Lo "scopo del movimento": ma che cos'è? una domanda di una mamma e la risposta della terapista.

35 views
Skip to first unread message

fabiana

unread,
Jan 18, 2012, 4:47:17 PM1/18/12
to Diario di una terapista
http://diariodiunaterapista.blogspot.com/2012/01/lo-scopo-del-movimento-ma-che-cose-una.html

Buongiorno,
le scrivo nella speranza di ottenere qualche consiglio mirato per il
mio piccolo.
Riccardo ha quasi un anno ed è stato operato di idrocefalo a cinque
mesi con la terzoventricolostomia, e a parte 15 giorni di irritabilità
e sonnolenza a sette mesi, risoltisi da soli (la risonanza di
controllo confermava il buon flusso del liquor attraverso la stomia) è
stato sempre meglio da allora. E' leggermente ipotonico, non ha mai
avuti cloni,e il capo lo controlla molto bene.A sette mesi e mezzo ha
conquistato la posizione seduta autonoma, anche se aveva la tendenza a
tuffarsi indietro. Adesso sta seduto benissimo, ma ancora non si
muove, nè strisciando nè gattonando. Sta facendo psicomotricità da
subito dopo l'operazione, due o tre volte alla settimana, ma non so se
sia sufficiente. Leggevo che il problema nei bimbi con idrocefalo non
è tanto il movimento in sè, quanto gli scopi del movimento. Tutti mi
dicono di stimolarlo mettendo non troppo vicini i giochini per
stimolarlo ad andarli a prendere, ma se non ci arriva da dov'e dopo
qualche tentativo ci rinuncia. E' abbastanza interessanto ai giochi
comunque da quando ha sette mesi, gli piacciono molto i libri da
sfogliare e gli piace tirar fuori le cose da un contenitore, ma forse
non gli interessano a sufficienza. La fisioterapista mi dice che il
miglior modo è giocarci insieme, ma quale gioco sarebbe più adeguato
per stimolarlo correttamente e far aumentare la motivazione? Il
neuropsichiatra mi dice di portarlo al nido che si stimola con gli
altri bimbi, ma la pediatra me lo sconsiglia per le malattie; alla
fine non lo mando perchè se mi fa una settimana di nido e tre a casa
con febbre e convalscenza faccio più danni che a non mandarlo.Il
neurochirurgo mi dice di insistere con la posizione a pancia in giù,
in quanto lui ha la tendanza ad appoggiare sempre la testa su un
braccino per guardare piuttosto che alzarla (cosa che però fa se gli
si impedisce di appoggiarsi lateralmente). Penso che inizierò anche un
percorso di pet-teraphy proprio per aumentare la motivazione. Capisco
che ogni bambino è diverso, ma se mi consigliasse qualche giochino
sarebbe per me un ulteriore aiuto.
Grazie, mamma di Riccardo.

Colgo l'occasione di questa email per parlare di un aspetto
importantissimo, misconosciuto e come in questo caso assolutamente
frainteso come quello della MOTIVAZIONE. Tutti (medici, terapisti,
ecc.) parlano di questa benedetta motivazione al movimento, dello
scopo del movimento, di quanto è importante lo scopo del movimento,
eccetera.
Tuttavia, gli "esercizi" che vengono proposti sono assolutamente
l'esatto contrario: lo scopo non esiste, il movimento è un movimento
"per muoversi" e basta.
Se studiamo un pò di psicologia dello sviluppo, sapremo che il bambino
non impara a muoversi perchè gli oggetti sono lontani, o perchè viene
messo a pancia in giù, perchè questi NON sono scopi del bambino, sono
scopi dell'adulto. L'adulto mette il gioco a un metro e poi parte
"dai! dai! prendilo!". Ovviamente il bambino fa due tentativi e poi
molla: come sempre ha ragione lui, e vediamo perchè.

Il bambino impara a muoversi per scopi che sono scopi CONOSCITIVI,
PERCETTIVI, e non per "fare" qualcosa. Il movimento del sistema Uomo,
che come sappiamo è un sistema complesso, è definito una proprietà
emergente, ovvero un comportamento che emerge dall'interazione tra il
corpo e il mondo a scopo di conoscenza. Il bambino SI MUOVE PER
SENTIRE, E NON PER MUOVERSI, si muove per CONOSCERE, E NON PER
PRENDERE. La conoscenza dell'oggetto sul piano cinestesico, tattile,
visivo, ecc. fa emergere comportamenti sempre più complessi in
relazione a scopi conoscitivi sempre più variabili: se l'oggetto per
me rimane solo qualcosa da mettere dentro e fuori un contenitore, e
non percepisco alcuna differenza tra un oggetto morbido e uno liscio,
tra uno grande e piccolo, tra uno che si schiaccia e uno duro, e così
via, è ovvio che il movimento sarà molto grossolano perchè molto poco
esplorativo e di conseguenza il comportamento "motorio" sarà povero.
Ma il fatto che "non vada a prendere l'oggetto" non è il problema, ma
solo quello che si vede, l'aspetto fenomenico di un problema che c'è
"dietro".
Se si vuole favorire un buon recupero è del tutto inutile metterlo a
pancia in sotto, per fargli tirare su la testa: lui ha già assolto lo
scopo conoscitivo (che è guardare, e non "tenere dritto il capo"!!!!
al bambino di "tenere dritto il. capo" non glie ne può interessare di
meno - a NESSUN bambino, non parlo dei bambini con difficoltà, parlo
di TUTTI i bambini) stando appoggiato sulle braccia, "costringerlo a
non appoggiarsi lateralmente" non solo non è utile, ma anzi è una
richiesta (e NON un esercizio) che lo disorganizza, perchè non gli
consente di guardare a lungo e con attenzione perchè per lui è troppo
difficoltosa la posizione. Quindi, ovviamente come sempre, il problema
è sempre nella richiesta che facciamo: siamo noi che sbagliamo, non è
MAI il bambino. Ricordo sempre una delle più brave terapiste che ci
siano, dire: E' la terapista che deve andare al livello del bambino,
mai il contrario. Se il bambino è grave, la terapista "diventa grave".
Questo per dire che se il bambino "non fa quello che gli chiediamo",
semplicemente ABBIAMO SBAGLIATO LA RICHIESTA.

Ad un bambino sano non sarebbe mai richiesta una cosa simile: nessun
bambino viene messo a pancia in giù "per favorire il controllo del
capo", al massimo gli viene richiesto di guardare qualcosa, di
interagire con oggetti e persone per percepire e sentire, di
comprendere dei contesti. Queste sono richieste che favoriscono
l'apprendimento e la creazione di scopi che modificano il
comportamento, e NON "vai a prendere il giocattolo più in là".

Per sapere quali giochi nello specifico andrebbero bene per questo
bambino e soprattutto COME FARLI ovviamente lo dovrei vedere, ma
sicuramente eviterei il mettere dentro e fuori gli oggetti (il
"risultato finale" che non permette l'esplorazione) e mi concentrerei
su giochi con il corpo, giochi percettivi, sul sentire delle
differenze tra i diversi oggetti, e via dicendo.
Il problema non è MAI "motorio", è sempre un problema di
organizzazione del sistema, e questa organizzazione è in relazione
agli scopi del bambino (che sono scopi conoscitivi) e non dell'adulto
("così sta dritto"). Bisogna sempre domandarsi: per chi è la
riabilitazione?
Reply all
Reply to author
Forward
0 new messages