Aspettando la pace

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domenico stimolo

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Jul 24, 2022, 3:40:23 AM7/24/22
to DEPORTATI MAI PIU' [ R-esistiamo ]

Aspettando la pace

Ottavio Terranova - Presidente Anpi Palermo

Nel giorno in cui tutta Italia si mobilita per far tacere le armi, un racconto del tempo di guerra in Sicilia durante il secondo conflitto mondiale. Per ricordare che a perdere sono sempre i civili.

Papà e mamma decisero di prendere in affitto un piccolo giardino non lontano dal paese; la nostra numerosa famiglia lo avrebbe dovuto coltivare con un minimo d’impegno, e io e Vincenzo fummo forniti di due piccole zappe adatte alla nostra età e costruite dal fabbro del paese.

Fu così che incontrammo per la prima volta don Calogero. Lo trovammo un uomo eccezionale: con il fuoco e il martello plasmava sull’incudine il ferro ancora caldissimo, così come nostra madre impastava con le sue mani la farina per preparare il pane e la pasta.

Gli attrezzi che il fabbro costruiva erano bellissimi, con l’ingegno e l’arte sopperiva alle varie esigenze degli abitanti di Villafranca Sicula. Don Calogero fu meravigliato dalla nostra curiosità per i suoi lavori e ci permise di frequentarlo quotidianamente.

Un giorno tentò di convincerci che, avendolo noi aiutato ad azionare la vecchia ventola a mantice della sua bottega, avevamo contribuito a costruire l’aratro a chiodo che l’indomani uno dei contadini avrebbe utilizzato per lavorare la terra; poi disse: “Il fuoco e l’ingegno dell’uomo possono rendere tutto inseparabile, solo però con l’aiuto di Dio”.

Il giorno dopo, il contadino che aveva commissionato l’aratro venne a ritirarlo e don Calogero con un coltello incise su due pezzi di legno morbidi, che chiamava “ferla”, dei segni: uno lo consegnò al contadino, l’altro lo appese alla parete della bottega già tappezzata di tanti altri legni di sommacco tutti uguali, spiegandoci che il contadino avrebbe pagato l’attrezzo solo dopo avere raccolto il suo grano. La contabilità di don Calogero con i contadini del piccolo paese funzionava a meraviglia.

Qualche giorno dopo il fabbro ci raccontò che molti contadini di Villafranca erano diventati proprietari di piccoli appezzamenti di terra grazie al cuore del barone Musso che volle, prima della sua morte, donare tutte le terre che possedeva ai poveri del paese. Ci portò fuori dalla bottega e con la sua mano indicò una piccola casetta di colore rosa posta sulla collina sovrastante: “In quella piccola cappella, disse, ora riposa il benefattore dei nostri contadini”.

Con Vincenzo e altri ragazzi decidemmo di andare a visitare la collina e lo trovammo un luogo bellissimo. Dall’alto si dominava la valle degli ulivi e dei mandorli così tanto intensi nel loro bianco candore da apparire agli occhi di noi ragazzi come una grande distesa di neve. Al nostro ritorno parlammo con lui di ciò che avevamo provato visitando quel luogo, ed egli ne fu contento, poi sussurrò “Chi dovrebbe onorarlo spesso non lo fa”, noi domandammo perché e con tono garbato rispose “Perché così è l’uomo”.

Vincenzo cominciava ad avere un affanno sospetto e papà, con i pochi mezzi disponibili, lo portò a Palermo, la città che avevamo dovuto lasciare qualche anno prima a causa della guerra. La diagnosi per il povero Vincenzo fu di grave malattia cardiaca e la mamma, a quel punto, non sapeva più quale santo pregare. Da quel momento, adeguammo anche i nostri giochi alle condizioni di salute di Vincenzo per non farlo affaticare molto. Qualche tempo dopo, papà ci lasciò per sempre a soli 52 anni anche se lo curammo con amore. Ma le scarpe che aveva costruito e gli attrezzi di lavoro ci aiutarono a sopravvivere.

Vincenzo aveva appena tredici anni e io ne avevo solo dieci, ora per la nostra grande famiglia tutto diventava più difficile.

Quell’anno la primavera tardava ad arrivare e i numerosi bracieri, unica fonte di calore disponibile, continuavano a bruciacchiare le gambe delle donne. La mamma faceva miracoli per sostenere la famiglia e continuava come sempre a comprare a me e a Vincenzo il latte appena munto dalle caprette che all’alba di ogni giorno ci svegliavano con il tintinnio delle campanelle che portavano legate al collo………………


continua….testo completo sul sito di Patria Indipendente

https://www.patriaindipendente.it/idee/il-racconto/aspettando-la-pace/

domenico stimolo

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Jul 24, 2022, 12:09:34 PM7/24/22
to Marcella Denegri, deporta...@googlegroups.com

Cara Marcella, grazie delle tue gentili parole.

E' insorto, però, un rilevante equivoco. Lo scritto in oggetto è di Ottavio Terranova ( 86 anni), presidente Anpi Palermo.

Poichè la nota di memoria di Terranova è  pregiata, mi sono permesso di diffonderlo.

Saluti Domenico Stimolo


Il 24/07/2022 12:27, Marcella Denegri ha scritto:
Caro Domenico, 
toccante e bellissimo il tuo racconto. 
Tu sai che Primarosa, che aveva per te grande stima e molto affetto, avrebbe molto apprezzato questo racconto.
Volevo un gran bene a Primarosa e so che anche tu gliene volevi molto e la stimavi.
Ho pensato a lei e a te leggendolo con commozione.
Bravo bravissimo.
Un abbraccio 
marcella d.

Il giorno 24 lug 2022, alle ore 09:40, domenico stimolo <dost...@tiscali.it> ha scritto:


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Marcella Denegri

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Jul 24, 2022, 12:09:34 PM7/24/22
to deporta...@googlegroups.com, Domenico Stimolo
Caro Domenico, 
toccante e bellissimo il tuo racconto. 
Tu sai che Primarosa, che aveva per te grande stima e molto affetto, avrebbe molto apprezzato questo racconto.
Volevo un gran bene a Primarosa e so che anche tu gliene volevi molto e la stimavi.
Ho pensato a lei e a te leggendolo con commozione.
Bravo bravissimo.
Un abbraccio 
marcella d.

Il giorno 24 lug 2022, alle ore 09:40, domenico stimolo <dost...@tiscali.it> ha scritto:



Aspettando la pace

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gian astensis

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Jul 27, 2022, 12:22:35 PM7/27/22
to deporta...@googlegroups.com

grazie

gfm

Il 24/07/22 13:03, domenico stimolo ha scritto:
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