CARCERE PIAZZA LANZA: IL GOVERNO RISPONDE ALL'INTERROGAZIONE RADICALE, MA GIOCA CON I NUMERI PER TENTARE DI NASCONDERE I TRATTAMENTI DISUMANI E DEGRADANTI DI CUI SONO VITTIME I DETENUTI
Nota di Gianmarco Ciccarelli (segretario Radicali Catania) e Rita Bernardini (deputata Radicali/PD)
Giovedì 31 maggio il governo ha risposto per la prima volta ad un'interrogazione parlamentare (a prima firma Rita Bernardini) sulle condizioni della casa circondariale di piazza Lanza, un istituto di pena che nel corso dell'attuale legislatura è stato oggetto di quattro visite di sindacato ispettivo da parte dei radicali.
La risposta fornita dal ministero della Giustizia all'
interrogazione presentata dopo la visita del 31 dicembre scorso all'interno della casa circondariale di piazza Lanza è del tutto insoddisfacente e non fa altro che confermare come il carcere catanese sia una struttura che allo stato attuale si pone completamente fuori dal perimetro di legalità.
Il carcere scoppia e la popolazione detenuta non diminuisce. Alla data del 25 maggio
i detenuti presenti erano
547, un dato che ricalca esattamente quello degli ultimi tre mesi: erano infatti 545 il 27 febbraio 2012, come risulta da una recente
ordinanza del Magistrato di Sorveglianza di Catania dott. Salvatore Meli. Ciò significa che le misure adottate dal governo (il cosiddetto pacchetto "svuotacarceri") non sono state in grado di risolvere e nemmeno di alleviare il problema del gravissimo sovraffollamento di questo penitenziario, dove lo spazio per ciascun detenuto continua ad essere di gran lunga inferiore a 3 mq.
Sulla capienza regolamentare dell'istituto prosegue un indecente balletto dei numeri. Il ministero della Giustizia afferma che la capienza regolamentare è di 361 posti: un dato che è più del doppio rispetto a quello dichiarato dalla Direzione del carcere, ovvero 155 posti regolamentari. Che la capienza regolamentare del carcere di piazza Lanza sia di 155 posti è accertato anche nella menzionata ordinanza del Magistrato di Sorveglianza di Catania, da cui si evince inoltre che la capienza "tollerabile" è di 221 (mentre il ministero della Giustizia dichiara una capienza "tollerabile" di 457) e che il numero di 381 detenuti, oggi in ogni caso ampiamente superato, rappresenta il tetto massimo che non andrebbe oltrepassato per non incorrere nella violazione dell'art. 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Ma è davvero possibile che non si riesca ad avere chiarezza nemmeno su un'informazione di base come la capienza regolamentare? Questo bluff deve finire: sono sbagliati i dati forniti dalla Direzione del carcere e dal Magistrato di Sorveglianza, oppure più verosimilmente sono i dati del ministero della Giustizia ad essere "gonfiati"? Sarebbe ora che da via Arenula giungesse un chiarimento definitivo poiché dietro questi numeri ci sono persone - nell'80% dei casi in attesa di giudizio - costrette a vivere come polli in batteria, in condizioni di detenzione contrarie alla Costituzione, alle leggi e alle convenzioni internazionali.
Nella sua risposta il ministero ammette che il reparto Nicito non è conforme alla normativa vigente, senza però indicare una data certa entro la quale verrà rimossa questa situazione di illegalità.
Inoltre apprendiamo che dal 1° marzo di quest'anno si è ulteriormente ridotta l'attività di osservazione e trattamento svolta dagli esperti ex art. 80 dell'Ordinamento Penitenziario (professionisti esperti in psicologia, servizio sociale etc.), passando dalle già pochissime 12 ore mensili a soltanto 6 ore mensili: per ogni detenuto, in media, 40 secondi al mese!
Per il resto, alcune domande non hanno avuto risposta e altre gravi criticità denunciate (come l'assenza di riscaldamento e la limitata erogazione di acqua calda) sono state fatalmente giustificate in nome della carenza di fondi.
Il 28 gennaio scorso la ministra Paola Severino, a Catania per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, pronunciò le seguenti parole: "dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese. Lo Stato non ripaga mai con la vendetta, ma vince con il diritto e l'applicazione scrupolosa di regole e legge". Resta da capire quando si passerà dalle parole ai fatti.
Per quanto ci riguarda, oltre alla nostra battaglia sull'amnistia, non ci limitiamo e non ci limiteremo a palesare la nostra insoddisfazione: consegneremo il dossier, inclusa la risposta del Ministero della Giustizia all'interrogazione che abbiamo presentato, alla Procura della Repubblica. Se in Italia vige il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, qualcuno dovrà pur essere responsabile dei trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti da anni i detenuti del carcere catanese di Piazza Lanza.
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