grazie per gli aggiornamenti preziosissimi che leggerò. Spero di trovarvi anche qualche riflessione sui prezzi assurdi del digital lending, il cui meccanismo obbliga le biblioteche a pagare l'ebook prestabile molto di più del suo equivalente cartaceo o dell'ebook "standard".
Paragonare i costi del prestito tradizionale con quello digitale come è
stato fatto in
http://digitalia.sbn.it/upload/documenti/DIGITALIA%20N.%202-2011OKOK_.pdf?l=it
lascia molto perplessi: per esempio si sorvola del tutto su quali siano le
componenti di costo calcolate per il digital lending, mentre per il
prestito del libro si fa riferimento ad una stima pensata dalla Fondazione
per Leggere chiaramente per altri scopi.
Ma la questione è mal posta fino a quando si presumerà che il digital
lending oggi sia un'alternativa al prestito tradizionale: invece il
digital lending è oggi in Italia disponibile solo per una minoranza della
popolazione, dotata di dispositivi adatti e di connessione.
Ne ricaviamo che il digital lending, allo stato attuale, può essere solo
complementare al prestito tradizionale e non può sostituirlo, dunque i
costi del digital lending si sommano a quelli del prestito tradizionale,
non li scontano.
Se qualche biblioteca può dimostrare, a parità di servizio offerto, di
avere avuto dei risparmi utilizzando il digital lending sarà un modello
per tutti.
Resto in attesa di un resoconto ben strutturato su quanto è effettivamente
costato mediamente un prestito digitale presso le biblioteche che lo hanno
attuato.
Ovviamente se il digital lending potesse sostituire in toto il prestito
dei libri di carta, i costi di gestione sarebbero minori, ma solo per la
biblioteca.
Una delle caratteristiche del digital lending è quella di esternalizzare
alcuni costi, che vengono così mascherati, ma che restano come costi
sociali, cioè costi distribuiti sulla popolazione, nel nostro caso, sono
distribuiti sugli utenti del servizio.
Il reader deve essere comperato dal lettore, se costa 100€ e lo deve
ricomperare ogni 5 anni, un lettore in 50 anni spenderà 1000€ (non
consideriamo i costi aggiuntivi per una connessione internet, che pure
sarebbero da mettere in conto). Tanto o poco che sia è un costo che c’è.
Se il lettore è un lettore debole, mettiamo di quelli che leggono
mediamente due libri all’anno: in 5 anni spenderebbe 100€ per leggere 10
libri, con un costo di 10€ a lettura; in questo caso se il lettore i
libri se li comperasse di carta probabilmente risparmierebbe rispetto al
digital lending offerto gratuitamente dalla biblioteca! Sicuramente con
una spesa analoga i libri gli restano, non li ha solo letti “una tantum” e
con l’assillo della restituzione in tempo.
Consideriamo ora il lettore debole che legge in media un solo libro
all’anno in 5 anni: dovrebbe spendere 100€ per leggere 5 libri, con un
costo di 20€ per ogni lettura: non gli converrebbe assolutamente.
Più in generale, liberandoci dalla questione del confronto tra i costi tra
i due tipi di processi, possiamo banalmente osservare che la fruizione
digitale dei contenuti, dovendo scontare l’ammortamento del costo del
dispositivo di lettura, è vantaggiosa, in termini puramente economici, per
i lettori forti e svantaggiosa per i lettori deboli.
Le considerazioni sopra esposte ovviamente sono vere solo in un contesto
in cui l’accesso al documento digitale richiede un apposito dispositivo ad
hoc, poiché la disponibilità e la diffusione di dispositivi multiuso,
potrebbe portare a riconsiderare le criticità economiche evidenziate.
Nel frattempo le biblioteche che volessero in prospettiva sostituire del
tutto il prestito dei libri con il digital lending farebbero bene anche a
progettare delle strategie inclusive per i lettori deboli.
Buon digitale a tutti.
Giulio Blasi
------------------------------------------------------------------------------
Horizons Unlimited srl
via Cignani, 66 - 40128 Bologna
tel 051-37.08.87 | fax 051-41.57.636
MLOL: http://www.medialibrary.it
email: bl...@horizons.it
Skype: giulio.blasi64
Da newbee del mercato del libro digitale ovviamente non posso addentrarmi in riflessioni particolrmente fondate. Solo di recente ho cominciato ad approfondire l'argomento, quindi molte mie affermazioni o richieste potranno suonare ovvie ai più esperti.
scusate l'assoluta mancanza di un'impaginazione decente...
Da newbee del mercato del libro digitale ovviamente non posso addentrarmi in riflessioni particolrmente fondate. Solo di recente ho cominciato ad approfondire l'argomento, quindi molte mie affermazioni o richieste potranno suonare ovvie ai più esperti.So che da un po' si discute dei prezzi del digital lending e se non ho seguito da subito la faccenda non è stato certo per mancanza di interesse, quanto piuttosto perché presa da urgenze e imprevisti che oramai stanno pericolosamente cronicizzandosi. Credo sia una realtà condivisa da molti colleghi e che in qualche modo travalica il contesto delle biblioteche: è ormai sulla bocca di tutti il dibattito sui temi del rigore e della crescita, sull'altalena (non nuova peraltro) tra contenimento della spesa e necessità di investimenti. Molti di noi purtroppo navigano a vista nel mare di incerti bilanci e tentano di sopravvivere a politici scarsamente interressati a qualità e innovazione. Per cui mi si scusi ancora se torno su un argomento abusato e poco chic ;-) come quello dei costi.La mia riflessione parte da un caso molto concreto: ieri ho acquistato un titolo bookrepublic con social drm: si tratta di "Alberghi e strutture ricettive. Aspetti contabili, fiscali e gestionali" (ed FAG), un ebook formato epub interessante perché tratta di arogmenti sui quali abbiamo spesso difficoltà a fornire documentazione autorevole e aggiornata.Scarico e pago 36,60 euro per 20 download. Bene perché ho subito disponibile un testo, aggiornato al 2012, pubblicato da un editore di non facilissima reperibilità. Male perché, considerato lo sconto, il cartaceo mi sarebbe costato 28 euro, e male perché non posso risparmiare scendendo sotto i 20 downoloads, che probabilmente allo stato attuale dell'arte quel libro non raggiungerà mai (oltretutto se, come è attualmente, i download non sono concorrenti).
Entro da utente in MLOL e me lo scarico sul pc sfogliandolo con calibre: pur non avendo visto la copia cartacea immagino che sia la sua esatta copia in digitale.I vantaggi di questa scelta sono senza dubbio legati alla rapidità e immediata disponibilità del contenuto, sia per l'utente che per la biblioteca.Ma, pensando alla nostra realtà, mi vengono subito in mente alcune considerazioni:- così facendo, ho tagliato fuori dalla fruizione di questa risorsa una larga fetta di utenti che ancora non sono avvezzi alla consultazione di risorse digitali, privilegiando di fatto l'utente remoto. Nulla di male in sé, ma per una biblioteca pubblica che per sua natura deve puntare alla massima inclusività, ma che allo stesso tempo combatte quotidianamente con la scarsità di risorse, privilegiare un target al momento così limitato può non essere condivisibile;
- MLOL non è ancora pienamente integrata con l'OPAC e ha un sistema di ricerca dei contenuti non particolarmente performante. Navigando per argomenti sotto "Economia e lavoro - Imprese e management" oppure "Commercio" la risorsa non c'è. Scopro che invece è indicizzata in "letterature". Al momento il mio acquisto è praticamente invisibile.
Con questo non voglio assolutamente entrare in polemica con Giulio Blasi: MLOL è un'avventura che si costruisce insieme, e sono certa che con il contributo delle professionalità di tutti si arriverà a un risultato eccellente e assolutamente performante.
Dico solo che in base a questa piccola esperienza con una piattaforma digitale e alla più grande esperienza di rapporto col pubblico mi viene da dire:- attualmente il prezzo del digital lending è troppo alto perché la risorsa digitale è perfettamente equivalente nei contenuti alla cartacea (penso all'interessante dibattito Roncaglia-Mazzetta citato da Luciana Cumino), ma la sua ricercabilità e fruibilità è inferiore (pur essendo il costo superiore)- la formula proposta da Blasi per il calcolo del prestito cartaceo può essere applicata solo ex-post perché quando si acquista un libro non si può sapere in anticipo il numero di prestiti che farà. Si sa però che questo numero è influenzato da diversi fattori: il mercato e il marketing editoriale, la visibilità in biblioteca, la corretta indicizzazione e ricercabilità del titolo a catalogo, la capacità della risorsa di rispondere ai bisogni del pubblico. Tutte queste variabili sono al momento molto fluide e scarsamente controllabili nel mercato digitale. Questo non fa che confermare la non economicità dell'acquisto digitale su una risorsa di quel tipo (eccezion fatta per la salvaguardia dal furto);
- con questo non sto portando avanti l'idea distorta per cui si debba puntare sul digitale solo se consente un risparmio rispetto al cartaceo. Dico solo che al momento, stante le problematiche tecniche di indicizzazione e trattamento catalografico delle risorse, stante il digital divide e la scarsa appetibilità della risorsa digitale per alcune fasce di pubblico (v. sotto), stante la scarsità di valore aggiunto sui contenuti (v. ancora Roncaglia-Mazzetta) questa politica di prezzi non incentiva e anzi, in tempi di vacche magre, può costituire un grosso limite allo sviluppo di queste teconologie nel settore pubblico. Noi bibliotecari volentieri facciamo i pionieri entusiasti puntando al futuro, ma un amministratore non vede più in là del suo mandato e può imporre scelte diverse;
- non è detto che tutti gli utenti apprezzino il fatto di poter leggere senza recarsi in biblioteca: la nostra realtà (ma credo si possa dire anche di molti altri) dimostra come la biblioteca sia un luogo di incontro, socializzazione, scambio (Agnoli docet), che consente felici scoperte serendipiche (vetrine tematiche, scaffali delle novità, percorsi tra libri, musica, film, ma anche la semplice piccola scoperta tra gli scaffali, quando si cerca qualcosa e se ne trova un'altra). E non mi si prenda per una nostalgica del profumo della carta, ma il libro si sfoglia, si prende in mano, si leggiucchia, si consulta. Anche questi sono usi e consumi dell'informazione, che il digital lending non consente.
Mi si perdonerà la rozzezza e parzialità di queste osservazioni (peraltro non complete, ma il mio tempo di back office è ahimè scaduto...), spero di trovare confortevoli riscontri a queste mie perplessità.Buon lavoro a tuttiElena
Tuttavia, io preferisco pensare che le biblioteche che fanno digital
lending
vogliano offrire un servizio d'eccellenza, che il loro target siano
utenti che
si dotano di lettori di ebook per avere la migliore esperienza di
lettura possibile
con i libri elettronici forniti dalla biblioteca.
Buona domenica a tutti.
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
Franco Perini
Biblioteca Civica di Cologno Monzese
P.za Mentana, 1 20093 Cologno Monzese (Milan) ITALY
Tel. +39 02 253.08.446 Fax: +39 02 273.00.890
fpe...@comune.colognomonzese.mi.it
Http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it
a tale proposito, suggerisco questo link:
http://gavialib.com/2012/05/what-does-one-do-with-millions-of-marc-records/
e' assolutamente necessario insistere per liberare tutti i metadati
bibliografici (sia sbn che degli editori) e renderli disponibili in open
linked data.
lavorare oggi per integrare metadati in sistemi chiusi e arcaici come
gli opac attuali non e' sostenibile.
sono ansioso di vedere le novita' di MLOL a riguardo.
poi, giusto per curiosita' personale: in che formato sono i metadati che
gli editori vi forniscono? e con che sistema ve li passano?
saluti
raffaele messuti
Elena Borsa
> MLOL non è ancora pienamente integrata con l'OPAC
>e ha un sistema di ricerca dei contenuti non particolarmente performante.
>Navigando per argomenti sotto "Economia e lavoro - Imprese e management"
>oppure "Commercio" la risorsa non c'è. Scopro che invece è indicizzata in
"letterature".
>Al momento il mio acquisto è praticamente invisibile.
Perdonami Elena, ma non capisco: se non cataloghi la risorsa elettronica,
come fai a vederla nell'opac?
Che uno possa desiderare un'integrazione forte, con i dati che arrivano in
automatico, lo capisco; ma fino a che non è così,
perché non catalogate l'opera come al solito, magari linkando alla pagina
di MLOL?
Ciao
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
Franco Perini
Biblioteca Civica di Cologno Monzese
P.za Mentana, 1 20093 Cologno Monzese (Milan) ITALY
Tel. +39 02 253.08.446 Fax: +39 02 273.00.890
fpe...@comune.colognomonzese.mi.it
Http://www.biblioteca.colognomonzese.mi.it
Elena Borsa <ebbe...@gmail.com>
Inviato da: ebook-e-biblioteche@googlegroups.com
04/05/2012 12.04
Per favore, rispondere a
Buongiorno a tutti.
Cerco di
riprendere un po' le file del discorso che si fa interessante...
Anzitutto mi compete una precisazione: non credo
che nessuno in questa sede abbia il benché minimo dubbio sulla
necessità per le biblioteche di offrire servizi digitali. Mi pare
che le biblioteche da questo punto di vista non si siano mai tirate
indietro, anche se a volte con colpevoli ritardi.
E nemmeno
nessuno (tranne forse qualche amministratore un po' ingenuo) si sogna
che le risorse e i servizi digitali possano costituire un risparmio
di costi. Se si migliora l'offerta e la qualità dei servizi è
giocoforza che i costi aumentino (ricordo ancora le discussioni a
proposito della costituzione dei sistemi bibliotecari).
Il mio
problema è squisitamente pratico, ossia la necessità di conciliare bassissime disponibilità economiche e la mission inclusiva della biblioteca, già ricordata da perini. In questo momento e allo stato
attuale delle cose, l'investimento nel digitale, pur necessario, rende molto difficile questa conciliazione per diversi motivi:
- il digital lending sui
supporti di lettura è ancora molto ampio: non basta un pc per
apprezzare i vantaggi del digitale. Serve un dispositivo portatile,
con caratteristiche di leggerezza, robustezza, maneggevolezza,
economicità (già un tablet 10" non è proprio il massimo:
avete mai visto in metropolitana o in tram qualcuno leggere con un ipad? non fa venire certo voglia di imitarlo!). Per leggere sul divano il buon vecchio libro cartaceo è più che sufficiente. Per questo alcune biblioteche offrono anche il noleggio dei readers, cosa che tra l'altro consente di rendere disponibili classici per le scuole ai ragazzini per le famigerate "letture estive", testi in lingua originale con dizionario integrato per gli stranieri, audiolibri e libri con text-to-speech per dislessici... tutte fasce di utenza che necessitano di una fortissima azione di inclusione sociale;
- sul musicale la concorrenza è spietata (ci si è messa persono l'Esselunga!) perché è forse la tipologia di contenuto sulla quale il settore commerciale si è mosso per primo per contrastare la pirateria; come possiamo essere davvero incisivi e competitivi (è una domanda non retorica)?
- per i quotidiani e periodici: attualmente non si può pensare di sostiuire la collezione cartacea con quella digitale, perché il target che consulta i quotidiani è difficilissimamente convertibile. Questo significa che i costi raddoppiano (devo acquistare il cartaceo E il digitale); il vantaggio reale di MLOL riguarda i quotidiani in lingua;
- non è pensabile a mio avviso che, semplicemente mettendo in piazza una collezione digitale, gli smanettoni del pear-to-pear improvvisamente si convertano alla legalità del servizio pubblico. Chi fruisce in maniera intensiva del mercato delle risorse digitali è già perfettamente inserito in un ecosistema di cui conosce e domina i canali, siano essi legali o meno. Come noi non facciamo concorrenza alle librerie, così non possiamo fare concorrenza ad amazon, google play o quant'altro. Come dice Perini, serve che le biblioteche si posizionino globalmente nell'universo digitale. Semmai il nostro obiettivo più ragionevole al momento è quello di favorire l'alfabetizzazione digitale, offrire cioè opportunità di inclusione. Così è stato con il supporto DVD con le salette film, così con internet, così sarà anche con ebook e simili. Si può cioè coltivare una fetta di pubblico, ma pensare di catturare un target che è già perfettamente ambientato altrove è - almeno al momento - improbabile;
- attualmente, per quanto imperfetti e "primitivi" possano essere, gli opac sono il nostro unico sistema di indicizzazione dell'informazione. Non a caso, i record dell'Harvard library sono MARC21 e vengono da un OPAC, non dalla Luna, pur con tutte le dichiarate imperfezioni (viene precisato mi pare che il set non è stato "pulito"). Se si vuole costruire qualcosa di veramente funzionale per le biblioteche, non si può prescindervi. Già in passato sono stati fatti tentativi per uniformare sistemi di derivazione commerciale e sistemi biblioteconomici, e per integrare in opac risorse digitali. Non occupandomi di catalogazione non saprei dire a che punto siamo. Sarebbe interessante esaminare esperienze già in corso.
Confermo però la mia personalissima convinzione che la scarsa interoperabilità dei due archivi (opac tradizionale e medialibray) e la difficoltà di ricerca delle risorse in MLOL sono attualmente elementi di svantaggio per il digitale nelle biblioteche. Immagino che sia economicamente più sostenibile riciclare i metadati così come vengono forniti, ma a questo punto si torna al discorso degli investimenti economici: meglio buttar dentro di tutto un po' puntando sulla quantità o investire in risorse di qualità correttamente indicizzate e quindi più facilmente recuperabili?
Confermo inoltre che l'idea di "liberare risorse dalla catalogazione per impiegarle nel reference" non è così semplice, nè tantomeno produttivo: la catalogazione è oramai un'attività di alta specializzazione, che viene svolta centralmente da un pool ristretto di persone (in Fondazione sono 2 per più di 50 biblioteche).
Per concludere: ho voluto elencare alcune criticità semplicemente per proporre spunti di riflessione, non per fare polemica. L'obiettivo credo sia comune: quello di fornire un servizio - come ha detto qualcuno - di serie A per tutti.
Buon pomeriggio
Elena
Buongiorno a tutti.
Cerco di riprendere un po' le file del discorso che si fa interessante...
Anzitutto mi compete una precisazione: non credo che nessuno in questa sede abbia il benché minimo dubbio sulla necessità per le biblioteche di offrire servizi digitali. Mi pare che le biblioteche da questo punto di vista non si siano mai tirate indietro, anche se a volte con colpevoli ritardi.
E nemmeno nessuno (tranne forse qualche amministratore un po' ingenuo) si sogna che le risorse e i servizi digitali possano costituire un risparmio di costi. Se si migliora l'offerta e la qualità dei servizi è giocoforza che i costi aumentino (ricordo ancora le discussioni a proposito della costituzione dei sistemi bibliotecari). Il mio problema è squisitamente pratico, ossia la necessità di conciliare bassissime disponibilità economiche e la mission inclusiva della biblioteca, già ricordata da perini. In questo momento e allo stato attuale delle cose, l'investimento nel digitale, pur necessario, rende molto difficile questa conciliazione per diversi motivi:
- il digital lending sui supporti di lettura è ancora molto ampio: non basta un pc per apprezzare i vantaggi del digitale. Serve un dispositivo portatile, con caratteristiche di leggerezza, robustezza, maneggevolezza, economicità (già un tablet 10" non è proprio il massimo: avete mai visto in metropolitana o in tram qualcuno leggere con un ipad? non fa venire certo voglia di imitarlo!). Per leggere sul divano il buon vecchio libro cartaceo è più che sufficiente. Per questo alcune biblioteche offrono anche il noleggio dei readers, cosa che tra l'altro consente di rendere disponibili classici per le scuole ai ragazzini per le famigerate "letture estive", testi in lingua originale con dizionario integrato per gli stranieri, audiolibri e libri con text-to-speech per dislessici... tutte fasce di utenza che necessitano di una fortissima azione di inclusione sociale;
- sul musicale la concorrenza è spietata (ci si è messa persono l'Esselunga!) perché è forse la tipologia di contenuto sulla quale il settore commerciale si è mosso per primo per contrastare la pirateria; come possiamo essere davvero incisivi e competitivi (è una domanda non retorica)?
- per i quotidiani e periodici: attualmente non si può pensare di sostiuire la collezione cartacea con quella digitale, perché il target che consulta i quotidiani è difficilissimamente convertibile. Questo significa che i costi raddoppiano (devo acquistare il cartaceo E il digitale); il vantaggio reale di MLOL riguarda i quotidiani in lingua;
- non è pensabile a mio avviso che, semplicemente mettendo in piazza una collezione digitale, gli smanettoni del pear-to-pear improvvisamente si convertano alla legalità del servizio pubblico. Chi fruisce in maniera intensiva del mercato delle risorse digitali è già perfettamente inserito in un ecosistema di cui conosce e domina i canali, siano essi legali o meno. Come noi non facciamo concorrenza alle librerie, così non possiamo fare concorrenza ad amazon, google play o quant'altro. Come dice Perini, serve che le biblioteche si posizionino globalmente nell'universo digitale. Semmai il nostro obiettivo più ragionevole al momento è quello di favorire l'alfabetizzazione digitale, offrire cioè opportunità di inclusione. Così è stato con il supporto DVD con le salette film, così con internet, così sarà anche con ebook e simili. Si può cioè coltivare una fetta di pubblico, ma pensare di catturare un target che è già perfettamente ambientato altrove è - almeno al momento - improbabile;
- attualmente, per quanto imperfetti e "primitivi" possano essere, gli opac sono il nostro unico sistema di indicizzazione dell'informazione. Non a caso, i record dell'Harvard library sono MARC21 e vengono da un OPAC, non dalla Luna, pur con tutte le dichiarate imperfezioni (viene precisato mi pare che il set non è stato "pulito"). Se si vuole costruire qualcosa di veramente funzionale per le biblioteche, non si può prescindervi. Già in passato sono stati fatti tentativi per uniformare sistemi di derivazione commerciale e sistemi biblioteconomici, e per integrare in opac risorse digitali. Non occupandomi di catalogazione non saprei dire a che punto siamo. Sarebbe interessante esaminare esperienze già in corso.
Confermo però la mia personalissima convinzione che la scarsa interoperabilità dei due archivi (opac tradizionale e medialibray) e la difficoltà di ricerca delle risorse in MLOL sono attualmente elementi di svantaggio per il digitale nelle biblioteche. Immagino che sia economicamente più sostenibile riciclare i metadati così come vengono forniti, ma a questo punto si torna al discorso degli investimenti economici: meglio buttar dentro di tutto un po' puntando sulla quantità o investire in risorse di qualità correttamente indicizzate e quindi più facilmente recuperabili?
Borsa: le biblioteche continueranno a vivere ...se saranno in grado di
offrire servizi qualitativamente diversi, con un ruolo forte di
intermediazione informativa e culturale.
Immagino che nel nostro futuro saranno sempre di più gli algoritmi a
guidare scelte e selezioni. Ma anche gli algoritmi hanno una mamma (o un
papà) che li plasmano a loro uso e consumo, possono lasciarli opachi o
renderne trasparente il modo in cui funzionano; il "ruolo forte di
intermediazione informativa e culturale" cui parli dovrebbe impegnarsi
anche in questa direzione. O forse domani il nostro compito di
intermediazione informativa e culturale, sarà selezionare l'algoritmo più
adatto e insegnare ad usarlo, così come oggi facciamo per le fonti.
[...]
Blasi: Non credo comunque che la catalogazione manuale degli ebook in
biblioteca sia un'ipotesi sostenibile.
Mi piacerebbe capire meglio questo aspetto. Anche i libri hanno metadati
che provengono dalla gestione amministrativa e che possono essere
"riciclati" in fase di catalogazione. Non voglio dire che MLOL dovrebbe
catalogare come una biblioteca, penso che siano le biblioteche che
dovrebbero farlo (magari anche in MLOL).
Buona domenica (digitale) a tutti
[...]
Blasi: Non credo comunque che la catalogazione manuale degli ebook in
biblioteca sia un'ipotesi sostenibile.
Mi piacerebbe capire meglio questo aspetto. Anche i libri hanno metadati
che provengono dalla gestione amministrativa e che possono essere
"riciclati" in fase di catalogazione. Non voglio dire che MLOL dovrebbe
catalogare come una biblioteca, penso che siano le biblioteche che
dovrebbero farlo (magari anche in MLOL).Basterebbe che un bibliotecario possa attribuire una risorsa acquistata a una delle "faccette" disponibili su MLOL, anziché vederla finire tristemente in "Letterature".C'è ancora molto da fare da questo punto di vista.
A questo punto qualche domanda sorge spontanea:
- in totale, quante biblioteche aderenti a MLOL hanno attivato il servizio di download?
- il conteggio dei download comprende anche quelli gratuiti (per es. progetto Gutenberg) presenti in MLOL o solo quelli dello Shop?
- gli ebook senza DRM si acquistano anch'essi dallo Shop? Possono essere acquistati (e conteggiati) dalle biblioteche che hanno attivato il servizio di download a tempo?
Grazie Giulio per le tue precisazioni.
Buona serata a tutti
Luciana
Giulio Blasi <blasi@ho