Lettera aperta alla Presidente del Consiglio per riflettere sul suo 25 aprile che, dedicato a una sola partigiana-patriota, torna ad essere nuovamente divisivo
- da ND Noi Donne https://www.noidonne.org/articoli/presidente-giorgia-meloni-perch-citare-una-sola-partigiana.php
lunedi,
01/05/2023 - Per la Presidente del Consiglio Giorgia
Meloni sulla
partigiana
Il 25 aprile 2023 è passato, attraversato da
innumerevoli avvenimenti e da tante ”parole” che lo hanno
accompagnato: commenti, prese di posizioni conflittuali, di
attacco,
di difesa, di spiegazioni. ... tanto di tutto, forse troppo
! E
comunque questo tanto e di tutto è stato ”coronato” dalla
lettera della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
pubblicata
sul Corriere della Sera. Lettera-documento direi già
archiviata
fino al prossimo 25 aprile, anche perché sommersa dal nuovo,
ingombrante, rumore assai impegnativo del 1°maggio e le
coinvolgenti, urgenti, attuali, impegnative e conflittuali
tematiche
del lavoro.
Ed è in questo spazio ancora sospeso che ho pensato
fosse importante per me tornare sulla lettera
riprendendendone alcuni
concetti che mi avevano molto colpito e che mi interessa
chiosare
seppur sinteticamente. Proprio per essere breve e incisiva
trasformo
il mio pensiero in una missiva telegrafica a Meloni, la
quale forse
non saprà mai essere stata scritta, ma che mi interessa
comunque
condividere nello spazio per me importante di NOIDONNE,
senza
rinunciare a sperare che gliene arrivi l’eco.
Caro Presidente Giorgia Meloni
uso
a malincuore il maschile per il rispetto della sua volontà,
pur non
condividendo la scelta, per dare ufficialità alla mia
“protesta”,
in brevi e concise considerazioni, ma per me assai
significative.
Nella sua lettera al Corriere della Sera lei afferma :” …
Nel mio
primo 25 Aprile da presidente del Consiglio affido alle
colonne del
Corriere alcune riflessioni che mi auguro possano
contribuire a fare
di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia
nazionale nel
quale la celebrazione della nostra trovata libertà ci aiuti
a
comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come
imprescindibile baluardo di democrazia”.
Nella lunga lettera
lei si sofferma, fra l’altro, su vari esempi e citazioni di
comportamenti del passato, che dalla fine del fascismo in
poi, e
ancora nel periodo finale della guerra caratterizzato da
quella ampia
Resistenza del popolo italiano a cui dobbiamo tanto,
sottolineando
come siano stati caratterizzati da comportamenti divisivi
che hanno
discriminato, privilegiando dei protagonismi su altri. Tutti
temi su
cui riflettere, i suoi, anche rileggendo le dichiarazioni da
lei
citate di Augusto Del Noce e di Luciano Violante.
Quanto però
mi risulta fortemente contraddittorio con i suoi buoni
auspici
declinati con parole forti e convinte è nella modalità, di
fatto
divisiva, con cui dedica la sua lettera alla
partigiana-patriota
Paola Del Din della brigata Osoppo, il cui valore e
importanza non è
assolutamente da me messo in discussione.
Ma la domanda è come lei abbia potuto e voluto non unire alla sua dedica, coerentemente ai suoi auspici “..in nome della ritrovata concordia nazionale” le altre migliaia di donne che sono state partigiane e che come Paola Del Din non si sarebbero dispiaciute di sentirsi menzionare e magari definire anche patriote.
Donne
che, in alcuni casi, hanno avuto bisogno di tanto tempo
prima
di raccontare le loro forti e difficili esperienze; donne
che hanno
continuato ad essere protagoniste impegnandosi socialmente,
politicamente o hanno ripreso nel silenzio la loro vita.
Donne che,
in entrambi i casi, hanno lavorato, hanno curato interessi,
hanno
avuto figli e nipoti e hanno goduto del paese che avevano
contribuito
a liberare.
La concordia parte dalle parole che determinano poi
scelte di pensiero.
E lei, che sembra conoscerle bene e pesarle
- visto che nella sua lettera ha usato il termine conculcare che
solo chi usa abitualmente il vocabolario quando non conosce
il
significato di un termine è riuscito a decifrare - dovrebbe
saperlo
così bene da farmi pensare che abbia preferito, non a caso,
una
dedica singola a una plurale femminile. Sono state tante
le donne
che hanno partecipato alla Resistenza contribuendo alla
Liberazione
che festeggiamo il 25 aprile, una pluralità che sarebbe
stato giusto
e importante valorizzare proprio in ragione del vasto e
variegato
contributo delle donne alla conquista della
democrazia
italiana.
Paola Ortensi