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Da: Adriano Maini <Sconosciute>
Data: giovedì 13 aprile 2023 alle ore 10:51:11 UTC+2
Oggetto: Venne a Bordighera un ufficiale della Milizia Confinaria a prelevarmi con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia
A: Dalla Riviera Ligure di Ponente ... di tutto un po' <Sconosciute>
A
Ventimiglia
in ambienti che gravitavano intorno alla stazione ferroviaria si formò
una rete clandestina con l’obiettivo di sabotare i trasporti tedeschi e
difendere le infrastrutture ferroviarie e stradali in concomitanza di
un’eventuale sbarco alleato. A questa organizzazione aderirono una
decina di
ferrovieri
assieme a carabinieri, poliziotti, civili. Il gruppo, che assunse il
nome di Giovine Italia, riuscì a collaborare con un’altra organizzazione
legata al partito
comunista di Bordighera, la quale in clandestinità forniva documenti falsi a militari sbandati e antifascisti ritenuti sovversivi dalle
autorità della
Repubblica
Sociale. Gli ufficiali dell’esercito e i carabinieri che aderirono
avrebbero dovuto stabilire il controllo dell’ordine pubblico una volta
il territorio fosse stato liberato. A causa di un incauto approccio da
parte di Olimpio Muratore, tentato con due suoi compagni di scuola
arruolatisi nella GNR ferroviaria, Carlo Calvi e Ermanno Maccario,
questi rivelarono l’esistenza dell’organizzazione al loro comandante.
Iniziarono subito le indagini portate avanti dalla G.N.R. e dal
Commissario Capo della Polizia Repubblicana di Ventimiglia, Pavone.
All’alba del 23 maggio 1944 una retata portò alla cattura di una
trentina di persone, ventuno delle quali consegnate ai tedeschi, e di
queste tredici furono successivamente inviate a
Fossoli e poi a Mauthausen: Airaldi Emilio, Aldo Biancheri,
Antonio Biancheri,
Tommaso Frontero, Stefano Garibaldi, Ernesto Lerzo, Amedeo Mascioli, Olimpio Muratore,
Giuseppe Palmero,
Ettore Renacci, Elio Riello, Alessandro Rubini,
Silvio Tomasi, Pietro Trucchi e Eraldo Viale. Solamente Elio Riello, Tommaso
Frontero,
Amedeo Mascioli, Aldo e Antonio Biancheri sopravvissero alla
deportazione. Emilio Airaldi, invece, già sul carro merci destinato in
Germania, riuscì a scardinare un finestrino del carro e a gettarsi di
notte nel vuoto nei pressi di Bolzano; venne aiutato da ferrovieri che
lo aiutarono s nascondersi e quindi a ritornare a casa dove giunse dopo 3
mesi. Giuseppe Palmero e Ettore Renacci furono fucilati a Fossoli,
Olimpio Muratore,
Silvio Tomasi, Alessandro Rubini, Eraldo Viale, Ernesto Lerzo e Pietro Trucchi morirono nel campo di Mauthausen.
Io sottoscritto, Biancheri Antonio di Fabrizio, reduce del famigerato campo di concentramento di Mauthausen, sporgo
denuncia contro MORETTA SALVATORE ex milite della G.R.F. [
n.d.r.: Guardia Nazionale Repubblicana], ed espongo quanto segue:
Nella notte tra il 22 ed il 23 Maggio 1944 alle ore 24 circa MORETTA si
presentò nella mia abitazione in compagnia del milite scelto COSOLA
GIONA ANTONIO, del brigadiere della G.R.F. CALESTANI GIORGIO e
dell'appuntato dei carabinieri della stazione di
Bordighera
ORSINI NUNZIO e con essi mi dichiarò in arresto, rifiutando di dirmene
il motivo. Poco dopo, coadiuvato dai suoi compagni, procedette ad una
minuziosa perquisizione, che diede esito completamente negativo, perché
nel frattempo, eludendo la loro vigilanza, avevo potuto fare scomparire
alcuni documenti assai compromettenti per me. Nella perquisizione fu
sequestrata tutta la mia corrispondenza personale, anche quella datata a
tre o quattro anni innanzi. Terminata ogni operazione fui accompagnato
dal MORETTA e dagli altri nella sede della G.R.F. in Piazza della
Stazione, accanto agli uffici delle Poste e Telegrafi, dove, circa
un'ora dopo, venne un ufficiale della Milizia Confinaria a prelevarmi
con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia; e così ebbe inizio la
mia lunga e terribile odissea che mi portò a Mauthausen.
Dichiaro inoltre che circa un mese prima del mio arresto mi ero accorto
che il MORETTA mi pedinava e ne ebbi la prova un giorno in cui con il
mio amico GARIBALDI STEFANO, tutt'ora in Germania, mi recai nella
farmacia Ugolini, in corso Italia, e dall'interno di essa attraverso le
tendine potei constatare che il MORETTA ci aveva seguito e si era
fermato dinnanzi alla farmacia attendendo la nostra uscita: feci notare
la cosa anche al Garibaldi. Dopo che fummo usciti potei scorgere il
MORETTA che continuava a seguirci e che ci seguì fino al momento in cui
lasciai il Garibaldi.
Quanto sopra esposto dichiaro
di mia spontanea volontà e sul mio onore di libero cittadino italiano,
con la certezza che da parte degli organi preposti alla epurazione si
tenga nel debito conto la mia denuncia e che si infligga una dura e
meritata punizione a questa losca figura di collaboratore.
Antonio Biancheri,
Denuncia contro Moretta Salvatore milite della ex G.R.F. al Comitato di Liberazione Nazionale di Bordighera, Bordighera, 6 luglio 1945. Documento in Archivio di Stato di
Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo