I giorni della sposa (乙嫁語り Otoyomegatari?) è un manga scritto e disegnato da Kaoru Mori, pubblicato sulla rivista Harta di Enterbrain dal 14 ottobre 2008[2] al 13 novembre 2020 per poi essere trasferito su Aokishi di Kadokawa dal 18 giugno 2021[3]. In Italia è pubblicato da Edizioni BD, mediante la propria etichetta J-Pop, a partire dall'11 giugno 2011. Il manga è stato candidato alla quarta e sesta edizione del Manga Taishō[4][5] e ha vinto il premio Intergénérations del Festival international de la bande dessinée d'Angoulême nel 2012[6].
Il manga è ambientato nel tardo XIX secolo, in una zona nelle vicinanze del Mar Caspio in Asia centrale, lungo la via della seta. La ventenne Amira viene mandata dalle montagne in cui vive ad un altro villaggio, per sposare il più giovane Karluk, appena dodicenne. Dopo gli iniziali imbarazzi per la differenza di età fra i due, il loro rapporto comincia ad essere sempre più unito e Amira inizia ad abituarsi alla vita della tribù e ad integrarsi nella comunità, ma la pace viene disturbata quando delle persone della famiglia di Amira raggiungono il villaggio per riprenderla con loro.
I giorni della sposa ha vinto il Manga Taishō Award nel 2014[34][35]. In precedenza era stato nominato per il medesimo premio nel 2011[4] e nel 2013[5]. La serie ha anche vinto il Prix Intergénérations (lett. "Premio intergenerazionale") al festival international de la bande dessinée d'Angoulême in Francia nel 2012[6][36]. È stato nominato per un Eisner Award nel 2012[37] e nel 2016[38]. La divisione YALSA dell'American Library Association ha incluso il primo volume nella sua lista "Great Graphic Novels For Teens" nel 2012[39][40].
La madre Hoelun, della tribù dei Merkit, da poco sposata con Yeke-Ciledu[9], fratello minore del capo della tribù dei Merkit, era stata rapita in una scorreria organizzata da Yesugei con l'aiuto dei suoi fratelli, Nekun-taiji e Daritai[10]. Yesugei era il capo del clan Borjigin della tribù dei Kereiti, Mongoli praticanti il cristianesimo nestoriano. I due ebbero un primo figlio (ne ebbero altri quattro: i tre maschi Qasar, Qachiun e Temüge e la femmina Tamülün)[11], cui diedero il nome di Temüjin, in onore di un valoroso capitano tartaro che il padre aveva appena catturato in battaglia. Secondo alcuni, il nome deriva da "tomor" ("ferro")[12].
Quando Gengis Khan aveva nove anni, suo padre Yesugei decise che era giunto il tempo di organizzare il futuro matrimonio di suo figlio: convinto che fra i parenti della moglie avrebbe trovato una degna consorte, partì verso est e durante il viaggio incontrò una coppia di genitori del suo stesso clan (gli Ungrat), la cui figlia, Börte[19], era poco più grande di Temüjin[20]. Dopo un breve colloquio con il padre Dai Seshen, desideroso di dargli la figlia in sposa, Yesugei si convinse a lasciare Temüjin presso la famiglia. Sulla via del ritorno, Yesugei incontrò presso il monte Chekcher un gruppo di tartari, con cui banchettò seguendo le usanze locali; tre giorni dopo morì avvelenato[21]. Hoelun doveva badare, oltre ai suoi cinque figli, anche ai due avuti dal marito da un'altra donna (Bekter e Belgutai) senza la protezione dei parenti, che non le diedero la minima assistenza. La donna insegnò ai suoi figli a procurarsi del cibo costruendo reti e altri strumenti per pescare[22].
Un anno dopo le ricchezze della famiglia erano leggermente aumentate: possedevano nove cavalli e del bestiame; tuttavia quasi tutti i cavalli vennero rubati, tranne uno su cui era salito per la caccia Belgutai. Temüjin decise di seguire i ladri, e dopo tre giorni incontrò un ragazzo di nome Bogorchu, della stirpe degli Arulati, che decise di partire con lui. Dopo altri tre giorni recuperarono il maltolto senza uccidere i colpevoli datisi ormai alla fuga. Ritornati nella tenda di Bogorchu, egli rifiutò qualunque ricompensa per l'aiuto fornito.[27]
Probabilmente nel 1184[33] i Merkit, memori del rapimento della moglie di Ciledu, fecero incursione nelle terre di Temujin; un'anziana donna si accorse del loro arrivo, e avvisò l'intera tribù dell'imminente attacco: Houlun e Temujin fuggirono a cavallo, mentre Borte venne nascosta in un carro dove venne trovata dagli uomini e portata dal fratello di Ciledu, Cilger[34] che la volle in sposa,[35] insieme alla madre di Belgutai, Sucigil. Nei giorni seguenti, le tribù capeggiate da Togtoga (Uduid), Dair-usun (Uwas) e Qaatai-darmala (Qaad) cercarono invano Temujin, il marito di Borte, sino a quando decisero di abbandonare l'idea. Temujin, insieme a quasi tutta la tribù, aveva dormito per tre notti all'aperto trovando rifugio in capanne costruite con i salici nel Kaldun.[36]
Nel 1203, Temujin e Toghril guidarono una campagna contro i Naiman, divisi tra i fratelli Buyruq e Tayang Khan; Toghrul si trovò in difficoltà nel corso di una battaglia, e fu solo l'arrivo di Genghis a salvarlo.[65] Si pensò quindi a fortificare l'alleanza fra i due escogitando dei matrimoni combinati, ma lo stesso Nilqa Senggum, figlio di Toghrul, fu contrario a questa linea di pensiero. Jamukha, ancora in libertà, chiese l'aiuto di Toghrul, che non riuscì a schierarsi contro suo "figlio". Nilqa convinse il padre a consentire a dare la mano della figlia a Juci (o Jochi), figlio di Gengis, organizzando una festa che in realtà celava una trappola;[66] ma il Khan dei Mongoli venne avvisato da una coppia di servitori dei Keraiti e non partecipò al banchetto. Fu comunque attaccato nel deserto di Kalakalzhit, e riuscì a fuggire affiancando il fiume Kalka, al prezzo però di gravi perdite.[67] Con i pochi fedeli rimasti, Temujin giunse al Baljuna,[68] dove vissero con privazioni bevendo acqua fangosa e nutrendosi di carne di cavallo. Nel 1204, rinforzò il suo esercito pronto alla battaglia nella sua nuova base sul Kerulen; dopo tre giorni di aspri combattimenti, dove riuscirono ad accerchiare il nemico,[69] Temujin, alla testa di seimila uomini,[70] sconfisse le armate di Toghrul e Jamukha costringendoli alla fuga. Toghrul si diresse verso il confine dei Naiman sperando di ricevere asilo, ma venne ucciso da Kori-Shubechi, il capitano della guardia, che non l'aveva riconosciuto (stando ad alcune fonti, la guardia uccise anche suo figlio Senggum, il quale, secondo altre, venne invece ucciso a Kashgar).[71] Jamukha riuscì invece a ottenere l'asilo sempre dai Naiman, al cui comando vi era Tai Buqa (conosciuto con il nome di Tayang). In seguito alla vittoria, Temujin ottenne per lui Ibaka, figlia di Jaka-Gambu, mentre diede la sorella Sorgaqtani Beki al figlio Tului, la cui prole sarà importante per la storia mongola.
I Mongoli giunsero alla loro capitale, la futura Yinhuan[82], la quale non solo era ben fortificata, ma contava almeno 150 000 soldati, quasi il doppio dei Mongoli. L'assedio iniziò a maggio, ma a gennaio 1210 la città resisteva ancora: si cercò dunque di sottometterla abbattendo le dighe vicine, ma l'acqua, invece degli edifici della città, colpì l'accampamento dei mongoli, i quali lasciarono il luogo per trovare un riparo sicuro. Tuttavia, l'imperatore Xiangzong, notando le perdite subite, la prospettiva di non poter essere aiutati dai Jin e la distruzione delle piantagioni, decise di sottomettersi a Genghis offrendogli come sposa sua figlia Tsaka, e un tributo di cammelli, falchi e tessili.[83] Nel viaggio di ritorno, si racconta di una leggenda legata ad un incontro con un unicorno.[84]
Nel 1227 Gengis Khan attaccò la capitale dei Tanguti, e nel mese di febbraio assunse il controllo di Lintia-fu, compiendo uno dei primi genocidi della storia. Nel mese di marzo, conquistò la prefettura di Xining e la città di Xindu-fu. Ad aprile, conquistò la prefettura di Deshun dove il generale Xia, Ma Jianlong, resistette per giorni, guidando personalmente le cariche della cavalleria fuori dalle porte della città. Ma Jianlong cadde infine trafitto da una freccia, e Gengis Khan, dopo aver conquistato Deshun, si mosse verso le montagne di Liupanshan per sfuggire alla calura dell'estate.
Durante il rientro al Distretto di Karanes, altri giganti attaccano l'Armata e alcuni soldati gettano i cadaveri dai carri per permettere loro di andare più veloci. Tra i tanti corpi abbandonati fuori dalle mura ci sono quelli della Squadra Operazioni Speciali e Levi assiste impotente alla sorte della salma di Petra, lanciata dal carro e lasciata in balia dei giganti.[64] L'Armata Ricognitiva rientra dalla disastrosa Spedizione e viene accolta ostilmente dalle persone del Distretto, che la umiliano per i continui fallimenti. Ad un certo punto Levi viene avvicinato dal Padre di Petra che gli riferisce che la figlia gli ha recentemente scritto una lettera in cui afferma di essere entrata nella Squadra Operazione Speciali e di voler dedicare tutta la sua vita a Levi (facendo presupporre che la ragazza provasse dei sentimenti profondi per il Capitano). Levi, depresso e con il viso scuro, non risponde e guarda avanti.[65] Nei giorni seguenti Armin rivela la sua teoria sula vera identità del Gigante Femmina, ossia Annie Leonhart, ed elabora un piano efficace per catturarla al Distretto di Stohess grazie all'aiuto del Comandante Erwin e del Capitano Levi e alla collaborazione di alcuni cittadini. Durante l'ultima battaglia tra Eren ed Annie a Stohess, Levi osserva lo svolgimento dello scontro con Erwin ed entrambi entrano in contrasto con Neil Doak ed il Corpo di Gendarmeria per il caos creato nel Distretto. Quando Eren sta per uccidere Annie dopo averla sconfitta, Levi ferma il ragazzo e lo porta fuori dalla collottola del suo gigante, affermando che Annie Leonhart serve viva all'Esercito.[66] Dopo l'ultimo combattimento con il Gigante Femmina, viene scoperto un gigante intrappolato all'interno delle mura del Distretto di Stohess e Nick, un membro del Culto Delle Mura, chiede disperato di nasconderlo per evitare che i cittadini lo vedano.[67]
Gli esperimenti sulla trasformazione di Eren non vanno a buon fine e Levi si dice insoddisfatto dei risultati. Mentre Mikasa tenta di difendere la posizione di Eren, Levi afferma che non sta incolpando il ragazzo, e fa notare come la situazione all'interno delle mura sia parecchio sospetta da ormai 100 anni e la descrive come "di Merda". I giorni seguenti, Erwin manda una lettera al gruppo e ordina a tutti di allontanarsi dalla loro posizione, in quanto dei sicari mandati dal Reparto Centrale del Corpo di Gendarmeria si stanno dirigendo verso di essa per eliminare tutti i presenti. I Protagonisti si dirigono poi al Distretto di Trost, dove Levi ha uno scontro verbale e fisico con alcuni cittadini, fino all'arrivo di alcuni uomini che caricano Eren ed Historia su di un carro e li rapiscono. Si scopre che i rapiti erano in verità Jean e Armin travestiti mentre i veri Eren ed Historia vengono tenuti nascosti in un luogo sicuro. Il piano elaborato da Levi prevedeva di far rapire appositamente Jean e Armin travestiti per poi seguire i sicari fino al magazzino in cui si sono rifugiati e liberare i ragazzi. Sul tetto dell'edificio, Levi chiede agli altri membri della Squadra se sono pronti ad entrare in azione, mentre Mikasa gli domanda se si è ripreso dall'infortunio alla gamba. Riuscendo a muoverla, Levi si dichiara pronto a cominciare l'operazione.[73]
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