Vista la sordità del governo italiano e dell’Ue davanti al genocidio in corso a Gaza, non resta che «bloccare tutto». È questa la parola d’ordine che lunedì 22 darà il via alla mobilitazione permanente per portare supporto alla Global sumud Flotilla e imporre un cambiamento di registro nei rapporti tra Italia e Israele.
SONO QUASI 100 le piazze convocate sino ad ora ma l’elenco si allunga di ora in ora: in tutto il paese ci saranno cortei, presidi, scioperi spontanei e strutturati, come quello dei sindacati di base Usb, Cub e Adl con l’adesione di centinaia di organizzazioni della società civile (dai collettivi di studenti a quelli dei precari, Non una di meno, Anpi, Arci, Medici senza Frontiere, Emergency, solo per citarne alcune). «Partiremo con 24 ore di sciopero e 24 si mobilitazione, ognuno secondo le sue modalità», spiega Giulia di Sumud supporters Roma, “equipaggio di terra” della Flotilla. «Siamo certi che ci sarà una grande partecipazione – continua- la missione della Gsf è stata vista come una possibilità di attivazione reale rispetto al fare da spettatori terrorizzati e inerti davanti a una cosa enorme come il genocidio e la corsa al riarmo».
LO SCORSO VENERDÌ a proclamare lo sciopero generale con le stesse motivazioni era stata la Cgil, smarcandosi dal resto del movimento per la Palestina. Anche in quel caso la partecipazione è stata alta (con punte di adesione in alcune fabbriche del 90 e del 100%). «Non era scontato», ha commentato il segretario generale del sindacato, Maurizio Landini. «Si sta allargando troppo l’idea che la guerra è lo strumento normale di regolazione dei rapporti mentre c’è bisogno di proseguire, forti del consenso e della partecipazione che c’è stata», ha detto Landini lanciando la prossima manifestazione della Cgil, il 25 ottobre a Roma.
La scelta del sindacato di non partecipare alla giornata di lotta, già convocata, del 22 settembre e di andare in solitaria ha lasciato del rammarico tra gli iscritti, abituati da sempre a condividere i temi della pace con decine altri di partner. «La Cgil sarebbe potuta entrare con le sue parole d’ordine in un grande movimento che vale molto di più della logica di contrapposizione tra sindacati», commentano dalla rete che organizza la mobilitazione di lunedì.
Da notare, in ogni caso che sia la giornata della Cgil che quella dei sindacati di base sanciscono il ritorno dello sciopero politico. «Ci sono state tante remore negli anni a utilizzare uno strumento di questo tipo ma gli stessi sindacati si sono resi conto che era l’unica arma assieme a pratiche radicali di blocco – dicono ancora i componenti romani della Sumud supporters -. Questa volta non saranno portate avanti da avanguardie ma dal basso, da tutta quella parte di popolazione che non riesce a stare con le mani in mano vedendo in diretta la distruzione di Gaza e lo sterminio dei suoi abitanti e ascoltando aberrazioni come lo sfruttamento immobiliare della Striscia».
SOLO NELLA CAPITALE saranno decine gli appuntamenti nella giornata: un pre concentramento è previsto a Piramide, un altro a San Lorenzo. Studenti, professori, ricercatori si riuniranno alla Sapienza, diversi istituti hanno invitato alla partecipazione l’intera comunità scolastica: docenti, genitori e alunni. Poi tutti convergeranno a Piazza dei Cinquecento, vicino alla stazione Termini, per partire in corteo. La questura prevede 8mila persone ma c’è ragione di ritenere che saranno molti di più.
L’ASTENSIONE dal lavoro proclamata da Usb, Cub e altri sindacati di base porterà a interruzioni nelle ferrovie, nei trasporti locali e nei porti. In sciopero anche la logistica, i settori pubblici, la scuola, i vigili del fuoco, il commercio. In mobilitazione anche i lavoratori dell’arte e della cultura (dai tecnici alle compagnie, dagli operatori alle redazioni e alle librerie). I precari, le partite Iva e chi ha contratti anomali hanno organizzato diverse forme di protesta. «Come dottorandi e assegnisti di ricerca non godiamo di un vero diritto di sciopero – ha spiegato l’Adi (Associazione dottorandi italiani) – per questo la nostra astensione dal lavoro e le forme creative di mobilitazione che costruiamo assumono ancora più valore: servono a rompere il silenzio e a rivendicare un’università impegnata per la pace».
La ong Un Ponte Per chiuderà lunedì i suoi uffici in Italia e devolverà la giornata di sciopero alla campagna Acqua per Gaza: «Vogliamo dare un segnale forte di dissenso: quando i governi scelgono la complicità, tocca a cittadini, associazioni e movimenti chiedere con forza l’interruzione di ogni forma di collaborazione con Israele, rifiutare la normalizzazione dell’orrore e boicottare un’economia che alimenta questo sistema di morte».
TRA I PRINCIPALI appuntamenti di lunedì: Milano (alle 10 in piazzale Cadorna), Torino (10.30 in piazza Carlo Felice) e Genova, dove la manifestazione partirà dal porto. Il questore di Bologna ha paventato un possibile «scenario complesso» per il corteo convocato in piazza Maggiore, e ha reso noto di aver disposto «un piano operativo strutturato con l’obiettivo di garantire la sicurezza».
Intanto a Roma ieri quattro attiviste di Ultima generazione sono state denunciate per manifestazione non preavvisata mentre mostravano cartelli che annunciavano lo sciopero della fame a sostegno della Palestina, davanti a Montecitorio.