TU BISHVAT-CAPODANNO DEGLI ALBERI 20 GENNAIO 2011
Tu BiShvat (o Rosh Hashana Lailanot) è una festività anche chiamata
Capodanno degli alberi. Il nome della festività significa 15 del mese
di Shevat, ovvero il giorno centrale del mese ebraico di Shevat.
Quest'anno 2011 (5771), la festività cade il 20 gennaio (vigilia 19
gennaio).
L’origine di Tu-bishvat
Anche quest’anno, all’inizio dell’estate, dovremo, nostro malgrado,
fare la nostra dichiarazione dei redditi. E lo faremo raccogliendo
tutta la documentazione di quanto abbiamo guadagnato e speso nell’anno
precedente, dal 1 gennaio al 31 dicembre. Ciò che sta prima e dopo
queste date non conta. Conta solo l’anno fiscale, che comincia e
finisce in momenti precisi.
Per quanto possa sembrare strano, la ricorrenza del Tu-bishvat, 15 del
mese di Shevat, è strettamente legata al concetto di anno fiscale.
Anche nell’antica società ebraica si pagavano le tasse, e questo certo
non sorprende. Il calendario era diviso in cicli di sette anni, e in
ogni anno bisognava prelevare una “decima” sul prodotto agricolo. La
“prima decima” spettava ogni anno ai Leviti. Sul prodotto che rimaneva
dopo il prelievo si applica una seconda decima; nel primo, secondo,
quarto e quinto anno questa decima rimaneva al produttore, ma con
l’obbligo di consumarla (direttamente o nel suo equivalente valore
economico) a Gerusalemme; nel terzo e sesto anno veniva invece versata
ai poveri. Si noti per inciso come l’entità di queste tasse fosse
molto più modesta di quelle che ci impone uno stato moderno.
Era quindi importante stabilire a quale anno appartenesse un certo
prodotto; se ad esempio era del secondo anno, rimaneva al produttore
con l’obbligo di portarlo a Gerusalemme, se era dell’anno dopo doveva
essere dato ai poveri. Ma come si faceva a valutare se un prodotto era
di un certo anno? E ancora: la Torà proibisce di mangiare i frutti
prodotti nei primi tre anni di vita di un albero (‘orlà): ma come si
calcola l’età di un albero e di un frutto? È necessario stabilire
delle date di inizio dell’anno, che sono strettamente legate al ciclo
agricolo. Come capodanno per la frutta prodotta dall’albero viene
considerato il momento d’inizio della formazione di gemme, dopo la
pausa invernale. Ogni frutto che è nato (o che ha iniziato a maturare,
secondo alcune opinioni) prima della data stabilita come capodanno,
appartiene all’anno precedente, se è nato dopo è dell’anno in corso.
Nel clima della terra d’Israele il capodanno (fiscale) degli alberi è
strettamente legato al momento in cui la maggior parte delle
precisazioni piovose (che avvengono quasi totalmente in autunno e in
inverno) sono passate. La Mishnà (la prima del trattato di Rosh
haShanà) indica quali sono i diversi capi d’anno del calendario
ebraico e riferisce, a proposito degli alberi, una divergenza tra la
scuola di Shammai e quella di Hillel; i primi fissano il capodanno al
1 di Shevat, i secondi al 15. La regola, come sappiamo , segue
l’opinione di Hillel, quindi si inizia il 15. Ma se si tratta di una
data legata al flusso delle piogge, è difficile capire i motivi del
dissenso tra le due scuole. Uno studio recente, basato sui dati
attuali di piovosità - che si presume non si discostino molto da
quelli di duemila anni fa -, spiega che in Eretz Israel esistono fasce
climatiche molto differenti; in tutta la pianura costiera le piogge
maggiori terminano alla data fissata da Shammai, mentre nelle colline
della Giudea e a Gerusalemme in particolare la data è spostata avanti
di 15 giorni. Questo significa in pratica che noi fissiamo il
calendario fiscale degli alberi in base al clima di Gerusalemme.
Quando si parla di tasse e ancora di più quando si pagano non si è
molto allegri e in linea di principio non si capisce perché, dopo
tutto, Tu-bishvat sia diventata una piccola festa. Per questo ci sono
diverse spiegazioni. Intanto le tasse non si pagano a Tu-bishvat, ma a
raccolto avvenuto; quando si celebra un capodanno, quale che sia, si
sta in allegria e non si pensa che è l’inizio e la fine di un anno
fiscale, piuttosto ci si augura che il raccolto o il guadagno
dell’anno che inizia sia migliore di quello dell’anno precedente.
A parte questo, la storia della celebrazione del Tu-bishvat mostra una
certa evoluzione e indica che c’è voluto molto tempo prima che si
creassero modi speciali di ricordare e festeggiare questo giorno. Come
festa minore è sempre stato un giorno in cui il lavoro è permesso, ma
sono proibite alcune manifestazioni di tristezza, come le orazioni
funebri o la lettura del tachannun. Ma c’è voluto molto tempo per
arrivare a forme di celebrazione attiva, e in questo è stato
determinante il contributo dei cabalisti di Safed, nel XVI secolo.
L’uso più semplice e antico, probabilmente risalente all’alto
medioevo, e ormai diffuso in tutto il mondo, è quello di mangiare in
questo giorno frutta di tipi diversi, in particolare i prodotti
dell’albero per cui nella Torà è celebrata la Terra d’Israele: uva,
fichi, melograni, olive, datteri; oltre a questi altri frutti
menzionati nella Bibbia, come mandorle, pistacchi, noci, tappuchim
(che nella Bibbia non sono le mele, come si ritiene comunemente e come
oggi si indica nell’ebraico moderno, ma sono agrumi), e poi ogni altro
tipo di frutto dell’albero.
Un rito vero e proprio, risalente almeno agli inizi del XVIII secolo è
documentato per la prima volta nell’opera cabalistica Chemdat Yamim, e
consiste in una specie di Seder (o Tikkùn) in cui si alterna il
consumo di frutta diversa, in un ordine speciale, e di vino (bianco e
rosso), alla lettura e al commento di brani biblici, rabbinici e della
letteratura mistica. Questo rito, da tempo dimenticato in Italia, è
stato reintrodotto di recente da Rav Shalom Bahbout che ha anche
curato la stampa del testo con traduzione italiana e commenti: ne sono
uscite già due edizioni, la prima nel 5746 (1986): Seder Tu Bishvat
per il Capodanno degli alberi, la seconda (edizioni Lamed) nel 5760
(2000); il nostro pubblico ha accolto con piacere questa
reintroduzione e ormai il Seder si fa in molte famiglie.
Altri modi di ricordare questo giorno sono cerimonie di piantagione di
alberi; sono iniziate in Eretz Israel nei primi decenni del secolo
scorso, come testimonianza di attaccamento alla terra e all’importanza
della ripresa della vita agricola, e della riforestazione in
particolare. Forse non è stato estraneo un influsso di cultura
americana (arbor day), ma in ogni caso hanno avuto la prevalenza nella
società ebraica i valori positivi specificamente interni, collegati al
rapporto con Eretz Israel, la sua ricostruzione, e l’importanza
tradizionale degli alberi, specialmente quelli da frutta. Per educare
a questi valori si usa in molti luoghi anche fuori da Eretz Israel di
piantare simbolicamente un albero a Tu-bishvat.
I significati simbolici
Ricordando il Tu-bishvat vengono richiamate e sottolineate alcune idee
molto importanti nella coscienza ebraica.
Il rapporto con le realtà nascoste: la mistica ebraica parla delle
realtà a noi invisibili, che spesso paragona ad un albero, come
paragona le diverse forme di frutta (buccia commestibile o no, nucleo
duro o morbido ecc.) ai simboli dei mondi diversi. La
“buccia” (qelippà) è anche simbolo del male. Per questo i cabalisti
propongono un percorso simbolico tra le diverse specie di frutta e i
colori del vino, suggerendo un viaggio tra i mondi diversi, tra la
Giustizia e la Misericordia, con l’intenzione di contribuire a
riparare (tikkùn) il mondo visibile dove viviamo. Sono messaggi e
insegnamenti che per essere compresi richiedono conoscenze e
sensibilità speciali, ma che non possono essere trascurati nella
ricchezza di simboli che questo giorno propone alla comunità ebraica.
Come ricordare Tu-bishvat
Chi lo desidera cerchi il testo del Seder, reperibile in libreria, e
lo segua procurandosi tutti gli ingredienti necessari (vini e frutta),
o si unisca ad amici che già sono organizzati per farlo.
In ogni caso non si trascuri la tradizione di mangiare frutta di
specie diverse, almeno in un pasto della giornata. È importante
mangiare e benedire. Quando si mangia frutta, prima si recita la
benedizione borè perì ha’etz, (Creatore del frutto dell’albero) che in
questo momento assume un significato speciale. La benedizione si
recita anche se si mangia frutta durante il pasto, e si è già detto
l’hamotzì. Dopo aver mangiato, se il pasto comprendeva il pane, con la
birkat hamazon si esce d’obbligo. Chi invece ha mangiato solo frutta
recita alla fine una benedizione speciale: ‘al ha’etz we’al perì
ha’etz ecc. per uva, fichi, melograno, olive datteri; borè nefashòt
per tutte le altre (i testi sono stampati nelle tefillot e nei comuni
birkhonim).
Articolo pubblicato dal KKL e scritto da Rav Riccardo Di Segni
http://www.comunitadibologna.it/index.php?option=com_content&task=view&id=322&Itemid=1