“Scuola per la Palestina”: una rete di insegnanti contro l’immobilismo del governo sul genocidio a Gaza

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Sergio Brasini

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Sep 21, 2025, 1:21:05 PM (2 days ago) Sep 21
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di Chiara Sgreccia

“Scuola per la Palestina”: una rete di insegnanti contro l’immobilismo del governo sul genocidio a Gaza

Nato dal basso, il movimento ha preparato un documento da inviare alle istituzioni per fermare Israele. Raccolte oltre 20 mila firme in pochi giorni: «Insegniamo agli studenti l’orrore della Shoah per evitare che si ripeta. Ora è davanti ai nostri occhi. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermarlo»

«È una questione di dignità. Un impegno da cui non si può prescindere. Non solo per il nostro ruolo educativo di insegnanti, ma anche come cittadini». Così Mauro Sirigu, tra i docenti che hanno dato forma alla rete “Scuola per la Palestina”, nata dall’esigenza di fare «tutto quello che è in nostro potere per fermare il genocidio a Gaza», ha spiegato che cosa ha spinto prima un gruppo di insegnanti di Brescia e poi, oggi, oltre 3800 educatori e docenti, di ogni ordine e grado, dal nido all’università, in tutta Italia, ad agire concretamente per sostenere il rispetto dei diritti umani in Palestina: «Siamo un punto di riferimento, una bussola per chi si sta costruendo una coscienza civile. Se noi fallissimo nel tentativo di coinvolgere gli studenti nella vita politica e pubblica, falliremmo totalmente il nostro compito», ha detto Sirigu al termine della conferenza stampa con cui il 18 settembre la Rete, conosciuta fino a qualche giorno fa come il gruppo: “Docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina”, ha deciso di annunciare l’invio imminente alle istituzioni italiane - presidente della Repubblica, Consiglio dei ministri, ministero dell’Istruzione e sindacati - di un documento che in meno di 15 giorni ha raccolto oltre 20 mila firme di persone legate al mondo della scuola.

«Per chiedere alle forze governative l’immediato stop della vendita di armi a Israele e di qualsiasi forma di collaborazione militare. La sospensione della cooperazione politica ed economica. La condanna netta dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza. Il sostegno alle organizzazioni internazionali che operano per il rispetto del diritto internazionale. Il riconoscimento dello Stato di Palestina ora. La tutela dei cittadini che sono partiti con la Global Sumud Flotilla per rompere l’assedio nella Striscia», ha chiarito Fernando Scarlata, docente di Brescia già conosciuto per il suo impegno nella lotta alla mafia, prima di spiegare che, sebbene la rete “Scuola per la Palestina” aderirà alle mobilitazioni del 19 e del 22 settembre a supporto del popolo palestinese, invita i sindacati a indire uno sciopero unitario del settore scuola che più di altri ha il compito di mantenere attivo il dibattito democratico: «Alcuni uffici scolastici, alcuni dirigenti e perfino una consigliera regionale di Fratelli d’Italia nel Lazio chiedono che del nostro documento non si parli nelle scuole, perché - dicono -“non si fa politica in classe”. Ma è vero esattamente il contrario: nelle scuole si parla di politica per contribuire alla formazione della coscienza degli allievi».

Pensiero critico

Proprio per questo la Rete non solo ha l’obiettivo di dialogare con le istituzioni per contribuire alla fine delle violazioni deliberate del diritto internazionale a Gaza e in Cisgiordania e funge da coordinamento nazionale alle centinaia di iniziative che da mesi prendono forma nella scuole di tutto il Paese a sostegno del popolo palestinese. Ma anche si propone di promuovere nelle classi attività che contribuiscano allo sviluppo del pensiero critico, per permettere agli allievi di comprendere non solo la disumanità di quanto succede nella Striscia ma anche il contesto storico da cui ha preso forma la questione palestinese.

«Iniziative che non vorremmo rimanessero solo dentro gli istituti. Ma che uscissero fuori dalle scuole e facessero rumore per fermare subito quello che succede a Gaza», aggiunge Emanuela De Rocco, maestra alla scuola primaria Torricella di Brescia che spiega come lo scambio di idee e opinioni, il confronto e l’esigenza di non rimanere silenti e immobili, siano stati l’energia necessaria ad unire così tante persone in poco tempo. «Non posso non fare tutto il possibile», scandisce con tono risoluto dopo aver raccontato che proprio da un suo messaggio inviato ai colleghi, ad agosto, qualche giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico, ha preso vita la rete “Scuola per la Palestina”. «Mi sono chiesta come fosse possibile tornare in classe, occuparsi di cura e educazione sapendo che a Gaza ci sono migliaia di bambini non solo che a scuola non possono tornarci. Ma che soprattutto vengono uccisi o lasciati morire di fame e di sete deliberatamente. Così ho chiesto ai colleghi di metterci insieme per fermare il genocidio nella Striscia, consapevole che il governo italiano sta facendo ben poco per farlo. Le adesioni sono state tante e immediate. Abbiamo formato un grande movimento dal basso con gruppi operativi in tutto il Paese».

A sottolineare la volontà della società civile di fermare Israele e l’importanza di contrastare l’indifferenza per tutelare la democrazia sono servite anche le parole di Salvatore Salzano, insegnante fondatore del blog “un lavoratore della scuola per la Costituzione” che ha ricordato come «da anni agli studenti si insegni l’orrore della Shoah. Ma non per tenere il sapere rinchiuso in una teca. Bensì per dare loro gli strumenti per riconoscerlo e impedire che succeda ancora. Ora quell’orrore è davanti i nostri occhi».




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