UFO CASEBOOK UFO and Alien Newsletter Issue # 49

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Iraq: avvistato un «drago» Corriere della Sera

>>Da: Bea
Messaggio 1 della discussione
Posto la notizia più che altro come curiosità, come se non bastassero i loro problemi, ora pure i draghi....
A parte gli scherzi, è possibile che sia un'altra delle speci non ancora conosciute, oppure un'altro fake?
Aspettiamo, se ci sarà l'occasione, di visionare almeno le foto, oppure i filmati.... Visto e filmato nel Kurdistan un animale lungo 4 metri che ricorda gli animali delle fiabe

DIHUK (IRAQ) - Carri armati, missili, blindati sì. Ma un drago in Iraq non si era ancora mai visto. Sino a qualche giorno fa. Quando l'avvistamento l'avvistamento di un animale di una specie finora sconosciuta nel kurdistan iraqeno ha suscitato grande clamore. Come riferisce l'agenzia locale «Voci dell'Iraq», all'inizio della settimana un gruppo di abitanti della città curda di Dihuk si è imbattuto per caso in un animale lungo circa quattro metri.
RIPRESE - Il vice rettore dell'università locale, Hussein Amin, che ha preso visione delle riprese realizzate dai testimoni, spiega che l'animale «ha una forma simile a quello che potremmo definire un drago» e azzarda l'ipotesi che la creatura abbia almeno cento anni. I testimoni parlano di un animale che non assomiglia a nessuna delle specie conosciute e che si nutre di rettili e insetti. Per saperne di più, gli studiosi dell'università di Dihuk, che si trova 460 chilometri a nord di Bagdad, hanno inviato tutta la documentazione in loro possesso a due centri di ricerca in Gran Bretagna e Germania.

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Con il satellite scoperta nuova Sfinge

>>Da: Bea
Messaggio 1 della discussione
Una ripresa satellitare dell'Esa, l'ente spaziale europeo, avrebbe consentito di individuare una «seconda Sfinge» in Egitto. A sostenerlo è lo studioso torinese Diego Baratono, per il quale, in base ai nuovi dati, ad Ovest dell'altopiano di El-Giza, «esiste una struttura sotto terra fino ad oggi sconosciuta».

Secondo Baratono, egittologo autodidatta e che da anni si occupa della ricerca della «seconda Sfinge», «la configurazione strutturale del complesso individuato, è esattamente distanziato dal centro della piramide di Chefren quanto la vasca dove si trova collocata la Sfinge nota, come previsto dalla mia teoria».
«È una struttura di forma trapezoidale regolare e i suoi lati misurano circa 50 metri per 55 metri circa», dice Baratono riferendosi al complesso che potrebbe essere una struttura tombale probabilmente integra: «Questo consentirebbe una lettura maggiormente precisa di una parte della cultura sviluppata dalla civiltà nilotica dell'Antico Regno», aggiunge lo studioso che ha basato la sua teoria sulla localizzazione della «seconda Sfinge» basandosi su «punti geometrici realmente esistenti sull'altipiano di El-Giza».

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Bimbo di 8 mesi muore: aveva leccato dita al padre cocainomane

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Texas: un uomo di 26 anni si addormenta con il bambino di otto mesi addormentato sul suo petto. Quando si risveglia il bimbo non respirava più. Condannato all'ergastolo per omicidio

Houston (Texas) - Un bambino di otto mesi ha leccato le dita del padre intrise di cocaina ed è morto. Il genitore è stato condannato all’ergastolo per omicidio a mezzo di overdose. Dennis Ray Driver, 26 anni, è stato anche condannato a versare 10mila dollari di ammenda. L’uomo ha raccontato che si era addormentato nel suo appartamento il 28 dicembre con il bambino addormentato sul suo petto. Quando il padre si è svegliato ha visto il figlio, Dennis junior, che non respirava più.
Dennis Driver ha confessato agli inquirenti di aver preso la cocaina e che il bambino aveva poi succhiato le sue dita, ha riferito il procuratore Murray Newman, secondo il quale il padre non ha dato volontariamente la cocaina al bambino. L’avvocato del genitore ha detto che il suo cliente si è sempre dichiarato innocente. Ma era già stato condannato otto volte, sei per fatti legati alla cocaina.


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Il debito del Comune di Roma è di 9,762 miliardi di euro

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione

Alemanno denuncia "un debito insopportabile per un ente comunale come quello di Roma. Alcuni dati occultati". E propone l'avvio di un "processo riformista" per modificare "una struttura economica e politica inadeguata". Tremonti: "Nessuna riduzione delle entrate". Proteste in Consiglio

Roma - "Il debito complessivo del Comune di Roma va verso 9 miliardi e 762 milioni di euro", ha annunciato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel corso della seduta del Consiglio comunale in Aula Giulio Cesare a Roma. Secondo Alemanno, si tratta di "un debito insopportabile per un ente comunale come quello di Roma".
Conti capitolini in rosso "Il debito totale del Comune di Roma è di 9,762 miliardi di euro». Ad annunciarlo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante una seduta del consiglio comunale in aula Giulio Cesare. Il sindaco Alemanno, che ha avuto non poche difficoltà visto l’ostruzionismo dell’opposizione a presentare la relazione fatta dalla Ragioneria dello Stato sullo stato di salute dei conti capitolini, ha aggiunto che «la base debitoria al 31 dicembre 2007 è di circa 8,151 miliardi. Si tratta di un dato in costante crescita". Altre voci del debito sono poi rappresentate "dagli investimenti da finanziare, circa 1,544 miliardi di euro", ha aggiunto il sindaco.
Lo sfogo del sindaco "Non è per niente vero Roma ladrona e Roma assistita. Roma genera risorse e genera gettito dei quali solo una minima parte ritorna nelle casse comunali. Il federalismo fiscale è un interesse di Roma ancor più delle regioni del nord", ha detto il sindaco Alemanno aggiungendo che "entro settembre" conta che "diventi soggetto di federalismo fiscale". "La giustificazione del fallimento finanziario degli ultimi tredici anni risiede in una struttura economica e politica inadeguata e che noi modificheremo con un grande processo riformista", ha continuato Alemanno, secondo cui "l’opposizione non deve temere perchè faremo in pochi mesi ciò che loro non sono riusciti a fare in diversi anni". "Cambieremo la filosofia del Comune di Roma - ha aggiunto il sindaco di Roma - che non può avere il ruolo di padre padrone dell’economia cittadina ma un ruolo di indirizzo per mettere in moto le energie della società civile". Poi l'accusa: "Alcuni dati di bilancio in questi anni sono stati occultati".

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Trattato Ue, decisione rinviata a ottobre

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Il Consiglio Europeo ha deciso di tornare sulla questione del Trattato di Lisbona il 15 ottobre, al primo summit sotto presidenza francese. Intanto l’Irlanda "procederà attivamente" per "proporre una via di uscita"

Bruxelles - Il Consiglio Europeo ha deciso di tornare sulla questione del Trattato di Lisbona il 15 ottobre, al primo summit sotto presidenza francese. È quanto si afferma nella bozza di conclusioni del vertice di Bruxelles proposta dalla presidenza di turno slovena, mentre l’Irlanda "procederà attivamente" per "proporre una via di uscita". Il Consiglio Europeo prende atto che già si sono avute 19 ratifiche da parte dei paesi membri del Trattato di Lisbona e che le ratifiche "proseguono in altri paesi".
Rimandati a ottobre I capi di Stato e di governo dei Ventisette rinvieranno al loro prossimo vertice, in programma alla metà di ottobre, la decisione sulla sorte del Trattato di Lisbona sulla riforma dell’Unione Europea, dopo la bocciatura di quest’ultimo da parte degli elettori irlandesi nel referendum del 12 giugno. È quanto si legge nella bozza della dichiarazione congiunta finale che sarà diramata in giornata, al termine del Consiglio Europeo in corso da ieri a Bruxelles. "Il Consiglio Europeo - recita il testo - ha accettato l’indicazione dell’Irlanda di ritornare sulla questione nella sua prossima riunione, il 15 ottobre 2008, allo scopo di valutare i passi da compiere nel prosieguo".

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La condanna dell'Onu: stupro arma di guerra

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha votato un documento con cui chiede che vengano vietate le violenze sessuali contro i civili nelle zone di guerra. Ban ki Moon: "Minaccia di proporzioni inaudite"

New York - All’unanimità il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione che classifica lo stupro come un’arma di guerra. Con questa decisione il Consiglio chiede la fine delle violenze sessuali contro i civili, una pratica molto diffusa nelle zone di guerra. Il documento definisce lo stupro come una tattica di guerra e una minaccia alla sicurezza internazionale. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki Moon, ha denunciato come la violenza contro le donne abbia ormai raggiunto "proporzioni inaudite" in alcune società. Il testo, definito "storico" dalla organizzazioni in difesa dei diritti dell’uomo, considera la violenza sessuale come una tattica di guerra "per umiliare, dominare, instillare paura, cacciare e/o obbligare a cambiare casa i membri di una comunità o di un gruppo etnico".
Autorità nazionali Durante il dibattito al Consiglio - scrive la Bbc - Ban Ki Moon ha dichiarato: "Per rispondere alla guerra silenziosa contro le donne e le ragazze è necessaria una leadership a livello nazionale", le Nazioni unite sono chiamate ad aiutare gli stati a "costruire questa capacità" e a "sostenere la società civile".


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Crisi dei subprime, l'Fbi a Wall Street: 400 in manette

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Blitz delle autorità federali: 406 persone incriminate. In manette anche due ex manager della Bears Stearns. Accuse di frode, complotto e insider trading. Il fallimento dei fondi è costato agli investitori 1,6 miliardi di dollari
New York - La scure delle autorità federali si abbatte sulla crisi dei mutui subprime e assume le vesti di una 'retata' su Wall Street. Le prime due vittime sono due ex manager di Bear Stearns, arrestati dall'Fbi con l'accusa di frode, complotto e insider trading. Ma la lista è lunga: nell'ambito dell' 'operation malicious morgages', le autorità hanno incriminato 406 persone da marzo a ieri, quando è stata resa nota l'operazione.
Ralph Ciotti e Matthew Tannin, manager di hedge fund falliti che facevano capo a Bear Stearns, sono stati prelevati dalle rispettive abitazioni a Manhattan e nel New Jersey e ora si trovano a dover rispondere davanti alle autorità del fallimento dei fondi speculativi che hanno acceso la miccia della crisi subprime. L'indagine in corso non si fermerà a questi primi due arresti. Su Ciotti e Tannin pesa l'accusa di inganno a scapito degli investitori: dalle indagini sarebbe infatti emerso che i due ex manager erano perfettamente al corrente del cattivo stato di salute dei fondi, anche se pubblicamente affermavano il contrario rassicurando e allo stesso tempo ingannando gli investitori.
A inchiodare Ciotti e Tannin sarebbe uno scambio di e-mail: Tannin dal suo indirizzo di posta elettronica privato proponeva a Ciotti di discutere della chiusura degli hedge fund. Proposta che Cioffi accettava invitandolo nella sua casa in New Jersey. Ambedue erano a conoscenza delle difficoltà dei fondi ma, nonostante questo, quattro giorni dopo, nel corso di una conference call, Cioffi, pur dichiarando che i risultati dei fondi speculativi erano in calo, constatava apertamente che non c'erano problemi di liquidità e che il portafoglio titoli era solido.

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Il pm: "Mez uccisa da Amanda, Rudy e Raffaele per futili motivi"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Chiusa l'indagine sull'omicidio di Meredith Kercher. Il pm contesta ai tre indagati l'omicidio volontario della studentessa "mediante strozzamento" e lesione con "arma da punta e da taglio. Trovate nuove tracce di sangue

Perugia - Meredith Kercher è stata violentata e uccisa per futili motivi da Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Hermann Guede in concorso tra loro. È questa l’accusa che i pm di Perugia Giuliano Mignini e Manuela Comodi sostengono nei confronti dei tre giovani in carcere a Perugia. L’atto di accusa è contenuto nel 415/bis, la chiusura indagini che precede la richiesta di rinvio a giudizio.
Omicidio volontario Ai tre i pm contestano l’omicidio volontario in concorso per aver ucciso Meredith "mediante strozzamento e conseguente rottura dell’osso ioide e profonda lesione alla regione antero-laterale sinistra e laterale destra del collo da arma da punta e da taglio", approfittando "dell’ora notturna e dell’ubicazione isolata dell’appartamento".
Violenza sessuale Ai tre giovani i pm contestano anche la violenza sessuale sostenendo che mentre Rudy commetteva materialmente gli abusi Amanda e Raffaele trattenevano Meredith.
Rubati soldi e cellulari I giovani sono anche accusati di furto di circa 300 euro, di due carte di credito e di due telefonini appartenuti a Meredith. Solo ad Amanda e Raffaele i pm contestano il possesso abusivo di arma da taglio - il coltello lungo 31 cm trovato a casa di Raffaele con il dna di Amanda e Meredith - e la simulazione di reato e cioè la simulazione del tentato furto con la rottura della finestra della camera di una delle inquiline dell’appartamento, Filomena Romanelli.

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L'Authority delle tlc: stop agli 144 da ottobre

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Il Garante smentisce il Tar e predispospone un nuovo blocco automatico per i servizi a sovrapprezzo

Roma - Stop alle linee roventi. Mai più bollette salate per colpa di telefonate piccanti. Il blocco automatico delle chiamate per i servizi a sovrapprezzo (144 e affini) scatterà dal primo ottobre. Lo ha deciso l’Autorità per le telecomunicazioni con un nuovo provvedimento, dopo che il Tar del Lazio il 13 giugno aveva accolto un ricorso dei fornitori di servizi sulla precedente delibera, che prevedeva l’avvio del blocco dal primo luglio. L’autorità ha anche deciso una "capillare e tempestiva campagna informativa" che sarà realizzata non solo dagli operatori, ma anche da autorità e consumatori. Ad approvare il nuovo provvedimento è stato oggi il consiglio dell’Autorità per le garanzie nellecComunicazioni, che ha quindi scelto di non procedere nelle aule di tribunale con un eventuale ricorso al Consiglio di Stato, con l’intento di "stroncare il fenomeno dell’addebito di traffico truffaldino nelle bollette telefoniche".
Nuovo blocco Il provvedimento, spiega l’Agcom in una nota, si è reso necessario a seguito della recente ordinanza del Tar del Lazio che ha sospeso il precedente sbarramento che era fissato per il prossimo primo luglio. La nuova data di attivazione automatica del blocco è quindi stabilita al primo ottobre. A fare ricorso alla giustizia amministrativa erano stati alcuni fornitori di servizi e non gli operatori telefonici, che erano invece pronti a mettere il "lucchetto elettronico" alle famiglie italiane vittime, in alcuni casi, di bollette astronomiche dovute non solo a chiamate a maghi e oroscopi, ma anche a vere e proprie truffe. Il Tar, rinviando la trattazione di merito al mese di novembre e scatenando le proteste delle associazioni dei consumatori, aveva accolto la richiesta di sospensiva, di fatto bloccando il provvedimento precedente nella parte più rilevante, cioè la data di attivazione del blocco, ed evidenziando due elementi particolari di criticità: la delicatezza della questione e la necessità di dare completa informazione alle famiglie.
Informazioni salle famiglie Su quest’ultimo punto l’Autorità non si fa trovare impreparata. Il consiglio dell’organismo guidato da Corrado Calabrò, ha infatti deciso, in linea con la pronuncia del Tar, "una capillare e tempestiva campagna informativa (spot televisivi, annunci sulla stampa e sui siti web, comunicazioni in bolletta, opuscoli) che sarà realizzata non solo dagli operatori, ma anche direttamente da Agcom insieme alle associazioni dei consumatori, con le quali è stato definito un apposito protocollo d’intesa". Da qui a ottobre, insomma, le famiglie verranno informate in modo esaustivo sul blocco, in modo che non vengano colte di sorpresa. Resta comunque ferma, ricorda l’Autorità, la possibilità per gli utenti di anticipare sin d’ora il blocco, chiedendolo espressamente al proprio operatore di telefonia fissa, che è tenuto a fornirlo.

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È stato sospeso il processo a carico di Danilo Coppola

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

La seconda sezione del tribunale ha accolto la richiesta di “legittima suspicione” presentata da Andrea Raccis, uno dei collaboratori di Coppola. Atti inviati alla Corte di Cassazione

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Tracce sbagliate, la Gelmini nomina nuovo capo del team

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Dopo le polemiche per lo "svarione" nel tema sulla poesia di Montale il ministro dell'Istruzione nomina il professor Luciano Favini nuovo responsabile della struttura che sceglie le tracce per gli esami
Roma - Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha nominato oggi un nuovo presidente della struttura tecnica per gli esami di Stato. Si tratta del professor Luciano Favini, dirigente tecnico del ministero. Per "garantire e assicurare la necessaria collegialità e efficienza", Mariastella Gelmini si riserva di affiancare all’ ispettore Favini altri due dirigenti tecnici, che nominerà nei prossimi giorni. Il ministro ringrazia l’ispettrice Caterina Petruzzi "per aver svolto per tanti anni con grande passione, dedizione e professionalità" la sua funzione, compito che per il corrente anno le era stato assegnato in regime di prorogatio. Il ministro Gelmini, inoltre, ribadisce che è necessario e urgente rivedere la procedura per la formulazione delle tracce d’esame, che oggi appare "troppo burocratico e inadeguato".


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Stati Uniti, il patto delle 17 liceali: restare incinta prima dei 16 anni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Hanno fatto un patto solenne: rimanere incinte tutte insieme a ogni costo. E l’hanno mantenuto tutte e 17 prima di compiere i 16 anni. È l’incredibile spiegazione del boom di nascite a Gloucester, nel Massachusetts


New York - Hanno fatto un patto solenne, rimanere incinte tutte insieme, immediatamente e ad ogni costo, e l’hanno mantenuto tutte e diciassette, prima di compiere i 16 anni. È l’incredibile spiegazione del boom di nascite a Gloucester, un piccolo villaggio di pescatori del Massachusetts, a sud di Boston.
Sembra la trama di un film, come il premio Oscar Juno, che racconta la gravidanza di una teenager tra i libri di scuola. E anche il set è perfetto, lo stesso del film La tempesta perfetta, ma le protagoniste sono diciassette studentesse liceali in carne e ossa. È cominciato tutto con l’anno scolastico, scrive Time magazine, con il patto stretto in gran segreto da un gruppo di amiche della Gloucester High School: un figlio tutte quante per allevarli tutti insieme, approfittando del nido gratis messo a disposizione dalla scuola, col passeggino nei corridoi.

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Silvio punta tutto sull'alleato Sarkozy

>>Da: andreavisconti
Messaggio 4 della discussione

L'insofferenza contro troppi lacci e burocrazie. Berlusconi: «I francesi la pensano esattamente come noi, c'è un patto con Nicolas»

Poco più di due settimane fa Silvio Berlusconi si era trovato d’accordo con il presidente francese, Nicholas Sarkozy, su una constatazione: l’Europa così com’è serve a poco, non piace agli europei e invece di essere un elemento di modernizzazione degli Stati membri rischia di diventarne un freno. «Non sono i governi - aveva spiegato il premier italiano - ad indirizzare le politiche comunitarie, ma le burocrazie di Bruxelles». Quella comunanza di analisi con l’inquilino dell’Eliseo, la certezza di aver trovato un forte alleato in questa battaglia, ha convinto il Cavaliere a porre con forza la «questione europea». Così in queste settimane Berlusconi ha pianificato con la strategia del «drizzone», per usare il termine usato ieri dal personaggio per descrivere la terapia di cui ha bisogno l’Unione. «Il "drizzone" - ha spiegato lo stesso Cavaliere a chi gli chiedeva lumi su quella parola dal significato oscuro - è un’espressione che usano gli imprenditori per dire che la loro azienda ha bisogno di una raddrizzata. L’Europa ha bisogno proprio di questo e io uso questo linguaggio perché rifuggo il politichese».


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Pd: Veltroni al test costituente, Prodi conferma le dimissioni

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Alla vigilia del test di leadership che dovrà affrontare davanti all’assemblea costituente del Pd, Walter Veltroni rialza i toni contro il centrodestra accennando allo stallo in commissione di Vigilanza Rai. Il Pdl - lamenta Veltroni - “non rispetta la prassi di rispetto istituzionale” facendo mancare il numero legale per l’elezione del presidente della Vigilanza. Un approccio severo che la platea del Pd potrebbe valutare positivamente, qualora il segretario lo ribadisse nella propria relazione. Al contempo, però, Veltroni deve tenere conto delle indicazioni di Giorgio Napolitano, che nell’incontro al Quirinale ha esortato Veltroni a preservare il filo del dialogo col centrodestra. Senza per questo rinunciare a un confronto talvolta aspro. Le esternazioni del segretario del Pd successive alla discesa dal Colle erano parse in linea con gli auspici del Colle: nell’assicurare che l’opposizione sarà dura e seria ma senza scadere nel “ritorno al passato”, il capo del governo ombra aveva dato l’impressione di assestare la rotta rispetto a quella dei giorni precedenti, più sensibile alle sirene dipietriste-girotondiste. Si vedrà quale impronta Veltroni darà alla propria relazione. Da Massimo D’Alema giungono segnali rassicuranti: non sarà certo l’ex ministro degli Esteri a cercare lo scontro nell’assemblea costituente.


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Afghanistan: 10 morti in un attentato

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione
Un kamikaze attacca una pattuglia Nato in un bazar, ma uccide solo civili innocenti

KABUL (AFGHANISTAN) - Non si ferma la violenza in Afghanistan. Un attacco suicida ha fatto almeno dieci morti in Afghanistan. L'attacco aveva come obiettivo una pattuglia della Nato nel bazar di Girishk, nella provincia di Helmand, ma a farne le spese sembra siano stati soprattutto i civili che si trovavano nell'area.

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P. C. Pomicino: Serve l’immunità per le alte cariche

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Già alcuni giorni or sono, motivando il nostro no all'utilizzo di militari in compiti di polizia, abbiamo ricordato come gli eccessi del recente passato sono alla base di quelle iniziative legislative ed amministrative anomale sul terreno della prassi democratica e qualche volta anche su quello costituzionale. Tra gli eccessi del passato non c'è alcun dubbio che al primo posto vi siano state le iniziative della magistratura inquirente che da 15 anni a questa parte hanno «scandito» e condizionato l'assetto politico del Paese. E il giudizio è ormai comune. La democrazia in ogni Paese ha il dovere, prima ancora che il diritto, di difendere se stessa da questi eccessi senza scivolare però in eccessi uguali e contrari. È in questo quadro che si inscrive l'iniziativa per mettere al riparo le più alte cariche dello Stato. In una democrazia stabile e responsabile questi «rimedi» quasi certamente non troverebbero posto. Ma non avrebbero trovato posto neanche quegli eccessi «giudiziari» che hanno criminalizzato il sistema dei partiti, inquisendo e mettendo in galera centinaia di persone risultate poi innocenti senza che nessuno fosse chiamato a risponderne. Posta così la questione, diventa allora necessario trovare quel «rimedio» capace di difendere la democrazia senza offendere la costituzione. A nostro avviso c'è una strada percorribile ma non è quella indicata da alcuni senatori e cioè la sospensione dei processi per le più alte cariche dello Stato tra cui il Presidente del Consiglio. La strada che ci suggerisce la stessa Costituzione è quella di un preventivo assenso parlamentare per le 4 maggiori cariche istituzionali (i presidenti delle Camere, il Presidente del Consiglio e il presidente della Corte costituzionale) facendo rivivere, nell'attività istruttoria, una commissione inquirente.

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Mario Cervi: I giudici si occupino dei processi lumaca

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Dato lo stato comatoso della giustizia italiana, era sensato supporre che un dibattito sui provvedimenti da adottare e sulle cure da praticare avesse essenzialmente carattere pratico. Serve o no, la legge sprezzantemente battezzata come «salvapremier», ad accelerare il percorso dei processi importanti? (Badate bene: la qualifica salvapremier non è un elemento marginale della polemica. In anni ormai remoti l’averla bollata come legge truffa portò alla bocciatura d’una legge elettorale saggia, che avrebbe risparmiato all’Italia tanti guai d’instabilità).
Invece, se ci badate bene, la querelle è stata avviata sia verso l’empireo dei supremi principi (viene o no violata l’obbligatorietà dell’azione penale?) sia verso la miseria pettegola dell’antiberlusconismo (accade che tra i milioni di fascicoli messi a riposo per un anno ve ne sia anche uno o qualcuno riguardante il Cavaliere?). Non importa che la giustizia sia agonizzante. Importa di poter coinvolgere il Cavaliere tramite l’avvocato inglese Mills.
Per quanto riguarda i principi, mi limito a osservare - ripetendo considerazioni già fatte da altri - che l’obbligatorietà dell’azione penale è una barzelletta. Vige in Italia la totale discrezionalità dell’azione penale. Quando un Pm nella cui cancelleria giacciono da tempo immemorabile migliaia di fascicoli ne attiva uno trascurando gli altri segue una logica che può essere giusta o sbagliata, ma che è totalmente sua, non imposta da regole assolute.
C’è chi grida allo scandalo per l’altolà a procedimenti risalenti a prima del 2002, e che in sei anni non hanno fatto nemmeno un passettino in qua. Ma autorevoli magistrati non noti per la simpatia verso Berlusconi, semmai per il contrario, hanno spiegato che l’allarme è infondato, e pretestuoso. Marcello Maddalena aveva di sua iniziativa adottato un criterio analogo a quello che con le norme in discussione verrebbe generalizzato. Il suo vice Bruno Tinti si pronuncia senza esitazioni a favore della salvapremier. «Sfoltirebbe d’un colpo il mio lavoro del cinquanta per cento». È invece contro le misure anti intercettazioni. Comunque aggiunge, sconsolatamente, che per quanto riguarda il diritto alla giustizia «la gente è fregata».


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E De Sica disse all’Unità «Non giro Don Camillo»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

A cent’anni dalla nascita e a quaranta dalla morte, il contrordine-compagni su Giovannino Guareschi può ora dirsi completato: dopo la rivalutazione delle opere letterarie arriva anche - con un saggio di Tatti Sanguineti - quella della loro trasposizione cinematografica. Insomma i film con Peppone e don Camillo, da sempre amatissimi dal pubblico ma un po’ schifati dai cinefili, entrano nel salotto buono della critica. Benissimo. C’è solo da rallegrarsene.
Però c’è qualcosa di molto italiano, in questa riabilitazione postuma. C’è una rimozione della memoria, c’è una retorica che vorrebbe far credere che così si è sempre pensato, e che non c’è nessuno che dovrebbe chiedere scusa. Ieri la Cineteca di Bologna, che ha promosso il libro di Sanguineti e altre iniziative su Guareschi e il cinema, ha diffuso un comunicato in cui si dice così: «Ci voleva l’ottimismo del cinema italiano di quegli anni per produrre Peppone e don Camillo».
Eh no. Ma quale «ottimismo del cinema italiano». Ma quale «ci voleva». Il cinema italiano del dopoguerra, quello del neorealismo e della commedia all’italiana, con Guareschi non volle avere nulla a che spartire. Lo disprezzò, lo evitò come un turpe monatto. La Cineteca di Bologna è certamente in buona fede, ma quelle parole sono il frutto di una disinformazione ormai affermatasi come verità ufficiale. I fatti sono diversi. I fatti dicono che non si trovò un solo regista italiano disposto a girare un film su don Camillo. Il primo a essere interpellato, alla fine degli anni ’40, fu Alessandro Blasetti, che inizialmente accettò con entusiasmo, ma poi si rese conto che mescolarsi con quel «reazionario» di Guareschi sarebbe stato sconveniente, e declinò l’invito. Fu chiamato Mario Camerini - che poi, nel 1972, avrebbe diretto Don Camillo e i giovani d’oggi - ma anche lui non se la sentì di passare per anticomunista. Anche De Sica fu interpellato: proprio De Sica, il quale, secondo il saggio di Sanguineti, a Guareschi si sarebbe poi segretamente ispirato per Umberto D.: ebbene, De Sica non solo rifiutò, ma si sentì in dovere di farlo sapere a tutti, tramite l’Unità. La vicenda è ben ricostruita nel libro Giovannino Guareschi: c’era una volta il padre di don Camillo e Peppone (Piemme, pagg. 255, euro 14,50) di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. I quali aggiungono alla lista dei fuggitivi Luigi Zampa, che «solo all’idea di mischiarsi a quel bifolco reazionario di Guareschi disse che non ci pensassero nemmeno».


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Salvatore Tramontano: Chi sbaglia adesso paga

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Segnatevi questo nome, Caterina Petruzzi. Tenetevelo a mente, perché fra qualche anno forse la storia passerà anche attraverso la figura di questa distinta burocrate del ministero della Pubblica istruzione, la donna che ha chiesto agli studenti di tutte le maturità d’Italia, di discutere un tema sulla «figura della donna», a partire da una poesia di Montale che in realtà parlava di un ballerino russo.
Segnatevi il nome, e ricordatevi la sua storia, perché oggi qualcuno si chiede se abbia fatto bene il ministro Mariastella Gelmini a rimuoverla. Mentre domani, nell’Italia che sogniamo, si potrebbe dire: «È stata lei la prima». La prima, cioè, ad aprire l’era della responsabilità, all’insegna della regoletta aurea che chi sbaglia paga: lo spieghiamo ai nostri figli negli asili, ma fino a ieri questo principio non lo applicavamo mai nelle nostre istituzioni. Chi scrive, ovviamente, non ha nulla contro questa signora. Non solo: la sua rimozione, dato che si trattava di una funzionaria già in pensione, non ha il senso feroce dell’accanimento o della rappresaglia, ma solo quello educativo del provvedimento simbolico. Non le toglieremo il pane, alla signora Petruzzi, ma la useremo per spiegare agli studenti che il rigore si può chiedere solo se lo si applica su se stessi. Il che in Italia è a dir poco eversivo, visto che i nostri governi ci hanno abituato da sempre all’idea che nessuno è mai responsabile delle decisioni che si prendono. Così il ministro Brunetta vola nei sondaggi perché ha il coraggio di dire che nella pubblica amministrazione i fannulloni vanno puniti e i laboriosi vanno premiati. Lo ha messo nero su bianco con il principio «chi rompe paga», inserito nel pacchetto di norme che porta la sua firma. In sostanza chi per incompetenza o inefficienza causa gravi danni al lavoro del suo ufficio può finire in cassa integrazione. Oppure licenziato.

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Jun 21, 2008, 6:44:10 AM6/21/08
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Calearo: «Io andare in corteo? Guardo i fatti, non l’ideologia»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Se la prudenza è la virtù dei forti, Massimo Calearo è un maciste. L’imprenditore di Vicenza che si dimise dalla guida di Federmeccanica per fare il capolista del Partito democratico in Veneto proprio non si sbilancia sulla svolta di Walter Veltroni che lo porterebbe in piazza come un sindacalista.
Onorevole Calearo, scenderà anche lei in strada a dimostrare al fianco di Veltroni?
«Discesa in piazza?».
Il leader del suo partito l’ha annunciato poche ore fa alla costituente del Pd: in autunno ci sarà una grande manifestazione contro il governo.
«Non so cosa dirle, io a Roma non c’ero».
Come no? Uno come lei, capolista democratico nel Nordest, lanciato da Veltroni come simbolo del nuovo partito riformista?
«Io non facevo parte del gruppo che è andato a votare alle primarie, anche perché non ero ancora in politica in quel momento, e le due-tremila persone che sono state invitate alle assise di Roma sono quelle che avevano avuto incarichi alle primarie».
Ma lei è d’accordo con la rottura del dialogo tra centrodestra e centrosinistra e relativa discesa in piazza stile corteo sindacale?
«Faccio fatica a dare un giudizio su Veltroni perché non c’ero, le sue parole non le ho udite direttamente e non mi piace pronunciarmi sul sentito dire. Lei sa che io fondamentalmente sto sui fatti e non sull’ideologia. Credo che questo governo vada giudicato sui fatti».
E allora come giudica i fatti del governo?
«Per adesso ho visto grandi proclami, devo vedere i fatti».


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La denuncia di Berlusconi: "Pm sovversivi, democrazia a rischio"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 6 della discussione

Berlusconi: "Non utilizzerò la norma blocca processi. Sono innocente, se risultassi colpevole mi dimetterei".
E su Veltroni: "Ha lasciato Roma in bancarotta. E' un fallito: non può governare".

Bruxelles - Un crescendo. Che inizia con un durissimo affondo su Veltroni e si chiude con un vero e proprio j'accuse a quei magistrati che «vogliono sovvertire la democrazia». Con Silvio Berlusconi che alza lentamente ma inesorabilmente il tono della voce e più d'una volta batte con cadenza regolare la mano sul tavolo che ospita la sua prima conferenza stampa a Bruxelles dopo il ritorno a Palazzo Chigi.
Finisce così, lontano da Roma, la stagione del dialogo (o presunto tale) che si era aperta sul finire dello scorso anno. Finisce con la magistratura ancora una volta al centro del dibattito politico, come nel 1994 si era aperta la carriera politica del Cavaliere. E non è un caso che Berlusconi citi più d'una volta l'avviso di garanzia che gli arrivò a Napoli mentre presiedeva un vertice internazionale sulla criminalità organizzata. «Nel 1994 - dice - ho visto sovvertire il voto popolare da una minoranza rivoluzionaria di giudici che stanno nella nostra magistratura. Per un fatto, si è stabilito poi, che non esiste». Da allora «ho patito quindici anni di persecuzioni».
Poi, il parallelo tra l'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza e il caso Mills: «Allora come oggi sono stato oggetto di accuse false e risibili». E ancora: «Mi si accusa di qualcosa che non esiste. Non c'è nemmeno l'ombra dell'ombra dell'ombra di una possibilità di verità. Lo giuro sui miei cinque figli. E se fosse dimostrato che c'è qualcosa di vero potrei anche ritirarmi dalla politica e cambiare Paese».
Berlusconi si accalora e si dice pronto a denunciare «pm e giudici» che, «infiltrandosi nel potere giudiziario», vogliono «sovvertire la democrazia in Italia». Questa volta, aggiunge, «non lo permetterò». Attacca, poi, sulla norma «salva-premier» che, dice, «non esiste». «Basta con i giornali che parlano della “tela di ragno di Berlusconi sulla magistratura”, sono cose - aggiunge il premier - che mi indignano. Per questo dirò ai miei legali che io non voglio approfittare di questa norma perché voglio allontanare qualunque sospetto».
Semmai, insiste Berlusconi, «questa è una norma salva-tutti». Perché «non c'è nessuno stop a 100mila processi» visto che «con le norme approvate si mettono da parte solo alcuni procedimenti, per consentire di far viaggiare più speditamente altri e non far uscire di galera stupratori e ladri».
Quella del Cavaliere, insomma, è una controffensiva in piena regola. Che con ogni probabilità è destinata a riprendere nei prossimi giorni visto che per la prossima settimana il premier annuncia una conferenza stampa per «denunciare la situazione della magistratura italiana» e «tutta la mia indignazione».

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Dal Molin, il Tar boccia l'ampliamento della base americana

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

La popolazione non è stata consultata. Per questo motivo il Tar del Veneto ha respinto l’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza. In ottobre il referendum popolare. I comitati del "no": "Fatto storico"

Vicenza - La popolazione non è stata consultata. Per questo motivo il Tar del Veneto ha respinto l’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza che dovrebbe ospitare il raddoppio della base americana della Setaf. Il verdetto del Tar arriva dopo l’esposto presentato dal Codacons, che aveva raccolto il secco no dei cittadini all’espansione della base. Tutti ricordano la pesante protesta che a oggi porta avanti con determinazione il comitato "No dal Molin". Mancherebbero poi documenti in grado di attestare l’ok al raddoppio da parte del Governo italiano.
Il deposito della sentenza Nel motivare la decisione il Tar sottolinea che è mancata la consultazione della popolazione interessata nonostante fosse prevista nel memorandum Usa-Italia. L’Avvocatura dello Stato si era opposta alla richiesta di sospendere l’autorizzazione, sostenendo che comunque non si costruirà nulla almeno fino a che non sarà data un’autorizzazione definitiva a seguito della redazione di un nuovo progetto che prevede l’ampliamento ad ovest della pista e non ad est come avviene attualmente. Secondo il Codacons, il Tar avrebbe accolto in particolare i dubbi manifestati sulla Valutazione di incidenza ambientale depositata dalla Regione. La valutazione è incentrata sul rischio di inquinamento delle falde acquifere superficiali di livello "medio-elevato", ma prevede anche il divieto di insediamenti al di sotto dei 4 metri di profondità, il che rende impossibile il previsto tunnel di un chilometro che dovrebbe essere realizzato a una profondità tra i 30 e i 50 metri. Il tunnel è quello della futura tangenziale nord, che taglierebbe in due l’area dell’aeroporto. Insomma la questione è articolata e anche la relativa velocità di decisione del Tar deve avere molto impegnato i giudici.

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Crema, accoltellata in mezzo alla strada E' caccia all'uomo

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Una donna è stata accoltellata alle 6.30 di questa mattina mentre stava andando al lavoro. Gli investigatori della squadra mobile stanno svolgendo le indagini: si cerca un uomo fuggito su un'auto scura
Crema - Una donna è stata accoltellata questa mattina a Crema. la vittima, italiana, di cui non si conoscono al momento le generalità, è stata aggredita in un quartiere della città alle 6.30 mentre, presumibilmente, si recava a lavoro. E' stata colpita a mrte con dei fendenti all’addome mentre saliva in auto. L’assassino sarebbe poi scappato a bordo di un'altra auto di colore scuro. Ora è caccia all’uomo in tutta la zona. Se ne stanno occupando gli investigatori della squadra mobile di Cremona.


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Ecco la casa più cara al mondo: è in India e vale un miliardo di dollari

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

L’edificio, alto 27 piani, è in India, nel quartiere più esclusivo di Mumbai e sarà pronto fra sei mesi. Il proprietario è Mukesh Ambani, il quinto uomo più ricco del pianeta

La signora Ambani passa dal cantiere tutte le settimane. Controlla come procedono i lavori, fra decine di uomini con l’elmetto in testa e il rumore assordante delle gru. Fra sei mesi quelle impalcature si trasformeranno nel suo palazzo: 170 metri, 27 piani, un miliardo di dollari. La casa più costosa al mondo, in una delle metropoli più povere del pianeta, Mumbai.
Il monumento in vetro e cemento con cui il marito Mukesh Ambani celebra la sua ricchezza spropositata: solo quattro persone al mondo stanno meglio di lui, quanto a conto in banca. Forbes dice che il cinquantunenne Ambani vale 43 miliardi di dollari: un miliardo in più dell’odiato fratellino Anil (sesto in classifica) e tre in meno del conterraneo Lakshmi Mittal, il re dell’acciaio. «Un edificio al suo ego», l’ha definito un giornale locale. Il grattacielo vuol essere magnifico già nel nome, Antilia, isola mitica dell’Atlantico che, secondo le mappe del Cinquecento, si troverebbe vicino alle Azzorre. Gli architetti di Chicago Perkins & Will hanno aggiunto un tocco ulteriore di leggenda, ispirandosi ai giardini pensili di Babilonia.
E poi se lo scrittore Suketu Mehta ha definito la vecchia Bombay maximum city, città degli eccessi, ci sarà un motivo. La torre Antilia è pronta a svettare sulla collina di Malabar, uno dei quartieri più esclusivi. Lontano dai sei milioni di abitanti delle bidonville della megalopoli, vicinissimo al Banganga, una vasca enorme che, nella mitologia hindu, ricorda il luogo in cui Rama, assetato, scagliò una freccia nel terreno, facendo sgorgare una fontana. Una specie di piscina, che è anche la costruzione più antica della città. Lì intorno abitano miliardari, politici, attori di Bollywood, tutti attratti dal sapore elitario di quella collina da cui si domina Mumbai: appena cinquanta metri d’altezza che, però, nei secoli passati permettevano di avvistare da lontano i pirati del Kerala che arrivavano dalle coste di Malabar e ai quali il quartiere ha poi rubato il nome.

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Commissari Ue loquaci È scontro con Barroso

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Accesa polemica tra Silvio Berlusconi e José Manuel Durão Barroso sulle esternazioni dei commissari Ue.
Ieri il premier italiano ha rincarato le critiche avanzate già giovedì sulle eccessive dichiarazioni dei commissari che danno «l’esca alle opposizioni di destra o di sinistra per rivolgere critiche ai rispettivi governi». Pronta la replica del presidente della Commissione europea: «La Commissione è indipendente, non è la segreteria degli Stati membri». Per il Cavaliere però il problema resta: «Tutte le previsioni, tutti i suggerimenti che appaiono un giorno sì e un giorno no sui giornali di tutta Europa creano reazioni francamente non positive... Sulla questione si dovrà tornare al prossimo Consiglio d’autunno».

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L’Europa? Rimandata a ottobre

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione
Non ci sarà stato null’altro da fare, visti i mal di pancia di cechi e svedesi sul trattato di Lisbona dopo il no irlandese, e la registrazione dei contrasti tra francesi e tedeschi sui possibili interventi per ridurre l’esplosione dei prezzi, specie del greggio. Ma certo non è un gran segnale quello che parte da Bruxelles dove il summit dei capi di Stato e di governo – chiusosi ieri dopo l’ora di colazione – era annunciato come quello di «una risposta concreta agli allarmi dei cittadini».
La risposta arriverà, si è stabilito. Ma in un nuovo vertice a guida francese, programmato per il 15 ottobre. Nel frattempo si prende atto che proseguiranno le ratifiche di Lisbona (l’Italia dovrebbe farlo prima della pausa estiva) con un occhio di riguardo per Praga, dove la Corte costituzionale deve esprimersi sulla compatibilità tra regole Ue e nazionali. Anche gli svedesi, nel loro piccolo, pongono questioni: vogliono essere gli ultimi ad esprimersi. Cowen, il premier di Dublino, ha ripetuto poi che gli serve tempo, ma fra tre mesi dovrebbe poter dire sì alla richiesta degli altri (specie di Sarkozy che ha tenuto a ricordare come «non c’è due senza tre», visto che gli irlandesi avevano già bocciato Amsterdam e Nizza, prima di farli resuscitare con un ritorno alle urne) di un nuovo referendum che chiuda definitivamente la telenovela. Nel frattempo, niente nuovi ingressi. Neanche per la Croazia che era vicina al traguardo.


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Berlusconi: Invito con riserva all’europresidente

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Il presidente del Parlamento europeo non sarà più invitato «fisso» alle cene dei leader europei tenute in occasione del Consigli europei. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi spiegando che giovedì gli era stata posta la questione da altri colleghi in quanto «membro anziano» del Consiglio. «Nell’Europa di oggi è difficile decidere, giovedì a cena eravamo 27, più il presidente della Commissione e quello del Parlamento - ha detto Berlusconi - e qualcuno mi ha posto la questione dell’opportunità di invitare sempre il presidente dell’Europarlamento. Io ho detto che lo si invita se si parla di cose che lo riguardano, altrimenti no».

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Geminello Alvi: Giù le mani dalla «carta» prepagata

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Quando i comunisti erano cosa certo esecrabile, ma almeno ancora seria, avrebbero reagito altrimenti alla Robin Tax. Si sarebbero figurati davanti i vecchietti in fila alle poste che ricevono allo sportello con la pensione la carta sociale del governo. E passo passo avrebbero immaginato la sorpresa, le spiegazioni svelte dell’impiegata, tutti i curiosi dialoghi seguenti, persino la recita dei soliti lamenti. Ma non sarebbe sfuggito loro il silenzio, guardingo ma contento, ragionante dei pensionati quando si sarebbero girati per tornarsene a casa. Compiaciuti, perché il poco vale a una certa età più del molto del quale volentieri si diffida, e uno sconto su cibo e bollette è fatto per piacere molto. Li conforterà, per l’attenzione altrui, alla quale cogli anni si impara a badare in misura maniacale, perché più sentimentale.
Ed ecco che avrebbe fatto allora il Pci di una volta, istruito alla politica dalle ferocie mistiche di Stalin e dall’ipocrisia di Togliatti. Al più tardi oggi, non ci sarebbe in Italia spazio d’affissione, persino nel più minuto paese dove sarebbe mancato un manifesto. Con su scritto in corpo maggiore: «vittoria della lotta popolare: questo governo borghese al soldo della canaglia berlusconiana ha ceduto. Le pressioni delle forze democratiche e sindacali hanno ottenuto prezzi minori per le fasce popolari più a rischio. Non basta, ma la lotta prosegue».


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Più sottomessi che indipendenti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Il Parlamento ha appena approvato, con il cosiddetto «pacchetto sicurezza» una norma che prevede la sospensione di un anno per i processi relativi ai reati meno gravi. Intento dichiarato del provvedimento è di imprimere una accelerazione ai procedimenti relativi ai fatti che creano maggior allarme sociale o danno alla comunità. L'Associazione Nazionale Magistrati ha sdegnosamente reagito, sottolineando che in questo modo saranno oltre 100.000 i processi sospesi e che qualcuno dovrà rendere conto di questo al Paese.
La scelta effettuata dalle Camere tocca quello che è considerato generalmente un pilastro del nostro sistema democratico e giudiziario, il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Obbligatorietà dell'azione penale significa questo: che se un magistrato ha notizia - in qualunque modo - della possibile commissione di un reato, non può dire «questo non è grave», «questo non è importante», «ci penso dopo», «non è opportuno infastidire chi ha commesso il fatto» e via discorrendo, ma deve dare inizio a tutti gli atti necessari per le indagini e per l'eventuale successivo processo.
Ribadiamo: è un principio importantissimo; in democrazia non si vuole che sia il magistrato a decidere chi deve essere perseguito e chi no: solo il popolo, cioè il Parlamento, è legittimato a stabilire quali siano i comportamenti delittuosi e quali, di conseguenza, vadano puniti. Benissimo, in teoria: ma, nella pratica, le cose non stanno affatto così. Quello che accade è che un magistrato dell'accusa (ovvero un Pm) alla mattina, quando entra in ufficio, si trova di fronte a - mettiamo - venti nuove notizie di reato, e lui sa che ha il tempo di occuparsi solamente di due. Quindi è costretto a scegliere, a stabilire precedenze, a rinviare, quando spesso rinviare significa rinunciare a perseguire perché nel frattempo interviene la prescrizione. Allora succede quello che nell'ordinamento democratico non deve succedere e che l'obbligatorietà dell'azione penale era nata per evitare: succede che, appunto, è il magistrato a stabilire contro quali reati procedere e contro quali no. Quando l'Associazione Nazionale Magistrati dichiara che saranno oltre 100.000 i procedimenti sospesi, dimentica che forse sono molto più i procedimenti che non vengono mai conclusi o, addirittura, mai iniziati.
Quando giudica, il magistrato non decide mai, con la sua testa, cosa sia lecito e cosa no, ma solo conclude se un comportamento vada punito o no in base a criteri che non è stato lui a formulare. Ecco allora che, per salvaguardare ciò che è importante del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, bisogna tornare alle origini, e dunque restituire al Parlamento la scelta sui comportamenti da punire o, meglio, sui reati da perseguire con precedenza sugli altri. I magistrati strepitano che si attenta alla loro indipendenza: e fanno male.

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Vittorio Macioce: Il richiamo della foresta

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Fa caldo e molti delegati sono rimasti a casa. L’assemblea costituente del Partito Democratico è una sala mezza vuota. Ogni tanto partono le note di When september ends di Green Day. È la colonna sonora di questa opposizione che cerca se stessa. Il ritornello dice: «Svegliami quando finisce settembre». L’appuntamento è al prossimo autunno. Autunno caldo.
Non si sfugge al richiamo della foresta. La sinistra prima o poi sente il profumo della piazza e riscopre il gusto selvaggio dell’opposizione. È già tutto finito. Il governo ombra è impallidito, la tela si è rotta e si è tornati a parlare di giustizia e caimani. Tutto come ieri, come quasi quindici anni fa. È questa la più grande sconfitta politica di Veltroni, più profonda di quella elettorale. Qui va a fondo il carisma di un leader.
Veltroni viene, giorno dopo giorno, scarnificato. Lo vedi lì, affannato a inseguire Di Pietro e la Bindi, costretto a prendere in mano il vessillo consumato dell’antiberlusconismo, con un partito ancora arroccato nelle sue vecchie identità, dove ognuno è ex di qualcosa. Il Pd, il sogno politico di Walter, è paralizzato. Non c’è uno straccio di pensionato che voglia fare il presidente. D’Alema, cinico, tace. E sembra quasi aspettare la caduta del suo eterno avversario. Il temporeggiatore e l’entusiasta. Uno sempre uguale a se stesso, l’altro un Fregoli dell’arte politica, un giorno Madre Teresa, il giorno dopo Obama, Clinton, Blair, Kennedy. Il risultato non cambia.
Non c’è dubbio. La politica di questi giorni è calda e magari questo clima fa male a tutti. Ma è Veltroni il vero agnello sacrificale. Berlusconi sta facendo del diritto a governare una bandiera. Non farò, dice, l’errore del ’94. Chiede cinque anni senza sgambetti. Il resto, dopo. Lo dice con la forza della democrazia. E con i fatti. Una cosa è certa: questo governo sta governando. Poi, quando sarà il tempo, si può discutere se bene o male. L’opposizione, quella che gioca la sua partita in Parlamento, si è invece sbriciolata. Non fa ombra, non vota, ma esce dall’aula. Non fa politica. Non svolge quel ruolo di mediazione tra chi governa e chi è scontento. Non c’è. Il risultato è che lo spazio dell’opposizione viene occupato da soggetti illegittimi: piazza e toghe.

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Crisi Ue, Napolitano: "Colpa dei governi"

>>Da: andreavisconti
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Il presidente della Repubblica a Lione per gli Stati generali d'Europa attacca: "L'Unione europea è stata utilizzata per troppo tempo come capro espiatorio di governi insufficienti. Occorre lo sviluppo di un'unione politica che sappia orientare i cittadini"

Lione - "La sola strada percorribile per l’avanzamento dell’Europa è lo sviluppo verso l’unione politica". Giorgio Napolitano lo ha detto agli Stati Generali d’Europa, spiegando che "occorre approfondire l’integrazione, essere più coraggiosi e coerenti, altrimenti è a rischio tutta la costruzione dell’Europa, quel che si è fatto in 50 anni". Poi il presidente della Repubblica punta l’indice contro quei governi che hanno utilizzato in questi anni l’Unione Europea come "capro espiatorio per coprire le loro responsabilità e insufficienze".
La colpa dei governi "Troppi governi hanno dissimulato le posizioni da essi sostenute in sede europea, chiamando in causa l’Europa e in particolare la Commissione europea come capro espiatorio per coprire loro responsabilità e inefficienze". Napolitano ha sottolineato che "troppi governi nazionali hanno negli anni scorsi ritenuto di poter gestire in solitudine gli affari europei, poco preoccupandosi di coinvolgere sistematicamente le rispettive opinioni pubbliche e perfino i rispettivi parlamenti nelle discussioni e nelle scelte cui erano chiamate le istituzioni dell’Unione".
Il no irlandese Il voto degli irlandesi contro la ratifica del trattato di Lisbona pone innanzitutto il problema "della partecipazione e del consenso dei cittadini" alla costruzione europea.Napolitano ha spiegato che c’è un problema di rapporto tra governati e governanti va risolto con "un discorso di verità". Non si può pretendere che i cittadini si orientino da soli, occorre "una piena assunzione di responsabilità da parte dei governi e delle forze politiche degli stati membri".

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Lhasa blindata: la fiaccola in Tibet senza incidenti

>>Da: andreavisconti
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La fiaccola olimpica arriva in Tibet senza incidenti, ma scortata da un ampio numero di agenti. La città di Lhasa è stata blindata, chiusi i negozi e strade semideserte. Arrestati trenta manifestanti

Lhasa - Si è conclusa senza incidenti la staffetta della torcia olimpica a Lhasa, capitale del Tibet, protetta da altissime misure di sicurezza. La staffetta cominciata poco dopo le 9 ora locale, quando in Italia erano le 3 del mattino, è partita da Norbulingka, ex residenza estiva del Dalai Lama, e ha concluso il percorso verso le 4.45, ora italiana, davanti al palazzo Topala.
Tedofori Primo corridore è stato Gonpo, eroe tibetano dell’alpinismo oggi 74enne, in mezzo a una folla che urlava "forza Pechino" e "tutti i nostri auguri per i Giochi olimpici", con una coreografia perfettamente orchestrata. Il secondo corridore è stato Li Suzhi, responsabile dell’ospedale militare di Lhasa; l’ultimo è stato Caidan Zhuoma, celebre cantante tibetano. L’intera manifestazione si è svolta sotto il controllo dei poliziotti di una unità speciale che sorvegliavano la staffetta e i palazzi circostanti. La zona dove la torcia ha terminato il percorso era vietata a chiunque non avesse un pass speciale.
Arresti Almeno 30 tibetani sono stati arrestati nello stato Himachal Pradesh, nel nord dell’India, per evitare che passassero il confine con la Cina e manifestassero contro il passaggio della fiaccola olimpica a Lhasa, capitale del Tibet. A riferirlo è il capo della polizia locale Ashwini Kumar, citato dall’agenzia indiana Ians, precisando che una trentina di tibetani sono stati fermati dalla polizia nei distretti di Shimla e Kinnaur, vicino al confine. Oltre al Dalai Lama, l’India ospita circa 100 mila tibetani, la comunità più numerosa all’estero che ha denunciato con forza la violazione dei diritti umani da parte delle autorità cinesi in Tibet in vista delle Olimpiadi di Pechino.
Scontri A tre mesi dai violenti scontri iniziati il 14 marzo a Lhasa, l’arrivo della torcia olimpica ha provocato molte controversie perchè viene vista come il suggello simbolico da parte di Pechino del suo dominio sulla regione tibetana. Lhasa resta chiusa ai turisti stranieri e i giornalisti stranieri hanno accesso alla città solo in tour accuratamente organizzati dalle autorità. A inizio maggio, una seconda torcia è stata portata in cima all’Everest, sul versante tibetano. La tappa tibetana avrebbe dovuto durare tre giorni ed è stata ridotta a un solo giorno.

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Via le sanzioni Ue a Cuba, dissidenti delusi

>>Da: andreavisconti
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Bruxelles vuole, almeno per un anno, dare un’apertura di credito al regime. Sprezzante la reazione di Fidel Castro: «Decisione ipocrita»
L’Unione Europea ha deciso di dare al regime comunista cubano un’apertura di credito, rimuovendo le sanzioni - di natura soprattutto diplomatica - in vigore da cinque anni. La svolta è stata presa su iniziativa della Spagna, che intende così incoraggiare le politiche cautamente riformiste del nuovo presidente Raul Castro, il 77enne fratello dell’ex Lìder Maximo Fidel ritiratosi dalla carica per motivi di salute.
Non è stata una scelta facile, perché all’interno dell’Ue soprattutto i Paesi che il comunismo l’hanno conosciuto e subìto (Repubblica Ceca in testa), affiancati da Germania e Svezia, hanno espresso forti perplessità; ma anche perché le principali vittime del regime dell’Avana, i dissidenti politici, non sono per nulla contenti del tipo di messaggio che l’Europa ha dato in questo modo ai propri persecutori. «Sono molto preoccupato per la mano estremamente generosa che è stata tesa al governo di Cuba», e anche «molto pessimista sul futuro - ha detto Oscar Espinosa Chepe, uno dei 75 oppositori condannati a pene fino a 28 anni di detenzione nel 2003, da tre ai domiciliari per motivi di salute -. Il settore più duro del governo può interpretare ciò come un avallo ai suoi atteggiamenti più intransigenti».


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Israele fa le prove e simula nei cieli un attacco all’Iran

>>Da: andreavisconti
Messaggio 1 della discussione

Israele ha già alzato in volo la sua “invincibile armada”, ha già fatto sapere a Teheran, ma anche a Washington e all’Europa che è pronto ad agire, pronto a colpire i siti nucleari della Repubblica islamica. Il segnale è scattato ai primi di giugno quando, come ha rivelato il New York Times citando fonti del Pentagono, oltre cento cacciabombardieri F15 ed F16 sono decollati dalle basi aeree israeliane facendo rotta sul Mediterraneo per poi virare verso i cieli della Grecia. Più o meno 1500 chilometri ad andare ed altrettanti a tornare, lo stesso balzo necessario per piombare, sorvolando la Giordania e il Kurdistan iracheno, su Natanz e sugli altri siti nucleari iraniani. La parte più impressionante della manovra è stata, però, la logistica schierata accanto alla flotta in volo. Attorno alle squadriglie di cacciabombardieri si sono mosse schiere di elicotteri pronti a lanciare operazioni di soccorso per il recupero dei piloti e decine di avio cisterne indispensabili per garantire i rifornimenti in volo. Nella super esercitazione è descritta, secondo gli analisti, la complessità dell’attacco aereo destinato potenzialmente ad abbattersi sull’Iran.

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Tremonti: «Roma federale per riformare l'Italia»

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Ancora una volta tocca a una frase di Cavour fare da bussola alle mosse del governo. «In una sala - afferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio con il sindaco della Capitale Gianni Alemanno - c'è una iscrizione che recita: "Senza Roma capitale l'Italia non si può costituire".


È una frase che rappresenta la memoria dell'unità d'Italia e che, anche se su scala meno epica, è comparabile all'attuale passaggio storico che io definisco indicativo. E se potessi parafrasarla direi: Se Roma sarà federale, l'Italia si potrà riformare». Parte dalla Capitale il risanamento dei conti pubblici che il ministro dell'Economia ha come primo punto in agenda.
Tremonti spiega che è stata fatta «una scelta di semplificazione del sistema finanziario anche per avviare la base di una riforma che il Presidente Napolitano ha definito non eludibile, e cioè il federalismo fiscale». Così la frase di Cavour diventa il fil rouge per non far detonare l'ordigno relativo al debito del Campidoglio. «Iniziamo la discussione sul federalismo fiscale dall'ordinamento di Roma Capitale. È razionale - chiarisce subito Tremonti - attribuire a Roma poteri non ordinari ma straordinari. Un ruolo strategico, oltre al federalismo fiscale sarà rivestito dal federalismo demaniale: attribuire alle città, ovviamente compresa Roma, la titolarità gratuita dei beni che insistono sul territorio affidandone la gestione all'autorità di governo locale ad eccezione di beni simbolo dell'unità del Paese e sede del governo».


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Casini: "In piazza con Veltroni non ci vado"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Casini: «Il Pd rinunci a manovre ostruzionistiche». E sul lodo Schifani: «Non è uno scandalo»


Gli echi del premier che mette sotto tiro i pm raggiungono Pier Ferdinando Casini mentre il leader dell'Udc sta presiedendo a Ginevra l'Unione Interparlamentare. «Non ho mai creduto ai complotti giudiziari», fatica a trattenere lo sconcerto, «e credo che la sindrome di accerchiamento, magari instillata dall’eccesso di zelo di qualche consigliere, possa essere solo dannosa per Berlusconi. Senz'altro lo è per l'Italia».

Ci risiamo col Cavaliere che vorrebbe l'impunità...
«Sinceramente, non è questo a preoccuparmi. In molti paesi i processi delle alte cariche dello Stato vengono congelati fino alla fine del mandato. Mi allarmo di più quando si inserisce la sospensione dei processi in un decreto che riguarda la sicurezza. E' uno sfregio al Capo dello Stato e alle regole del gioco. Io credo che si dovrebbe fare un patto chiaro: l'opposizione non fa ostruzionismo a un eventuale lodo Schifani, la maggioranza rinuncia all'escamotage degli emendamenti al decreto legge. Lo troverei un contributo utile alla civiltà del confronto politico».

Veltroni annuncia una manifestazione contro il governo. Aderirete?
«Una nostra partecipazione non è nel novero delle cose possibili. Però, sono sincero, non mi interessa molto».

Nemmeno se il Pd porterà in piazza milioni di persone?
«Ne prenderei atto con rispetto, senza demonizzare e senza mitizzare. Una manifestazione come quelle che fece lo stesso Berlusconi, partecipate e vivaci, avrà sempre il valore positivo di un evento democratico. Ma restiamo sul piano, pur legittimo, della propaganda».


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Nucleare iraniano, El Baradei: "Dimissioni in caso di attacco"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

Un eventuale attacco contro l’Iran trasformerebbe la regione in una «palla di fuoco» oltre a rendere inutile il lavoro di mediazione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Lo ha dichiarato il direttore generale dell’agenzia Onu, Mohammed Elbaradei in un’intervista alla rete Al Arabiya in cui ha minacciato di dimettersi se Teheran sarà colpita: «Non credo che ciò che vedo oggi in Iran sia un pericolo attuale, grave ed urgente. Se un attacco militare fosse condotto contro l’Iran in questo momento, per me sarebbe impossibile proseguire il mio lavoro»

Un attacco contro l’Iran, secondo il responsabile dell’Aiea, avrebbe anzi un effetto controproducente e accrescerebbe la determinazione della repubblica islamica a dotarsi del nucleare. «Se c’è un intervento militare, avrebbe come conseguenza che l’Iran, se già non sta dotandosi di armi nucleari, si butterebbe a capofitto nella costruzione di armi nucleari con la benedizione di tutti gli iraniani, anche di quelli che vivono in Occidente», ha aggiunto.

Le voci di un raid israeliano contro le installazioni del programma nucleare iraniano erano state alimentate ieri dal New York Times, che in un lungo articolo riferiva di una grande esercitazione dell’aeronautica israeliana per preparare un attacco contro la Repubblica islamica.


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Giustizia, Alfano dà il via al nuovo "Lodo Maccanico"

>>Da: andreavisconti
Messaggio 3 della discussione

L'ufficio legislativo del ministero della Giustizia su incarico del Guardasigilli sta predisponendo la bozza del disegno di legge che dovrà sospendere i processi per le più alte cariche dello Stato. Il lavoro dei magistrati dell'ufficio legislativo dovrà tenere conto delle osservazioni fatte dalla Corte costituzionale quattro anni fa, quando bocciò il "lodo Maccanico". La sentenza con la quale la Corte costituzionale dichiarò illegittima la legge n. 140 del 2003 (“lodo Maccanico”, espressione adoperata dalla stessa Corte nel comunicato stampa con il quale annunciava la decisione presa), da anni è stata oggetto di studio. Il giudizio, infatti, dei giudici della Consulta fu molto stringato e per niente contrario alla questione di fondo affrontata dal "lodo". La Corte infatti censurò la norma oggetto del giudizio di costituzionalità, senza sconfessare del tutto la ratio della norma stessa, come hanno riconosciuto buona parte dei costituzionalisti italiani, sostenendo: "Ciò non significa che quello delle sospensioni (dei processi, ndr) sia un sistema chiuso e che il legislatore non possa stabilire altre sospensioni finalizzate alla soddisfazione di esigenze extraprocessuali, ma implica la necessità di identificare i presupposti di tali sospensioni e le finalità perseguite, eterogenee rispetto a quelle proprie del processo".


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Verdi, a luglio l’addio di Pecoraro alla guida. Anche al partito?

>>Da: andreavisconti
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Dopo il voto del 13 e 14 aprile ha lasciato la poltrona di ministro dell’Ambiente, non siede nemmeno più in Parlamento e il suo partito è sceso ai minimi elettorali storici, scomparendo letteralmente dalla vita di Palazzo. Lui, Alfonso Pecoraro Scanio, lascerà a breve la guida della Federazione dei Verdi. L’ex leader del Sole che ride ha annunciato in modo irrevocabile l’intenzione di dimettersi dal comando (ma nessuno gli avrebbe chiesto di ritrattare l’addio, maligna qualcuno dentro al partito) qualche giorno dopo la disfatta elettorale. Al Consiglio nazionale dei Verdi, che si è tenuto lo scorso 10 maggio, ha ribadito la volontà di abbandonare. Così è stato convocato il Congresso: dal 18 al 20 luglio a Chianciano Terme. In vista dell’assise è in forte ascesa l’area movimentista che fa capo all’ex sottosegretario all’Economia, Paolo Cento (che aspira, non si sa con quante probabilità di successo, alla leadership), con Giuseppe Mariani, presidente della commissione Lavoro della Regione Lazio, probabilmente destinato a un ruolo di primo piano nell’esecutivo. Nel caso in cui non si arrivi a una soluzione "forte" è possibile che si passi attraverso una fase di transizione gestita dal tandem Boato-Francescato. Che farà Pecoraro Scanio? Accetterà un posto di secondo piano o migrerà verso altre sponde politiche?
Il Velino

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Alitalia:Ermolli ancora al lavoro, attesa per audizione Tremonti

>>Da: andreavisconti
Messaggio 2 della discussione

Avrebbe potuto rispondere con un “no comment”. E invece ha puntualizzato: “Su Alitalia non parlo, faccio ma non parlo”. La sortita di Bruno Ermolli è indicativa perché contemporaneamente conferma il coinvolgimento del presidente di Sinergica nella partita per la Magliana e ridimensiona le voci secondo cui il dossier è esclusivamente nelle mani del ministero dell’Economia e dell’advisor di Palazzo Chigi per la privatizzazione, Intesa San Paolo. Il “superconsulente” incaricato da Silvio Berlusconi per la costituzione di una cordata in grado di scalare la Magliana ha replicato alle dichiarazioni rilasciate giovedì dall'amministratore delegato di Iata, l'organizzazione internazionale delle compagnie aeree con sede a Montréal, Giovani Bisignani secondo cui “non aver concluso l'accordo con Air France è stata una follia”. Alla luce della crisi del trasporto aereo innescata dal caro-carburanti, il numero uno di Iata ritiene improcrastinabile il ricorso alla legge Marzano “con un commissario straordinario esperto del settore che tagli il più possibile”.

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