La pace priorità nella campagna elettorale? la scaletta per una prima discussione

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alfonso...@virgilio.it

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Jul 28, 2022, 5:44:47 AM7/28/22
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La pace: come renderla una priorità nella campagna elettorale? Una prima discussione informale (con scaletta introduttiva)
Giovedì, 28 luglio18:00 – 20:00 

Su piattaforma Google Meet al link: meet.google.com/esa-cxtm-kdi

In fondo, in colore blu, la proposta di scaletta elaborata da Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti esigenti.

Al Senato, il 20 luglio, si è chiusa l'esperienza, a giudizio degli scriventi disastrosa, del governo Draghi: si va presto a votare (il 25 settembre), e noi speriamo che la prossima rappresentanza parlamentare sia più in ascolto dei bisogni popolari. Questa XVIII Legislatura, a prescindere dai giudizi sull'operato nelle crisi pandemiche, ecologiche e sociali, ad esempio, si è lasciata coinvolgere - sia sul territorio ucraino sia come conflitto globale -  nella guerra della NATO contro la Russia.
Proprio quello che non vorrebbe il popolo italiano, con tendenza pacifista per niente scontata, contrario - secondo tutti i sondaggi svolti dagli stessi media embedded - all'invio delle armi all'esercito ucraino (senza che questo significhi simpatizzare per Putin e per il suo anacronistico sogno imperiale);  così come non capisce - stiamo sempre parlando del nostro popolo - il senso di sanzioni che fanno più male all'economia europea che non alla Russia contro cui sono ufficialmente indirizzate.
La campagna elettorale è già iniziata ed è il caso che, anche dietro nostra spinta, forze politiche e candidati si esprimano chiaramente su cosa farebbero su nucleare, spese militari e guerra  non in termini programmatici astratti ma se si trovassero al governo.
Noi società civile ecopacifista dovremmo incalzarli sull'adesione alle nostre campagne più battute: il percorso della proibizione delle armi nucleari, l'uscita dalla condivisione nucleare NATO (rifiuto di B61-12 e F35), la riduzione delle spese militari, cominciando da quelle offensive, quindi incostituzionali, convertendole in ambiente, sanità e cultura, l'appoggio a obiettori e disertori sia russi che ucraini quale contributo a fermare l'escalation bellica che può degenerare in scontro nucleare.  
Avremmo da porci come intermediari degli elettori che desiderano giustamente garanzie sul fatto che la propria espressione di voto non venga malamente strumentalizzata, come il più delle volte è finora successo.
In un appello che dobbiamo preparare - noi Disarmisti esigenti & partners avanzeremo in questo senso una bozza-  porremo, da ecopacifisti attivi, richieste precise ai candidati e segnaleremo e valorizzeremo le risposte con le assunzioni di impegno più stringenti e credibili.
E proprio perché dolorosamente scottati da ripetute deleghe a forze radicali nelle promesse di cambiamento, ma opportuniste e burocraticamente minimaliste alla prova dei fatti, auspichiamo, secondo quanto emerso da tanti nostri incontri online, che gli animatori sociali - le cosiddette avanguardie della società civile - la facciano finita con le facili dismissioni e cessioni di responsabilità.
Forse è il caso che comprendiamo, noi attivisti sociali dotati di competenze temprate nel fuoco delle lotte, di dover convergere per promuovere un nuovo soggetto dell'alternativa all'élite che proponga l'opposizione alla guerra prospettando la pace come condizione di vita e di giustizia nonché modello complessivo  di sviluppo.
La pace come centro organizzatore delle convergenze e come priorità, non come annesso e dettaglio residuale dei programmi di intervento sociale, in molti contesti addirittura omessa.
La pace globale con la Natura, obiettivo della conversione ecologica, quale condizione per la giustizia e la libertà delle società umane.
E' possibile combinare qualcosa in questo senso nei pochi giorni che ci distanziano dal voto per la nuova legislatura?
Ne discutiamo, in modo informale, già giovedì 28 luglio, dalle ore 18:00 alle ore 20:00. Con la scaletta della bozza di documento-appello già da noi predisposta. E che avrà come base testuale e di orientamento politico-culturale un documento contro la deterrenza nucleare già apparso il 6 luglio come articolo sul Manifesto quotidiano (titolo: "Un genocidio programmato da disinnescare") e che è stato ampliato come petizione online sottoscrivibile al link: no deterrenza nucleare genocidio da disinnescare - Petizioni.com

Ringraziamo per l'adesione la Rete per la convergenza che si mobiliterà il 6 agosto, anniversario di Hiroshima, per il bando delle armi nucleari

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Come parlare di pace in campagna elettorale?

Possiamo svolgere il solito compitino sulle istanze pacifiste, ripetendo gli esiti del rito che celebriamo ormai da decenni: si propongono, da parte nostra, dei punti e si ricevono adesioni e promesse dai candidati e dalle forze politiche (in campagna elettorale non si negano a nessuno!) di cui poi noi stessi non chiediamo conto e ragione. 
Un esempio neanche tanto lontano? quasi la metà dei deputati in vista della XVII Legislatura che poi non hanno portato avanti l'ICAN Pledge.
Nella XVIII si erano ridotti ad una 60ina, ed abbiamo avuto tre governi guerrafondai in diversa misura, ma allo stesso titolo.
Certo con Draghi abbiamo registrato un salto di qualità, ma il Conte 1 (M5S+Lega) e il Conte 2 (M5S+PD) erano forse orientati sull'articolo 11?
Come allora essere più stringenti quando presentiamo le nostre richieste?
Non dobbiamo semplicemente chiedere l'adesione ai singoli punti (o "istanze"), ma proporli come DISCRIMINANTI per entrare in una compagine di governo.
"Noi candidati e forza poltica ci impegnamo, su vostra sollecitazione, a portarli avanti, altrimenti non si parte di un governo, si fa OPPOSIZIONE, consapevoli che anche da questa collocazione, con l'appoggio popolare, possono essere raggiunti dei risultati superiori all'occupare scranni istituzionali in modo subalterno".
Questo vale in particolare per quei punti in cui c'è un consenso popolare maggioritario certtificato dagli stessi sondaggi dell'avversario del complesso militare-finanziario-energetico.
In questo modo si fa una operazione politica, non semplicemente si attiva una espressione etico-culturale di sè stessi.
1- no alle armi 2- no alle sanzioni, in particolare energetiche - 3 - denuclearizzazione militare e civile: ecco tre questioni in cui gli stessi sondaggi dei media mainstream dicono che abbiamo o che avremmo la maggioranza, se gli italiani fossero informati!
La nostra priorità è il disarmo nucleare perché abbiamo consapevolezza del livello di gravità di rischio cui ci espone la "deterrenza" che è genocidio programmato (si veda dichiarazione  pubblicata su il Manifesto del 6 luglio sottoscrivibile al link: https://www.petizioni.com/no_deterrenza_genocidio_nucleare) contro la quale si contrappone la "speranza" del TPNW, così come ricordato dal documento della Convergenza che commemora l'anniversario di Hiroshima  [https://www.pressenza.com/it/2022/06/costruiamo-convergenza-report-
dellincontro-alleirenefest]

Quale è l'obiettivo, ad avviso dei DE, da perseguire?
Esprimere l'ideale della pace come modello di sviluppo complessivo (disarmo+ecologia+giustizia sociale) ed intanto rappresentare alcune tendenze pacifiste e antinucleari del nostro popolo.
Perché questo ideale, per diventare realtà concreta, può marciare solo su gambe popolari, per andare oltre la testimonianza e diventare, appunto, prospettiva politica.

Senza una visione complessa, basata sull'assunto che oggi il primo compito per tutti è la PACE CON LA NATURA, stante le retroazioni in atto nerll'ecosistema globale sconvolto, non si ha la base per mettere insieme i due obiettivi "vitali" con maggiore appeal popolare:
- il rifiuto di farsi coinvolgere nell'escalation bellica sul piano militare
- il rifiuto di farsi coinvolgere nella guerra economica (da non confondere con il rifiuto dell'economia di guerra, cioé i razionamenti con cui pagare gli aiuti militari all'Ucraina).
Il massimo banditore oggi di questa visione complessa, che chiama ECOLOGIA INTEGRALE, è Papa Francesco...
Noi la chiamiamo PACE come modello di ecosviluppo, che attacca il potere e gli interessi della élite dell'1%, liberando il mercato dal dominio oligopolistico e sottoponendolo a controllo sociale.

Dobbiamo rifiutare la centralità della collocazione nello scontro NATO/Russia. La centralità sta nella cessazione della guerra che stiamo conducendo contro la Natura. 
Si può proclamare la neutralità rispetto a questo scontro geopolitico, pur condividendone la centralità nell'approccio con la realtà politica e sociale.
E a questo punto per i bellicisti il gioco in gran parte è fatto.
E' infatti debole accettare le premesse per rifiutare solo alcune conseguenze.
Noi invece rifiutiamo proprio la premessa: lo scontro NATO-Russia non è centrale, centrale è lo scontro umanità-Natura che il malsviluppo della crescita senza limiti orientata al profitto e alla potenza ha imposto.

Promuovere singole istanze pacifiste non è la stessa cosa che proporre un soggetto politico organicamente ecopacifista: un movimento politico della pace.
Ovviamente per alcuni il problema non si pone perchè la risposta istituzionale è già stata sostanzialmente data nell'offerta politica corrente. 
La risposta istituzionale per l'offerta politica ci sarebbe già (quasi), tra M5S, "Unione popolare", o altro (i Verdi nel "campo aperto" proposto dal PD). 
Il ceto politico sta sostituendo Tsipras con Melenchon.
Cosa manca perchè questa operazione risulti credibile?
Una coerenza sia di comportamenti passati, molto più netta nel caso dei 5S, sia di approccio, che esprima l'omogeneità mezzi-fini, contenuti e forme.
Perché il punto è mettere in campo il concetto di COMPETENZA SOCIALE, in cui la saggezza, raggiunta con il dialogo collettivo, sostituisce la sapienza, fondata sullo studio individuale.

Siamo in ritardo perché bisogna giocare non soltanto per partecipare, ma per ottenere almeno il diritto di tribuna, correndo con regole che sono quelle che sono: non le abbiamo stabilite noi.
Quindi bisogna fare il 5% e per questo risultato non c'è alcuna speranza, nemmeno se il Papa dicesse: "Io vi voto perché apprezzo il vostro lavoro per la conversione ecologica".

Le regole sono quelle stabilite dal cd Rosatellum con il ritocco silenzioso in atto perché la composizione del Parlamento è stata ridotta di oltre un terzo per via referendaria: 200 membri del Senato e 400 della Camera. Con premio di maggioranza e listini, indipendentemente dall’esito prodotto nelle urne, i cittadini saranno privati di fatto del diritto di scegliere una
parte cospicua dei propri rappresentanti. E' anche possibile, stando a tutti i sondaggi, una vittoria del centro destra, con Fratelli d'Italia primo partito, in misura tale da poter modificare la Costituzione.
Occorrerebbe una nuova legge elettorale, possibilmente proporzionale, che sopprimesse i nominati, restituendo al cittadino il diritto di scegliere la parte politica, ma anche la persona, con la speranza che questa restituzione di poteri, attualmente menomati, contribuisca a motivare a recarsi alle urne.
Il ritorno ad una legge proporzionale con indicazione di preferenza (meglio se doppia, per assicurare l’equilibrio di genere), con una soglia minima, avrebbe il doppio vantaggio di generalizzare il potere dell’elettorato nella scelta dei propri rappresentanti – indispensabile soprattutto con una costituzione che, all’art. 67, esclude il vincolo di mandato, mentre resta inattuata la struttura democratica interna ai partiti, prevista dall’art. 49 – e di trovare i consensi necessari per essere approvata nei pochi mesi restanti di attività parlamentare.

Una riflessione più di fondo possiamo e dobbiamo avviarla, per trovare convergenze di intervento, sulle forme della democrazia: complementarizzare e armonizzare quella rappresentativa, quella diretta referendaria, quella partecipativa e quella deliberativa delle assemblee dei cittadini.

Anche in campagna elettorale non dobbiamo dismettere le lotte e praticare la costruzione della convergenza.
Ci sono tre emergenze da mettere insieme: quella geopolitica, quella ecologica, quella sociale. 
Quale è l'obiettivo che può unificarle?
Una proposta è premere sul bilancio dello stato per la conversione delle spese dannose e mortifere (militari, SAD, grandi opere nocive) in investimenti per ambiente, sanità e cultura: il welfare "verde" collegato a piani economici di PIENA OCCUPAZIONE ambientalmente e socialmente utile.
Il "capitalismo verde", ci ricorda sempre Giuseppe Farinella, de "IL SOLE DI PARIGI", è una forza storica con la quale fare i conti e che in significativa parte si contrappone al capitalismo dei complessi militari industriali, sia liberali che autocratici; la nostra "pace con la natura", la conversione ecologica e disarmista, è anche una economia in cui il controllo sociale, ispirato ai principi di cura e solidarietà universale, prevale sulle forze cieche dei potentati che perseguono il profitto.



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