Su quest'arietta leggiadra Compongo versi e li digrosso e piallo, E saran giusti ed esatti Quando ci avrò passata su la lima; Ché Amore istesso leviga ed indora Il mio canto, ispirato da colei Che pregio mantiene e governa. Io bene avanzo ogni giorno e m'affino Perché servo ed onoro la più bella Del mondo, ve lo dico apertamente. Tutto appartengo a lei , dal capo al piede, E per quanto una gelida aura spiri, L'amore ch'entro nel cuore mi raggia Mi tien caldo nel colmo dell'inverno. Mille messe per questo ascolto ed offro, Per questo accendo lumi a cera e ad olio: Perché Dio mi conceda felice esito Di quella contro cui schermirsi è vano; E quando miro la sua chioma bionda E la persona gaia, agile e fresca Più l'amo che d'aver Luserna in dono. Tanto l'amo di cuore e la desidero, Che per troppo desío temo di perderla, Se perdere si può per molto amare. Il suo cuore sommerge interamente Tutto il mio, né s'evapora. Tanto ha oprato d'usura Che ora possiede officina e bottega. Di Roma non vorrei tener l'impero, Né bramerei esserne fatto papa, Se non potessi tornare a colei Per cui il cuore m'arde e mi si spezza E se non mi ristora dell'affanno Pur con un bacio, pria dell'anno nuovo, Me fa morire a sé l'anima danna. Ma per l'affanno ch'io soffro Dall'amarla non mi distolgo, Bench'ella mi costringa a solitudine, Sì che ne faccio parole per rima. Più peno, amando, di chi zappa i campi, Ché punto più di me non amò Quel di Monclin donna Odierna. Io sono Arnaldo che raccolgo il vento E col bue vado a caccia della lepre E nuoto contro la marea montante. |
Note
Breve commento
In questa poesia sono riassunti alcuni topos (motivi, o immagini codificate) ricorrenti nella produzione lirica cortese:
- il ricorso alla perifrasi (in provenzale shenal), adottata per restare fedeli ad uno dei principi etici dell'amore cortese (il ben celare). L'amante aveva l'obbligo morale di tenere nascosto il suo sentimento verso l'amata ( il mio canto, ispirato da colei Che pregio mantiene e governa).
- la concezione dell'amore come rapporto vassallatico. Il cavaliere si sottomette alla donna amata e ha l'obbligo di essere leale così come farebbe, in un altro contesto, con il proprio signore (Perché servo ed onoro la più bella/ Del mondo).
- la descrizione fisica della donna attraverso lo stereotipo di bellezza che sarà poi ripreso anche dalle scuole poetiche successive (E quando miro la sua chioma bionda /E la persona gaia, agile e fresca).
Oltre a questi motivi codificati, comunque, sono presenti alcune novità, vale a dire l'attenzione di Arnaut verso il lavoro del poeta (sottolineato nei versi iniziali) e l'autoritratto che egli fa di sé, che comprende non solo la sua condizione del poeta, ma tutta la sua personalità.
ANALISI TESTUALE DI “ARIETTA” DI ARNAUT DANIEL
La poesia “Arietta” inizia con la descrizione del lavoro necessario al poeta per l’affinamento del testo e prosegue elencando le sensazioni che l’amore produce nell’animo dell’innamorato. Viene quindi messa in risalto la nascita di virtù nei protagonisti del rapporto, il conforto che deriva da una tale esperienza ed il timore di perdere, da parte dell’uomo, colei che ha creato tanto affanno. Il componimento termina con un congedo che sa di tristezza, esprimendo l’impossibilità di raggiungere il compimento dei sentimenti.
“Arietta” è un testo poetico, cioè fa parte di quel genere letterario che descrive “l’io” del poeta ed ha quindi come temi i sentimenti, le sensazioni e le emozioni di colui che scrive. Sicuramente il testo non è improvvisato, scritto a caso, ma è il risultato conseguito da un lavoro di selezione e continuo raffinamento del lessico, della struttura e degli argomenti da parte del poeta. Egli, per riuscire nel suo scopo, utilizza simbolicamente uno strumento, la lima, che gli consente di perfezionare la poesia. Arnaut Daniel, infatti, si descrive come un falegname che nella sua bottega o officina digrossa e pialla i suoi versi, rendendoli perfetti, e li leviga con la lima. Un falegname impiega tempo e fatica per portare a termine un lavoro e se non lo fa con gli attrezzi adatti ed affilati, la sua creazione non sarà soddisfacente. Similmente Daniel avrà utilizzato tempo, energie mentali e tutto il suo sapere per ottenere una così bella stesura finale della poesia, unica sua consolazione nella solitudine.
In “Arietta” il tema dell’amor cortese e dei suoi effetti è senza dubbio quello di maggior rilievo. L’innamorata è sempre descritta come sinonimo di bellezza e persona gioiosa, felice; chi l’ama le è completamente sottomesso, le appartiene tutto. Questo ben rispecchia uno dei canoni teorizzati da Andrea Cappellano nel “De Amore”, secondo cui l’amore è dedizione, servizio, stupefatta contemplazione dell’amata, la cui superiorità è sintesi di bellezza fisica e morale. L’innamorato, grazie a ciò che prova, acquisisce virtù e qualità positive; non per niente, nel trattato sopra citato, è scritto che un così nobile sentimento non può albergare in un animo malvagio, vile e meschino. Un’altra regola del trattato è che l’amore è adorazione segreta e quindi non bisogna mai rivelare pubblicamente il sentimento. All’interno della poesia è possibile verificare questo, poiché non si fa mai riferimento al nome dell’amata (tanto più che ai versi sei e sette c’è un tipico esempio di senhal, figura retorica che consiste nel celare il nome dell’innamorata). Un caposaldo del “De Amore” è che la relazione amorosa non può che essere extra-coniugale, poiché il matrimonio, con la legalità e disponibilità del possesso, elimina la trepidazione che deriva dal desiderio ostacolato. Nel congedo, in cui il poeta esprime il rammarico per l’impossibile realizzazione dei suoi sentimenti, si può senza dubbio cogliere che questo tipo d’amore, poiché impossibile, non è legato da un vincolo matrimoniale. Anche se l’amore non è corrisposto, come sostiene Cappellano, è comunque un’esperienza gratificante, poiché il poeta mantiene sempre un atteggiamento positivo e ne trae vantaggi personali, come pregi e qualità morali. Ci sono anche molti “topoi”, situazioni tipiche: c’è la lode dell’amata, la paura del rifiuto di lei, la paura di rivelarsi per il timore di perderla ed il fatto che ogni bene materiale è nulla in confronto all’amore di lei. Anche in questo testo poetico il cuore dell’innamorato arde, riscaldato dal nobile sentimento.
In “Arietta” ci sono molte figure retoriche: ci sono endiadi (come “digrosso e piallo”, “giusti ed esatti”, “leviga ed indora”) che danno enfasi all’azione del verbo in cui si trovano. Infatti abbiamo come endiadi verbi di lavoro, che evidenziano ciò che il poeta fa per raffinare il testo. È possibile ritrovare nel congedo un adunaton, figura retorica che descrive l’impossibilità di qualcosa. C’è una perifrasi nelle parole “ispirato da colei che pregio mantiene e governa”, il tipico esempio di senhal, che consiste, con un giro di parole, nel nascondere il nome dell’amata. C’è pure un climax in “gaia, agile e fresca” poiché questi aggettivi sono collocati in ordine crescente d’intensità. Naturalmente la prima strofa costituisce una metafora, l’accostamento tra il poeta ed il falegname. Nella poesia si possono pure ritrovare esempi di “trobar clus” cioè della poesia chiusa, difficile da interpretare e che sfocerà poi nella poesia “ermetica”. Esempi si ritrovano nel congedo e nella parte finale della quarta strofa.
In “Arietta” ci sono anche riferimenti all’attualità del XII secolo. Si parla del rapporto feudale tra l’amata e l’innamorato, in cui lui è completamente sottomesso. È menzionata Lucerna, città immaginaria citata nelle “Chanson de Geste”. Vi è il riferimento all’impero di Roma ed al notevole prestigio che il Papa ricopriva all’epoca. Sono pure citati Monclin e Donna Odierna, due innamorati sconosciuti del passato. Il poeta provenzale, che canta tutti questi temi, non è altro che un giullare, termine che non ha il significato da noi attribuitogli oggi. Egli è intrattenitore di corte, persona colta e raffinata, che canta in musica le sue poesie. È un girovago che diffonde le sue opere e gira per tutte le corti del suo paese. Arnaut Daniele apparteneva a questa categoria; fu infatti un trovatore che frequentò le corti della Francia meridionale.