ISRAELE-RAZZI CONTRO BUS:MORTI E FERITI A EILAT

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CENTRO ANTI-BLASFEMIA

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Aug 18, 2011, 10:01:04 PM8/18/11
to EBREI CON GESU'
LEGGO.IT
ISRAELE, RAZZI CONTRO BUS:
MORTI E FERITI A EILAT


Giovedì 18 Agosto 2011 - 20:37

TEL AVIV - Torna a scorrere il sangue in Israele. E questa volta
colora il deserto del Neghev - caro al padre fondatore David Ben
Gurion - dove oggi cellule terroristiche penetrate verosimilmente
dalla Striscia di Gaza attraverso il Sinai egiziano hanno attaccato in
rapida successione un bus di linea, veicoli privati e unità militari,
seminando morti e feriti lungo la strada che conduce alle spiagge di
Eilat: la 'Riminì israeliana incuneata fra Egitto e Giordania,
all'estremo sud del Paese, sulla costa del Mar Rosso. È stata
un'incursione a vasto raggio come non se ne vedevano da anni. Una
giornata di terrore - sulle vie del turismo - scandita dal fuoco delle
armi automatiche, dal sibilo dei razzi anticarro degli Rpg,
dall'esplosione di mine e bombe di mortaio. Le prime raffiche e le
prime fiammate sono risuonate a fine mattina lungo la statale 12, che
costeggia la frontiera fra Israele ed Egitto, e la 90, che porta da
nord verso il Mar Rosso correndo parallela al confine con la
Giordania. Sulla 12, vicino a Netafim, un commando ha preso di mira un
autobus in viaggio fra Beer Sheva ed Eilat, con a bordo decine di
passeggeri, compresi militari di leva in libera uscita. Secondo
l'autista, a sparare da una vettura sarebbero stati almeno tre uomini
in uniforme egiziana. Una grandine di proiettili di kalashnikov che ha
mandato in frantumi i finestrini ferendo una ventina di persone, una
della quali deceduta più tardi in ospedale. Poi, a breve distanza di
tempo, il secondo agguato: contro un veicolo privato centrato da un
rpg in prossimità di Beer Ora. Il bilancio è stato stavolta di sei
morti, un'intera comitiva familiare di gitanti. Nel frattempo un'unità
militare, intervenuta per soccorrere il bus, cadeva in una trappola
minata predisposta dagli assalitori, lasciando sul terreno anch'essa
diverse vittime. Ma non era finita: una terza cellula aveva ancora in
serbo razzi anti-carro, lanciati a qualche chilometro di distanza
contro altre due vetture (sette feriti). Alle forze di sicurezza
israeliane ci sono volute ore per venire a capo della minaccia: dopo
la chiusura dell'intera area di accesso a Eilat, l'avvio di battute a
vasto raggio, l'intervento di elicotteri e reparti d'elite. L'epilogo
è stato un conflitto a fuoco prolungato con il nucleo più numeroso di
terroristi, conclusosi con l'uccisione di sette di loro: alcuni dei
quali trovati poi con indosso i corpetti esplosivi di una missione
senza ritorno. Missione che pare aver lasciato d'altronde alle spalle
ancora qualche cellula dispersa, come conferma la sparatoria
denunciata in serata a ridosso del confine egiziano, con un altro
soldato israeliano ferito gravemente. Sulle responsabilità
dell'accaduto, il ministro della Difesa, Ehud Barak, non ha avuto
dubbi nell'indicare la regia dell'operazione nella Striscia di Gaza:
l'enclave palestinese controllata dagli integralisti di Hamas. Gli
attacchi «vengono da Gaza» e Israele «reagirà con forza e
determinazione», ha ammonito subito Barak, anticipando di poche ore il
breve discorso alla nazione nel quale il premier, Benyamin Netanyahu,
ha parlato di un «attentato alla sovranità dello Stato». Una fonte
militare ha precisato che le cellule risultano essersi infiltrate in
territorio israeliano da Gaza attraverso il Sinai: territorio che - a
dispetto delle smentite del Cairo - Israele ritiene essere ormai
diventato una terra di nessuno, nell'Egitto del dopo-Mubarak, e una
retrovia comoda per gli estremisti, fra reti di complici e zone
franche di addestramento. Fonti d'intelligence hanno infine ipotizzato
che l'attacco concentrico mirasse alla cattura - fallita - di un
militare israeliano da affiancare a Ghilad Shalit, prigioniero a Gaza
da sei anni. Sia come sia, la rappresaglia d'Israele non si è fatta
attendere, con una prima ondata di raid aerei sulla Striscia segnalata
già nel tardo pomeriggio e un bilancio indicato in almeno altri sei
morti: inclusi un leader emergente della galassia ultraradicale
salafita e il capo militare dei Comitati di Resistenza popolare, Kemal
Nera. Hamas, dal canto suo, ha smentito per bocca del portavoce Taher
Nunu ogni coinvolgimento diretto negli attacchi. Ma un dirigente del
movimento islamico, Ahmed Yusef, non ha mancato di elogiarne gli
autori. Dal resto del mondo, le condanne sono state viceversa unanimi:
da quella di Ban Ki Moon a quella di Barack Obama o dell'Ue. A pagare
lo scotto politico di una escalation potrebbe intanto essere
soprattutto il presidente moderato dell'Anp, Abu Mazen: che rischia di
vedere travolta dalla violenza la sua sfida diplomatica a Israele per
il riconoscimento all'Onu d'uno Stato palestinese nei confini del 1967
addirittura un mese prima dell'appuntamento del 20 settembre
dell'Assemblea generale Onu.























































































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