Buongiorno.
Propongo un approfondimento del problema dei metadati, più volte
accennato nelle ultime discussioni, ma che mi sembra meriti un
ragionamento autonomo.
Nello scenario attuale appare evidente che la catalogazione delle
risorse digitali non possa essere affidata al solo intervento di
singole biblioteche. Anzi sembra andare al di là dell'ambito
bibliotecario, riguardando gli editori, i distributori, i fornitori...
Non è solo un problema di costi, ma di evoluzione dei cataloghi. In
ambito accademico per esempio si sta iniziando a sostituire
l'interfaccia "classica" dei cataloghi con l'accesso tramite Discovery
Tool. L'analisi di questi strumenti è ancora all'inizio, ma la loro
principale innovazione consiste in una ricerca monocampo alla Google,
i cui risultati vengono presentati secondo un criterio di ranking
(arricchito da faccette), che dipende dall'indicizzazione di metadati
contenuti in un indice centrale. Alcuni metadati sono prodotti
localmente (catalogo, repository istituzionali) ma molti altri
dipendono da accordi privati tra i produttori di Discovery Tool e gli
editori/distributori. I Discovery Tool iniziano a essere usati anche
per le biblioteche non accademiche (Cataloghi della British library,
Trove della National Library of Australia...).
Le risorse digitali non rispondono quindi ai criteri di catalogazione
cui siamo abituati. La produzione di metadati, contrariamente al
passato, tende sempre più a sfuggire dall'ambito delle biblioteche. I
bibliotecari dovranno pensare sempre di più se stessi allora come
interlocutori dei produttori di contenuti, per la "contrattazione" di
standard di metadati ricchi, granulari, interoperabili... Questa
esigenza non riguarda solo i contenuti editoriali ma anche quelli Open
Access. Gli open data che vengono spesso citati (messi a disposizione
liberamente dal Cern, da Harvard…) non solo non sono utili se non
riusciamo a costruire intorno ad essi dei servizi, ma non sono per
niente completi. Anzi spesso si limitano a uno standard minimo (il
Dublin Core non qualificato) che rimane molto al di sotto delle
informazioni che vengono prodotte da un catalogatore e veicolate dagli
OPAC tradizionali.
Se non ci preoccuperemo di curare le problematiche relative ai
metadati in questa nuova ottica rischieremo che la qualità delle
informazioni diffuse attraverso lo strumento potentissimo del web sia
talvolta più bassa di quella diffusa con gli strumenti cartacei.
Segnalo un gruppo di lavoro internazionale del NISO che si occuperà di
questi temi, coinvolgendo editori, fornitori e bibliotecari:
http://www.niso.org/workrooms/odi/
Sarebbe interessante che nascesse qualche cosa di simile anche in
Italia. Il settore degli ebook appena nato potrebbe essere un terreno
proficuo per intavolare una discussione di questo tipo. Ho visto con
piacere in questo gruppo che alcuni bibliotecari e produttori/
fornitori di ebook sono sensibili all'argomento. Grazie a chi vorrà
condividere ulteriormente le proprie riflessioni.
Buona giornata,
Bianca Gai