IV SC: Horatius, Carmina III, 30; I, 14 et I, 37

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Feb 7, 2012, 4:10:33 PM2/7/12
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HORATIUS, Carmen III, 30


Ho compiuto un monumento più duraturo del bronzo
e più alto della mole regale delle piramidi,
che non la pioggia corrodente, non lo sfrenato Aquilone
possano distruggere o la succssione
innumerevole degli anni ed il corso del tempo.
Non morirò interamente ed anzi gran parte di me
eviterà la morte; sempre giovane crescerò
nella lode dei posteri, finché il pontefice
salirà il Campidoglio con la silenziosa Vergine.
Si dirà, laddove rumoreggia l’Olofanto rumoroso
e Dauno povero d’acqua, regnò su un
popolo di agricoltori, che io (divento) grande
da mie condizioni ho per primo trasferito
il carme eolico e ritmi italici. Afferra la superbia
guadagnata con i meriti e a me la chioma
cingi con l’alloro delfico, Melpomene, propizia.



HORATIUS, Carmen I, 14


Altri flutti riporteranno al largo
la mia nave. Che fai? Guadagna in fretta
il porto. Non ti accorgi
che i remi sono infranti,
l'albero s'incrina in balia dei venti,
cigolano le antenne, e senza trinche
a stento può resistere
alla furia del mare
la tua chiglia? Non hai vele da issare,
non dei da invocare in altra tempesta.
Legno del Ponto, legno
d'una nobile selva,
non serve che vanti il nome e le origini:
il nocchiero non si affida ai colori
della poppa. Vuoi essere
alla mercé dei venti?
Un tempo fonte di disperazione,
ora di rammarico e in piú d'affanno,
se puoi, evita il mare
tra le splendenti Cicladi.



HORATIUS, Carmen I, 37


Ora bisogna bere, puoi il piede battere libero
sulla terra; tornato, tornato è ora il tempo
di ornare, amici, l'ara degli dei
con un banchetto da fare invidia ai Salii.
Sacrilego prima sarebbe stato togliere
il cecubo dalle cantine, finché ebbra
per l'onda della fortuna e in balia
d'ogni speranza, con la sua accozzaglia
d'uomini sfregiata dalle mutilazioni,
quella regina impazzita minacciava
di abbattere il Campidoglio e annientare
l'impero. Ma una sola nave scampata
alle fiamme vanifica il suo furore
e alla cruda realtà riconduce Cesare
quella sua mente sconvolta dal vino:
come un cacciatore insegue sulle nevi
di Tessaglia la lepre o come fra colombe
smarrite incombe uno sparviero, la braccava,
che fuggiva dall'Italia, forzando
i remi per ridurre in catene il mostro
del nostro destino. Ma lei, cercando morte
con onore, come in cuor suo non era donna
da temere la spada, non fuggí
per mare a nascondersi in lidi lontani;
lei serena in volto la sua città in rovina
osò guardare e intrepida stringere in mano
aspidi irritati per assorbire
nelle sue vene il loro nero veleno,
con l'orgoglio spietato di chi vuol morire:
mai avrebbe subito che navi crudeli
la trascinassero superbamente
in trionfo, lei, donna non umile.


 
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