Questo mese prendo a prestito il titolo "Paura di volare" di un celebre romanzo, un po’ trasgressivo, della celebre scrittrice americana Erica Jong.
Molti di voi si domanderanno che analogia può avere il mio ragionamento con un romanzo che viene identificato come il primo libro scritto da una donna che parla come un uomo. Il suo romanzo fu una un’esplosione di libertà in una società oppressa dai tabù del puritanesimo, una bomba che deflagrò presto in tutto il mondo occidentale, cambiando, almeno in parte, il suo costume.
L'argomento che voglio trattare in questa newsletter, in realtà, non ha alcunché di sensuale, ma come l'eroina del romanzo anche alcuni imprenditori nostrani hanno una terribile paura di volare, paura della loro forza creativa e della loro libertà intellettuale.
Mi riferisco ad una paura atavica, ad un panico che nasce da cattivi consigli. Consigli dati dall'omnia presenza del confidente "contabile" che sovente è costretto dall’imprenditore a suggerire, basandosi sui numeri meramente computistici, le strategie dell'azienda.
Noi lo abbiamo denominato il “Tabù ragionieristico”
Il Tabù ragionieristico, costringe ancor oggi l’imprenditore a costruire le nuove strategie di una impresa utilizzando solo ed esclusivamente le cifre di bilancio, proprio quei numeri che sicuramente non "vanno", nel momento in cui si pensa di cambiare direzione per riorganizzare la propria azienda.
Modificare un business o addirittura reinventarlo non può essere cosa che si crea a partire da vecchie cifre obsolete. Ciò si fa con una visione più globale di insieme, nella quale hanno una preponderanza maggiore tutta una serie di fattori tra i quali il mercato, la concorrenza, la globalizzazione, le competenze specifiche presenti in azienda e molto altro ancora.
Quando noi di Short Connection proponiamo un nuovo modello di business, una nuova strategia o addirittura il traghettamento di un impresa da una vecchia attività ad un nuova e più funzionale, ci basiamo sul valore autentico dell’impresa analizzando e utilizzando fattori quali: la sua storia, le capacità imprenditoriali, le competenze professionali di ogni singolo collaboratore dell’azienda stessa, come viene percepita l’azienda sul mercato, i competitor passati e futuri e sul reale valore aggiunto che l’impresa può dare ad un suo potenziale nuovo cliente.
Il “Tabù ragionieristico” rende l’imprenditore miope e insicuro proprio perché non tiene in alcun modo conto dei fattori sopra indicati e lo porta a fare scelte semplici e banali come i “tagli orizzontali”.
I “tagli orizzontali” utilizzati nell’ottica dell’esclusiva riduzione di costi, sono la scelta più inappropriata e devastante che si possa fare per salvare un business o per farlo ri-decollare.
Facciamo solo un esempio di cosa avviene utilizzando questa filosofia:
“Riduzione del costo del personale” si compie in maniera indiscriminata. L’importante è arrivare ad una cifra di costi sostenibili non importa come.
Ecco che così facendo si eliminano senza nessuna analisi: professionalità, memoria storica e competenze tecniche indispensabili al modello di business rendendolo zoppicante e spesso totalmente inefficiente. Siffatto dopo qualche mese ci accorgeremo che l’azienda, che ha fatto enormi sacrifici, invece di risanarsi implode definitivamente.
Volete un consiglio…
Limitatevi a chiedere al vostro “contabile” di fiducia solo apprezzamenti sulla valutazione di remunerazione della vostra attuale impresa ed evitate di trascinarlo nella creazione di nuovi modelli di business partendo proprio da quei numeri che a suo avviso non sono soddisfacenti.
Utilizzatelo solo come campanello di allarme… Le strategie fatele voi o appoggiatevi a consulenti esperti, ma mai e dico mai a contabili. Gli amministrativi non sono la panacea di tutti i mali!
Una riflessione per tutti voi… Perché un consulente di direzione e strategia ha sempre bisogno di un buon “amministrativo” per verificare le proprie idee, mentre sovente l’imprenditore si avvale solo del contabile e non utilizza mai un consulente in strategie e organizzazione industriale per sviluppare le medesime?
Ecco perché ho cominciato a definire nelle mie analisi due tipologie di imprenditore il contabile dipendente e l'imprenditore con contabili dipendenti.
Voi come vi definireste? |