la mamma chiede: ha una tetraparesi maggiore a sinistra, può suonare il violino?

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fabiana

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Jan 18, 2012, 3:46:50 PM1/18/12
to Diario di una terapista
http://diariodiunaterapista.blogspot.com/2012/01/la-mamma-chiede-ha-una-tetraparesi.html

Carissima,
sono una tua lettrice, in quanto madre di un bimbo più che
tetraplegico, con doppia emiparesi, con prevalenza a sinistra e con
prevalenza degli arti inferiori (gemello nato alla 26esima settimana,
trasferito di ospedale perché non c'era posto...!!!!!).
Ora il bimbo, quasi quattro anni vuole suonare il violino.
Tu pensi sia utile o (come dice il suo terapista) ora non è ancora
pronto, in quanto suonare uno strumento simile necessita di
performaces e abilità che il bimbo ancora non ha e quindi potrebbe
compromettere il suo quadro motorio.
Io credo che - non potendosi esprimere nell'attività fisisa - lo possa
fare in un'arte, eccellere in qualcos'altro. Volevo un tuo parere
essendo sempre molto interessata a quello che tu scrivi.
Thanks for answer.

Suonare uno strumento è sempre bello (io ho studiato canto per tanti
anni, ho cantato e canto ancora, quindi lo so bene) o quantomeno
piacevole, ma bisogna considerare alcuni aspetti. Ad una prima lettura
molto superficiale della sua email, quando ho letto "vuole suonare il
violino", ho pensato: questo bimbo è sicuramente più grave a sinistra.
Mi sono accorta quindi che poche righe sopra lei lo aveva già scritto
(ma io non l'avevo visto). Le dico questo perchè il problema della
CONSAPEVOLEZZA nei bambini con lesione cerebrale destra o comunque più
grave a destra è reale. Questo è un aspetto prevalente della
patologia: le difficoltà di coerenza tra quello che "posso" fare e
quello che "non posso - non riesco a fare" sono lo scoglio
riabilitativo più grande per questi bambini (e così per gli adulti).
Non è inconsueto chiedere ad un bimbo più compromesso a sinistra che
non sta ancora seduto che cosa vorrebbe saper fare e sentirsi
rispondere voglio giocare a calcio.
Una risposta di questo tipo può essere interpretata sul piano
psicologico (e secondo me è un grosso errore) o sul piano dei processi
cognitivi: il bambino più compromesso a sinistra è in difficoltà
quando si tratta di comprendere i passaggi che portano al risultato,
più che il risultato stesso. Le difficoltà di ordine metacognitivo
(cosa devo saper fare per...) danno origine a risposte come quella
citata, o a richieste decisamente sovraprestazionali (voglio suonare
il violino). La difficoltà è anche nell'immaginare ed aspettarsi
qualcosa da quell'esperienza: è il bambino che da piccolo non si
corregge mentre cade da seduto e si accorge di essere caduto solo
quando è per terra, ma l'errore è lo stesso, ovvero il rappresentarsi
cosa mi devo aspettare di sentire.

Suonare il violino richiede una postura fortemente asimmetrica (per di
più dovrebbe tenere con la sinistra lo strumento e nel contempo
guardare a sinistra mentre muove singolarmente le dita), una capacità
ALTISSIMA di frammentazione di ogni distretto corporeo (cosa che in un
bambino "più che tetraparetico" come lo descrive lei, mi sembra
improbabile) con un TOTALE controllo dell'ipertono. In pratica,
dovrebbe essere sano. Ma non solo, non è solo il fatto di "poter"
suonare il violino (potrebbe anche riuscire a tirar fuori qualcosa -
dubito però che possa eccellere), il problema è COME: qualsiasi
attività che sia anche leggermente sopra la capacità di prestazione di
un bimbo con PCI e che quindi scateni la patologia (sicuramente anche
solo tenere il violino causerà irradiazione - irrigidirà le dita dei
piedi, o gli arti superiori, ecc.) non fa che strutturare gli schemi
elementari patologici. Io mi trovo d'accordo con la sua terapista.

Certo che si può eccellere in qualcosa, non potendo eccellere in altro
(ma questo è ciò che succede a tutti, non solo alle persone disabili),
ma proporrei decisamente altro. il lavoro sul canto ad esempio
potrebbe insegnargli come controllare il diaframma, una migliore
respirazione, e via dicendo. Nei bambini con PCI bisogna lavorare SUL
corpo e non "con" il corpo: Il corpo come strumento, e non il corpo
come mezzo per arrivare allo strumento.
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